覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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view post Posted on 26/4/2018, 21:28
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La voce del loro Kage squarciò il silenzio opprimente che si era creato nell'aria fredda di quel villaggio fantasma, la tensione era tale da poterla tagliare con un coltello. Non sembrarono contenti, quegli uomini, delle parole della loro signora e s'innervosirono, ma la Takeda ne rimase inaspettatamente compiaciuta.

La kunoichi della Roccia non rimase indifferente al monologo del protagonista di quella storia, tuttavia c'erano quegli interrogativi di cui aveva preventivamente parlato la Tsuchikage a cozzare contro la logica del discorso, che normalmente non avrebbe fatto una piega. Interessante sarebbe stato vedere la reazione dei Kage di fronte a quel patetico tentativo di reastaurare le crepe dei loro rapporti.
La situazione cominciò a farsi movimentata nel momento in cui la terra vibrò, conseguenza di un attacco esterno del quale il perdurare arrivò sino a loro attraverso le grida ed i suoni della battaglia.
Non se li aspettava tanto presto ad esser sincera, ma la Tsuchikage non le sembrò intenzionata a mollare la presa su quello che era il suo obiettivo primario, pertanto la Takeda ivi rimase e sarebbe rimasta sino a nuovo ordine, statuaria tra gli shinobi della roccia che stavano alla sinistra di Chiye, testimone come molti altri degli accadimenti di quel giorno.


Nella piazza ammantata dal buio della notte, qualche ora dopo, la fazione opposta si rivelò infine a loro e Masaru ebbe così modo di studiare anche chi stava a capo di quei presunti nemici, come persino i suoi sottoposti.
L'attenzione di quella donna era però totalmente rivolta verso gli uomini del Taisei, era quindi evidente che si sarebbero ammazzati tra di loro, non a caso la Jinton mantenne salda la presa sulla sua viverna ma non la sguainò, tenendo d'occhio la Tsuchi.
Gli ordini li sapeva, tuttavia sapeva anche quanto fosse essenziale comprendere sul momento le intenzioni di chi era a capo della squadra. Non furono necessarie parole, la vide srotolare il rotolo del richiamo e tanto le bastò.
Il sibilo metallico annunciò la fiamma della viverna che veniva esposta alla luce che rifletteva nella piazza, così la giovane donna era di già in posa marziale ma notò qualcosa che la frenò dall'agire: la loro signora non sembrava voler compiere il primo passo. Probabile che volesse studiare meglio la situazione prima di decidere sul da farsi, al che lei si limitò ad eseguire gli ordini e mettersi sulla difensiva.



CITAZIONE
Non so a quanto serve ma mi son dimenticata di accennare che nel dubbio dal post precedente ho attivato il senso tattile.

Tatto: il ninja è capace di percepire le vibrazioni del terreno con i polpastrelli delle dita di mani e piedi individuando anche i nemici più abili, per contro è limitato ad un'area più circoscritta (metà di quella prevista dal livello). Non è possibile usare questa abilità in movimento fino al Lv.1 e non funziona sui nemici in aria fino al Lv.2 quando il ninja potrà percepire gli spostamenti d'aria sulla pelle. In questi casi, tuttavia, sarà considerata di 2 livelli inferiore. Al Lv.2 sarà inoltre possibile individuare immediatamente i nemici sottoterra e in movimento;
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view post Posted on 27/4/2018, 15:53
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Non aveva voglia di morire. Appoggiato svogliatamente sulla ringhiera di quella nave maledetta piena zeppa di shinobi suoi pari, leggermente curvo sui gomiti, con gli occhi smeraldini lungimiranti, attenti in prossimità dell'orizzonte dove la superficie movimentata dell'oceano veniva maggiormente impreziosita dalle pennellate di luce conferite dal timido riverbero dei raggi dorati dell'astro solare, non riusciva a pensare a nient'altro. Non era considerabile strizza, quella che ghermiva il suo cupo animo in quelle lunghe ore di viaggio verso il Paese della Pietra; nonostante fosse ben consapevole che una volta trovatosi davanti a quelle creature demoniache quel suo povero cuore avrebbe perso molto più di un semplice battito al secondo per l'irrimediabile senso d'impotenza e la smisurata disparità di forza, ancora quella sensazione paralizzante era ben lontana dalla sua mente. Semplicemente, considerate le circostanze e i pericoli che correvano, era piuttosto stupido illudersi di poter tornare a casa come nulla fosse, tutto d'un pezzo. Per quanto avrebbero combattuto, sputando sangue dalla bocca, incassando, stringendo i denti, e per quanto la fortuna avesse loro arriso durante l'aspra battaglia, quei demoni erano chiaramente ben oltre le loro capacità, persino se messe assieme. Non erano nemmeno riusciti a scacciare a parole una lumaca piagnucolosa da un lago senza rischiarci seriamente la pelle, figuriamoci se sarebbero riusciti a combattere e sopravvivere a una vera e propria guerra contro quei mostri. Perché di questo si trattava no? Quella chiamata alle armi non poteva significare nient'altro che questo. Alle alte sfere non importava ovviamente che tipo di persone fossero, che sogni avessero, cosa desiderassero; erano semplicemente componenti comodi della forza lavoro, o tutt'al più carne da macello (a seconda dei casi). E tale si sentiva il castano, in quel dato momento: un pezzo di carne in mezzo a tanti altri pezzi succulenti, sparato direttamente e senza diritto di replica nel bel mezzo del fuoco incrociato per l'utopica speranza di poter salvare il mondo. Proprio così. Quello era il punto focale, il fottutissimo tarlo che non smetteva di pizzicare e scavare dolorosamente nei meandri del suo cervello, sin troppo funzionante in quei lunghi istanti d'impasse: non aveva alcuna motivazione plausibile per combattere, se non quella di difendersi e di proteggere quel poco che gli era rimasto. Non glie ne infischiava un bel nulla di quel mondo che lo aveva spesso maltrattato, che l'aveva messo al mondo per buttarlo in pasto ai peggiori animali, trasformandolo in un emerito bastardo, talvolta amato e desiderato, altre odiato. Alquanto rare erano le cose a cui teneva veramente. Si potevano contare davvero sulle dita di una mano. Per il resto, "il mondo" poteva benissimo bruciare fra le fiamme dell'inferno. Ma questo non toglieva che, pur forzosamente e contro ogni pronostico positivo, avrebbe fatto la sua parte: se anche avessero voluto addentare un bel pezzo di carne bianca del povero figlio di puttana che era, dovevano sudare parecchio. Non era tipo da arrendersi e mai lo era stato, specie quando in ballo c'era la sua stessa vita.
A distrarlo da quel suo continuo sbuffare, stappandolo dai pessimi pensieri che si stava facendo sulla questione, fu un qualcosa di insospettabile e semplice, una piccola sfera iridescente che timida si spinse, sospinta dal vento, abbastanza vicina al suo viso da poter essere intercettata con la coda dell'occhio destro, prima di scoppiare in una miriade d'impercettibili goccioline d'acqua. Curioso. Accompagnato dal suo sesto senso, decise di guadagnare nuovamente la posizione eretta e di volgersi maggiormente verso l'interno per guardare meglio; ce n'erano una miriade di quelle bolle, a cavalcare leggiadre le correnti d'aria da prua a poppa, e proprio a prua venne attratta irrimediabilmente la sua completa attenzione. Anche lui era li? Pessima notizia. Avrebbe preferito di gran lunga saperlo al sicuro, piuttosto che rischiare di vederlo morire davanti ai suoi occhi. Eppure v'era anche un qualcosa di rassicurante nel saperlo li, pronto a combattere: era come un faro, una speranza, in mezzo a quell'agglomerato denso d'oscurità color pece. Decise di avvicinarsi piano, costeggiando la ringhiera sino ai gradini sui quali sostava il rosso, e non ci voleva un genio a capire quanto fosse sovrappensiero mentre soffiava distrattamente le sue bolle dall'hakanai.


Anche tu qui? S'intromise non appena ritenne d'essere abbastanza vicino da essere ascoltato dal suo interlocutore, sforzandosi di rivolgergli uno dei suoi sorrisi pungenti che irrimediabilmente venne macchiato da quanto stava frullandogli in testa. La Dea Bendata deve proprio volerci bene, non trovi? Aggiunse, non tralasciando di far trasparire quel tocco d'ironia tipico del suo modo di porsi, liberamente, appoggiandosi di schiena alla ringhiera e osservando attentamente le iridescenti che il ragazzo stava producendo con un semplice soffio, quasi fosse uno spettacolo magnetico.

Non poté non ridacchiare alla risposta ricevuta, condita anch'essa da una sorta di ironia che pareva maggiormente atta a puntualizzare. Ovviamente non era uno sciocco e sapeva piuttosto bene che la "fortuna" era del tutto casuale, una stronza che non badava affatto a chi aveva davanti e che s'aggrappava a chiunque le capitasse a tiro indistintamente, senza farsi condizionare dal bene e dal male, dai meriti e dai demeriti. Non faceva pesi e misure, ma alle volte sembrava vederci benissimo, nemmeno si divertisse un mondo ad evitare di proposito coloro i quali avevano più bisogno delle sue attenzioni. Ne sapeva qualcosa lui, che la sua "fortuna" se l'era costruita da solo, faticando, senza chiedere mai nulla.
Mettiamola così, il mondo è pieno di sorprese. Fece scivolare dalle labbra quel pensiero, criptico eppure abbastanza eloquente sotto il suo contorto punto di vista. Era una sorpresa doversi trovare ancora una volta a combattere assieme, rischiare assieme; era una sorpresa che fossero quasi destinati a dover morire sotto gli occhi dell'altro. Per questo era combattuto sul considerare positiva o negativa la presenza del rosso su quella nave. Alle volte davvero il destino sapeva essere un gran birbone. E proprio mentre pensava a quanto stramba fosse la situazione in cui erano piombati, giunse la rimbeccata del giovane interlocutore, a scottarlo come un'intensa fiammata, improvvisa. L'aveva colto in contropiede, era evidente dalla sua espressione interrogativa che man mano che veniva assimilata la sorpresa venne a tramutarsi in un broncio da premio. Cos'aveva detto che non fosse comprensibile? Baka. Si, in quel momento se lo meritava tutto. Diamine, d'accordo che non era bravo a far uscire a parole quello che aveva dentro, ma da qui a parlare per enigmi ce ne voleva, suvvia. Voglio soltanto dire che.. ecco.. è curioso. Sembra che siamo destinati a questo. Fece lo sforzo di spiegarsi meglio, facendo una fatica bestiale a trovare le parole giuste. Uno sbuffo. Non mi piace l'idea di morire. Borbottò con un filo di voce, nemmeno fosse un segreto da custodire gelosamente o una vergogna ammetterlo. Chi non aveva paura della morte? Aveva visto tanti di quegli uomini tanto baldanzosi e sicuri di sé crollare all'idea della sofferenza e della morte che alle volte veniva da ridere a pensare a quanto effimera fosse quella maschera d'onnipotenza che molti ponevano sul proprio volto. Lui non faceva eccezione ovviamente. Anche lui indossava la maschera del menefreghismo e della superiorità, per schermare quello che gli era intimo; lo riconosceva. Che discorsi..
A quella semplice confessione, che per il castano era stata abbastanza difficoltosa nonostante non l'avrebbe mai ammesso, Yūzora smise di fare le sue bolle e, sollevandosi finalmente da terra, si avvicinò abbastanza per puntargli l'hakanai a pochi centimetri dal naso, rimbeccandolo scocciato per quanta negatività era insita nelle sue parole. Di primo acchito dovette sollevare interrogativo un sopracciglio, rimanendo immobile a sorbirsi tutta la manfrina e quell'arnese di bambù puntato contro, poi, ripensando all'appellativo colorito che il rosso gli aveva rivolto, prese a ridersela. Doveva proprio ammettere che il ragazzino era fantasioso nelle sue espressioni, chissà quanti libri divorava.
Probabilmente hai ragione, ma che ci vuoi fare, sono un tipo problematico. Rispose alle sue parole, riconoscendo che continuare a pensare così dannatamente in negativo non avrebbe certo migliorato le cose.. ma al contempo sorridendo sornione, quasi fosse orgoglioso di essere un "tipo problematico". A quel punto il rosso allontanò lo strumento da lui e soffiò un'altra serie di bolle, piccole e numerose; Takumi l'osservava ancora, ma al sorriso adesso era stata sostituita un'espressione neutra, forse un po' curiosa. Quando faceva così c'era qualcosa che non andava, e per quanto cercasse di sollevare il suo di morale il rosso pareva trattenere tutto dentro. Non gli era sfuggita la cosa. Cosa ti passa per la testa? Attese giusto qualche momento per porre quella domanda a bruciapelo. Spronandolo a parlare forse avrebbe potuto ricambiare il piccolo favore di poco prima, aiutandolo a buttar fuori ogni preoccupazione per esorcizzarla, estirparla. Parve sorpreso a sentire quella domanda innocua (e nemmeno troppo), tanto che creò nuovamente le sue bolle e fece per osservare il loro moto ondeggiante e sparpagliato, cominciando il discorso alla larga. Un sorrisetto furbo si dipinse sul suo bel viso e gli occhi verdi l'osservarono di sbieco, tanto che rimase sorpreso da quell'espressione. Sollevò nuovamente il sopracciglio, osservandolo scettico. Sembrava stesse per fare una marachella, o una punzecchiata.. e quello che pervenne era effettivamente un qualcosa di molto simile. Sospirò, girandosi e appoggiandosi sulla ringhiera coi gomiti, voltando appena il capo per guardarlo negli occhi con un sorrisetto giocoso. Vuoi controllare tu stesso? Un semplice invito, volutamente provocatorio; chissà se il ragazzo l'avrebbe accolto, dando credito all'orgoglio di non "essere da meno", o respinto, facendo vincere l'imbarazzo o, diversamente, il pregiudizio. Un gioco altamente pericoloso, uno dei tanti che si divertiva a fare a dir la verità. Sfortunatamente fu la seconda opzione a vincere sulla prima, seppure un improvviso trambusto verso il ponte aveva troncato l'attenzione del rosso e, di conseguenza, pure la sua.

Uno spettacolo più unico che raro, quello che stava consumandosi sul ponte della nave. Un ragazzino dalla lunga chioma castana, dall'aspetto piuttosto sofisticato nel suo complesso, stava letteralmente seguendo e scoppiando una ad una le fragili creazioni del rosso, suscitando nei più incredulità e in altri, meno puntigliosi, un certo sollazzo. Ovviamente il castano si affiancava più al primo gruppo, anche perché, a parte la scena bambinesca, del tutto fuori dai canoni per un ragazzo di quell'età in una situazione come quella, credeva di aver riconosciuto chi fosse. L'aspetto del ragazzo non gli era nuovo.
..ma quello non è lo Squalo? Espresse perplesso, osservando la scena con curioso biasimo. Se ci aveva visto giusto, quello doveva essere uno dei possessori delle "magnifiche sette", come venivano spesso chiamate; per essere maggiormente precisi, il possessore della vorace Samehada. Tutti alla nebbia sapevano delle sette spade, venerate per le grandi imprese che i loro possessori avevano perpetrato insieme ad esse. Erano un concentrato di storia quelle, e gli spadaccini che le brandivano erano un ordine sovrastimato, se considerato quel ragazzo. Brandire una spada esotica insomma non era sinonimo di qualcosa di sacrale a quel punto, tutt'altro. Dopotutto quello era un ragazzo come tanti altri, solo con un giocattolo fra le mani che aveva fatto grandi cose nelle mani altrui. Che poi, "grandi".. ci erano pure scappati con quelle, con la coda fra le gambe.
A un certo punto però accadde qualcosa di ancora più singolare del vedere uno dei possessori delle sette scoppiare le bolle di sapone in giro per la prua della nave: all'ennesima bolla di sapone vicino al volto, il giovane Squalo parve non riuscire attraverso il semplice tocco della mano a farla esplodere come le altre. Sollevò un sopracciglio il castano, spostando la sua attenzione sul rosso al suo fianco che sorrideva furbo osservando lo spettacolo. Doveva esserci il suo zampino, senza ombra di dubbio: sapeva perfettamente cos'era in grado di fare con quelle bolle. L'attenzione tornò tutta sullo spadaccino che, dopo un paio di tentativi, si vide scoppiare autonomamente la bolla incriminata, prima ancora potesse nuovamente toccarla: si accasciò sulle assi di legno, tragicomico, cominciando ad urlare di non vederci più e, nemmeno nel giro di due secondi, alzandosi da terra facendo finta che nulla fosse accaduto. Oh cercò di trattenerle le risate il castano, soffiando, cercando di darsi un contegno.. ma non ce la fece. Cominciò a piegarsi in due dalle risate, pensando alla scena che aveva appena visto; la mano davanti agli occhi per nascondere l'espressione inusuale in un riflesso incondizionato, l'altra a reggersi lo stomaco. Kami. Da quant'è che non rideva in quella maniera? Ascoltarsi mentre si ammazzava dalle risate non faceva altro che farlo ridere di più, in un circolo vizioso, nemmeno mettesse benzina sul fuoco da solo. Yuzora era stato un genio.

Dovette ricomporsi nel giro di poco, con una certa fatica a dir la verità, respirando piano e riconquistando gradualmente il controllo di se stesso. La nave era ormai attraccata sulle coste del Fuoco e toccava procedere a piedi da quel punto in poi. Sospirò.
Adesso si cammina.. Commentò fra sé, stiracchiandosi un momento come un gatto che si mette in moto dopo esser rimasto troppo tempo fermo a prendere il sole. Ovviamente fu subito al fianco del rosso, unica conoscenza in mezzo alla marmaglia di sconosciuti suoi compaesani e unica presenza rassicurante in quel compito tanto pericoloso quanto sorprendentemente surreale. Ah, Yūzora. Non morire, me ne devi ancora una. Aggiunse, rivolgendo al compagno un occhiolino complice nel rimembrare quel piccolo debito, che il castano stesso aveva confermato tempo prima che avrebbe riscosso "a tempo debito". Yūzora non gli fece una promessa di quel genere, né gli garantì che non sarebbe morto in quella spedizione: gli promise però che avrebbe venduto cara la pelle, e su quello sapeva bene che era un ragazzo di parola. Sorrise. Questo è il baka che conosco. Si. Da quel punto di vista la presenza del rosso era una manna dal cielo.

Attraversarono le lande verdeggianti del Paese del Fuoco a passo svelto, tenendo abbastanza serrati i ranghi per non perdersi di vista nel folto delle foreste che componevano il territorio. Ebbero modo, lungo il tragitto, di incrociare di sfuggita l'ombra, gigantesca e fugace, di una di quelle creature codate. Stava dirigendosi anch'essa nella loro stessa direzione, quasi quell'emanazione perpetua d'energia esercitasse un richiamo per quei demoni che ancora erano a piede libero. L'idea di poter incrociare nuovamente il cammino con la lumaca piagnucolosa non era più soltanto un'idea, ma in cuor suo il castano sapeva che sarebbe successo. Se dovevano far finire ogni cosa, tutti i demoni dovevano essere messi a tacere. Ne sarebbe stato contento il Rokubi, no? Finalmente era arrivata la sua opportunità di non "rivedere mai più le loro brutte facce". Le successive parole del Kobayashi arrivarono a destinazione come una sferzata improvvisa di vento. Ammirevole che volesse risollevare gli animi, instillare un minimo di speranza nei cuori in tumulto dei suoi sottoposti.. peccato che per il castano quelle parole erano quelle che erano, ovvero piccole menzogne al servizio della verità. Le bestie codate ERANO al di sopra della loro competenza, e le loro possibilità di sopravvivere erano esigue se non nulle. Poco male. Oramai erano in ballo, tanto valeva ballare.

Ed ecco varcati i confini della Pietra, una terra grigia, all'apparenza morta, squassata dalla guerra. Aveva un certo fascino, nonostante a comporla fossero pietre e macerie, lasciate alla mercé del tempo. Giunsero ben presto sul posto indicato e furono accolti da uomini bardati di vesti scure che, spronati dall'ordine perentorio del Mizukage, fecero per scortarli alla presenza di un certo "Kataritsuen". Supponeva potesse essere il pezzo da novanta del Taisei, altrimenti non ci sarebbe stato motivo per il Kobayashi di chiedere di essere ammesso alla sua presenza. S'inoltrarono quindi sino a raggiungere uno spiazzo delimitato da imponenti colonne rovinate dal tempo e piena di sculture deformi che parevano essere soldati di pietra a guardia del luogo. Affascinante.


Non siamo i soli e non siamo i primi ad essere arrivati. Suppongo che da qui in avanti ne vedremo delle belle, specie se i demoni stanno muovendosi.

Non era felice di quella cosa ovviamente, ma come detto non aveva senso oramai piangere sul latte versato: erano in gioco oramai, dovevano giocare e farlo al massimo delle loro capacità, altrimenti sarebbero periti. A prendere parola, dando adito ai dubbi che parevano essere quelli di tutti, fu una donna dall'atteggiamento sicuro, una sovrana, da quel che poteva vedere dalla sua posizione il castano. Quelle domande dirette avevano portato il leader del Taisei a prendere parola, rimestando ancora belle parole per chiedere di quello sforzo che.. non si seppe in cosa sarebbe dovuto consistere, poiché qualcosa avvenne mentre le parole parevano essere lette da un copione ben scritto. Una scossa colse impreparati tutti loro e Takumi dovette fare appello a tutta la sua calma interiore per mantenere il sangue freddo, in attesa di ordini: ben presto all'interno di quello spiazzo si riversarono anche i componenti dell'ordine avversario e la tensione fu subito palpabile. Cosa sarebbe successo da li a poco soltanto i Kami potevano saperlo, ma quel che era certo è che l'avrebbero trovato pronto.
All'ordine del Mizukage di tenersi pronti ad ogni evenienza, Takumi aveva già risposto d'istinto: mano sinistra a tenere fermo il saya sul rispettivo fianco, il pollice della stessa a spingere all'infuori lo tsuba per facilitare l'estrazione della lama e la destra pronta sull'elsa a sfoderarla del tutto. Assottigliato e attento a ciò che si muoveva attorno, lo sguardo smeraldino vagava da una parte all'altra delle rovine, mentre con le orecchie ben aperte cercava di tenersi pronto a un gioco d'anticipo.



Penso serva a un piffero, ma lo metto lo stesso.

<abilità/attivazione> - Sensi Migliorati - [Stm: -2] [Liv 2: 41/50]
"I ninja sviluppano i loro sensi per localizzare pericoli e nemici i agguato, ma ogni individuo possiede un senso che è naturalmente superiore agli altri. Può essere qualcosa di semplice come la vista, oppure più particolare, come il tatto o l'udito. Ogni senso ha le sue caratteristiche che comprendono sia svantaggi che vantaggi, ma ognuno è stato dato un solo dono da Madre Natura o dal duro allenamento.
[Si dovrà mantenere in scheda solo uno dei seguenti Sensi]

Udito: le orecchie del ninja captano il respiro e perfino il battito cardiaco del nemico, rendendo per lui uno scherzo udire i discorsi altrui anche da lontano. Questo, tuttavia rende sensibili i suoi timpani e quindi subisce +1PF dalle ferite all'Udito. Al Lv.0 l'abilità permette di percepire vagamente il mondo circostante tramite un meccanismo simile all'ecolocazione, ma con raggio pari ad 1/10 del normale."

Liv 2: 500 m di raggio
 
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.:.Honami.:.
view post Posted on 27/4/2018, 18:48




Legenda"Parlato Honami"
*Pensato Honami*

PG Compagni di squadra
PG menzionati



Rikku era d'accordo con lei, ma la risposta, o meglio, la domanda di Akira la spiazzò. Lo guardò con la bocca spalancata per qualche secondo, fissandolo negli occhi.

"Akira-kun... Scherzi?"

Si riprese e gli sorrise. Era un sorriso nervoso, per cercare di mantenere la calma. Cosa intendeva con "chi siete e dove siamo"? Stava scherzando, stava per forza scherzando.

"Bello scherzo hahahahah"

Anche quella risata era una risata nervosa. Gli tirò una sonora pacca sulla spalla e non si trattenne con la forza. Era una ragazzina piccolina, un metro e cinquantacinque, ma nei suoi muscoli c'era il potere di Raijin e di Son Goku, non poteva garantire sul risultato di quella pacca. Dopo di che il suo sguardo si fece di nuovo serio, se possibile, più di prima. Lo fissò intensamente negli occhi, aggrottando le sopracciglia ed esprimendo tutta la sua furia.

"Perchè se non stai scherzando ti sei cacciato in un grosso guaio, baka"

Cos-cosa? Cosa aveva appena detto? Spalancò di nuovo gli occhi, portandosi una mano alla fronte. Che diavolo le era preso? Perchè si era comportata così? Per un attimo si era sentita furiosa, come se volesse saltare al collo di Akira. No, non era da lei. Non le era mai successo. Possibile che... No, non ci voleva pensare. Doveva prima capire cosa il suo compagno intendesse. Doveva tornare alla realtà, sebbene flashback della missione precedente e fiamme verdi le ballavano di fronte agli occhi.

"Scusa...Non so cosa mi sia successo... Comunque... Cosa intendi? Siamo partiti insieme da Kumo, abbiamo partecipato insieme all'Operazione Yamato mesi fa, contro... Contro... Son Goku"

Pensare che quel 'contro Son Goku' si sarebbe ripetuto ancora da un momento all'altro le metteva ansia... E parecchia. Ma non perchè aveva paura di affrontarlo... Lei non voleva affrontarlo, lei voleva parlarci, voleva che lui le parlasse. Lo guardò di nuovo negli occhi cercando di capire. Cosa? Qualunque cosa. E avrebbe sfruttato il momento per fare ciò che non era riuscita a fare durante il viaggio, per colpa dei troppi pensieri per la testa.

"Non so cosa pensare... Non so leggerti nella mente, ma credo che sia il caso di parlare un po'... Finchè dovremmo aspettare..."

Si guardò intorno. Era pieno di gente, ma ognuno stava per i fatti propri. Erano tantissimi, eppure ognuno era da solo in quella piazza, con i pensieri rivolti chissà a cosa. Alla situazione? Ai propri cari? Al mondo? Nessuno poteva saperlo.

Si fermarono insieme ad altri ninja di Kumo ai confini della piazza, abbastanza vicini da vedere l'uomo al centro di tutto, ma abbastanza lontani da non dover essere coinvolti nel caso quell'uomo facesse qualcosa. Si rivolse quindi ai suoi compagni.

"Akira-kun... La tua uscita di poco fa mi spiazza, ma se proprio non ti ricordi chi sono, mi chiamo Honami Yotsuki, tuo caposquadra per questa missione. Loro sono Rikku e Shun. Siamo appena arrivati al luogo di raduno del Paese della Pietra. Dobbiamo svolgere una missione, ricordi? Ci hanno convocato e siamo partiti con l'esercito di tutta Kumo praticamente..."

Le sembrava assurdo dover spiegare l'ovvio, si sentiva quasi presa in giro, tanto che, pian piano, una rabbia non sua cominciava a ribollirle in petto. Una rabbia che cercò in tutti i modi di placare. Che diavolo le stava succedendo?

"Non so se sapete cosa sia successo questa estate, se siete a conoscenza del perchè Kumo è piena di rifugiati. Avete sentito sicuramente parlare dei Bijuu, i demoni delle legende. E' inutile girarci attorno, perchè io ci ho rimesso la vita in cerca di risposte..."


Sì, lo aveva detto e sperò con tutto il cuore che interpretassero le sue parole non alla lettera.

"Il succo è: ci sono due organizzazioni, il Taisei, che ha rinchiuso i Bijuu per migliaia di anni, e il Kyo Dan, che venera i Bijuu e li vuole liberi. Qualche mese fa, il Kyo Dan è riuscito a liberare le Bestie Codate e il risultato è ciò che avete visto. Una di queste bestie... Son Goku... Ha seminato distruzione per tutto il Fulmine. Se avete sentito storie e sono diverse da questa, dimenticatele. E' andata così..."

Faceva schifo con i discorsi e raccapezzare le informazioni che quell'uomo le aveva dato, in poco tempo, richiedeva più fatica di quanto credesse. Non voleva però che i suoi compagni affrontassero quella pericolosissima missione senza conoscere tutta la storia.

"Ho incontrato alcuni membri di entrambe le organizzazioni e posso dirvi una cosa..."

Si guardò intorno e si avvicinò un po' a tutti e tre, abbassando la voce per la frase successiva in modo che la sentissero solamente loro.

"Stanno completamente fuori. Il fanatismo in entrambi i sensi non va bene!"

Attese qualche secondo, scrutando gli sguardi dei suoi compagni, per poi tornare alla posizione iniziale.

"Ho incontrato però altre persone disposte a collaborare, nonostante la loro appartenenza... Per me è così che si dovrebbe risolvere tutto... Si dovrebbe parlare, trovare un punto in comune... Ma non tutti la pensano così..."

Poi continuò, abbassando di nuovo la voce.

"Chi ci dice che i Bijuu non abbiano anche loro qualcosa da dire? Li hanno rinchiusi... Li hanno liberati... Li hanno venerati come oggetti... Nessuno però ha pensato a cosa potrebbero volere loro davvero..."

Stava lanciando delle bombe, su ognuno di loro... Ma dovevano essere preparati.

"Se vi rinchiudessero per migliaia di anni... Non sareste incavolati neri pure voi? Sono convinta che qualcuno sia in grado di controllarli... Ne ho avuto la conferma in missione..."

Sorrise, per poi sventolare la mano di fronte al volto, come a voler allontanare quelle parole. Stava pensando a Son Goku, stava pensando al suo giogo. Non poteva farci nulla: non aveva fatto altro che riflettere su ciò che era successo in quei mesi e, sebbene non riuscisse a giustificare la furia del Primate e la distruzione che aveva causato, la sua richiesta d'aiuto disperata era ancora vivida nella sua mente.

"In ogni caso... Ora siamo qui. E vediamo cosa accadrà. Se avete domande non farò l'errore di tenervi all'oscuro. Siete i miei compagni... Dovete sapere..."

E attese, rivolgendosi soprattutto ad Akira. Stava bene?

[...]



Si fece sera... E poi notte... E con il calare del buio... Tutto accadde. Fu quasi come tornare indietro di mesi, addirittura di anni. Fu come ritrovarsi in quell'inferno di fuoco a Raijinto, nonostante non ci fosse fuoco intorno a loro. Era solo una sensazione, dovuto al senso di incertezza che quella situazione portava con se. Una attimo prima era in ascolto delle parole del capo del Taisei, mentre l'attimo dopo, era lì ad osservare la barriera cadere, sotto i colpi dell'esercito cremisi del Kyo Dan. Rivide in mente l'uomo che urlava, avvolto dalle fiamme verdi, in preda ad una risata isterica. Fanatici, tutti fanatici. Il Kyo Dan, il Taisei... Tutti. Ma doveva riprendersi, doveva tornare alla realtà. Guardò i suoi compagni e si mise in guardia appena i primi uomini si fecero avanti. Se volevano combattere, li avrebbe affrontati.

"State, calmi. Pronti a difendervi se necessario"

Con quale autorità quelle parole. Quasi si stupì. Era davvero cambiata.

Ma non parve che nessuno volesse attaccarli. Anzi... Non sembravano proprio considerarli: erano tutti diretti verso il centro della piazza... Comandati da quella che sembrava essere un'anziana signora... Avvolta dal fumo. Dire che questo le fece tornare in mente di nuovo la fatidica missione sarebbe ridondante? Bhè, Fumimaro possedeva più o meno lo stesso potere... Come poteva non pensarci?

kamonraijin


CITAZIONE
Mantengo Sensi migliorati (udito) <300 m>

Rinnovo l'invito di farmi domande nel lasso di tempo prima che succeda tutto il macello. Per quanto riguarda la notte, Honami rimane in attesa che accada qualcosa e di eventuali ordini dall'alto.
 
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view post Posted on 27/4/2018, 19:00
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- Io sto bene, Hideoyshi-sama. Sono nel pieno delle mie forze e completamente motivato per fare del mio meglio.

Parole non del tutto vere, ma la devozione verso il suo capo, verso il suo amico, rendevano le sue espressioni ancor più gelide del solito, quasi totalmente in grado di nascondere i suoi più oscuri pensieri.

(Non è mia intenzione mentirti, Hide. Sono solo preoccupato per te e non voglio aggravare la tua situazione. I miei problemi non devono essere per forza anche i tuoi, viceversa, io cercherò di aiutarti il più possibile.)

Iniziarono a camminare, addentrandosi nell'ombra, lasciando dietro di loro il rifugio. Lo Spadaccino sembrava quasi sollevato nel poter lasciare quella che, dopo l'operazione alla mano, sembrava rappresentare più una prigione. Aveva infatti accettato ben volentieri l'incarico di pattugliare la zona nella disperata ricerca di qualche indizio particolare che potesse ricongiungere il tutto alla presenza dell'enorme bestia che lui stesso aveva visto muoversi nella foresta immediatamente dinanzi a loro.
In una manciata di ore avrebbero raggiunto l'esatto punto, ma Kuro era ben certo che Hideyoshi fosse già a conoscenza di quella cosa.
Nonostante fossero ormai diventato grandi amici, non c'erano molti discorsi tra loro, esattamente come in quel viaggio che lentamente proseguiva, tra il silenzio e la concentrazione più totale. Erano così abituati a combattere assieme che persino vederli passeggiare lasciava intendere la loro complicità, quasi in sincronia nei passi.
Entrambi si lasciarono cullare dal suono dell'ambiente circostante, dai loro passi che colpo dopo colpo tamburellavano sulla terra; numerosi animali li accompagnarono durante tutto il viaggio finché la mano dell'uomo non iniziò a palesarsi da prima lentamente, per poi prendere il totale controllo dell'area circostante.
Enormi mura, cupole maestose, statue di Kami. La totale devozione dell'uomo verso la religione, cosa che Kuro col tempo aveva lasciato dietro le sue ormai forti spalle.


(Pregare i Kami affinché ci guidino e proteggano.. Un mero appiglio quando si è troppo deboli per decidere e prendersi le proprie responsabilità.)

Lentamente la pioggia iniziò a cadere forte sui due Shinobi del Suono, appesantendo i loro passi, Ingrandendo la loro scia.
Fu Hideyoshi a spezzare il silenzio, parlando della bellezza del posto, quando anch'esso ormai si trovava alle loro spalle.
Ben presto una coltre di polvere si palesò davanti a loro, ed il due riuscirono a scorgere quello che lo spadaccino aveva visto qualche tempo prima: l'enorme bestia dal manto lucente. Ma questa volta la visione fu leggermente diversa; la bestia non era sola, ma accompagnata da un quasi infinito corte di uomini che, in colonna, camminavano a passo lento.
Accelerando il passo, i due del Suono si tennero a distanza di sicurezza per una dozzina di metri, prima di perdersi ancora nei meandri della vegetazione, mettendosi finalmente sulla strada che, ben presto, li avrebbe condotti alla loro meta.

Nessuna novità accompagnò di due nelle ore seguenti, finchè non iniziarono a scorgere shinobi provenienti da tutte le parti del mondo del mondo ninja.


(In molti hanno risposto alla chiamata. Finalmente non assisteremo ad una guerra tra ninja, ma ad una vera e propria unione?)


Assorto nei suoi pensieri, Kuro osservò Hideyoshi scambiare delle parole con l'attuale Mizukage, tenendosi a debita distanza.
Su di lui gravava una forte responsabilità, ma dalla sua parte aveva ancora una carta da giocare: l'aver agito in incognito ed all'ombra del Cantore, aveva fatto si che le sue capacità incrementassero, e la sua fama rimanesse sempre molto bassa. Era un volto non troppo noto nel mondo ninja, nonostante le sue gesta.

I passi accelerarono ancora, finchè qualcosa non bloccò letteralmente lo Spadaccino, inchiodandolo sul posto. Vedere Hideyoshi allungare la propria mano accorgendosi di una strana barriera, riportò alla memoria di Kuro lo spiacevole inconveniente dell'esplosione della sua mano, totalmente destabilizzante.


(Non posso far vedere le mie debolezze, non di nuovo. Devo essere forte. Ora basta.)

Cercò di nascondere quanto più possibile la cosa, sospirò per poi oltrepassare a testa bassa la barriera, dove in molti erano già pronti.

***



Si sedette per meditare quando qualcosa destò completamente la sua quiete interiore. Passi, prima. Forti esplosioni poi.
L'enorme colonna di adepti era giunta alle porte della città dove quell'enorme summit stava avendo luogo. Ma quella che poteva sembrare una barriera precauzionale, si rivelò presto come una santa trovata. Kuro scattò in piedi, portandosi alla destra di Hideyoshi. Non disse nulla, ma lasciò intendere al suo Kage di essere pronto. L'avrebbe seguito qualunque fosse stata la sua decisione.
 
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view post Posted on 27/4/2018, 21:46
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La marcia pareva essere senza sosta, senza fine. Il tempo scorreva più lentamente di quanto una persona comune potrebbe concepire. Persino Eiji sembrava sentire il peso dello stesso nonostante la sua condizione lo portasse a trascurarlo. Era impaziente di vedere come sarebbero andate a finire queste vicende. Incredibilmente grato a Jashin, o più semplicemente ai suoi genitori per averlo concepito in un'epoca così interessante. Quello che stava per avvenire sarebbe stato memorabile e lui ne avrebbe preso parte in prima persona. Parte dei suoi sogni si stavano realizzando anche in quel momento di ansiosa attesa. Pregustava già i fatti che si sarebbero susseguiti, immaginandosi le sue azioni ed il finale che vorrebbe voluto vedere. La cosa strana era che questa volta non riusciva ad immaginarsi in modo nitido e preciso come al solito. Non si vedeva portare gli stendardi del Taisei, ma allo stesso tempo non pensava di poter collaborare con il Kyo Dan. Forse l'unica vera soluzione al dilemma interiore che lo dilaniava era non scegliere. Taisei, Kyo Dan, nessuna delle due fazioni lo interessava particolarmente. Com'era e come sarà sempre, tutto quello di cui gli importava erano i suoi piani, le sue speranze, la sua casa ed i suoi fratelli. Tutto il resto passava in secondo piano se paragonato a questi argomenti. Indubbiamente questo lo si potrebbe definire egoismo ed Eiji lo avrebbe confermato. Era sempre stato egoista a suo modo. Il mondo sarebbe potuto bruciare, i villaggi cadere, ma lui avrebbe resistito, lui e Kumo sarebbero sempre stati in piedi. Casa sua sarebbe sempre rimasta ad attenderlo e lui l'avrebbe sempre difesa nel momento del bisogno. Inutile dire che lo stesso discorso valeva anche per il Santuario e per il monte Shirukume, ma entrambi non potevano competere con la Nuvola, non ancora almeno.

Mentre procedeva assieme al grosso dell'esercito, lo si poteva osservare con un sorrisetto in volto, assorto nei suoi pensieri. Completamente distante dal resto dei presenti. Eccitato e voglioso di iniziare quello che sarebbe stato l'atto finale di quella che ormai poteva essere definita una guerra. Completamente incurante nei riguardi di tutti quegli shinobi che, a differenza sua, mostravano segni di incertezza e paura. Passo dopo passo, la sua avanzata verso la piazza continuava, seguito dal giovane Yuji. Un po' gli dispiaceva per quel ragazzino. Così inesperto eppure già costretto ad affrontare qualcosa di così grande. Non riusciva nemmeno ad immaginare cosa gli stesse passando per la testa. D'altro canto, era felice che fosse in squadra con lui. Se c'era una persona adatta a proteggerlo quello era Eiji. Un colpo di spada, un kunai nella gamba, una palla di fuoco in volto. Nulla lo avrebbe fermato, gli sarebbe bastato il giusto supporto da parte dei due ragazzini. Due, esatto, ma una di loro era sparita. L'aveva vista girovagare ma aveva finito col perderla del tutto. Non riusciva a vederla e, a dirla tutta, non era nemmeno così preso dal cercarla. Al momento non era una priorità in ogni caso, all'interno di quella barriera non correvano alcun pericolo, almeno non al momento. Confidava che Makoto si sarebbe fatta viva prima di cacciarsi nei guai. Non proprio un comportamento da buon caposquadra, ma anche lui era umano, anche lui aveva le sue pare mentali. Prendersi un po' di tempo per se stessi non poteva dirsi sbagliato. La quiete prima della tempesta stava per terminare, dovevano godersela fino in fondo.

Per quanto riguardava l'esercito della Nuvola, questo non si era diretto nella sua totalità verso la piazza. Kumo non aveva ancora preso le parti di nessuno se non le proprie. Probabilmente Raisei non avrebbe inviato neanche uno Shinobi a questo incontro, ma anche queste erano solo supposizioni. Non tutti condividevano il suo modo di agire, pur riconoscendo in lei una forte leader. Appena entrati in contatto con la barriera, alcuni ninja di Kumo erano stati lasciati indietro per studiare la stessa e comprenderne la composizione. Che fosse un semplice campo di energia o meno sarebbero stati loro a stabilirlo, non si sarebbero fidati della parola di nessuno. Il resto aveva continuato a sua marcia verso il centro, ma periodicamente un drappello di uomini si distaccava dalla massa. Un numero tra i dieci ed i venti per la precisione. Venivano lasciati indietro volutamente, in modo da tenere sicura la via di fuga nel caso fosse stato necessario utilizzarla. Inoltre avrebbero dovuto avvisare in caso di pericolo imminente proveniente dalle retrovie. Eiji non riuscì a tenere il conto di quanti gruppi si distaccarono, diciamo abbastanza da mantenere una linea di contatto rapida e veloce, principalmente attraverso segnali visivi. Cammina cammina, finalmente arrivarono in prossimità della piazza e fu allora che il grosso dell'esercito si separò. Una parte entrò nella stessa, pronta ad ascoltare quello che il Taisei aveva da dire, Eiji era fra loro, l'altra si fermò al suo ingresso. Dando le spalle alla piazza, gli uomini avrebbero iniziato a piantonarne la via principale, pronti a proteggere i confratelli in caso di pericolo.

Dopo secondi infiniti di silenzio e concentrazione, finalmente Eiji si decise a riaprire il becco, rivolgendosi al compagno rimasto accanto a lui.
- Quindi questa è la tua prima missione eh... Well bro that's good! Cosa accadrà oggi rimane un mistero, la minaccia è grande... But hey! Noi la supereremo, gli Shinobi della Nuvola non si lasciano mai abbattere dalle avversità! Difenderemo la nostra casa e ci torneremo tutti sani e salvi. Got it?! Eheh... - Un grande sorriso comparve sul suo volto, uno di quelli rassicuranti. Non stava prendendo in giro il ragazzo cercando di infondergli false speranze, era convinto che ci sarebbero riusciti in un modo o nell'altro. Indubbiamente ci sarebbero state perdite, ma nessuno di loro avrebbe fatto parte della lista riportante i nomi dei caduti. - Thta's cooool! Io sono più un tipo... fisico... If U know what I mean... Eheh... Le tue tecniche illusorie calzano proprio a pennello. Now... - E si fece un secondo più serio. Il sorriso si spense ed i suoi occhi smeraldini iniziarono ad osservare il Genin con fare quasi severo. QUASI. - LISTEN UP! Essendo questa la tua prima vera missione, voglio che tu stia bene attento a quello che fai. Non siamo più in accademia, un errore sul campo più costare caro, molto. Non fare minchiate e rimani lucido. Cercherò di tenere sempre in considerazione il tuo pensiero e quello di Makoto, però ci saranno dei paletti. Se ti dico di attaccare tu attacca, se ti dico si nasconderti tu nasconditi. Se ti dico di scappare, scappa. Understood?! Come caposquadra le vostre vite sono una mia responsabilità e nessuno di voi verrà lasciato indietro. - Wow, che discorso intenso. Le falci stavano ridendo tantissimo, soprattutto Ichigo. Anche Mameko si sarebbe divertito nel vedere questo Eiji responsabile fare capolino. - Oh well... - E finalmente parve tornare l'Eiji rilassato di sempre, anche se questa era una parola grossa in quel frangente. - Farei lo stesso discorso dalla tua compagna se fosse con noi... - Iniziando a grattarsi la tempia destra con l'indice della mano. - Avremo tempo più tardi... I guess... -

Finalmente il centro della piazza venne raggiunto. Kumo non era l'unica accorsa, anche tutti gli altri villaggi avevano risposto alla chiamata del Taisei. La minaccia era talmente grande da unire tutte quelle forze assieme, nonostante le divergenze passate. Sorrise per l'ennesima volta. C'era anche lui. Avrebbe scritto un pezzo della storia del mondo ninja. Il discorso iniziò. A parlare con tutta probabilità era il leader del Taisei. Una guerra, ormai di questo si trattava. Quella notte avrebbe messo fine alla minaccia che incombeva sul mondo, o almeno queste parevano essere le sue promesse. Una proposta allettante non c'era che dire, ma avrebbe sicuramente richiesto spargimenti di sangue indicibili. Non che il sangue non gli piacesse, dopotutto era una delle fonti del suo potere, ma non era tipo da mozzare teste senza una motivazione valida. Qualcosa però lo stava infastidendo. Il suo sensitivo iniziava a captare degli squilibri nella Forza. La notte era ormai calata e tutto lasciava presagire che la tempesta sarebbe giunta dopo poco. Il discorso venne interrotto da un possente terremoto. Non passarono neanche cinque secondi prima che i segnali visivi facessero la loro comparsa. Tre erano le tipologie di segnali e tutte avevano un significato. Fuoco, esercito sotto attacco. Fulmine, cercoteri in arrivo. Acqua, Kyo Dan in avvicinamento. La prima cosa a manifestarsi fu una colonna di acqua che si susseguì un paio di volte fino a giungere da coloro che piantonavano l'ingresso della piazza. Subito dopo di questa, si presentò un fulmine ascensionale. Il fuoco non arrivò mai. - KYO DAN IN AVVICINAMENTO, SEGUITO DALLE BESTIE! - Una voce possente si levò dalla retroguardia avvisando i ninja di Kumo e non solo. Fu proprio allora che una seconda presenza si manifestò, Makoto era tornata da chissà dove. Quindi non era solo un'impressione, anche lei confermava che il Kyo Dan era alle porte. La barriere diede alcuni segni di cedimento, ma alla fine sembrò reggere. Solo i cultisti avevano fatto il loro ingresso, le bestie erano ancora relegate fuori della stessa. Tutti gli Shinobi di Kumo che stavano studiando la barriera entrarono nella stessa, abbandonando il lavoro per poi ricongiungersi al primo gruppo nelle vicinanze.

Sentendo le parole della giovane compagna Eiji rimase un po' stupito. Era la prima volta che lo chiamavano "senpai" e la cosa gli suonava molto strana. Ovviamente il tutto cadeva in secondo piano se comparato con le altre domande che la ragazza gli mosse. Che parte scegliere? Cosa fare? Lui aveva delle risposte, le sue risposte. Questo non voleva dire che fossero quelle giuste, o quelle che gli altri Shinobi della Nuvola avrebbero seguito. Rimase in silenzio per qualche secondo, mentre un forte rumore si passi si faceva sempre più prossimo alla loro posizione.
- Well... Potrei dirti quello che penso, ma alla fine quella sarebbe solo la mia voce. Per quanto non tutti possano essere d'accordo sul sigillare le bestie, o sul lasciarle libere, dovremo comunque trovare un punto di incontro ed agire tutti assieme per il bene di Kumo. Am i right?! Eheh... - Il Kyo Dan fece la sua comparsa, facendosi largo tra le file di ninja che parevano essere disposte a lascia loro spazio e parola. Sicuramente l'esercito di Kumo non avrebbe mosso un dito, non prima di aver capito quale fosse il suo posto. Fu allora che si rese effettivamente conto di essere circondato da grandi personalità. Kage, ninja rinomati, volti noti per le loro azioni positive e negative, tutti accorsi in quel luogo per cercare di porre fine a quel conflitto una volta per tutte. L'eccitazione non faceva altro che crescere in lui e quando finalmente i due leader si trovarono faccia a faccia non riuscì più a trattenersi. Tutti quei discorsi sul rinchiudere le bestie non gli erano piaciuti, come anche il tentativo messo in atto dal Kyo Dan per danneggiare Kumo. Chi erano loro per decidere chi doveva vivere e chi doveva essere imprigionato? Chi erano loro per attaccare la sua casa e poi presentarsi davanti ai suoi occhi come se nulla fosse? Dei fottuti nessuno che avevano passato la loro vita a perdere una marea di tempo, per ottenere un cazzo di niente. Eiji e la finezza parte uno. - Adesso cercherò fare qualcosa di abbastanza stupido, potrei anche fare una figuraccia, perdonate il vostro caposquadra. Ok guys?! - Disse rivolto ai compagni per poi osservare il circondario e cercare una piccola posizione sopraelevata in mezzo alla folla, dove anche un nessuno come lui avrebbe potuto destare qualche attenzione. Con un rapido balzo la raggiunse, per poi prendere fiato e iniziare la sua breve chiacchierata. - YO BROS! - Disse con tono alto, in modo da attirare il maggior numero di sguardi possibile, ma rivolgendosi visibilmente ai capi delle due fazioni. - Ora che ci siamo tutti, prima di iniziare a discutere riguardo chi ha ragione e chi no. Perché non cerchiamo di stabilire un contatto con quelle bestie? - Indicando con l'indice della destrorsa il punto generico nel quale quelle divinità dovevano essersi raggruppate fuori dal campo di forza. - Ho parlato con il Gobi tempo fa e sono ancora qui per raccontarlo. Non sono delle bestie senza cervello o volontà. Vogliono quello che vogliamo tutti, la libertà di poter percorrere la propria strada. Parlo anche con voi signori Kage. U see? Potremmo evitare molte perdite inutili se queste due fazioni la smettessero di farsi la guerra ed imparassero a convivere. Proprio come noi potremmo imparare a convivere con i Bijuu, o almeno potremmo provarci... - Poi, solo dopo aver preso parola davanti a quel fiume di persone senza pensarci, si rese conto di non essersi nemmeno presentato. Che maleducazione. - Oh... Sono Eiji Imai by the way... Shinobi di Kumo... Eheh...



CITAZIONE
Edit per fare questo piccolo avviso.
Nel post sono presenti le movenze che l'esercito di Kumo fa in generale, non mi metterò a riscriverle, ma ho evidenziato punti nel post in cui parlo dello stesso.

L'ultimo intervento del mio Pg viene fatto in piazza, ad alta voce, cercando di attirare l'attenzione di TUTTI. Sta a voi cagarlo o meno. :asd:

 
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view post Posted on 27/4/2018, 23:38
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Akira-kun... Scherzi?

*Oddio! Non sono abituato a sentirmi chiamare in questo modo! Non è che durante il tragitto ho fatto qualcosa di inappropriato? E se...f...fosse la mia ragazza? Ma allora tutto questo cos'è un incontro per coppie per caso? In effetti vicino a noi ci sono altri due tizi, un ragazzo ed una ragazza, che siano nostri amici? Quando li ho conosciuti, in che rapporti siamo, che diavolo succede? La mia occasione per sfoggiare il mio repertorio di canzoni d'amore potrebbe svanire se me la gioco male, devo tranquillizzarla ora o mi lascerà*

Ehi! Frena gli ormoni Akira, siete tutti attrezzati per combattere che diavolo vai a pensare ti ha soltanto chiamato per nome, idiota

*Giusto Giusto, che cazzo vado a pensare qua sono tutti seri, c'è un'aria seria, sta per succedere qualcosa di..."serio", sta succedendo vero? No? Quando?*

Prendi fiato, controllati, cerca di farti capire dagli altri e di comprendere come tu sia arrivato qui e cosa ha riunito tutti questi ninja.

Lei rise, continuava a credere che fosse tutto uno scherzo del genin.
Il giovane flautofonista notando la reazione della ragazza, chinò leggermente il capo, chiuse gli occhi allargò le labbra, i cui lati si rivolsero leggermente verso il basso in segno di sconforto, ed infine sospirò leggermente dal naso. Si era appena rassegnato.
Aveva capito che quella risata così forzata, era un preludio ad un nefasto evento.

Ella si avvicinò, cambiò il suo sguardo, era furiosa, un diavolo, come una moglie che scopre che il marito le sta mettendo le corna e fa finta di niente davanti all'evidenza dei fatti.

*Ti prego non rendere la cosa ancora più imbarazzante per me, e smettila con le metafore a sfondo sentimentale soltanto perché sproloquiavo tra me e me*

Scusa, Dicevo.

Ella si avvicinò, cambio il suo sguardo, era furiosa, un diavolo come...come..un diavolo!
Era molto più bassa di Akira, ma quella manata sulla spalla era pesante si fece sentire.
Il giovane cercò di trattenersi dal mostrare un minimo segnale di dolore. Si gonfiarono le guance e sudò freddo per un paio di secondi, ma presto tutto era tornato alla normalità. Stesso discorso per la ragazza, che da quello scatto di nervosismo subito si placò e tornò più docile e comprensiva e continuò a parlare.


Scusa...Non so cosa mi sia successo... Comunque... Cosa intendi? Siamo partiti insieme da Kumo, abbiamo partecipato insieme all'Operazione Yamato mesi fa, contro... Contro... Son Goku. - Fece una breve pausa, sembrò che qualcosa la turbasse nel pronunciare quel nome, di tutta risposta Akira non disse niente, la guardò e fece uno sguardo dubbioso, quel nome non gli diceva assolutamente niente, ma tutto quello che aveva detto se lo ricordava bene - Non so cosa pensare... Non so leggerti nella mente, ma credo che sia il caso di parlare un po'... Finchè dovremmo aspettare...
Lei si stava guardando attorno e di tutta risposta il ragazzo fece lo stesso, vide di nuovo tutte quelle persone, notò che erano da molti villaggi, fece un rapido collegamento con tutto la storia di quelle minacce mostruose che il ninja bendato aveva annunciato sotto la residenza della Raikage defunta l'estate scorsa.
In quel momento, lo sconforto aumentò, il ragazzo iniziò a sospettare vagamente cosa stesse succedendo. Tutto ciò lo faceva sentire ancora più a disagio, se il suo intuito non lo aveva abbandonato era ormai quasi certo di essere veramente nel posto sbagliato al momento sbagliato.

I tre ninja erano fermi nella piazza, e la ragazza a quel punto continuò a parlare

Akira-kun... La tua uscita di poco fa mi spiazza, ma se proprio non ti ricordi chi sono, mi chiamo Honami Yotsuki, tuo caposquadra per questa missione. Loro sono Rikku e Shun. Siamo appena arrivati al luogo di raduno del Paese della Pietra. Dobbiamo svolgere una missione, ricordi? Ci hanno convocato e siamo partiti con l'esercito di tutta Kumo praticamente...
In quel istante il musicista realizzò una cosa. Honami Yotsuki è stata la prima persona al di fuori di sua sorella ad essersi mai preoccupata per le condizioni del ragazzo. Era veramente una caposquadra degna di tale nome, ma nella testa di Akira il tutto risultò leggermente diverso. Sentì una leggera morsa allo stomaco, dall'alto verso il basso la guardò negli occhi e pensò:

Oddio, Honami è davvero molto carina...

*Vedi il fatto è che...oh aspetta...merda ho detto di nuovo quello che stavo pensando e sto pensando a quello che volevo dire, merda! Devo rimediare subito*

Si morse la lingua e alzando un pelo la voce disse frettolosamente:


No aspetta, scusa, è da un po' che sono in silenzio e mi sono dimenticato persino come si parla! Volevo dire, Oddio Honami è davvero molto carinO da parte tua preoccuparti per me Ahahahahah Rise in maniera un po' sguaiata. Gli tremava la voce, era percettibile, ma subito cercò di tornare tranquillo e spiegare tutto ad Honami, Rikku e Shun.
So che potrà sembrarvi strano ma ascoltatemi. Io mi ricordo tutto di questa estate, ma non sono mai uscito di casa da Luglio, vedete...io... - Prese il coraggio di ammetterlo di fronte a qualcuno che non fosse Megumi, deglutì e un secondo dopo concluse la frase- Io so come cancellarmi la memoria. La testa era china, guardava il suolo, si vergognava ad ammetterlo, ma doveva farlo per il bene della squadra. Se quella era una guerra lui non poteva ormai scappare, lo aveva realizzato nell'istante in cui si era ritrovato in quel luogo, qualunque sia il motivo per la quale sia arrivato lì non è imputabile alle conseguenze della perdita della memoria, ma dell'indole di Akira che nonostante fosse in stato di semi incoscienza è arrivato fino a lì. Chissà quale è stata la motivazione, ma ormai era sulla pista e doveva ballare. Credeva in questo, ma quando comprese che questa era una guerra ed era in prima linea i suoi piedi si indirizzarono automaticamente nel punto cardinale ove è situata la sua dimora. Come un magnete voleva tornare a casa, ma non poteva, l'idea di tradire il suo vero io perduto, lo spaventava più della guerra stessa.
Continuò a spiegarsi

Vedete, l'ho scoperto anni fa...non mi ricordo quando, ma in pratica, mi chiudo per giorni, settimane o mesi a suonare senza quasi mai fermarmi e sto in silenzio, isolandomi dallo spazio e dal tempo. Lo faccio per rimuovere qualcosa che voglio dimenticare. Richiede molte energie e concentrazione, ma è talmente difficile che spesso quando ci riesco gli effetti si propagano in maniera incontrollabile. Resto in uno stato di trance per non so mai quanto tempo dopo aver terminato il processo. Dev'essere successo anche questa volta, il mio ultimo ricordo risale a inizio Gennaio circa, che giorno è oggi? Ma non vi preoccupate, se è successo non può ripetersi, credo...non è mai successo, credo...
Rialzò lo sguardo e aggiunse rivolgendosi ad Honami e Shun
Ora che ci penso però ricordo vagamente di avervi già visto quella volta prima della missione a Kumo, operazione Yamato hai detto? Non sapevo nemmeno avesse un nome, ricordo solo che eravamo io e una certa Rikku Kidimora e dovevamo trasportare delle provviste e guidare i rifugiati a Kumo negli alloggi d'emergenza, ma poi per qualche motivo la nostra missione è cambiata in...non ricordo bene cosa. -
Si accorse di aver fatto un figuraccia, arrossì, guardò la ragazza bionda tese la mano per stringergliela e disse: - Oddio scusami Rikku, per un attimo non ti avevo riconosciuta, non ti vedo dalla nostra missione, noto che in questi mesi hai cambiato qualcosa, hai tinto i capelli o sbaglio? Come te la passi?

Honami continuò a spiegare la situazione ad Akira. In quelle frasi comprese finalmente tutta la storia riguardo queste fantomatiche creature che avevano invaso il mondo ninja, come mai fossero così pericolose. Rabbrividì al pensiero che una di loro aveva persino ucciso un Kage. Cosa più importante, capì finalmente perché si trovava lì, per combattere, insieme a tutto il mondo ninja, la minaccia, da una delle due parti o da nessuna.
Chissà in tutti quei mesi dall'estate quanti passi avanti erano stati compiuti dagli shinobi per arrivare sino a questo giorno...
Il discorso della Yotsuki era molto serio, si leggeva nel suo tono di voce, non modulava un secondo era decisa, una sola nota era necessaria ad esprimere quanto doveva. La dinamica era un piano pianissimo, tipica dei segreti, ma il risultato non era proprio melodico, che non fosse abituata a fare certi discorsi? In compenso, il ritmo lento e ben scandito segnavano una determinazione ferrea in ciò che diceva. Più che dalle parole capì il messaggio fondamentale dal modo in cui la ragazza suonava le sue corde vocali

Ragionò qualche secondo e concluse che non poteva far altro che darle corda, per due motivi: pareva averne visti più di lui ed era caposquadra. Aveva ragione da vendere.
Concluse il suo discorso chiedendo se ci fossero domande, ma in quel momento non gli veniva alcuna domanda sensata preferì ascoltare gli altri con la massima attenzione.

Era una situazione di stallo e di attesa. Una noia mortale, tutti erano agitati, ma Akira voleva isolarsi da tutto questo, restò vicino ai suoi compagni di missione e alla caposquadra, ma anche in quel frangente non riuscì a fare a meno di farsi i cazzi suoi. Suonava qualche nota col flautofono di tanto in tanto per smorzare l'ambiente circostante, e poi a matita buttava giù qualche riga del suo manuale. Quello non se l'era dimenticato. L'unico dilemma è che rileggendolo alcune parti sembravano deliranti e prive di senso, con dei disegni veramente brutti e degli esercizi scritti su di un pentagramma disegnato a mano libera.

In quella notte, lo scricchiolio della grafite in cima al legno fecero fuoco e fulmini, poteva sentirli nella sua mente, forte ed impetuosi come una terra che trema, un brillare esplosivo color cremisi del genio di Akira. Stava scrivendo una composizione fantastica, era molto ispirato, riusciva ad udire uno scalpitare, come un pubblico in delirio ad una prima. Il suo pensiero era fluido come l'acqua, poteva sentire questi elementi scorrergli con forza, folate di vento del suo flautofono, una Ninjutsu innovativa e mai vista da alcun essere umano.

La voce di Honami richiamò i genin invitandoli a calmarsi e ad essere pronti a combattere. Il flautofonista si alzò in piedi e mise via il libro. In quell'istante si guardò attorno e realizzò che tutto quello che sentiva non era nella sua testa, era reale, ed era successo attorno a sè. Quale momento unico ed irripetibile, stava scrivendo in musica tutte le note e le sensazioni degli avvenimenti e delle sensazioni attorno a lui. Quelle di una guerra.

Per la prima volta Akira era in un vero campo di battaglia?

*Oh merda che cazzo ci faccio qui, sono veramente in un campo di battaglia, oddio non è un allenamento stavolta, qui potrei morire...ma...questo...cos'è?*

Il ragazzo non fece in tempo a comprendere quella sensazione nel suo corpo che arrivò qualcuno, tutta la folla lo fece passare e arrivò al centro della piazza. Due figuri, uno davanti all'altro, che fossero il KyoDan e il Taisei? Faccia a faccia? Era questo lo scontro finale che aveva origliato ore prima dai tanti ninja che passavano qua e là?
Li guardò per qualche secondo, era proprio due personalità opposte anche guardandoli. Erano una dominante ed una tonica, tensione e riposo, così lontane, ma così vicine, l'una portava all'altra, ma chi era chi delle due, Il Taisei era il Do centrale? O era il KyoDan a non essere un Sol? Per la prima volta Akira vide il centro di tutto questo conflitto, vide il loro aspetto e l'unica cosa che provò fu fastidio. Voleva suonare ogni nota del suo flautofono per sfondargli i timpani.
Qualcuno ebbe un'idea migliore. Un ninja di Kumo si alzò in mezzo alla folla e sbraitò. A gran voce pronunciò un discorso di pace e comprensione.
Il contenuto alle orecchie di Akira erano state travisate completamente dal tono e dalla parlantina di Eiji, quello slang, quella postura, quella voce, quella presenza.
Akira capì cosa gli scorreva nelle vene, comprese il motivo per la quale non si era ancora mosso per fuggire da questa situazione tremenda o perché non sia impaurito da niente.
Era nuovo a questa cosa, o forse no? Gli ricordava qualcosa, era antico e non aveva mai provato, ma il corpo ne sembrava aver conservato memoria. Urlò nella sua testa, dopo il discorso di Eiji. Non c'entrava niente col suo discorso quanto aveva da dire, ma la riconobbe: la sensazione! l'aveva riconosciuta e aveva un nome.


OH SSSSIIIIIIII'! TUTTO CIO' E' LA FOTTUTA ADRENALINA PURA!

Non si rese conto che l'aveva fatto di nuovo, aveva parlato invece di pensare, e forse nel momento peggiore.

Edited by ¾DatGuy - 28/4/2018, 01:07
 
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view post Posted on 28/4/2018, 14:17
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Non ci volle molto prima che gli ultimi raggi del sole venissero inghiottiti oltre l’orizzonte, lasciando che sulla piazza si stendesse dapprima l’irreale meraviglia del crepuscolo, puntinato dalle prime stelle - sottili sbavature di luce che sfiorivano in docili germogli luminosi, baciati dal buio ormai alle porte - e poi il manto oscuro della notte, che calò sui presenti quasi come una coltre rassicurante, conosciuta, amica. Ormai nell’ampio spiazzo scelto da quel tale come luogo d’incontro, si erano riuniti una moltitudine di Shinobi, provenienti dai diversi Paesi. Un esercito per volta, preceduti dallo scricchiolare dei loro passi su quel terreno arido e sterile, si erano fatti avanti proprio come lo aveva fatto Kiri e ora erano lì, in attesa di…francamente Yu non aveva idea di che cosa stessero aspettando. Spiegazioni forse, di quelle ce n’era un gran bisogno. Non aveva idea se i colleghi degli altri villaggi avessero più o meno informazioni rispetto alle loro, tuttavia era chiaro che qualcosa quel Kataritsuen avrebbe dovuto dirla. Eppure quel silenzio inquietante proseguiva, rotto solamente dai respiri di tutti, dallo scalpiccio di chi non riusciva a stare fermo sul posto passando il peso da un piede all’altro, dai sussurri che aleggiavano un po’ ovunque tutto attorno. Probabilmente Takumi riusciva a capire anche che cosa stessero dicendo, il Rosso no…i suoi orecchi non era fini come quelli del castano e il suo naso riusciva a captare solo l’odore della paura che tutto ammantava. Alla fine non era che un particolare lezzo di sudore che ormai il suo cervello aveva imparato ad interpretare come tale, ma dirlo così non dava la stessa idea ed era decisamente meno poetico, no? In ogni caso, era ovunque. Serpeggiava tra i presenti come la nebbia al suo villaggio e, per quanto facessero i gradassi, si mostrassero fieri e sicuri di sé o giocassero a chi ce l’aveva più duro…beh, quella reazione del corpo non era un qualcosa che potessero minimamente controllare. C’era. E in gran quantità. E Yu non era certamente esente. D’altronde non aveva nessuna remora nell’ammettere di non essere per nulla tranquillo. Non gli piaceva il posto in cui erano, non gli piacevano i membri del Taisei, tanto meno gli piaceva quella gabbia perlacea che li chiudeva in una specie di cupola opalescente. Se n’era accorto solo in quel momento, alzando gli occhi al cielo. Un barriera circondava il luogo dell’incontro, una barriera che gli eserciti avevano attraversato e di cui lui non si era nemmeno accorto…non coscientemente. Kuso, a volte pensava proprio che avrebbe dovuto chiedere qualcosa di più a Shiro circa la passata guerra. Lui era ancora uno studente e non vi aveva partecipato attivamente. L’idea di ritrovarsi ora su un campo di battaglia come quello lo spaventava, ma ancor di più lo spaventava non sapere nulla di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, il motivo per cui erano stati convocati, quale sarebbe stato il loro ruolo in quella circostanza. E sapeva che avere paura in fondo non era un male, solo gli idioti non ne avevano - o chi voleva ostentare chissà cosa - tanto che spesso aveva sentito dire che il coraggio stesso nasceva dal terrore, dal resistere ad esso, dal controllarlo e dominarlo.

Come se fosse facile, trovandosi di fronte a creature ancestrali come i Bijuu.

Se la ricordava bene la sensazione di impotenza provata quando Saiken si era alterato. Era incisa a fuoco nella sua mente come le parole che aveva rivolto loro. Per questo era curioso di sentire che cosa avesse in mente Kataritsuen e, per fortuna, la voce altera di una donna espresse i dubbi che, probabilmente, un po’ tutti i presenti avevano, costringendo il loro ospite a prendere parola. Aaaaah, quanto odiava i politici! Tante chiacchiere e poca sostanza, atti solamente a buttare fumo negli occhi ai più sciocchi. In fin dei conti, alla domanda diretta di quella donna non c’era bisogno di perdersi in discorsi tanto lunghi, ma quel tale ammantato di nero la prese larga, mooooolto larga, rivolgendosi con voce tonante a tutti i presenti. Peccato non stesse dicendo nulla che già non fosse di dominio pubblico e, proprio quando quel lungo minestrone di ovvietà giunse al punto di svolta, il discorso del giovane venne interrotto bruscamente.
Un boato squarciò l’aria, la terra tremò e grida lontane preannunciarono l’arrivo dell’orda cremisi avvistata poco prima. Non ci fu nemmeno il tempo di pensare, prima che la notte si facesse più nera, rischiarata dal rilucere di dardi infuocati che impattavano contro la barriera, aprendo falle che si richiudevano come ferite cicatrizzate, ricostituendo il velo che proteggeva quel luogo…o che li imprigionava lì. Punti di vista, insomma.
La stessa cupola che aveva fatto passare gli Shinobi senza colpo ferire, ora stava opponendo una strenua resistenza alle fila del Kyo Dan, come avesse riconosciuto in loro un nemico da respingere. Tuttavia, per quanto la capacità di rigenerazione di quel velo fosse efficiente, non appena i colpi diretti su di essa si fecero più potenti, fu chiaro che l’oppositore dichiarato del Taisei fosse riuscito a farsi strada. Le urla e la carica di un esercito, scossero le rovine della piazza. Sarebbero arrivati di lì a poco. E solo i Kami sapevano che sarebbe accaduto non appena fossero stati faccia a faccia con l’Ordine. L’istinto portò Yu a mettere mano all’Hakanai, pronto ad estrarlo, ma ancora solo in posizione di guardia: il Mizukage non aveva dato alcun ordine di attaccare, il che significava che per ora non avrebbero fatto nulla. Cazzo, mai come in quel momento il freddo acciaio di Kenmaki che pesava sulla sua schiena era stato così confortante…la situazione era tesa all’inverosimile. Lui stesso lo era. Una corda di erhu, con il cuore che batteva all’impazzata contro la gabbia toracica manco avesse intenzione di uscire e scapparsene da solo, visto che quel cretino del cervello pareva volersene restare lì, assieme al resto del corpo. E non appena le due organizzazioni rivali furono una di fronte all’altra la situazione non fece che peggiorare.
A guidare i membri del Kyodan c’era una donna. Era visibile solamente grazie al lucore caldo emesso da una fiamma viva che questa reggeva saldamente in mano. Sembrava una sacerdotessa e si arrestò col suo seguito al lato opposto della piazza. Manpeiko, questo il suo nome. Il Mizukage quanto meno le si rivolse in tale modo, chiedendole spiegazioni, un po’ come la donna di poco prima aveva fatto con Kataritsuen. D’altronde era palese che entrambe le organizzazioni nascondessero la verità, o parte di essa, sui propri reali intenti…e non ci sarebbe stato poi nulla di male se solo gli Shinobi e i Villaggi non fossero stati tirati in mezzo.


Che situazione di merda.
I Bijuu che avanzano fuori dalla barriera e noi qui in compagnia di questi due gruppi a cui non darei nemmeno due Ryo…Cazzo se odio gli estremisti. Non si può ragionare con questa gente. E di sicuro non verranno a dire a noi le loro reali intenzioni, mi pare palese ormai.

Non ci si può fidare di loro. Di nessuno di loro.


Tanto più che, se in mezzo a quelli del Kyo Dan c’era qualcuno con le stesse capacità della ragazzina che Yu, Takumi e Nuru avevano incontrato ad Ame od essa stessa….beh, avrebbe potuto essere ovunque e nessuno - o quasi - se ne sarebbe accorto. Kuso!
Fu a punto che la sua attenzione venne catturata da un giovane che si era fatto avanti con un’espressione in una lingua che il Rosso non aveva mai sentito. Tuttavia le parole che seguirono le capì bene, quanto meno la maggior parte. E che dire? Quel tale Eiji Imai di Kumo, non aveva tutti i torti. Anche il Rokubi, in fin dei conti, voleva solamente essere lasciato in pace, tuttavia c’era un problema nel suo discorso: due gruppi estremisti come lo erano Kyo Dan e Taisei, non sarebbero mai scesi a patti l’uno con l’altro. Troppo invasati sulla propria visione, troppo spessi i paraocchi che indossavano e chissà…probabilmente troppo radicato il rancore che avevano verso i proprio opponenti. Come Yu aveva pensato altre volte, erano simili a bambini che si contendevano dei giocattoli troppo grossi e pericolosi, forse causando essi stessi il livore verso gli uomini che i Bijuu si portavano appresso da chissà quanti secoli. E il punto di vista dei Kage? Beh…non era difficile intuirlo. Le Bestie Codate erano pericolose anche non volendolo: uno spostamento di troppo e potevano causare un maremoto o un terremoto, un po’ di malumore e si scatenava un’epidemia irreversibile se non da chi l’aveva causata. Insomma, probabilmente dal loro punto di vista i contro erano decisamente più pesanti dei più. Per quello erano lì, per mettere fine a tutto.
Eppure c’era qualcosa di sbagliato in quella faccenda. Era una sensazione che Yu non riusciva a levarsi di dosso, simile ad una gelida inquietudine. Ma c’erano troppe cose che non erano chiare, troppi punti oscuri per riuscire a capire…Per il momento l’unica cosa che poteva fare era stare in guardia, pronto a muoversi non appena fosse giunto l’ordine.

 
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view post Posted on 28/4/2018, 16:18
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The Almighty Shitlord

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E ancor prima di ricevere risposta dai genin poco prima interrogati ecco che pare svilupparsi il preludio allo scontro: il Kyo-dan fa il suo ingresso nella figura di Menpeiko, la quale pare volersi unire al colloquio con Kataritsuen ed i kage.

...

Non parla, è troppo sorpreso per farlo, i pugni si stringono mentre sente la rabbia salire nel petto. Rabbia. Perché tutto questo è inverosimile: perché mai premurarsi di creare una barriera contro i bijuu se non si è in grado di controllare, offrire una difesa, contro il Kyo dan, i cui componenti vogliono distruggerli del tutto e quindi a loro volta dare battaglia? Perché non hanno stazionato nessuno alla barriera? Semplice.

perché siamo noi la loro barriera umana

Quel pensiero si fa strada nella sua mente come una lama tagliente: lui, il suo Mizukage, i guerrieri di Kiri...sono stati tutti usati come pupazzetti da qualcuno che si crede decisamente superiore a tutti loro. Gli occhi si sgranano e la mascella si serra mentre poco dopo principia a muovere un passo in avanti verso Kataritsuen rimanendo quindi di fianco al proprio Mizukage eppure volendo appunto farsi notare.
La bocca si spalanca, una parte di sé vorrebbe farlo stare zitto, gli crea un blocco in gola ma in cuor suo non può farlo, non accetta di essere lo strumento di nessuno, non più. Non da quando ha recuperato la propria spada entro le prigioni delle Nebbie.

Immagino che l'assenza di guerrieri a difendere il luogo di un incontro

Sottolinea quelle ultime parole, sputando con esse tutto il suo disprezzo per quell'uomo: se mai dovesse sopravvivere all'ordalia che si avvicina ne reclamerà la testa. Cazzo se la reclamerà.

mi debba suggerire che hai ben pensato di usare gli eserciti delle nazioni ninja come scudi umani contro il Kyo dan ancor prima che contro i bijuu?

Domanda, non è causale che non vi fossero guerrieri prima del loro arrivo. Non è casuale che il Kyo dan sia arrivato così presto ed in forze. Scuote quindi il capo sbuffando, accennando ad un sorriso che ha un che di decisamente nervoso: a breve dovranno affrontare una battaglia disperata, non ha alcuna intenzione di tenersi per sé commenti che gli vengono così naturali, fanculo le responsabilità e l'etichetta, almeno questa volta.

se vuoi fare il burattinaio con le vite altrui, fallo con quelle dei tuoi uomini

Quel "tuoi" che viene rimarcato, vuole che quel concetto sia chiaro perché Kyo dan, Taisei, tutti potenzialmente sono nemici, tutti mantengono dei segreti e lui, lui non accetta di farsi usare da nessuno di loro. Improvvisamente sente il metallo della kubikiri sulla propria schiena farsi più freddo: lo sta chiamando, lo tenta, gli promette di finire immediatamente la vita di quel vecchio, di fargliela pagare e così è tremendamente tentato di darle retta e di sfoderarla. Tuttavia resiste, sa che non se lo può permettere o almeno non ora, piuttosto deve a tutti i costi distrarsi da quell'essere detestabile e da Manpeiko, a propria volta giunta per fornire una opinione assolutamente non richiesta. La squadra da capo a piedi con curiosità e tuttavia non la minaccia, non ha senso pronunciare minacce a vuoto prima di uno scontro e non sarà lui a sfodere la lama e ad attivarsi, non prima di averne ricevuto un espresso ordine che poco dopo giunge da Hayate sotto forma di un mormorio.
Sorride: è felice di aver avuto direttive, poiché ora ha delle nuove responsabilità e con esse una scusante per impedire alla lama di prendere il sopravvento, di controllarne le azioni. Scopre che le proprie mani tremano per la rabbia e quasi se ne stupisce, davvero la propria spada è in grado di influenzare così tanto anche solo le reazioni corporee? Come temeva le direttive del Mizukage, per quanto buone, non sono ottime e per un semplice motivo: poichè i nemici sono alle porte e non avrà molto tempo per costruire l'offensiva che gli si richiede, sicuramente dovrà provare ad attrezzarsi e capire quali sono le peculiarità dei genin che si ritroverà a comandare.

come desideri

Mormora in tutta risposta, in ultima analisi posando lo sguardo su Hideyoshi, il kokage ormai prossimo a proprio capo di stato. Sotto alle bende le labbra si piegano in un sorriso, dopotutto è felice di vedere come sia riuscito a prendere il controllo di Oto, ed a giudicare dalle parole che Hayate successivamente gli rivolge pare anche un potenziale alleato. Un semplice cenno del capo alla volta di quello quindi, prima di uscire nuovamente dalla barriera e dirigersi nuovamente innanzi ai genin. Li squadra nuovamente uno ad uno, in parte li disprezza. Non per via del loro rango no, ma perché si sono rifiutati di accettare quella proposta da parte sua. Esclude a priori che possano tutti essere privi di paure ed emozioni negative, lo sa per certo: molti di loro sono ragazzini esattamente come lui solo privi di un peso come la Kubikiri che abbia potuto sviluppare in loro un senso di responsabilità tanto grande da oscurare ogni altro dubbio, forse è questo che davvero lo fa imbestialire ovvero il ritrovarsi davanti a potenziali copie di ciò che lui sarebbe potuto essere. Un essere emotivo, un essere che prova paura e gioia. Un essere umano.

pare che la mia offerta non sia più valida, mi dispiace

Si rivolge con quelle semplici parole a tutti i genin di Kiri ivi presenti, prendendo dunque un grande respiro per sopprimere quella vaga vena irritata che altrimenti potrebbe tradirne le emozioni, non vuole di certo far capire loro cosa pensa della loro situazione, del loro stoicismo.

questa volta vi chiedo un contributo più eloquente: dovete dirmi le vostre capacità così che possa organizzare al meglio la schermaglia contro l'armata del Kyo dan.

Li guarda uno ad uno, la sua parlata è risoluta man mano che quel senso del dovere soverchia ancora una volta quella furia che ne monta l'animo costantemente, come un lupo in attesa del momento ideale per colpire.

voglio assicurarvi due cose: questa missione sarà di una importanza estrema, quindi la sua riuscita viene prima della salvaguardia di ognuno di noi...

Ovviamente include anche sé stesso nel novero dei sacrificabili, non è così pieno di sé da ritenersi intoccabile, insostituibile. Ki era insostituibile e lui al momento ne è solo una pallida imitazione.

quindi, se uno rimarrà indietro nessuno dovrà lasciare la formazione per salvarlo, in caso penserò io al recupero...data questo, sappiate che non farò correre a nessuno di voi un rischio che non sia io stesso disposto a correre

E questo nella sua distorta visione deve costituire un incentivo, un'assicurazione, nel bene o nel male lui non farà distinzioni.

infine...siete shinobi di Kiri

Le mani tentano di congiungersi innanzi al petto componendo un sigillo mentre il Diavolo tenta di richiamare il proprio chakra dall'interno del proprio corpo, quel tentativo che cerca di palesarsi in un ammasso informe di energia azzurrina che ne impregna completamente la figura, sviluppando una serie di tentacoli quasi di energia viva che poco dopo prendono a disperdersi gradualmente nell'ambiente. Quell'energia par quasi evaporare poichè man mano che si diffonde nell'ambiente circostante tenta di generare un banco di nebbia fitta, vastissima, tanto vasto da avviluppare completamente l'intera area. Chiunque all'interno di essa può percepire una sensazione di freddo spiacevole, che può scatenare dei brividi, eppure è sui membri del Kyo dan che tale nebbia svela il proprio potere: essa infatti cerca di infilarsi nelle ossa, nelle leve degli avversari del Diavolo rallentandone i movimenti e facendo persino vacillare le coscienze.

non dimenticate mai che in essa avete la vostra vera forza

Mormora ora, un sussurro che tuttavia pare quasi riecheggiare nella nebbia come un sibilo ripetuto da molteplici voci aventi una sola gola, un assaggio leggero del potere della propria spada. Un assaggio che serve già a preparare una delle componenti più importanti, ovvero il capo per la grande prova.

Nebbia del Diavolo potenza 80. Costo: 4
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view post Posted on 29/4/2018, 17:01
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tra le ombre del sottosuolo dove anche un un sussurro può divenire un canto di Follia

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L'aria era pesante, c'era tensione tra i presenti. Ogni uno pronto a spezzarsi come una corda di violino, o almeno così sembrava al ragazzo. Doveva ammettere di non essere il migliore a leggere le intenzioni altrui, ma chiunque si sarebbe reso conto che nessuno dei presenti si fidava pienamente di coloro che li avevano convocati in quel luogo.
Da quando era arrivato, ad Hideo non era ancora stato chiesto nulla. Molto probabilmente il suo doveva essere un nome troppo poco conosciuto perchè potessero trovargli qualcosa da fare, un numero tra tutti gli altri novizi del suo villagio. E per questo motivo il Genin aveva avuto l'occasione di dare un occhiata a chi, insieme a lui, occupava la piazza. Più o meno tutti, poteva ipotizzare, condividevano gli stessi pensieri, li stessi espressi qualche ora prima dalla Tsuchikage. Solo poche, tra le facce in quella piazza mostravano sorrisi più o meno pronunciati, e anche in quel caso il ragazzo non poteva essere certo se questi fossero genuini oppure forzati, come quello che stava disperatamente cercando di mantenere.
Di certo non possono essere eccitati dalla situazione, vero? Chi potrebbe essere contento di andare in guerra.
Mentre pensava a ciò, il ragazzo continuava a girare per la piazza, impaziente per qualcosa che in cuor suo sperava non accadesse. Un comportamento irragionevole, certo, ma in un angolino del suo cervello Hideo non poteva fare a meno di pensare che se qualcosa sarebbe dovuto succedere, allora sarebbe stato meglio che succedesse il prima possibile.
Non credo saremo mai più preparati di così.

Ma ovviamente, l'attacco arrivò proprio al calare delle tenebre. Un boato sordo si diffuse attraverso la cupola che li circondava, rendendola vidibile e dando ad Hideo un motivo per la sensazione spiacevole che aveva provato al suo ingresso. La sua percezione del Chakra doveva essere proprio arrugginita per renderlo cieco a qualcosa di tanto esteso. Se non fosse stato ancora scosso da quel primo boato, avrebbe rimpianto di non aver prestato più attenzione a lezione, mentre il loro insegnate tentava disperatamente di istruirli su quell'"ovvietà".
Il primo dardo non era altro che un colpo di avvertimento, a seguirlo furono molti, molti altri. Una vera propria pioggia, abbastanza fitta da tingere di rosso l'intera cupola. Nonostante l'incredibile sforzo, sembrava che la barriera fosse sufficientemente resistente da sopportare l'assalto.
Ma per quanto ancora?
Attutiti dalle esplosioni, i passi di marcia passarono quasi inauditi dai presenti, ma la nuvola di polvere che li accompagnava di certo non fu inosservata. Evidentemente, nonostante la cupola, qualcosa era riuscita a penetrare all'interno delle rovine. E quel qualcosa sembrava dannatamente simile ad un esercito sul piede di guerra, capeggiati da quella che somigliava molto poco ad un generale e decisamente di più ad un autorità religiosa. Nonostante l'apparenza però, durante la sua avanzata l'esercito non aveva sferrato un singolo colpo verso gli Shinobi li presenti, sembrava quasi il loro unico obbiettivo fosse scortare il loro Leader fino al cospetto del Taisei.

Hideo fece un passo indietro, nonostante la distanza tra lui e l'esercito fosse già notevole. Gli sarebbe piaciuto pensare di star cercando di giocare secondo i suoi punti forti, ma non poteva negare a se stesso la verità quando vi era già sceso a patti poco prima. In quel momento, quasi surreale nel suo silenzio, dato ciò che si stava ancora abbattendo sulle loro difese, Hideo desiderava con tutto il cuore che qualcuno prendesse l'iniziativa. Forse, per quella che doveva essere la prima volta nella sua vita, Hideo sperava che qualcuno gli dicesse cosa fare.

Patetico. Patetico, patetico e patetico. Che cazzo di Ninja sono se basta un po' di stress a farmi vacillare così? Mi sono fatto cullare dalla vita facile, dalle missioni poco impegnative. Sapevo dannatamente bene in cosa mi andavo a cacciare il giorno in cui mi sono iscritto in accademia, un lusso che i ragazzini più giovani non hanno avuto. Devo essermene dimenticato, altrimenti non sarei qui a pentirmi delle mie scelte. Ma cazzo, non sono diventato un Ninja per restarmene chiuso in casa a temere il mondo, altrimenti sarei ancora chiuso nella mia stanza, senza sapere niente ne del mio corpo ne di ciò che è capace. E allora forse è il caso di cercare di calmarmi e stare pronto ad un eventuale ordine, anziché lagnarmi di continuo e così forse mi sarò meritato l'occasione che mi è stata data.

Forse un pochettino di auto-critica era ciò che gli ci voleva per tenere saldi i nervi, o forse quello che gli aveva veramente fatto utile era stato ricordare tutte le scelte che lo avevano portato ad essere li, in quel giorno, in quella situazione apparentemente impossibile. Fatto stava che, dopo il suo monologo interiore, Hideo fu capace di drizzare le spalle e fissare lo sguardo su ciò che stava accadendo al centro della piazza. Qualunque cosa fosse successa, lui avrebbe cercato di rispondere il prima possibile, se non altro per mantenere il poco rispetto che in quel momento sentiva di provare verso se stesso.

Se mi avesse visto Senzo, magari me ne sarei accorto prima.
 
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view post Posted on 29/4/2018, 21:35
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Raggiungere la loro destinazione non avrebbe richiesto troppo tempo, in fin dei conti. Sarebbero arrivati con largo anticipo e avrebbero avuto modo di dialogare per bene, di mettere finalmente sul tavolo tutte le carte ancora rimaste coperte e scoprire una volta per tutte cosa stava evidentemente sfuggendole in quella malsana guerra. Aveva degli ottimi soldati al suo seguito, devoti, pronti a qualsiasi cosa; sua sorella marciava a pochi passi di distanza, composta, severa. Non avrebbe potuto rinunciare a lei in quel frangente, seppure avrebbe preferito non coinvolgerla in una questione tanto pericolosa. Sapeva bene che non glie l'avrebbe mai perdonata. Almeno era riuscita a convincere Hiroji a rimanere al fianco della sua copia. Quello era il posto del castano, al suo fianco ma pronto ad organizzare le difese della Roccia qualora necessario; senza ombra di dubbio sarebbe stato il migliore per quell'arduo compito, senza contare che era l'unico (oltre Akiho) a poterle succedere degnamente in caso di qualsivoglia incidente. Aveva dovuto giurare che sarebbe tornata tutta d'un pezzo, per convincerlo a stare al suo posto. Certe volte sapeva essere testardo come un mulo, il suo Hiroji. Ma era questo che gli piaceva dell'uomo che aveva conosciuto all'orfanotrofio il giorno del suo triste arrivo: quella determinazione, quella possessione, quella devozione.
Aveva molto a cui pensare durante il tragitto, specie dopo l'arrivo della seconda lettera. Era stata siglata direttamente da "Manpeiko", che sapeva essere a capo della fazione opposta all'Ordine, e le parole che erano tracciate con l'inchiostro sulla carta avevano innescato ulteriori meccanismi nel suo cervello. Kataritsuen glie l'aveva rapidamente descritta come una donna molto pericolosa, seppure anziana. Non sapeva se credere a quanto era stato scritto o meno, anche se il mistero che aleggiava attorno ai suoi risaputi alleati portava a far credere vi fosse davvero quel qualcosa sotto che avrebbe potuto portare alla loro distruzione. Se avessero avuto davvero l'intenzione di sigillare tutto il loro chakra e quindi di servirsene per divenire padroni di quel mondo, ogni sua fatica sarebbe stata vana. Sarebbe tornata a servire, a patire, a stringere i denti per difendere strenuamente la propria dignità. Non poteva permetterlo assolutamente. Non dopo tutto quello che aveva fatto e rischiato per guadagnare la posizione che adesso ricopriva.

Attraversarono una barriera che pareva un velo quasi impercettibile, destabilizzante, e vennero accolti da alcuni uomini di Kataritsuen per essere scortati alla sua presenza. Per mera precauzione, diede ordine ad almeno una decina degli shinobi e kunoichi al suo seguito di rimanere fuori dalle rovine che si apprestavano a raggiungere. Non sapeva cosa sarebbe potuto accadere la sotto e sicuramente qualcosa sarebbe potuta accadere anche all'esterno, distante dalla sua supervisione. Era meglio non rischiare e coprirsi le spalle un minimo. Al minimo segnale di pericolo, avevano ordine di rallentare l'avanzata nemica, entrare e avvertire. Nessuna stupidaggine, nessun sacrificio. Non era "morte" la parola d'ordine.
Giunti al cospetto del giovane Kataritsuen ebbe una palpitazione di troppo. Non era una grossa novità che in qualche modo il coetaneo dagli occhi di ghiaccio le piacesse, vuoi per il portamento, vuoi per il mistero che aleggiava attorno alla sua figura. Era particolarmente penoso pensare che fosse li soltanto per morire. Quella forse era l'unica informazione attendibile che possedeva, quella su cui poteva davvero mettere la mano sul fuoco. Nemmeno l'attore migliore del continente sarebbe riuscito a fingere così dannatamente bene la paura che aveva scorto nei suoi occhi limpidi come il cielo, quel giorno in cui aveva tentato, suo malgrado, di estrapolare quanti più chiarimenti possibili dalle sue labbra. Era inesperto e non era un politico, per quanto quel ruolo se lo fosse cucito addosso in maniera piuttosto convincente; bastava avere occhi per vedere e intelligenza per capire. Per quanto potesse essere penoso, continuare a stare al suo gioco senza avere delle garanzie era un suicidio, una sciocchezza. Niente sentimentalismi.


Abbiamo seguito e supportato il Taisei al meglio delle nostre capacità, senza eccedere, senza forzare nulla. Adesso siamo qua, e ci chiedi un ultimo sforzo. Cosa intendi? Cosa vuoi che facciamo ancora? - prese parola, severa, determinata, arrogandosi la possibilità di cominciare quella pantomima. Aspettare ancora non aveva alcun senso, era tempo di tagliare corto e giungere direttamente al nocciolo della questione. Pericolosa, sensuale. Non si curò minimamente di quegli sguardi d'approvazione, di curiosità, così come di quelli collerici che le vennero rivolti direttamente dai fedelissimi del suo diretto interlocutore. - Non risparmiare i dettagli, questa volta. Ne avete trattenuti abbastanza con i vostri accorati alleati, non vi pare? - Sorrise, rincarando la dose. Era come una stilla di fiele in un barattolo di miele, dolce eppure letale. Kataritsuen doveva essersi accorto di quella piccola punta avvelenata e aveva reagito con un improvviso serrare di labbra. Ah, quanto sapeva essere cristallino quel ragazzo. Eppure si mantenne, inghiottendo il rospo e cominciando il discorso che si era preparato con estrema dedizione. Sospirò. Davvero? Era il caso di ribadire ancora l'ovvio?

Era agitato, si vedeva lontano un miglio. Vomitava parole una dopo l'altra come se l'avessero tormentato per tanto tempo, senza prendere respiro se non quando proprio l'ossigeno in corpo raggiungeva il punto minore. Ascoltava distrattamente Chiye, stanca di sentirsi ripetere sempre le stesse cose; con le braccia incrociate al petto, tamburellava nervosamente le dita sul braccio sinistro in attesa di qualche reale spiegazione. Non appena furono giunti al succo della questione, e quindi alla parte che maggiormente interessava a tutti i presenti, una improvvisa scossa di terremoto mise tutti all'erta, troncando di fatto il discorso appena nel vivo. Akiho mise subito mano alla sua mazza chiodata, mentre la maggiore aveva rapidamente sfilato un rotolo da sotto la lunga veste, scostandola con estrema disinvoltura. Ne richiamò in un batter d'occhio la sua Tsuchinoko, tributando al rotolo un po' del suo stesso sangue. Forgiata dal suo genio e temprata col sangue dei suoi numerosi nemici, la celeberrima spada-frusta della femme fatale pareva un gioiello, attraente e pericolosa tanto quanto colei che l'aveva ideata. Gli spunzoni d'acciaio, affilatissimi, erano saldamente ancorati l'uno all'altro, sinonimo che, nonostante l'impugnasse pronta per la battaglia, Chiye non aveva adoperato il suo chakra. Fece un cenno alle sue truppe, come a suggerire di prepararsi per qualsiasi evenienza ma di non muoversi: Manpeiko, assieme a un nutrito gruppo bardato di vesti bordeaux, aveva oltrepassato con la forza la barriera e adesso sostava proprio davanti a Kataritsuen.
Nessuno dei due sembrava voler prendere per primo la parola, o attaccare. L'esortazione del Mizukage forse sarebbe servita allo scopo di sbloccare quello stallo, così come l'intromissione di quel giovane dalla parlantina stramba che, oltre ad attirare l'attenzione di tutti, sicuramente non sarebbe piaciuta ai fedelissimi del Taisei. Avevano guardato male lei per l'esplicita richiesta di chiarimenti, figurarsi cosa avrebbero fatto a un ingenuo ragazzino che sosteneva quelle creature demoniache.


(Ci mancava soltanto una nutrita riunione di famiglia. Cosa stanno aspettando a vuotare il sacco? Abbiamo i minuti contati e se non ci diamo una mossa qui succederà il pandemonio.)

No. Che le bestie codate fossero a un passo da loro non le era sfuggito, vuoi per i suoi sensi vuoi perché quella dannata barriera continuava a traballare a ogni zampata. Dovevano muoversi. - Questa non ci voleva, siamo come topi in trappola qui. - sopraggiunse il sussurro della rossa, preoccupata per quella situazione di assoluto svantaggio in cui si ritrovavano. Erano circondati o quasi, non avevano alcuna via di scampo. - Non avevamo altra scelta se non scendere. Spero si muovano a parlare e terminare questa farsa, perché fra poco avremo un problema ben più grosso di chi ha ragione e chi no. - sospirò, osservando attentamente in direzione dei due leader ma concentrandosi anche per tenere d'occhio quelle energie tremende che stavano pressando per oltrepassare la barriera. - Tieniti pronta per ogni evenienza, Akiho-chan. Fra poco ci sarà il massacro.

 
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view post Posted on 29/4/2018, 22:21
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Aveva una voce profonda, anzi profondissima: di quelle che ti fanno tremare tutto il torace da dentro. Ha iniziato a sentirla risuonare nella memoria nel momento in cui l'esercito si è messo in marcia, forse perché il rombo di così tanti passi tutti assieme le ricordava il fragore delle parole del demone.
Ha smesso di cercare quelle ciocche rosse tra le altre teste da quando sono arrivati al porto: si è distratta un attimo a guardare tutte quelle persone affacciate alle finestre, e quello che le era sembrato Yu è stato inghiottito in mezzo agli sconosciuti che la circondano. Le persone alle finestre avevano tutti un'aria cupa, tirata; le sembra di aver visto anche qualcuno scoppiare in lacrime, ma correre poi subito a rifugiarsi nella penombra delle loro case.
Non sta bene farsi vedere in quello stato quando parte una missione, è poco dignitoso. Equivale a presupporre che faranno tutti una brutta fine... insomma, è offensivo, oltre che poco dignitoso. Poco adatto alla gente della Nebbia.

La mamma non è nata a Kiri.

È saltato fuori quando hanno registrato Yukiko e Hitomi all'anagrafe: a quanto pare i suoi non avevano mai ritenuto di qualche importanza farle sapere che anche lei, come le sue sorelline, è una mezza gaijin – di qui si capisce come mai non abbia tutta questa urgenza di sbudellare i suoi concittadini come triglie. Forse non dipende tanto dal sangue che le scorre nelle vene quanto dall'educazione impartitale da Noriko, ma qualunque cittadino purosangue della Nebbia avrebbe fieramente attribuito tutti i meriti al primo. O le colpe, dipende.
Fatto sta che la mamma è una gaijin ed avrebbe fatto delle grandi scenate, se avesse saputo dove sarebbe andata la sua primogenita quella mattina: un validissimo motivo per non farglielo sapere. Aveva fatto colazione per prima e se ne era uscita di casa zitta zitta, salutando la mamma che ciabattava ancora mezza addormentata fuori dalla stanza da letto e si trascinava in bagno sbadigliando.

La passerella di legno scricchiola sotto i loro stivali da shinobi, si flette, ma non si spezza nonostante il loro peso. Le torna in mente che l'ultima volta che è stata in barca, è stato durante quell'ultima, dannata missione: la missione che ha rovinato tutto. Si lascia trascinare a bordo dalla folla; prova ad infilarsi tra una persona e l'altra solo quando la nave è ormai salpata, per guadagnarsi il parapetto.
Sono tutti troppo alti e grossi, là in mezzo non riesce a respirare.
Fatto sta che mentre sguscia tra una schiena e un sedere, qualcosa la urta pesantemente e la manda a sbattere dritta dritta contro il legno della balaustra: si vede passare a cinque centimetri dal naso qualcosa di grosso e ricoperto da bende, mentre il suo possessore passa oltre saltando come un idiota... ma la parte peggiore è quando riesce a riprendere fiato, perché si rende conto di chi sia davvero quel cretino: uno tipo Kanada Mitsuaki, con la Samehada legata alle spalle.
Più o meno vedere un babbuino ubriaco brandire una katana appena uscita dalla forgia, nel giardino di un asilo nido il primo giorno di scuola.
Eccolo che se ne va dritto dritto a... scoppiare bolle.
Sì.
Scoppiare bolle.
Aprendo un varco tra i presenti che conduce dritto dritto a un inconfondibile ciuffo di capelli rossi.



Continua a ripensarci, a quel momento: il momento in cui ha sentito un'irritazione insopprimibile montarle dentro, ha stretto i pugni fin quasi a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani e se n'è andata nella direzione opposta, decisa a condividere meno ossigeno possibile con quei colossali idioti. Si domanda se non sia un po' da ipocriti cambiare idea così rapidamente, quando ti senti messa alle strette. Se adesso vedesse Yu, ne è certa, andrebbe a salutarlo subito e gli chiederebbe come va, anche se magari le avrebbe risposto a monosillabi perché ha interrotto le chiacchiere con quel tizio che non ha mai visto prima. Adesso non può più tornare indietro.

Come se fosse mai possibile farlo, eh?

Quei palazzi antichi e mangiati dal tempo, quelle statue senza faccia, la polvere e la sabbia piena di impronte dei loro stivali, quel cielo color perla e tutti i volti di ninja, innumerevoli, che si assiepano in tutte le direzioni attorno a quella persona sola, come Hayate Kobatashi quando faceva il suo discorso iniziale prima di partire. E poi di nuovo, quando avevano calcato la rena delle spiagge del Paese del Fuoco.
Mizuguchi ringhia per la seconda volta un misto di ordini e raccomandazioni ai genin assiepati attorno a lui, con una sicurezza invidiabile.
Le è sembrato di vedere di sfuggita anche Sumiye, la ragazza che ha costretto a fare da infermiera qualche settimana prima.
Il cuore palpita irrequieto, spaventato e confuso dalle troppe voci, dai troppi commenti pronunciati a voce più o meno alta: teorie, ipotesi, critiche aspre, sentenze inappellabili, insulti sibilati tra i denti di persone che sono tutte diverse, ma una cosa hanno in comune: non vogliono morire.
Hanno paura, tutti quanti, come ne ha lei.
Potrebbe decidere di lasciarsi confortare da questo pensiero, eppure esso finisce per destabilizzarla maggiormente.

I grandi del Continente Ninja conferiscono tra loro e lei, troppo piccola e bassa, non potrebbe osservarli nemmeno se si alzasse in punta di piedi. Quello che fa è stare zitta, i pugni stretti lungo i fianchi, sussultando con tutti gli altri quando le prime esplosioni fanno tremare la strana cupola che hanno varcato, assorbendo passivamente i commenti stupiti quando un terzo esercito – così dicono gli shinobi più alti di lei – si fa avanti, rubando la scena a quella persona sola e ai Kage di tutti i Paesi ninja riuniti lì apposta.
Sta zitta, e aspetta che qualcuno le dica cosa deve fare, se proprio stavolta non può scappare.

 
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Bambi155
view post Posted on 29/4/2018, 22:58




Legenda:
"Parlato Rikku"
*Pensato Rikku*
"Parlato Honami"
"Parlato Eiji


*Cosa diamine sta succedendo qui?*

Rikku spalancò gli occhi violetti e serrò la bocca per cercare di non far uscire una di quelle grosse e grasse risate. Ma l’espressione del volto parlava da sola. Com’era possibile che quel ragazzo non si rendeva conto di aver marciato fin qui in missione?
Vide Honami avvicinarsi e tirargli quella manata, che a giudicare dall’espressione di Akira doveva essere particolarmente pesante.
Insomma, quella situazione in quel contesto di guerra era davvero surreale! Per trattenere le risate le stavano uscendo le lacrime dagli occhi.
Cercò di ascoltare tutto il discorso di Akira sulla perdita della memoria e... non poteva crederci, l’aveva persino scambiata per un’altra persona!
A quel punto non riuscì a trattenersi, iniziò a ridere più che mai! Cercò di trovare un’espressione abbastanza seria in poco tempo per poi tirargli un ceffone in faccia. Questo era per averla scambiata per un’altra, anche se aveva perso la memoria non le piaceva l’idea. Insomma lei era lei: Rikku! Forse stava ancora perso e non aveva ripreso pienamente coscienza, quello schiaffo gli avrebbe dato una bella svegliata!
Si mise la mano destra sulla fronte e sorridendo spensieratamente disse:

“Che stupida! Non mi sono ancora presentata! Io sono Rikku Hidaka, questa è la mia prima missione da Genin con la M maiuscola, quindi non penso di averti mai incontrato prima. Ad ogni modo sei uno spasso! È un piacere conoscerti”

Infine tese una mano verso la sua per stringergliela con forza. Il tipo era strambo, ma chissà cosa avrà passato per arrivare al punto da voler cancellare ogni cosa! Anche a lei era capitato qualcosa di simile. Pensava di aver perso tutto e aveva attraversato momenti di follia e negazione della realtà. Per un attimo riaffiorarono quei brutti ricordi dell’esame Genin e istintivamente cercò di abbracciare Akira, come per tranquillizzarlo, anche se non ricordava niente…

L’abbraccio non sarebbe durato molto, Rikku non si era dimenticata che erano in guerra. I suoi occhi violetti iniziarono ad osservare tutti quei ninja provenienti da ogni terra ed era arrivato il tempo delle domande. Doveva saperne di più, cosa c’era da fare? In cosa consisteva la missione? Perché erano tutti radunati lì? Senza neanche chiedere, Honami iniziò a spiegare. Due fazioni, entrambe fanatiche, Bijuu imprigionati poi liberati…era tutto un gran casino. Mentre ascoltava attentissima ciò che aveva da dire la sempai la posizione di Rikku divenne sempre più chiara: non gliene importava un fico secco di fottuti eserciti e fazioni. Lei era li per proteggere Kumo e i suoi abitanti. Honami aveva ragione, forse la chiave per risolvere tutto era interpellare i Bijuu, ma come potevano farlo? Rikku aveva capito che la ragazza era sicura di quello che stava dicendo, ma qualcosa non le era ancora chiaro:

“Ma questi Bujuu…gli hai incontrati, giusto? Perché non sei riuscita a parlarci la prima volta? Perché, se ci hai già provato, ti hanno attaccata senza sentire ragioni? Perché dovrebbe essere diverso questa volta?”

Honami la osservò, guardò nei dintorni per poi risponderle:

“No, non Son Goku non ci ha attaccati senza sentire ragioni, ci ha ascoltato, ha provato a rispondere, ma poi è arrivato un tizio del Kyo Dan e lui è impazzito. È stato allora che ci ha attaccati."

Seguì una breve pausa, rimase in silenzio, persa nei suoi pensieri per poi continuare:

"Adesso sarebbe diverso, perché, dopo che ci ha attaccato un po' del suo chakra è rimasto dentro di me e adesso posso sentire i suoi pensieri. Mi ha chiesto aiuto direttamente. So che può sembrarvi una pazzia... Ma siete i miei compagni e credo che dobbiate sapere tutto"

A Rikku non serviva altro, le sue parole le parvero sincere, quindi…perché non fidarsi?

“Bene! Allora andiamo a parlare con questo Son Goku! Io sono con te!”

Era entusiasta, quasi euforica! Non vedeva l’ora di cacciarsi in questo guaio!

Il tempo trascorse velocemente, prima sentirono la voce del Taisei, poi il Kyo Dan preceduto dai segnali di acqua e poi…fulmini. Eh già, Cercoteri in arrivo! La povera Rikku digrignò i denti e rimase rigida non appena vide quella luce seguita da quel solito fastidioso rumore che squarciava il cielo. Passato quell’attimo, con un’espressione un po’ sconsolata pensò:

*Ma dovevano usare proprio il fulmine per segnalare i Bijuu in arrivo? Non potevano decidere di usare…non so! Palloncini luminosi o lanterne a forma di maialino nel cielo?! Per forza quelle povere creature si spaventano e poi attaccano!*

Almeno non c’erano segnali di fuoco, sembravano tutti rivolti verso il centro della piazza, poi udì una voce maschile che si distinse tra la folla:

“Ho parlato con il Gobi tempo fa e sono ancora qui per raccontarlo. Non sono delle bestie senza cervello o volontà. Vogliono quello che vogliamo tutti, la libertà di poter percorrere la propria strada. Parlo anche con voi signori Kage. U see? Potremmo evitare molte perdite inutili se queste due fazioni la smettessero di farsi la guerra ed imparassero a convivere. Proprio come noi potremmo imparare a convivere con i Bijuu, o almeno potremmo provarci... Oh... Sono Eiji Imai by the way... Shinobi di Kumo... Eheh...”

Non erano le uniche a pensarla in quel modo. Rikku ebbe la conferma che forse quella terza opzione era concretamente attuabile. Quel parere non proveniva da un ninja qualsiasi ma erano parole di uno shinobi di Kumo! Fu eccitata dal suo discorso, quindi sorrise con determinazione:

*Ben detto Bro! È arrivato il momento di mettersi in azione! Facciamo vedere cosa sanno fare i ninja di Kumo!*
 
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view post Posted on 30/4/2018, 00:29
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♫ Peace ♫

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Attraversare quel velo di chakra fu imprudente quanto inevitabile. Da lontano un giovanissimo genin osservò l'Hokage andare per primo, con una calma invidiabile nonostante stesse facendo praticamente da cavia per i suoi uomini, una scena che per quanto semplice lo impressionò. Sua madre era diversa quel giorno, a casa così come nel suo studio non l'aveva mai vista così concentrata, la sicurezza che ostentava nell'avanzare verso l'ignoto fu rassicurante e quando quella sua aura raggiunse tutti i presenti l'avanzata potè riprendere. Un gesto semplice quello che vide, lo impressionò ma lo spaventò al tempo stesso: se c'era una cosa che aveva capito di lei era la sua propensione al sacrificio per Konoha.

"Se la caverà vedrai, se la cava sempre."

"Qui è più sicuro Hachi-sensei?"

Conoscendo l'origine di quella domanda il jonin abbassando lo sguardo verso di lui per un attimo accennò un mezzo sorriso. "Li sentì anche tu avvicinarsi no? ", dando le spalle alla barriera fissò l'orizzonte che dall'imbrunire era prossimo a gettare ombre e gelo su di loro.

"Nel giro di qualche ora nessun posto sarà sicuro. "


* * * *


Fukagizu, un pugno di rovine racchiuse tra vicoli e macerie. A guidare l'avanzata del suo esercito furono alcuni uomini del Taisei che presentandosi fecero gli onori di casa, poche parole e una sola meta: la piazza centrale in cui avrebbero trovato ad attenderli Kataritsuen e chi altri avrebbe risposto alla chiamata. Annuendo non fece altro che invitarli a fare strada e giunti all'ombra delle immense colonne che definivano il perimetro della piazza maestra, finalmente sostarono. Quello era il cuore della città, uno spazio ridicolmente ampio nonostante la presenza della sua armata e di altre due già in attesa; un'area talmente estesa da spingere chiunque a chiedersi con quale criterio fosse stata realizzata e dal canto suo Akane non riuscì che a trarne presagi nefasti. Il rituale avrebbe coinvolto tutti e quell'enorme piazza presto si sarebbe trasformato in un'immenso campo di battaglia, lo sentiva.

"Himura-dono. " Distaccandosi dl comando con pochi uomini salutò l'alleato "È un peccato doverci incontrare sempre in occasioni simili. Una volta finito qui sarà mia premura rimediare". Convenevoli ma non solo e il Kazekage lo capì quando lo sguardo di lei lo spinse a guardare chi altri era arrivato in piazza con il suo seguito. Il Suono, il grande assente alla precedente chiamata di quasi sei mesi addietro, quando tutto era iniziato.

"Quando il caso è disperato, la provvidenza è vicina."

Restando al fianco del suo alleato ironizzò così quando vide il Cantore scambiare qualche battuta con il neo Mizukage. Entrambi sapevano che Hideyoshi era di tutt'altra pasta rispetto a Yo ma Oto - si sapeva - restava un villaggio subdolo. Difficilmente quel covo di serpi avrebbe cambiato la sua natura e questo a prescindere da chi saliva al comando o dalle promesse fatte.. e quelle ancora da saldare. A tal proposito l'Uchiha fu puntuale e non mancò di ricordare l'impegno all'albino, la semplicità di uno sguardo spesso valeva più di mille parole; da quando lo avevano aiutato a riprendere il suo posto era passata un'infinità di tempo, mesi interi e più che sufficienti per ritrovare una stabilità.
Il leader del Taisei nel mentre rimase sulle sue osservando i frutti del suo lavoro e la quantità impressionante di ninja che si stavano radunando in seguito alla sua chiamata. Calmo nonostante il pericolo alle porte, borioso quasi. Quando il buio scese, stanca di aspettare fu la Tsuchikage a rompere il silenzio esponendo al padrone di casa i dubbi e lo scetticismo di tutti loro. Seppur da sola in quell'intervento Chiye potè avvertire tutt'attorno a se la forza di quel sentimento condiviso.


(Ci chiede di pazientare, di restare con le mani in mano mentre marciano verso di noi?)

Disapprovava, prevenire era sempre meglio che curare. Non sarebbe rimasta con le mani in mano.
Pochi ordini e alcuni uomini si staccarono dalle rispettive truppe fino ad abbandonare la piazza e iniziare ad allestire una sorta di campo base, un punto di ritrovo che sarebbe servito per smistare i feriti e i rifornimenti. I genin avrebbero lavorato principalmente su quel fronte e scacciando a fatica le preoccupazioni per Hikari pensò al da farsi all'esterno della barriera. Hachi la contattò telepaticamente a notte fonda e uscendo dalla sua tenda


(Kumo e Iwa ci hanno affiancati nonostante tutto ci superano in numero. Sono alle porte, dobbiamo intervenire?)

(Negativo. Lasciateli passare, se sarà necessario avrete la possibilità di prenderli alle spalle. )

Ricevute le istruzioni si tennero a distanza e scovando la donna al comando del Kyo Dan si preparò al peggio. Fortuna volle che non sembrarono minimamente interessati a loro, avevano come unico interesse quello di raggiungere Fukagizu e per raggiungerla li vide scagliarsi contro la barriera. Diversamente dagli altri li vide lottare per poter accedere e nel fare rapporto riuscì a spiegarne il motivo solo quando arrivarono le bestie codate: volpe, scimmia, lumaca, cavallo o insetto che fosse, ogni biju dimostrava una forza smisurata. Immense, variopinte e maestose al contempo le vide forzare brutalmente la barriera, uno dopo l'altro i loro colpi impattarono alla base della cupola generando un'onda d'urto spaventosa. La terra tremava sotto i loro piedi e increduli non poterono far altro che stare a guardare.
Manpeiko intanto accompagnata da un alone di cenere fece il suo ingresso in scena sfidando apertamente Kataritusen, il suo giovane rivale. Il suo esercito ruggiva alle sue spalle dichiarandosi pronto a combattere e nel mezzo, oltre a un folle ragazzino di Kumo, si intromise il leader della Nebbia. Similmente alla sovrana della Roccia chiese di mettere le carte in tavola una buona volta.


"La situazione è già irrecuperabile". Sottolineò contraddicendo lo spadaccino. "Ci dia un motivo. Ci dia una valida ragione per cui dovremmo lasciare i bijuu liberi che prescinda dalla rivalità tra voi."

Ad esclusione di pochi tutti i presenti potevano essere accusati di essere interessati a trasformare il chakra delle bestie in armi ma il fulcro non poteva essere quello. Il risveglio di quelle creature aveva scombussolato gli equilibri e la scelta tra il lasciarle libere o rinchiuderle doveva avere una fine quella stessa notte.

 
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view post Posted on 30/4/2018, 09:12
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Era sempre più intensa, soverchiante. Lo avvertiva chiaramente mentre le si avvicinava, passo dopo passo. Uno scudo semisferico - almeno lo supponeva, in base a quello che riusciva a vedere tra le rovine di Fukagizu, una parte di quella curvatura perlacea gli era invisibile, come il lato oscuro di una nuova luna terrestre.
Poi riuscì a vederla, con occhi diversi: sì, una semisfera. Una confusione immane dall'altra parte della barriera, c'era chi forse l'aveva già varcata. Chakra di shinobi, alcuni curiosi, che non aveva mai visto, ma di cui poteva supporre la provenienza da alcune piccole sfumature. Stava iniziando ad avere una certa esperienza sul campo, si rese improvvisamente conto.
Ma non erano solo shinobi; non quelli ordinari, se così li poteva definire: un uomo - un ragazzo in realtà, a quanto poteva supporre da quella distanza, quasi suo coetaneo a prima vista - si ergeva sopraelevato nella piazza di Fukagizu - non che fosse necessariamente l'unica o la principale, ma la disposizione urbanistica gli lasciava supporre qualcosa del genere. Le statue che ne circondavano il perimetro - intervallato dagli sbocchi sulle vie laterali -, ormai consunte e difficilmente distinguibili, anche quelle che gli erano vicine, gli venne istintivamente da pensare che potessero essere i suoi costruttori, i suoi architetti e progettisti, o che magari tra di loro si potessero nascondere gli sconosciuti capi che la comandarono in lontani giorni della furia dimenticati dalla storia dell'uomo. In ogni caso, di loro non restava altra traccia.
"Maledizione l'hokage non mi ha nemmeno dato tempo di parlare, sembra veramente all'erta."
Una voce alla sua destra: Raion Kamata gli si era avvicinato, ora più simile a un uccellino bagnato che a... qualunque cosa potesse assomigliare poco fa.
Chiye Koizumi, sandaime tsuchikage, stava esponendo a quel ragazzo un pensiero che, probabilmente, albergava in ciascuno di loro. A parte Raion, almeno.
"Ma... non capisco che cavolo succede... perché siamo qua? E cosa è quella specie di cupola che ci rinchiude?"
E no, si sbagliava. Seppur in modo diverso, in fondo non era stato presente nello studio il giorno prima, se la stava ponendo eccome. Gli sorrise leggermente, con un sorriso freddo. In fondo, pur sapendo in parte cosa stava accadendo, questo non gli dava poi molte più possibilità di sopravvivere di Raion Kamata.
"Posso ben comprendere il sandaime. E' una situazione difficile. Ma almeno non ti ha punito come temevi, visto?" gli disse, alzando un sopracciglio e piegando leggermente la testa.
Si guardò attorno.
"Per quanto riguarda questa barriera -"
Ci pensò un po' su, sempre guardandosi attorno.
" - Sento di non poterlo capire di preciso. Ma rifulge di un'energia arcana e primordiale... pura, essenziale. È un chakra primitivo... di un tipo che ho avvertito solo un'altra volta."
Poi si sentì congelare. Dalla testa ai piedi. Si voltò di scatto a oriente.
Qualcosa avanzava, all'orizzonte. Lo sentiva. Ma non erano solo loro.
Un'intera massa si muoveva, a velocità spaventosa. Erano a qualche chilometro di distanza.
"Ragazzi - " si girò verso i genin: " - mantenete la calma e restatemi vicini."
Ebbe a malapena il tempo di dirlo, che già quella distanza era stata colmata.
"Ma... che cavolo?? Il kyo dan è dall'altra parte con alcuni bijuu"
"Resta calmo, non fare cose sconsiderate, cerchiamo una via di fuga!"
Li vide irrompere in tutta la loro furia spaventosa, con forme nuove, che non aveva mai visto prima. Erano forti e potenti come lui.
Era finita, non po...
No. No, non stavano entrando. Era già pronto a guizzare via, a cercare una possibile via di fuga, quando si accorse che le Bestie non riuscivano a varcare la barriera.
"Hai capito quel Taisei?" si disse.
"Ingenui ma utili, almeno."
Cercò di riprendere fiato, che sentiva in gola. Ci aveva creduto per davvero che stesse per essere spazzato via. Ancora le parole di Sousui. Vecchio volpone che non era altro, si disse, mentre fissava quella specie di immensa volpe in lontananza, oltre la barriera.
Il Kyo Dan non aveva avuto molti problemi a entrare, paradossalmente. Che fossero più potenti dei Cercoteri?
Improbabile... quando li aveva affrontati, anche una schiappa come lui era riuscito a metterne al tappeto tre di loro, seppur rimediando qualche vistosa cicatrice. Ma chi lo sa, possibilmente vi erano al suo interno membri dai poteri quasi divini. Quella donna aveva un chakra particolare in effetti.
"Chissà cosa...?"

Poi sentì uno strano verso. Sembrava un muggito, ma presto dovette constatare come assomigliasse più simile al richiamo di un pastore, o a quello dei tizi del distretto commerciale.
Dovette appurare che non era nessuno dei due. Sentì un sorriso sorgergli sempre più spontaneo, come provenisse dalla bocca del suo stomaco. Un sorriso canzonatorio, quasi di disgusto. Che razza di imbecille.
Chissà come aveva fatto a sopravvivere all'incontro con un Bijuu. Non per sua volontà ovviamente, sarà che - come era capitato a lui con Matatabi - aveva attuato un misto di paraculaggine e di un'altra dote sempre connessa alla suddetta parte. Gli pareva improbabile, forse era stata solo merito della seconda dote.
Fino a quel momento pensava che Raion Kamata fosse il più basso livello di intelligenza concepibile dalla specie umana, seguito dopo un po' da Makoto Senju, ma quella visione e quel discorso di una tale disgustosa e banale ingenuità gli stava facendo cambiare idea. Era vero che non ci potesse essere un limite in tal senso. Bhe, sperava non l'avessero seguito sul serio. Letteralmente almeno - nel modo semplicistico da lui descritto.
Chissà chi cazzo era. Un veterano di Kumo? Aveva letto saltuariamente qualche saggio ignobile sui kumani - saggio palesemente razzista in modo disdicevole -, dove si affermava che fossero il più basso livello di umanità concepibile, e che tramassero sempre, arroccati nella loro stramba spiritualità, solo per la conquista di questo mondo.
Un'idea ignobile, anche se adesso... no, ma che pensiero stupido!
Là sì che avrebbe dovuto capire subito chi fosse la persona più stupida della Terra, e non sarebbe dovuto andare molto lontano a cercarla.

Una situazione già disperata, non c'era altro modo per definirla. Le parole dell'Hokage erano le uniche cose ragionevoli che stava udendo negli ultimi minuti, quando la situazione era precipitata senza che si potesse far nulla per arginarla.
Che situazione curiosa, non era perfetto specchio dell'esistenza umana?
Attese che anche il Kyo Dan prendesse parola. Stava ritrovando un po' più di lucidità, si disse. per quanta poteva averne al momento, in quella situazione disperata, con un'orda alle porte e delle bombe tra le proprie mura.
Faceva bene il sandaime, si diceva, a chiedere finalmente a questa misteriosa setta di esporre le proprie ragioni - l'unica fonte da cui le aveva ricavate, al momento, era stata Yuzuki. Un membro del Taisei, attendibile quanto la visione di uno specchio d'acqua in lontananza nel deserto.
La questione andava chiarita in ogni suo aspetto, una volta per tutte.

Ora con nuova lucidità del tutto rinnovata, gli venne un nuovo pensiero. Il vaso di Pandora era stato aperto... in attesa di essere esplorato dall'uomo indagatore.
Ma adesso... cosa vi avrebbe mai trovato dentro?

- Sensitivo "Chi possiede questa'abilità è in grado di percepire la presenza e, in caso, il chakra, di coloro presenti in un certo raggio d'azione. Quest'abilità è in parte passiva, infatti è sufficiente possederla per percepire le presenze vaghe e indistinte. Si riuscirà a distinguere il numero delle presenze e la loro direzione, ma non la distanza da sé e in generale la posizione precisa. Per ottenere una visione chiara di ciò che si ha intorno, sarà necessario concentrarsi per qualche tempo. A questo punto l'abilità risulta attiva; in questo stato è possibile conoscere la posizione precisa di tutte le creature dotate di Chakra nel proprio range d'azione e inoltre, sarà possibile associare i chakra a quelli delle persone che si conoscono o che comunque si ha già avuto modo di esaminare. Il ninja che ha attivato il Sensitivo può individuare qualsiasi fonte di chakra, anche la più debole, ragion per cui può conoscere il punto in cui è stata piazzata una trappola a base di chakra, il cui segnale è piuttosto statico e debole per cui non richiede grande concentrazione.

- Nella modalità attiva è possibile individuare istantaneamente tutte le persone nascoste (indipendentemente dal livello di Nascondersi o di Sensitivo), tuttavia sarà impossibile individuare persone che riescono a celare in qualche modo il proprio chakra (es. tramite abilità Controllo chakra superiore, tecniche, attivazioni, direttive del master, etc...) . risulterà impossibile anche distinguere una Genjutsu dalla realtà una volta che si è sotto il suo effetto. Le azioni morte effettuate mentre si mantiene attiva l'abilità ripristineranno solo metà della Stm prevista per lo sforzo del mantenimento.

- Al Lv.2 sarà possibile individuare l'abilità "Sensitivo" altrui, ma solo se diretta verso di sé o nelle immediate vicinanze."

Liv 2: 1 turni necessari all'attivazione, 4 chilometri di range
 
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view post Posted on 30/4/2018, 11:15
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Raion: Parlato
***Pensato***


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Dove? Chi? Quando? Cosa? Ma sopratutto.. perchè?





Fradicio… dalla testa ai piedi. Nahoko lo aveva per ben lavato lasciandolo come un calzino bagnato ad asciugare.
***Ottimo….***

Cercò di aprir bocca di nuovo ma l’Hokage non voleva saperne di prestargli attenzione. Era evidente: ***Stiamo nella merda fino al collo… Per vedere Akane-sama in questo stato... ***

Si guardò attorno e si accorse che di fronte a se, la piazza del villaggio, era ricolma di shinobi. Konohani, quelli di Kumo, quelli di Iwa. Era un vero e proprio esercito.

Fece qualche passo indietro lasciando l’Hokage ai suoi doveri e alle sue comunicazioni radio e tornò al fianco di Hakurei.

Raion: "Maledizione l'hokage non mi ha nemmeno dato tempo di parlare, sembra veramente all'erta."
Guardando poi sopra il proprio naso e verso l’orizzonte si accorse che una cupola era al di sopra di loro e li rinchiudeva. O proteggeva?
Raion: "Ma... non capisco che cavolo succede... perché siamo qua? E cosa è quella specie di cupola che ci rinchiude?"

Hakurei: "Posso ben comprendere il sandaime. E' una situazione difficile. Ma almeno non ti ha punito come temevi, visto?" gli disse, alzando un sopracciglio e piegando leggermente la testa.
Si guardò attorno.
Hakurei: [color=orange]"Per quanto riguarda questa barriera -"

Ci pensò un po' su, sempre guardandosi attorno.
Hakurei: " - Sento di non poterlo capire di preciso. Ma rifulge di un'energia arcana e primordiale... pura, essenziale. È un chakra primitivo... di un tipo che ho avvertito solo un'altra volta."
Poi si sentì congelare. Dalla testa ai piedi. Si voltò di scatto a oriente.
Qualcosa avanzava, all'orizzonte. Lo sentiva. Ma non erano solo loro.
Un'intera massa si muoveva, a velocità spaventosa. Erano a qualche chilometro di distanza.
Hakurei: ”Ragazzi mantenete la calma e restatemi vicini." rivolgendosi ai suoi sottoposti
Ebbe a malapena il tempo di dirlo, che già quella distanza era stata colmata.

Raion guardò bene al di fuori della cupola e… boom…boom… boom….. scariche di chakra si scagliavano contro la parete che li rinchiudeva. Al di la: bijuu e Kyo-dan combattevano uno al fianco dell’altro per entrare in quella cupola.
Raion: "Ma... che cavolo?? Il kyo dan è dall'altra parte con alcuni bijuu!" prendendo lo scopertone dalla cinta e brandendolo come una spada.
Hakurei: "Resta calmo, non fare cose sconsiderate, cerchiamo una via di fuga!"

Raion: Via di fuga? No… aspee…. quali sono gli ordini dell’Hokage? Bisogna seguirla…. anche se… voltandosi vide il leader del Taisei all’interno della cupola
***Maledizione…siamo ancora al loro fianco… che cavolo sta facendo l’Hokage??? Non dobbiamo aiutare il Taisei!! ***

Raion: Se vuoi scappare…scappa… io … io ho una missione… perchè stiamo ancora aiutando questi bugiardi del Taisei??? Perchè? Perchè? Hakurei! Se vuoi un consiglio…. qui non c’è da scappare qui bisogna convincere l’Hokage che il Taisei non è qui per portare pace...

Fece una pausa e poi guardò dritto negli occhi Hakurei.
Raion: Siamo nella merda fino al collo… siamo in un conflitto che non ci appartiene…. il Kyo-dan è fuori di testa e pensa al caos come sua arma per tenere il mondo nelle sue mani, il Taisei invece ci ha sfruttato per rinchiudere i bijuu per non si sa quale vero proposito… non vogliono rinchiuderli per il bene delle terre ninja… no… per i loro sporchi comodi!!


Con la coda dell’occhio vide il Vermiglio.
Raion: Kinji-sama!!!! urlò come se avesse visto il gelataio e il suo carretto nelle strade di Konoha C’è anche lei! Quale è la situazione? Ne sa qualcosa? Ma…sopratutto… perchè siamo dalla parte del Taisei?


 
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