| (Cosa?!)
*Il brivido glaciale emanato dallo spadaccino dormiente gli correva ancora nelle ossa quando, nell'abbozzare una risposta, l'energumeno menzionò la ragione per la quale li aveva identificati come ninja del Suono. Il Segno; conosceva il Segno. La menzione fu sufficiente per riportare ogni attenzione su di lui. Gli occhi del Cantore si allargarono per la sorpresa, poi, in un moto contrario ed immediato, si ridussero a due fessure.*
(Impossibile... chi diavolo è questo qui?)
*Tanto Otomika quanto Keiichi erano figure di spicco, e lo stesso poteva dirsi di lui e dei suoi luogotenenti, dunque nessuna sorpresa che qualcuno riconoscesse in loro un potere oscuro e misterioso. Era stato per lungo tempo uno dei marchi di fabbrica del Suono, centrale per la sua reputazione... ma che qualcuno fosse in grado di ricondurre il potere ad un'unica radice, riconoscerla e nominarla, questo era fuori dal comune, pericoloso persino. Di più, Sasaki era stato anche in grado di identificare il senso contrario del potere del ninja dormiente, in concomitanza e forse prima del Cantore stesso. Niente di peggio di un sensitivo con la bocca larga. Tale fu lo sgomento che, per la prima volta da quando quel dialogo aveva avuto inizio, e forse per la prima volta da quando aveva messo piede in quel luogo, Hideyoshi ricevette la nozione come avrebbe fatto nella realtà, come se avesse creduto a quanto gli stava davanti. Le regole di quel luogo, che egli lo volesse o meno, iniziavano a far breccia nel suo subconscio. La testa del ragazzo si involava per questi ragionamenti mentre, quieto, lo spadaccino di fronte a lui guadagnava finalmente l'equilibrio. I suoi capelli erano bianchi, il volto grave e venato di cicatrici, ma a salvare Hideyoshi dal proprio riflesso erano la corporatura più possente dell'uomo, e, visibile anche nella penombra, uno sguardo rosso che in comune col suo aveva solo l'innaturalità. A circondarlo quel brivido, unico e familiare, spaventoso in ogni senso ma altrettanto invitante. Di nuovo, così come era stato con Hadaka e Mahiru, l'anelito di conoscenza e potere del Cantore si intrecciava con promesse di autodistruzione. Un tema ricorrente.*
(Un uomo a conoscenza del Segno e della sua natura... e un altro che presenta caratteristiche riconducibili, ma opposte... Kami, che diavolo di situazione...)
*Ricambiò lo sguardo dell'uomo dai capelli bianchi, affrontando nuovamente il sentore che emanava nel tentativo di comprenderne l'origine. Così come la voce che aveva sentito la notte della grande esplosione, quel brivido era conosciuto... ma come? E dove? La risposta era sulla punta della lingua, dietro un guizzo di pensiero, ma gli sfuggiva ad ogni svolta. Frustrante... ma Hideyoshi era uomo di ossessione, non di resa. A salvarlo da quei ragionamenti sarebbe arrivato l'intervento di Sasaki, di nuovo carico di significati, corredato questa volta di una presentazione. Il nome non era nuovo ad Hideyoshi, che tuttavia non fu in grado di ricondurlo a specifici episodi: probabilmente era assurto a fama in un periodo recente, e le peripezie affrontate dal Kokage gli avevano impedito negli ultimi tre anni di acquisire informazioni compiute. La cosa non poteva certamente dirsi per l'energumeno, che rilanciò quanto già precedentemente rivelato passando a spiegare come fossero finiti in quel luogo. Stando a Sasaki una statua mostruosa era emersa dalla piazza centrale, e da essa dei tentacoli di chakra che li avevano trascinati lì... la statua li aveva assorbiti, loro e i demoni.*
(... lasciando i corpi indietro.)
*Non poteva esservi altra spiegazione coerente. Il Cantore non poteva escludere la veridicità di quanto ascoltava, data la natura di ciò che aveva subito prima di risvegliarsi lì... ma di due cose poteva dirsi certo: il suo corpo era stato distrutto, e il suo chakra era stato consumato non dalla statua, ma dal rituale che quel folle di Kataritsuen aveva innescato. Il Segno, in compensazione del vuoto e della fine incombente, era impazzito... senza dubbio quello era stato il momento in cui Sasaki lo aveva percepito.*
"No, non il chakra. Se quel che dici è vero, Keigo-san, allora la statua ci ha privati di ben altro. Quando sono... quando mi sono sentito portare via, ho creduto davvero che una mano divina avesse preso in carico la mia anima... e probabilmente non si tratta di un'ipotesi così selvaggia. Quanto a questo Son Goku di cui parli, come-"
*La vampata di chakra smeraldo esplose tanto intensa da forzare via lo sguardo, le ombre di siepi e prato spazzate via in uno schiocco di dita. Pur non essendo un sensitivo consumato o particolarmente dotato, Hideyoshi rinvenne chiaramente il marchio demoniaco in quell'energia. Di nuovo un potere incommensurabile, di nuovo un potere spaventoso... e nelle mani di qualcuno che non sembrava conoscerne il pericolo, nonostante quanto aveva passato. Aveva messo in mostra quel potere soltanto per non rimanere indietro? Come fosse qualcosa di cui vantarsi.*
(... smargiasso.)
*Si ritrovò a pensare, una mano a proteggere gli occhi dalla luce finché questa, esattamente come si era accesa, non si spense, lasciando attorno a Sasaki e al mostro alle sue spalle terra bruciata. Al calore incandescente non fu dato tuttavia di regnare a lungo, perché già dopo una manciata di secondi l'erba tornò a nascondere la ferita. Per allora, tuttavia, il ninja dalla barba infuocata aveva già ricominciato a parlare, elaborando sul suo legame con il demone Son Goku in virtù di trasparenza e utilità informativa. Hideyoshi, dal canto suo, non aveva informazioni sufficienti per un giudizio compiuto riguardo un simile legame... ma l'esperienza diretta e prolungata con simili connessioni lo aveva reso cauto e diffidente, tanto nei confronti dell'entità controparte quanto del potere che elargiva. Stando a Sasaki, tuttavia, il suo debito nei confronti del demone andava oltre la mera accettazione: la creatura lo aveva riportato in vita, ridonandogli un corpo dopo averlo distrutto, e stabilendo una comunicazione diretta recentemente interrotta. Poco importava, a quelle premesse: premeva al Kokage un'altra questione.*
""Molto bene, Keigo-san, mi affido al tuo giudizio riguardo l'uso di questo potere.""
*Concluse, proprio mentre l'attenzione dell'energumeno era richiamata altrove, non diversamente da quella di tutti gli altri. Una vibrazione si fece strada nella mente del Cantore, l'epicentro in un punto lontano e la natura controversa. Chakra, energia, ma alle capacità sensitive di Hideyoshi un brivido indistinto. Di nuovo giunse Sasaki a chiarificarne l'origine, tuttavia: si trattava di un richiamo da parte di nient'altro che il quattro code. Fu sull'onda di quel sentore che il ninja si mosse in avanti, passando dalla destra del Cantore ad un punto di fronte a lui, oltre lo spadaccino dai capelli bianchi. In un moto esattamente speculare Hideyoshi si volse alla propria diagonale sinistra, a Kuro, incrociandone lo sguardo per un momento prima di andargli incontro.*
(Che diavolo... ho forse qualche alternativa? Devo credere che sia tu, devo credere di non essere morto.)
*Posto in quella situazione, alla mercé di convinzioni che stavano inesorabilmente sopraffacendolo, il Kokage avanzò non senza esitazione verso il lupo e lo Spadaccino. A frenarlo, più che una potenziale reazione pericolosa da parte della bestia, il timore di quel salto nel vuoto: con lo Spadaccino non ci sarebbero stati mezzi termini, non ci sarebbe potuta essere la stessa diffidenza e distanza mostrata nei confronti di Sasaki, uno sconosciuto in quel luogo quanto fuori. Si trattava qui di negare radicalmente l'esistenza di Kuro, o, accettandola come reale, accordargli lo stesso grado di fiducia incondizionata che avrebbe preteso fuori. Per questo gli rivolse uno sguardo grave, per questo, prima di tendere una mano in saluto, disse qualcosa che avrebbe voluto non dire. Le parole poco più che un sussurro.*
"Ho... ho bisogno di credere in quel che dice. Ho bisogno di credere che tu sia tu, e che una via d'uscita è possibile. Sono di nuovo nelle tue mani, Kuro-san."
*Nelle mani del più crudele degli ingannatori, gridò una parte della sua mente, ancora attaccata ad un cinismo che lo avrebbe tormentato per l'intera durata di quell'ordalia. Ammesso che fosse destinata a terminare. A tal fine, proprio mentre il Kage continuava a darsi battaglia, Sasaki e lo spadaccino dallo sguardo sanguigno si adoperavano per superare la barriera delle siepi. Diverse le ipotesi suggerite, ma a quel punto doveva essere chiara a tutti la natura peculiare della vegetazione. Voltandosi verso i due, il Cantore tirò le somme.*
(L'erba si è rigenerata a velocità soprannaturale, e stando a Sasaki altrettanto vale per i rovi... sono capaci di muoversi a velocità altrettanto sorprendente, dunque se attaccate potrebbero rispondere. Più animali che piante, e forse dotate anche di un certo livello di senzienza...)
*Pensò, riflettendo sul modo in cui si erano mosse per accomodare il suo arrivo in quella radura. O era una mano invisibile a spostarle, o era la natura delle piante quella di indirizzare gli avventori. Che riconoscessero chi avevano davanti? Lo sguardo, inevitabilmente, corse alle tuniche degli uomini che si erano appena dati la morte sul prato.*
"Forse un attacco diretto non è l'idea migliore: non sappiamo chi o cosa muova queste piante, né come reagirebbero data la loro rapidità. Kuro-san, vorrei che vestissi uno degli accessori blu vestiti da questi invasati, e ti spostassi verso Keigo-san. Io ne vestirò uno rosso, e farò l'opposto, riproducendo le posizioni d'arrivo dei due schieramenti. Se questo luogo ha occhi ma non orecchie, se le piante sono portate a reagire ad un certo tipo di rituale, ad esempio, dovrebbero spostarsi ed aprire un passaggio. Certo, c'è il rischio di essere tagliati fuori..."
*Ipotizzò, mentre già si chinava verso uno dei caduti per spogliarlo delle sue vesti. Avrebbe atteso una reazione dello Spadaccino, sentendo quanto avesse da dire al riguardo prima di mettere in atto il tentativo.*
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