犀犬 Saiken, Lucid Nightmare, Quest di Stabilizzazione per Fujie, 2o pg di Angy

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 6/10/2018, 06:36     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,044
Location:
Frittata

Status:


*Il deserto tumultava come l'oceano in tempesta; dune come montagne, nuvole solcate di luce, una pioggia capace di perforare la pelle come fosse acqua. Eppure i suoi piedi non affondavano; per lei la tensione superficiale era abbastanza da camminare, da correre. Era, terribilmente, nel suo elemento.
Corse, dietro di lei una sensazione di annullamento, di gelo, paura e morte. Senza volto e senza nome. Corse priva di destinazione, desiderandone una finché non le apparve all'orizzonte. Conosceva il suo nome, nera nella tempesta, mostruosa, aguzza. Una città fatta di palazzi immensi, vetro e metallo a malapena capaci di mantenere una forma sotto la pioggia martellante. Ne varcò la soglia appena in tempo, ma non le fu concesso un respiro di sollievo, una sosta. La strada si popolava di ombre dalle mille mani, veloci, vigliacche sotto la falcidia argentea del temporale. Spietato, sul piede di guerra.*


bum bum bum



*Cento, mille case incastonate nelle mura marcilente, le finestre come celle d'api, gli abitanti larve sibilanti. Udiva le loro voci, i loro lamenti, come coltelli nel cervello. Sperò che la pioggia le sciogliesse, che li uccidesse, ma più le mura si liquefacevano, più le grida diventavano acute e penetranti: no, doveva essere lei a finirli. Avanzò, veloce, seguendo i lamenti attraverso la cornice scura e contorta di un passaggio senza luce. La pioggia la seguì, come sempre, mentre agli occhi e alle orecchie tornava incessante quel nome. Sempre quel nome.
Si avvicinò ad una porta, nel cuore un terrore indicibile, sull'architrave incisa quella parola come fosse un feticcio, una precauzione contro di lei. Stupidi.
La superò, quasi senza prestare attenzione, sfondando l'ingresso per uccidere chiunque si trovasse dentro. Le urla erano insopportabili, l'acqua entrava attraverso ogni fuga del povero ambiente, bruciando, sciogliendo, ustionando. Di fronte a lei una bambina, il corpo minuto e il volto di Reiko. Le strinse il collo per farla smettere, odiandosi, ascoltando il respiro diventare un rantolo gorgogliante.*


"Mi dispiace…. Mi… m…"

*Gridò, straziata, serrando la presa con tale forza da sentire le ossa del collo sbriciolarsi, le dita perforare la pelle come fosse fango secco. Un odore nauseabondo le riempì le narici, uno già sentito, mentre ogni altro abitante attorno a lei si liquefaceva, in bocca le stesse, ultime parole.
Ma non sarebbe bastato; il suo tempo stava per scadere.*


"Bene. Ottimo lavoro."

*Si voltò di colpo, sulla soglia una figura enorme, nessun lampo capace di gettarvi luce.
Davanti a lei c'era il Kazekage, il suo sguardo spietato, l'accusa mortale e le prove schiaccianti. Ancora sulle sue mani.
Il cuore le stava per esplodere.*


Bum Bum Bum



*L'uomo mosse un passo dentro la stanza, ogni luce divorata dalle pieghe del mantello. Parlò come se ogni asse di legno avesse qualcosa da dire. La voce stridente, totale. La circondava senza lasciarle scampo.*

"Nashibi-san...


Che diavolo mi stai nascondendo? Parla. PARLA!"


*Intimò, il volto un calco d'ombra e granito, prima che le braccia abbandonassero il rifugio del mantello per afferrarle veementemente il collo. Un gesto rozzo, brutale quasi, ma se nelle spalle e nelle braccia scorreva violenza, le punte delle dita la toccarono con una delicatezza inusuale. Fragile, cauta, misurata in una maniera che non aveva dell'emozionale.
Quando la baciò, la baciò come si uccideva un nemico, come si operava un ferito sul campo di battaglia. Passione e disciplina, impervie l'una all'altra, rapite da una tempesta di tale intensità da non poter essere distinte. Dal collo ai fianchi, quindi alle gambe; la sollevò, ed in un istante furono contro al muro, i loro corpi in un contatto rude, grezzo dapprima, quindi ad ogni movimento più fluido, bruciante. Ferro e fuoco, corpo ed anima fusi presto senza soluzione di continuità.
La guardò, ogni suo segreto in piena vista, un libro aperto sul passato. Riconosceva quei movimenti, quei lineamenti: li aveva accarezzati migliaia di volte. Gunjin.
Sulla fronte quel nome, inciso nel fango. Shinjou*


"MI DISPIACE, MI... MI DISPIACE..."

*Gorgogliò, la bocca piena di sangue, di muco, di melma, nera come pece alla luce di candela. Il volto fatto di cera, deformato e presto sciolto da quel flebile calore. Tossì, le vomitò addosso, l'acido negli occhi, sul viso, nella bocca.
Un respiro le annientò il cervello e i polmoni. La uccise.*


BUM BUM BUM



*Si svegliò di soprassalto, gli occhi in quelli di Yasei, lucidi, grandi. Ne sentì la preoccupazione. Ovunque un sudore ancora fumante.
Qualcuno alla porta.*


"Oi! Tutto bene lì dentro?! Nashibi!"

GDROFF///Finalmente!
La situazione non è delle più rosee per Fujie; da Fukagizu sono passate alcune settimane(non ho messo la data per via dell'incubo), e siamo a marzo 249. Gli sbalzi di umore sperimentati nei primi tempi sono andati degenerando, passando da momenti puntuali, brevi crisi, a vere e proprie derive capaci di destabilizzare la vita e il carattere del Nashibi. La cosa sta diventando preoccupante, e in tutto questo il Saiken sembra a sua volta una ignara vittima: di giorno si scusa, è remissivo, evita di comunicare. Di notte si scatena, genera incubi terrificanti come questo, più veri della realtà. In tutti, costante, è quel nome, e la pioggia acida.
Lascio a te il descrivere questa degenerazione, se vuoi farlo, altrimenti puoi ruolarla a mano a mano che la quest si svolge. No probs.///GDRON
 
Top
view post Posted on 29/1/2019, 23:44     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Gdr Off// Continua da [ 覚醒 Kakusei: scontro finale ] //GdrOn


    Febbraio 249 DN


L'ultimo ricordo fisico che aveva di lui erano quelle due protuberanze che si afflosciavano, le due antenne che flaccide e mollicce, continuavano a scivolare in avanti fino a portarne le estremità all'altezza del suo sguardo. Occhi negli occhi e poi nulla più, la disgregazione in milioni di particelle luminose e il ritorno al corpo fisico. Da allora non aveva più visto Saiken ma in compenso a tratti lo percepiva e l'idea che il suo spirito fosse rimasto legato alla sua anima, inutile nasconderlo, non la entusiasmava. Non entusiasmava entrambi invero, Yasei infatti fu il primo a soffrire quella presenza sgradita e sempre più ingombrante. Tutto era iniziato con la perdita di appetito, smise di mangiare e scorrazzare come una volta, cosa che portò il team intero a farlo visitare da un veterinario.

"Avrà preso uno di quei virus intestinali."

"Così impari a rovistare tra i rifiuti e mangiare schifezze, diglielo anche tu Fu-chan."

"No, non credo sia nulla del genere. Dai vieni fuori da li 'Jei non farti pregare.. "

Distratta e distante quando Shou e Reiko la videro strattonare senza convinzione il guinzaglio comprato per l'occasione, capirono che continuando così non lo avrebbe mai smosso di un solo millimetro. Per diversi minuti continuarono ad assistere a quella scena patetica fatta di finti strattoni e versi più simili a lamenti che a un ringhio degno di questo nome. Poi l'aracnide si spazientì, non avevano tutto il giorno da perdere, borbottando qualcosa si accovacciò davanti al divano che fungeva da nascondiglio per il lupo e si adoperò con le sue numerose braccia: tirando con forza il guinzaglio e aiutandosi con delle ragnatele fece agitare Yasei che a momenti rischiò di ribaltare il divano. Nel mentre con una terza mano il jonin toccò le tempie di lei come per misurarle la temperatura ma anche se non scottavano rimase dell'idea che ci fosse qualcosa di strano anche in lei: non era mai stata così accondiscendente - soprattutto con Yasei - in passato non avrebbe mai pensato di comprare un guinzaglio o di pregarlo in quel modo, piuttosto l'avrebbe fatto uscire di casa tirandolo per la coda o per un orecchio.

"Da quando usi un guinzaglio, sicura di star bene anche tu?"

"Voi due non ce la contate giusta, cosa vi è successo davvero a Fukagizu?"

Erano settimane che Fujie si comportava in modo strano, era sempre sovrappensiero e di cattivo umore ma soprattutto - cosa assai grave a loro ardire - aveva rifiutato più volte di andare a mangiare carne a sbafo.

"Non è successo nulla, quante volte ve lo devo ripetere."

Come poteva dir loro che se si agitava rischiava di puzzare terribilmente? Come poteva dir loro che il suo corpo e la sua mente era diventata il covo di una lumaca depressa?
Non che avesse paura del loro giudizio, semplicemente credeva che metterli al corrente del nuovo ospite non fosse una buona idea, non voleva comprometterli di nuovo. Del resto non aveva idea di cosa avrebbe fatto il Kazekage se fosse venuto a conoscenza di quello strano legame con il demone, sapeva di potersi fidare di loro ma non voleva renderli di nuovo complici di qualcosa di scorretto o indesiderato alle autorità.

Mezz'ora dopo riuscirono ad uscire di casa e la jonin mantenendo lo sguardo basso continuò a rimuginare su quanto le stava accadendo. Ricordava perfettamente di aver spronato Saiken ad avere fiducia nel genere umano e di avergli fatto una promessa ma di certo non gli aveva dato il permesso di accoglierlo nel suo mondo, figuriamoci nella sua mente e nel suo Io più intimo. Da quando il suo spirito albergava in lei, di giorno non faceva altro che lamentarsi - trasmettendo a lei e al suo fido una profonda depressione - mentre di notte se possibile era anche peggio, generava incubi terribili e ricorrenti.


"Niente punture stavolta te lo prometto, se ti vorranno prescrivere qualcosa farò in modo che siano pillole. Magari qualcosa di pesante che ci aiuti a dormire.."

E così fu, arrivati in ambulatorio il medico veterinario sospirò nel vederli tornare. Quando prese l'ennesima siringa Yasei abbassò le orecchie e ritirandosi in un angolo lasciò che fosse Fujie a fissarlo in cagnesco.

"D'accordo d'accordo, proviamo con quest'altro farmaco ma questa è l'ultima prescrizione che posso farvi, non può andare avanti così se non dorme. La prossima volta dovrò ricoverarlo e monitorarlo per qualche giorno."

"Si si d'accordo, ora ci dia quella ricetta così ce ne andiamo."

Parlò al plurale e le occhiaie non si curava di nascondere misero il veterinario sull'attenti.

"Non lo starà prendendo anche lei quel farmaco, lo sa che è studiato apposta per i cani vero?"

"Mh? Ah si. Lo so, intendo dire doc, e poi con me non fanno effetto nemmeno i dosaggi per elefanti, figuriamoci queste caramelline qui.. Spero per lui che funzioni stavolta. "

"C-caramelline.. ? è un dosaggio triplo rispetto al normale, la prego signorina, non esageri."

Uscirono in sordina, lei con questo sacchetto tra le mani e lui che si trascinava dietro con quanto restava del guinzaglio; l'aveva fatto in pezzi quando aveva visto la siringa, era una fobia che condivideva con la compagna e non solo.. entrambi sperarono che il puzzo che avevano percepito con i loro sensi non si fosse propagato all'esterno.
Nel vederli sgattaiolare via come ladri Shou e Reiko chiesero l'esito della visita ma lasciva Fujie si limitò a dire che Yasei aveva solo bisogno di riposare. Prima di salutarsi aggiunse che se non li avrebbero visti in giro per qualche giorno non si sarebbero dovuti preoccupare, cosa che ovviamente avrebbe sortito l'effetto opposto. Se già normalmente la rossa era il tipo che commetteva sciocchezze, non osavano immaginare cosa potesse combinare in quello stato.


* * * *



I'll penetrate your soul
I'll bleed into your dreams
You'll want to lose control
I'll weep into your eyes
I'll make your vision sing
I'll open endless skies
And ride your broken wings

Welcome to my world.






    Marzo 249 DN

Ci era tornata poi, in quel mondo di merda. [X]
Il problema fu il pentirsene giorno dopo giorno.. per quale motivo?
Sputata fuori dal Gedo la sua vita era diventata un vero e proprio incubo, il suo umore non era mai stato tanto instabile in vita sua e anche se ne conosceva la fonte, ad un certo punto arrivò a ipotizzare che ci fosse dell'altro, che fosse colpa degli ormoni magari e di una qualche gravidanza indesiderata. Iniziando a far confusione tra sogno e realtà dopo qualche decise di fare il test e scoprì che non aspettava un bel niente, ne da quel figo di Yoichi, nè dal caro Himura. Aveva provato con tutte le sue forze a non incolpare il lumacone, a non farlo sentire in colpa e a non infierire, ma era stato tutto dannatamente inutile.
Aveva smesso di andare da medici e veterinari - in compenso si era procurata una buona scorta di farmaci di contrabbando - ma il sollievo che ne ricavò fu infinitesimale, ormai erano entrambi sul punto di impazzire. Ogni giorno era la stessa storia, le stesse lamentele continue a rimbombare nella testa mentre e di notte gli incubi si facevano sempre più vividi: si svegliavano nel cuore della notte con il cuore che batteva all'impazzata, le scene che vivevano sempre raccapriccianti e alla lunga gli impedirono un sano e adeguato riposo.


"Basta amico, abbiamo capito che ti dispiace e che non hai deciso tu di legarti a noi ma dacci un po' di tregua! "

Spostando di peso il lupo si tirò su dal suo giaciglio e dedicò uno sguardo all'amaca distrutta qualche notte prima: dopo la centesima volta non aveva avuto più voglia di ripararla.

"Perchè non ci dici chi o cosa è Shinjou invece di tormentarci?"

Fatti aiutare, ripetè.
Convinta di essere ancora nel sogno ignorò il bussare alla porta ma quando la voce chiamò decise di tirarsi giù e portarsi fino all'uscio, ma senza aprire. Non aveva idea di che giorno della settimana fosse, se era notte o se era giorno, aveva oscurato tutte le finestre nel tentativo di conciliare il sonno ed erano giorni che non vedeva la luce del sole. Le mancava il calore sulla pelle eppure al contempo lo rifuggiva: senza sapere come era diventata un'amante dell'ombra, del silenzio e della notte. Un animale notturno.


"Chi è.. ?" chiese stancamente.
La voce bassa tipica di chi si era appena alzata dal letto e il tono di chi non aveva voglia di dare spiegazioni.
"Sto bene, lasciatemi in pace." Poggiata allo stipite battè la testa un paio di volte nella speranza che lo stordimento e quel mal di testa costante le potesse sparire per magia.



Edited by ~Angy. - 13/2/2019, 21:24
 
Web  Top
view post Posted on 12/2/2019, 17:37     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,044
Location:
Frittata

Status:


"Si beh... buon per te."

*Rispose, familiare, una voce gracchiante dall'altra parte, seguita a ruota da una lunga esalazione. Rivoli di fumo presero a filtrare da sotto la porta, aggrappandosi al legno e sollevandosi in alto, quasi che un fantasma stesse cercando di entrare nella stanza.
Un silenzio teso, tra loro, quindi la Volpe si risolse a riprendere parola.*


"Senti, Nashibi-san, non ti verrei a rompere le palle, ma... è successa una cosa oggi, stamattina, in ospedale. Insomma, è arrivata una ragazzina. Non so nemmeno come, nel senso, era messa male, aveva addosso... Beh, delirava, ha chiesto di te, prima di... proprio lì in mezzo.

Fan... sempre a me...


*Brontolò, più tra sé e sé che a lei. Era strano sentirlo a quel modo; anche nello stato in cui si trovava, Fujie sarebbe stata in grado di distinguere una nota di forte disagio nel tono del vecchio.*

"Forse la conoscevi, si aspettava di trovarti lì insomma... anche se l'accento... non era di queste parti. Del nord, forse.
Ha lasciato una cosa, ti..."


*Si interruppe, e la donna lo sentì farsi vicino alla porta. Quando la voce tornò, sarebbe tornata per un momento alla usuale freddezza.*

"... chi... con chi sei, Nashibi-san? No, non intendo il rognoso... questa sensazione...

Bah, lascia perdere, mi deve essere andato di volta il cervello. Te lo lascio qui fuori."


*Lo sentì espirare nuovamente, spingendo altro fumo oltre la soglia mentre, quasi frettolosamente, si chinava per lasciare a terra un fagotto di pezze.
Quindi, così come era venuto, fece per allontanarsi.*


"A proposito: la tua assenza non è passata inosservata. Il Kazekage ti vuole vedere... cosa devo dirgli?"

GDROFF///Post un po' meh. La tua vicinanza alla porta fa sì che Nan senta qualcosa con il suo talento, ma pensa di essere ancora scosso. Sei libera di rispondergli, ignorarlo o mandarlo affanculo.
Per il fagotto: persino da oltre le pezze(scure di fumo e puzzolenti) puoi sentire trasudare l'energia del Sei Code. L'origine è una piccola bambola, sporca e rotta. Il bijuu sembra scuotersi all'eventuale contatto, ma non ti rivolge parola.

///GDRON
 
Top
view post Posted on 13/2/2019, 23:59     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Giunta alla porta si stupì di non averlo riconosciuto con largo anticipo, era chiaramente troppo stanca e troppo concentrata sul suo malessere. Viveva una condizione indecorosa che aveva spento i suoi sensi o - quantomeno - li aveva offuscati e resi tardivi: non poteva esserci altra spiegazione per non aver percepito la puzza di fumo che il vecchio Nan si portava dietro. Quale che fosse il motivo, lo lasciò parlare e ascoltò con disinteresse pensando solo a terminare in fretta per poter tornare a piangersi addosso e crogiolarsi tra le lenzuola sudate. Nel mentre il suo olfatto si risvegliava pian piano captando quel fastidioso puzzo di fumo che trapelava dalla soglia della porta e dalla serratura che, neanche a dirlo, era li solo per bellezza; Fujie del resto non era esattamente il tipo di persona che aveva bisogno di privacy o di inutili chiavistelli.

"Avrai capito male, sarà un'altra Fujie quella che cerca ..e poi anche fosse, credi davvero che mi interessi qualcosa? "

Quando nominò il suo fido con quell'appellativo Yasei guaì e restando disteso in salotto si coprì le orecchie con le zampe quasi come a non voler sentire altro. "Non ascoltarlo, ora lo mando via." Era diventato suscettibile, un semplice sfottò bastò per offenderlo e come prevedibile il suo penoso tentativo di consolarlo fu vano.

"Se non è qualcosa di commestibile puoi anche tenertelo.." disse riferendosi al fagotto di pezze che gli sentì adagiare sull'uscio.

Poi però la maniglia scattò, la sua curiosità ebbe la meglio. Prima che fosse già lontano Nan sentì la porta cigolare permettendo il passaggio di una donna che faticò a riconoscere, la depressione aveva spento il suo fuoco ma fortuna volle che non fosse riuscita ad intaccare la sua innata curiosità.
Il deperimento fisico e l'aspetto trasandato erano ben visibili ma al contempo il jonin non mancò di notare il suo improvviso interesse per quella bambola. La vide china sul portico mentre spostava i lembi di stoffa, quando le mani toccarono l'oggetto notò la sua reazione: il corpo ebbe un sussulto e d'improvviso qualcosa nel suo sguardo si riaccese, un senso di speranza che faticò a comprendere o forse, la semplice curiosità che si trasformava in pieno interesse. In quel momento la luce del sole sfiorò la sua pelle per la prima volta dopo settimane, stranamente pallida aveva perso almeno due toni della sua abbronzatura ma nonostante tutto, pur restando un bocconcino per pochi, non aveva perso il suo fascino. I suoi capelli tendevano ad un amabile color castagna ma per contro erano diventati un enorme groviglio stopposo e probabilmente nel vederli Nan pensò che se tra quei nodi si fosse avventurato un passerotto, una libellula o un qualsiasi animaletto di piccole dimensioni, non ne sarebbe mai uscito vivo.

Così in disordine si alzò da terra e si portò alla luce per osservare quell'insolito dono.
"Come hai detto che si chiama la bambina?". Ovviamente non gliel'aveva ancora detto e ne era consapevole. Il suo interesse tuttavia non era mai stato tanto sincero, Saiken si era mosso nel percepire parte della sua energia racchiusa in quel fantoccio. Quale che fosse il suo legame con il demone Fujie sentiva di dover incontrare quella paziente, la sua speranza era quella di trovare un aiuto per uscire da quella situazione indecorosa.
D'un tratto rientrò in casa e per un attimo sembrò aver cambiato idea ma poco dopo ne uscì in punta di piedi per non disturbare Yasei. Indossati i suoi occhialoni iniziò ad armeggiare con la sciarpa nera fino a coprirsi il capo e le spalle nel tentativo di camuffarsi.


"Avete capito cosa le è successo?" Aldilà della risposta desiderava parlarle da sola, se sapeva qualcosa sul demone che da settimane l'affliggeva con i suoi piagnistei non lo avrebbe di certo condiviso con Nan o con il Kazekage. L'argomento era piuttosto delicato ma se chiedere di "Shinjou" avrebbe annullato quell'agonia ne avrebbero guadagnato tutti.

"Andiamo, portami da lei". Scesi i pochi gradini inaspettatamente prese l'uomo sottobraccio. Dando un primo strattone s'incamminò per le vie di Suna tenendo gli occhi socchiusi. Da quando la luce diventata sua nemica?

 
Web  Top
view post Posted on 17/2/2019, 11:04     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,044
Location:
Frittata

Status:


Sunagakure no Sato, Kaze no Kuni, 11 marzo 249DN


"Non l’ho…"

*Sbottò, voltandosi, al sentirle domandare il nome della ragazzina. Ad interromperlo fu senz'altro l'incontro con lo sguardo della kunoichi, e di certo con lo stato fisico in cui versava… ma oltre questo, da quella distanza e con il diaframma del fumo di mezzo, Nan non lasciò trapelare riguardo le condizioni di Fujie.
Semplicemente, pressato dal disagio che l'ultimo imperativo della donna gli aveva comportato, la Volpe si arrese.


"… come ti pare…"

*Concesse, il volto contratto come una spugna prima che la rassegnazione ne consentisse il rilassamento. A quel punto, sconfitta, la pelle cadde sulle ossa come il cuoio conciato sul cavalletto, e Kitsuen si volse di nuovo, diretto non a casa ma, malauguratamente, all'ospedale.
Uno strano silenzio serale regnava per le strade del villaggio; la Volpe, come di consueto, aveva scelto di percorrere un compromesso tra la via più rapida e quella meno trafficata, conducendo per una serie di vicoli in cui il tramonto faticava ad arrivare. E ciò nonostante il vociare delle case li avrebbe dovuti raggiungere, o le chiacchiere in qualche bottega a chiusura… e invece poco o nulla, tranne il sibilo del vento a disperdere la scia di fumo. Era una sua impressione? Erano i postumi del cataclisma, o l'orecchio ormai abituato alle strade stipate di profughi? Difficile dire, anche perché, si fosse posta la ragazza tali domande o meno, il terreno per la loro maturazione sarebbe cambiato all’apparire della loro destinazione.
La grande struttura era come l'avevano sempre conosciuta, crisi internazionali o meno, animata tanto dalla vita quanto dalla morte, ciascuna con i propri toni peculiari. Nel mezzo c'erano loro, i gran sacerdoti del passaggio, i medici e gli infermieri. Il loro era un rito fatto di sangue e sudore, di imprecazione e concentrazione, di corse in corsia e fuori dalla porta nelle poche ore di non reperibilità. Un rito a cui i due jonin non si sarebbero mai abituati davvero, ciascuno per ragioni proprie.
Nan si fermò un istante davanti alle porte, traendo una lunga boccata dal mozzicone che aveva in bocca ed espirando altrettanto vigorosamente… prima di precederla dentro, senza minimamente curarsi di gettarlo in terra.
Sguardi dardeggiarono nella loro direzione, attratti da fama, peculiarità o impressione, e persino qualche saluto dai colleghi… ma per quanto Volpe e Nashibi somigliassero a pazienti, più che a medici, la loro visita si poneva fuori dei due ruoli. Quella sera erano di passaggio, erano mesti turisti, e tale era l'andatura che Kitsuen ritenne di dover mantenere. Non guardò in faccia nessuno, non rispose ad alcun cenno: in quel momento non voleva avere nulla a che fare con quel luogo o con chi lo frequentava, e dal momento in cui mise piede nella struttura iniziò a trasudare insofferenza. La sua andatura, gravitando sempre più prossimamente alla bambina, aumentò di impeto.
E non ci volle poi molto a Fujie per intuire che il vecchio non la stava guidando in pediatria, o in terapia intensiva. Quando la via volse alle scalinate, e l'uomo prese a discenderle, la donna avrebbe potuto indovinare quale fosse la loro destinazione senza errore.
L’obitorio era l'unica ala di quel luogo maledetto a spandere un senso di ordine, di vigile silenzio. Se l'ospedale era un tempio della vita e della morte, e se l’ostetricia era il naos, il fulcro del caos e la fonte della vita… allora quella era la necropoli, il trionfo della morte, celata e nascosta ai pazienti eppure, in qualche maniera, sempre presente nelle loro menti. E così sarebbe stato anche per Fujie, mentre le porte d'acciaio si facevano vicine… ma non sarebbe stato il timore della morte ad infonderle quel senso di contrizione. Qualcosa le veniva incontro, scivolando invisibile oltre la soglia e la Volpe, ostacolando quasi i suoi passi. Una sensazione… viscosa, densa nell'animo, nello stomaco, unita ad una necessità via via maggiore di non proseguire. Montò con sorprendente rapidità, al punto che, quando il vecchio si concesse una delle sue soste preparatorie, Fujie si sarebbe potuta dire certa di non riuscire a riprendere il passo.*


"Non ti piacerà sta cosa. Non è piaciuta a me, ma…

Lascia perdere."


M1evvss
*Aperte le porte ed accese le luci, l'ambiente apparve loro in tutta la sua asettica monotonia. Nulla di diverso, almeno all'occhio comune, ma a quel punto i sensi di Fujie le avrebbero a stento consentito una valutazione a compartimenti stagni. L'odore di formaldeide riusciva a malapena a sovrastare l'umido, nel cui cuore si annidava costante il tono della decomposizione... era quasi un sollievo avere il tanfo di fumo di Nan accanto. Oltre l'olfatto, erano anche tatto ed udito a pretendere la loro, contesi tra il freddo emanato dalle celle e il suono statico del generatore interrato. Ad amalgamarli, renderli un flusso quasi insopportabile, quel sentore. Lo sentiva in gola, dietro gli occhi, nel naso... era ovunque e da nessuna parte, era un liquido trasparente ed intangibile, tanto reale che avrebbe quasi potuto nuotarvi. E invece non poteva che affogare.
Sgorgava da una delle celle, come una falla nello scafo di una nave, e il flusso non fece che aumentare d'impeto nel momento in cui Kitsuen afferrò la maniglia e tirò a sé. Con un leggero sibilo, alla luce pallida della lampada apparve un cadavere minuto, gracile, le forme nude alla meglio celate dal telo mortuario.
Sotto c'era una bambina dalla pelle pallida, traslucida, scavata dalla morte ma ammorbidita dalle sue circostanze. L'occhio critico del medico avrebbe rinvenuto nei riflessi bluastri e nella generale gonfiezza segni inequivocabili di morte per affogamento, o comunque di lunga permanenza del corpo a contatto con l'acqua. Gli stessi capelli, scuri di loro, rilucevano ancora di un nero bagnato.
Unico elemento dissonante, se si eccettua il sentore promanato, era l'assenza di qualsivoglia fetore. Freschezza del cadavere? Il freddo, nonostante l'umidità? Il telo stesso era intriso d'acqua.*


"Era così quando è arrivata. Mai vista una cosa del genere... ed è ancora fradicia.

La poca roba che aveva addosso... tranne la bambola... l'ho messa nell'armadietto solito."


*Concluse, prendendosi due passi di distanza e guadagnando una delle sedie appoggiate alla parete opposta. Sedutosi, pestò il mozzicone sotto lo stivale ed estrasse immediatamente un sostituto.*
 
Top
view post Posted on 17/2/2019, 22:09     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Battericida o meno, si convinse che presto quell'odore e quella sensazione soffocante in gola l'avrebbero stesa. A nulla valse coprire naso e bocca con la sciarpa scura e anzi al contrario, ad un certo punto fu talmente combattuta tra lo stringerla e il toglierla che finì per lasciarla dov'era esibendo un gesto di stizza apparentemente inspiegabile. Che fosse sulla via per la pazzia era risaputo ma l'insofferenza che stava vivendo, e che cresceva in lei a man a mano che si avvicinavano, iniziò a toccare picchi indicibili. Il tutto iniziò durante il tragitto verso l'obitorio, prima ancora di entrare in ospedale e prima di capire quel'era la loro meta: capito che il tentativo di nascondere il suo stato agli occhi della gente era stato inutile, Fujie aveva proseguito con la rassegnazione nel cuore, un'amara consapevolezza nata forse più per l'idea di essere vista rientrare in ospedale insieme ad un altro medico, che per altro. Non le importava cosa pensavano di lei ma dopo la sua lunga assenza, il suo ritorno con Nan aveva le sembianze di una punizione, come se fosse stata prelevata da casa e tirata per le orecchie fin li. Sopra ogni cosa tuttavia ad averla vinta fu quell'ansia crescente, iniziò a montarle su quando maturò l'idea della loro destinazione, quel musone di un vecchio avrebbe potuto avvertirla che la ragazzina era morta, almeno adesso non si sentirebbe così angosciata. Avanzando tra le corsie, medici e infermieri indaffarati continuò a chiedersi quale fosse il legame tra lei e la bambina - e tra quest'ultima e Saiken - l'unica cosa certa era che aveva ripercussioni sul suo presente.
Poi giunsero a destinazione e non avrebbe mai saputo spiegare a parole ciò che provò, varcare la soglia fu una sofferenza fisica, come scendere di un'atmosfera e patire la pressione schiacciante della gravità ad asfissiare i polmoni. Avanzò prima lui, accese le luci e il ronzio dei generatori riempì la stanza e le orecchie poi, il metallo del portello che si apriva e il lettino che venne fatto scorrere in avanti insieme al suo contenuto piccolo quanto ingombrante.
Morta era morta, non c'erano dubbi, che fosse affogata anche ma per quale ragione si verificasse quel fenomeno sensoriale restò un mistero e la strana calma che sfoggiava Nan servì a farle capire che, tra i due, era l'unica ad accorgersi di quell'energia che si riversò nell'aria e che la travolse come un fiume in piena.
Pesante quanto invisibile le si era attaccò addosso dandole l'impressione di galleggiare e al tempo stesso di sprofondare senza possibilità di risalire in superficie; i piedi ben fissi a terra eppure sospesi. Istintivamente sbracciò nell'aria come per risalire in superficie e portò la mano libera alla gola per aiutarsi a liberare le vie respiratorie ma non servì, quella sensazione di annegamento che le risaliva dalle viscere non sarebbe andata via così facilmente.

Nel tentativo di riprendere fiato si ancorò all'armadietto e per mascherando ostinatamente la sua difficoltà, ne approfittò per esaminarne il contenuto. Tra gli oggetti v'erano una veste logora, un sandalo semidistrutto e un ciondolo con un cristallo di un grigio scuro simile all'antracite, solo vagamente trasparente. Annaspando restò ad esaminarlo più del dovuto constatando quanto fosse lucido e ben levigato, riuscì perfino a notare che al suo interno vi fosse della terra e del pulviscolo cristallizzato. Nell'insieme comunque nulla di interessante o vagamente utile.
Quando credette di aver recuperato un pizzico di lucidità finalmente mosse qualche passo in direzione della cella frigorifera e guardandosi bene dal toccare la bambina, non potè fare a meno di constatare l'umidità che trasudava dalla pelle e che impregnava il lenzuolo: non se la stava immaginando ma per averne conferma si voltò verso il fumatore.


"Che stregoneria è questa?"

Ora capiva perchè Nan non aveva dato risposta alle sue domande, semplicemente non le aveva. Aldilà del gonfiore diffuso e il colore bluastro della pelle, osservando il cadavere non vide ferite di sorta ma cosa ancor più strana era l'assenza di puzza: per qualche strana ragione quel corpo non si stava decomponendo. Confusa rimase a fissarla mentre teneva ancora la bambola per le mani finendo per chiedersi di eventuali testimoni.

"Era da sola? Voglio dire, possibile che nessuno l'abbia vista arrivare fin qui e risalire all'accaduto?"

Non che volesse mettere in dubbio le indagini avviate da Himura, diciamo solo che il desiderio di sapere cosa fosse accaduto ebbe la meglio.
Adagiando la bambola sul lettino freddo si chinò in avanti e in evidente stato di affanno finì per pensare che in qualche modo i loro destini erano legati solo che, al posto del classico e metaforico filo rosso del destino, v'era quel liquido, quel muco anzi, intangibile e inodore ma che sembrava aver attecchito in ogni parte di lei. Così intrappolata ebbe un giramento di testa e Nan stavolta la vide chiaramente aggrapparsi alle celle come meglio potè, questo rischiando di aprirne delle altre e fare scempio dei corpi contenutivi.


"Amico, dopo tutto quello che ho sopportato in questi mesi una spiegazione me la devi. Il tuo spirito si è legato a lei come ha fatto con me.. ed è finita male? E' questo, si è verificato quello che temevi ed è per questo che stai così?"

Tentò un dialogo interiore proprio come faceva da sempre con Yasei, ma aveva il sospetto che pur sentendo la sua supplica, il seicode non avrebbe fatto altro che piagnucolare. Nel mentre il suo fido, rimasto a casa, sembrava essersi finalmente addormentato e chissà, magari almeno lui era riuscito a trovare un po' di sollievo in quel marasma fatto di lamenti e umida asfissia.

 
Web  Top
view post Posted on 30/3/2019, 11:28     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,044
Location:
Frittata

Status:


Sunagakure no Sato, Kaze no Kuni, 11 marzo 249DN


"Avevo detto che non ti sarebbe piaciuto..."

*Grugnì, dall'alto del proprio scranno, in risposta all'incredulità della donna. Il sigaro pigramente pulsante tra le dita, le gambe accavallate, la Volpe aveva chiaramente deciso di non preoccuparsi più della questione. I turbamenti che gli aveva causato erano ora nascosti dietro un velo di fumo, seppelliti sotto una facciata di noncuranza, una che lo contraddistingueva. Difficile dire se stesse portando avanti quella sceneggiata per convincere sé stesso, Fujie o entrambi.
Fatto sta che, quando alla kunoichi venne in mente di indagare ancora, il vecchio rispose a mezza bocca.*


"Tsk... non ne ho idea. No, non c'era nessuno con lei, non all'ingresso dell'ospedale comunque... e sinceramente non sono andato a chiedere in dogana.
Chiamami per quel che sono, ma me ne muoiono abbastanza per le mani."


*Troncò, la bocca troppo indaffarata a tirare profondamente per continuare quella conversazione. Tale rimase il livello di contributo che il vecchio ninja ebbe da offrire, e tale sarebbe rimasto fino alla fine dell'ispezione non avesse Fujie, incapace di dissimulare ulteriormente il proprio stato, dovuto allungare una mano verso le celle accanto a lei.
Il gesto, inevitabilmente, avrebbe destato Kitsuen dal proprio contegno.*


"Oi, tutto bene?"

*Fece il vecchio, alzandosi lentamente e facendo per avvicinarsi. La voce era già distante un'eternità, ovattata; la sua figura irreale, avvolta nella bruma e odorante d'acqua e muschio, terra e morte. Inevitabili contaminazioni del contatto che la kunoichi era andata cercando con il Sei Code... a suo rischio e pericolo.
Fu come lanciarsi di testa in uno stagno fangoso; per un momento, la sensazione le ricordò quella provata nell'attraversare le gallerie scavate dai cultisti del Tasso, mesi prima.*


"No… Io… lei…"

*Sollecitata dalle domande della propria ospite, e, senza dubbio, dalle immagini e sensazioni che andava vivendo attraverso la sua pelle, il Sei Code si riscosse. Rompendo nuovamente quel silenzio febbrile, l'essere rivolse a Fujie una risposta strozzata, quasi inconcludente. Ad ogni suono la kunoichi avrebbe sentito il demone agitarsi, vibrare d’angoscia, le emozioni trasferite senza alcun filtro alla coscienza della ragazza, che tuttavia le avrebbe riconosciute come estranee.*

"Sono stati loro a venire da me… Io non sapevo, non volevo, non volevo…"

*Così, inevitabilmente, l'ansia della lumaca avrebbe spinto la già provata psiche di Fujie allo stremo. Sembrava impossibile portarla a ragionare, comunicare in maniera pacifica, e quella sensazione di affogamento, di soffocamento non faceva che intensificarsi. Ad ogni spasmo del Sei Code, la ragazza si sarebbe sentita mancare l’aria, le pareti attorno a lei inspiegabilmente immuni all'umidità ormai palpabile, all'olezzo di muffa che inesorabilmente sentiva montare nelle narici… era il demone ad emanare quell’energia? Era la bambina? La bambola? Il ciondolo? Tutte e quattro? Il Sei Code ne subiva l'influsso come lei?*

"Ho cercato di nascondermi, di scappare… Ma loro.. e allora ho dovuto…"

*La sentiva supplicare, difendersi davanti ad una giuria invisibile contro un'accusa che Fujie non aveva nemmeno considerato. Eppure sarebbe stata lei a pagare lo scotto di quell’angoscia incontenibile, scatenata dalla comparsa della bambina.
La figura vestita di rosso accanto a lei le rivolse un nuovo richiamo, muovendosi quasi al rallentatore per raggiungerla. Irriconoscibile, Nan era ormai solo ammantato di vaga familiarità... una lontana conoscenza.*


"Nashib-"

*Un respiro flebile, strozzato e torbido, l’aria attraverso uno spazio angusto e inagibile. Tanto lieve, da principio, che nessuno dei due poté udirlo. Eppure ad esso ne seguì un altro, altrettanto fragile, e un altro ancora, finché il ricambio d'aria non fu sufficiente a consentire il movimento e la parola.*

"S… Signora…"

*Esalò la bambina, tendendo una mano dal carrello su cui era adagiata per cercare la mano della ragazza, che a stento si sarebbe altrimenti accorta del suo risveglio. Così ora i ruoli si invertivano, ed era lei a toccare Fujie, laddove la kunoichi aveva evitato attentamente di farlo. Un contatto gelido, umido, ma delicato... le piccole dita si insinuarono sotto quelle della donna, sfiorandole il palmo in una debole stretta.
Accortosi del movimento, Nan fece un balzo indietro.*


"MACHECC?!"

"Signora… Signora delle lacrime…"

*Pigolò la bambina, la figura impossibilmente gracile, pallida, lentamente issata sul fianco. La guardò, rivoli d'acqua dagli occhi, dal naso e dalla bocca... difficile dire se per sentimento o mera gravità. Lo sguardo lucido, ma torbido e scuro come antracite, le cornee rosse di pianto e sofferenza.
Sorrise, benché solo metà del volto potesse mimare sollievo.*


"Ti ho trovata…"

*Dalle altre celle attorno a loro iniziò a colare acqua. Fujie sentì le gocce raccogliersi sull'acciaio dove aveva posato la mano, traspiranti all'esterno prima di gocciolare a terra. Dapprima impercettibili... poi, via via, gli sportelli non furono più in grado di contenere il flusso, che prese a scrosciare violento in terra.*

"Ma perché sempre a me... perché sempre te... puttana Izanam-"

*Con uno schianto secco le celle presero a cedere, una ad una, rilasciando il loro contenuto sul pavimento dell'obitorio. Fradici, la pelle livida e muffita, gonfia, mangiata dalla stessa acqua che ora faceva loro da placenta, i cadaveri caddero come pezzi di carne. Morti annegati, tutti, quasi che l’obitorio, in uno scherzo crudele, fosse stato riservato interamente a quella causa di decesso. Infallibilmente si riebbero dal proprio torpore, cercando con occhi vacui e mani tese il calore della vita.
Sulle loro labbra l’eco del richiamo che la bambina le aveva rivolto.*


"Signora… Aiutaci, aiutaci…"

*La testa pareva sul punto di esplodere, di aprirsi come una noce di cocco perché ne uscisse altra acqua. Il Sei Code era impazzito, la sua energia incontenibile, le sue grida assordanti. Immagini su immagini le attraversarono la mente, ricordi estranei fusi ai propri, un flusso di coscienza incomprensibile. Pioggia scrosciante, bambole appese alle finestre, grida, una caverna, un ciondolo al collo... Shinjou. La parola era ovunque.*

"NASHIBI MUOVI IL CULO!"

*Urlò la figura che si trovava di fronte a lei, estraendo la propria arma in un battito di ciglia ed abbattendo senza pietà il cadavere di un vecchio, che le si era fatto addosso. L'uomo, gonfio d'acqua e molle nei tessuti, si aprì come un barile di pesce, le ossa una minima resistenza mentre le interiora si univano all'acqua in terra, ormai alta alle caviglie. Il sangue era fango, gli organi legno e muschio, le ossa antracite.
Immediatamente dopo la figura avvolta nella nebbia si mosse al suo fianco, esortandola a farsi largo verso l'uscita. Ma la porta era sbarrata, sigillata a tenuta stagna, e l'acqua continuava a salire. Non c'era scampo.*


GDROFF///Mille scuse per il ritardo osceno.///GDRON
 
Top
view post Posted on 30/3/2019, 22:42     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Erano giorni che pregava Saiken ma solo allora si degnò di riemergere dalle tenebre in cui si era inabissato ma con quel tormento nella voce il demone non rispose alle sue domande, al solito fece la vittima e si giustificò ancora, troppo debole per affrontare il problema cercò di spiegare che aveva fatto del suo meglio e che alla fine "loro" avevano fatto qualcosa costringendolo a reagire. Udì quei suoi lamenti distanti ma al tempo stesso li percepì come suoi, privo di ogni controllo sulle sue emozioni finiva per ferire chiunque gli capitasse a tiro.

" Amico sei stato tutto il tempo con me, non è possibile che tu abbia fatto del male a qualcuno. "

    " Spiegati invece di lagnarti, falla finita! Smettila.. smetti, non respiro.. "

Quale fosse il nesso tra la bestia a sei code e quanto accaduto alla bambina restò un mistero, del resto non erano mai partite delle ricerche - lo aveva confermato quel brontolone di Nan - l'avevano semplicemente soccorsa e una volta persa, portata in obitorio. Ma non c'era da stupirsi, Suna era stanca di accogliere i problemi altrui e se potevano evitare di complicarsi l'esistenza, coglievano l'occasione al balzo.
Radere al suolo un piccolo villaggio e ignorare le cause della morte di una randagia erano entrambe cose deplorevoli ma faceva tutto parte del pacchetto, vivere tra quelle mure significava accettare determinati compromessi e se mai un giorno gli si sarebbero rivoltati contro, Himura ne avrebbe pagato il conto. Per la scomparsa di Akamura dalla mappa potevano stare tranquilli, Fujie aveva accantonato l'accaduto - o almeno così credeva in cuor suo - ma per quanto riguardava quella bambina annegata, il conto era già stato presentato e ad averlo per le mani era lei, letteralmente. Fredde e altrettanto fragili le dita della piccola strinsero la sua mano e come il più grande dei superstiziosi nell'accorgersi del movimento il jonin arretrò dimenticando all'istante il malore della rossa.
Un respiro flebile ma costante proveniva dal lettino fradicio e poi sollevandosi leggermente, parlò.


"EHH! Ma che-fanculo! "

Presa alla sprovvista da quel tocco gelido arretrò come il compagno con la differenza che lei sbracciò come un'isterica finendo per spalmarsi contro la parete metallica. Aggrappandosi alle maniglie trovò conforto rifugiandosi nel contatto metallico, le celle frigorifere in quel momento raffiguravano un appiglio al presente e a ciò che era reale e concreto. Mantenendo le distanze non riuscì a toglierle gli occhi di dosso, non era superstiziosa ma quello che vedeva era più simile ad uno spettro che ad altro e nel constatarne la resurrezione, faticò a capire quanto ci fosse di vero. L'idea più plausibile era quella che le fosse stato applicato una sorta di fuuinjutsu che si attivava post mortem oppure una finta morte che si annullava in qualche modo attraverso la vicinanza della bambola e l'influenza del chakra demoniaco. Forse entrambe le cose chissà, agitata e più confusa di prima non seppe nemmeno dire se il battito che aveva sentito in quei pochi istanti di contatto era stato reale oppure solo il rimbombo del suo mentre il cuore le esplodeva nel petto.
Abbandonati così bruscamente i meandri della sua psiche, la voce di Saiken tornò silente e quando riuscì a mettere a fuoco i lineamenti della Volpe grigia si accorse innanzitutto che la puzza di fumo che lo caratterizzava giungeva solo vagamente alle sue narici, troppo ostruite dall'umidità nell'aria non riusciva a captare l'aroma di tabacco. Una volta distinta la sua sagoma avvolta da quell'inconfondibile soprabito rosso comunque trovò la conferma che cercava: lo sgomento più puro stampato nella sua espressione significava che non aveva le traveggole, la bambina si era destata dal sonno eterno, il suo tocco gelido era reale tanto quanto il suo respiro e la voce a chiamarla.


"Signora.. delle lacrime?"

Non aveva idea del perchè si rivolgesse a lei con quell'appellativo ma quando poco dopo le chiese aiuto, seppur combattuta, da donna e da medico non potè ignorarla. Nel tentativo di abbandonare la posizione tuttavia si rese conto di avere la schiena bagnata fino al fondoschiena e il dubbio l'assalì, fu come se ciò che aveva percepito un un primo momento mettendo piede nell'obitorio si stesse materializzando davvero: dapprima solo energia e un misto di sensazioni, l'acqua stava scorrendo davvero giù dai ripiani e con un flusso tale da aver già formato una pozza sotto i loro piedi che si ingrandivano a vista d'occhio.

Poi le disse "ti ho trovata" ma pietrificata sul posto Fujie non riuscì a muovere un muscolo, figuriamoci aiutarla. Poco affine alle cure mediche di certo non avrebbe ottenuto grandi risultati con un caso tanto grave - aldilà che si trattava di aiutare un cadavere che sorrideva con metà faccia e che perdeva acqua da ogni orifizio, chiaro - l'unico che poteva fare qualcosa era il vecchiardo e infatti gesticolando lo invitò con estrema calma ad intervenire.


"E FAI QUALCOSA NO!? Sei tu il medico. Come lo curate a Suna un morto-non-morto?!"

Esortandolo a quel modo tornò agli occhi vacui e arrossati di lei aspettando che le risposta alle sue mille domande piovessero dal cielo.

"E' stato Saiken a farti questo? Ma perchè, cosa è successo e dove.."

Forse la domanda più importante che avrebbe dovuto porsi era il "quando" ma pur volendo provare a ragionare non ne ebbe il tempo oltre che la lucidità necessaria, mentre l'acqua continuava a sgorgare dalle pareti infatti un colpo secco annunciò l'esplosione dei portelli che, non potendo contenere oltre la pressione del liquido, riversarono il loro contenuto all'esterno. E non fu diverso con quello alle sue spalle, aggrappata com'era a quelle maniglie sembrò trattenere la fuoriuscita ma in realtà era ancora scossa dal tocco della bambina; bagnata da capo a piedi fece appena in tempo ad afferrare il ciondolo dall'armadietto prima di trascinarsi verso il collega e vedere il corpo nudo di una donna di mezza età cadere in acqua con un tonfo.
I morti presto si riebbero e stranamente davano tutti l'impressione di essere morti per annegamento. Gonfi e lividi si muovevano goffamente verso di loro con le mani tese in avanti, un passo goffo come l'avanzare di un cieco privo di bastone o di una guida di sorta.


"Lo sapevo, non sarei mai dovuta uscire di casa e tu non saresti mai dovuto venire con quella stupida bambola.."

Con l'obitorio prossimo ad allagarsi udì l'eco di quei richiami mescolarsi alle suppliche e alle grida, fu come se il chakra del bijuu fosse impazzito di colpo fuori e dentro di lei portandola perfino a ricordare ricordi non suoi mescolati al suo vissuto; tra decine di flash si vide correre sotto una pioggia incessante e arrivare in una stanza, vide delle bambole appese alle finestre per poi ritrovarsi in quella caverna dove era stata prigioniera, vide Gunjin gettare ombra su di lei e prima che potesse colpirla di nuovo, prima che il dolore giungesse pungente sparì, vide quel ciondolo al collo e in ogni altra immagine lesse quei kanji.

"Shinjou.. Shinjou.."

Continuò a ripeterlo come se fosse sotto ipnosi e quando il vagante risorto venne tagliato in due dalla spada di Nan, sangue e budella marce le schizzarono addosso senza causare in lei alcuna reazione. Non era più in grado di pensare ad altro, continuava a ripetere "Shinjou, Shinjou" e al jonin venne il dubbio che non si fosse nemmeno accorta della minaccia, aveva lo sguardo perso e instabile sulle gambe sarebbe caduta a terra al primo ostacolo. Il Nashibi in quelle condizioni pietose non si era mai visto ma se Kitsuen aveva delle risorse, la migliore stava certamente nelle sue imprecazioni, una volta esclamate servirono a sbloccare il loop pensieri di lei che tuttavia finì per tenersi la testa con le mani. Disse di sentirla sul punto di esplodere.

"Presto, facci uscire di qui" - e la bambina? - "Non m'importa come, fai saltare la porta, io devo andarmene, devo allontanarmi dalle mura prima che si estenda oltre.. i-io.."

Si trattenne ancora dal rivelargli alcunchè sulla presenza scomoda che albergava in lei e annaspando, tornò nel panico. Ormai aveva fatto sua la convinzione del demone e mandando all'aria ogni briciola d'orgoglio sentiva di non voleva far altro che isolarsi per evitare di causare altra sofferenza. Sopraffatta dal parassita a forma di lumaca e da quei ricordi desiderò scappare il più lontano possibile, rintanarsi in un angolino e restare li a crogiolarsi nel suo dolore.

Nel ricevere le bombe carta Nan lesse nei suoi occhi dorati la paura più nera, un'angoscia sconfinata e altrettanto inspiegabile. Tradendo quei sentimenti la sentì pronunciare quelle ultime parole con un filo di voce, una richiesta di aiuto che non avrebbe dovuto fare ma a cui nonostante tutto non era riuscita a rinunciare.


"Fai rapporto a Himura.. insieme a Yasei saprà dove trovarmi."

 
Web  Top
view post Posted on 12/4/2019, 07:09     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,044
Location:
Frittata

Status:


Sunagakure no Sato, Kaze no Kuni, 11 marzo 249DN


"E NON TU NON SARESTI MAI DOVUTA ROMPERMI I COGLIONI DI VENIRE QUA!"

*Latrò l'uomo alla seconda domanda della ragazza, la voce un misto tra il furente e il disperato mentre riservava alla semantica lo stesso destino dell'ammasso di carne ai suoi piedi... non una novità per le loro discussioni. Altri cadaveri l'avrebbero presto seguito, ciascuno ineluttabilmente diretto verso Fujie... e ben prima introdotto al filo di Tagliasigari, che così si riservò di rispondere alla prima domanda.
Ma Fujie aveva smesso di ascoltare le imprecazioni del vecchio ninja da un pezzo: benché queste fossero servite da principio per darle una scossa, ora la ragazza era nuovamente in balia del Sei Code. I vaneggiamenti della creatura erano divenuti indistinguibili, disciolti in una sequela torbida e disturbata, troppo fluida perché la coscienza di Fujie potesse catturarla, darle un senso. Solo Shinjou rimaneva, unico volano di quelle visioni, incisa nella psiche del Nashibi al punto tale da inficiare anche la parola.


"OI! DATTI UNA SVEGLIATA E AIUTAMI!"

*Urlò, tanto forte da riuscire a fare breccia in quell'uragano, questa volta assistito da una solida manata sulla schiena. Un battito di ciglia più tardi un bagliore illuminò a giorno la stanza, che ormai aveva perso buona parte delle luci funzionanti, investendo la pelle fradicia della ragazza di un calore intenso mentre un gran numero di corpi prendevano fuoco e cadevano carbonizzati. Non importò: dalle celle cominciò a fluire un numero crescente di corpi, troppi, senza fine. Il loro richiamo una cacofonia terrificante, familiare, perduta nel passato.
Stavano per morire. Fujie se lo sentì addosso, con una certezza annientante, forte tanto del ricordo quanto della consapevolezza di esserne in qualche modo colpevole. Come e perché, nella follia di Saiken, rimanevano un mistero. Il Sei Code si prendeva tutto, e non concedeva nulla.
Nel momento di massimo terrore, quando ormai rimaneva solo il lume di tagliasigari e il numero di cadaveri li schiacciava contro la porta, la kunoichi rivolse alla Volpe un ultimo appello disperato, passandogli delle cartebomba perché facesse saltare la porta. Un gesto futile, a quel punto, stante il poco spazio tra loro e l'esplosione, il livello dell'acqua a tenere ferme le ante ed umida la carta... ma Fujie era ben oltre il punto della pianificazione compiuta. E tuttavia lo stesso Kitsuen, nel ricevere le bombe, non sollevò alcuna obiezione. La guardò, il volto scavato come quello di un morto dalla luce danzante della fiamma, l'espressione insolitamente fredda.
Poi, qualcosa di ancor più inaspettato: un sorriso, uno... strano, che non gli sembrava assolutamente appartenere, quasi come se qualcuno lo avesse disegnato a memoria sul volto del vecchio, senza vero riguardo per i suoi lineamenti. Uno di sollievo, forse, e terribile rassegnazione. Si scambiarono uno sguardo, e la ragazza avrebbe realizzato la singolarità del momento nei limiti del possibile, senza che l'incombenza della morte sembrasse più turbare minimamente il vecchio ninja.
Quindi, dal nulla, la risposta.*


"Sei proprio un bel bocconcino... ma sta attenta a te con quei cosi, potresti farti male."

*Disse, mentre le suppliche tutto attorno rallentavano, si facevano distanti, e il tocco delle dita morte sulla sua pelle perdeva di sostanza. Un istante più tardi le mani del vecchio le si strinsero attorno al collo, la spinsero sotto il pelo dell'acqua, impotente, circondata da migliaia di volti gonfi, disciolti, sorridenti.
Sentì i polmoni dolere disperati, comandarle di respirare in spregio ad ogni pensiero cosciente. L'acqua li riempì, e così le parole dei morti. Era finita.*


"... è... è più forte di me... mi dispiace."

*Piagnucolò la creatura per l'ennesima volta, incapace di proferire altro, la sua essenza rannicchiata in un angolo buio della psiche di Fujie... lontana il più possibile dal caos che aveva scatenato. La peggiore delle catarsi, ma una catarsi senz'altro, capace finalmente di quietare il Sei Code e liberare la kunoichi... almeno per il momento. Difficile dire quando la prossima crisi l'avrebbe raggiunta, e con quali effetti.
Con l'ultimo barlume di senno che le rimaneva, Fujie intravide una luce farsi strada attraverso l'acqua. Aveva smesso di piovere.*




"... oglioni...

... zzo c'era da vedere...

... pure la catalessi."


*Libera dalle pastoie che trattenevano la coscienza sotto il pelo dell'acqua, la mente di Fujie galleggiò inevitabilmente verso la lucidità. La sensazione di annegamento venne meno, e così anche la presenza del Sei Code, le visioni indotte e prodotte, cancellate dal riemergere della realtà. Il corpo avrebbe impiegato più tempo ad adattarsi, forte ancora la spossatezza dettata dalla mancanza di ossigeno, il freddo dell'acqua sulla pelle… che tuttavia non si era mai bagnata: unica fonte di gelo era il pavimento sotto di sé, più solido che mai, del tutto disinteressato al contatto.
Così Fujie riaprì gli occhi, almeno figurativamente, perché mai li aveva chiusi. All’incubo in cui era sprofondata si sostituì di fronte a lei l’asettico pallore dell’obitorio, l'odore neutro di etere e vita spenta, a malapena sottratti al tanfo di fumo…e le fattezze di Nan, irradiate di frustrazione e ben celato sollievo al vederla di nuovo lucida. Il farfugliare si tramutò rapidamente in un richiamo all'attenzione.*


"Ohh… Ci sei? Ci sei.

Non so che diavolo ti prende, ma io me ne vado a casa. Se hai bisogno di aiuto... beh, sei in un ospedale.

E dai una sistemata."


*Sbottò, dopo averla aiutata ad alzarsi a sedere, voltandosi e marciando verso l'ingresso. A seguirlo, ormai imperante nell'ambiente, un velo di fumo... e lo stesso atteggiamento remissivo che aveva contraddistinto il loro scambio sulla soglia di casa.
Tuttavia, questa volta, sarebbe stato lui stesso a voltarsi prima di uscire: la curiosità, o forse la consapevolezza di non potersi dileguare a quel modo indegno, ebbero la meglio.*


"Chi diavolo è Shinjou?"

GDROFF///Resti con un palmo di naso, sbatacchiata e stordita, ma ancora viva. Attorno a te l'obitorio sembra assolutamente invariato, anche la bambina è ancora lì, se vuoi ridarle uno sguardo.
Altrimenti sei libera di uscire, ed ormai è calata la notte. Di nuovo, sei libera di dare a Nan la risposta che preferisci, e di lasciarlo uscire di scena.

Fujie detective all'opera.///GDRON
 
Top
view post Posted on 16/4/2019, 23:30     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Dall'idea di scappare il più lontano al vuoto esistenziale che la colse il passo fu breve, tanto breve che Fujie ci mise un bel po' prima di riaversi e capire che non c'era mai stato il rischio di annegare. Allo stesso modo non si erano mai udite quelle voci chiedere aiuto, tutto era avvenuto solo nella sua testa e ovviamente in quel delirio erano compresi i non-morti che avevano malauguratamente incontrato la lama di Tagliasigari: tutto frutto delle sue crisi che mescolavano in maniera sempre più vivida gli incubi e le angosce di Saiken ai suoi ricordi di vita vissuta. Dopo le ultime due settimane immersa in quell'inferno credeva di averci fatto l'abitudine ma risvegliandosi madida di sudore e tachicardica puntualmente finiva per ricredersi.
Questa volta d'istinto per prima cosa cercò di donare sollievo agli occhi, dopo una lunga astensione involontaria riprese a battere le palpebre, lo fece più volte in rapida successione salvo poi strofinarli con il dorso della mano; quand'ebbe finito erano ancora secchi e se possibile, più arrossati di prima.
Finito di stropicciarsi gli occhi come un bimbo in preda agli incubi, la prima cosa che vide fu il volto di Nan avvolto dal fumo che la invitava a farsi curare, questo naturalmente con il suo solito fare da gentleman.


"Ssi..vai pure tranquillo." , disse pur desiderando compagnia.
Afferrata la sua mano tornò in piedi e istintivamente si voltò verso il cadavere, piccolo e fragile rimase composto e immobile. Lo scrutò cauta restando a debita distanza, il silenzio rotto solo dai ronzii delle macchine refrigeranti i cui motori invisibili non permettevano ai sintomi della morte di avanzare e di prendere altro dalle sue vittime.
La bambola pregna del chakra del rokubi era esattamente dove l'aveva lasciata prima di cadere a terra come un sacco di patate e così il ciondolo che aveva intascato; entrambe le reliquie sembravano parlarle di una tragedia, testimoni di un orrore che avevano coinvolto la proprietaria e i cui indizi si celavano negli incubi di Saiken. Mentre Kitsuen ancora borbottava iniziò a credere che se voleva delle risposte l'unico modo era rivivere quei sogni con consapevolezza.
"Deve esserci qualcosa che posso usare qui intorno" - e perchè no, ovviamente i morti non dormivano già abbastanza "..o mal che vada potrei fare un salto al pronto soccorso, di certo troverei qualche flacone di anestetico." Non sapeva se era possibile indurre un sogno lucido con dei farmaci e conoscendosi, pur azzeccando il farmaco, avrebbe finito per spararsi in vena una dose potenzialmente mortale di morfina finendo in coma farmacologico. "Forse meglio ottenere la dose giusta chiedendo a qualche infermiere, potrei fingere di sottoporgli le domande per una ricerca o per un paziente che ho in cura." Di certo avrebbe funzionato se non fosse stata la peggior bugiarda di questo mondo ma fortunatamente i suoi voli pindarici ebbero vita breve. Fu Nan a riportarla al presente, lo stesso che dopo aver vegliato su di lei ancora non si era guadagnato un grazie da parte sua. Appena prima di uscire dall'obitorio fermò il passo e sporgendosi le chiese con una certa curiosità di Shinjou.
Capendo di aver parlato nel sonno in un secondo riacquistò quello che era il suo solito colorito; provò vergogna ma anche frustrazione per la sua ignoranza, entrambi avevano viaggiato in lungo e in largo eppure quel nome restava un mistero.


"Magari lo sapessi...anzi senti qua, potresti aiutarmi a fare qualche ricerca in merito? Non posso dirti come lo so ma credo abbia a che fare con il Taisei e quanto accaduto a questa poveretta. Forse è solo un mio presentimento ma potrebbero essercene altri...messi così intendo. O peggio."

Un discorso sconclusionato e a cui difficilmente il jonin avrebbe dato peso se Fujie non fosse stata tanto seria e al contempo tanto fragile. "Non può essere frutto della mia immaginazione, sta succedendo qualcosa. Coinvolge Saiken ma pur non sapendo da dove iniziare le ricerche devo assolutamente fare qualcosa, gliel'ho promesso. Gli incubi si stanno facendo sempre più vividi.. e se dovessi iniziare con il sonnambulismo?" Clinicamente era un'ipotesi valida e da non trascurare ma orgogliosa com'era, per quanto considerasse grave la situazione, nel suo egoismo Fujie avrebbe parlato del demone solo nel momento in cui quegli incubi avessero finito per ferire Yasei o scadere nell'autolesionismo. Pochi altri al di fuori di loro valevano lo sforzo e a provarlo era il suo procrastinare fino a quel momento; rintanandosi in casa in realtà aveva già messo a repentaglio chi gli stava attorno e il villaggio stesso, avrebbe potuto ferire degli innocenti e diventare uno dei mostri a cui da sempre dava la caccia. Lo capiva ma non era pronta ad accettarlo: "Non succederà, non permetterò a questa cosa di prendere il sopravvento." - ogni volta che si svegliava in preda agli incubi finiva per auto convincersi che la situazione non era grave come sembrava: fingeva di non sapere di aver oltrepassato il limite già da un pezzo e che, se era riuscita a tornare indietro senza danni, era solo per miracolo. Fuggendo la ragione dunque cercò di concentrarsi sul momento e sul concreto.

Fatto qualche passo verso il lettino si accorse di avere il culo congelato e nonostante fosse passata solo una mezz'ora sentiva le ossa indolenzite come se l'avessero percossa per ore. Massaggiandosi le articolazioni finì per strofinare ancora una volta gli occhi e raggiunto il lettino il suo sguardo si posò di nuovo sulla bambina annegata, stavolta portando nuovi dettagli. Dopotutto sembrava che qualcosa fosse cambiato, la sola inclinazione della testa non significava nulla di per sè - aggrappandosi al lenzuolo nella caduta magari era stata lei stessa a causarne lo spostamento - però la sua espressione da neutrale e cementificata dal rigor mortis, era davvero cambiata: i lineamenti per quanto restassero osceni nel loro livore, adesso esprimevano un certo sollievo.
In fin dei conti la sua visita non era stata inutile, donando un po' di luce a quel volto aveva sottratto forza alle tenebre.


"Per quanto ne so Shinjou potrebbe anche essere un luogo, forse si tratta di un piccolo villaggio che non viene trascritto sulle cartine comuni, una caverna, un torrente o chissà che altro."

Ripensandoci non stravedeva per aghi e siringhe quindi prima di toccarli avrebbe fatto delle ricerche alla vecchia maniera. Dando quelle ultime informazioni al collega si proiettò in avanti e procedendo alla chiusura della cella frigorifera pensò al vecchio bibliotecario di Suna.
I due potevano quasi definirsi amici, nel vederla tanto coinvolta dalla materia di turno le concedeva spesso di restare all'interno della struttura fuori dagli orari previsti, il problema era che quando alle prime luci dell'alba tornava a riaprire al pubblico, puntualmente finiva per pentirsi della sua scelta. Per trovarla gli bastava seguire il profondo russare che riecheggiava lungo quei corridoi formati dagli alti scaffali e l'immagine era sempre la solita: il grosso cane annoiato in un angolo in mezzo a libri sparsi e in disordine, e lei seduta nei modi più strani, talvolta vinta dalla stanchezza finiva accasciata sul tavolo con il naso tra le pagine di un libro di storia o delle religioni più strane. Non era passato molto da quando che si era verificato qualcosa di simile, era stato mentre nel cercare altre informazioni sui bijū appena dopo l'incontro burrascoso con l'Ichibi, in quell'occasione la trovò con la bava alla bocca a rovinare tomi antichi, cosa che lo costrinsero a chiuderle la copertina sul muso di cattiveria. Al solo pensiero sentì il naso pulsare dal dolore ma stavolta per non rischiare di fare la stessa fine dell'ultima volta avrebbe chiesto direttamente di Shinjou al vecchio oppure al custode di turno: se ne avevano sentito parlare magari sapevano anche dove pescare in quel mare di conoscenza.



GdrOff
// Notifico che il cambiamento dell'espressione della bambina è un'info ricevuta in privato dal quester.
Specifico inoltre che l'intenzione è quella di dirigersi verso la biblioteca con o senza Nan mentre per quanto riguarda il cane, se non ho scritto nulla è perchè avevo detto che finalmente si addormentava e visto che la quest gira attorno ai sogni, ho pensato che non fosse il caso di approfondire da me. //GdrOn



Edited by ~Angy. - 10/5/2019, 17:52
 
Web  Top
view post Posted on 11/5/2019, 09:25     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,044
Location:
Frittata

Status:


Sunagakure no Sato, Kaze no Kuni, 11 marzo 249DN


"Mh..."

*Fu tutto ciò che il vecchio ebbe l'estro di risponderle, la fronte corrugata come un vecchio pezzo di pergamena, l'espressione contesa tra il pentimento per aver chiesto quel che aveva chiesto e la necessità di nascondere il disagio che la domanda di lei gli aveva provocato. Difficile leggere oltre questo, difficile sapere fino a che punto il destino della bambina e lo stato di Fujie avrebbero potuto influire sul giudizio della Volpe, conquistare il campo contro pigrizia, cinismo ed egoismo che ne costituivano la ben nota spina dorsale. Quella che lui voleva si conoscesse, perlomeno.
Quale che fosse lo stato di cose, Nan scomparve oltre la soglia dell'obitorio ben prima di potersi lasciar sfuggire altro. Al suo posto rimasero la puzza e, per qualche breve istante, una traccia nebulosa. Oltre questo, silenzio, la compagnia dei cadaveri e il lontano riecheggiare del lavoro incessante ai piani superiori, udibile soltanto in quella quiete massima. Quiete che, in uno scherzo paradossale, pareva essere ovunque tranne che nella mente della kunoichi. Le pareti della sala erano bianche da far quasi male, una sfida aperta alla psiche della donna, il suo delirio smentito nella maniera più netta da quello stato di cose... benché, come Fujie stessa avrebbe in qualche modo appreso di lì a poco, non del tutto.
L'obitorio non sarebbe stato in grado di darle le risposte che cercava; a questa realizzazione il Nashibi sarebbe arrivato dopo un ultimo esame del cadavere, che tale era rimasto, e dei suoi effetti. Il cambiamento d'espressione, benché le potesse servire da vaga conferma dei sospetti riguardo ciò che la propria mente stava attraversando, non era che un mero argomento, un indice... e, ad un occhio più razionale del suo, forse nemmeno questo.
Urgevano ulteriori, vere conferme, e pur provata la donna ebbe la capacità di vagliare subito le proprie opzioni: indurre un nuovo incubo lucido, con tutti i rischi del caso, o cercare di arrivare all'origine dell'unico punto fermo in tutta quell'ordalia: Shinjou.*


rT3oTtN



"Accidenti a te, Fujie-san, ma lo sai che ora è?! Che...

... diavolo succede?"


*Appena un brandello di Luna sopravviveva all'oscurità, fuori dalla finestrella appannata dello studio. Le strade parevano più deserte del solito, forse anche questo un retaggio della calca che le aveva animate fino a qualche settimana prima, spazzate da folate gelide e deformate da una notte senza stelle. La stessa biblioteca era un vecchio gigante in pietra e legno, gli occhi quasi del tutto spenti, la facciata solcata da rughe antiche e profonde. Ma nulla di tutto ciò avrebbe mai potuto ostacolare la donna, che ben di peggio aveva affrontato e che, nelle viscere di quella bestia, era determinata a trovare una risposta al proprio tormento.
Il volto del vecchio bibliotecario, al vederla apparire oltre la porticciola secondaria che dava ai propri alloggi, parve dapprima di ben altro avviso... ma superato il velo notturno che li separava, distinti tra le fattezze della kunoichi i segni del malessere che la affliggeva, la frustrazione lasciò inevitabilmente il passo ad una genuina preoccupazione. La invitò ad entrare e, seduti nello studiolo, ascoltò quanto aveva da chiedere.*


"Shinjou... shinjou... una caverna...?

Ehh... dammi un attimo va."


*Incapace di reperire il nome nei meandri della propria memoria, il vecchio si alzò a fatica dal proprio seggio, costeggiando la scrivania massiccia e mettendo da parte il bastone per allungare le mani verso uno degli scaffali che tappezzavano la stanza. Dopo qualche secondo di ricerca, pur senza l'ausilio di occhiali, l'uomo ne trasse un imponente tomo rilegato in pelle rossa. Finalmente, tornato al proprio posto e sistemata la vestaglia, ne espose con un crepitio le pagine alla luce della lampada. Si trattava di un indice, presumibilmente una collezione di titoli o addirittura un glossario. Lo esaminò da vicino, scorrendo l'unghia lunga dell'indice nodoso sulla vecchia carta... nulla.
Con un sospiro, si alzò di nuovo, questa volta piegandosi in basso e mollando sul legno una serie di pergamene mezze mangiate dalle termiti.*


"Una cava, forse? Tieni qua."

*Le intimò, indicando un angolo della pergamena perché lo tenesse fermo. Di nuovo procedette all'esame, questa volta con l'ausilio di una candela per illuminare l'inchiostro sbiadito, e di nuovo, dopo diversi minuti di sospiri graffianti e sbuffi, un buco nell'acqua.
Ritentò. Un tempio, no. Una città, no. Un cimitero, nulla.
La candela aveva ormai raggiunto il proprio limite quando, scorrendo un vecchio almanacco, gli occhi dell'uomo finalmente si illuminarono dietro le spesse lenti che si era arreso ad indossare.*


"Aha! "Compendio di modellismo, Volume II, Secoli VI-I AN". È... oh diamine... l'abbiamo inviato all'Archivio Generale di Ishi, per farlo copiare..."

*Un'evidente venatura di scoramento si fece largo sul volto dell'uomo a quella realizzazione, e, nel mettere da parte l'ennesima scartoffia per togliersi gli occhiali, cercò una risposta da darle. Si passò una mano tra i pochi capelli che gli erano rimasti, correndo fino alla nuca lievemente più rigogliosa.*

"Non so che dirti, ragazza mia... non so nemmeno se, dopo quel che è successo lì, l'Archivio sia accessibile o meno...
Ma, se posso... perché questa ricerca, e perché a quest'ora?"


*Fece, genuina preoccupazione dietro quelle parole. Aveva visto la kunoichi passare intere nottate sui libri, ma mai in circostanze come quella.*
 
Top
view post Posted on 17/5/2019, 18:53     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Raggiungere l'edificio fu più difficile del previsto, nel vederla in quello stato qualunque medico le avrebbe consigliato di mettersi in congedo per almeno un mese o almeno finché avesse recuperato il sonno arretrato e le sembianze vitali di un tempo. C'era da dire che seppur non in via ufficiale, ci aveva già provato, era da gennaio che non accettava missioni eppure starsene a casa non era servito a nulla, quegli incubi l'avevano ridotta ad uno straccio e condotta fino a lui: un uomo attempato che conosceva piuttosto bene, il custode della biblioteca di Suna. Il vecchio non fece nulla per nascondere il disturbo causato da quella visita nel cuore della notte ma per qualche motivo si lasciò coinvolgere, difficile dire se fu per un orgoglio personale o se fu per via delle condizioni pietose di quella che considerava una delle sue miglior clienti.

"La prego si sforzi di ricordare ojīsan, è importante, non l'avrei disturbata a quest'ora se non fosse altrimenti."

Mentì pur sapendo che il buon Noburu non poteva aver dimenticato l'ultima urgenza notturna e come era andata a finire. Sperando che l'assenza del lupo servisse da incentivo si sedette e aspettò pazientemente che scorresse le sue dita nodose lungo quell'indice infinito. Lo studio era illuminato appena da alcune lampade e se non fosse stato per le rare parole sussurrate dal bibliotecario Fujie avrebbe rischiato di addormentarsi proprio lì mentre ticchettava nervosamente le dita sulla scrivania. Lo vide estrarre un secondo tomo, un terzo e poi un altro ancora, metodicamente cercò la parola chiave fornitagli in varie raccolte ma nessuna città, caverna, cimitero o altro sembrava corrispondere, nulla fino a quando non si mise a sfogliare un almanacco vecchio di due o trecento anni almeno. Risvegliandosi da quel torpore fatto di ansia misto a noia Fujie lo sentì esclamare qualcosa di positivo, salvo poi darle una brutta notizia: "Cos..maddai! Ricontrolli meglio, ne è sicuro?", allungando il collo chiuse la mano in un pugno e battè sulla superficie in mogano rischiando di mandare la scrivania in pezzi, "mi faccia vedere". Al tonfo Noburu rischiò un infarto ma lei non ci guadagnò nulla, non potè che confermare l'esito della ricerca.

"Accidenti, non potevano farla qui una stupida copia?"

"Qui però dice volume II, degli altri cosa può dirmi? Potrei dargli un'occhiata per vedere se hanno un nesso, non ho nessuna voglia di fare un viaggio a vuoto". E da quando? Avventurarsi alla ricerca di misteri non era mai stato un problema per lei, tutt'altro anzi, ma c'era da dire anche che il suo sotto d'animo non era mai stato sotto l'influenza di un demone bavoso e depresso.
Preoccupato a quel punto il vecchio cercò di capire cosa la spingesse a tanto ma lei non sembrò intenzionata a rispondere, non spiccicò una parola fino all'ultimo.


"Ha a che fare con i recenti avvenimenti, credo. Lei è una persona di un certo spessore Noburu-san, vi sarete chiesto che fine abbiano fatto i bijuu dopo tutto quel trambusto.. per tutte le volte che sono venuta qui per studiarli so che la mia sembrerà un'ossessione ma come me si sarà posto qualche domanda su come è finita a Fukagizu e Shinjou potrebbe essere la chiave per trovare la risposta."

Si fidò ma lo fece chiedendosi subito dopo perchè l'avesse fatto. Fu la stanchezza a parlare o forse la speranza di coinvolgerlo e ottenere risultati.

 
Web  Top
view post Posted on 19/5/2019, 15:13     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,044
Location:
Frittata

Status:


Sunagakure no Sato, Kaze no Kuni, 12 marzo 249DN


I... i demoni? Io non...

*Balbettò, di fronte alla rinnovata foga della ragazza, visibilmente spiazzato dalla sua reazione alla notizia che il volume, l'unico volume che apparentemente riportava la parola tanto agognata, non era reperibile. Il pugno che la kunoichi sferrò alla scrivania fece tremare ogni centimetro della stanzetta, spedendo un tremito attraverso le pareti dell'edificio e suscitando un preoccupante grugnito d'assestamento... ma oltre questo, nulla. Qualche zaffata di polvere dagli interstizi del soffitto, qualche libro caduto a terra... ed un vecchio sconcertato.
Tutto quel trambusto per puro spirito accademico, possibile? Possibile che la mera curiosità di conoscere l'origine dei demoni la spingesse a quella foga? Si trattava del Nashibi, dopotutto... ma quello stato fisico? Non l'aveva mai vista ridotta a quel modo, ossessionata, nevrotica, tanto da far paura... tanto da potersi lecitamente attendere che una reazione violenta fosse dietro l'angolo.
Simili ragionamenti, senza dubbio, dardeggiarono dietro gli occhi stanchi del vecchio Noburu mentre quelli della kunoichi scandagliavano l'almanacco, sincerandosi della genuinità di quanto il bibliotecario aveva appena detto. Gli occhiali ancora nella mano destra, i palmi sollevati dal piano bistrattato, lievemente tremanti, gli ci vollero diversi secondi per poter formulare una risposta accettabile.*


"F-fujie-san... certo che me lo sono chiesto... chi non l'ha fatto? Ma io sono un vecchio bibliotecario, non un ricercatore. Nessuno... pochi sapevano delle bestie codate prima che si rivelassero non essere leggenda, ed ancor meno informazioni certe circolano in questo periodo di... instabilità. Io non saprei nemmeno dove cominciare, e..."

*Si interruppe di nuovo, forse ancora distratto dallo stato della ragazza... forse preoccupato per la reazione che un nuovo diniego avrebbe provocato. La guardò un momento negli occhi, quindi, riavutosi, le disse quel che voleva sapere.*

"Il... il primo e il terzo volume sono in archivio... vieni, ti apro... sperando serva a qualcosa.
Ma accetta un consiglio da un vecchio studioso: riposa la mente, prima di affrontare una ricerca del genere. Rischi di arrivare a tutte le conclusioni sbagliate se ti riduci a questa maniera."


*Cedette, dispensando i propri suggerimenti mentre accendeva una nuova candela. La inserì in una lanterna di peltro e, recuperato il bastone, la guidò fuori dallo studiolo. Il rumore dei loro passi finì divorato dall'enormità della biblioteca, impossibilmente alta e deforme agli occhi di Fujie. L'aveva vista mille volte, ci aveva passato un numero incredibile di ore, molte delle quali notturne, ma mai l'oscurità aveva scavato così a fondo nel legno e nella pietra, mai il soffitto e le pareti le si erano piegate addosso a questa maniera. Malate, fameliche.
La luce andò via via recedendo man mano che raggiungevano la parte più antica dell'edificio, superando una stretta scalinata verso il seminterrato. Dal brusco variare dello stile e del materiale da costruzione, era probabile che l'ala interrata predatasse l'attuale biblioteca... il che spiegava la completa assenza di lampade elettriche. Unici lumi, a guidarli nei corridoi presto ciechi, erano l'esperienza di Noburu e la fiamma della candela.
Finalmente, dopo alcuni minuti di silenzio completo, il vecchio si fermò di fronte ad una porta non molto diversa da quella del suo studiolo. Inserì la chiave nella toppa, e con uno scatto le consentì accesso alla stanza che faceva da archivio e deposito. Numerosissimi gli scaffali, a mano a mano che avanzavano, ma in una disposizione molto meno elegante ed intuitiva della collezione ai piani superiori.
Non ci volle comunque molto al vecchio custode per reperire i due tomi di cui avevano bisogno. Con relativa sicurezza, dopo aver rapidamente consultato il proprio registro, indirizzò Fujie verso uno stipato e impolverato scaffale verso l'interno della stanza. Qui si fece nuovamente aiutare a tirare giù i volumi, poderosi e rilegati nella stessa identica pelle rossiccia, vecchia e secca, odorante di muffa. Difficile dire quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che avevano ricevuto un filo d'aria fresca... o il tocco di dita in qualche modo interessate alla materia.
Ma anche al vecchio ci fossero volute ore per individuare lo scaffale giusto, avrebbe fatto ben poca differenza: fin dal momento in cui i piedi di Fujie toccarono il pavimento grezzo del sotterraneo, quel senso ormai fin troppo familiare di annegamento riprese a montare. Dapprima lieve, distante, poi sempre più opprimente all'avvicinarsi della loro destinazione. Quando l'archivio apparve alla vista, la kunoichi sarebbe stata in grado di indovinare la posizione del Compendio di Modellismo senza alcun aiuto esperto.
Aperti alla prima pagina con un crepitio allarmante, entrambi i poderosi volumi avrebbero rivelato la stessa calligrafia e lo stesso inchiostro scuro, delineanti l'indice per ciascuna opera.*


"Ci siamo... prenditi il tempo che ti serve, Fujie-san."

Volume Primo: dalle origini al VII Secolo AN

Capitolo I - introduzione, il modellismo nel mondo antico
Capitolo II - sull'analisi storico-etnologica delle arti plastiche
Capitolo III - sui materiali e reperti
Capitolo IV - l'intaglio nei popoli nomadi
Capitolo V - il culto orientale, la carpenteria insulare precoloniale
Capitolo VI - scultura funebre e feticismo apotropaico nordoccidentale, gli "ipogei del pianto" di Ame
Capitolo VII - Chishiki, dalla scultura rituale all'origine del marionettismo
Capitolo VIII - l'iconoclastia e il miniaturismo occidentale, influsso del Secolo VIII
Capitolo IX - sulla tradizione ebanistica Kazan, tribalismo e militarismo settentrionale
Capitolo X - lo strutturalismo della transizione feudale
Appendice

Volume Terzo: Secoli I - II DN

Capitolo I - introduzione, l'influenza del nazionalismo contemporaneo
Capitolo II - sull'impatto delle guerre continentali
Capitolo III - l'importanza culturale della contraffazione nel commercio odierno
Capitolo IV - lo strumentalismo di Tsuchi no Kuni
Capitolo V - la disputa sulle bambole di Furusatou: scoperta epocale o falso milionario?
Capitolo VI - chakra e legno, la tradizione Senju di Hi no Kuni
Capitolo VII - segue: chakra e legno, la tradizione della Scuola Marionettista di Kaze no Kuni
Capitolo VIII - la produzione industriale, cenni di postmodernismo
Capitolo IX - sviluppi, il futuro dell'arte figurativa
Appendice


GDROFF///Letturina interessante XD.
Sta per arrivare una nuova crisi, e hai tempo per selezionare al massimo due capitoli. In bocca al lupo, e rifletti su quanto reperito fin ora.///GDRON
 
Top
view post Posted on 19/5/2019, 20:06     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Non avrebbe mai trovato una risposta alle sue domande senza prendere una decisione, il continuo tergiversare così come quel suo documentarsi altro non era che un "non agire", il rimandare l'azione. Da una persona impulsiva come lei non ci si aspettava un comportamento, Fujie stessa si sentì strana nel limitarsi eppure non poter fare altrimenti, la situazione straordinaria lo richiedeva: ascoltate le parole del vecchio quindi non indugiò oltre e prese a seguirlo nelle profondità della biblioteca. La situazione ovviamente non migliorò, più scendevano e più dovette combattere contro l'idea di giocare con misture e siringhe per indurre un sogno lucido anche se con maggiori probabilità fu l'aria di quello spazio angusto a ricordarle perchè era lì, la sensazione di claustrofobia unita alla stretta sui polmoni che limitavano il suo respiro e offuscavano i suoi pensieri.
Quanto ancora dovevano scendere? Pur di pensare ad altro e non rischiare di asfissiare iniziò a contare i gradini ma dopo un po' perse il conto e trovò la forza di avanzare in quella fiamma ondeggiante impugnata dal buon Noburu: da sempre la luce era la sua ancora di salvezza e non avrebbe permesso a Saiken di cambiarla fino a quel punto.

Abbandonati gli alti soffitti della biblioteca procedettero verso il seminterrato scendendo lungo una scalinata stretta e umida, una strada buia e soffocante che li condusse infine davanti ad una porta robusta e simile in tutto e per tutto a quella che si erano lasciati alle spalle. Non propriamente a suo agio il custode le chiese di tenere per un attimo la lampada per poter armeggiare agilmente con il mucchio di chiavi che portava con sé, sfidando la pazienza della più giovane trovò quella giusta dopo un minuto o due e la girò nella toppa. Quando udirono un sonoro clang, scattando la serratura permise alla guida di riprendere il suo cammino e ad entrambi di passare oltre.
Con i suoi passi incerti la rossa continuò a seguire quelli cadenzati del vecchio ma se fino a poco prima si era tenuta alle pareti deformi, i nuovi corridoi costellati da scaffali ricolmi la costrinsero a viaggiare senza alcun sostegno e la costrinsero a guardandosi attorno. Fu facile capire che quell'ala non riceveva molte visite, aldilà del livello di pulizia - di polveri e muffe che annusò - i libri erano tenuti con meno cura o quantomeno, con un ordine meno organizzato; non fu un caso se non sentì di giudicarlo disordine, il custode infatti seppe esattamente come muoversi, dove girare e a che altezza pescare i volumi richiesti. Consultato il registro dell'area con la sua voce rauca le chiese un aiuto per raggiungere i punti più alti, insieme tirarono giù diversi libri scoprendo quelli nascosti dietro.
Nonostante le avesse consigliato di rimandare la ricerca a un momento più favorevole per la sua salute, il bibliotecario stringendo i suoi piccoli occhi scuri e le allungò i tomi che avevano cercato così a lungo e infine, portando con se l'odore della paur, la lasciò con un augurio.


"Mi spiace molto Noburu-san.. se vedessi quello che vedo io capiresti che non è di me che dovresti aver paura. Se non ci lascerò prima le penne, mi farò perdonare."

Non era da lei fare stupidi voti, era più un tipo da patti di sangue e giuramenti eterni eppure, anche se non aveva pronunciato ad alta voce quel pensiero, il sentimento che lo animò fu sincero al pari di quello che l'aveva spinta ad aiutare Saiken ad uscire dal Gedo.

"Grazie di tutto.."

Avrebbe voluto aggiungere dell'altro, avvisarlo di non spaventarsi se l'indomani mattina non l'avesse trovata lì o se avesse avuto la sfortuna di trovarla in stato catatonico ma suo malgrado le parole soffocarono in gola, un po' per il muco che già era risalito ad offuscarle la mente e un po' perchè non voleva spaventarlo ulteriormente. In fondo doveva solo dare un'occhiata a quei due volumi, cosa poteva capitarle di male? "Ah non so, potrei finire a combattere fantasmi nel sonno e allagare tutto il seminterrato per cominciare. Nella mia testa almeno, e solo lì.. spero". Aveva già iniziato a sfogliare l'indice del primo volume quando le sovvenne un'idea che la portò ad alzare la testa dai libri: "..se proprio, potrebbe portarmi un caffè più tardi.. No-buru-san?" tutt'attorno era buio e presto si rese conto di essere da sola in quel seminterrato.
Aveva provato a chiedere quel caffè a titolo di favore personale, un po' per avere compagnia in quella cripta sconosciuta e un po' per non rischiare di cadere vittima dei suoi incubi: qualcuno doveva controllarla e se Yasei non era con lei - e nemmeno quello scansafatiche di Nan - il fardello sarebbe dovuto ricadere su qualcuno o qualcosa. Sapeva bene che il caffè non sarebbe bastato così come il vecchio non era esattamente il più adatto allo scopo ma nella sua testardaggine rimase ferma sul non divulgare più del necessario: anche se stava finendo per odiare Saiken, dall'altra a spingerla era la sua intrinseca richiesta d'aiuto, credeva infatti che quegli incubi erano il solo modo che il sei code aveva per comunicare con lei.


"Shinjou, Shinjou.. cosa vuoi dirmi lumaca dei miei stivali?
Questo è il volume più antico eppure non se ne parla, ci sono solo stupidi disegni, modellini di bambole, studi sui materiali, rilievi storici e sull'altro invece l'autore passa a parlare di marionette, dell'utilizzo che ne fa il clan e sviluppi moderni.
"


Scorrendo gli indici e sfogliando alla buona perse molto in fretta l'entusiasmo e si fece invece più concreta l'idea di affrontare il viaggio per mettere le mani sul volume mancante che era stato depositato nel Paese della Pietra per farne una copia.

"Un momento però, dov'è che l'avevo letto.. ah si questo - Capitolo VI: scultura funebre e feticismo apotropaico nordoccidentale, gli "ipogei del pianto" di Ame - forse qui parlano di quelle bambole che ho visto in sogno, quelle appese alle finestre come una sorta di amuleto.. vediamo, inizia dalla pagina 535.. "

Le iridi dorate della jonin scorsero appena il nome dell'autore di quelle pagine prima di saltare al sesto capitolo.Si sarebbe accontentata di poco, cercava anche solo un vago indizio sulle origini della bambina annegata o del disastro che si era abbattuto sulla sua gente e se non in quei paragrafi, avrebbe cercato nel secondo e più recente tomo, al Capitolo V: la disputa sulle bambole di Furusatou: scoperta epocale o falso milionario?

 
Web  Top
view post Posted on 3/6/2019, 14:28     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,044
Location:
Frittata

Status:


Sunagakure no Sato, Kaze no Kuni, 12 marzo 249DN


"Caratteristica peculiare ma non esclusiva dei popoli indigeni del...."


"... in un sistema di gallerie, con ogni probabilità di origine naturale, ricavate dall'erodersi sotterraneo..."


"... è questo indubbiamente un tratto endemico, in quanto l'ormai appurata radice migratoria..."


"... nei siti di Hakesawa, Shibuki, Kambetsu, Mitsumori e Furusatou, quest'ultimo interessato in tempi recenti..."


"... la realizzazione e venerazione di feticci sepolcrali, in legno e avorio, di cui non rimane che..."


"... le numerose pitture, conservatesi nelle cavità tufacee maggiormente isolate dall'umidità, raffigurano processioni..."


"... mani a coprire gli occhi, in pianto, al centro di una ruota a sei raggi, la cui ricorrenza..."


"... al collo una pietra in quarzo scuro, con tracce di calcite, di cui ci pervengono diversi esemplari."


*Le lettere parevano remare contro l'impeto della sua mente. Lente, molli, si trascinavano l'una dietro l'altra in una sequela a stento comprensibile. Era un miracolo che non affondassero nella carta, che non si sciogliessero per colarle addosso. Non importava l'ossessione che l'animava, il fatto che sapesse di essere sull'orlo di una nuova crisi o che si trattasse di una delle donne più caparbie ed ostinate al mondo: messa di fronte a quella materia, persino Fujie finì nel pantano della noia... e noia della peggior specie, di quel tipo che lascia un vuoto nel fondo dello stomaco, la sensazione di voler essere in ogni posto tranne che quello. Ad accompagnarla, in una spirale terrificante, lo scoramento per il poco tempo a disposizione contro la mole di pagine e nozioni potenzialmente utili. Un muro invisibile, un labirinto senza uscita.
E ciononostante sarebbe stata proprio questa stessa sensazione a spingerla inesorabilmente avanti. Il montare del soffocamento, pagina dopo pagina, era una corrente contraria a quella della calligrafia, sempre più forte, e lei era nel vortice che si creava al punto d'incontro. Si sentì scivolare, tra un capitolo e l'altro, le lettere sbaragliate dalla marea, tumultanti nella sua testa senza alcun senso, senza speranza...
Finché, voltata l'ennesima pagina, eccolo: tracciata dalla mano esperta di un miniatore, una rappresentazione straordinariamente fedele dell'amuleto che aveva rinvenuto al collo della bambina. Lo stesso intaglio, lo stesso colore... la stessa sensazione. Non poteva essere una coincidenza. Allo stesso modo non poteva esserlo Furusatou: il nome compariva assieme a quello di altri siti archeologici della Pioggia, tornando poi nel terzo volume, in cui, benché l'argomento fosse di tutt'altra natura, se ne rimarcava la tradizione di produrre bambole, tracciando un possibile legame con i feticci funerei del primo volume.
Non era molto... ma era qualcosa. Qualcosa, finalmente.*


"Fujie... a..."

*Non un alito di vento, non un accenno di corrente, eppure le luci si spensero una dietro l'altra. La giovane kunoichi ne avrebbe visto svanire il riflesso, e, con ciò, l'oscurità dell'archivio stringerlesi sempre più attorno. Ultime a rimanere sarebbero state la candela accanto a lei, e la lampada di Noburu alle sue spalle.
Voltandosi per seguire il richiamo, tuttavia, la kunoichi non avrebbe trovato il volto stanco ma bonario del vecchio bibliotecario... ma una caricatura muffita e cadente, grigia, dai contorni alieni... e terribilmente familiari. Un morto su due gambe, la pelle a fatica ancora aggrappata alle ossa, appesantita dal contatto con l'acqua. In mano, fumante, una tazza di caffè, e, ancora per un istante, la propria lampada.*


"... aiutami..."

*Buio, in un istante, e il suono del vetro che si infrange in terra. La creatura le saltò addosso, le dita nodose strette attorno al collo in una presa ferrea, già sentita. Si sentì affondare, soffocare, in una scena tristemente già vista. Di nuovo quelle voci, di nuovo quegli odori, di nuovo quelle immagini... ma questa volta più nitide, in qualche modo, più tangibili. Pioggia, il buio della notte, uomini incappucciati dalle mani di un azzurro familiare, paura, ineluttabilità... e poi urla, sofferenza, le braccia strette attorno alla bambola, migliaia di suppliche zittite in un solo istante. Shinjou, shinjou, SHINJOU.
Mentre l'aria nei polmoni si tramutava inesorabilmente in anidride carbonica, mentre ogni muscolo spasimava per la vita e la mente si rassegnava all'abbandonarla, Fujie avvertì la barriera tra sé ed il Sei Code farsi nuovamente labile, sottile. Ma questa volta l'avvicinarsi non sembrava destinato ad arrestarsi, e ciò che era estraneo nei pensieri e nelle sensazioni di Saiken divenne in un istante indistinguibile dal proprio. Ma tra loro non c'era alcuna complementarietà: il demone parve accorgersi di quello sversamento di coscienza, e, incapace di reagirvi in maniera composta, finì col gettare nel panico entrambi. Si agitò, la sua forza incontenibile, persino superiore a quella di Fujie, ma alla kunoichi non sarebbe occorso molto tempo per rendersi conto che, per via del loro contatto, lo stesso potere che la respingeva non faceva che riverberarle addosso, inevitabilmente avvicinandola al demone, e, al contempo, condividendone l'energia.
Nel delirio del soffocamento, di quella crisi terrificante, il Rokubi le era più vicino che mai. Eco di quel contatto, esteriormente, sarebbe stato il chakra demoniaco emanato dalla pelle di Fujie senza che lei se ne accorgesse.*


"No... NO... STAMMI LONTANA! SONO STATO IO, NON LO CAPISCI?! LI HO UCCISI IO! UCCIDERÒ ANCHE TE!"

Edited by Sir Onion - 4/7/2019, 23:00
 
Top
40 replies since 6/10/2018, 06:36   1171 views
  Share