Bakuro 暴露 - Tra Passato e Futuro, Missione 5A per Vale93ba

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view post Posted on 13/8/2017, 15:36     +1   -1
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Furono attimi carichi di tensione quelli che seguirono alla fatidica domanda, tanto per gli shinobi, costretti in quel frangente a prendere una decisione che avrebbe irrimediabilmente cambiato il destino di tutti loro, quanto per quel pover uomo, la cui unica colpa era stata quella di aver fatto tutto il consentito per salvare un'esistenza che, altrimenti, sarebbe stata dannata. Quest'ultimo proseguiva imperterrito ad osservare Kinji con un misto di aspettativa e convinzione, bramoso di sentirgli affermare di aver accettato il suo compromesso per tenere fuori da quell'assurda storia il fratellastro.. e fu soltanto dopo che il primogenito della donna che aveva amato aprì bocca che trasse un sospiro di sollievo dopo aver trattenuto il fiato, abbozzando un'espressione di gratitudine e annuendo in segno d'approvazione. Senza consultarsi con i compagni, convinto di fare la cosa più giusta per tutti, Kinji aveva infatti deciso di alzarsi dalla poltrona sulla quale sostava e di prendere parola, accettando quel compromesso e confermando al giovane Ren di non poter andare con loro.

Non starai dicendo sul serio, vero?! - intervenne subito dopo quel rifiuto il tenace ragazzino con la zazzera spruzzata di rosso, incredulo, arrabbiato, guardando il più grande con un'espressione dapprima sorpresa poi sempre più corrucciata, digrignando i denti e stringendo i pugni. - C'è mia madre la dentro! I-io vi ho aiutati, non sono stato una palla al piede come pensavate, e adesso mi dite che non posso più venire?! Sai quanto me ne può fregare delle crit- - non terminò la frase, non ne ebbe il tempo.. Kinji era stato più veloce e approfittando di quella collera destabilizzante gli si avvicinò abbastanza da colpirlo alla base della nuca, con un colpo secco e mirato, facendogli sgranare lo sguardo e successivamente accasciare contro di lui, che lo sorresse e lo accompagnò sul divano, aiutato dall'uomo che gli aveva fatto da padre.

Non preoccuparti, è stato meglio così.. quando vuole sa essere testardo più di un mulo. - sorrise appena, amaramente, sistemando meglio il figlio per evitargli dolori al risveglio, accarezzandogli la zazzera castano rossiccia prima di sospirare e trovare la forza di lasciarlo riposare allontanandosi da lui.

Shin osservò la scena senza aprire bocca, con uno sguardo freddo eppure appannato da un velo di tristezza; anche quel ragazzino tutto pepe aveva ereditato la testardaggine dalla sua Reina, e adesso che lo vedeva pure il taglio d'occhi era quello della donna che amava. Era d'accordo con Kinji, nel lasciarlo li com'era volontà della madre, e d'altro canto pure l'ANBU non ebbe nulla da ridire al riguardo. Quel ragazzino, oltre a non aver mostrato altro che agilità e testardaggine era come una mina impazzita, a maggior ragione per il coinvolgimento emotivo; portarlo con loro sarebbe stato come cercare di tenere a bada un incendio senza avere dell'acqua a disposizione, e la missione non poteva assolutamente essere compromessa. Era anche vero che Kinji e Shin erano coinvolti, ma se il primo aveva mostrato un'ottima capacità di autocontrollo in quel frangente, il secondo aveva delle abilità certificate.
Non appena il Vermiglio ebbe esposto il piano d'azione, nuovamente l'uomo prese parola e s'inchinò in segno di rispetto alla presentazione che il giovane gli aveva fatto di sé e dei suoi compagni.


Hajimemashite. Reina mi ha parlato di voi.. - fece una pausa, senza scendere nel dettaglio; continuare avrebbe significato rigirare il coltello nella piaga, soprattutto nei confronti di Shin. - Il mio nome è Masatake Shimizu, al vostro servizio. - continuò poi, presentandosi. - Vi prego di darmi solo cinque minuti. Dovesse svegliarsi Ren, voglio che capisca che deve andare via da qui, il più in fretta possibile. Avevo già preparato per noi una fuga, e anche se non ci sarà permesso di scappare assieme lui deve farlo al più presto possibile. - non aggiunse altro, conoscevano bene i rischi che correva quel ragazzo.

Kinji acconsentì con un cenno del capo, dunque un "arigatou" da parte di Masatake giunse come un sussurro, prima di un cenno e una corsa su per le scale, mentre Shin sospirava ancora, voltandosi verso una delle finestre. Scrisse in camera poche righe per il figlio, intingendo la piuma nel calamaio e sporcando velocemente la carta ruvida d'inchiostro. Aspettò le che le parole impresse si asciugassero, e non ci volle molto prima che il materiale cartaceo assorbisse il nero; dunque ripiegò il messaggio e portò con sé un documento e un sacchetto tintinnante di monete che lasciò sul tavolino dove le tazze stracolme di tè sostavano.


Possiamo andare. - concluse, prima di avviarsi verso il figlio e lasciargli una carezza. - Salverò tua madre Ren, te lo prometto. - gli sussurrò, seguendo dunque gli shinobi con convinzione e un fremito fastidioso che sembrava essere premonitore di eventi infausti.



6MOKuhI



Avevano passato un sacco di tempo ad organizzarsi, a preparare per bene quel piano tanto intuitivo quanto efficace. Pur essendo un semplice abbozzo, essere preparati in tal senso dava loro quantomeno un minimo di sicurezza; d'altronde lo sapevano tutti che una volta giunti a destinazione gli imprevisti potevano essere dietro l'angolo.
Cominciava a fare scuro fuori: all'orizzonte era appena visibile uno spicchio di quella palla di fuoco che era stato il sole martellante della giornata e il firmamento scurito era già pieno zeppo di stelle. Le lanterne sospese vicino alle insegne o ai portoni delle abitazioni irradiavano di un'accogliente luce aranciata le strade, e gli shinobi poterono passare inosservati fra le ombre lasciate intatte da quelle innumerevoli luci soffuse. Si servirono principalmente dei tetti, confondendosi nella vegetazione quando possibile; Hakuchō apri fila trasportava sulle spalle Masatake - che a confronto col suo fisico era un fuscello - per velocizzare l'andatura, mentre questi gli suggeriva dove andare.
Giunsero in vista della Taiko Setsu molto presto, tagliando in quella maniera. Un edificio imponente, circondato dal verde della rigogliosa vegetazione e da mura alte protette da una cancellata che, ancora a quell'orario, rimaneva aperta. Dalle finestre erano appena visibili le luci, che filtravano prepotenti in mezzo alle bande delle veneziane di alcune delle stanze che davano sulla facciata. Era giunto il momento di entrare in azione.


Atteniamoci al piano, ma prepariamoci a qualsiasi evenienza. Manteniamo il sangue freddo. - suggerì a voce bassa l'ANBU con la maschera di cigno, lasciando quindi al giovane compagno di squadra il comando dell'operazione. Una raccomandazione dovuta, soprattutto considerato quanto c'era in ballo emotivamente.

Non sei cambiato per niente, vecchio mio.. sempre a far la paternale. - ridacchiò Shin, dandogli una pacca sulla spalla. - Tranquillo, non farò nulla di compromettente.

Andiamo allora, e che i Kami ci assistano. - concluse Masatake, sospirando; lui era il più preoccupato di tutti, a buon ragione.. non sapeva combattere, non sapeva se le cose sarebbero andate rosee come aveva previsto, non sapeva se suo figlio avrebbe accolto la sua richiesta, prendendo quei documenti e quei soldi dal tavolo e scappando il più lontano possibile. Troppe incognite per una mente scientifica come la sua.

Come pattuito, andarono avanti Kinji e Masatake. S'intrufolarono facilmente all'interno della struttura; non sembrava ci fossero esternamente dei controlli rigidi o sistemi di sicurezza. All'interno sicuramente ci sarebbero stati, come l'uomo dagli occhi grigio scuro aveva affermato nell'illustrare loro la struttura e la strada da prendere per andare da Reina. All'apparenza, l'edificio sembrava il tipico centro di ricerca, composto da varie stanze, con macchinari, scartoffie, microscopi e quant'altro.. era nei piani interrati che si consumavano le atrocità, a quanto pareva. Un'ottima copertura. Shin sopraggiunse lesto e silenzioso, chiudendo la porta dietro di sé per permettere al figlio di utilizzare la tecnica della sonnolenza. Kinji la preparò, concentrando il chakra e imponendo le mani nei sigilli necessari.. tutto sembrò filare liscio, se non per un piccolissimo dettaglio: uno dei ricercatori all'interno della struttura uscì dalla stanza, sbadigliando, ma non sembrava minimamente avvezzo a crollare per la genjutsu appena eseguita. Si bloccò sul posto, non appena alzò lo sguardo per incontrare gli strambi intrusi senza il camice. Parve però riconoscere il loro accompagnatore dalla chioma corvina.


Masa- - fece per esclamare, ma sarebbe riuscito a finire di pronunciare quel nome? E soprattutto, quanti altri ancora erano svegli li dentro? Che era successo con la genjutsu?



EH VOLEVI fosse così facile.
 
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view post Posted on 14/8/2017, 09:56     +1   -1
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Dopo aver sistemato in maniera piuttosto tranquilla Ren e la sua esuberanza, l'ex dipendente decise finalmente di presentarsi: si chiamava Masatake e li avrebbe accompagnati come promesso fino a che non avrebbero trovato Reina.
Prima di incamminarsi però, Masatake chiese cinque minuti per preparare una lettera indirizzata al figlioletto; in caso quest'ultimo si fosse svegliato, avrebbe trovato il messaggio con istruzioni precise sulla via di fuga preparata per entrambi, ma che purtroppo il più grande non avrebbe sfruttato.
Kinji non se la sentì di rifiutare quella semplice richiesta e così acconsentì tranquillamente.
Ogni tanto cercava approvazione nello sguardo di Shin e Hakucho, sebbene quest'ultimo fosse coperto dalla maschera di porcellana, ma il loro silenzio sembrò piuttosto eloquente riguardo le scelte prese: Ren era un ragazzino, sveglio, ma pur sempre un ragazzino non addestrato all'arte della guerra.
Se le cose si fossero messe male, sarebbe stato il primo ad essere in pericolo e per giunta con il pensiero di salvare la madre sarebbe stato più sconsiderato di Kinji e Shin, i quali sentivano comunque il peso della missione, ma erano anche a conoscenza dei rischi che correvano.


Aveva preparato un piano di fuga? Chissà da quanto tempo era in cantiera l'idea di fuggire, e sopratutto perchè non farlo subito?
Chissà, forse Masatake attendeva il momento propizio per riuscire a prendere coraggio e salvare lei da quell'inferno...


Pensò tra se e se mentre lo sguardo si posò sulla minuta figura di Ren, il piccolo che dormiva tranquillamente sul divano e che adesso sembrava avere molti tratti in comune con Hayato. Non era difficile credere che fosse un membro della famiglia, ma la sua unica colpa era essere nato dalla madre sbagliata e in maniera del tutto innaturale.
L'Uchiha avrebbe fatto pagare molto cara una simile ingiustizia e nessuno si sarebbe potuto intromettere tra lui e la sua giusta vendetta.
Dopo cinque minuti esatti, ricomparve la figura di Masatake (che si era allontanato per scrivere la lettera) e dopo una carezza al figlio si dichiarò pronto a muoversi.


- Allora è deciso... Salveremo Reina e smaschereremo la Taiko Setsu, costi quel che costi.

Affermò deciso.
I quattro fecero passare qualche ora per organizzarsi al meglio e discutere su eventuali problemi che avrebbero incontrato dopo essere entrati fino a quando, con il favore delle tenebre, si incamminarono senza dare nell'occhio.
Hakucho portò in braccio Masatake, il quale non era capace di muoversi come gli altri shinobi, e indicò la via più breve per raggiungere l'edificio della ditta: Sembrava imponente, estendendosi su più piani fuori terra e chissà quanti interrati; al gruppo interessavano proprio quelli sotterranei, dove sapevano si consumassero le atrocità collegate alle sparizioni di persone.
Superarono senza alcun problema le mura di cinta che separavano lo spazio a verde dalla strada pubblica per poi lasciar camminare liberi Kinji e l'ex dipendente.
Mentre Shin sembrava voler smorzare leggermente l'atmosfera scherzando con il vecchio compagno di Konoha, il Vermiglio rimase in silenzio tombale, concentrato più che mai sul suo obbiettivo e sulle misure di sicurezza che un posto così segreto doveva avere.
Masatake sembrò tra tutti quello più preoccupato: era l'unico incapace di difendersi nel caso fosse stato attaccato ed in più il suo passato nell'edificio non era affatto un segreto: se qualcuno aveva da perdere qualcosa più di tutti, quello era senza dubbio l'uomo dalla chioma corvina. Aveva però fatto una promessa a se stesso, al gruppo di shinobi e al figlio: avrebbe salvato sua madre ed era convinto di potercela fare.


- Forza, entriamo. Rimanga vicino a me.

Disse Kinji al compagno che sarebbe entrato assieme a lui. Una volta mossi i priomi passi, l'eremita potè notare che la zona esterna non presentava una guardiola ne personale di vigilanza o altri sistemi di videosorveglianza, forse per non dare nell'occhio e far saltare la copertura abilmente messa in scena... ma dentro sicuramente avrebbero trovato più difficoltà.
Entrarono quindi nell'atrio principale e, dopo pochi secondi, li seguì Shin, il quale chiuse la porta alle proprie spalle per lasciare compo libero al figlio maggiore.


Molto bene, ora mettiamo fuori gioco tutti coloro che si trovano nei paraggi.

Concentrò il chakra e compose i dovuti sigilli, per poi rilasciarlo di colpo e lasciare che tutti coloro che si trovavano in un determinato raggio d'azione cadessero in un profondo sonno.
Tutto sembrò andare per il verso giusto quando, improvvisamente, da una delles tanze che davano sul corridoio, comparve una persona.


Ma che...?

Sbigottito e perplesso sul perchè quell'individuo non fosse caduto in preda al sonno dell'illusione, Kinji non ebbe il tempo di realizzare l'accaduto che il ricercatore sembrò stesse per riconoscere Masatake.

Qui si mette male! Devo capire perchè la genjutsu non ha funzionato su di lui.

Il Vermiglio scattò rapido verso il bersaglio e, prima che potesse terminare l'esclamazione, lo trascinò con le spalle al muro accanto alla porta dalla quale era uscito coprendogli la bocca con la mano sinistra.
Con la destra fece un eloquente gesto agli altri due rimasti indietro per farli rimanere in silenzio e all'erta: non sapeva quanti ce ne fossero nella stanza e se l'illusione aveva fallito anche su altre persone; purtroppo per loro, Hakucho ed il suo Byakugan sarebbero stati utili a frugare molti di questi dubbi, ma era ancora all'esterno in attesa del via libera di Shin.
Non avevano alternativa: dovevano interrogare l'uomo con il camice, ma come? Se effettivamente altri nella stanza erano svegli quanto lui, parlare avrebbe allertato tutto l'edificio e quindi addio all'effetto sorpresa.
L'eremita pensò in un primo momento di chiedere a Masatake se potevano fidarsi di quel tipo e magari chiedere informazioni, ma poi realizzò che forse dopo aver tagliato i ponti con la Taiko Setsu sarebbe stato difficile per l'ex dipendente trovare qualcuno disposto a perorare la sua causa e perdere una fonte di guadagno non indifferente.
Optò quindi per l'opzione più sicura ed efficace: i suoi occhi.
Mentre il Vermiglio teneva ancora fermo il malcapitato, lo Sharingan si manifestò improvvisamente per sondare ogni ricordo presente nella mente dello scenziato.
Kinji sarebbe andato alla ricerca di ogni cosa: perchè la genjutsu non era andata a buon fine, se lui era l'unico sveglio oppure nessuno era caduto nell'illusione per via di alcuni sistemi di sicurezza particolari. Cercò anche se era a conoscenza di una stanza dove disattivarli tutti quanti e, ultimo ma non meno importante, password di sicurezza per accedere ai piani interrati e cosa avrebbero trovato ad attenderli.
Una volta sondata la memoria dell'uomo, avrebbe pensato a come sbarazzarsi di lui e degli eventuali compagni ancora in piedi.
 
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view post Posted on 21/8/2017, 17:18     +1   -1
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Successe tutto in appena un battito di ciglia: senza sprecare nemmeno un misero istante, che in quel frangente poteva fare la differenza fra la riuscita dell'operazione e l'essere miseramente scoperti nemmeno il tempo d'aver messo piede dentro la struttura, il Vermiglio scattò repentino in avanti, cogliendo di sopresa il ricercatore che miracolosamente era scampato alla sua potente illusione. Come aveva fatto a non esserne affetto rimaneva un mistero, ma non era né il momento né il luogo per far congetture. Bisognava agire alla svelta, e mentre il più piccolo degli Uchiha tappava la bocca all'indesiderato, spingendolo contro il muro per occultarlo alla vista di eventuali altri colleghi e attirava il suo sguardo sul proprio, cremisi e magnetico, per scrutare nella sua memoria, al contempo suo padre Shin aveva schiuso la porta per dar segnale ad Hakuchō di accedere, per poi guizzare verso Masatake e tappargli la bocca prima che potesse aprirla e dargli fiato, prevenendo che l'avrebbe fatto grazie al suo sharingan. Attesero dunque, mentre l'ANBU varcava la soglia silenzioso e s'arrestava chiudendo il passaggio alle proprie spalle, vigile dietro quella maschera di porcellana che gli occultava i lineamenti. Rimasero tutti pietrificati, non appena videro sul fondo del corridoio un altro uomo col camice bianco passare da destra a sinistra. Fortuna volle che non s'accorse di nulla, proseguendo per la sua strada.
Quel che il Vermiglio poté osservare nella mente di quell'uomo furono sprazzi di ricordi, di vita privata così come di quella lavorativa, che era la parte che più gli interessava. Percepiva una strana difficoltà nello scavare, quasi mantenere quel collegamento costasse lui più del dovuto all'interno di quell'inferno mascherato da futili buone intenzioni. Ebbe modo di capire che quello che aveva fra le mani era uno dei pesci piccoli, uno di quelli che si occupava dell'apparenza, che sapeva e non sapeva; comprese che all'interno dell'edificio vi erano sparsi dei sistemi di sicurezza atti a percepire, risucchiare e abbattere la potenza del chakra per convogliarlo direttamente ai piani inferiori, dove si estendevano i laboratori. Il sistema centrale pareva trovarsi su quel piano, nella stanza in fondo al primo corridoio a sinistra, dalla parte opposta alla strada che avrebbero dovuto imboccare. Nulla però trovò scavando su eventuali codici utili da poter utilizzare per saltare la sicurezza o imboccare la strada per il secondo piano interrato; quel dipendente aveva visto qualcuno pigiare nel pannello dell'ascensore, ma non aveva visto con chiarezza, costretto a stare a debita distanza da li. Infine, quello che saltò all'attenzione forse più di quei ricordi pratici, fu sicuramente una donna dagli occhi scuri e i lunghi capelli d'ebano raccolti una treccia, scura in volto, stanca e senza più motivazione, pallida, emaciata, scortata da due ricercatori più un terzo, apri fila di quella parata penosa al quale la preda sotto le sue mani aveva assistito da lontano senza fiatare, che sorrideva sotto i baffi brizzolati e tentava di rassicurarla con vomitevoli "non avere paura, mia cara, non ti farei mai del male". Era un ricordo non troppo lontano nel tempo.. un paio di settimane, forse un mese al massimo. Uno sguardo fu lanciato dalla donna a questo ricercatore, uno sguardo carico di tristezza, una tacita richiesta di aiuto o forse un apatico tentativo di vedere qualcosa prima del nulla.
S'interruppe così quel contatto profondo con la mente del povero malcapitato, stordito mentre lo guardava con gli occhi sgranati dal terrore, non emettendo fiato per paura di essere ucciso da quel demone dagli occhi cremisi. Dal canto suo il più grande degli Uchiha aveva lasciato Masatake dopo averlo rassicurato sulle intenzioni del figlio. Gli era bastato osservarlo sbattere al muro quel ricercatore e vedere quello sguardo penetrante e fisso nei suoi occhi per comprendere quale fosse l'abilità peculiare del suo sharingan. Un piccolo ghigno si delineò sulle sue labbra, constatando che quello, con tutta probabilità, fosse lo sharingan della memoria. Sempre più tale e quale a sua madre. Non appena Kinji rinvenne del tutto da quel tour cinematografico di ricordi, Hakuchō alzò una mano per attirare la sua attenzione e quella dei compagni. Indicò la stanza più avanti a sinistra, con un cenno d'assenso che indicava chiaramente che fosse libera; quindi indicò quella dov'era sbucato fuori l'uomo schiantato a muro e tremante fra le mani del più giovane, indicando un numero - due - mentre dal suo interno proveniva un colpo di tosse. Shin s'intromise, facendo cenno di intrufolarsi nella stanza libera per capire come muoversi. Era evidente che qualcosa non stava funzionando secondo i piani e che probabilmente il figlio aveva delle informazioni da dar loro per rielaborare il tutto.



Lo so che questo post non è chissà quanto bello, però voglio finire questa missione dato che mancano un 7 post a testa (sei a me, se non mi sono sbagliata con i calcoli delle pagine). Decidi il da farsi, sapendo che Hakuchō, Masatake e Shin al tuo seguito non sanno giustamente un'accidenti di quello che sai tu adesso. L'uomo che passava in fondo al corridoio tu non l'hai visto, te lo diranno loro che è passato. Spiega bene cos'hai intenzione di fare, sapendo che se esci dalla stanza dopo un po' vedi di nuovo quest'uomo che passa verso sinistra con una certa fretta, non sapendo dov'è diretto. A te decidere se seguirlo o meno, splittare la squadra, andare a provare a disattivare il sistema di sicurezza etc. Diveeeertiti. XD
 
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view post Posted on 21/8/2017, 18:31     +1   -1
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Nel preciso istante in cui lo sguardo cremisi di Kinji si specchiò in quello terrificato del ricercatore, cominciò la ricerca di ricordi utili al suo scopo finale: stranamente, sondare nella memoria di quel semplice civile si rivelò più dispendioso del solito, ma ciò non fu abbastanza per tenere alla larga il Jonin dalla mente dell'altro.
Vi erano memorie di avvenimenti privati e non, e proprio su questi ultimi si soffermò il Vermiglio, cercando con avidità tutte le informazioni riguardo i sistemi di sicurezza che si erano già mostrati fin troppo avanzati per una semplice casa farmaceutica.
Quei particolari macchinari rendevano del tutto inutile il chakra grazie ad un sofisticato sistema che ne risucchiava le fonti anche più esigue convogliandole verso il basso per alimentare il laboratorio che sapevano essere nei piani interrati.
Intanto che Kinji sondava con più fatica del previsto la mente dello scienziato, Hakucho si fece largo nell'androne di ingresso chiudendo le porte dietro di se; poi si fermò il cuore in gola sia ai due shinobi che all'ex dipendente quando notarono un secondo ricercatore in fondo al corridoio. Quest'ultimo fece capolino muovendosi verso sinistra, ma la fortuna sembrò essere dalla loro parte in quel frangente e non si accorse dei quattro estranei.
Il Vermiglio ebbe modo anche di vedere che la sala dei comandi per quel particolare sistema si trovava proprio su quel piano, dalla parte opposta rispetto a dove era l'ascensore che li avrebbe condotti ai piani interrati. Inutile cercare codici di vario genere: l'uomo che tratteneva con la forza doveva essere un impiegato con accessi non troppo avanzati, e quindi non era in grado di andare li dove il gruppo di infiltrati voleva recarsi.
Un ricordo in particolare però -piuttosto recente- destò la curiosità dell'eremita: l'uomo aveva visto una donna dai lunghi capelli corvini ed occhi neri essere scortata da due scienziati ed un terzo elemento all'apparenza anziano e viscido, che la conducevano verso chissà quale angolo d'inferno riempiendosi la bocca di parole all'apparenza confortanti.
Vedere Reina con quello sguardo vuoto, supplichevole e tipico di chi aveva perso ogni motivazione per andare avanti, fece ribollire il sangue nelle vene di Kinji; aveva promesso che l'avrebbe portata via da quel posto, e non si sarebbe dato pace fino a che non ci fosse riuscito.
Ora il suo odio aveva il volto del ricercatore dai capelli e baffi brizzolati: le sue parole nascondevano una crudeltà senza pari e l'Uchiha si sarebbe assicurato personalmente di ricambiare tutta la sofferenza che l'uomo aveva donato a sua madre.
Passarono alcuni secondi prima che lo sguardo del Vermiglio si staccasse da quello del malcapitato (segno evidente che quei famigerati sistemi di sicurezza avevano intralciato l'interrogatorio mentale) poi le iridi cremisi guizzarono verso Hakucho, che cercò di attirare l'attenzione dei compagni per informarli di ciò che li circondava.
Sembrava infatti che una delle stanza sulla sinistra, più in fondo al corridoio, fosse libera, mentre quella da dove era arrivato l'interrogato da Kinji era presidiata da altri due uomini. Il Jonin fece un cenno d'assenso per mostrare che avesse recepito il messaggio e Shin consigliò -sempre evitando di comunicare con la voce- di muoversi nella stanza libera per poter capire come muoversi adesso che sembravano essere andati incontro ad alcuni intoppi.


Allora se la stanza a sinistra è libera muoviamoci. Devo informarli di quello che sono riuscito a vedere nei ricordi di questo tipo.

Dopo essersi guardato intorno circospetto, il Vermiglio mantenne una mano davanti alla bocca dello scienziato ancora tremolante dalla paura e con l'altra gli cingette il collo con una certa forza per trascinarlo con se, mentre gli altri si mossero con discrezione per non essere avvistati da nessuno che poteva affacciarsi dalle altre porte.
Una volta aperta la porta e aver constatato che fosse effettivamente vuota, Kinji si fece largo aspettando che arrivassero anche il padre e gli altri e, una volta al completo, Hakucho chiuse la porta per poter parlare con più tranquillità.


- Sarà necessario un piccolo cambio di programma.

Sentenziò tranquillamente, mentre con il braccio attorno al collo strangolava il malcapitato per fargli perdere i sensi e nasconderlo sotto una delle scrivanie, occultato alla vista di chiunque passasse dal corridoio o entrasse nella camera per cercarlo.

- Cercando tra i suoi ricordi ho scoperto perchè la mia genjutsu non ha avuto effetto, e perchè molto probabilmente sia a me che Hakucho risulta più complicato usare le nostre doujutsu: si tratta di un sistema di sicurezza che sonda l'edificio in cerca di chakra per assorbirlo e condurlo ai piani inferiori.
Se non disattiveremo i macchinari, situati su questo piano a sinistra del corridoio centrale, ci sarà impossibile agire utilizzando le nostre abilità.


Fu Shin ad interrompere Kinji per metterlo al corrente della presenza quantomeno dell'uomo che era passato dal corridoio di destra, in fondo al quale sembrava esserci dopo alcune svolte l'ascensore che li avrebbe condotti da Reina.

- Mentre stavi interrogando il dipendente, un suo collega si è diretto proprio in quella direzione, ma fortunatamente non si è accorto di noi.

- Hai trovato dei codici di accesso per la sala comandi?

- Purtroppo no. Quello che ho catturato deve essere un pesce piccolo... ma sono certo che mia madre è qui, ai piani inferiori e viva.
Sabotare la sicurezza della Taiko è ormai perentorio se vogliamo avere successo, quindi credo di avere una soluzione per non perdere tempo.


Sciorinò cercando di mantenere un tono udibile per tutti coloro presenti nella stanza ma al tempo stesso non troppo alto da insospettire qualcuno sul piano.

- Hakucho è l'unico che può tenere d'occhio i movimenti di noi e dei nemici nelle stanze, quindi dovrà separarsi da noi ed avanzare verso sinistra per disattivare i sistemi di sicurezza risucchia-chakra. Io e papà invece avanzeremo guidati dalla conoscenza di Masatake-san del posto verso destra, cercando di evitare sguardi indiscreti e raggiungere l'ascensore.
Una volta li, confido che Hakucho sarà riuscito in qualche modo a liberarci della sicurezza e riuscirà a seguirci grazie al Byakugan, cosa che noi non saremmo in grado di fare a parti invertite.


- Molto bene, e se dovessi imbattermi nello scienziato che abbiamo visto poc'anzi?

L'Uchiha dai capelli brizzolati voltò il capo verso l'Anbu, accennando ad un sorriso.

- Andiamo, non sarà certo un quattrocchi qualsiasi a metterti in crisi, vecchio mio.

Il tentativo di smorzare la tensione era sicuramente apprezzato, ma nonostante ciò Kinji non riuscì a sentirsi in vena di ricambiare la spavalderia.

- Sbarazzatene nel modo che ritieni più opportuno. Una volta disattivato il sistema centrale, non sappiamo cosa succederà: potrebbe suonare un allarme, il piano potrebbe avere un calo di tensione preventivo per scoraggiare gli invasori o chissà cos'altro. Seguendo questa ipotesi la nostra copertura sarà saltata in ogni caso e dovremo affrettarci per raggiungere il secondo piano interrato e cercare Reina.

Il piano del Vermiglio sembrò riscuotere successo sia da parte di Masatake, che non disdegnava essere in compagnia di ben due elementi che si erano dimostrati capaci di mantenere la calma anche in momenti critici, sia da parte di Hakucho, il quale aveva tra le mani forse il compito più delicato; se non fosse riuscito a liberare il gruppo dal sistema anti-chakra, avrebbero dovuto farsi strada con le unghie e con i denti.
Stabiliti i compiti di tutti i presenti, Kinji fu il primo ad aprire la porta lentamente, per poter sbirciare cosa accadesse all'esterno, e notò quello che -probabilmente- era l'uomo che avevano visto i compagni poco prima, tornare indietro verso la strada che conduceva all'ascensore con una certa fretta.


Cosa lo ha spinto a muoversi con così tanta fretta? Non può sapere della sparizione del collega visto che è qui dentro... a meno che... non abbia in qualche modo avuto un resoconto dai macchinari! Forse ha scoperto che i sistemi di sicurezza sono entrati in funzione assorbendo una gran quantità di chakra e sta andando ad informare i suoi superiori!
Non c'è tempo da perdere!


- Avete visto? Presto, seguiamolo. C'è la possibilità che abbia saputo del mio tentativo di manomissione e stia andando a fare rapporto da qualcuno.
Con un po' di fortuna potrebbe essere diretto proprio al piano inferiore... non dovremmo preoccuparci di codici e nulla. Masatake-san, rimanga vicino a me e papà.


E così i tre si mossero per primi per non perdere d'occhio il ricercatore in corsa, cercando di nascondersi ad ogni angolo di muro e di non fare troppo rumore in caso qualcun altro avesse deciso di fare una passeggiata nei corridoi.
Intanto Hakucho era diretto nella direzione opposta, sperando di riuscire a compiere il suo dovere senza dover compromettere la posizione dei compagni all'inseguimento, con la promessa di raggiungerli appena fosse riuscito a seguire le loro tracce.
 
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view post Posted on 23/8/2017, 22:00     +1   -1
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Un'intesa perfetta quella degli shinobi, che alle tacite segnalazioni dell'esperto Hakuchō fece per fiondarsi nell'area segnalata libera per potersi consultare. Kinji fu molto meticoloso nel far scomparire il povero dipendente al quale aveva sondato la mente - preventivamente stordito con una presa salda attorno al collo e una mano davanti alla bocca, rapidamente e senza alcun indugio - trascinandolo all'interno della stanza indicata dal compagno di squadra e nascondendolo sotto una delle numerose scrivanie in fondo, occulte abbastanza da non permettere a una rapida occhiata dalla porta di notare disordini. Mentre sistemava il corpo del povero malcapitato, gli abili shinobi e l'ex ricercatore al suo seguito entrarono dalla porta, eludendo piuttosto facilmente i due elementi di disturbo presenti nella stanza precedente. La chiusero alle spalle, ed ebbero così modo di scambiarsi le informazioni necessarie senza problemi di sorta, modulando la voce e ragionando sul da farsi. Il piano del Vermiglio era semplice, congeniale ed intuitivo: l'esperto ANBU dalla lunga coda scura venata d'argento sarebbe andato in fondo al corridoio di sinistra, quello opposto al cammino che li avrebbe portati dalla bella Reina, nel tentativo di manomettere il sistema di sicurezza e consentire loro di utilizzare il chakra liberamente; gli altri avrebbero seguito lui e si sarebbero diretti dalla parte corretta per raggiungere i laboratori ai piani interrati, cercando le credenziali d'accesso lungo il cammino (con un po' di fortuna). Stabilito questo, uscirono con cautela, guardandosi da ambo i lati del corridoio nonostante Hakuchō avesse dato tranquillamente il via libera; dopotutto la sicurezza non era mai troppa e la doujutsu poteva risultare mal funzionante. Fu proprio in quel frangente che notarono l'uomo - di cui aveva accennato la presenza Shin, nel breve briefing avuto - correre a rotta di collo dalla parte opposta.. e fu in quel momento che il team si divise. L'ANBU prese la strada di sinistra, avanzando con una certa sicurezza, felpato, come se stesse attraversando un campo minato e sapesse esattamente dove si trovassero le mine; padre e figlio, accompagnati da Masatake che pareva avere tutta l'intenzione di ascoltare ed eseguire l'ordine impartitogli, si precipitarono all'inseguimento dell'uomo. Superarono diverse stanze, ma fortunatamente non dovettero fare a botte con nessuno per non essere visti o seguiti.. a quell'ora sembrava esserci una calma spettrale la dentro, e non sembravano esserci troppi dipendenti in turno. Andarono dritti, superando due diramazioni prima di buttarsi verso sinistra e trovare l'ascensore di cui aveva parlato Masatake. Il dipendente vi si avvicinò, inserendo un codice in un pannello che però non poterono vedere ad occhio nudo da quella posizione; probabilmente l'abilità straordinaria di Hakuchō sarebbe servita a più che a qualcosa in quel frangente, ma certo al Vermiglio non mancava una buona dose d'istinto. Piano si precipitò alle spalle dell'uomo non appena le porte dell'ascensore furono aperte e, replicando la presa fatta al collega ricercatore, lo fece diventare un budino fra le sue braccia. Shin si precipitò subito dopo, aiutando il figlio con lo svenuto, mentre Masatake entrò per ultimo per pigiare il tasto corrispondente al piano desiderato, l'interrato numero 2. Sospirò.

E' la cosa più folle che abbia mai fatto.. - confessò, mentre il cuore gli batteva all'impazzata e l'adrenalina in corpo lo faceva tremare internamente come una foglia.

Pensa che per noi è pane quotidiano. - fece eco Shin, cercando forse di rassicurarlo ma ottenendo in risposta un altro sospiro greve. Scosse la testa, sorridendo appena a quella reazione; aveva detto semplicemente la verità, per quanto scomoda.

Non ci fu tempo materiale per continuare con altre chiacchiere, poiché l'ascensore arrivò a destinazione e aprì le sue porte ad un luogo che fece correre i brividi freddi lungo la spina dorsale tanto agli shinobi quanto all'ex ricercatore; era tutto molto scuro la dentro, se non fosse per quegli strani fasci tremolanti provenienti da ambo le parti. L'ascensore si chiuse alle loro spalle, occultando l'uomo stordito che, prima o poi, sapevano bene sarebbe stato trovato.. ma aveva davvero importanza? Una volta recuperata Reina, si sarebbero comunque accorti della sua mancanza e avrebbero con molta probabilità fatto scattare l'allarme. Entrare era sicuramente facile, ma fuggire da li dentro lo sarebbe stato altrettanto?
Come anticipato da Masatake, due aree si diramavano dal corridoio scuro: nell'area est pareva esserci meno luce, o quantomeno decisamente poco splendente rispetto all'area ovest. Non dovevano trovarsi delle celle da quella parte? Kinji ci pensò su un momento, ricollegando quell'informazione a spazi angusti dotati di sbarre per impedire ai prigionieri di scappare, dove la luce non doveva certo essere così brillante.. e s'incuriosì a tal punto da seguire l'istinto e andare comunque dalla parte ovest, tralasciando quella est.



whlRnqa



Lo scenario che videro i loro occhi fu quanto di più oscuro e sbagliato avessero potuto vedere nella loro vita. Masatake dovette coprirsi la bocca per non urlare, come avesse visto da vicino un'atrocità e si trovasse le mani sporche di sangue - che in effetti un po' rispecchiava il suo stato d'animo, dato che aveva partecipato a tutto quello pur inconsapevolmente. Le celle di cui aveva parlato erano delle capsule vetrate piene di liquido che contenevano vari corpi, collegati con vari fili e maschere a chissà quale marchingegno spettrale. C'e n'erano per tutti i gusti.. uomini, donne, persino bambini, incoscienti in quella strana gabbia liquida, lasciati ai posteri come esperimenti. Era raccapricciante.
Stranamente non sembrava esserci nessuno da quella parte, quindi poterono addentrarsi di più, osservando i volti inespressivi della gente contenuta all'interno delle celle, dormienti ed ignari forse del tristo destino che era loro capitato. Soltanto andando sino in fondo, impuntandosi di finire quel tour dell'orrore, poterono notarla.


R-Reina.. - un sussurro appena; sconcertato, flebile.

Shin sgranò gli occhi e perse un battito, sentendosi male; Masatake cadde inevitabilmente in ginocchio, sconfitto da quella visione. La bellissima Reina Uchiha, madre e moglie amorevole e combattiva, era dentro una di quelle celle, spettrale quasi quanto uno yokai, collegata come gli altri a qualche strumento strano che probabilmente ne richiamava i parametri vitali. Aveva qualcosa persino collegata alla testa, come se ne monitorassero pure con costanza la funzionalità del cervello. Vederla in quelle condizioni era un duro colpo per tutti e tre gli uomini. Era viva? Era morta? Erano arrivati troppo tardi o c'era ancora speranza?



Cerchiamo di andare direttamente al sodo. Molte delle azioni autoconclusive in questo post sono state discusse con il diretto interessato (io gli ponevo i quesiti, lui rispondeva che fare e dove andare, espliciterà tutti i ragionamenti del caso nel suo bel post).
Decidi pure cosa fare, sapendo che Reina è collegata a dei macchinari e che per liberarla non sai effettivamente come accidenti fare. Per qualsiasi domanda io sono quane.
 
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view post Posted on 24/8/2017, 10:42     +1   -1
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Mentre Hakucho si dirigeva verso la sala comandi dell'impianto anti-chakra, i tre restanti membri del gruppo d'infiltrazione si mossero reattivi seguendo le tracce dello scienziato.
Fortunatamente non sembravano esserci molti dipendenti attivi a quell'ora di sera, eppure la presenza di qualcuno che presidiasse la zona lasciava facilmente intendere che vi fosse bisogno di cautela.
Kinji e Shin si muovevano rapidi da un muro all'altro, aderendo con la schiena alle pareti quando erano in prossimità di porte e aperture per assicurarsi che nessuno li disturbasse, mentre Masatake li seguiva cercando di emularli con il cuore in gola per la tensione.
Non trovarono nessuno ad ostacolare il loro cammino e ben presto il loro obbiettivo finì la sua marcia proprio davanti all'ascensore.


Ecco! Speravo che andasse dritto dritto all'ascensore.

Il Vermiglio fece un cenno al padre per comunicargli di tenere d'occhio la figura dello scienziato e di tenersi pronto ad entrare nell'ascensore non appena ne avessero avuto l'occasione.
I tre rimasero occultati mentre il ricercatore immetteva il codice per utilizzare l'ascensore e, solo quando le porte si aprirono, scattarono come molle in tensione per bloccare l'uomo ed intrufolarsi verso i piani inferiori.
Kinji prese nuovamente l'iniziativa afferrando il malcapitato per il collo, impedendogli di urlare e chiamare aiuto.


- Vuoi interrogare anche lui?

- No, non ne vale la pena. Non abbiamo possibilità di nascondere il corpo, quindi quando qualcuno chiamerà l'ascensore lo troverà di sicuro e non potremo farci nulla. Dobbiamo proseguire senza perdere tempo, come vi avevo esposto poco fa. Da adesso in poi le cose si fanno sempre più difficili...

Masatake sembrò giustamente il più preoccupato dei tre in quanto non aveva mai anche solo tentato di fare qualcosa del genere e, nonostante i tentativi di Shin, non riuscì a calmarsi più di tanto.
L'ex dipendente premette il pulsante "2" sulla tastiera in metallo e la loro discesa cominciò. Intanto Kinji intensificò la stretta attorno al corpo dell'uomo e nel giro di pochi secondi anche quest'ultimo perse i sensi cadendo sul freddo pavimento dell'ascensore.
La discesa sembrò durare un'infinità, difficile dire se quella sensazione fosse dovuta all'ansia sempre più crescente oppure ad altro.


Stiamo venendo a salvarti mamma... aspettaci!

Il pensiero di poter rivedere sua madre riempì il cuore di Kinji di speranza, anche se probabilmente le sue condizioni erano le stesse di quando aveva scavato nella memoria del dipendente; non gli importava ormai, aveva promesso che nel bene o nel male la avrebbe portata via e così avrebbe fatto.
Le porte dell'ascensore si aprirono nuovamente e ad attenderli trovarono l'oscurità più profonda. Nessuno di loro si aspettava un ambiente così angusto e claustrofobico per un laboratorio, ma dovettero ben presto fare i conti con un'altra scelta: in fondo al corridoio si diramavano due ambienti che emanavano luce.
Ad est la luce era meno intensa, ad ovest invece l'ambiente sembrava decisamente più illuminato e (stando a quanto detto da Masatake) li dovevano trovarsi le celle.


Se tengono i prigionieri e le cavie contro la loro volontà, senza dubbio saranno rinchiusi in qualche gabbia... anche se non mi spiego il perchè di tutta quella luce nel caso in cui li tengano in prigione. Meglio andare a controllare.

- Andiamo da quella parte. Forse avremo più possibilità di trovarla nelle celle.

Gli altri due non ebbero nulla in contrario e si incamminarono verso lo spazio illuminato. Quando però varcarono la soglia del nuovo ambiente, nessuno di loro potè credere ai propri occhi: le "celle" erano in realtà dei contenitori di vetro giganti con un inquietante liquido viscoso, dentro i quali erano immersi esseri umani collegati a svariati tubi e macchinari.
Kinji rimase senza parole a quella vista. Come poteva un essere umano fare qualcosa del genere ai propri simili? Un'occhiata a Shin e dal suo sguardo sembrò recepire lo stesso pensiero.
Quella immensa camera era la cosa più disumana che avesse mai visto: c'erano donne, uomini, anziani e persino bambini preservati nelle capsule di liquido e Masatake, seppur indirettamente, sentiva il peso di aver contribuito a quello scempio.
Superato lo shock iniziale e ingoiato l'amaro boccone, i tre poterono avanzare forti della mancanza di guardie.
Ognuna di quelle persone sembrava addormentata, o in alcuni casi priva di qualsivoglia espressività come bambole a grandezza reale, ma era impossibile definire se fossero più morte che vive.


Bastardi... quali progetti stanno portando avanti a scapito di tutta questa gente innocente? Devo trovare mia madre, devo trovarla e subito! Dove sei? Dove ti hanno messa?

Anche se la vista di quella gente era a dir poco disturbante, i tre si imposero di andare avanti ed arrivare fino alla fine di quel teatrino degli orrori fino a che, tristemente, la trovarono.
Reina Uchiha era immersa in una di quelle vasche, collegata ai tubi e macchinari persino sul capo per monitorarne le attività cerebrali.
Shin riuscì appena a sussurrare il nome della sua amata, rimanendo immobile come se avesse visto un fantasma mentre Masatake, più emotivo e provato per via della colpa che aveva in tutto quello che le era capitato, si lasciò andare cadendo con le ginocchia per terra.


No... Deve essere viva, non può essere troppo tardi...

Anche per Kinji fu un duro colpo: non riuscì a proferire parola, e l'istinto gli gridava di rompere quella maledetta vasca, tagliare i fili e portare subito via sua madre da li. Sentì il sangue pompare vigorosamente dal muscolo miocardico al punto che il petto cominciò a fargli male come se il cuore gli stesse per esplodere.
Un passo, indeciso, poi un secondo per allungare la mano verso la vetrata e toccare la fredda bara che avevano costruito per sua madre.
Non aveva idea di cosa fare: quei macchinari potevano essere la sola cosa che teneva in vita Reina, ma non potevano assolutamente lasciarla li dopo tutto quello che avevano fatto per ritrovarla.
Il Vermiglio digrignò i denti e cercò di placare la collera che provava verso chiunque avesse fatto soffrire in quel modo sua madre e cercò di ricomporsi.


- Masatake-san... trova il modo di staccarla da questi macchinari per poterla provare via.

L'uomo dalla lunga chioma corvina si sollevò da terra cercando a sua volta di riprendere le redini del proprio stato emotivo.

- C-ci provo immediatamente.

- Non voglio che ci provi, voglio che ci riesci!

Gli ringhiò contro, rendendosi conto solo in un secondo momento che era stato fin troppo duro con il compagno. Shin si sentì in dovere di ricambiare la gentilezza che il figlio maggiore aveva avuto nei suoi confronti quando ore prima lo aveva dissuaso dal reagire violentemente contro Masatake, per quanto fosse indirettamente coinvolto.
La destra del brizzolato strinse con forza la spalla del Vermiglio, come per passargli la capacità di riacquisire la calma che aveva perduto da quando aveva rivisto la figura della madre intrappolata.


- Non era mia intenzione...

- Va tutto bene, datemi qualche istante per capire come funziona il sistema.

Affermò accettando tacitamente le scuse e cercando di rendersi utile per la sua adorata Reina. Poteva anche essere incapace come combattente, ma era li per un motivo e presto avrebbe dato prova ai due shinobi della sua utilità. Aveva promesso anche Masatake: avrebbe liberato la madre di Ren.
 
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view post Posted on 2/9/2017, 22:48     +1   -1
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Non poteva prendersela Masatake per quell'improvvisa alzata di toni, non in quella drammatica circostanza; chiunque al posto del Vermiglio avrebbe perso la calma, nel vedere la propria madre in quelle condizioni, nel percepire il terreno della speranza franare sotto i piedi senza lasciare né appigli né sicurezze. Reina Uchiha era proprio davanti ai loro occhi, immobile e bella come se la morte avesse deciso di preservarla per mostrarla come un trofeo, eppure quei macchinari a cui era collegata segnavano un battito cardiaco, un tracciato mentale.. era ancora chiaramente viva, e dovevano credere fino alla fine di poterla salvare. Quella flebile alleanza fra i due shinobi e l'ex ricercatore della Taiko Setsu si manteneva salda grazie a quella donna dai capelli corvini; Masatake aveva promesso tanto a sé stesso quanto a suo figlio che l'avrebbe salvata, e anche fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto in quella vita non aveva importanza. Banalizzando quel piccolo incidente verbale e accettando senza remore le scuse del più giovane, ritenendole non sussistenti e addirittura superflue da quel punto di vista poiché aveva compreso bene il suo stato d'animo, l'uomo dagli occhi plumbei s'avvicinò di gran carriera ai marchingegni luminosi e cercò di capirci qualcosa. Al giovane Kinji e suo padre, con gli occhi cremisi piantati sulla figura della donna che amava, venati di un rimorso che il figlio avrebbe potuto quasi toccare con mano, mentre la sinistra sfiorava quel freddo vetro che lo separava da lei, non rimaneva che aspettare che Masatake terminasse di armeggiare per liberare la donna dalle sue catene.


PZeYfhm

Ebbero poco tempo per parlare, o per stare semplicemente in silenzio ad ascoltare i propri pensieri o quei fastidiosi rumorini elettronici che provenivano dai macchinari spulciati dall'ex ricercatore. Una brutta sensazione, come quando un brivido freddo corre lentamente lungo la spina dorsale, facendoti capire che qualcosa non va, qualcosa è sbagliato. Udirono uno strano e pesante strisciare, un trascinarsi lento, inesorabile, fra le ombre intatte all'interno della sala illuminata dalle celle. Videro dapprima qualche tentacolo artigliato scivolare come una serpe in mezzo a quelle persone ibernate nel vetro, immobili e galleggianti come feti nel liquido materno; quindi il corpo di quell'abominio si palesò ai loro occhi, sofferente e pesante, un agglomerato viscido sormontato da una parte superiore dalla strana forma di un fiore, pieno di protuberanze.. una nicchia, arricchita da frastagliate ali d'insetto, sulla quale spiccava una forma umana asessuata e dalla lunga chioma pallida. Era spaventoso, orribile.. tanto che pure Masatake dovette fermarsi, voltandosi a guardare e rimanendoci paralizzato dalla paura. Cosa aveva prodotto una cosa del genere? Com'era possibile che esistesse davvero?


H-ho bisogno di ancora un po' di tempo per liberarla, ci sono quasi! - disse agitato non appena ebbe ripreso il coraggio con entrambe le mani, sperando di fare in fretta e portare in salvo la donna che amava mentre gli shinobi si prendevano cura del mostro.

Kinji e Shin sostavano davanti alla cella luminosa della donna, paralizzati pure loro probabilmente, ma forse non per lo stesso motivo dell'ex ricercatore. Su quello che pareva essere il busto dell'abominio era imprigionata una figura palesemente femminile, nuda, crocifissa fra quei tentacoli viscidi, con la testa china e i capelli corvini a coprire appena la fisionomia del volto. Reina. Come poteva essere lì, quando il suo corpo giaceva immobile dentro la cella alle loro spalle?


Se questo vuole essere uno scherzo, non mi piace affatto.. - soffiò fuori Shin, tramutando la sua espressione da sorpresa a collerica nel giro di pochi secondi. Stavano tirando troppo la corda, troppo.



Mi sento una persona orribile, ma doveva da succedere no? Dunque, considera che hai tempo per reagire e fare qualcosa, pensare ed elaborare, prima che il mostro con Reina (?) imprigionata prenda uno dei suoi tentacoloni e tenti un affondo contro... zan zan zan.. i macchinari a cui la mammà è collegata, e una spazzata con un altro che distruggerebbe un due/tre celle con dentro persone per colpire te e Shin. Divertiti, sapendo che il vostro chakra non è ancora tornato al suo posto e le tecniche non avranno l'effetto sperato (le crei, si estinguono). Siete voi, il vostro sharingan, l'ingegno, la fantasia e l'ambiente. Non si può fare una frittata senza rompere qualche uovo no? Decidi come comportarti. Puoi proteggere due soli fronti fra quello tuo, di Masatake e Shin. Enjooooy
 
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view post Posted on 3/9/2017, 13:53     +1   -1
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Masatake non ebbe alcun problema apparente nel sentirsi spronato con tanto trasporto dovuto alle emozioni; rivedere la propria madre e moglie dopo anni di assenza doveva essere già dura per i due Uchiha, figurarsi poterla semplicemente ammirare in quello stato di morte apparente incapaci di poter fare qualcosa per lei.
La mano di Kinji rimase a contatto con il freddo oltre il quale c'era Reina, immersa nel liquido similmente ad un feto nel grembo materno, così come tutte le altre persone presenti in quella stanza. Quanti poveracci erano andati incontro ad un simile destino, e per cosa? Per la sete di potere di alcuni pazzi maniaci.
Il Jonin avrebbe volentieri distrutto l'unica barriera che lo separava fisicamente dalla madre, ma non sapeva ancora se ne sarebbe valsa la pena. Masatake stava cercando di districarsi con i macchinari, le impostazioni e tutto ciò che legava quell'inferno alla figura della sua amata Reina facendo appello a tutta la propria conoscenza, mentre gli altri due non potevano far altro se non pregare che l'ex dipendente riuscisse al più presto nel suo intento.


Mamma... da quanto sei qui? Quanto dolore hai dovuto patire da quando ti hanno portato via da me e da Hayato?
Tutto questo per anni, finchè non si è aperto uno spiraglio... e allora hai preferito salvare Ren piuttosto che la tua stessa incolumità... perchè? Io non capisco...


Anche Shin rimase in un silenzio tombale mentre fissava sconcertato la moglie nella sua raccapricciante stasi. Senza dubbio nella sua mente passavano gli stessi pensieri del primogenito, se non addirittura di più per via del clamoroso ritardo che aveva avuto nel ritrovare la sua dolce metà. Il rimorso dei tre era addirittura palpabile nell'aria: chi si sentiva in colpa per non averla trovata tempo prima, chi per non averla tirata fuori da li e chi avrebbe voluto poter fare di più.
Ma non ebbero modo di riflettere a lungo sulle loro colpe.
Ben presto una strana sensazione assoggettò i tre impavidi salvatori: sentirono un brivido lungo la schiena e degli strani suoni provenire da qualche parte nella tenebra parziale della sala; il Vermiglio fu costretto a troncare quel misero contatto con la madre per accertarsi della situazione.
Senza pensarci due volte, Kinji e Shin si misero in guardia pronti a combattere qualunque guardia di sicurezza si sarebbero trovati davanti, ma ciò che li accolse non poteva definirsi nemmeno umano.
Dall'oscurità emersero prima dei tentacoli artigliati, che si fecero strada strisciando e aggrappandosi alle celle delle altre cavie, poi quella che pareva essere la testa composta da ali di insetto ad avvolgere una figura umanoide dai tratti generici.
Cos'era quel mostro e sopratutto che ci faceva a piede libero?
Persino Masatake fu costretto a voltarsi per capire cosa fosse quella presenza che avevano avvertito poco prima, ma fortunatamente non rimase talmente intimorito da bloccare il suo lavoro, chiedendo ai due shinobi più tempo.
Kinji e Shin però, ebbero la sfortuna di poter osservare -illuminato dalle luci provenienti dalle capsule- il busto dell'abominio: in mezzo ad un groviglio di tentacoli giaceva inerme il corpo di Reina Uchiha, con il viso coperto dai lunghi capelli corvini.
Che cosa le avevano fatto per renderla parte di quel mostro terrificante? E sopratutto il dubbio più grande era SE quella fosse davvero lei. Avrebbero dovuto combattere per non soccombere, questo era ormai certo, ma far del male alla creatura avrebbe avuto ripercussioni negative nei confronti del corpo intrappolato nella bara di liquido?
Mille domande frullavano nella testa di un Kinji senza parole, incapace quasi di formulare qualsiasi strategia contro quell'essere immondo ma al tempo stesso troppo familiare.


Cosa diavolo è questo essere, e che ci fa mia madre li dentro!? Non posso rischiare di farle del male... se dovessi colpirla cosa capiterebbe a quella vera? L'originale dovrebbe essere quella alle nostre spalle, altrimenti non ci sarebbe motivo di preservarla... però...

Shin sembrava essere già uscito dallo stato di paralisi dovuto alla visione della chimera che aveva di fronte, passando quindi ad una furia più che giustificata, eppure Kinji non riusciva a fare lo stesso.

- Quella li dentro è parte di lei...?

Impossibile stabilire con certezza se effettivamente stessero rischiando di scontrarsi con una parte di Reina, ma man mano che il mostro si avvicinava alla loro posizione, la possibilità di non combatterlo sembrava assottigliarsi drasticamente.

Io non... non posso rischiare di perderla dopo tutto questo. Non posso farle del male!

Lo sguardo andò a cercare quello della madre, che purtroppo non avrebbe ricambiato in nessun modo.

Mamma...

Kinji non seppe spiegarsi perchè, ma un ricordo tornò immediatamente a galla dal profondo della sua mente; un ricordo che credeva di non possedere più o di averlo dimenticato man mano che il tempo avanzava inesorabile tramutando i minuti in ore, giorni, anni.
Memorie di un passato lontano, quando la famiglia Uchiha era ancora riunita sotto lo stesso tetto.


P3k5sSk



- Figliolo, avvicinati qui per favore.

Intimò la madre amorevolmente, cercando di calmare un Kinji di appena cinque anni. Il bimbo sentendosi richiamato dalla mamma, interruppe la corsa tra le mura del corridoio di casa e si avvicinò incuriosito alla posizione dove la più grande sostava.
Reina rimaneva seduta comodamente su una poltrona, intenta a massaggiarsi la pancia e riposarsi dopo una giornata di faccende casalinghe che risultavano sempre più difficili da sbrigare man mano che la gravidanza proseguiva.
Il piccolo Kinji poggiò la mano destra su un bracciolo e si mise a fissare il pancione con uno sguardo enigmatico: sembrava preoccupato per la salute della madre, come se provare a sfiorarla in quello stato potesse provocargli dolore.


- Non avere paura di sentire il calci del bambino. Presto avrai un fratellino e questa non ci sarà più. Sei contento?

- Ma mamma... io voglio giocare con il nuovo fratellino, ma... cosa cambierà?

Una domanda forse strana per un bambino della sua età, ma in fondo Kinji era sempre stato piuttosto perspicace, persino durante la fanciullezza; moltissimi bambini della sua età avrebbero appreso la notizia con gioia, ma non avrebbero compreso fino in fondo quale responsabilità vi era per loro in quanto fratelli maggiori.
Reina sembrò leggermente sorpresa da quella domanda e così rivolse al primogenito un sorriso per poi afferrargli la sinistra e poggiarla delicatamente sulla pancia.


- Non cambierà niente, tesoro. La mamma vorrà bene sia a te che al nuovo arrivato... saremo più numerosi in casa e io e tuo papà dovremo badare a lui. Tu dovrai solo pensare ad essere di esempio. Sarai un ottimo fratello maggiore.

Il piccolo si lasciò guidare tramite quel gesto inaspettato accarezzando con delicatezza, guardando estasiato come non provocasse alcun dolore alla madre.

- Lo credi davvero mamma?

- Certamente. Gli insegnerai un sacco di cose e gli farai vedere come si diventa grandi e forti come papà.

- Più di papà!

L'ultima affermazione scatenò la risata di Reina, e con essa anche quella del più piccolo, il quale non capiva bene perchè avesse suscitato l'ilarità della madre, ma gli fece piacere vederla felice.

- A proposito, io e papà non abbiamo ancora scelto un nome. A te quale piacerebbe?

Kinji rimase in silenzio per qualche secondo, pensando ai pochi nomi che aveva sentito in giro e quale fosse il più "bello" che potesse avere suo fratello minore. Poi, improvvisamente, il lampo di genio.

- Hayato! E' un bel nome, vero? E' quello di un protagonista delle storie che mi legge papà la sera prima di andare a letto.

- Hayato?...

Entrambi poterono avvertire sul palmo della mano un movimento provenire dal pancione. Kinji sembrò elettrizzato dall'aver sentito il piccolo muoversi e lo prese come un segno.

- Hai visto mamma?! A lui piace, eh Hayato?

- Anche a me piace... allora sembra che abbiamo già deciso!

Soddisfatto per l'approvazione della madre, Kinji sfoderò un sorriso a trentadue denti e la più grande gli accarezzò amorevolmente il capo, scompigliandone la già poco ordinata chioma castana.

- Tutti i miei figli sono speciali, come te, Kinji. Abbi cura di Hayato quando nascerà da bravo fratellone.

- Sì!

P3k5sSk



Non seppe spiegarsi effettivamente perchè proprio in quel momento gli era tornato alla mente un simile ricordo, e altrettanto inspiegabilmente delle calde lacrime cominciarono a rigargli le guance cadendo fino al mento.

Hai sempre voluto che fossi forte, non solo per me stesso, ma anche per Hayato. Mia madre ha dato prova di amare i suoi figli oltre ogni immaginazione, sacrificando la sua libertà per uno di essi... quel mostro non può essere lei.
Ti dimostrerò che sono diventato forte abbastanza come desideravi, abbastanza di riuscire a salvarti!


Con il dorso della destra si asciugò le lacrime ed una nuova motivazione animò le membra del giovane Uchiha. La tristezza e l'impotenza non potevano avere spazio in quel momento: tutto ciò che valeva davvero era portare a termine il compito per il quale si erano intrufolati li dentro.

- Fatti sotto!

Il mostro strisciante alzò al cielo due dei grossi tentacoli, mirando con il primo direttamente ai macchinari ai quali Masatake stava lavorando, e con il secondo invece cominciò a radere al suolo tutto ciò che era sul suo cammino fino a spazzare via Shin e Kinji.
Quest'ultimo tentò di richiamare a se il chakra per potenziare i movimenti, ma purtroppo non appena fece per concentrarlo nei muscoli, questo venne assorbito dal sistema di sicurezza; l'Anbu due piani più in alto non era ancora riuscito a disattivarli.


Dannazione! Hakucho deve aver trovato qualche difficoltà nel chiudere ogni misura di sicurezza. Vuol dire che dovremo combattere alla vecchia maniera.

- Papà, a sinistra!

Gli urlò, indirizzandolo verso il tentacolo che doveva colpirli entrambi, forte del fatto che Shin fosse un ninja esperto e avrebbe trovato il modo di difendersi. Masatake invece non era neanche uno shinobi: se gli artigli del primo tentacolo avessero preso i macchinari, non solo avrebbero perso tutto ciò per cui avevano faticato tanto, ma molto probabilmente il ricercatore sarebbe morto sul colpo.
Il Vermiglio quindi sguainò la fida katana e si fiondò davanti alla posizione dell'ex dipendente della Taiko Setsu, pronto all'impatto con l'assalto avversario per tranciare di netto il tentacolo e salvare così Masatake e i macchinari ai quali era attaccata la madre.


Senza chakra sarà un combattimento duro... Hakucho, sbrigati!

//Se hai delle perplessità sulle azioni finali, sai dove trovarmi.//
 
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view post Posted on 6/9/2017, 22:36     +1   -1
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Furono appena una manciata di secondi, quelli che portarono la creatura dall'avvicinarsi goffamente al menare colpi letali con quei viscidi tentacoli che componevano il suo corpo. Dovettero fare appello a tutta la loro prontezza di riflessi gli shinobi, per superare quella prima ondata di violenza e salvare Masatake assieme a tutti i macchinari con cui stava armeggiando per tirar fuori Reina dal suo bozzolo. Colto alla sprovvista ma pronto alla reazione, il Vermiglio decise di spostarsi rapido dalla sua posizione per andare in soccorso dell'ex ricercatore, raggomitolatosi per aspettare il peggio, sguainando la katana e recidendo con un colpo secco il tentacolo. Del liquido viscoso e scuro venne spruzzato da tutte le parti, mentre la creatura ritraeva la parte offesa; quella recisa piombò a terra e si contorse per qualche secondo prima d'immobilizzarsi. Dall'altra parte, forte del suo sharingan della preveggenza, Shin non ebbe problemi a saltare l'ostacolo con una capriola a mezz'aria, prima di sguainare anch'egli l'arma che portava custodita nella cinta e recidere l'altro. La creatura si contorse dolorosamente, emettendo un verso a metà fra il lamento di una donna e lo stridio dell'acciaio.

Ho avviato il processo per drenare tutto il liquido, ci vorrà qualche minuto ancora! - disse ad alta voce il loro alleato, avvisandoli di aver trovato la chiave per liberare la donna. Quella notizia faceva sperare in bene, alimentando la voglia di tutti loro di combattere, soprattutto in Shin che parve riprendersi alla grande.

Pure un'ora ti diamo, basta che la tiri fuori di li! - rispose, facendo leva sull'elsa della katana per farla roteare nella mano, afferrandola all'incontrario. Era pronto a dare tutto sé stesso per difendere sua moglie, ma avrebbe fatto certamente altrettanto col figlio, che s'era premurato d'avvisarlo sulla traiettoria del colpo.

Quello che avvenne poco dopo, non appena l'abominio cessò di contorcersi dal dolore, fu disgustoso a dir poco. Quella strana figura asessuata, pallida, bloccata nella nicchia circondata da protuberanze aguzze e ali frastagliate, portò una delle mostruose mani artigliate e oblunghe a cingere la vita e l'altra a coprire il volto inespressivo; al contempo altri tentacoli dotati di bocche dai denti aguzzi fuoriuscirono dal busto e si piantarono sul corpo nudo della Reina rimasta imprigionata nel mostro, che gemette di dolore salvo poi ricadere senza energie.. non appena i tentacoli furono ripristinati. E mentre quel dannato mostro si nutriva della donna e ripristinava i suoi "arti", Shin ribolliva di rabbia, scattando avanti e cercando di raggiungere sua moglie per far cessare quella tremenda scena. Dopotutto, se traeva energia da quella riproduzione della sua amata, tirandola fuori non avrebbe più avuto modo di rigenerarsi. Masatake, d'altro canto, parve ammutolirsi nell'osservare gli schermi mentre quello strano essere si ricomponeva. Reina, intrappolata nella sua cella luminosa alle spalle del figlio, stava lentamente scivolando verso il basso man mano che il liquido veniva drenato dall'involucro di vetro.. ma i suoi parametri vitali parevano impazziti. Cosa diavolo stava succedendo? Non appena il mostro terminò il suo processo e i parametri ebbero un nuovo cambio di rotta arrivò l'illuminazione, che lo fece impallidire.





Kinji, Shin! Non permettete a quel mostro di toccare Reina! C'è una connessione fra di loro, e ogni volta che si rigenera i parametri vitali qui scendono! E il tracciato mentale.. sembra come impazzito! - pessime nuove, adesso dovevano non solo non danneggiarlo per il semplice gusto di farlo, ma per farlo dovevano essere certi di prendere un unico punto e stenderlo una volta e per sempre.

Shin era già partito, ma non era facile arrivare fino alla Reina imprigionata nel busto del mostro, vuoi perché questo si dimenava, vuoi perché quei maledettissimi tentacoli non smettevano di attaccarlo per farlo indietreggiare. Andando avanti in quella maniera, senza chakra e senza possibilità di sbagliare, sarebbero stati perduti.


Hakuchoooooō!! - gridò Shin, innervosito, avvilito, mentre lottava sul filo del rasoio per ricostruire la sua famiglia e redimersi dall'aver fallito di proteggere sua moglie. Quanto ci avrebbe impiegato ancora a disattivare quella stramaledettissima sicurezza?

 
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view post Posted on 7/9/2017, 00:02     +1   -1
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Intenzionato a fare da scudo umano al ricercatore, Kinji si mosse rapido in modo che il padre potesse occuparsi dell'attacco selvaggio del secondo tentacolo. Fortunatamente per il Jonin, la fida katana era sempre riposta nel suo fodero attaccato alla vita del giovane e -non appena il tentacolo artigliato fu abbastanza vicino- lo Sharingan permise all'Uchiha di tranciarlo di netto prima che potesse attentare alla via di Masatake.
L'arto cadde rovinosamente sul pavimento asettico schizzando sangue scuro e piuttosto denso, contorcendosi dal dolore per qualche secondo per poi smettere; anche il resto del tentacolo (quello ancora attaccato al mostro) parve subire una sorta di reazione riconducibile al dolore, facendo emettere alla creatura uno stridio parecchio fastidioso e che solo sforzando la fantasia poteva rassomigliare ad un grido umano.
Kinji intanto si era rimesso in guardia, pronto ad affrontare ancora il mostro intanto che anche Shin si sbarazzava dell'offensiva avversaria con una capriola a mezz'aria ed un fendente che li liberò anche del secondo tentacolo.


Bene, sembra non possedere nessuna caratteristica che lo renda letale a parte i tentacoli. La forza bruta è tutto ciò di cui dispone: se giochiamo bene le nostre carte, non dovremo far altro che tagliare ogni tentacolo e renderlo inoffensivo intanto che Masatake continua la sua opera.

Proprio l'ex impiegato della Taiko Setsu prese la parola dopo inter minuti di silenzio, informando i due shinobi che ci sarebbero voluti solo pochi minuti prima che l'intero liquido in cui era immersa Reina venisse scolato via. Ovviamente sentendo quelle parole, il Vermiglio credette di essere ad un passo dal poter liberare la madre e portarla via da quel posto infernale, e la speranza di poter rendere fede alla promessa fatta a se stesso e al piccolo Ren alleggerì (seppur minimamente) la tensione.

- Non possiamo restare qui a lungo! Non sappiamo quanti di questi affari ci siano in giro.

Un'ottima notizia per tutti i presenti quella data da Masatake, ma purtroppo il destino aveva deciso di giocar loro un tiro mancino quel giorno: proprio quando credevano di avere la situazione in pugno, la figura troneggiante sul capo del mostro mosse gli arti portandoli rispettivamente alla pancia e al volto.
Fu allora che altri tentacoli, stavolta con denti aguzzi alle estremità, si mossero dal mucchio che permetteva all'abominio di muoversi e si conficcarono nelle carni della Reina intrappolata nel ventre della chimera. Per Kinji fu tremendo osservare come l'essere si stava letteralmente nutrendo della madre, o presunta tale, per farsi ricrescere gli arti come se nulla fosse successo.


Bastardo... questo cambia completamente tutte le carte in tavola. Possiamo continuare a tagliare tentacoli all'infinito, ma continuerà a rigenerarsi facendo leva sulla copia di mia madre intrappolata li dentro. Sarà una battaglia di logoramento che non possiamo permetterci di affrontare senza chakra! Pensa ad una soluzione, Kinji!

Shin sembrò quello visibilmente più contrariato e furente all'idea che il mostro giovasse nel far del male a colei che sembrava in tutto e per tutta la sua amata, cercando malamente di trattenere la collera; fortunatamente per i due shinobi, Masatake aveva tenuto d'occhio gli schermi con i parametri vitali di Reina e aveva scoperto con sgomento che quando l'essere si "nutriva" i valori impazzivano per poi tornare stabili quando il processo terminava. Senza perdere un attimo comunicò quindi la sua scoperta a padre e figlio, rendendo noto un ennesimo macabro particolare: quella cosa era direttamente collegata al corpo fisico di Reina per qualche assurdo motivo.

Ragiona... ha bisogno della riproduzione per rigenerarsi, quindi se riuscissimo a toglierla da li potremmo avere una speranza di sconfiggerlo... eppure mi chiedo se la figura asessuata sulla sommità non sia a sua volta la mente di tutto. Si è toccata la pancia e il viso e subito dopo il mostro ha colpito il busto dove è posizionata lei... che siano anch'essi collegati?
La mia testa sta esplodendo e non riesco ancora ad usare il chakra! Non quello classico perlomeno... dovrò provare ad usarne uno più primitivo e feroce allora...


Shin partì quindi alla carica e cominciò a menare fendenti a destra e a manca per parare gli attacchi del mostro, ma era evidente che stava sulla difensiva e che senza poter utilizzare le ninjutsu non sarebbe riuscito a mantenere un simile ritmo. Le sferzate dei tentacoli lo fecero indietreggiare al punto in cui dovette compiere una capriola all'indietro per recuperare il fiato e tornare accanto a suo figlio.

- Dobbiamo provare ad avvicinarci alla falsa Reina e tirarla fuori da li, così che il mostro non abbia più modo di rigenerarsi.

- E' quello che sto cercando di fare, ma non riesco ad avvicinarmi con tutti quei maledetti tentacoli.

Gli Sharingan dei due si incrociarono, consapevoli che avrebbero dovuto collaborare e rimanere concentrati per uscire da li dentro vivi e con Reina. L'espressione di Kinji si fece ancora più seria, e la voce non lasciava spazio ad alcun equivoco: avrebbe tentato il tutto per tutto.

- Dobbiamo far concentrare i tentacoli su entrambi, in modo da non essere troppo pressati dai ripetuti attacchi e avere spazio di manovra su più fronti. Tu fatti strada e cerca di liberare la Reina intrappolata nel ventre mentre io vedo di raggiungere la figura in cima... questo dovrebbe mettere la creatura in difficoltà.

- Mi spieghi come farai ad arrivare lassù senza l'aiuto del chakra?!

Un attimo di silenzio e poi il contatto visivo venne interrotto dal più piccolo per andare a rivolgersi verso l'obbiettivo.

- Non fermarti per nessuna ragione al mondo...

- Figliolo!

Non ebbe tempo di replicare che Kinji era già scattato verso il mostro tentacolare dalle dimensioni esagerate. Non appena fu a portata di tentacoli, la chimera cominciò a tempestarlo di colpi che venivano sapientemente parati dalla fida katana, fino a che uno di questi non si conficcò nel pavimento dopo aver fallito un affondo.

Questa è la mia occasione! Devo riuscire ad arrivare in cima e uccidere quella cosa!

L'Uchiha quindi saltò sull'enorme tentacolo cercando di farsi strada su quello che era un appiglio decisamente poco congeniale, cercando di saltare da un tentacolo all'altro quando diveniva impossibile continuare; intanto Shin aveva cominciato a muoversi a sua volta facendosi strada verso la replica della moglie come Kinji gli aveva consigliato: se entrambi davano da fare al mostro, forse avevano modo di riuscire entrambi nel loro intento.

Dammi la tua forza, dammi la forza di riuscire a farcela!

Pregò tra se e se il Vermiglio, richiamando a se l'oscuro potere dell'anello d'argento che aveva dimostrato più di una volta di possedere un chakra talmente potente da soverchiare le normali leggi degli shinobi... ma chissà se persino l'energia sinistra dell'oggetto sarebbe stata risucchiata completamente dal sistema di sicurezza.
 
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view post Posted on 9/9/2017, 18:37     +1   -1
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Quelle dell'ex ricercatore, impegnato anima e corpo nella liberazione della donna dai lunghi capelli corvini imprigionata nella morsa silenziosa di quei complessi macchinari, furono senza l'ombra di alcun dubbio delle rivelazioni sconcertanti tanto per il marito - travagliato da quell'incessante vagabondare alla ricerca disperata d'indizi, dopo aver sacrificato tutto quello che aveva - quanto per il figlio. Sembrava come se il suolo della speranza avesse deciso di tremare violentemente sotto i loro piedi, ma questo non fu sufficiente a paralizzarli. Nessuno dei tre smise di lottare per Reina Uchiha, nemmeno l'uomo dallo sguardo plumbeo, divenuto per amore di quella donna il padre adottivo del piccolo Ren. Buffo pensare come una mera cavia, trascinata per un puro caso del destino all'interno di quella struttura, avesse potuto incontrare, dopo tanta indifferenza e sofferenza, un brav'uomo come Masatake. Con quella forza d'animo pari a nessuno e quel sorriso speranzoso che mai l'aveva abbandonata, era riuscita a scavare talmente tanto a fondo in lui da farlo innamorare, pur sapendo di non doverlo assolutamente fare.
Ovviamente la bestia immonda non si lasciava avvicinare, e pareva tanto determinata a proteggersi che persino l'impeto furioso dell'abile Shin dovette subire più volte un brusco arresto. Ogni nuovo tentativo dell'uomo con gli occhi cremisi veniva corrisposto da una violenta spazzata con quei viscidi tentacoli artigliati, coadiuvata da altri colpi alla rinfusa a mezz'aria che non facevano altro che costringerlo alla ritirata. Ebbero un breve scambio col figlio, mentre cercava con profondi respiri di recuperare un po' del fiato perduto; non ebbe né modo né tempo di fermarlo dal commettere quell'atto suicida che aveva preannunciato, e nel suo cuore scottato dai sensi di colpa parve ardere un nuovo incendio che lo costrinse a digrignare i denti per la collera. Come poteva dirgli quelle parole, che sapevano sia di ordine che di condanna? Non fermarsi per nessuna ragione al mondo.. no, questo non poteva davvero aspettarselo. Non aveva certo intenzione di perdere suo figlio dopo aver ritrovato sua moglie, ma nonostante tutto seguì il copione scritto dal primogenito, tendendo però sempre un occhio preoccupato. Doveva fare in fretta, dannatamente in fretta: prima avrebbe tirato fuori Reina dal mostro, prima avrebbe potuto aiutare Kinji.
Scattarono quasi allo stesso istante, evitando con estrema destrezza le ripetute spazzate e gli affondi portati avanti con le vomitevoli escrescenze della creatura, adesso concentrate su due fronti e non più su quello unico di Shin. Fu più facile per lui raggiungere Reina in questa maniera, e quando le fu vicino affondò crudelmente la katana nelle carni dell'abominio, stringendo i denti e tagliando per tirar fuori la donna, strappandola dalla morsa ferrea che la teneva imprigionata. Una scena brutale, ma necessaria. Non avrebbe permesso a quello schifo di toccarla ancora; nessuno l'avrebbe più fatto.
Nel frattempo, Masatake era riuscito a drenare tutto il liquido e quando fu il momento premette un pulsante che gli permise di togliere quello spesso vetro cilindrico, avvicinandosi subito alla donna e liberandola.


Reina-chan, apri gli occhi! Sono io, sono Masatake.. - fu la prima cosa che le disse, dopo averla presa fra le braccia e scossa un po', posandole successivamente il capo sul petto. Si sentiva il battito del cuore, lento e regolare. Gli occhi dell'ex ricercatore parvero rilucere di speranza: era ancora viva.

Attingendo al chakra contenuto nel monile d'argento, il corpo del Vermiglio parve subire una mutazione che, soltanto una volta arrestatosi, avrebbero potuto notare tutti gli altri. Ovviamente lui non s'accorse di nulla, ma sembrava che attingere a quel chakra fosse stata una mossa corretta, poiché lo sentiva scorrere dentro quasi fosse un veleno che marcisce i sentimenti, senza ripercussioni dovute al sistema di sicurezza su cui Hakucho stava presumibilmente lavorando. Non appena fu faccia a faccia con la figura umanoide in cima al mostro, dopo aver scalato a rapide falcate i tentacoli scivolosi, saltandoli, sfruttandoli per la loro intera lunghezza, strinse maggiormente la katana e tentò un affondo direttamente al centro della fronte della creatura. Questa aveva tentato con le mani oblunghe e mostruose a fermarlo, ma Kinji era stato più veloce e adesso veniva guardato con un'espressione di sorpresa mentre lo stesso viscoso liquidi colava lungo la sua arma, insozzando la figura pallida, mentre ritraeva con spasmi i tentacoli. Shin aveva finalmente liberato Reina, e con un balzo si era portato al suolo con la donna fra le braccia, coprendo la sua nudità con un gesto istintivo, stringendola, togliendole i capelli impiastricciati da davanti al viso. Dopo poco sollevò lo sguardo verso il figlio, avvolto da uno strano chakra. Avrebbe giurato che i suoi capelli si fossero schiariti, ma da quella distanza era difficile dirlo.


Mmmnh.. - appena un mugugno a distanza ravvicinata, che fece saltare il cuore di Masatake dalla felicità con un triplo carpiato. Reina stava svegliandosi! Pian piano stava aprendo gli occhi, e la prima cosa che incontrò fu il viso del ricercatore, contratto in un'espressione si felice ma sofferente. - M-Masa..take.. - gli sorrise, ancora quel sorriso buono e tanto forte da far impallidire persino i Kami. Non ce la fece più l'ex ricercatore, gli stava letteralmente scoppiando il cuore, fra sensi di colpa e felicità. Pianse silenziosamente stringendola, sussurrandole appena. - Sono qui.. sono venuto a salvarti..

E proprio quando pareva fosse tutto, finalmente finito.. la creatura di fronte al Vermiglio, creduta morta dopo quel colpo perfetto al centro nevralgico, afferrò la lama con entrambe le mani artigliate e la sfilò con lentezza dal suo cranio, facendo forza, prima di colpire Kinji con una spazzata che lo fece volare, graffiandolo con rudezza e abbastanza profondamente da fare male al busto. Quella cosa era ancora viva. Miracolosamente. Fortunatamente per gli shinobi, in quel momento un'ondata di energia parve investire tutti i presenti, sintomo che il loro chakra era tornato e che Hakucho aveva compiuto il suo lavoro.

KINJI!

La voce di suo padre lo raggiunse in volo, allarmando anche Masatake e la rediviva Reina, che a quel nome e quella voce ebbe un tuffo al cuore che le fece sgranare gli occhi dalla sorpresa. Sollevò lo sguardo verso il ragazzo.. chiamò in un sussurro il suo Shin, mentre Masatake la proteggeva come poteva, sorreggendola mentre tentava d'alzarsi. Nell'oscurità, silenziosa e letale, si annidava qualcosa però, qualcuno di cui nessuno parve accorgersi.. proprio alle spalle del giovane Kinji.



Penultimo post per te. Siamo agli sgoccioli oramai, quindi adesso voglio un post fatto con i contro cavoli come so che sai farmi. Hai il chakra: oltre a quello del monile che ti ha leggermente cambiato i connotati fisici ti è tornato il tuo, e questo lo puoi capire perché non solo lo senti ma anche riesci in qualche modo a contrastare quello corrotto che ti brucia dentro. Il mostro mira nuovamente a Reina per rigenerarsi le ferite (la Reina fra le braccia di Shin). La mammà vera sta cercando di alzarsi: ha capito che ci siete tu e Shin; se vuoi sfruttare l'occasione per vederla, sappi che non appena vede la creatura ci rimane impallidita, quasi l'avesse già vista da qualche parte. Nessuno di voi si accorge della "presenza nell'oscurità". Sfrutta se vuoi pure Shin e Masatake, per quanto possibile quest'ultimo. Puoi essere autoconclusivo, mi raccomando a te. u.u
 
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view post Posted on 9/9/2017, 20:40     +1   -1
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Nonostante Shin non fosse riuscito a trattenere il figlio dal compiere quello che apparentemente sembrava essere un gesto di estremo sacrificio senza alcun ripensamento, decise di seguire le direttive del ragazzo; se non avesse agito subito seguendo ciò che Kinji gli aveva chiesto di fare, entrambi avrebbero pagato amaramente le conseguenze e forse avrebbero perso l'occasione di salvare Reina.
Digrignò i denti e lo shinobi dai capelli brizzolati si mosse subito dopo il più piccolo: fortunatamente il mostro agì esattamente come si erano aspettati, dividendo l'attenzione dei tentacoli su entrambi e dimezzando di conseguenza la forza d'attacco su di essi.
E mentre Shin evitava e deviava con estrema precisione i tentacoli che cercavano di spazzarlo via con una forza sovrumana, Kinji si muoveva verso l'alto cercando per quanto possibile di proseguire. Un'impresa più facile a dirsi che a farsi in realtà senza l'ausilio del chakra... ma non lo sarebbe stata a lungo.
L'Uchiha aveva infatti intenzione di dar fondo all'energia dell'anello, ignaro di come potesse comportarsi la coscienza dell'ospite all'interno del monile; ultimamente aveva riscontrato alcuni problemi nel mantenerlo a bada, e figuriamoci cosa avrebbe potuto fare senza nemmeno una goccia di chakra. Avrebbe preso completamente il sopravvento sul corpo del Jonin? Lo avrebbe logorato dall'interno? Ormai non gli importava più cosa gli sarebbe successo: la priorità andava all'incolumità di sua madre.


Di questo passo verrò sobbalzato via. Non riesco ad avere un presa abbastanza forte per riuscire a correre sui tentacoli... non ho altra scelta. Dammi la tua forza, Otomika!

Proprio mentre stava per richiamare a se tutta l'energia dell'anello, Kinji vide alla propria destra uno dei tentacoli artigliati che lo avrebbe fatto volare via con un colpo solo, seguendo tutta la lunghezza dell'appendice dove stava correndo non vi era alcuna via di fuga. Alcuni istanti dopo, ancora non era riuscito a richiamare a se il chakra, e credette che i sistemi di sicurezza fossero riusciti a sedare persino quel demonio dentro di se.

No, non può essere tutto perduto... perchè non funziona!? Non posso fallire adesso... NON POSSO!

Proprio prima che l'enorme tentacolo impattasse con il corpo del Vermiglio, quest'ultimo sentì improvvisamente un senso di collera e fervore che gli ricordava esattamente la prima volta in cui aveva usato il potere dell'anello nelle viscere di Oto. La sclera degli occhi nera, i capelli adornati da sparsi ciuffi argentati e un'aura di chakra sinistro attorno alla propria figura: quello era proprio ciò che gli serviva. Il chakra maledetto scorreva dentro di lui come un fiume in piena e questo voleva dire che non era ancora finita la partita per Kinji Uchiha.
L'eremita strinse saldamente la mano destra sull'impugnatura della katana e si diede la spinta necessaria per compiere un salto a mezz'aria, quanto bastava per vedere passare sotto di se il colpo che fino a pochi secondi prima sembrava lo avrebbe preso in pieno; prima di lasciarlo andare però, l'Uchiha fece un movimento discendente con il braccio per procurare una ferita abbastanza profonda all'arto del mostro. Una volta nuovamente con i piedi sulla superficie viscosa, il Vermiglio non perse nemmeno un attimo e continuò la scalata mentre dal basso il padre continuava a tenerlo d'occhio tra un attacco e l'altro alle carni che trattenevano la finta reina nel ventre della chimera.
Quella freddezza e quei movimenti non erano assolutamente frutto della sua persona, bensì dello Spettro d'Argento, combinato al corpo del Jonin in una accoppiata che non sarebbe terminata in alcun modo se non con la morte del mostro. Ogni attacco successivo venne sapientemente schivato e deviato grazie all'abilità con la katana fino a che non giunse finalmente a pochi metri dal suo obbiettivo.
Con estrema perizia l'Uchiha si diede lo slancio per compiere quello che credeva sarebbe stato l'ultimo balzo prima di poter riabbracciare la madre, impugnando la katana con entrambe le mani. La figura umanoide sembrò sorpresa e totalmente in balia degli eventi in quanto cercò di fermare l'aggressore dagli occhi scarlatti con le lunghe braccia artigliate, ma non fu abbastanza.
Il corpo del Vermiglio cadde in picchiata con un proiettile su quello asessuato sulla cima del mostro, facendo penetrare con uan forza straordinaria la fredda lama al centro della testa dell'obbiettivo.
Intanto alcuni metri più in basso, Shin era riuscito a liberare Reina dalle grinfie del mostro, impedendo così che attingesse nuovamente al corpo per rigenerarsi e Masatake a sua volta aveva tratto in salvo la vera Reina dalla sua bara di vetro.
Preso da un improvviso senso di soddisfazione egregiamente mascherato dall'espressione apatica dipinta sul volto, l'Uchiha voltò il capo per poter osservare che il suo piano aveva dato i frutti sperati: sia il padre che l'ex impiegato avevano tra le braccia la donna più importante della loro vita. Proprio la Reina salvata da Masatake
Kinji però si sentì disorientato. Voleva piangere di gioia, gridare a squarciagola il suo successo, eppure si sentiva stordito, come se gli avessero fatto inalare del cloroformio. Forse, pensò, stavolta senza il suo chakra a contrastare quello dello Spettro, gli effetti collaterali erano stati più gravi e ben presto avrebbe perso la propria coscienza. La cosa bizzarra era che non gli importava: era riuscito a salvare sua madre e ben presto sarebbe sceso da lei per abbracciarla. Qualcosa però attirò la sua attenzione nuovamente sulla creatura: il suono delle mani artigliate che si stavano muovendo verso il capo trafitto a morte, lentamente ma inesorabilmente.
La chimera afferrò la lama incurante di tagliarsi i palmi e la tirò fuori dalla testa senza problemi. Troppo stupito da ciò che aveva appena visto e con i muscoli che non rispondevano più altrettanto reattivamente dopo l'ultimo rush, Kinji venne poi colpito dagli artigli della figura umanoide, che l'aveva graffiato al petto per allontanarlo con veemenza.
Mentre il corpo del Vermiglio era ancora in volo, lanciato nel vuoto dal mostro, sentì la voce del padre preoccupato e la vista sembrò abbandonarlo mentre il sangue prese a colare copioso dalla ferita appena subita.


Non può...finire...così.

La sua coscienza ancora era li, presente anche se si limitava quasi ad osservare l'operato del corpo governato dallo Spettro d'Argento. Nonostante tutto si rifiutava di arrendersi, di mollare proprio adesso che aveva ritrovato padre e madre, proprio ora che potevano ricominciare da dove avevano lasciato tutto quindici anni prima.
Improvvisamente però, tutti i presenti avvertirono una scarica di energia rinvigorire le membra: Hakucho aveva finalmente disattivato i sistemi di sicurezza e adesso il chakra nei loro corpi scorreva nuovamente libero. Anche Kinji sentì l'effetto benefico della ritrovata libertà, riprendendo il controllo delle funzioni del corpo per combattere i nefasti effetti dell'anello.


Ce l'ha fatta.. Hakucho ce l'ha fatta! Riesco di nuovo a muovermi secondo il mio volere!

Fino ad allora aveva avvertito soltanto un piccolo formicolio al petto, adesso invece che il suo corpo aveva perso quel senso di "estraneità" sentiva il bruciore dovuto ai graffi e la stanchezza dell'aver abusato del monile d'argento; ora quel mostro avrebbe avuto pane per i propri denti.
Kinji compose quindi i sigilli per richiamare a mezz'aria Hitomi, cercando di riprendere fiato mentre la civetta lo riportava a terra sano e salvo, evitandogli qualche osso rotto per l'impatto.


- Pulcino, sei ferito!

- Non è nulla di grave, e non abbiamo tempo per pensare a me. Vola da mio padre, ha bisogno di aiuto!

L'enorme rapace virò bruscamente arrivando accanto a Shin, il quale sembrava più preoccupato per l'incolumità del figlio che del mostro ancora in vita.

- Santo cielo, figliolo! Per un momento ho temuto il peggio... ma cosa ti è..?

Probabilmente vedendo il Vermiglio più da vicino si sarebbe accorto che alcune caratteristiche del figlio erano mutate e questo spiegava come fosse riuscito nell'impresa di arrivare fino in cima senza il chakra, ma l'eremita tagliò corto.



- Raggiungi Masatake e la mamma, proteggi loro e la donna che hai salvato. Hanno bisogno di te. Non lasciare che le capiti nulla adesso che siamo ad un passo dal portarla a casa... Vai, ti copro io mentre la porti indietro!

Lo shinobi dai capelli brizzolati sembrò accettare il compromesso con diligenza, non potendo far altro se non essere orgoglioso di come suo figlio fosse diventato un uomo coraggioso, forte e valoroso anche senza i suoi genitori.

- Stai attento.

Disse come ultimo avviso prima di alzare da terra il corpo della falsa Reina per portarla al sicuro con Masatake e la sua amata. Sarebbe stato strano rivedere la sua amata dopo tutto quel tempo e dopo essere venuto a conoscenza dei retroscena della Taiko Setsu, ma questo sarebbe stato solo l'inizio del loro ritrovato amore.
Mentre Shin si allontanava, Kinji rimase solo con Hitomi e il mostro che sembrava essere ancora più voglioso di cibarsi del corpo della povera donna per rigenerarsi. Un tentacolo infatti fece per muoversi rapido verso di lei e colpire anche Shin, ma dalla mano del Vermiglio partì un fascio di luce fatto di chakra elettrico, lungo svariati metri, che lo tranciò di netto.


- Di qui non si passa.

Ruggì rabbioso e determinato mentre l'arto cadde per terra grondando sangue putrido e viscoso e la belva si fece più disperata emettendo nuovamente il suono metallico che avevano sentito prima.

- Più grandi sono più fanno rumore quando cadono. Allora, come lo facciamo fuori?

- Volagli sopra la testa, distrailo. Io penserò a fare in modo che non posso più provare a resistere ai miei attacchi.

Il rapace dal piumaggio rosso sangue annuì e prese il volo, lasciando dietro di se una scia di vento che fece sventolare gli abiti strappati dell'Uchiha.

Non ho più la mia katana, ma adesso che posso usare le mie arti ninja, la farò finita e in fretta.

La lama fatta di chakra si estinse dando modo al Vermiglio di comporre i sigilli per creare ben otto copie di se stesso, così come aveva fatto tempo addietro nello scontro contro Akane. Se anche lei aveva faticato a star dietro a ben otto Kinji, quel mostro non avrebbe potuto nemmeno sperare di fermarlo.
Tutte le copie scattarono quindi in direzione del mostro, coprendo angolazioni diverse per contrastare gli attacchi utilizzando la tecnica imparata dall'Hokage. I tentacoli artigliati cadevano uno dopo l'altro tranciati di netto dalle copie, ma il Kinji originale rimaneva fermo e immobile ad osservare quale abominio la Taiko Setsu avesse creato rapendo poveri innocenti per tutto il continente.
Voltò il capo, sincerandosi che Shin fosse ormai a pochi metri di distanza dal ricongiungersi allo scienziato e la vide chiaramente... il volto di sua madre, pallida ma viva; era bella come se la ricordava nonostante le atrocità che le avessero fatto, eppure vedendo la figura del ragazzo non potè far altro se non rimanere senza parole con uno sguardo preoccupato e incredulo.
Kinji sentì di dover fare quello che lei aveva fatto per lui nel suo ricordo, quello che avrebbe fatto se fosse cresciuto assieme a lei: la guardò negli occhi e sorrise sinceramente. Lei gli aveva insegnato che non doveva preoccuparsi di alcuni problemi, che ci avrebbe pensato lei preservando la salute del figlio; adesso quello stesso figlio stava lottando con le unghie e con i denti per salvare sua madre, e lei non doveva essere in pena per lui, perchè avrebbe continuato a farlo ancora per tutto il resto della vita se necessario.
L'attenzione andò nuovamente al mostro, il quale sembrava essersi fatto più aggressivo vedendosi messo alle strette dalle copie, ma ancora non in ginocchio.


Se sta spingendo così tanto per raggiungerla e rigenerarsi, vuol dire che il suo tempo è quasi al limite.

- Kinji!

La voce del padre però bloccò ogni pensiero. Quando si voltò, l'uomo gli lanciò la sua katana dal manico immacolato, finemente decorato in tinta con il fodero scuro. Kinji la afferrò al volo rimanendo in silenzio.

- Falla a pezzi anche per me...

Un solo cenno d'assenso fu quanto bastava per dimostrare che lo avrebbe fatto con piacere, sguainando l'arma e puntandola contro la chimera furente. Accumulò il chakra negli arti inferiori fino a rilasciarlo di colpo per scattare come una saetta, arrivando in un attimo alla base del tronco. Le copie sembrarono investite dallo stesso tipo di energia, entrando in risonanza con l'originale emettendo piccole scariche elettriche dal corpo.
Di tentacolo in tentacolo, sia il vero Kinji che i cloni cominciarono a fulminare e tagliare tutto ciò che osava mettersi sul proprio cammino senza avere timore di macchiarsi del sangue del nemico. E intanto solo un paio scomparvero man mano che il Vermiglio si avvicinava nuovamente alla figura asessuata.


Questo è per tutti gli innocenti che hanno sofferto...

Altri tentacoli venivano fatti a pezzi lasciandosi dietro una scia di residui marcescenti e sangue scuro.

...Per il dolore che avete provocato alla mia famiglia...

Un'altra copia venne fatta esplodere, ma ormai il vero Kinji era a pochissimi metri dall'umanoide nella nicchia macabra. Stavolta però, la figura sembrò allungare le braccia come per tentare disperatamente di strangolarlo sfruttando la veemenza con la quale il Jonin era proiettato; Hitomi però arrivò come un fulmine a ciel sereno, strappando gli arti superiori della cosa con una falciata in volo, lasciando al suo eremita l'onore di finire la bestia titanica.

Ma sopratutto... questo è per mia madre!

E con tutta la rabbia che aveva in corpo l'Uchiha fece calare tutta la volontà di vendicare i torti subiti dalla madre usando la katana data dal padre, tranciando di netto la testa della creatura e altre parti del corpo asessuato, intanto che i cloni facevano lo stesso con il resto del colosso. Quando la carneficina fu completata, i cloni scomparvero in una ampia coltre di fumo e Kinji potè respirare a pieni polmoni l'aria di libertà, cercando di riprendere fiato dopo la fatica fatta.
Aveva lasciato dietro di se una montagna di carne, sangue e morte. Avrebbe voluto tanto far fare la stessa fine a tutte le teste dei piani alti della Taiko Setsu, ma non c'era altro tempo da perdere: Hakucho era riuscito a liberarli dalla sicurezza, ma adesso dovevano uscire di li. Hitomi tornò quindi dal suo evocatore in attesa di ulteriori istruzioni, mentre l'Uchiha fece per muoversi verso il gruppo rimasto in disparte.
 
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view post Posted on 10/9/2017, 20:52     +1   -1
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Nonostante la gran voglia di affiancare il primogenito, per proteggerlo, combattere con lui quella creatura mostruosa generata dalla follia di un uomo che gli aveva portato via ogni cosa da quel giorno infausto, Shin dovette accondiscendere all'ordine del più giovane, caricandosi la donna strappata dalle grinfie del mostro in braccio e incitando con uno sguardo eloquente l'inesperto Masatake di portare via di li Reina. S'incontrarono in quel modo i loro sguardi, per un attimo che parve quasi fermare lo scorrere del tempo. Quello di lui cremisi, colmo di pentimento, desideroso come non mai di portela abbracciare ancora, di chiederle perdono e sentire il calore del suo corpo vivo; quello di lei color caramello scuro, identico a quello del loro primo figlio, colmo di lacrime di gioia ma venato da una fosca patina di malinconia. Quante ne aveva passate per cercarla? Oh, glielo si leggeva negli occhi a Shin tutto il dolore che aveva dovuto patire in quegli anni senza di lei. Era invecchiato tanto, troppo. Sapeva che avrebbe smosso mari e monti per cercarla, ed eccolo li. Si ricongiunsero in un angolo di quel laboratorio strampalato; Shin pose la donna a terra con le spalle al muro e non appena si erse nuovamente lei lasciò le braccia di Masatake, abbracciandolo stretto. Piangeva, mentre lo guardava dritto negli occhi e gli accarezzava il volto.. e lui la stringeva forte, asciugandole le lacrime. Avrebbe voluto dirle che gli dispiaceva di aver fatto così tardi, ma lei lo zittì subito, scuotendo la testa, sussurrando un "sei qui" che voleva dire più di quanto quelle due semplici parole potessero realmente esprimere.
Entrambi i genitori si volsero verso il figlio e questi di rimando ricambiò per un momento lo sguardo delle persone che gli avevano donato la vita, stretti l'un l'altro, fiduciosi. Sua madre in particolare, sorrise fra le lacrime. Il suo piccolo Kinji era lì, stava combattendo per lei, era diventato un uomo. Quanto aveva perso della sua vita? Quanta la sofferenza per la sua mancanza aveva arrecato alle persone più importanti? Shin, Kinji, Hayato.. Ren.. anche il piccolo Ren, che aveva visto solo di sfuggita dopo la sua nascita problematica, prima che glielo strappassero dalle braccia sotto sua volontà di proteggerlo. Una colpa che non si sarebbe mai levata di dosso; troppo grande per debellarla, troppo radicata per non far male.
Attraverso le sue copie e con il prezioso aiuto del rapace dal piumaggio sfumato di cremisi, il Vermiglio, pervaso dal potere oscuro del monile d'argento che aveva rinvenuto nei sotterranei del Suono, sua salvezza e sua condanna per l'eternità, si scagliò contro la figura asessuata che svettava in cima al mostro martoriato, disperatamente alla ricerca della sua fonte di rigenerazione che, grazie alla moltiplicazione, non fu mai in grado di raggiungere. Tenne saldamente il fodero della katana per poterla sguainare al momento più opportuno, e nulla fu in grado di fare la creatura, allungando le mani mostruose per arrestare la sua corsa e strangolarlo: la lama paterna splendette del potere del Raiton prima d'abbattersi sul capo del nemico, staccandolo dal tronco con un colpo secco.



FEF_Raijinto



Il corpo della bestia si dimenò in preda agli spasmi, esattamente com'era accaduto ai tentacoli recisi, prima d'accasciarsi su sé stesso e rimanere immobile. Kinji atterrò poco più in la, impiastricciato di quel sangue scuro e troppo denso. I cloni esplosero in una nuvola di fumo e la carneficina ebbe fine, mentre Hitomi scendeva in picchiata e s'affiancava al suo eremita, sbattendo le ali e scuotendo il piumaggio, voltando il capo in maniera quasi innaturale per aspettare istruzioni.

Otōsan, Okaasan! - una voce inconfondibile serpeggiò per il laboratorio, seguita dallo scalpiccio di passi affrettati e ansimi palpabili. Kinji stava per ricongiungersi finalmente a sua madre, ma quella voce destabilizzò tutti, soprattutto Masatake.

La figura del piccolo Ren spuntò infatti dal fondo del locale, trafelato, stanco, con la zazzera tutta in disordine, un'espressione preoccupata in volto e una determinazione che avrebbe fatto impallidire il più impavido degli shinobi. Era una testa dura, questo l'avevano visto tutti eccetto Reina.. ma nessuno aveva pensato che potesse arrivare a tanto. Il ragazzino non aveva accettato di starsene in disparte mentre sua madre e suo padre venivano risucchiati all'interno di quel mostro sacro che per lui era la Taiko Setsu, e rifiutati i soldi lasciati dal padre per permettergli la fuga si era precipitato la dentro armato soltanto di una fionda e delle schegge aguzze, assicurata al braccio. Un pazzo.


Ren! Cosa diavolo ci fai qui?! Dovevi scappare! - s'allarmò il padre, andandogli incontro mentre Reina rimaneva basita a guardare il figlio che aveva visto solo di sfuggita alla nascita, dopo averlo portato in grembo insieme a un fratello che non era riuscito a superare il parto.

Ma fu tutto un momento, un effimero momento di preoccupazione mista a un qualcosa di più bello, alla felicità del ricongiungimento. Nell'osservare la scena Kinji si era distratto, e facendolo la figura nell'ombra si palesò, dall'alto della zona rialzata, scagliando un dardo che se avesse colpito il ragazzo l'avrebbe preso al cuore. Fortunatamente per lui, il dardo non lo raggiunse davvero.. ma al cuore, beh.. colpì tutti.


REINA, NO! - sciolse troppo velocemente quell'abbraccio col marito, tanto che nonostante la preveggenza del suo sharingan non fu in grado d'afferrarla per bloccarla.

KINJI-KUN!

Lei si precipitò dal figlio, con un'espressione determinata e la consapevolezza di quello che stava per fare. Lo abbracciò, spostandolo dalla traiettoria del dardo ma prendendoselo in pieno, percependolo penetrargli un polmone. Strinse entrambe le mani sulle spalle del figlio, stringendo i denti e chiudendo gli occhi, sotto lo sguardo attonito di tutti. Shin corse verso di loro, gridando ripetutamente un "no" come se volesse scacciare quell'immagine, come non fosse vera; Masatake rimase paralizzato e Ren osservò sua madre crollare fra le braccia di Kinji, prima di afferrare chi avesse osato farle del male.

Kissama~!! - gli ringhiò contro pochi istanti dopo, stringendo i pugni con le lacrime agli occhi. No, questo proprio non poteva accettarlo; anche se non conosceva quella donna, anche se non l'aveva mai vista, sapeva che lei era sua madre. Era bastato uno sguardo per capirlo, per percepire quel legame di sangue che li univa. Perderla così no.

Si scagliò contro quel maledetto subito dopo l'imprecazione, e a nulla valse il tentativo di Masatake di richiamarlo. Si arrampicò velocemente, sfruttando un'agilità che probabilmente sorprese tanto i presenti quanto colui che aveva scoccato il dardo; lo placcò, disarmandolo e cominciando a riempirlo di pugni fra le lacrime. Gliene diede talmente tanti da perdere il conto, inveendogli contro con le peggiori parolacce di cui disponeva il suo repertorio linguistico.


REN, ALLONTANATI DA LI! - disperato, suo padre cercò di avvisarlo, ma il ragazzino era in preda a una furia cieca, talmente tanto preso dal malmenare quel vile assassino che si accorse solo in un secondo momento della presenza alle sue spalle.

Si volse verso il nuovo giunto, lasciando il corpo esanime dell'uomo che aveva osato colpire sua madre. Un uomo anziano, che Kinji ebbe modo di vedere nei ricordi di quel ricercatore, mentre sua madre veniva scortata all'interno della struttura per incontrare il suo destino. Capelli bianchi, baffi e pizzetto del medesimo colore, volto pieno di rughe e spesse lenti, avvolto in un camice da ricercatore. A quest'ultimo si illuminò lo sguardo, quando il ragazzo mostrò il suo volto.


Quegli occhi..!

Jiheishō Heiji, lurido figlio di.. - scappò dalle labbra di Shin, stringendo sua moglie sofferente per la ferita riportata.

Ren parve sbigottito a quell'affermazione. Occhi? Che avevano i suoi occhi? Si volse verso di loro, verso Kinji, e finalmente tutti seppero la verità: Ren aveva ereditato lo sguardo cremisi degli Uchiha. L'uomo, seguito da qualche scagnozzo, fece cenno di andare a prendere il ragazzino. Reina mugugnò disperata.


K-kinji-kun, salvalo.. ti p-rego..




Allora, ho voluto lasciarti la cosa così aperta perché vorrei fossi tu, secondo tuo gusto, a completarla (anche perché diciamocelo, ho preso il tuo PG, l'ho messo in centrifuga e l'ho spremuto con gusto). Ti do già qui le valutazioni, nonostante dovrai fare questo ultimo post.. ma prima qualche dritta.
Ovviamente dovrai decidere se ascoltare la supplica di Reina (scontato, però sai com'è, potresti anche sorprendermi xD). Come hai ben capito, il piccolo caro Ren è effettivamente un Uchiha e ha risvegliato il suo sharingan esattamente nello stesso momento (o quasi) in cui tu sviluppi il mangekyo.. visto che fa fare vedere la mammà colpita a morte? XD Sorry, non è divertente.. ma quegli occhi hanno un prezzo.
Sei liberissimo di fare quello che vuoi, sfruttando chi vuoi, sapendo che il caro Jiheishō Heiji uscirà da quel laboratorio indenne (si, un possibile collegamento futuro a qualche missione). Ovviamente mira a Ren, che crede essere suo figlio.. e qui entro in gioco io da esterna con questi tips se vorrai parlare un'ultima volta con Reina, perché dopo aver parlato con voi, entrerà in coma e portata a Konoha ti diranno che le condizioni sono critiche e che non sanno se si risveglierà.
- Sappi che si scuserà per tutto quello che vi ha fatto passare con la sua assenza, e che non ha mai dubitato che Shin sarebbe andato a salvarla;
- Ammetterà che Ren è figlio di Masatake, e non di Jiheishō Heiji (si, hanno avuto un rapporto, lui ci è andato """""fortunato"""""");
- Chiederà a Kinji di avvicinarsi e gli sonderà la mente con lo Sharingan della Memoria. Vedrà la sua vita, conoscerà Setsuna e il rapporto che ti lega a lei, vedrà quanta stima Akane Uchiha ha di te e vedrà attraverso i tuoi occhi la crescita di Hayato. Quello che dice lo lascio a te, sappi solo che sorriderà;
- Dirà a Kinji di proteggere Hayato e Ren, che non ha alcuna colpa in tutto questo, quindi di portarlo a Konoha (cosa che faranno comunque, Masatake seguirà Reina) e gli chiederà di perdonare suo padre per essere stato assente (l'ha visto attraverso i ricordi);
- Gli dirà che è stato la sua prima vera gioia e sverrà, e non appena lo farà il mostro scomparirà magicamente insieme all'altra Reina (si, era una proiezione talmente forte che fino a quando Reina, quella vera, rimaneva cosciente sarebbe rimasta li);
- Shin gli lascerà la katana, che è praticamente Raijinto di Ryoma. Reagirà con il tuo chakra Raiton, se vorrai farci delle personali. :3

Questo era il quadro che mi ero pensata. Libero di seguirlo tutto o in parte, cambiando quello che vuoi. Oramai sei abbastanza consapevole dei caratteri di Shin, Masatake e Ren e saprai gestirteli. AH appena scappate, Hakucho vi aspetta alla porta (fatto via libera).

Passiamo alle valutescion.

Sei andato alla grande! Cioè.. o sono io che son banale, oppure sei tu che sei un genio.. molte cose le hai sgamate molto prima di quanto mi aspettassi. A strategia mi hai lasciata spesso spiazzata, soprattutto al primo combattimento con Shin. "Uso la soppressione del demone, non ha più chakra" "Ah.. ehm.. ok.. bene.." .. volevo fartela sudare di più cavolo, ma con Hitomi gli hai fatto il popò, altro che sharingan della preveggenza. xDD A scritto lo sai che vai molto bene, perché sei scorrevole.. ma a volte pecchi un po' negli errorini, oltre al fatto che hai avuto dei piccoli cali.. ma quello probabilmente è anche colpa della mia proverbiale lentezza nelle cose. E Kinji beh.. non sono di parte se dico che è un gran leader e un ottimo eremita. Hai sfruttato Hitomi in maniera bellissima, e mi son pure divertita a vederla chiamarti "pulcino mio". <3

Tutto questo si traduce in:

ROLE: 10
Poco da dire, si capisce perché sei jonin.

SCRITTURA: 9
Giusto per i cali che hai avuto. Certe volte mi aspettavo qualcosina in più, ma alle battute finali mi hai stesa. Ho pianto al ricordo di Reina e il piccolo Kinji e una lacrimuccia mi è scesa anche quando, alla fine, Kinji guarda sua madre e sorride. Prolly perché sapevo della bastardata finale. xDD Sorry.. ç___ç

STRATEGIA/APPROCCIO: 10
Che cavolo figliolo, mi hai fatto sentire nuda.. if u know.. XDD

CONOSCENZA REGOLAMENTO: ///
"Noi siamo bimbi speciali e non lo usiamo, sorry guyz." (cit. by me)

VOTO MEDIO: 9.7
4365 PT EXP di cui 1000 su cui applicare i pesi.
8 PM
19 PT STAT
4 PA
19 PS
4 PT
388 ryo
+ Arma Jonin LV.3 (la spada di Shin, scegli pure tu il nome più appropriato)

Anche se è durata tanto, mi sono divertita (a tue spese, lo ammetto) e mi dispiace di essere stata forse in alcuni punti troppo frettolosa, ma l'evento incombe. E' stato un piacere Vale, se vorrai l'eterno sai dove bussare. ;P

PS. Spero di non averti troppo sconvolto Kinji.. per farmi perdonare te lo coccolerò tanto con Setsuna. XD <3<3<3
 
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view post Posted on 10/9/2017, 23:08     +1   -1
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Era fatta ormai: il mostro era stato sconfitto, Reina era sana e salva tra le braccia di Shin e l'atmosfera nel laboratorio sembrava essere tornata tranquilla; Kinji stava per avvicinarsi a sua madre, quando d'un tratto una voce spezzò quel silenzio tombale, riportando l'attenzione dei presenti sul piccolo Ren.
Il ragazzino era riuscito da solo ad arrivare fin la sotto seguendo chissà quale pista dopo essersene infischiato degli ordini del padre, armato di una semplice fionda che nulla avrebbe potuto contro un uomo adulto.
Masatake ovviamente andò incontro al figlio cercando (inutilmente) di redarguirlo per quel comportamento a dir poco sconsiderato. Durò solo un momento però, un momento in cui tutti i presenti avevano abbassato la guardia e lasciato che un'altra presenza si nascondesse tra le ombre.
Un dardo, imprevedibilmente, era stato scagliato contro l'eremita e se nessuno fosse intervenuto lo avrebbe preso dritto al cuore; purtroppo l'unica abbastanza coraggiosa e reattiva da farlo fu proprio Reina. Kinji la vide farsi strada divincolandosi dall'abbraccio del marito per frapporsi tra l'arma e il corpo del figlio, facendosi colpire in pieno.


- Mamma...?

Una freccia l'ha colpita! Si è sacrificata per me... No! Non può essere vero!

La forza abbandonò le membra della donna lasciandola cadere tra le braccia del primogenito mentre quest'ultimo cercava di capire la gravità della ferita. Purtroppo sembrava aver perforato qualche organo e estrarre il dardo poteva risultare una mossa addirittura errata facendola morire dissanguata nel giro di poco.

- Perchè l'hai fatto?...

Si sentì infinitamente in colpa per l'accaduto e le mani cominciarono a tremargli mentre le cingeva il capo al suo petto e le lacrime presero nuovamente a solcargli il viso. Non vi era più nessuna traccia del Demone Vermiglio: i suoi capelli castani cadevano sulla fronte della madre, gli occhi erano tornati del loro classico color nocciola e gli sembrava di essere tornato un bambino impotente. Sopraggiunse quindi Shin, chinandosi per rimanere più vicino alla moglie e al figlio in quel momento straziante.

Io dovevo salvarti, non doveva finire così... perchè hai voluto sacrificarti per me?

Intanto Ren aveva preso di mira il sicario che aveva assassinato la donna che sapeva già essere sua madre e, tra la disperazione generale e la rabbia, i presenti poterono notare che aveva persino risvegliato lo Sharingan. Quel ragazzino era davvero un Uchiha.
Alle sue spalle però comparve una figura che il Vermiglio aveva già visto, più precisamente nelle visioni del dipendente al piano terra: si trattava di Jiheisho Heiji, colui che presumibilmente era dietro tutte le atrocità della Taiko Setsu. L'uomo sembrava tutto tranne che un guerriero e, vedendo anch'esso lo Sharingan del piccolo Ren, non perse nemmeno un attimo per far cenno ai suoi sgherri di catturarlo per poterlo studiare come da programma.
La voce di Reina arrivò supplichevole alle orecchie del figlio: voleva che salvasse Ren. Persino in quelle condizioni, con una ferita potenzialmente mortale ed essendo proprio lei quella più bisognosa di aiuto, aveva preferito che Kinji si concentrasse sul piccolo Ren. Lo spirito di sacrificio della donna non conosceva confini... e seppur l'Uchiha avrebbe preferito restare al suo fianco, non avrebbe disobbedito al volere di sua madre, non in quel momento. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano non badando al fatto che vi erano tracce di sangue, non curandosi nemmeno del bruciore che sentiva ai bulbi oculari. Li sentiva letteralmente andare a fuoco, ma stranamente non si sentivva affatto debilitato... tutt'altro.


imP56ZO



Dopo aver affidato la madre a Shin, il Vermiglio si fece strada nel laboratorio arrivando nel giro di pochi secondi sulla zona soprelevata dove si trovava il fratello minore, mettendosi davanti a lui per proteggerlo. Dalla porta dove erano entrati Heiji e l'assassino comparvero altri uomini equipaggiati allo stesso modo e cominciarono ad attaccarlo con armi contundenti e taglienti. Kinji non seppe spiegarsi perchè, ma i loro movimenti sembravano infinitamente più lenti e sentiva una nuova forza provenire proprio dal suo Sharingan. Nonostante il numero soverchiante e il fatto che fosse disarmato, il Jonin riusciva perfettamente a contrastare le decine di nemici. Vedendo gli scagnozzi sconfitti uno dopo l'altro, l'istinto di sopravvivenza dello scienziato entrò in gioco facendo lasciare il campo approfittando della confusione.

- Torna qui, codardo!

Quando anche l'ultimo degli assassini venne sconfitto, il bruciore agli occhi divenne ben più insistente e Kinji non potè far altro se non fare pressione con le mani per contenere il dolore. In qualche modo era riuscito a sviluppare nuovamente il suo Sharingan, ma pareva che quel potere fosse deleterio per la salute esattamente come l'anello di Oto. Solo in un secondo momento l'Uchiha si rese conto che stava sanguinando dagli occhi, ma fortunatamente il dolore era passato e l'afflusso di liquido si era bloccato con il passare della sgradevole sensazione.

Non c'è tempo per inseguirlo... mamma... devo portarla da un dottore.

Si precipitò quindi dalla madre come tutti gli altri presenti.

- Shin, Masatake... Ren... e Kinji... mi dispiace per avervi fatto soffrire... non era mia intenzione. Sapevo che un giorno... saresti venuto a salvarmi.

Si riferì al marito, cercando di donargli un sorriso nonostante cominciasse ad avere il fiato corto per via della ferita. L'Uchiha dai capelli brizzolati afferrò la mano sinistra dell'amata e la portò sul volto invecchiato precocemente per i dispiaceri di lui, per sentire ancora una volta il suo tocco sulla pelle.

- Masatake... abbi cura di lui... nostro figlio... sappi che anche se non ci siamo mai visti, ti ho amato tanto, piccolo Ren.

Rivelò, suscitando l'esplosione di pianto sia nell'ex dipendente che nel più giovane, che aveva finalmente ritrovato e conosciuto sua madre, ma inesorabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che le avrebbe parlato, e persino a lui diveniva sempre più chiaro.

- Shhh... non sforzarti. Risparmia le energie, ti porteremo fuori da qui e starai bene.

- Kinji, avvicinati...

Chiese, tossendo faticosamente mentre l'eremita seguiva le istruzioni della madre. I loro sguardi si incontrarono e quello di lei mutò nel famoso Sharingan. Durò tutto solo un secondo, ma solo con le parole successive Kinji capì cosa aveva fatto.

- Ne hai passate tante seza di noi... dev'essere stata dura. Mi dispiace, figlio mio. Avrei tanto voluto veder crescere te e Hayato... ma il destino è stato crudele... Hai tante persone che contano su di te a casa... quella ragazza, Setsuna, ti ama molto. Dovresti essere sempre sincero con lei... Akane Uchiha ti stima come shinobi e come persona... proprio quello che desideravo per te. I tuoi allievi vedono in te un punto di riferimento... sei diventato grande prima del previsto, e hai dovuto fare anche da figura paterna al mio Hayato...

Inaspettatamente, anche lei possedeva uno Sharingan in grado di leggere la memoria, e lei che si era persa tutta la vita dei propri figli, l'aveva vissuta tramite gli occhi del maggiore. Aveva visto come aveva affrontato la quotidianità dopo la presunta morte dei due parenti, come aveva fatto carriera in accademia e si era avvicinato a decine di persone guadagnando la loro fiducia. Aveva vissuto le atrocità della guerra contro Watashi, la delusione dovuta alla fine del conflitto e le gioie di un amore che era sbocciato proprio nelle battaglie. Aveva conosciuto creature ritenute leggendarie e ne era diventato loro eremita, così come suo malgrado aveva ottenuto un potere più grande di se stesso che albergava al dito. Aveva vissuto tutto tramite gli occhi di Kinji.

- Proteggi Hayato e Ren... loro non hanno alcuna colpa... così come tuo padre... sei addolorato per la sua assenza, lo capisco... ma trova la forza di perdonarlo. Voleva solo il meglio per voi... ed è stato un marito eccezionale, la mia prima vera gioia nella vita...

- Adesso ti portiamo fuori di qui... resisti!

- Kinji... ricordati... anche nei momenti più terribili... ricordati di sorridere... per esorcizzare la paura... perchè un tuo sorriso può riempire di speranza il cuore di chi non crede di averne...

Improvvisamente la donna sembrò perdere i sensi e, con essa, il mostro e la copia di Reina scomparvero senza lasciare nessuna traccia della loro esistenza. Kinji si tolse il lungo kimono e lo avvolse attorno alle spalle della madre, per poi sollevarla da terra e cominciare a muoversi verso l'esterno facendo la strada a ritroso. A trovarli al piano superiore vi era Hakucho, il quale capì quasi immediatamente la gravità della situazione e intimò loro di trasportare Reina immediatamente a Konoha.
Ovviamente Kinji non ebbe nulla in contrario e fece salire tutti in groppa a Hitomi, cercando di tenere saldamente a se il corpo della donna.


- Presto, non c'è tempo da perdere!

Mentre erano in volo, Kinji notò che il respiro della madre si fece più affannoso, eppure sul suo viso vi era un sorriso sereno e gli occhi socchiusi per godersi il vento che le scompigliava i capelli. Se non fosse per la ferita che aveva, avrebbe giurato che stesse dormendo.

//Che sudata!
Mi riservo di concludere le vicende con l'arrivo in ospedale, la notizia del coma e il dono della katana alla mia imminente autogestita. Prima di tutto ti ringrazio per le belle parole e sono soddisfatto che Kinji ti abbia convinto così tanto... premetto che non è stato facile ruolare tutti i plot twist e sono rimasto soddisfatto... sicuramente questa è la migliore ruolata a cui ho mai preso parte. Passiamo quindi alle valutazione riguardo il tuo operato.

Tempistiche: Beh, non sei un fulmine e io ne ero consapevole quando ti ho scelta, quindi darti un voto basso sarebbe quantomeno da idioti. Inoltre con la preparazione dell'evento, le mille problematiche da staffer e le centinaia di discussioni da seguire rincorrendo gente, diciamo che tutto sommato non abbiamo fatto poi così lentamente. Ho apprezzato molto il tuo ultimo rush e sono comunque soddisfatto. Un 9 convinto.

Coinvolgimento: Che dire... sapevo di chiedere alla persona giusta per dare a Kinji una scossa nel vero senso della parola, e ci sei riuscita egregiamente. Tutta la storia della madre di Kinji e di come si sia sacrificata mi ha davvero colpito duramente e non è stato affatto facile ruolare il mio personaggio in un ambiente emotivamente minato... nel senso che ogni novità poteva essere un qualcosa di sconvolgente (vedasi il fratellastro, il fatto che i genitori sono vivi, il fatto che Reina era catturata, che avevano fatto esperimenti, ecc) ma in qualche modo ce l'ho fatta e solo grazie agli splendidi assist che mi hai dato per far crescere ancora di più il pg.
La trama era interessantissima e c'è mancato poco che non mi facessi commuovere in più pezzi. Non avrei scelto nessun altro master in tutto il gdr se non te per una missione così importante, e se poi mi danno del leccaculo o "di parte" sinceramente non mi interessa: sfido chiunque a leggere questa missione e non essere della stessa opinione. Un 10 tondo tondo e meritatissimo.
Ovviamente ti prendo in parola per l'eterno -se mai ci arriverò- e ci si becca alla prossima ruolata con SetZuna.//
 
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view post Posted on 24/10/2017, 17:32     +1   -1
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♫ Peace ♫

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|| Parola d'ordine: #poche_ciance_più_valutazioni.

Hoooly shit! Mi avevate raccontato solo brevemente l'accaduto ma leggerlo è stato davvero traumatizzante, l'hai davvero spremuto per bene e che dire, dopo la passata esperienza che ho vissuto in prima persona con te come master, ho avuto la conferma che sai dove mettere le mani (non che avessi dubbi in merito :asd:).

Sei intervenuta sul bg del giocatore in maniera brutale e il coinvolgimento si tocca con mano, a man a mano che scopriva dettagli Kinji ha dovuto accettare la verità.
Bella missione, bella trama e toccante la conclusione. Che altro aggiungere, post molto curati, NPC ben studiati (su tutti Hakucho e Masatake); ci sono stati alcuni passaggi dove i tre hanno lavorato fianco a fianco che mi hanno entusiasmato parecchio. Jonin powa, Konoha win!
||

:goku: :goku: :goku:

    Coinvolgimento Personale (Vale93ba): 10
    Tempistiche (Vale93ba): 9
    Trama e Impostazione: 10
    Scrittura: 10
    Ambientazione e Caratterizzazione NPC: 10

    Voto Medio BloodyRose: 9.8
    Paga: 980 ryo



 
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