| Yu si gettò contro il nemico con il ronzare del suoi stessi fulmini a riempirgli gli orecchi e la propria voce a fare da sottofondo, graffiandogli la gola. La sua era una battaglia disperata, in cui le scommesse generalmente avrebbero puntato tutte contro di lui. Non c’era luce nell’oscurità in cui era caduto, nessuna se non quel barlume che conservava dentro di sé, quella sua cocciutaggine, quel suo istinto innato a non arrendersi, a sbattere contro il muro una, due…dieci volte se fosse stato necessario, fino a quando non fosse riuscito ad abbatterlo a suon di testate. Era conscio che il suo avversario fosse innumerevoli volte più forte e preparato di lui, ma non per questo avrebbe mollato l’osso con tanta facilità. Era disposto a tutto, pur di vincere quella battaglia. Avrebbe continuato ad alzarsi anche quando le membra fossero state talmente stanche da reggerlo a malapena. E anche non potendosi più tirare in piedi, avrebbe combattuto, proprio com’era stato contro il Capo Anbu. No, non avrebbe permesso all’ombra di suo padre di surclassarlo. Non ne aveva alcun diritto. Poi che fosse pure qualcun altro - lui stesso e, di conseguenza, pure Kurama, se doveva dare credito a quanto rispostogli dalla Volpe poco prima - non gliene importava nulla. Lo avrebbe fronteggiato a testa alta, usando qualsiasi mezzo, rischiando pure, proprio come stava facendo in quel preciso momento mentre i suoi piedi cozzavano rapidamente uno davanti all’altro sul ghiaccio disciolto. Una carica, la sua, che difficilmente gli avrebbe permesso di eludere una controffensiva proveniente dalla parte opposta. Per questo era pronto a convertire il Raiton che aveva convogliato nel proprio corpo in una difesa: non era detto che suo padre cascasse nuovamente nel suo trucco. Meglio sempre avere un piano B, soprattutto contro qualcuno di quel calibro. E ne aveva tutte le ragioni. Probabilmente irritato dalle parole che gli aveva rivolto poco prima, Aoi si gettò contro di lui con rabbia, infischiandosene delle bolle e del pericolo che potessero rappresentare. Le effimere si mossero secondo la traiettoria dettata da Yu, vorticando attorno all’obiettivo, scambiandosi di posto fino a quando non impattarono sullo Shinobi rilasciando il proprio effetto. Suo padre si bloccò, imprecando sonoramente, strofinandosi spasmodicamente gli occhi accecati dallo scherzetto impresso nella seconda bolla che l’aveva colpito. Ma la sua fu solamente una pausa momentanea. Più incazzato che mai, riprese la sua corsa gridando. Occhi chiusi e katana alla mano, menando fendenti a caso, ma al contempo dannatamente precisi per qualcuno che non riusciva a vedere. Di fronte a quella reazione inaspettata, ma che rientrava nelle previsioni di un buco nell’acqua, Yu non si fece pregare. Impossibilitato a scartare di lato efficacemente, visto lo slancio ormai preso, voltò il corpo di sbieco alzando il braccio destro all’altezza del viso. Il Raiton che fino a quel momento aveva concentrato in maniera distribuita in tutto il corpo, venne fatto convogliare in quell’unico punto e fuoriuscire a mo’ di scudo giusto un attimo prima che un fendente dall’alto lo raggiungesse. Ci fu un’esplosione di luce accecante e il Rosso avvertì quel singolo colpo vibrare lungo tutto il braccio fino alla spalla. Ma non ebbe modo di riprendersi. Aoi colpì ancora, ancora e ancora, con sempre maggior collera e sempre maggior forza. I suoi attacchi di katana erano pesanti, rosi dall’odio e dall’ira che parevano avergli dato maggiore potenza di quanta non ne avesse già di suo. Per quanto il suo scudo di fulmini funzionasse, rilasciando scintille e ronzando ad ogni colpo subito, non riusciva a bloccare completamente l’impeto di quell’offensiva soffocante. Ogni colpo vibrava nelle ossa, nei nervi, nei muscoli del braccio di Yu. Iniziava a fare male tenerlo lì come ultimo baluardo di difesa contro la furia di suo padre, di quel male che fanno le membra quando si addormentano, ma moltiplicato per cento. Prima che se ne rendesse conto, iniziò a piegarsi sotto quei fendenti, ad abbassarsi nel tentativo di proteggersi. Il viso contorto in un’espressione commista tra dolore, odio e cocciutaggine. I denti stretti, la mandibola irrigidita e gli occhi che si stringevano ad ogni singolo colpo. Non gli lasciava un minimo di respiro, non c’era una singola apertura da cui potesse uscire da quella situazione di stallo ed evidente inferiorità. Ma non per questo gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo soccombere sotto i suoi attacchi serrati. Fu per questo che, nonostante il dolore e la difficoltà nel resistere a quell’assalto opprimente, alle parole del padre si sforzò di rispondere con un sogghigno.
Ho smesso di dare retta alle tue sporche parole molto tempo fa! Non riuscirai a convincermi nuovamente di qualcosa che non ha alcun fondamento. Fece, mentre l’altro aumentò nuovamente la forza fino quasi a surclassarlo. Io sono qui! La voce resa un ringhio a denti stretti che graffiava la gola. Che ti piaccia oppure no, non me ne frega un cazzo! E, porca puttana, sono ancora dannatamente vivo! Il braccio iniziò a tremare sottoposto ad uno sforzo superiore alle sue effettive possibilità. Se avesse continuato così, era sicuro che glielo avrebbe spezzato. Non saranno di certo le tue insensate previsioni a segnare quel che sarà. Portò l’altra mano a dare man forte al braccio in difesa. Tenendolo perché resistesse ancora. Finchè avrò respiro, sarò io a decidere del mio destino, padre. Ciò che posso o non posso fare non dipende da te, ma solo da me!
E proprio in quel momento, quando le sue ultime difese stavano per frantumarsi, una voce dannatamente familiare si sovrappose a quella di Yu. E fu come ricevere una carezza, una ventata di aria fresca, usciti da uno spogliatoio puzzolente. La stretta che sentiva al cuore si allentò impercettibilmente, sciolta da quella presenza amica, e l’espressione d’odio sul viso del Rosso si tramutò in sorpresa. Era Kai quello che aveva parlato, ne era sicuro, non se l’era sognato. Fu automatico per lui, far scattare gli occhi al di sopra della spalla, alla ricerca della sua immagine nell’oscurità. E lo trovò, lo trovò presto. Non aveva però la stessa consistenza reale che possedeva suo padre…sembrava quasi fittizio, impalpabile, un po’ come un fantasma. Non era fisico. Eppure c’era, era proprio lì assieme a Shizuka. Yu riusciva a percepire l’irritazione arrivare da lui. Gli occhi di ghiaccio erano animati da quelle fiamme che il Chunin vi aveva già visto tanti anni prima, quando, dopo tanta fatica, Kai era riuscito a farlo reagire, a farlo uscire da quel guscio di accettazione in cui si era rinchiuso per proteggersi. Sembrava di rivivere quella scena: Yu, alle prese con il bullo di turno, che era pronto a farsi picchiare a sangue, forse fino alla morte se questo fosse stato necessario per proteggere quella che riteneva la sua famiglia. Ma non si rendeva conto, quello Yu-moccioso, che a fare così non avrebbe fatto altro che far soffrire gli altri, che senza nemmeno tentare di reagire, quel suo atto di egoismo non fosse minimamente equiparabile al desiderio di proteggere qualcuno. Solo che adesso lui ce la stava mettendo davvero tutta per reagire! Kai non aveva proprio nulla da rimproverargli! E nemmeno Shizuka che, benchè fuori da quella vecchia storia, ormai era a tutti gli effetti parte del loro gruppetto mal assortito. Però la sapete una cosa? Anche solo sentire lo Yuki rimproverarlo e minacciarlo era un balsamo. Così come lo era leggere la fiducia infinita che campeggiava negli occhi verdi della bella Cecchina. Di non essere da solo in quella brutta situazione lo aveva capito, poco prima mentre parlava con Kurama: c’era Takumi di fuori, probabilmente molto vicino a lui visto che ne sentiva l’odore fino in quel mondo onirico, c’erano Kai e Shizuka dentro di lui da quando aveva fatto quella scelta e ora anche lì, sebbene non fisici. Però forse anche comprendendolo, non ci aveva creduto fino in fondo. Adesso però lo vedeva. E, benchè non capisse da dove suo fratello avesse tirato fuori quel discorso circa il dimenticarsi di loro, era dannatamente felice di vederli. Assieme alle parole di Kai, giunsero anche quelle di Kurama. Un sussurro criptico, ma sicuramente meno oscuro dei discorsi precedenti. Ma ben prima che Yu potesse capire cosa intendesse la Volpe con quel “solo tu puoi farli uscire”, e prima che potesse rispondere per le rime al fratello, Aoi si preparò per un nuovo attacco. Balzò indietro, prendendo le distanze e lasciando finalmente libero il Rosso dal suo martellante attacco precedente. Ma non vi fu abbastanza tempo per il giovane Chunin di preoccuparsi delle condizioni del proprio braccio: riuscì a malapena a sgranchirselo un momento, aprendo e richiudendo la mano dolorosamente, prima che suo padre attaccasse di nuovo. Con uno scatto vorticante e tagliente, Aoi si lanciò verso di lui con tutta la furia che aveva. Un attacco letale che Yu riuscì a schivare malamente solo grazie ai suoi buoni riflessi, ma non senza danni. I movimenti inumani compiuti da suo padre, grazie a quel suo corpo fluido come l’acqua, non gli permisero di avere salva la pelle senza riportare ferite questa volta. Nello scartare di lato, gettandosi a terra, Yu venne colpito da più fendenti sulla parte sinistra del corpo. Sulla gamba, sul braccio, sul fianco e sul viso. Alcune lacerazioni erano più gravi di altre che risultavano per lo più tagli superficiali, ma nel complesso non fu una schivata eccellente la sua. Era evidente che quell’attacco furioso fosse troppo veloce per le sue gambe. Ruzzolò a terra, con una capriola ben poco elegante, rialzandosi immediatamente e sentendo allora il dolore su gran parte del corpo. Le ferite bruciavano e inzuppavano i suoi vestiti. Sentiva il liquido caldo corrergli sulla pelle e si rese conto che il laccio di Takumi stava anch’esso assumendo un colore scarlatto, assorbendo il plasma che fuoriusciva da una ferita sul polso. Imprecò a denti stretti, vedendo suo padre prepararsi ad un nuovo attacco, ma, nonostante questo, la sua attenzione venne nuovamente catturata da Kai che inveiva su di lui per l’ennesima volta, sia sul fatto che si fosse fatto prendere da quell’assalto, sia ripetendo quanto detto precedentemente.
Ma vuoi startene un po’ buono?! Lo rimbrottò allora, girandosi di scatto. Pensi sia facile?! Che cazzo, va bene un po’, ma il troppo stroppia! Quella cosa del non dimenticarsi di loro poi era ridicola. Come cavolo poteva farlo? Proprio lui che per Kai era stato pronto a rivoltare il Paese dell’Acqua come un calzino e che aveva messo in pericolo la vita dei suoi migliori amici pur di andare a riprenderlo nel Ragno, luogo dove lo tenevano prigioniero. E per Shizuka aveva interceduto con Hogo pur di farla restare a Kiri come Kunoichi, offrendole poi riparo nella sua stessa casa dopo quanto accaduto ad Hatoma. Insomma, era assurdo si scordasse di loro. Come era assurdo si scordasse di un mucchio di altre persone che, come loro, avevano o avevano avuto un ruolo importante nella sua vita. Lui non era così, non era uno che si scordava le cose, non era uno che dimenticava le persone a cui voleva bene. Era in quel posto dannato proprio per uno di loro, in fin dei conti! Dio se gli faceva girare le palle quando diceva quelle cose stupide! Finiscila di dire cazzate! Sai benissimo che è impossibile che mi dimentichi di voi! Sei stato tu stesso a dirmelo, Baka! Non te lo ricordi più?! Quella volta che avevi un febbrone da cavallo!
A quelle parole di Yu, alcune bolle presenti sul campo di battaglia ebbero una strana reazione: la loro superficie venne smossa da dei cerchi concentrici, come se avessero appena gettato un sasso in uno stagno. Ma il Rosso ebbe appena il tempo di vedere quell’effetto con la coda dell’occhio, prima di doversi nuovamente gettare a terra, balzando di lato per evitare l’ennesimo attacco del padre che lasciò un’altra volta il segno. Non ancora abbastanza, però da impedire al Chunin di rialzarsi di nuovo. Oh, le membra facevano male. Quelle lacerazioni bruciavano e lanciavano stilettate ad ogni singolo movimento del ragazzo, ma Yu era troppo cocciuto per mollare così facilmente. Anzi, si mosse per dare una frenata a quel continuo gettarsi su di lui alla cieca di suo padre. Agganciò due bolle col chakra e rudemente gliele gettò addosso, all’altezza degli orecchi, facendogliele esplodere proprio a ridosso dei padiglioni con il rumore più forte che fosse in grado di produrre in quel luogo ammantato di fluido. Il collerico Aoi, accecato dalla rabbia com’era, non provò nemmeno a schivarle subendone in pieno l’effetto tra ustioni e stordimento causato dal rumore. Ringhiava infastidito, come un animale ferito, scuotendo la testa per cercare di schiarirsela, ma senza effetti immediati, dando di fatto a Yu la possibilità di dare un’occhiata a quelle bolle su di cui poco prima aveva visto manifestarsi quello strano fenomeno. Si avvicinò zoppicante a quella più vicino a sè, tenendosi il braccio destro che aveva fatto il suo dovere nel proteggerlo dalla furia di suo padre poco prima. Stranito - era certo di non essere stato lui ad aver dato quell’ordine alle sue bolle - osservò il bislacco manifestarsi di figure e immagini al contrario, sulla superfice dell’effimera. Lievemente distorte dalla pellicola iridescente e sferica, e a testa in giù, si muovevano come in un sogno e, guardandole meglio, Yu le riconobbe all’istante. Inclinando la testa per seguire meglio ciò che veniva rappresentato in questa o quella bolla, Yu distinse varie situazioni, vari ricordi che interessavano lui, Kai e Shizuka e di come le loro vite si fossero immancabilmente intrecciate. Il suo incontro con Kai, le scorribande all’orfanotrofio, la loro separazione, l’Accademia, l’arrivo di Shizuka, il suo attaccarlo per darle notizie del fratello, Yu che correva ad avvisare le autorità e indagava sull’accaduto, Fuyu e la sua prova, Urako e Shi e la partenza per quella missione, Kai e il Ragno, Shizuka che si schierava apertamente dalla loro parte…c’erano un mucchio di memorie in quelle bolle. In una di esse Yu vide la situazione a cui aveva fatto riferimento poco prima con il fratello. Quella sera piovosa, in cui Kai, testardo come un mulo, voleva uscire a tutti i costi per rispondere alla chiamata per una missione, nonostante si reggesse a malapena in piedi a causa della febbre. Il Rosso lo aveva redarguito, minacciando che non sarebbe minimamente andato a riprenderlo se fosse stramazzato a terra a metà strada tra casa loro e il punto d’appuntamento con i compagni di squadra dello Yuki. Era stato a quel punto che il moro manipolatore del ghiaccio aveva sorriso. Bugiardo. Aveva detto, allo stesso modo in cui Yu si era rivolto a Kurama più volte. So benissimo che correresti subito a prendermi…Lo fai sempre. Rivedere quella scena riflessa in piccolo in quella bolla, gli scaldò il cuore come fu viverla direttamente. Non c’erano voci e rumori in quel riverbero di sapone e acqua, ma la voce di Kai gli rimbombava ancora in testa, vivida come il sorriso che aveva in quel ricordo al contrario.
Avevi ragione, sai? Chiese rivolto al fantasma di quel Kai innervosito. Cazzo, se avevi ragione. Non penso proprio sia possibile che mi dimentichi di te, Baka. Non è fisicamente possibile.
Sarebbe corso in capo al mondo per ritrovarlo quella volta che era stato rapito. Aveva sofferto come un cane, si era incolpato di tutto e aveva avuto una paura immane di non rivederlo mai più. Per lunghe settimane, aveva tirato avanti con un kunai piantato in un punto in cui le mani non arrivavano per poterlo estrarre. Viveva, sorrideva, ma ogni mossa era un dolore atroce…e se putacaso il pensiero andava lì, a quel fratello che era tenuto prigioniero da tempo, senza che lui ne avesse saputo nulla fino a quando non era apparsa Shizuka, la ferita riprendeva a sanguinare come appena inferta. Alla fine tutto si era risolto, lasciando nuove cicatrici, ma dandogli almeno la soddisfazione di riavere parte della sua famiglia a riempire quella casa silenziosa e vuota, con una nuova aggiunta: Shizuka. La donna era stata accettata come Kunoichi da Hogo per sua intercessione…anche se aveva l’impressione che dietro ci fosse pure lo zampino di Fuyu in quella parte di storia, e ricordava chiaramente lo sguardo grato e le parole con cui la cecchina gli si era rivolta dopo che il Mizukage di allora accettò la sua presenza alla Nebbia. Si era intrufolata nella sua mente, in punta di piedi, come faceva sempre, catturando l’attenzione del giovane a ringraziandolo con dolcezza utilizzando la voce di Kai e quella di una donna che probabilmente era sua madre. Ritrovò anche quel ricordo tra le sue bolle, guardandolo con una certa nostalgia e provando le stesse sensazioni di allora. Profonda gratitudine verso quella donna che era stata il fulcro della buona riuscita dell’operazione e profondo orgoglio nel sentirla dire di voler diventare la migliore.
Non penso di avertelo mai detto direttamente,Shizuka, ma io credo alle parole che mi hai detto quella volta dal Mizukage. Scoccò un’occhiata alla donna e ad una bolla seguente, notando colori accesi, il mare e lanterne a festa. Ricordi? Hai detto di voler diventare la migliore. Non ti ho ancora visto farlo, ma desidero riuscirci. Quindi non posso proprio scordarmi di te! Così come non posso farmi ammazzare prima di averti vista realizzare quanto promesso.
Fu allora che riconobbe la situazione rappresentata nella bolla lì vicino. Quella era la prima uscita che Kai, Shizuka e Yu avevano fatto assieme dopo che i primi due erano guariti dalle ferite riportate ad Hatoma e dopo essere stati valutati un Chunin e una Jonin dalle autorità di Kiri. C’era una fiera al porto e avevano deciso di andarci tutti assieme, per divertirsi e per portarci la Cecchina…lei che di quelle cose non ne aveva mai viste e vissute. Era stato divertente vederla stupirsi per ogni singola cosa, dai dolciumi che vendevano le bancarelle, ai pesciolini da “pescare” con la paletta di carta nella vasca, ai vari ricordini da poter comprare, alla musichetta allegra e leggera di sottofondo che aleggiava per tutta la fiera. Quando si erano stufati di stare in mezzo alla bolgia, si erano seduti al vecchio molo osservando il mare, chi con in mano il suo pesciolino nel sacchetto osservandolo con occhi grandi e meravigliati dai colori delle scaglie, e chi con in mano cibarie varie. Era stato allora che Yu e Kai avevano insegnato a Shizuka a far uscire la sua “voce”. No, no, non nel vero senso della parola: la donna non poteva parlare come loro e respirava attraverso la pelle in un sistema simile alla fotosintesi, ma nulla le impediva di usare il proprio corpo come uno strumento, no? L’avevano vista triste, sentendoli fischiettare il motivetto della fiera, così alla fine si erano messi ad insegnarle come si faceva. In fin dei conti i polmoni li aveva, non li usava per respirare e assimilare ossigeno, ma non c’era motivo per cui non potesse accumulare aria al loro interno e poi farla fuoriuscire dalle labbra modulandola per generare un fischio. Ci avevano messo un po’. Shizuka aveva dovuto abituarsi a usare qualcosa che non usava da tempo, ma alla fine era stato impagabile vedere la sua faccia quando era riuscita a generare il primo suono da sola. Una sensazione semplice, di felicità e familiare routine che, però, aveva quel filo di orgoglio che non guastava mai. Sensazione che ritornò vivida come allora solo nel riportare alla mente quella situazione.
Oi, velo ricordate quel motivetto che abbiano fischiato assieme alla fiera?
Fece rivolgendosi ai due fantasmi, mettendosi subito dopo a fischiettare lui stesso la melodia, tornata a galla nella sua mente come appena vissuta. Leggera e vivace, del tutto inadatta a quella situazione disperata, eppure…dannatamente perfetta. Sanava l’angoscia, spargendovi gocce di speranza e divertimento, rendendo più semplice combattere il dolore e resistere alla fatica. Mitigando quella situazione, forse dandone solo l’illusione, ma il potere dei placebo era più grande di quanto potesse sembrare. Così, anche se con la coda dell’occhio Yu vide Aoi tornare in sé, recuperando la totale lucidità e preparandosi ad un nuovo attacco, non smise di fischiare. Quel momento di tregua finì allo stesso modo in cui era iniziato, ma il Rosso portò con sé il beneficio di quel viaggio tra i ricordi che aveva compiuto. Parole e sensazioni sopite per lungo tempo, erano ora vivide come quando le aveva sentite e vissute la prima volta. Un abbraccio caldo, una sicurezza piacevole anche laddove non ne aveva alcuna. Come se si fosse un po’ ricaricato e fosse pronto a reagire e spezzare quella catena infinita di attacchi che suo padre stava riprendendo a fare. Di nuovo, per l’ennesima volta, Aoi si lanciò contro di luì. Veloce, letale come lo era stato le volte precedenti, in un turbinio di lame e movimenti impossibili, l’Hōzuki gli fu addosso in pochissimi attimi, dandogli appena il tempo di scansare, rotolando a terra. La melodia fischiettata si interruppe nel momento in cui Yu sbattè la schiena sulla superficie di ghiaccio, perdendo il fiato immagazzinato nei polmoni. Aprì gli occhi sul cielo oscuro di quel mondo, avvertendo le fitte delle nuove ferite aperte, più quelle di tutte le precedenti. Rotolò prono, per poi mettersi in ginocchio, aiutandosi con le braccia. Raccolse il sangue che aveva nella bocca e lo sputò a terra sul ghiaccio, osservando come si diluisse e mescolasse sull’acquetta in superfice. Era ridotto abbastanza male. Uno straccio. Eppure gli uscì una mezza risata di bocca, mentre si rimetteva in piedi. Per cosa ridesse non lo sapeva nemmeno lui, tuttavia mentre si rialzava faticosamente, inspirando a pieni polmoni, riprese ad unire le note di quella semplice melodia della fiera. Quasi a sfida verso suo padre. Osservandolo con un sorriso irritante sulle labbra, nonostante tutto il dolore che lo lacerava. Lo sguardo chiaro e deciso puntato verso l’avversario, mentre dalla schiena andava a prendere Kenmaki in uno sferragliare di lame familiare e confortante.
Acciaio tra le mani insanguinate. Un sorriso sul volto sfatto. Uno sguardo divertito negli occhi. E un fischio a rompere il silenzio. <ninjutsu elementale> - 雷 - Scudo di Fulmini - [Chk: 85/120][Def/Res: +120/155] "All'avvicinarsi di un attacco, il ninja utilizza il proprio chakra di fulmine per creare una barriera di elettricità davanti a sè. Questa tecnica si rivela piuttosto inefficace per difendersi da un attacco a distanza o fisico, ma più utile per difendersi dalle Ninjutsu Elementali. In caso di attacco fisico ravvicinato l'attaccante subirà 15/20 danni e punti ferita da Sonnolenza e Paralisi, più altri 20 per ogni arma che ha utilizzato per attaccare, mentre in caso di Ninjutsu Elementale questa tecnica prende un ulteriore bonus di 15/30."
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