Jouri 場裏 - Anello Esterno

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-Egeria-
view post Posted on 24/10/2018, 21:40 by: -Egeria-
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Sono tutti così giovani...

In un mondo politicamente corretto, sarebbe dovuta essere questa l'affermazione della ex-Takeda-ora-Kamizuru, mentre osservava le schiere di stranieri che calcavano la polvere chiara dell'area di accoglienza.
Alcuni di loro erano anche più alti di lei, ma ciò non cambiava i sentimenti perplessi della donna: ai suoi occhi, puzzavano tutti di latte.
E “latte” era a sua volta un bell'eufemismo.
Perché una mandria di pre-adolescenti reduci da una marcia forzata di durata consistente, di tutto può puzzare tranne che di latte.

Le api se ne restavano cautamente nascoste, al riparo da certi stimoli olfattivi – beate loro -, seguendo i dettami di Joou Kamizuru in persona: lasciar ronzare difatti la propria arma segreta sotto il naso di tutti, alla vigilia di un torneo, sarebbe stato a dir poco controproducente.
La donna poggiò le mani sui fianchi e perse gli occhi nocciola nella folla, un'espressione sempre più scontenta a dipingersi a tinte sempre più visibili sul volto incipriato.
Probabilmente, non si era mai resa conto prima di quel momento del fatto di essere indietro.

Eh sì.
Quelli della sua età, chissà che rango avrebbero dovuto avere: chuunin almeno, Jounin quasi di certo, se non sono fossero qui e là o peggio, se fossero stati talmente inetti da non ricevere mai una promozione.
E lei, a che categoria apparteneva?
Troppo matura per per confondersi in quella piccola marea brufolosa e dalla pelle lucida, di rango troppo basso da poter passare per un'istruttrice o un'accompagnatrice, troppo sofisticata per attirare le simpatie dei candidati più giovani di lei, finì per essere scambiata un paio di volte per un membro del comitato di accoglienza – al che, ella si limitava ad additare gli ANBU in maschera che brulicavano ovunque, per placare la sete di informazioni dei nuovi arrivati dagli accenti così estranei; poi sospirava, e si ritirava con passo deliberatamente lento nel primo angoletto che trovava libero dagli stranieri.
Da quel che sapeva, loro di Iwa avrebbero ricevuto indicazioni allo stesso modo degli ospiti: recandosi quindi nell'arena ed attendendo gli ordini della Tsuchikage, o di chi per lei. Non le restò che farsi coraggio, insinuarsi nella folla quando il grosso fu passato avanti e lasciarsi trascinare dalla corrente, meditando tra sé il frutto rovente del colloquio con Koizumi-sama.

La sensazione di non poter fallire stavolta, di non poter deludere, le attanagliava l'animo in un abbraccio inflessibile. Era come non poter respirare liberamente, pur senza avere nulla a costringerle il torace.

Fu così che per la prima volta in trent'anni, Kamizuru Kaoru provò il gelido morso dell'ansia.

 
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