一緒に Isshoni - Lo Zero e l'Uno, Quest stabilizzazione Bijuu (Chōmei, metà positiva), per gaeshi (2°PG)

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view post Posted on 16/8/2018, 18:13     +1   -1
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Iwa.
2 Febbraio 249, ore 04:11.

Lieto di vederti così puntuale, Sasori.

Chissà di quale sfumatura s'erano imbrattate le iridi grigie dietro la maschera perfettamente candida di Nashi, il Nulla. Forse compiacimento, difficile dire però se dovuto alla devozione dello Scorpione o alla consapevolezza di aver dato i natali ad una perfetta macchina da guerra. Non si scompose più del dovuto, tuttavia. La mente rimaneva ben ancorata allo scopo di quell'incontro, altrimenti non avrebbe certamente scomodato la ragazza, convocandola nel sotterraneo degli Sfregiati nel cuore della notte.

- Accomodati.

Le indicò, con un cenno, una poltrona posizionata di fronte alla sua, al polo opposto della scrivania in legno sulla quale svettavano diverse pile di documenti, ordinate con una precisione quasi maniacale. Non appena la kunoichi ebbe preso posto, le porse una cartella che, al contrario, pareva contenere soltanto una manciata di pagine. A quel punto, lasciò scivolare le mani lungo i braccioli del suo scranno, dando a chi aveva davanti il tempo necessario per leggere quanto era stato riportato su quel fascicolo.

CITAZIONE
gSRA6oO


Ichikawa Hideyori - Yamainu (豺), lo Sciacallo

Jonin al servizio di Iwa, ANBU del Reparto Assalitori e membro degli Sfregiati.
Si tratta di uno shinobi dalle incredibili capacità, specializzato tanto nelle arti marziali quanto nel Ninjutsu. Possiede un chakra spropositato ed è l'unico, tra i soldati dell'esercito, in grado di manipolare tutti gli elementi, fatta eccezione per il Katon. La sua agilità è indiscussa e ad oggi, da parte sua, non risulta alcun accesso in ospedale. Nessuno ha mai udito la sua voce. Sembra essere muto, eppure ci sente perfettamente. È un'arma pressoché impeccabile, valsa alla Roccia il completamento di ben 136 missioni, di cui 47 di rango S. Non si annovera nessun fallimento... ad eccezione dell'ultimo incarico.

Il 23 Gennaio del corrente anno è partito alla volta di Yatabe, trentadue chilometri a nord-est del villaggio, affiancato da due dei suoi compagni, Tanuki e Yokoba. L'obiettivo della missione era quello di seguire il nukenin Kasaya Iemitsu dopo i suoi ultimi spostamenti, rintracciarlo ed eliminarlo. Dopo tre giorni dalla scadenza del termine per il rapporto, fissato per il 28 Gennaio, è stata inviata Kumo per un sopralluogo. Non vi sono tracce delle unità inviate per l'assassinio di Kasaya, fatta eccezione per poche parole impresse sul terreno.
Yamainu. Traditore.

Al momento, le indagini sono in corso e Kumo rimane impiegata presso Yatabe nell'interrogare possibili testimoni.


- Mio malgrado, riconosco che le informazioni in nostro possesso non sono molte. Se sei qui, Sasori, è per partire oggi stesso al mio fianco alla volta di Yatabe. Tuttavia, prima di metterci in marcia...

Fece una breve pausa, durante la quale tentò invano di comprendere quali sentimenti si celassero dietro la maschera dello Scorpione - ammesso che quella ragazza ne avesse, di sentimenti. La sua, invece? Oh, la fioca luce dell'unica candela presente in quella stanza, più simile ad una cella che ad uno studio, non avrebbe illuminato altro se non la fredda porcellana che difendeva l'identità di Azumamaro Nagai. Arduo stabilire cosa stesse provando il leader degli Sfregiati, apparentemente inflessibile come la roccia. Certo, Tanuki e Yokoba erano solo strumenti, pedine sacrificabili per la gloria e la salvezza di Iwa, proprio come loro due... ma erano comunque compagni, fratelli in quella malsana famiglia di mostri e rifiuti.
Ed infine la domanda giunse, mentre uno spiffero d'aria faceva curvare la fiamma della candela, facendo sprofondare quello spazio angusto fra le tenebre, anche se solo per un momento.

... vorrei avere un tuo parere, Scorpione.

Ma tu guarda, lascio Rei ch'era una pischella che aveva appena scoperto cosa fosse l'amore per Niijan... ed ecco che me la ritrovo qui, a lottare per ottenere il controllo di Chōmei, lo Shichibi. Porca puttana.
Sul mio modo di masterare non ti dico nulla, sei già più che preparata - l'unico appunto lo do sulle tempistiche, ricordando che causa impegni in real riuscirò a fare due post a settimana (se poi riesco a farne di più, meglio). A sto giro l'asticella della difficoltà pende verso il massimo, il che mi intriga parecchio. Non ti faccio nessuna raccomandazione, non ne hai bisogno. Per ciò che mi riguarda, puoi anche interagire con il tuo Bijuu, finché rimani nell'ambito della "neutralità" che ho letto nel tuo post finale in Evento, senza quindi sbilanciarti in nessuna delle due possibili direzioni. Ovviamente mi riservo il privilegio di ruolarlo a mia volta, altrimenti che piacere ci sarebbe?

Insomma, a te la tastiera. Se serve, sai dove trovarmi.
 
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view post Posted on 16/8/2018, 18:49     +1   -1
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Si aspettava una convocazione, appena tornata a Iwa. A differenza di altri colleghi, che erano stati riportati alla Roccia in barella, lei era uscita dal Gedo relativamente sana e salva. Non aveva avuto bisogno di controlli medici -e anzi, si era rifiutata di occupare posti e risorse in favore di quelli che necessitavano davvero di cure- ed era tornata a casa, la casa ottenuta dal loro padre biotecnologico, il Dottor Katayama.
Si era fatta un bagno, lungo e rilassante, mentre rifletteva sull'esperienza vissuta. Aveva fatto capire alla Tsuchikage che aveva bisogno di parlarle, perché la questione Choumei non poteva essere ignorata... Ma la Koizumi maggiore le aveva detto che l'avrebbe convocata il prima possibile.
Malgrado avesse un canale preferenziale con la regnante, c'erano dei doveri a cui Chiye non poteva sottrarsi. Avrebbe atteso, quindi, vivendo la sua vita come al solito.
Ma con un terzo ospite in quel corpo tanto piccolo.

Percepiva il Demone dentro di sé, annidato assieme ai suoi cuori. Era una presenza diversa, non ostile, ma nemmeno naturale. Se Hacchan e Niijan formavano una simbiosi perfetta, Choumei era il terzo incomodo, palesemente.
Non udì la sua voce, forse si stava riposando anche lui, o adattando al nuovo ambiente che, volenti o nolenti, avrebbero condiviso assieme.

La convocazione giunse la mattina dopo, ma non da Chiye. Era Azumamaro, o meglio Nashi, perché ad essere convocata era Sasori e non Rei.
Lieta di avere qualcosa da fare, si vestì, si mise la maschera, e uscì per giungere puntualmente alla Tana, come ogni tanto la chiamava Amazzone. Era uno scantinato polveroso, niente di eccezionale, e nemmeno l'unico -gli Sfregiati avevano varie sedi, per variare i luoghi di riunione così da non essere prevedibili- però era il più importante. Era l'unico abbastanza grande da contenerli tutti comodamente, e non erano mancate le occasioni solidali. Sempre contenute, certo, ma che creavano quello spirito di squadra che anche le armi dovevano avere, quando condividevano la stessa panoplia.

Quel giorno invece c'erano solo lei e Nashi, che andò subito al sodo spiegandole la missione. Mentre Rei leggeva il fascicolo, dietro la maschera la sua fronte si accigliava.

"Tanuki e Yokoba... Diamine."

Con Tanuki ci aveva fatto la sua ultima missione, quella alle terme. Con Yokoba, il suo battesimo del fuoco. Non poteva dire che voleva loro bene, ma erano colleghi validi, e le faceva piacere la loro presenza.

"Noooo, proprio loro? Non è giusto!"

Delle due era Ventitré quella emotiva, quella che si era realmente affezionata agli Sfregiati. I suoi sentimenti puri erano smorzati dalla logica freddezza di Diciotto, e insieme riuscivano a creare una ragazzina dispiaciuta, ma non distrutta, dalla possibile morte dei compagni.
Sasori però non poteva avere sentimenti. Quando metteva quella maschera, Nashi si aspettava da lei praticità, fermezza e compostezza.

Alzò gli occhi dalla cartelletta che le aveva consegnato, e li pose su quelli della maschera di porcellana del proprio comandante.

«Il mio parere è che non possiamo dare già per scontato che Yamainu sia il colpevole. Yokoba e Tanuki si sono sempre dimostrati combattenti eccezionali, ma soprattutto uomini astuti. Dubito che in punto di morte, o prima di essere rapiti, ci avrebbero lasciato un messaggio così palese.»

Gli Anbu erano tutti sotterfugio, codici, mistero. Certo, era possibile che uno dei due, stremato, morente, non avesse tempo e modo di pensare a qualcosa di più adatto... Ma le sembrava strano. Troppo strano.

«Allo stesso tempo, dobbiamo trovare Yamainu e verificare se l'accusa è vera. Capire se Sciacallo avesse davvero dei motivi per tradire... O se qualcuno ne avesse per addossargli la colpa di un tradimento.»

Scorse di nuovo la cartelletta, in cerca di maggiori informazioni.

«Cosa sappiamo di Kasaya Iemitsu? Per quali crimini ci è stato assegnato?»

La voce della ragazzina era calma e concentrata. Ragionava, come sempre: se i suoi compagni erano morti, poteva solo provare a recuperare i corpi. Se erano vivi, poteva provare a salvarli, e per salvarli aveva bisogno di capire, pianificare e muoversi con attenzione.
Gli Sfregiati non erano una squadra numerosa, e tre membri in meno costituivano un duro colpo alle loro forze. Dovevano usare bene quelle che rimanevano.

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view post Posted on 18/8/2018, 09:43     +1   -1
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Un ghigno traboccante di soddisfazione si inarcò sul suo volto, dietro la maschera. Sasori era ancora una novizia nella squadra ANBU, eppure aveva già dato prova di maturità ed attenzione ai dettagli; quella frase, per quanto fosse chiara ed esplicita, non poteva affatto essere presa come verità sulla colpevolezza di Yamainu. Le osservazioni mosse dalla kunoichi furono impeccabili, ma nemmeno una parola sarebbe stata partorita dalle labbra del leader. Nashi era giunto alla medesima conclusione e non poté che compiacersi nel ricevere conferma da parte di chi aveva di fronte. Tuttavia, non l'avrebbe elogiata per l'arguzia, né tantomeno ringraziata per il suo parere. In fin dei conti, Rei era un soldato che aveva risposto ad una domanda posta da un superiore. Non necessitava di complimenti, perché ciò che le serviva era solo sapere di essere utile alla Roccia, in qualche modo.

- Diserzione.

Solo una parola, fredda e laconica. Tanto bastava ad Azumamaro Nagoi per esprimere il nauseabondo disgusto che provava nei confronti di simile feccia.

- Durante la sua ultima missione, ha approfittato della morte dei compagni per mettersi in fuga. I motivi del suo tradimento non ci sono noti, ma l'obiettivo di Yamainu non era catturarlo, né interrogarlo. Certe erbacce devono solo essere estirpate, senza porsi troppe domande.

Se da un lato Nagoi appariva risoluto e determinato nel suo eloquio, da un altro Rei avrebbe potuto percepire qualcosa di diverso. Incertezza. E come biasimarlo, del resto? La stessa chunin avrebbe compreso perfettamente quanto scarse fossero le informazioni in loro possesso, troppo poche ed incomplete per poter condurre un'azione con la sicurezza di avere successo. Anche in quel caso, la sua linea di pensiero non era poi così lontana da quella della sua interlocutrice. Non temeva per la loro vita - oh, diamine, in fondo morire per la propria patria era il dovere di ogni shinobi - ma per ciò che, per gli Sfregiati, avrebbe significato la perdita di tre importanti elementi.

- Se non c'è altro, sei congedata. Partiremo fra tre ore, dalla porta sud del villaggio.

EkNWK

Yatabe.
2 Febbraio 249, ore 16:24.

Giunsero quindi in prossimità della città di Yatabe. Questa appariva come un piccolo centro urbano di dimensioni contenute, con nuclei di abitazioni che si spargevano come chiazze lungo tutto il fianco di una montagna. In effetti, visti da lontano potevano apparire come villaggi diversi, eppure erano riuniti sotto lo stesso nome - e Azumamaro ci tenne a puntualizzarlo, perché in quegli angoli della nazione non era raro lottare per il pane, specie fra uomini che si ritenevano estranei a vicenda. Arrivati nel punto pattuito per l'incontro con Kumo, i due ANBU tuttavia notarono immediatamente qualcosa di strano. Il sentiero che avrebbe dovuto ospitare la loro conversazione appariva dilaniato, sfregiato dalle tipiche cicatrici lasciate da uno scontro. La roccia della montagna era frantumata e diversi kunai e frecce si trovavano incastonati nella pietra, o abbandonati al suolo. Una scia di orme si dirigeva verso l'alto, disperdendosi a qualche decina di metri di distanza. Quelle tracce, inoltre, erano accompagnate da un'orrenda chiazza di sangue, la quale terminava sul punto esatto in cui un arto inerme giaceva per terra, con un taglio netto all'altezza della spalla.

Oh, Sasori l'avrebbe riconosciuto immediatamente, proprio come Nashi.
Era il braccio sinistro di Amazzone.

Poi, un'esplosione proveniente da sopra le loro teste. Più in alto di circa duecento metri, in prossimità di uno dei centri abitati, si stava ancora consumando uno scontro. Il fragore delle carte bomba era chiarissimo, così come l'odore di bruciato... e di sangue. Da una coltre di fumo grigiastro, uscì fuori la figura di Kumo. Era priva di sensi e, a giudicare dal moto parabolico verso il basso, sembrava che l'onda d'urto fosse riuscita a scaraventarla giù dal fianco della montagna. I due ANBU l'avrebbero vista cadere in maniera repentina, ma c'era ancora spazio di manovra sufficiente per salvarle la vita, evitando che l'impatto con la roccia le rompesse l'osso del collo. Il liquido cremisi ch'era la sua linfa, invece, usciva ancora a zampilli da quello che, ormai, altro non era che un macabro moncherino attaccato alla sua spalla sinistra.

 
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view post Posted on 18/8/2018, 16:50     +1   -1
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Nessuno si aspettava mai approvazioni da Azumamaro Nagai. Ogni tanto arrivavano, certo, ma erano la sporadicissima eccezione ad una regola instaurata e condivisa: erano lì per fare il loro dovere, non per ricevere uno zuccherino quando si comportavano bene.
Quindi Rei non si aspettò un plauso dall'uomo che aveva scelto Nashi, il Nulla, come maschera. Cionondimeno, fu soddisfatta per un semplice motivo: non aveva ricevuto rimproveri, dunque doveva aver risposto bene.

Se la colpevolezza di Yamainu non era accertata, quella del suo obiettivo sì. Diserzione, il peggiore dei tradimenti: agire contro il tuo Paese è da infami, ma almeno hai un obiettivo in mente; scappare dal compito che ti è stato assegnato, invece, è pura codardia.

"Mah, io invece lo capisco."

La voce pura di Nijuusan, che aveva tentato la fuga, cercando addirittura di trascinare Juuhachi con sé, fu l'equivalente di una scrollata di spalle.

"Io invece no."

Si sorpresero entrambe a sentire la voce di Choumei che prendeva parte alla discussione. Fermo, sicuro, lo Shichibi condannava la fuga adducendo anche delle motivazioni.

"Abbandoni il tuo posto, perdi qualsiasi diritto. Se non sei d'accordo con quello che succede, devi imporre il tuo volere e cambiare le cose... Oppure uccidere chi ti è contro. Fuggire? Fuggire è da preda."
"Sì, beh, non è che si possa sempre trovare un modo, Chocho. A volte la fuga è l'unica soluzione."
"Non chiamarmi così. Ho un nome, Choumei, e decisamente molti secoli di esperienza in più di te, ragazzina."
"Le discussioni a dopo, gente. Stiamo lavorando."


Juuhachi interruppe il tutto bruscamente, così che Rei potesse chiudere la cartelletta e restituirla a Nashi.

«Nessuna domanda. Ci vediamo alla porta sud.»

Partirono per Yatabe, un villaggio unico seppur sparso sulle montagne. Lì avrebbero dovuto incontrare Kumo per ulteriori ragguagli, ma ad aspettarli c'era qualcosa di ben peggiore. I resti di uno scontro recente... E quello era il braccio della loro compagna.

"Oh no! No! Ama-Chan!"

Era troppo espansiva per i loro gusti. Sfacciata, invadente, rumorosa, con quello stesso braccio aveva fin troppe volte allungato pacche, scompigliato capelli, abbracciato gente che preferiva mantenere un po' di distanza. E sempre lei replicava "Sono il Ragno, se non vi abbraccio io qua non lo fa nessuno!" con quel suo sorriso eternamente sulle labbra e gli occhi luminosi e spalancati. Rei non escludeva che la donna facesse uso di sostanze stupefacenti, ma non le importava: era un membro di punta degli Sfregiati, il cuore pulsante del gruppo, e la difesa che ognuno voleva avere alle spalle.
Perdere un braccio, per un'arciera, era qualcosa di davvero brutto. Chi doveva avere incontrato?

L'avrebbero scoperto presto, purtroppo e per fortuna: la battaglia non era ancora finita.
Quando dal fumo dell'esplosione vide volare giù il corpo di Amazzone, inerme come una bambola e col sangue sprizzante dalla ferita, le sue tre voci si trovarono immediatamente d'accordo.

"Salviamola" disse chi la considerava un elemento fondamentale per la squadra.
"Salviamola!" strillò chi avrebbe visto la sua vita molto più silenziosa, grigia e monotona se Amazzone fosse morta.
"Salviamola" ordinò chi non accettava che qualcuno di esterno e nemico danneggiasse una proprietà del suo nido. E Amazzone lo era.

Rei scattò senza nemmeno dire nulla a Nashi. Sapeva che tra i due era la più adatta al compito, e che in quella situazione avevano bisogno che Kumo sopravvivesse per sapere quello che sapeva lei. Convogliò quindi il chakra nei piedi per aumentare la propria velocità al massimo consentito dal suo corpo, e contemporaneamente sfilacciò le fibre del proprio busto e delle braccia.
La donna era più grossa e pesante di lei, quindi doveva utilizzare più fibre se voleva afferrarla senza sbilanciarsi in avanti e senza ferirla ulteriormente. Tentò quindi di correre fino al limitare della montagna, piantare bene i piedi a terra infondendo il chakra per ulteriore stabilità, e proiettare in avanti le proprie fibre dal petto e dalle braccia. Il suo obiettivo era di muoversi il più rapidamente possibile e afferrare senza esitazioni il corpo di Kumo in caduta libera. Mirava a prenderla per il busto e a stringere le sue fibre addosso a lei per poi tirarla verso di sé, ma ovviamente qualsiasi parte sarebbe andata bene pur di non farla sfracellare al suolo.

Era una trappola? Forse. Sicuramente si stava esponendo ad un attacco... Ma per quello c'era Nashi con lei. Si affidò al proprio compagno per guardarle le spalle, e pur tenendo i sensi all'erta tentò di concentrarsi sul salvataggio di Kumo. Prima l'avrebbe portata in salvo, prima avrebbe potuto fare a pezzi chi l'aveva aggredita.

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view post Posted on 20/8/2018, 17:50     +1   -1
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Una trappola. Oh, Sasori doveva essere stata addestrata bene e la sua furbizia le sarebbe servita per evitare il peggio. Non appena ebbe poggiato i piedi sulla superficie della montagna, qualcosa sotto la roccia brillò. Si trattava di carte bomba, forse poco meno di una dozzina, le quali vennero fatte deflagrare immediatamente; pronta fu la reazione di Nashi, il quale aveva a sua volta previsto un simile esito. L'ANBU compose rapidamente una serie di seals, affidandosi all'arte del Doton per permettere alla compagna di non venire travolta. Una spessa cupola di terra si frappose fra lei e gli esplosivi, di fatto attutendo la carica di fuoco e permettendo al contempo alla chunin di avanzare, fino a raggiungere il suo obiettivo. Era una sintonia perfetta, ma del resto non c'era da stupirsi; ognuno degli Sfregiati era pronto a tutto e non solo per la protezione di Iwa. Ogni risorsa era preziosa e, in quel caso, salvare la vita di un compagno rappresentava un obiettivo importante tanto quanto quello di catturare chi aveva osato compiere quello scempio.

Così, mentre le fibre di Rei avvolgevano il corpo di Amazzone, Azumamaro iniziò a calpestare la roccia del muro che lui stesso aveva creato, balzando poi ancora più in alto, fino a venire inghiottito a sua volta dalla coltre grigiastra dalla quale la kunoichi era stata catapultata via. Non lasciò detto nulla a Sasori, certo che, anche in una situazione palesemente complicata come quella, la ragazza potesse prendere la decisione più oculata e razionale.
Ma cosa, di preciso, era corretto fare in quel momento? Nashi si era lanciato all'inseguimento del fuggitivo, deciso a non permettere a quel bastardo di farla franca così facilmente. Certo, si trattava di uno shinobi esperto, pronto anche a cadere in battaglia, ma il nemico che avrebbe affrontato non aveva ancora un nome, né un volto... e per aver ridotto in quello stato Kumo, doveva certamente trattarsi di un avversario ben più che temibile. Forse avrebbe potuto avere bisogno di supporto, ma ciò, di contro, significava abbandonare la fanciulla dalle ciocche dorate al suo destino. Non appena fu atterrata su di una superficie più stabile e l'ebbe adagiata al suolo, Rei poté sincerarsi con più cura delle sue condizioni. Erano pietose, a dir poco. L'esplosione che l'aveva scaraventata giù dalla montagna doveva averla colpita in pieno, a giudicare dall'ustione di secondo grado che, dal collo, si estendeva fino al basso ventre; la pelle appariva rossa, lacerata e viva, ricoperta in più punti di vescicole piene di liquido. Il braccio sinistro invece - o meglio, ciò che ne rimaneva - era persino più preoccupante. Il moncherino perdeva sangue copiosamente e, se non fosse stato richiuso anche con una certa urgenza, il problema del dissanguamento avrebbe rappresentato un fattore ben più letale del rischio di contrarre un'infezione. Sasori non era un medico, certo, ma qualsiasi shinobi era abbastanza preparato da saper pulire entrambe le ferite, far esplodere le vescicole bucandole e coprire l'ustione con le bende - che in quel caso, per fortuna, avrebbe trovato nella borsa ninja di Amazzone... e, al tempo stesso, eseguire in aggiunta una cucitura raffazzonata del moncherino per mezzo del Nero poteva bastare per salvarle la vita. Il tutto, però, avrebbe richiesto almeno venti minuti di lavoro, affinché l'operazione venisse compiuta con la dovuta concentrazione, necessaria in quel momento per non commettere errori che potevano risultare fatali per la vittima.

Era una scelta tremenda, ma necessaria. Tornare al fianco di Nashi nel combattere quel potente avversario, ma abbandonare Kumo ad una morte lenta e amara... oppure fare il possibile per tenerla in vita, anche rischiando di lasciare solo il leader degli Sfregiati. Simili scelte, per un ANBU, erano il pane quotidiano, ma pur agendo dietro una maschera, Rei non ospitava solo la coscienza di un soldato. No, dentro di lei vi era molto di più e la sua psiche, ahimè, era assai più contorta e difficile da piegare, in situazioni simili.
E suo, purtroppo, rimaneva quel pesante fardello.

 
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view post Posted on 21/8/2018, 15:35     +1   -1
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Sentì le esplosioni, ma non si voltò. E fece bene, perché avrebbe perso la presa su Kumo inutilmente, dato che Nashi era già entrato in azione. Protetta dal suo capitano, Rei salvò la compagna portandola al sicuro -sperava- da carte bomba e cadute nel vuoto.
Vide Nashi scattare all'inseguimento. Non le aveva dato ordini, quindi doveva ragionare su cosa fare.

Le condizioni di Amazzone erano gravi, ma non critiche. Poteva essere salvata, e questo aboliva l'opzione di lasciarla lì e correre in assistenza ad Azumamaro.

"Cosa facciamo? Azu-zù avrà bisogno di noi!"
"Sì, ma anche Kumo. E in fretta..."


Sciolse l'intreccio di fibre e recuperò il braccio della donna. Non era esperta di medicina, ma era stata sotto i ferri talmente tante volte che aveva imparato qualche basilare nozione, corroborata poi dagli insegnamenti di pronto soccorso di base.

"Cosa facciamo, Hacchan? Non voglio perderli! Nessuno di loro!"
"Calma Niijan. Possiamo farcela. Possiamo... Ugh."
"Possiamo dividerci. Sei un genio!"
"No. Odio quando ci separiamo. Ma stavolta dobbiamo farlo."
"Vado io con Azu-zù?"
"Meglio che vada io. Possiamo solo fornirgli assistenza da separate, ed è meglio se vado io, ho più tecniche di difesa. Tu usa il tuo fuoco per cauterizzare i ferri e sistema Ragno. Ci rivediamo presto."
"Prestissimo!"


Così fecero. Dopo un veloce commiato, Rei si scisse in due. Dalla schiena si staccò la maschera Doton, portando con sé il cuore di Juuhachi protetto e avvolto da un gran numero di fibre nere. La creazione del Fantoccio fu più rapida possibile, perché sapeva che per assistere Amazzone sarebbe occorso tempo, tempo che forse Azumamaro da solo non poteva guadagnare.
Il fantoccio dunque volò verso l'alto, correndo su per il fianco della montagna in cerca del proprio superiore. Nashi avrebbe riconosciuto la maschera, le aveva già viste tutte anche se mai in azione. Il problema era... Cosa li stava aspettando?

Le mani di Nijuusan operavano velocemente su quel corpo esanime. Pulì la ferita sul braccio riducendo il moncherino al meglio delle sue possibilità, usando pezzi di fibre nere più sottili, che aveva riscaldato facendoci passare il chakra Katon dentro. L'ustione, le bende... Poteva farcela, doveva solo mantenere la calma e poi tornare con Juuhachi.

Juuhachi intanto si muoveva veloce ma cauta: non sapeva che cosa avrebbe trovato oltre la coltre di fumo, quindi non doveva farsi prendere alla sprovvista. Il suo cuore era spostato nella parte posteriore del Fantoccio, più protetto possibile. Doveva cercare Nashi e aiutarlo, o constatare la situazione e riunirsi col corpo principale.

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view post Posted on 22/8/2018, 17:42     +1   -1
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Oltre la montagna, l'inferno. Non appena Juuhachi ebbe raggiunto la vetta del rilievo, i suoi occhi ebbero modo di mettere a fuoco una scena agghiacciante. Il centro abitato posto più in alto era a dir poco in subbuglio. I rumori dello scontro dovevano aver allertato la popolazione, costringendola ad abbandonare ogni attività. Non fu raro scorgere uomini che scortavano in fretta mogli e figli fuori dalle case in fiamme, dilaniate dal passaggio dei due contendenti. Nashi continuava ad inseguire il fuggitivo, mentre globi ardenti gli venivano rivolti contro. L'ANBU era ben preparato e le difese garantite dal Doton erano assai efficaci, ma evidentemente non sufficienti affinché le abitazioni non venissero coinvolte dal peso della lotta. E così continuò a scendere lungo il fianco opposto della montagna, senza concedere un vantaggio maggiore al criminale che aveva dato vita a quello scempio. In ogni caso, a giudicare dal comportamento dello shinobi in questione, il suo obiettivo doveva essere quello di riuscire a scappare da lì; in fin dei conti avrebbe anche potuto sferrare il colpo di grazia, uccidendo Kumo, tuttavia aveva preferito battere in ritirata, quasi temendo i rinforzi giunti in soccorso delle milizie della Roccia. Scorgere i suoi lineamenti era impossibile, da così lontano - e lo stesso Azumamaro avrebbe avuto serie difficoltà nel farsi un'idea sulla sua identità, dato che il nemico indossava un mantello nero come la pece, dotato di un lungo cappuccio. Potevano catturarlo, ma anche lì avrebbero fallito. Poco dopo, infatti, avrebbero visto quel bastardo scomparire nel nulla, avvolto da una coltre di fumo candido. Che si trattasse di un bunshin, piuttosto che di un ninja evocato tramite Kuchiyose, poco importava. Era riuscito a farla franca, portando con sé il suo segreto.

Ristabilire l'ordine in città non sarebbe stato semplice, specie perché il numero delle vittime ammontava ad una trentina di persone, mentre quello dei feriti sfiorava i cento - e chi invece era stato più fortunato, ahimè, si sarebbe fatto prendere con troppa facilità dal panico. Per far fronte al problema, ben al di là delle loro capacità, Nashi creò un clone, inviandolo a fare rapporto sull'accaduto e a richiedere l'intervento di un team medico, fondamentale in quel momento per far sì di ridurre al minimo le perdite. Dal fronte Nijuusan, perlomeno, avrebbero avuto buone notizie. La vita di Amazzone era fuori pericolo, grazie al lavoro sì grossolano, ma comunque puntuale della bambina nata dal Nero; certo, ricucire l'arto mozzato alla spalla non sarebbe stato affatto facile, ma sicuramente qualcuno, tra i soccorsi, avrebbe potuto tentare di salvarle il braccio... o ci avrebbe provato, quantomeno.

- Quel bastardo poteva fuggire in ogni momento, eppure l'ha fatto soltanto dopo averci condotti qui. Per quale ragione? - si chiese lecitamente il ninja, senza trovare però una risposta soddisfacente. Nel frattempo, il cuore di Ventitré aveva avuto modo di tornare a battere all'unisono con quello della più matura Diciotto. Eppure, presto qualcosa avrebbe scosso l'animo della più piccola, già turbato dal pensiero di perdere per sempre la sua Ama-chan, colei che con i suoi modi solari aveva reso meno tetra la sua nuova vita da Sfregiata. Sarebbe bastato un richiamo da parte del loro superiore, affinché l'attenzione di entrambe si spostasse dai feriti e dalla povera Kumo, per posarsi invece su qualcosa di ben più preoccupante. - E questo... cosa significa?
Vi era esitazione, nella sua voce. Qualcosa di tutt'altro che ordinario, per un guerriero temprato come lui.

Si trattava di un cadavere, estratto per puro caso delle macerie che rimanevano a memoria di una vecchia costruzione in pietra. Il corpo era privo di ustioni, a differenza delle altre vittime, ma in compenso aveva un tratto ancora più caratteristico. Un varco profondo si apriva sulla schiena, lasciando intravedere due polmoni raggrinziti, grandi almeno la metà di quelli di una persona sana. Del cuore invece, nessuna traccia. Il morto giaceva in una pozza di sangue, con nel volto dipinta un'espressione che lasciava ben intendere quanto atroci fossero stati i suoi ultimi momenti. Era una scena agghiacciante e, sebbene quello fosse pane quotidiano per Rei, quella volta fu diverso.

Tum. Tum.
Tum. Tum. Tum. Tum. Tum.

"Hacchan... che cosa mi succede?"
Se il cuore di Juuhachi fu in grado di rimanere calmo, lo stesso non poté dirsi per quello della bambina. Questo infatti aveva iniziato a pulsare con una frequenza ben più elevata, quasi preoccupante. Un terrore insolito l'avvolse e del tutto ingiustificato, per giunta - in fin dei conti Niijan era abituata a ben altro, non molto tempo prima si era persino cibata delle gambe della sua sorellona! Eppure il disagio perdurò e sarebbe rimasto ancora per parecchio, chissà, magari contagiando persino l'animo granitico della chunin di Iwa.

 
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view post Posted on 23/8/2018, 08:53     +1   -1
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Non ci fu bisogno di combattere: Nashi era perfettamente in grado di cavarsela da solo, ma non di catturare il fuggitivo. Il fantoccio di Juuhachi avanzò per cercare di dare manforte al comandante, ma il nemico restava sfuggente e insidioso come una mosca, e prima che potessero mettergli le mani addosso scomparve nel nulla. Nessuna indicazione su chi potesse essere, nessuno stralcio di riconoscimento o volto. Un mistero a partire dalla sua presenza lì, per continuare con la scelta di non uccidere Kumo e di danneggiare il villaggio.

"Strano."
"Stronzo."


Ora che si erano riunite, potevano lavorare meglio su quella parte collaterale ma comunque importante della missione: aiutare le vittime di quell'apparente insensata violenza. Nashi contattò Iwa per chiedere supporto medico, e intanto lui e Sasori si occuparono dei civili come meglio potevano. Estrarre i corpi dalle macerie era molto più facile che confortare i feriti e mantenere calma la gente; in pochi vengono rassicurati da due individui senza maschera e con poche inflessioni nella voce. Tuttavia, fecero del loro meglio e ci fu anche del sollievo: Kumo se la sarebbe cavata.

"Ama-chan! Starà bene, starà bene!"
"Merito tuo Niijan! Speriamo di essere riuscite a salvarle anche il braccio..."
"La andremo a trovare, vero?"
"Ma certo, che domande."


Mentre stava usando il Doton per costruire dei temporanei rifugi in modo che i feriti quantomeno avessero dell'ombra, la voce di Azumamaro la richiamò. Terminò la sua jutsu e lo raggiunse vicino a delle macerie da cui era appena stato estratto l'ennesimo cadavere.
A differenza degli altri, però, non era stato bruciato: a quel poveretto era stato cavato il cuore, e i polmoni che apparivano dallo squarcio sulla sua schiena erano raggrinziti e ristretti. Una malattia? Possibile... Anche se le sembrava strano che qualcuno potesse vivere con degli organi del genere.

«Dobbiamo identificare quest'uomo. Se era un abitante del villaggio, qualcuno dei superstiti potrà riconoscerlo.»

Non capiva. E non le piaceva non capire... Ma soprattutto non le piaceva quel che vedeva.

«Il nemico voleva guadagnare tempo, o se ne sarebbe andato subito appena ti ha visto. Potrebbe aver avuto un complice, che intanto faceva questo mentre l'altro ci teneva impegnati. Vista la trappola delle carte bomba sicuramente si aspettava che...»

Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.

«...Che arrivassero rinforzi. Con la casa crollata sarà difficile trovare tracce, ma possiamo provare comunque a capire cosa è...»

Tu-tum tu-tum tu-tum tu-tum.

«Successo.... Chiedendo alla squadra medica qualche dettaglio e...»

Cos'era quell'ansia?
Cos'era quella paura?

Non aveva bisogno di respirare, ma si sentiva comunque il fiato corto. Appoggiò una mano sul petto, smettendo di parlare, mentre la sua seconda voce si faceva sempre più impaurita.

"Niijan... Niijan, piano, va tutto bene, ehi..."
"No... No non va tutto bene..."
"Cosa c'è? Dimmi. Sono qui. Sono qui per te. Dimmi."
"Non lo so... Non mi piace... HACCHAN NON MI PIACE!!!"


Deglutì, aprì e chiuse i pugni, e contrasse tutte le fibre facendosi più piccola. Era inginocchiata di fianco al cadavere, il volto era coperto dalla maschera, ma Azumamaro avrebbe potuto comunque percepire che qualcosa non andava.
E a Rei sembrava che il doppio battito del suo cuore riecheggiasse fino a Iwa. Era assordante.

"È il cuore? È per questo? Nessuno toccherà i nostri Niijan, nessuno!"

Era difficile mantenere la calma quando la metà di lei si stava facendo prendere dal panico. Juuhachi faceva del suo meglio, ma la paura cieca di Nijuusan per forza la influenzava, e quando c'era la paura di mezzo la razionalità doveva fare i doppi turni.

"Che diamine vi prende? Datevi una calmata, o chiedete aiuto al vostro amato capo!"

La voce di Choumei schioccò come un colpo di frusta, e spinse la mano di Rei ad allungarsi istintivamente verso il braccio di Azumamaro. In quel momento non le importava che gli Anbu dovessero essere sempre precisi e perfetti, perché la situazione contingente era drammatica.
Se per orgoglio non avesse cercato di farsi aiutare, avrebbe finito per danneggiare la missione e forse mettere in pericolo Nashi stesso. E senza di lui, gli Sfregiati -quel poco che rimaneva- sarebbero stati condannati all'estinzione, perché anche accorpando i superstiti in altri gruppi si sapeva che non sarebbe mai stata la stessa cosa.

«C'è qualcosa di sbagliato» esalò con un filo di voce. «Mi sta dando un'ansia... Che non capisco. Ci fa paura.»

Era un fascio unico e compatto di fibre nervose. Il contatto che cercava con Nashi era per calmarsi, un tentativo di rassicurare se stessa con qualcosa di saldo e forte, all'esterno. Il suo comandante era l'alternativa migliore al panico che avesse, in quel momento.
Doveva solo sperare che capisse che qualcosa non andava, e potesse agire. In qualche modo, qualunque, ogni cosa sarebbe andata bene pur di rilassare quei suoi cuori scalpitanti che le stavano rimbombando nella cassa toracica.

Chiedere aiuto non è certo umiliante quanto andare in panico incontrollato. Avrebbe sopportato eventuali conseguenze... Ma prima doveva uscire da quello stato di insensato terrore, e per ogni secondo in cui guardava quella cavità vuota, il disagio e i tremori interni aumentavano incontrollati.





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view post Posted on 25/8/2018, 00:01     +1   -1
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Un fulmine lontano squarciò il silenzio che si venne a creare, mentre nuvole cariche di pioggia si avvicinavano lentamente da est. Ben presto il cielo terso si sarebbe fatto plumbeo, fitto e buio come la vicenda che vedeva coinvolto il gruppo degli Sfregiati, il quale non era mai stato così unito - ma al tempo stesso, mai così vicino al baratro. Prima il grosso Tanuki e Yokoba, dei quali non avevano ancora avuto notizie, poi Kumo, la quale stava ancora lottando per la sopravvivenza - e chissà quanto amara sarebbe stata la sua vita, qualora avesse realmente perso il braccio sinistro. E in quel momento persino Sasori, la più giovane del gruppo, ma al tempo stesso anche colei che sembrava possedere, più di tutti, le carte per diventare un perfetto strumento al servizio della Roccia, pareva smarrita. Nashi esitò un secondo, nel percepire la presa di lei stringersi sul suo braccio e non poté non farsi preoccupato in viso, dietro la sua candida maschera di porcellana.
- Sasori... - iniziò, con una voce che non era più ferma e sicura come prima. Ed in effetti, come avrebbe potuto essere freddo e risoluto, in una situazione come quella? Erano privi di informazioni, ciechi di fronte a quanto accaduto e, soprattutto, consapevoli che dal loro successo non dipendeva solo la gloria di Iwa, ma anche la salvezza del loro gruppo... un team per la cui nascita Azumamaro aveva speso interi anni della sua vita e che, pertanto, non poteva permettere di veder crollare miseramente, come un instabile castello di carte. Fu forse quel pensiero, il desiderio di non cedere alla disperazione per il bene degli Sfregiati, che riuscì a riaccendere nel suo cuore la giusta determinazione. Si chinò sulla fanciulla, poggiandole la mano sinistra sulla spalla.
- Non dobbiamo cedere alla paura, Sasori. Il nostro compito di ANBU è quello di garantire alla giustizia i responsabili di questa strage. Quello di noi Sfregiati, invece, tenere il nostro gruppo compatto... ed in vita. Sei la sola che possa aiutarmi a portare questo fardello... e la sola di cui mi fidi davvero.
Non poteva esserci nulla di meglio che sentire la voce decisa e convinta del proprio capitano levarsi in quel silenzio assordante che riusciva a terrorizzarla. Nashi non aveva la minima idea di cosa avesse potuto far esplodere una simile reazione nell'animo di Rei - anche perché, dopotutto, nemmeno lei riusciva a comprenderlo - eppure sapeva bene cosa dirle, per destarla da quello stato. Da sempre, Juuhachi aveva voluto una sola cosa. La libertà di servire Iwa, a modo suo. Per farlo, aveva sterminato senza pietà persino i suoi padri, i dottori Katayama e Hachiyo... e seppur spaventata, il leader degli Sfregiati sapeva bene quanto per lei fosse essenziale sentirsi davvero importante per il suo villaggio. Per questo aveva fatto leva su quel tasto, senza però mentire. Era del tutto sincero, nessuna parola che aveva pronunciato nascondeva menzogne o doppi fini.
Si tolse la maschera, abbandonandola al suolo affinché le sue iridi grigie si specchiassero in quelle di Rei, sebbene anch'esse fossero nascoste dal suo equipaggiamento. In quella battaglia non avrebbe lottato come il Nulla, ma facendo riecheggiare il suo nome accanto a quello di Rei. Lei ed Azumamaro Nagoi avrebbero attinto ad ogni loro risorsa, ad ogni goccia del loro sangue e sudore, pur di venire a capo di quella vicenda.
- Per gli Sfregiati. Per Iwa. Insieme.

Quando il team medico giunse in loro soccorso, era già venuto il crepuscolo. I due shinobi avevano avuto tempo a sufficienza per guidare la popolazione, mettendo in salvo i superstiti ed isolando le abitazioni pericolanti. I cadaveri erano stati radunati in un unico punto e lo stesso destino era toccato ai feriti, collocati ovviamente in una posizione diversa. Subito i ninja si misero al lavoro e una di loro, una splendida fanciulla dalle ciocche candide che riconobbero entrambi come Sae Kamizuru avvicinò i due ANBU, pronta ad occuparsi delle ferite di Amazzone. Giunta al suo cospetto, si mise immediatamente al lavoro, concentrando del chakra verdastro sul corpo della vittima e lasciando che questo si distribuisse come una dolce patina sulle ustioni che Niijan aveva lavato. Sebbene le condizioni della kunoichi fossero pessime, Sae non pareva affatto preoccupata - e del resto, non c'era da stupirsi se era proprio lei ad occupare il vertice della divisione di Recupero del team medico della Roccia.
- Non è più in pericolo di vita ed il merito è solo tuo, Rei. Il modo in cui hai lavato le ferite ha scongiurato una contaminazione batterica. Per quanto riguarda il braccio... - ci pensò su, indecisa su quanto potesse o meno azzardare in quel momento.
- Badate bene, le speranze che pur ricucendo nervi e vasi possa riacquistare la funzionalità che aveva prima sono poche. Non voglio illudervi. Per farlo, tuttavia, dovrò condurla in fretta in sala operatoria e sono convinto che siano molti qui i feriti che necessitino di un ricovero, anche con una certa urgenza. Ciò nonostante, siete voi ad avere in carico la faccenda e, per quanto mi è dato sapere, potreste anche avere necessità di attendere il suo risveglio. Stando a quanto mi avete raccontato, potrebbe aver scoperto l'identità del colpevole. O forse no, questo è un particolare che solo lei potrà rivelarci.
Il suo tono di voce era serio, così come del resto lo era l'intera situazione, assai delicata oltretutto. Le sue iridi cremisi si posarono sui volti dei ninja che aveva di fronte, in attesa di un loro responso. Ogni scelta aveva pro e contro da soppesare con cura su di una bilancia, questo tutti loro lo sapevano bene. Azumamaro, tuttavia, non disse nulla in merito. Si era ripromesso di combattere insieme a Rei quella minaccia e, pertanto, non l'avrebbe scavalcata, né con ordini, né con le sue idee. Si limitò a voltarsi verso di lei e ad interpellarla con un laconico: - Dunque?

 
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view post Posted on 26/8/2018, 10:58     +1   -1
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Nashi poteva scaricarla, dirle di darsi un contegno, che non era né il momento né il luogo in cui avere paura. Paura di cosa poi? Di un cadavere sventrato? Che diamine le prendeva, a lei, una Chuunin e Anbu irreprensibile che aveva visto e vissuto cose ben peggiori?
Invece, Azumamaro si tolse la maschera e le parlò. Rei non sapeva se fosse vero che si fidava seriamente di lei o se semplicemente avesse bisogno di fidarsi per necessità... Ma per una volta, decise di credere a quella fiducia. Non si tolse la maschera, ma guardò comunque il suo comandante, che avrebbe potuto sentire le fibre del corpo della piccola Kunoichi rilassarsi appena. Non più un blocco contratto di paura e allarmismo, ma qualcosa con uno scopo, un focus, una missione su cui concentrarsi.
E soprattutto, qualcuno con loro. Qualcuno che le concedeva di essere importante. Un'arma, sì, ma non uno fra i tanti kunai della sacca. Azumamaro la stava vedendo.

<< Sì.>>

Strinse la mano che era sulla sua spalla. Dentro di sé, le due metà si aggrapparono a quella mano con tutte le loro forze. Non era il padre che non avevano mai avuto e di cui non sentivano la mancanza, non era l'amico che le capiva al volo perché era semplicemente frutto dell'addestramento ricevuto insieme. Era il suo comandante, era il suo compagno, erano lì insieme e avrebbero visto la fine di quel tunnel degli orrori.

"Insieme"
"I-insieme"


<< Insieme >>


Sorrise. Non che l'altro potesse vederlo, ma l'avrebbe percepito dal tono, o... Da qualcosa, era Azumamaro Nagai, lo avrebbe percepito se avesse voluto.
Seppure ancora un po' turbata, Niijan riuscì a calmarsi e a lavorare. C'era parecchio da fare, c'erano morti e feriti di cui occuparsi, e poche cose sono migliori del gestire la sofferenza altrui quando devi dimenticarti della tua.

Quando il team medico arrivò la situazione era sotto controllo, e poterono cominciare a curare senza indugi. Rei riconobbe Sae Kamizuru, e sebbene la sua diffidenza verso i medici in posizioni di prestigio rimanesse una ferma realtà, le fu grata per l'aiuto solerte che stava prestando ad Amazzone.

<< Ho solo fatto il mio dovere >> rispose a quel plauso per le sue azioni che avevano scongiurato peggioramenti tragici.

C'era una possibilità scarsa di salvarle il braccio, e in ogni caso andava ricoverata. Solo che... Come fare per le informazioni in suo possesso? Sicuramente se ne aveva sarebbero state fondamentali, lei era giunta lì per prima allo scopo di raccoglierne. E con il villaggio in quelle condizioni, era impossibile sperare di interrogare i sopravvissuti e chiedere loro di Yamainu.

<< Ragno potrebbe essere in possesso di informazioni fondamentali per la missione, ma non possiamo tornare indietro e aspettare al suo capezzale che si risvegli. Le vite di due uomini dipendono dalla prontezza con cui ci stiamo muovendo. >>

Dietro la maschera dello Scorpione, la voce era calma e priva di inflessioni. Molto più facile ragionare su quello che si aveva a disposizione, che continuare a pensare al torso vuoto di quell'uomo.

<< Nashi, potresti inviare un tuo clone e seguire il suo risveglio, in modo che appena starà meglio potrà comunicarci quel che sa tramite il tuo Bunshin. Noi potremmo continuare a cercare indizi e tracce, vedere se Crotalo e Tasso sono riusciti a lasciarci qualcosa... E a proposito... >>

Dopo quel suggerimento, guardò Sae con l'intento di indicarle il cadavere diverso dagli altri.

<< Abbiamo trovato quest'uomo ridotto così. Riesci a dirci qualcosa sulle sue condizioni, Kamizuru-san? Cosa potrebbe avergli estratto il cuore? Ci sono tracce di qualche genere, o segni che potrebbero aiutarci a capire qualcosa sull'assassino?>>

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view post Posted on 28/8/2018, 16:47     +1   -1
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Così fu deciso. Senza confermare la proposta di Sasori, non con le parole perlomeno, Azumamaro incrociò le dita di entrambe le mani ed un bunshin fece il suo ingresso in scena da una coltre di fumo biancastro. L'idea della più giovane era stata brillante, poiché di fatto riusciva a coniugare perfettamente la necessità di interrogare Kumo, non appena si fosse risvegliata, e il dovere di non abbandonare Yatabe e la scena in cui si era consumata quella tragedia. La stessa Sae non osò obiettare, pensando piuttosto ad avvicinarsi al cadavere che le era stato indicato. Nelle sue iridi vermiglie si fece largo una strana sensazione, un misto di paura e disgusto. Ciò nonostante, la kunoichi fece il suo dovere, senza fiatare. Dopo aver steso le mani sul cadavere, una cupola d'acqua avvolse il dorso della vittima, prima di iniziare a muoversi come un turbine. In quel modo, con una precisione quasi chirurgica, il medico fu in grado di pulire le ferite, così da avere una visione più chiara e nitida di ciò che rimaneva degli organi di quel pover uomo.
- Sembrano... - si fermò, costretta a rifletterci bene per un attimo. Ed era strano, che un medico esperto come lei titubasse nell'azzardare quale fosse la causa di una ferita - ... ferite penetranti.
Ce n'erano diverse in effetti e, avvicinandosi, i due ANBU avrebbero potuto vedere meglio di cosa la Kamizuru stesse parlando. La pelle del dorso sembrava essere stata perforata in tanti, troppi punti per poter essere contati con facilità. Una ventina? Forse anche di più. Una goccia di sudore rigò la fronte di Sae, rimasta fino a quel momento immacolata. Era una situazione assurda, una di quelle in cui persino i veterani si trovavano disorientati, quasi come fossero dei mocciosi che avevano appena ricevuto il coprifronte.
- La mia è solo una congettura, ma il carnefice potrebbe averlo trafitto con un arma con più denti, per poi strappare dal suo corpo non solo il cuore, ma ciò che rimaneva della schiena. Una morte singolare, non c'è che dire, ma non saprei dire per quale ragione il colpevole abbia decido di sterminarlo in questo modo. Ci sono maniere assai più rapide per uccidere un uomo.
... e né perché, fra tutti, proprio a lui fosse toccata quella fine. Tuttavia la donna tenne per sé quel pensiero. Dopotutto, lei era incaricata di provvedere alle cure dei feriti, mentre davanti a sé aveva due ANBU in servizio. Era meglio che ognuno dei presenti sbrigasse le proprie faccende, senza interferire e rallentare l'altro.

Così, dopo aver stabilizzato i pazienti più gravi e provveduto a soddisfare i bisogni dei feriti di poco conto, Sae e il suo team ripartirono alla volta di Iwa, seguiti dalla silenziosa copia di Nashi. Scesero quindi lungo il fianco della montagna, sfruttando un sentiero sì più impervio ma decisamente più rapido - ed in fin dei conti non avevano scelta, troppe erano le persone che stavano lottando contro il tempo pur di avere salva la vita. A loro, invece, non restava altro da fare che continuare ad indagare sull'accaduto. Ma da dovere cominciare, di preciso?
Per loro fortuna - anche se era assai ironico definirla tale - qualcosa si sarebbe palesato dopo circa un'ora. Nei centri abitati posti più in basso rispetto al primo ch'era stato colpito dalla tragedia, qualcosa brillò. Difficile dire se si trattasse di carte bomba o di un jutsu di Katon, ma non era quello l'importante: il ninja che si celava dietro tutta quella vicenda doveva essere tornato in azione. Senza pensarci due volte, Azumamaro prese il controllo della situazione, mettendosi davanti alla kunoichi per farle strada fino alla loro meta. Giunti a destinazione, trovarono uno scenario non molto diverso da quello che avevano risolto da poco. Troppe le abitazioni in fiamme, ancora di più le persone che, in preda al panico, cercavano di comprendere cosa stesse accadendo. Il sole era ormai calato da qualche minuto e la pace della sera era stata dilaniata senza pietà da chi, con spietata freddezza, stava architettando e pianificando quegli assalti. Oltre ai morti carbonizzati e alle vittime di ustione, i due shinobi avrebbero trovato qualcosa di ancor più raccapricciante. Una giovane coppia, un uomo e una donna sulla trentina, giacevano al suolo, adagiati su di una macabra pozza cremisi. E i loro cuori, che un tempo battevano all'unisono, erano scomparsi, anch'essi strappati via come nel caso del bizzarro cadavere che avevano rinvenuto. Doveva esserci una spiegazione dietro quegli omicidi, un filo conduttore che univa le motivazioni di quegli attacchi al mistero dei cuori... e qualsivoglia essa fosse, doveva essere nascosta dietro le labbra dell'artefice di quello scempio.
Un uomo avvolto in un fitto mantello nero, il quale copriva ogni tratto del suo volto e del suo equipaggiamento. Era lo stesso che Nashi aveva inseguito, mentre Niijan aveva prestato le cure più urgenti ad Amazzone. Adesso svettava dinanzi ai due ANBU, in piedi sulla cima di un palazzo non molto distante. Era immobile, come intento ad osservarli... e la sua figura impassibile, baciata dalla perlacea luce della luna e da quella più dirompente dell'incendio che stava consumando Yatabe per la seconda volta, pareva rimanere lì per un solo motivo. Sfidarli, nel fisico e nella mente. Un compito arduo, quello di piegare la volontà di due soldati preparati... eppure, non impossibile. Di nuovo, Ventitré avrebbe provato quella spiacevole sensazione che l'aveva tormentata, qualche ora prima. Non sarebbe stata la sola emozione, tuttavia. No, da qualche parte, nel suo animo, si fece strada qualcosa di ancor più animalesco e primordiale del terrore.
Desiderio di uccidere.

 
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view post Posted on 29/8/2018, 14:12     +1   -1
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La proposta dello Scorpione venne accettata, così come la richiesta di informazioni aggiuntive sullo stato del morto da qualcuno di professionale. Tuttavia, nemmeno l'esperta kunoichi poté capire davvero cosa avesse portato a strappare il cuore a quell'uomo in un modo tanto brutale.

"Ferite penetranti... Un'arma sola, tipo a tenaglia? Oppure una kekkei genkai particolare..."
"Hacchan, non..."
"Sì?"
"Non ti sembra strano? Proprio il cuore?"
"Decisamente strano, sì... E sai cosa sto pensando, immagino."
"Lo so pure io che sono nella vostra testa, e che non ho un attimo di pace."


Choumei intervenne con uno sbotto seccato. Quella situazione non lo tangeva, ma soffriva degli effetti che aveva sul corpo del suo ospite. La paura folle che aveva colto Nijuusan era ancora percepibile nelle fibre in cui abitava, dunque era sensato che tentasse di proteggere se stesso e il corpo che abitava.

Fu quando ebbero lasciato il villaggio che Sasori mise Nashi al corrente del sospetto che le era venuto.

«Ho una teoria. Un tipo di ferita del genere non è provocato da armi comuni... E il cuore stesso non è qualcosa a cui i ninja normali puntano. Quell'uomo non era uno shinobi a cui rubare la Kekkei Genkai. Tuttavia...»

Camminava poco lontana da Azumamaro, continuando a tenere d'occhio la strada e l'ambiente attorno a loro. La voce era bassa, per costituire la minor distrazione possibile.

«Sembra qualcosa che farebbe qualcuno con il Nero.»
Sentì un brivido interno quando lo disse a voce, estraendolo da quella condivisione di pensieri.
«Però non capisco perché dovrebbe farlo con civili, a che scopo... Mancano ancora troppi tasselli a questo puzzle.»

Finì presto il tempo di discutere: un'esplosione, ed ecco il nuovo-vecchio nemico che si ripresentava, con lo stesso orrendo scenario di poche ore prima.
Contro il cielo scuro della sera le fiamme danzavano, macabra illuminazione di quelle morti disperate. Altri due civili dilaniati da chissà quali fauci, privati dei loro organi cardiaci, e circondati da compaesani morti, feriti, o prossimi ad esserlo.

«TU!»

Le uscì un urlo che non poté controllare. Le era bastato vedere la figura dell'ammantato nemico sul tetto, e tutto il suo essere aveva ruggito. La paura di Nijuusan era stata sublimata in un furibondo istinto omicida, talmente forte che era riuscito a trascinare la razionalità di Juuhachi verso il fine comune di entrambe: uccidere il nemico.
Prenderlo, aprirlo, squartarlo.
Strappargli la carne dal collo, immergersi nel suo sangue. Scavargli nelle costole, sventrarlo a mani nude.
La violenza più pura e bestiale, che ebbe il sopravvento sul suo spirito razionale di osservazione e controllo.

Impastò il chakra quando già era in volo, era scattata verso la casa e aveva saltato ancor prima di poter pensare che doveva coordinarsi con Nashi, e che attaccare direttamente era una cattiva idea.
Ma con Ventitré che ruggiva, Diciotto poteva solo assecondare, e rendere il suo pugno un martello di pura roccia nera.

CITAZIONE
<taijutsu ravvicinata> - Stile della Pietra Grezza: Litopugno - [Stm: -5] [Frz: +120] "In questa tecnica lo Stile comincia a delinearsi in maniera più evidente, dimostrandosi in tutto il suo distruttivo splendore; il jutsu ricorda la tecnica Duro come la Roccia, tuttavia in questo caso lo stesso principio subirà un cambiamento di rotta opposto, venendo infatti adoperato per scopi offensivi: il ninja concentra un'enorme quantità di chakra nel pugno di una mano e la pelle assumerà in pochi secondi un colorito nerastro, dovuto al contatto con l'energia del Doton. Il modo in cui si concluderà la tecnica è abbastanza intuitivo: un pugno sferrato alla massima potenza e con il solo scopo d'uccidere. Un'eventuale difesa senza barriere da parte del nemico subirà un malus di 20." [Causa Ferite da Contusione; richiede Chakra Doton.]

<abilità/attivazione> - Rapidità - [Stm: -7] [Liv 4 : 21/30]

"Il ninja che sviluppa questa abilità è straordinariamente agile e bravo nella corsa, di conseguenza avrà dei bonus nelle varie situazioni in cui la velocità potrebbe tornare utile ai propri scopi, siano questi fuggire dal campo di battaglia o inseguire un nemico.
Fuga - Il ninja che fugge dal campo di battaglia, può seminare più facilmente i propri inseguitori, moltiplicando la propria Vel base nell’azione di fuga [Vedere regole Fuga-Inseguimento]. Nel caso si utilizzi questa modalità, l’abilità avrà un bonus pari ai punti abilità su di essa.
Inseguimento - Il ninja che insegue il suo avversario, può raggiungerlo più facilmente moltiplicando la propria Vel base nell’azione d’inseguimento [Vedere regole Fuga-Inseguimento]."

Liv 4: Vel*1,3

Si proiettò verso l'alto caricando il pugno sinistro mentre il destro si spostava davanti al petto, a proteggere i suoi preziosi organi a cui quell'uomo sembrava dare la caccia. Non pensò, non agì: semplicemente vi si lanciò contro con l'intento di colpirlo all'addome senza un attimo di esitazione.


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L'unica cosa che poté vedere fu un sorriso inarcarsi sotto il cappuccio, mentre il suo pugno veniva sferrato. Senza alcuno sforzo, si spostò di lato, lasciando che il colpo di Rei andasse a vuoto, per poi afferrarle il braccio. Strinse la presa su di esso, deciso a non mollare per alcuna ragione, prima di sferrarle un poderoso calcio che la fece precipitare dalla cima dell'edificio, scaraventandola su di un cumulo di macerie vicino ad un edificio in fiamme. Era un avversario estremamente veloce, oltre che portato nelle arti marziali. Quello che la chunin aveva ricevuto era, con molta probabilità, soltanto un assaggio di ciò di cui quel misterioso ninja era capace. Nashi, intanto, era rimasto immobile, con le mani congiunte nell'intento di concentrare il chakra per attivare chissà quale jutsu. A differenza della collega, era riuscito a mantenere la dovuta freddezza. In fin dei conti quello era pane quotidiano per un ANBU del suo calibro, ma ciò di cui non poteva capacitarsi era il bizzarro comportamento mantenuto da Rei. Era come se la Sasori che conosceva fosse stata rimpiazzata da una kunoichi di tutt'altro stampo, molto più impulsiva e sanguinaria della fredda macchina da guerra che aveva conosciuto ed addestrato negli ultimi mesi. Nel rialzarsi, con la coda dell'occhio, la giovane poté vedere lo sguardo confuso e perplesso del suo comandante, misto alla consapevolezza di essere, per la seconda volta, in una pessima situazione. In fin dei conti si erano solo concentrati sulla lotta, ma chissà quante erano le persone che avevano perso la vita nell'ultimo attacco... e quanti i feriti che, a causa della loro scelta, avrebbero ricevuto la stessa sorte nell'attesa di un soccorso che, purtroppo, non sarebbe mai giunto.

- Che delusione, Diciotto.
Pronunciò una voce alle sue spalle. Voltandosi appena riuscì a scorgere i lineamenti di una maschera candida spalancare le fauci celesti, per poi partorire una folata di vento affilata come un rasoio. Le bastò schivare appena - ottenendo, in ogni caso, una ferita in grado di tranciare di netto buona parte delle fibre della spalla sinistra - per evitare che la maschera che custodiva il cuore di Niijan venisse frantumata, senza alcuna pietà. Vedendo sfumare la propria offensiva, il nemico si ritirò, balzando nuovamente sulla sommità di un edificio ancora intatto. Lì rimase ad osservare l'evolversi delle cose, del tutto incurante del tempo che Azumamaro stava impiegando per attivare la sua tecnica, qualsiasi essa fosse. Sarebbe bastato quel breve scambio d battute, comunque, affinché la giovane Rei comprendesse l'essenziale. Quel bastardo non temeva Nashi e, cosa ancor più grave, pareva conoscere i segreti del Nero... e ciò, a conti fatti, avvalorava in pieno la tesi che lei aveva elaborato per spiegare quelle morti misteriose e oscene.

"Dobbiamo ucciderlo, Hacchan!" avrebbe continuato a dire la voce della bambina, totalmente indifferente alla gravità della situazione. Pareva non esserci null'altro per lei se non la figura di quell'avversario temibile quanto ignoto. Certo, Ventitré era sempre stata la più impulsiva delle due, eppure in quel frangente pareva come impazzita, totalmente coinvolta da quella vicenda in apparenza distante da ogni loro vissuto, così come dalle loro esperienze. Ma per quale ragione, allora, si stava comportando in quel modo? Il suo cuore batteva all'impazzata e quel ritmo frenetico non poteva che influenzare quello della più grande, che a sua volta avrebbe dovuto fare i conti con pensieri ben più preoccupanti e razionali. Era nel bel mezzo di un inferno, con la popolazione che a stento riusciva a cavarsela e, come se non fosse abbastanza, doveva fare i conti non solo con un nemico assai potente, ma anche con la voce di chi condivideva il suo corpo.
"SVELTA MALEDIZIONE, FALLO FUORI!"

Da questo momento lascia a me la dolce Niijan :love:
 
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Malgrado ci avesse messo tutte le sue forze, non colpì. Anzi, venne colpita duramente, scaraventata indietro con un tonfo che la mandò a impattare contro le macerie.
Per fortuna non aveva costole da rompersi, e dopo un momento di intontimento fu di nuovo in piedi, pronta ad attaccare ancora.
Non sapeva perché, non riusciva nemmeno a capire di non sapere perché. Voleva solo combattere, uccidere, dilaniare. Non le importava che quel ninja fosse potente, lo avrebbe potentemente fatto a pezzi.

Poi incrociò lo sguardo di Azumamaro Nagai. Sotto la maschera da Nashi, il suo comandante era... Perplesso. Non la riconosceva, non capiva. E quel poco di forza logica che era rimasta a Juuhachi cercò di farsi strada nelle fiamme rabbiose di Nijuusan per provare a calmarsi.

Solo che il nemico parlò, chiamandola col suo vecchio nome... E venne spontaneo alle due ruggire insieme.

«NOI NON SIAMO DICIOTTO!»

La conosceva.
E l'ipotesi che conoscesse il Nero si faceva sempre più reale.
Quella era una maschera. Da Anbu? Da Cuore? Non riuscì a capirlo.
Pensa, Juuhachi, pensa. Rifletti.

Peccato fosse difficile tentare di recuperare il controllo quando uno dei tuoi cuori viene minacciato. La Chuunin scartò di lato, salvando la maschera del Fuoco ma rimettendoci buona parte del braccio sinistro. Ringraziò di non avere più i nervi, perché quel braccio glielo avevano già tagliato -come la cicatrice sopra il gomito dimostrava- e aveva fatto un male allucinante.
Con il Nero, invece, si limitò a stringere i denti e a reintrecciare le fibre, per ottenere di nuovo il suo braccio intero.

Mentre faceva ciò, vedeva Nashi immobile, e il suo nemico che si faceva beffe di lei. Appena fuori portata, sul tetto, circondato dalle fiamme che gli facevano da sfondo e si agitavano, crepitando verso il cielo. Le urla della povera gente di Yatashi erano coperte dal battito forsennato del cuore di Nijuusan, che spingeva a correre anche il suo compagno.
La più piccola urlava, preda di un furore omicida che la maggiore non capiva. Sicuramente c'era qualcosa... C'era stato, qualcosa. Un incontro? Un rancore passato? Avrebbe voluto chiederglielo, ma Niijan urlava e imprecava, accendeva di fiamme d'odio l'intero essere, e per gli altri due che lo abitavano la situazione si faceva decisamente scottante.

Due, già.
Se Diciotto tentava di ammansire la sua piccola metà, Choumei si stava solo infastidendo, e non poco.

"Che diamine vi prende? Calmatevi! Usate la testa, o le teste... Ne avrete una che funziona, fra tutte e due!"
"Non... Non ci riesco... Niijan non mi risponde!"
"Beh, fatti rispondere! Se non si dà una calmata qui rischiamo tutti! Maledette umane... Come ho potuto essere così stupido da pensare che foste in equilibrio?"
"Lo siamo! È solo... Non capisco. Non riesco a raggiungerla!"


Era frustrante, e molto faticoso. Tremava per lo sforzo di mantenere il controllo, un controllo che l'altra parte non voleva assolutamente. E il caos di tutta quella situazione non aiutava la causa di Juuhachi, che si vide suo malgrado costretta ad impastare il chakra.
Nijuusan voleva sparare altre fiamme, altro fuoco ad aggiungersi a quello che già piagava il villaggio.

"NIIJAN, NO! FERMA! TI PREGO!"

Le mani si mossero a comporre i sigilli, ma lentamente. Era una lotta stremante, con una che spingeva in avanti, l'altra che tirava indietro.
E il Sette Code, sempre più irritato, osservava con la frustrazione di uno spettatore che sente la seggiola bruciargli da sotto.



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view post Posted on 1/9/2018, 09:35     +1   -1
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"No, tu non puoi capire! Quel tipo è pericoloso, dobbiamo ucciderlo prima che sia troppo tardi!" continuò la più piccola, senza cedere nemmeno un centimetro a Juuhachi in quel campo minato ch'era la loro mente. Le dita di Rei avrebbero continuato a muoversi, avanzando ed indietreggiando come forsennate, incapaci tuttavia di ultimare il jutsu di Katon che Niijan avrebbe voluto rivolgere contro l'avversario.

Un nuovo sorriso s'inarcò sotto il cappuccio del nemico, ma questo, ovviamente, la fanciulla non poté vederlo. Non aveva la minima idea del perché Juuhachi si stesse comportando in quel modo, ma ciò non poteva che fargli comodo - e tanto bastava per evitarsi domande superflue. Approfittando dell'esitazione dell'avversaria, dunque, portò a compimento il suo piano. Non appena ebbe composto un sigillo, dei filamenti di fibre spuntarono frenetici dal terreno sotto i piedi di Nashi, infilzandolo al polpaccio sinistro; il dolore e lo stupore lo distolsero dal completare il suo jutsu e, pertanto, non appena ebbe allontanato le mani l'una dall'altra, una misteriosa aura nera si manifestò per un solo istante, per poi sparire nel nulla. L'aria si permeò di tensione ed elettricità, similmente a quando dei cumulonembi grigi si assemblano per dar vita ad una tempesta, ma nessun tuono sarebbe caduto dal cielo e la tecnica dell'ANBU, ahimè, sarebbe rimasta incompiuta. Entrambi videro poi l'ombra nera comporre dei seals con le mani e, di conseguenza, per evitare il peggio, l'uomo affondò i palmi sul suolo, sfruttando il Doryūheki, il Paramento Terrestre. Un mastodontico muro di roccia s'innalzò dinanzi ai loro occhi, pronto a reggere l'urto con la tecnica del nemico, qualsiasi essa fosse. E questa arrivò, infine. Il chakra grezzo di quel bastardo impattò contro la parete di terra e proprio in quel momento accadde l'impensabile. Un sibilo annunciò il cambiamento della natura del chakra e le crepe che si aprirono sul muro non potevano che confermare la teoria su quale essa fosse. Era Raiton ed era stato usato con una certa premeditazione. Azumamaro lo realizzò troppo tardi, quando dalla spaccatura apertasi sul suo paramento sbucò fuori una lingua di pura elettricità che gli trapassò il busto, aprendo una ferita sì profonda, ma non potenzialmente letale. Si accasciò al suolo privo di sensi, senza poter condividere con Sasori un'informazione che, tuttavia, era assai intuibile anche da lei. Il nemico conosceva lo stile di combattimento di Nashi e sapeva perfettamente come rispondere ad ogni tecnica da lui adoperata.
- Sei stato troppo prevedibile, vecchio mio. - sputò fuori l'ombra con arroganza, non appena con un balzo fu atterrato proprio accanto al corpo esanime di Azumamaro. Da quella posizione avrebbe potuto ucciderlo, se solo avesse voluto, ma non lo fece. Si voltò piuttosto verso la kunoichi rimasta ancora in piedi, protetta con efficacia dal Doryūheki. Le fiamme divampavano intorno a loro e la gente urlava, ma a quel verme non pareva importare. Era come se quelle grida fossero musica per le sue orecchie e le fiamme le luci che avrebbero rischiarato il suo volto, quando avrebbe tolto il cappuccio. Non era ancora giunto il momento, però.
- Finalmente ci troviamo da soli, Diciotto. - riprese la parola, confermando quanto era già facilmente intuibile: le persone che stavano perdendo la vita a Yatabe contavano per lui quanto un mucchio di formiche - È la prima volta che ti vedo e devo dire di essere abbastanza deluso. Ti avevano descritta come una kunoichi capace e risoluta, ma di fronte a me vedo solo una ragazzina che non sa reggere la tensione di un vero scontro.
Le sputò addosso, macchiando la sua voce con qualcosa d'inaspettata. Era rabbia, quasi invidia, ma verso chi?

"Siamo nei guai, Hacchan... ti prego, fidati di me, devi allontanarti. Lui... vuole..." ed eccola tornare, quella paura sopita nel cuore della più piccola. Contagiosa come un virus, potente e tremenda come una febbre in grado di abbattere ogni forza della ragione. Era una situazione critica, una di quelle che prevedono soltanto due esiti.
Vita o morte.

 
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