覚醒 Kakusei: scontro finale, [Fase 4]

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Sir Onion
view post Posted on 23/4/2018, 23:09 by: Sir Onion
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Mhh... mhhhh..

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Tra Yuki no Kuni e Taki no Kuni, 15-17 gennaio 249


"Mh... bella domanda. Sto, Kuro-san. "In balia di me stesso", per citare Yumi-dono.
Fisicamente non mi posso lamentare ma spiritualmente... alle solite si sono aggiunti i tormenti di queste ultime vicende.

Tu, piuttosto? Come va la ferita?"


*Rispose, mentre già si allontanavano dal rifugio montano, le mura presto inghiottite dal perenne nevischio.
La loro marcia procedette a passo contenuto, cauto, ostacolata tanto dalla tormenta quanto dall'entità di ciò cui andavano incontro. Tra il Cantore e lo Spadaccino regnò per larga parte quel silenzio che entrambi avevano fatto proprio, una quiete depositaria di numerosi significati. Determinazione, concentrazione, ponderazione, entrambi erano soliti non parlare se non assolutamente necessario, e dunque tanto in marcia quanto in sosta i due ninja si espressero di rado.
Non che tutto attorno mancassero rumori e sensazioni: la campagna di Yuki, nonostante l'inverno in pieno regime, rimaneva vitale. Numerose creature incrociarono il loro cammino, il loro manto e piumaggio spesso indistinguibile dal candore circostante, alle fattezze del Cantore stesso. Laddove l'occhio non le coglieva, era il sogno a renderle manifeste. Attraverso la lente senza corpo e colore dell'Oblio, la vita emergeva in tutto il suo dinamismo. Un'immagine ristoratrice, capace di instillare nell'animo umano una sicurezza, una garanzia di continuità in quel tempo di spaventosa crisi.
Ma si trattava di una candela nella notte: niente avrebbe potuto distogliere i loro pensieri dalla destinazione, dalla consapevolezza della minaccia. Benché infatti Kuro non avesse affrontato direttamente la bestia, aveva avuto la possibilità di osservare il Sette Code abbandonare la propria alcova boschiva per dirigersi a sud, in direzione non meglio specificata... ma per il Cantore le coincidenze erano fin troppe per non suggerire una destinazione comune: il movimento della bestia, l'esplosione di energia e i messaggi giunti erano rintocchi di un'identica campana. Il demone, e con lui molto probabilmente anche altri, si dirigeva dove loro stessi erano stati richiamati.*


(Una prospettiva spaventosa... ma al tempo stesso inevitabile. Il Taisei sta giocando il tutto per tutto per sigillare le bestie, e il Kyo Dan risponderà in forze.)

*Il pensiero del sacrificio di Utako gli attraversava spesso la mente, tanto sull'onda di quei pensieri quanto in sua stessa forza. Benché Hideyoshi faticasse ad ammetterlo a sé stesso, parte di sé ben sopportava la responsabilità quel viaggio, quasi fosse un compenso per la morte della donna... un'espiazione che di dovuto non aveva nulla.
Il Taisei non era per lui che un'incognita, una lettera, una donna caduta per la propria fede. E così il Kyo Dan un pericolo, un folle proposito, un demone terrificante. Se tuttavia Hideyoshi poteva permettersi di dismetterne le ciarlatanerie per quello che erano, il Kokage doveva prestarvi occhio e orecchio.*




*Le piogge di Ame no Kuni vacillarono all'innalzarsi del territorio, rivelando ai loro occhi il panorama terso della Pietra. Nubi dense ancora popolavano il cielo, lascito del luogo che andavano superando, ma qua e là lunghi fasci di luce raggiungevano la piana, tingendo d'oro la terra e di bronzo la pietra.
Fu così che giunsero in vista delle grandi rovine, a più di un giorno di marcia dalla loro destinazione: tale era la mole dell'antica città-stato, opera di costruttori il cui ingegno era andato perduto da tempo. Grigi, opacizzati e ancora velati dalla distanza, tuttavia, i profili dei palazzi mostravano già le proprie deformità, scheletri di sé stessi e più vicini a montagne mancate, divorate fino all'osso. Nessuna nebbia poteva vestirli altrimenti, nessun fascio di luce glorificarli.
Fu così, lanciando uno sguardo all'orizzonte dal colle su cui si erano accampati, che un brivido gelido attraversò il cuore e le ossa del Cantore. Quell'immagine, un misto di meraviglia e malinconia, non poteva non suonare come un presagio ai suoi occhi. Di che natura, difficile dire.*


"Ishi no Kuni... prova tangibile di ciò che la fede può realizzare. Una meraviglia eguagliata soltanto dalla sua stessa decadenza.
Da bambino avrei pagato qualsiasi prezzo per vederla: una città come nessun'altra, distante un continente intero dalla scrivania polverosa su cui Hitoshi-sensei, il mio precettore, mi costringeva.


Ai Kami è piaciuto invece che ogni mia visita fosse carica di angoscia, che attraversato il Continente il mio spirito avesse perduto ogni alito di interesse o ammirazione."


*Si sentì pronunciare, la voce flebile, quasi a non voler rompere la pace che i sensi avevano recuperato al lasciarsi indietro lo scrosciare della pioggia. Il mantello ancora freddo dell'umidità residua, il Cantore si alzò in piedi, sottraendosi al calore della fiamma che avevano acceso la sera prima.*

"Mettiamoci in marcia. Dubito che le bestie e il loro seguito si siano fermati per la notte."

*Al superare il confine tra Erba e Cascata Hideyoshi aveva avuto conferma tanto delle parole del compagno quanto dei propri sospetti: i demoni si muovevano davvero, e questa volta senza errare in preda alla propria furia. Dalla distanza, ammantata della polvere che il suo stesso incedere sollevava, i due shinobi avevano scorto un'enorme creatura solcare le pianure. A metà tra uno squalo ed un cavallo, cinque code lucenti oltre la nube che gli zoccoli si lasciavano dietro, il demone procedeva lento ma costante seguito da un'enorme colonna di rosso. Pur dalla loro distanza di sicurezza, e pur accelerando il passo per aggirare il corteo, Kuro ed Hideyoshi rimasero interdetti al distinguere l'incredibile numero di adepti che la creatura aveva attratto al proprio seguito. E benché ormai li avessero superati da diverse ore, il Cantore e lo Spadaccino poterono dirsi certi che, destinazione raggiunta, non avrebbero dovuto attendere molto per vederli riapparire all'orizzonte.*

(E non solo loro... altri seguiti, per altri demoni.)



*Il sole si spazientì presto del loro passo, superandoli ad ovest e prendendo le difese della città. A mano a mano che la distanza si riduceva, che la luce soffocava all'incombere del tramonto, la natura delle rovine subiva nuove ed inquietanti torsioni. Ombre sempre più lunghe ed affilate attraversavano la piana, trafiggendo quelle delle mura come le dita di una megera escono dalla veste. Le torri e le cupole mutilate si accesero di mille luci sanguigne, occhi odiosi, famelici... il vero volto della città fantasma, uno su cui Hideyoshi non indugiò più del minimo necessario. Ben altri pericoli l'avrebbero atteso oltre le grandi porte, oltre il silenzio vestito d'edera e muschio.
Marciarono addentro l'oscurità, penetrandone la coltre e scomparendovi dentro come due gocce d'acqua nel mare. A pochi passi dalla pietra delle mura, tuttavia, un ostacolo più resistente si oppose al loro avanzare: un contrasto debole, ma ben percepibile, che il Cantore sentì immediatamente premere sulla punta del piede un attimo prima che questa, appena frenata, passasse oltre.
Allungò una mano, il palmo aperto, prendendo atto della natura di quanto stavano attraversando.*


(Una barriera... non concepita per tenere fuori altri uomini, chiaramente.)

*Il pensiero tornò per un istante al trucco dello stesso identico tipo cui un altro uomo, non molto tempo prima, aveva fatto ricorso per separarlo dal resto dei suoi compagni. Yo Saito aveva ideato una barriera capace di discernere il chakra del Segno da quello comune, ammettendo il primo e respingendo il secondo.
Di fronte a quella consapevolezza, il Cantore non poté che chiedersi se anche ora non vi fosse un tipo di chakra ben specifico che gli uomini dell'Ordine desideravano tenere fuori dall'antica città... e la risposta non si faceva poi tanto desiderare.
Passò oltre, rivolgendosi allo Spadaccino.*


"Questi uomini, il Taisei... tenteranno di usarci come scudo contro il Kyo Dan. A questo punto il loro intento è chiaro. Se non un puro espediente, quello di sigillare le bestie rimane un crudele ricatto.
Entriamo tenendo presente la ragione per cui siamo venuti. Nessun'altra."


*Disse, scambiando con il compagno uno sguardo d'intesa, mentre le loro figure erano definitivamente inghiottite dall'ombra di un'enorme architrave. Al superarla, nemmeno venti metri più avanti, una figura incappucciata emerse tinta dello stesso grigiore della pietra circostante. Tanto attesa era una simile apparizione, che Hideyoshi non si disturbò nemmeno ad allungare una mano verso la propria arma: la barriera fungeva da difesa, ed era ragionevole pensare che servisse anche da sensore. Nel momento in cui l'avevano attraversata, avevano segnalato il proprio arrivo al comitato di benvenuto.
L'uomo rivelò il proprio volto ai due convenuti, più in un moto di cortesia che per farsi riconoscere, data la poca luce che animava il luogo... e con voce arrochita dagli anni offrì loro il saluto dell'Ordine, e di Kataritsuen.*


"Ben arrivati, shinobi del Suono. Kataritsuen-sama è ansioso di fare finalmente la vostra conoscenza. Seguitemi."

*Non ci sarebbe stata alternativa al raccogliere l'invito: Ishi no Kuni era un labirinto di vicoli e strade senza uscita, viadotti e passaggi crollati senza alcuna luce ad illuminarli nella notte. Senza una guida anche l'uomo più accorto si sarebbe perduto al calare del sole... e dopo tutto quello che il mondo aveva passato, chissà cosa si annidava ancora negli angoli più bui delle rovine. Se dopo la guerra tra Hi, Kaze e Tsuchi la città era divenuta ritrovo per disertori di tutte e tre le fazioni, banditi della peggior specie, dopo Watashi le grandi arcate avevano preso a serbare segreti ben più inquietanti... quasi un sollievo, forse, che un'ondata di caos purificatore stesse per investirle.
Questo ed altro pensava, gli occhi lanciati dentro ogni fessura e oltre ogni incrocio vuoto e muto, lo spirito quasi attrattovi, aspettandosi di vedere altri sguardi ricambiare il suo. Ma nessuno osò, e presto un vociare sommesso iniziò a rosicchiare il silenzio che soltanto i loro passi erano andati disturbando.
Un nutrito gruppo di shinobi già popolava la grande piazza in cui emersero, il pavimento largo abbastanza da contenere quel che rimaneva delle rovine del Suono. Un colonnato dalle proporzioni spaventose li circondava, in qualche maniera ancora capace di sostenersi in equilibrio nonostante numerosi crolli ne avessero minato la struttura. Avvicinandosi al centro, e guadagnando la luce delle fiamme che illuminavano il luogo in sostituzione del sole assente, il Kokage distinse il coprifronte del più largo assembramento di shinobi di fronte a lui.
Al centro, inconfondibile nel colore di capelli così vicino al suo, Hayate aveva il comando.*


"Mizukage-sama... un piacere inatteso."

*Offrì, rivolgendo al compagno un profondo inchino. Uno degno della statura agognata ed acquisita.*
 
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