Bakuro 暴露 - Tra Passato e Futuro, Missione 5A per Vale93ba

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view post Posted on 14/6/2017, 13:40     +1   -1
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Hakucho purtroppo non ebbe nessun buon consiglio per il giovane, piuttosto consigliava di portare pazienza e di non dare nell'occhio in vista della parte più importante del loro compito: scovare l'uomo a cui stavano ormai dando la caccia.
Ad essere sinceri, Kinji sperava che il compagno avesse in mente un piano più efficace del semplice "andare in giro e perlustrare", ma se Hakucho era sicuro che lo avrebbero trovato, allora doveva avere fiducia nelle sue capacità.
L'uomo dalla lunga chioma cominciò a muoversi tranquillo, facendo in modo che l'Uchiha riuscisse a seguirlo mentre scrutava in silenzio ciò che lo circondava; Mepuru sembrava una cittadina tranquilla e la sua popolazione non era tale e tanta da rendere difficoltoso il passaggio persino tra le vie più affollate.
Guardando il villaggio dai punti più alti, si poteva benissimo capire che fosse un isolotto dalle alte mura di cinta, raggiungibile solo dai ponti che lo collegavano alle altre zolle di terra e diviso in vari quartieri che spiccavano per altitudine e peculiarità diverse. Un posto senza dubbio tranquillo dove stabilirsi e compiere i propri affari illeciti -se le dicerie sulla Taiko Setsu fossero vere- o rifugiarsi in vista di muoversi verso la prossima meta.
Pur non distraendosi troppo dal loro compito, Kinji non potè che compiacersi della beltà del posto e godere del panorama che aveva offerto l'ora del pomeriggio, anche se respirare con l'impaccio della maschera di porcellana cominciava a diventare difficoltoso.
Ad un certo punto però, Hakucho si fermò per un attimo e fece cenno al più giovane di fare altrettanto, chiedendo di ripetergli come fosse il sospettato.


- Uomo di mezza età che preferisce tenere il volto coperto. Questo è tutto.

Per tutta risposta, il più anziano esortò Kinji a muoversi poichè credeva di aver avvistato colui che stavano cercando; fu in quel momento che il Vermiglio capì perchè lo shinobi dalla maschera di cigno fosse così tranquillo nel dover cercare in una zona così ampia: doveva trattarsi di uno Hyuga e quindi grazie al Byakugan poteva avere una visuale quasi a 360° in un ampio raggio d'azione.
Un'ottima aggiunta per un team di ricerca, e con la potenza degli occhi perlacei che il Vermiglio conosceva bene, avevano una marcia in più per scoprire la verità sul mercenario che Hakucho aveva individuato (ammesso che fosse lui). Scattarono all'unisono muovendosi di tetto in tetto, fino a quando il più grande non si bloccò per indirizzare l'attenzione di Kinji su due individui.
Il primo sembrava praticamente colui che stavano cercando, mentre il secondo era un ragazzino messo con le spalle al muro. Impossibile capire cosa si stessero dicendo, ma a giudicare dalla apparente segretezza e dal modo di fare dell'uomo celato da una lunga mantella, non doveva trattarsi di nulla di buono.
Il ragazzo, che sembrava essere un coetaneo di Hayato, improvvisamente alzò alterato il tono di voce e si rivolse all'interlocutore con tono brusco dicendogli che sarebbe andato dove voleva e che non era suo padre. Una lampadina si accese nella mente di Kinji.


Sta per caso tentando di rapire quel ragazzino?! Deve essere lui il mercenario!

- Proverò a catturarlo sfruttando l'effetto sorpresa. Se dovesse riuscire a fuggire, non perderlo di vista nemmeno per un istante.

Dopo aver risposto qualcosa alla dichiarazione del più piccolo, l'incappucciato sembrò volerlo colpire allo stomaco per spezzare ogni resistenza o addirittura metterlo fuori gioco, e in quel momento Kinji agì per salvare un innocente.
Piccole ma intense saette presero a manifestarsi lungo il corpo dell'Uchiha e -nel giro di pochi istanti- fu esattamente di fianco all'obbiettivo per deviare il colpo con una gomitata; nonostante la grande rapidità del Vermiglio, l'uomo sembrò riuscire a prevedere l'attacco improvviso e con un balzo fu fuori dalla portata del colpo ai suoi danni.
Ormai accortosi che un Anbu era sulle sue tracce, l'incappucciato fece istantaneamente dietro front per poi fuggire il più in fretta possibile. Kinji fece dunque cenno con le dita ad Hakucho di muoversi per inseguirlo e rintracciarlo per un secondo approccio.
Proprio un attimo prima che il Jonin si mettesse a percorrere gli stessi passi del sospettato, si accorse che qualcosa era scivolato dalla lunga mantella dell'obbiettivo. Ignorare l'oggetto in favore di una maggiore rapidità sarebbe stato stupido visto che poteva contare sull'aiuto del compagno Anbu, dunque afferrò quella che sembrava essere una ennesima foto da terra e... non seppe più cosa pensare.
Si trattava di una immagine che ritraeva Reina Uchiha, sua madre, con in braccio un giovanissimo Kinji che poteva avere pochi mesi di vita. Prima il nome scritto nella lista, poi la foto: chi diavolo era quell'uomo e come aveva avuto quella foto? Cosa c'entrava un morto con i fatti che avevano portato i due shinobi a Mepuru?
I dubbi cominciarono ad affollarsi indiscriminati nella mente dell'Uchiha che aveva rivisto il viso della madre dopo anni, ma non poteva lasciarsi prendere dall'emozione e dai dubbi: se avesse acciuffato l'uomo che aveva provato a colpire il ragazzino nel vicolo, avrebbe saputo la verità.
A proposito del ragazzino, sembrò volergli dire qualcosa, forse ringraziarlo per l'intervento, ma Kinji aveva tutt'altro per la testa ora che aveva stabilito un collegamento personale con il soggetto che Hakucho stava inseguendo. Nel frattempo aveva cercato di affacciarsi alle spalle dell'Uchiha per vedere cosa stesse fissando con così tanta persistenza, ma fu proprio allora che si riprese.
Il ragazzino quindi reclamò l'attenzione dell'Anbu.


- Conosci quell'uomo?

- No, ma lo farò.

Rispose secco, riponendo la foto accuratamente in una tasca interna della giubba e dirigendosi a tutta velocità verso la strada che aveva visto intraprendere dal collega.

Giuro che ti troverò... e scoprirò perchè hai questa foto!

- Hei, aspettami!

Cercò invano di fermarlo il ragazzino, ma oramai Kinji era già partito.
 
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view post Posted on 25/6/2017, 18:48     +1   -1
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Con quell'uomo misterioso datosi rapidamente alla fuga alla prima avvisaglia di pericolo, prontamente seguito con agile scatto dall'ANBU con la maschera del cigno, e quella strana foto scivolata tra le pieghe della sua mantella scura (raffigurante una bellissima donna dalla carnagione chiara, con lunghi capelli scuri intrecciati accuratamente dietro la schiena e uno sguardo caloroso, intelligente, pregno d'amore per quel bambino dalla scomposta zazzera castana che teneva stretto gelosamente fra le braccia), fu quel ragazzino dalla capigliatura castano-rossiccia a restare in secondo piano.
Facendo appello a tutta la buona volontà di cui era dotato, prendendo parte a una difficile battaglia fra sentimento e raziocinio, Hayabusa cercò di non farsi coinvolgere da quello strano nome scarabocchiato sul foglio e da quella istantanea.. ma come poteva, quando per la seconda volta nel giro di poche ore aveva rievocato sua madre? Con un guizzo scattò in avanti, sfruttando la proverbiale rapidità che il rapace dalle piume dorate gli aveva insegnato a far uso, lanciandosi a capofitto all'inseguimento dei due subito dopo aver liquidato il piccolo interlocutore ficcanaso, che nulla poté fare per fermarlo. Di tutta risposta, il ragazzino imprecò a denti stretti, quasi ringhiando; non poteva perdere quell'occasione, e soprattutto non poteva perdere tempo nel cercare da solo quello strano posto di cui aveva sentito parlare. L'uomo misterioso sapeva qualcosa, altrimenti non gli avrebbe intimato di stare alla larga, e quei tipi strambi lo stavano inseguendo, quindi non gli rimaneva che correre.


Kuso.. ma che diavolo sta succedendo qui?! Prima quel tipo strano con fare da eroe misterioso che per poco non mi rimprovera quasi fossi suo figlio, poi quest'altro con la maschera che nemmeno mi degna d'attenzione e parte in quarta.. - sospirò, inseguendolo come meglio poteva, sfruttando la sua conoscenza del luogo e facendo attenzione a non perderlo di vista, per quanto difficoltoso fosse quel compito. Fosse stato un pelino più vecchio, gli sarebbe venuto sicuro un infarto multiplo per la sfacchinata.



[***]



Seguire le orme del compagno di squadra non fu certo difficile per uno shinobi addestrato all'inseguimento come lo era lui, difatti raggiunse ben presto il luogo dove Hakuchō era abilmente riuscito ad arrestare l'avanzata dell'uomo misterioso. Avevano appena ingaggiato una battaglia senza esclusione di colpi, e nessuno dei due pareva voler cedere terreno. A guardarlo combattere, Hayabusa capì immediatamente perché il nome in codice del compagno di squadra era proprio Hakuchō: armonioso, esteticamente apprezzabile, quieto eppure estremamente aggressivo all'occorrenza. Combattevano entrambi a mani nude, l'uno con movenze ben conosciute, estremamente eleganti e precise nell'esecuzione, l'altro in maniera più raffazzonata ma comunque efficace. Quello che fu più sorprendente però, fu vedere quell'uomo schivare in maniera stranamente troppo precisa gli assalti dell'ANBU dall'illustre carriera. Non poteva esserne certo, ma sembrava quasi prevedesse ogni sua mossa con largo anticipo.
Un doppio palmo d'aria venne caricato dallo Hyuga celato dalla maschera, che si abbatté violento sul presunto criminale, costretto a spingersi indietro a causa dell'urto inevitabile. Per un momento, fu possibile scorgere due gemme fiammeggianti brillare all'altezza dello sguardo, d'un cremisi che sia Hayabusa che Hakuchō conoscevano bene. Si. Quell'uomo possedeva lo sharingan.


Non sei cambiato affatto, Hakuchō. - sorrise appena, mentre l'interlocutore si bloccava sul posto, stupito dall'improvvisa consapevolezza di quell'uomo per la sua identità ANBU. - Ma non posso permetterti di fermarmi adesso, c'è troppo in ballo.. perdonami. - continuò, tirando fuori dalla mantella degli shuriken, non dando tempo all'avversario di replicare con le parole.

Li maneggiò rapidamente, mentre Hakuchō si scagliava nuovamente all'attacco, cercando di bloccarlo nel suo intento; questi però li lanciò in direzione del suo avversario mentre questi si protendeva in avanti, direzionandoli grazie al filo invisibile che teneva unite le piccole armi a forma di stella. Il triplice attacco del mulino sharingan, eseguito alla perfezione, nel momento più opportuno, per ferire e imprigionare.



Ci sono le mazzate. Agisci come meglio credi, se cercando di salvare Hakuchō se lo ritieni necessario, o se cercando di stanare in qualche maniera l'Uchiha misterioso per ottenere le informazioni che cerchi. Ingaggia un combattimento di quelli che sai fare solo tu, mi aspetto grandi cose. Se hai bisogno di dritte per fare uno scambio più complesso e divertente sai dove trovarmi. Ah, e ovviamente puoi entrare in combo con Hakuchō! Puoi sfruttare fino alle tecniche jonin del clan Hyuga.
 
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view post Posted on 25/6/2017, 21:56     +1   -1
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Più Kinji provava a darsi una spiegazione più diventava difficile riuscire a rimanere razionali analizzando quelle assurde coincidenze una per volta. Erano anni che non sentiva più nemmeno pronunciare il nome della madre, e ora invece tutto ad un tratto non solo trovava un anonimo biglietto che lasciava presumere che una omonima potesse essere la prossima vittima di un rapimento o peggio, ma aveva anche una foto tra le mani; una foto che ritraeva senza dubbio alcuno se stesso molti anni prima e colei che gli aveva donato la vita.
Come potevano tutte queste prove definirsi ancora coincidenze? Mentre l'Uchiha si faceva largo per i tetti e le viuzze del borgo di Mepuru, i dubbi nella mente non avevano nemmeno accennato a diminuire. L'attesa lo lacerava internamente, ma la possibilità di scoprire una macabra verità lo faceva stare ancor più male.
Possibile che quel soggetto che avevano cercato fosse la causa per cui nessuno dei due genitori era tornato vivo a Konoha? La possibilità che sapesse qualcosa era molto concreta, ma allo stesso tempo non si spiegava il perchè allora tra i nomi non figurasse anche quello del padre, oppure come mai non era stato già cancellato quello della madre.
Ad un certo punto il Vermiglio dovette rallentare leggermente il ritmo e concentrarsi di più sulle poche tracce lasciate da Hakucho, poichè sentiva il muscolo miocardico pompare troppo forte per via dei pensieri che lo perseguitavano, al punto che persino la calma che l'aveva contraddistinto esteriormente stava venendo meno.


Chi diavolo sei? Come hai fatto ad avere questa vecchia foto? Cosa sai di Reina Uchiha e della sua morte!? Giuro che ti troverò e ti farò sputare tutto ciò che sai, bastardo!

Dopo un breve attimo di pausa, Kinji si concentrò sulle orme lasciate dal compagno e si mosse più veloce possibile lasciando dietro di se una flebile scia luminosa per via dell'elettricità statica formata dalla tecnica insegnatagli dal sommo Nushisora all'eremo.
Man mano che accorciava le distanze con l'Anbu dalla maschera di cigno, sentiva il clangore della battaglia e il rumore dei colpi scambiati durante una zuffa: si trattava proprio dei due uomini che stava inseguendo, impegnati in una battaglia corpo a corpo.


Bravo Hakucho, da buon Hyuga lo avrà costretto ad accorciare le distanze per poi usare il Junken. Sono certo che non sarà rimasto in piedi a lungo.

E invece con grande stupore del Vermiglio, l'uomo incappucciato stava si ingaggiando una battaglia con il compagno Anbu, ma quest'ultimo non sembrava essere capace nemmeno di sfiorarlo: i movimenti aggraziati del più grande ricordavano perfettamente lo stile tipico della casata dagli occhi perlacei con una eleganza e potenza senza paragoni, ma purtroppo l'avversario sembrava essere sempre un passo avanti per non essere preso in pieno.
Sembrava come se effettivamente riuscisse a prevedere ogni mossa e potevano esserci due sole spiegazioni: o era uno Hyuga a sua volta e quindi conosceva a menadito ogni danza, oppure aveva un'innata che riusciva a interpretare i movimenti altrui con un certo anticipo come lo Sharingan.


Ma certo! Sharingan! Ecco come è riuscito a schivare il mio colpo poco prima... se è così allora devo assolutamente aiutare Hakucho.

Improvvisamente i palmi d'aria del più grande impattarono sugli avambracci dell'altro, costringendolo ad indietreggiare di poco... e l'uomo dal volto celato sembrò parlare con Hakucho come se fossero amici di vecchia data. Che quei due si conoscessero?
Non c'era tempo -come lo stesso uomo misterioso aveva affermato- per provare ad usare la psicologia ed estorcere informazioni sulla sua identità poichè il fuggiasco era partito con la controffensiva prendendo in mano degli shuriken molto familiari all'eremita ed un filo di nylon praticamente invisibile ad occhio nudo. Li aveva lanciati in direzione di Hakucho, il quale era ignaro della possibilità per un Uchiha di sfruttare il filo per virare la traiettoria dell'arma in collisione ed intrappolare il bersaglio.
Se volevano ottenere informazioni dalla loro preda, dovevano guadagnarle con la forza.
Non appena Kinji vide il filo tendersi dalle mani dell'altro, scattò nuovamente per coglierlo di sorpresa armato di kunai nella mano destra e sinistra. Quando fu ad alcuni metri di distanza dai due, si procurò una piccola ferita sul polpastrello del pollice destro e lanciò i due kunai in direzione non del fuggiasco, bensì della traiettoria che stavano seguendo gli shuriken. I kunai riuscirono a far infilzare le armi nel terreno e sul muro di una abitazione vicina, negando così la possibilità di muovere i fili come da manuale. Ancora a mezz'aria dunque, il Vermiglio compose i sigilli per richiamare da una densa e repentina nuvola di fumo Hitomi, la civetta dal piumaggio cremisi, la quale prese il volo immediatamente verso il loro obbiettivo.
L'uomo incappucciato non si scompose nemmeno alla vista del volatile sovradimensionato e, non appena fu abbastanza vicino, riuscì a schivare l'assalto dell'evocazione che si librò successivamente verso i banchi di nuvole.




- Al mio segnale, altri palmi d'aria.

Sibilò pragmatico, in modo che solo l'altro Anbu potesse ascoltare. Dal porta oggetti Kinji tirò fuori una bomba di luce che non appena venne lanciata, esplose in un bagliore che costrinse l'uomo misterioso a coprirsi il volto anche solo per un secondo pur di non rimanere accecato. In quel frangente Hakucho cominciò ad impastare il chakra nelle mani mentre il Jonin faceva lo stesso nelle vie respiratorie, per poi scatenare un drago di fuoco che venne alimentato dalle correnti d'aria generate dallo Hyuga.
Davanti ad una simile tecnica combinata, l'incappucciato sembrò inizialmente voler controbattere, ma poi decise di schivarla per non sprecare energie preziose, compiendo un salto verso il tetto dell'edificio a cui dava le spalle. Fu proprio in quel momento che il piano di Kinji entrò davvero in azione: una volta compiuto il balzo, il fuggiasco trovò ad attenderlo un clone superiore dell'eremita creato proprio in quell'istante in cui aveva distolto lo sguardo per non rimanere accecato.
Bastò un contatto visivo tra i due per far capire al misterioso sconosciuto che era stato messo in trappola.


- Sei mio adesso.

Proprio quel contatto visivo fece si che il clone del Vermiglio usasse la tecnica della Soppressione del Demone, negando del tutto l'uso del chakra finchè ne avesse avuto voglia; per finire in bellezza, dall'alto arrivò a tutta velocità Hitomi, la quale afferrò le braccia del malcapitato con le possenti zampe artigliate per poterlo bloccare sul tetto dell'edificio.
Dopo pochi secondi sopraggiunsero anche i due Anbu e Kinji prese parola.


- Comincia a parlare: Chi diavolo sei e perchè avevi questa foto di Reina Uchiha? Come l'hai avuta!?

Intimò incalzando l'ultima domanda con una foga difficilmente contenibile per via della situazione personale. Forse Hakucho cominciava a capire che quei dubbi che poco prima aveva confessato stavano diventano molto più concreti?

//Spero apprezzerai il piano per intrappolare il tipo e che non abbia peccato di autoconclusività.//
 
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view post Posted on 8/7/2017, 20:27     +1   -1
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Non poteva ancora crederci del tutto, eppure la realtà dei fatti era chiara davanti ai suoi occhi. C'erano troppe coincidenze, troppi dettagli del suo passato che parevano fioccare uno dopo l'altro, totalmente fuori dal suo controllo. Chi era quell'uomo? Cosa c'entrava sua madre? Quesiti scottanti, assolutamente tremendi per un giovane uomo che fino a pochi attimi prima aveva creduto i genitori sepolti sotto metri e metri di terra. Perché proprio adesso il destino voleva giocargli questo tiro mancino? Era un soldato addestrato, un ANBU, pronto a fare il suo dovere per il bene del suo paese, senza se e senza ma.. perché proprio quando indossava quella dannata maschera sembrano perseguitarlo sentimenti di ogni tipo? Sembrava una maledizione. Ma questa volta non avrebbe permesso a quel tornado di lambirlo e sbalzarlo via; l'aveva promesso al compagno, l'aveva promesso a se stesso.
Determinato ad andare sino in fondo alla faccenda, come un fulmine seguì le orme del compagno più anziano, partito prima di lui all'inseguimento dell'uomo; non fece minimamente caso al ragazzino che cercava, suo malgrado, di seguirlo.. non gli importava realmente cosa avrebbe fatto e perché, non era lui l'obiettivo. Si fece più presso al punto focale del combattimento, sfruttando la proverbiale rapidità tipica dello stile dei rapaci per raggiungere il suo scopo, ovvero far sputare al bastardo tutto quello che sapeva su sua madre e sul suo eventuale coinvolgimento. Finalmente a pochi passi dal punto d'interesse, poté osservare e studiare rapidamente la situazione. E fu rapido. Molto più di quanto si sarebbe aspettato il suo nemico o il suo compagno, salvato in estremis dalla letale tecnica volta a ferirlo e immobilizzarlo.
Quello che avvenne in quel frangente stupì a dir poco Hakuchō, che ritrovò nel compagno più giovane un incendio divampante d'energia. In quattro e quattr'otto non soltanto l'aveva salvato - anche se in un certo senso non ce n'era stretta necessità, dato che sapeva riconoscere la pericolosità di un attacco e sapeva cavarsela da solo dopo anni di onorato servizio - ma aveva anche elaborato una strategia che, accolta con un cenno del capo e seguita alla lettera, era risultata vincente da ogni punto di vista. Quel ragazzo era davvero in gamba, doveva ammetterlo.
Senza possibilità di movimento, l'uomo occultato dalla mantella scura si dibatteva sotto il peso della civetta gigante, che lo teneva ancorato al suolo; quella bomba lucente proprio non se l'aspettava, così come non si aspettava di trovarsi sprovviso di chakra solo dopo aver guardato una maschera. Conosceva bene quella tecnica di cui era stato vittima, e adesso conosceva alla perfezione i suoi "nemici": un demone dagli occhi bianchi e uno dagli occhi cremisi, in possesso di due delle doujutsu più potenti di tutto il Paese del Fuoco. Una situazione poco conveniente, considerando come erano degenerate le cose. Avvampava per la collera adesso, mentre gli artigli del rapace affondavano sulla carne ad ogni strattone per cercare di liberarsi; era in trappola. A far cessare i suoi movimenti disperati fu proprio la civetta, che con una poderosa beccata - per sua fortuna ai danni del tetto, che riportò una vistosa crepa nel punto in cui fu colpito - lo acquietò.


Smettila di muoverti, topolino, se non vuoi essere trascinato, ucciso e dato in pasto ai miei pulcini. - schietta, lapidaria. L'enorme rapace schioccò il becco minacciosa e spalancò le ali, gonfiando le penne per mantenere l'equilibrio e la pressione delle zampe sulle spalle e sulla schiena della sua preda, intensificandola. Era estremamente seria, e gli occhi, due gemme color dell'onice, si spostarono dalla preda per piantarsi sulla figura dell'evocatore, in rapido avvicinamento.

L'esperto Hakuchō affiancò il compagno di squadra in silenzio, lasciando a lui la parola e le redini della situazione; aveva una foga che mal si addiceva al perfetto ANBU, emotivamente distante da qualsiasi cosa ci fosse in ballo, ma questa volta non sentì la necessità di tenere a freno il giovane Hayabusa. Capiva cosa gli passava per la testa, e immaginava il dolore che stava provando nel dover assolvere ai suoi doveri senza farsi prevaricare dalle emozioni. Era stato giovane anche lui, sapeva che non era facile cambiare dall'oggi al domani.. ci voleva tempo, esperienza.


Vi ricordate di Reina? Strano.. pensavo vi foste dimenticati del suo nome molto tempo fa. - rispose a denti stretti, trattenendo a stento quel sentimento collerico che lo governava e l'asfissiante senso di disperazione nell'essere bloccato sotto il corpo del rapace quando il tempo, lo sapeva bene, stringeva. - Dov'eravate voi ANBU, quando di Reina Uchiha scomparve ogni traccia?! Quanto a fondo avete indagato, prima di archiviare il caso?! QUANTO VI CI E' VOLUTO PER SEGUIRE QUELLE SOFFIATE E VENIRE QUI AD INDAGARE?! - non si trattenne più, sputando fuori tutta la rabbia che stringeva il suo cuore in una morsa poderosa contro quei due esponenti del corpo speciale tattico del suo villaggio d'origine, capri espiatori di una situazione di cui, purtroppo, non avevano alcuna reale colpa. - Non osate pronunciare il suo nome, voi, che non avete fatto NULLA per cercarla e tentare di salvarla!

Soggiogato dalle emozioni, forse sentendosi pure colpevole per non aver cercato sua madre sino in capo al mondo nonostante fosse allora solo un bambino con il fratello a carico, Hayabusa fece per afferrarlo con violenza e colpirlo sul muso con un gancio destro, ma Hakuchō, impassibile davanti alla scena, l'afferrò per una spalla.

Fermati, Haybusa.. - gli suggerì sospirando, con quella voce falsata dalla maschera, prima di avvicinarsi all'uomo e spogliarlo dell'ultimo baluardo di copertura che aveva calato ancora sul viso.

Per Hayabusa fu uno shock, guardare quell'uomo senza più "maschere". Una zazzera ingrigita dal tempo e dai problemi, del tutto simile per conformazione a quella dell'ANBU con la maschera da falco pellegrino, spiccava lunghetta a contorno di un volto non più nel fiore dell'età ma pur sempre piacente; occhi cremisi sui quali spiccavano le tre tomoe dello sharingan e un'evidente piega sulla fronte, rusultato del troppo corrucciare e pensare, componevano quel volto familiare insieme a un pizzetto. Era come guardarsi allo specchio del tempo, con passato e futuro che si intrecciavano.. quell'uomo era, senza ombra d'alcun dubbio, Shin Uchiha, creduto morto insieme alla moglie Reina e compianto per lungo tempo dai figli Kinji e Hayato.


Puoi togliere la maschera, se vuoi. Nessuno sta osservandoci, non c'è momento migliore.. - gli disse lui, che aveva visto e comparato i loro volti, così dannatamente simili, anche se occultati da stoffa e ceramica. E con quelle parole, con quell'opportunità rivelata, lo Hyuga si fece da parte, lasciando tutto nelle mani di chi aveva appena ritrovato una parte del suo passato creduto perduto per sempre.



DAB SELVAGGIO. Credi sia finita qua? Oooh non sai quanto ti sbagli, wuomo. Libero arbitrio, per dubbi sai dove sono.
 
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view post Posted on 8/7/2017, 22:29     +1   -1
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Non appena i due Anbu arrivarono dal loro obbiettivo, quest'ultimo sembrò volersi divincolare in tutti i modi possibili senza però riuscirci in alcun modo: la strategia del Vermiglio aveva reso inoffensivo l'individuo incappucciato privandolo dell'uso del chakra e, grazie alla portentosa sinergia con Hitomi, non poteva assolutamente muoversi.
In balia del rapace ma ancora desideroso di fuggire, l'uomo cercò di allentare la presa artigliata come meglio poteva, ma la civetta mastodontica beccò forte a pochi centimetri dalla preda inerme per intimidirla, riuscendo nel suo intento.
Alle domande di Kinji però, il sospetto rispose con un tono decisamente acceso chiedendo dov'erano state le forze speciali quando Reina era scomparsa. Quanto tempo ci avevano messo per archiviare il caso e per tornare sui loro passi? Questo l'Uchiha non poteva saperlo, in quanto solo recentemente era stato informato sulle soffiate riguardo la Taiko Setsu, di Reina non aveva mai saputo nulla in questi anni.
Kinji percepì quelle parole come una sorta di sfida, forse per la foga del momento o forse per il tono decisamente poco amichevole e decise di mantenere la calma, anche se non gli sembrava affatto semplice.


Cosa vuole dire con "scomparve ogni traccia"? E' morta, non può essere altrimenti!

L'uomo continuò ad infierire verbalmente cercando di incolpare tutti i membri del reparto speciale come se anche loro due c'entrassero con la sparizione della madre di Kinji ma, proprio quando si era ripromesso di non lasciare che le emozioni avessero la meglio, ecco che la mano destra chiusa in un pugno si alzò per colpire il maledetto.

Sei tu quello che non deve osare...!

Qualcosa però lo fermò. La presa salda di Hakucho, che era rimasto in disparte e silenzioso ad osservare l'interlocutore, bloccò l'atto di violenza sul nascere. La voce, calma quasi quanto il suo modo di fare, lo intimò di bloccarsi.
Il Vermiglio non fece una piega: sapeva che non era quello il modo di comportarsi, nemmeno con un malvivente colto con le mani nel sacco, ma lo shinobi dalla lunga chioma si avvicinò all'incappucciato.


Che cosa sta facendo? Giusto, vuole riconosscerlo... sembra che abbiano un passato in comune a giudicare dai discorsi di prima.

La mano dell'Anbu dalla maschera di cigno si posò sulla mantella dell'estraneo fino a che non vi fu più nulla ad occultare la vera identità di colui che avevano rincorso per tutto quel tempo.
Il viso, seppur invecchiato così come i capelli -ormai ingrigiti e più radi- era familiare persino a Kinji... molto, molto familiare. Sembrava come vedersi in uno specchio che riflettesse un futuro parallelo: quell'uomo somigliava in tutto e per tutto al padre del giovane eremita.
L'espressione del Jonin si fece sorpresa e gli occhi sgranati al di la della maschera di porcellana, ma qualcosa nel linguaggio del corpo dell'Uchiha sembrò far intendere a tutti i presenti, Hitomi compresa, che qualcosa non andava.
Quell'uomo era identico a suo padre, a differenza del pizzetto e altri piccoli dettagli si intende, e vederle lo Sharingan a tre tomoe non poteva che esserne un'ulteriore conferma.
Gli istanti sembrarono durare ore e ore nella mente dell'Uchiha che a malapena riusciva a credere ai propri occhi; Shin Uchiha, il padre che pensava di aper perso anni prima, era li davanti a se vivo e vegeto con degli indizi che riportavano al nome della madre. Non poteva essere una coincidenza, non era assolutamente possibile.
Per un momento Kinji pensò che doveva essere una sorta di trucco, una mossa per lasciarlo in stato di shock nel caso avessero avuto a che fare con lui, ma chi sapeva del suo coinvolgimento in quella operazione? Nessuno. Non vi era alcun dubbio.
Notando il silenzio e le evidenti somiglianze con il compagno, Hakucho invitò il più piccolo a togliere la maschera qualora lo volesse, approfittando della completa mancanza di gente su quell'alto terrazzo che potesse compromettere la loro missione.
Kinji guardò lo Hyuga senza dire una parola; non sapeva letteralmente cosa dire o anche solo pensare. Aveva davanti suo padre, colui che credeva morto e che per giunta non si era fatto vivo per anni! Se davvero era lui, gli doveva delle spiegazioni.


- Sei vivo...

Si rivolse all'ostaggio, mentre la destra cominciava ad accarezzare la parte di porcellana della maschera indossata, fino a toglierla completamente rivelando un'espressione che era un misto di emozioni: rabbia, frustrazione, gioia, speranza, dolore.

- ...Papà...

Anche l'espressione di Shin cambiò radicalmente una volta potuto riconoscere il volto di suo figlio, anche'esso tramutato nel tempo da bambino a giovane uomo, cresciuto senza l'affetto di una famiglia per cosa? Queste erano le domande che cominciavano a prendere forma nella mente del Vermiglio.

- Per favore Hitomi-san... puoi lasciarlo andare?

Chiese sommessamente alla civetta, la quale sembrò sorpresa tanto quanto il suo eremita per la scoperta fatta. La presa artigliata si fece sempre più debole, fino a quando non venne completamente meno e il clone che stava bloccando il chakra di Shin venne rilasciato in una nuvola di fumo.

- Mi avevano detto che eravate morti...tu e la mamma. Che è accaduto davvero quel giorno? Perchè non sei tornato da me.. da Hayato... ?

Nessun abbraccio o scena strappalacrime.
Nella mente mille domande, confusione e emozioni contrastanti: la felicità di aver ritrovato un padre che pensava morto, la possibilità di ricostruire la propria famiglia... ma dall'altra la verità di essere stato preso in giro dal proprio padre, l'essere cresciuto senza l'affetto di una famiglia per se e per il proprio fratello minore.
Come l'avrebbe presa l'Uchiha stava a Shin e alle sue spiegazioni. Sicuramente adesso, vedendo il proprio figlio davanti a se, doveva per forza dirgli come erano andate le cose e che ci facesse a Mepuru.


//Potrebbe essere confusionario, ma è effettivamente quello che sente Kinji in questo momento in cui non riesce a rimanere lucido.//
 
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view post Posted on 19/7/2017, 19:58     +1   -1
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"Sei vivo". Con quel semplice accostamento di parole, il fuggitivo non più occulto alla loro vista, confuso, rabbioso, tenuto fermamente sotto scacco dall'enorme civetta, divenne interrogativo in volto. Conosceva Hakuchō da lungo tempo, ma non poteva certo quell'ANBU con la maschera da falco pellegrino che, a differenza sua, sembrava invece averlo riconosciuto non appena il Cigno aveva calato sulle sue spalle il cappuccio della mantella. Osservò con attenzione, cessando di muoversi sotto le grinfie del rapace mentre Hayabusa scivolava con la mano destra sulla maschera di porcellana, afferrandone i lembi inferiori per sollevarla e liberarsene. Sgranò gli occhi cremisi, l'uomo dalla zazzera ingrigita.

Kinji.. - sussurrò appena, sentendo il muscolo miocardico accelerare nuovamente dopo aver perso un battito. Suo figlio, il suo primogenito, svettava sopra di lui con uno sguardo contrito, confuso tanto quanto lo era lui nel rivederlo in veste di ANBU.

Felice, eppure frustrato, arrabbiato.. queste le emozioni che traparivano dal volto di suo figlio, e faceva male, tanto male. Soprattutto perché sapeva benissimo che ne aveva tutte le ragioni. Diamine se ne aveva. Suo padre aveva deliberatamente taciuto di essere vivo, non si era mai mostrato a loro e con tutta probabilità non aveva ancora intenzione di farlo. Aveva posto sulle spalle del suo ragazzo un peso e una responsabilità senza pari, prematura.. eppure aveva dovuto farlo, per il bene suo e di suo fratello. Come poteva farglielo comprendere?
Ben presto, il rivelato Kinji chiese all'immenso rapace sopra di lui di liberarlo. La presa sulla sua schiena si allentò gradualmente, mentre il chakra sigillato nel suo corpo dalla soppressione del clone cominciò a defluire piano all'esplosione di quest'ultimo in una densa coltre di fumo. Ancora scosso dall'incontro inaspettato, Shin si sollevò da terra facendo leva sulle braccia, senza però disattivare il suo sharingan, che aveva ripreso a brillare di una luce strana, intensa. Anche lui, come il figlio, era felice di vederlo, desideroso di abbracciarlo e di recuperare tutto il tempo che aveva perduto, ma era costretto da se stesso a frenarsi. Non voleva invadere i suoi spazi come nulla fosse, così come non aveva intenzione di dare scene; avevano poco tempo e Reina, sua moglie, la donna più importante della sua vita, aveva bisogno di lui, di loro.
Determinato, lieto, eppure velato di una patina di tristezza.. questo trasmetteva il suo sguardo cremisi, mentre per un istante che parve lungo come un'eternità padre e figlio non spillarono nemmeno l'ombra di una parola. Fu il più giovane a trovare la forza di parlare, di chiedere, costringendo il più grande a guardarlo negli occhi e ad affrontarlo subito, senza mezzi termini.


E'.. complicato da spiegare. Non potevo tornare, anche se avrei voluto farlo.. non prima di sapere che fine avesse fatto tua madre. - sciorinò rapido, sentendosi uno schifo ma non dimostrando nessun tipo di rimorso nel tono o nel linguaggio del corpo.

Stava per aprire nuovamente bocca, nel tentativo di spiegarsi e di far comprendere brevemente i fatti senza scendere troppo nei dettagli - avevano poco tempo a disposizione e non potevano certo permettersi di sprecarlo in amabili chiacchiere - quando d'improvviso si lanciò sul figlio e lo avvolse con la mantella, cedendogliela per coprirsi il volto. Nello stesso momento, Hakuchō, che era rimasto in disparte, di vedetta, aveva alzato la mano in un cenno, conscio che Shin avrebbe notato il segnale anticipatamente.


Ti spiegerò tutto, figliolo.. giuro che lo farò, ma non al momento. Se sono venuto qui è perché sono sicuro che tua madre possa essere ancora viva. Non possiamo perdere altro tempo a rivangare il passato, adesso. So che ti chiedo molto, ma.. fidati di me, almeno per questa volta. - gli disse serio, in un sussurro, con una mano sul suo capo a celare il viso con il tessuto scuro, prima di lasciarlo libero di allontanarsi.

Eeehi.. ce ne ho messo.. di tempo.. per trovarvi.. - sentirono da sotto quello spiazzo, riconoscendo immediatamente la voce smorzata dagli ansimi della corsa del giovane dalla zazzera castana sporcata da qualche ciuffo rosso.

Non era stato facile per lui seguire Hayabusa nella sua corsa folle - anzi, per dir la verità l'aveva perso il minuto dopo essere partito all'inseguimento - ma la sua conoscenza del territorio e le voci gli avevano permesso di giungere fino a loro.


Dobbiamo stabilire la prossima mossa.. e anche cosa fare di quel ragazzo. Sarà giovane, ma non gli manca la tempra. - s'intromise l'ANBU con la maschera del cigno, con un tono che parve quasi accennare a un sorriso. Era l'unico a vederlo chiaramente, pur non sporgendosi.

Sentendosi brutalmente ignorato dagli uomini che svettavano sopra la sua testa, quel ragazzino tutto pepe sbuffò sonoramente. Ma che diavolo aveva fatto di male per meritarsi quel trattamento? Eppure era li perché voleva aiutare. Minacciato, lasciato indietro e adesso ignorato alla grande.. bene no? Ma lui non demordeva, era una testa dura e avrebbe fatto come voleva. Si arrampicò, stranamente agile eppure un po' sgraziato a causa della stanchezza e del fiato corto, raggiungendoli.


SMETTETELA.. di ignorarmi. - serviva un goccio d'acqua, o qualche minuto di riposo.. pareva che il cuore stesse scoppiandogli in petto per la sfacchinata.

Ancora non molli? Ti ho già detto che non verrai li dentro, puoi scordartelo. Non voglio un ragazzino così giovane e inesperto sulla coscienza. - proruppe Shin, squadrandolo di sbieco con una serietà da far accapponare la pelle. Doveva assolutamente starne fuori, per quanto gli riguardava; questo era chiaro a tutti i presenti.

 
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view post Posted on 19/7/2017, 21:40     +1   -1
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La reazione di Shin nel rivedere suo figlio vestito da Anbu e intento a fissarlo senza celare una certa frustrazione nei suoi confronti, fu del tutto analoga a quella del più piccolo; era sorpreso, lo si poteva ben notare dallo sguardo, ma al contempo sapeva bene che la sua mancanza più grande era stata proprio quella di non avvisarlo.
L'avevano praticamente scoperto con le mani nel sacco e non poteva giustificarsi in nessun modo. Alle domande del Vermiglio infatti, l'Uchiha dalla chioma brizzolata rispose divagando sul fatto che non voleva tornare prima di scoprire che fine avesse fatto la moglie. Una risposta del tutto insoddisfacente secondo l'opinione del Jonin dalla maschera di falco.


- Non mi hai risposto.

Improvvisamente, prima che Shin potesse riaprire bocca per spiegarsi meglio, si avvicinò al figlio per avvolgerlo dalla lunga mantella che celava le vesti da Anbu e il volto grazie al cappuccio. Un istante dopo Kinji potè notare che Hakucho aveva fatto segno che qualcuno si stava avvicinando e il Vermiglio cercò di farsi forza per non perdere la calma.
Riprendendo fiato, Shin giurò a Kinji che gli avrebbe fato tutte le spiegazioni che desiderava, ma in quel preciso momento non potevano concedersi il lusso di perdere tempo: forse Reina era ancora viva e lui voleva scoprirlo. Quella singola frase fece si che i due Uchiha potessero stabilire nuovamente un contatto visivo che era venuto meno nel momento in cui l'eremita aveva ottenuto la mantella.


Anche la mamma... dopo tutti questi anni?...

Era diffidente nei confronti del padre, lo doveva essere per come l'aveva ingannato per anni e anni, eppure sapeva che quello difronte a se era pur sempre colui che gli aveva donato la vita, colui che durante la fanciullezza si era opposto alla consorte per tenerlo lontano dalla vita degli shinobi e che si era appena premurato di celare la sua identità da Anbu in missione.
Il suo cuore gli stava letteralmente gridando di lasciasi andare e godere della compagnia e felicità di aver ritrovato il padre, ma poi la ragione prendeva il sopravvento e gli ricordava tutto ciò che aveva passato senza la figura paterna, la stessa che aveva dovuto assumere per il fratello minore e per far si che almeno lui soffrisse di meno per l'allontanamento forzato.


- Davvero credi che basti così poco per cancellare tutto quanto? Un semplice "fidati di me" non laverà via tutti gli anni di solitudine miei e di Hayato!

Il suo tono di voce era deciso, ma non alterato come ci si sarebbe aspettati da una simile situazione; se la madre era ancora viva, avrebbe dovuto mettere da parte i rancori passati e (a malincuore) lasciar perdere tutto quanto per scoprire la verità.
La presa sul capo andò a lasciarlo libero di muoversi nuovamente e Kinji si tolse il cappuccio per mostrarsi sicuro in volto: con gli abiti di Anbu perfettamente celati e il viso scoperto, forse avrebbe avuto anche più possibilità di passare inosservato tra le fila nemiche.


Già, la Taiko Setsu. Se c'è qualcuno che potrebbe sapere che fine ha fatto mia madre, devono essere loro, altrimenti non ci sarebbe motivo per cui papà è arrivato fin qui tramite gli indizi che abbiamo scovato lungo il tragitto.

Un lungo sospiro fuoriuscì liberatorio dalla bocca di Kinji, il quale riprese parola subito dopo, accorgendosi di essere troppo severo.

- Come vuoi... se la mamma è ancora viva allora ci concentreremo sul suo recupero. Ma sappi che una volta che tutto questo sarà finito dovrai dirmi tutta la verità... a me e ad Hayato. Ce lo devi.
Veniamo a noi: immagino che le tue ricerche ci portino esattamente nella filiale della Taiko Setsu che c'è qui a Mepuru, ma come facciamo ad essere sicuri che sia questo il posto? Noi eravamo sicuri che rapissero gente tramite un sicario che pensavamo fossi tu, ma più di questo non abbiamo se non soffiate anonime.
Sopratutto, dovremmo riuscire ad infiltrarci la dentro seguendo quale percorso? Hitomi può portarci sul tetto dell'edificio ma dubito che una civetta di queste dimensioni ci permetta di passare del tutto inosservati...


Intanto dalla stradina dove si era consumato il breve scontro, gli shinobi sentirono una voce familiare farsi sempre più vicina: era lo stesso ragazzino che Shin aveva avvicinato poco prima. Impressionante come un giovane delle sua età era stato capace di rimanere sulle tracce di ben due Anbu e un ninja con anni di esperienza alle spalle.
Giustamente Hakucho informò gli altri due che avrebbero dovuto sbrigarsi e decidere cosa fare, anche nei confronti del ragazzino che stava cominciando goffamente a scalare l'edificio per raggiungerli; una volta arrivato a destinazione, il piccolo intimò gli altri di smetterla di ignorarlo e -ansimando come se stesse per morire d'infarto- si mostrò in tutta la sua testardaggine mentre Shin gli rispondeva a tono dicendogli che non voleva coinvolgerlo e che la sua morte sarebbe stata sulla sua coscienza.
Fu allora che si intromise Kinji.


- Si può sapere chi sei tu? E perchè ci tieni così tanto ad entrare li dentro?
 
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view post Posted on 20/7/2017, 19:49     +1   -1
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Sapeva benissimo Shin di dovere ai suoi figli delle spiegazioni convincenti in merito alla sua grave mancanza, che pareva bruciare nel cuore di Kinji come un tizzone ardente ben piazzato; non era sua intenzione scappare da quel terzo grado, né tantomeno forzare il figlio ad accettare a testa bassa un suo ordine o un paio di scuse campate per aria solo per la semplice autorità paterna che la natura gli aveva conferito nei suoi confronti. Dovette sopprimere un sorriso a fior di labbra, o quantomeno nasconderlo agli occhi del primogenito abbassando il capo in un cenno d'assenso. Tale e quale a sua madre. Avevano la stessa tempra, lo stesso modo duro e diretto di andare al punto, lo stesso cipiglio severo quando qualcosa non andava.. ma Kinji era un soldato, oltre che un figlio appena messo davanti al padre creduto morto da anni; con un sospiro mise da parte ogni cosa, lasciando a Shin il beneficio del dubbio fino a quando non ci avrebbero visto chiaro sulla faccenda.
Molte erano le domande e i buchi che i due ANBU si portavano dietro, soprattutto a causa delle soffiate anonime che, una volta accertate, non avevano portato ad un nulla di fatto se non a Shin stesso. L'ex ANBU ascoltò attentamente le sue domande, sostenendo il suo sguardo e quello invisibile di Hakuchō.


Sono stato io a inviare le soffiate, e io ad uccidere quei figli di puttana. - disse freddo, ma senza inflessioni particolari nel tono, come non avesse alcun riguardo per le vite che aveva spezzato. Dopotutto, perché avrebbe dovuto averne di riguardi? Quegli uomini erano criminali della peggior specie, e avevano fatto più danno che altro. - Ero sulle tracce dell'uomo che ci ha assaliti, che ha portato via tua madre senza che io.. - s'interruppe un momento, deglutendo a vuoto, lasciando che lo sguardo inferocito si levasse verso destra. Sospirò per riprendere il controllo di se stesso; aveva detto che avrebbe spiegato tutto a tempo debito, adesso doveva andare al nocciolo della questione. - Seguendole sono arrivato a ognuno di quei criminali, raccogliendo stralci d'informazioni su quel mentecatto e sulla sua affiliazione con la Taiko Setsu di questo villaggio. E' per questo che sono venuto qui, da solo.. per scoprire la verità e salvare mia moglie. - sciorinò infine, facendo comprendere che le sue informazioni erano più che attendibili e che probabilmente fra di esse vi erano anche informazioni circa una donna che somigliava tremendamente alla descrizione di Reina.

Non potevano averne la certezza, anche perché Kinji aveva visto in quel bigliettino maledetto che il nome di Reina era associato a un punto interrogativo. Nemmeno suo padre sapeva realmente che fine avesse fatto, ma era convinto che se avessero trovato quell'uomo a cui aveva dato la caccia per chissà quanto tempo avrebbero pure saputo che fine aveva fatto la donna. Nello sguardo di Shin, nel suo modo di fare.. si poteva sentire tutta la rabbia di un uomo che aveva perso parte della sua ragione di vita e che aveva smosso mari e monti per conoscere anche solo un minimo della verità a lui oscura. Forse per questo il suo volto era così stanco, nonostante si mantenesse in forma nel fisico e riuscisse a trovare un po' di equilibrio nel collaborare senza mandare tutto a monte e piombare da solo per ottenere la sua vendetta.


Come fare ad infiltrarci non lo so. Purtroppo non ho una planimetria, né altro a cui affidarci. In questo senso, Hakuchō sarà essenziale per i nostri spostamenti.. sempre che non abbiano trovato un modo per schermare eventuali abilità. - divenne pensieroso, portando una mano ad accarezzare il pizzetto.

Suppongo che sappiano più di quanto dovrebbero, quindi. Riuscire a schermare un'abilità significa conoscerne il potenziale pericolo, quindi avere materiale a sufficienza per poter elaborare una strategia valida per contrastarla. - s'intromise l'uomo dalla maschera di cigno, con le braccia conserte e le orecchie ben sintonizzate sul discorso del più grande degli Uchiha, che annuì a quell'affermazione.

Purtroppo è così, ma non so fino a dove arrivino le loro conoscenze a riguardo. - continuò, rispondendo all'ANBU per poi tornare con lo sguardo sul figlio. - Conosco l'ubicazione geografica di quell'edificio, ma non la sua conformazione interna. Su quello sono cieco tanto quanto voi. Contavo di arrivare li e di elaborare un piano una volta avuta davanti la situazione. - improvvisazione, determinazione.. due qualità che certo non gli mancavano e che dimostravano chiaramente quanto fosse disposto a giocarsi ogni carta che aveva.

L'interruzione del ragazzino, arrampicatosi con fatica fino allo spiazzo in cui i due Uchiha e l'ANBU sostavano per cercare di ricollegare i pezzi del puzzle, arrivò proprio in quel momento, seguito dalla risposta secca di Shin. Il nuovo arrivato, trafilato, stanco, eppure sempre energico, era sul punto di urlargli nuovamente contro, ammonendolo di non essere suo padre e di non poter decidere sulle sue azioni, ma la domanda del castano lo prese in contropiede. Chi era? Dov'era il tipo con la maschera da falco pellegrino? Era lui? Boh.


Ecco.. lui mi sta già più simpatico. - esordì alle sue domande, guardando con rabbia Shin che sospirò come chi si arrende di fronte ai capricci di un marmocchio. - Mi chiamo Ren. Vivo qui. - prese un momento fiato, per non spezzare il discorso a ogni virgola. - So che mia madre è alla Taiko Setsu.. la mia vera madre. Devo trovarla, devo conoscerla. Ho tante domande da farle, e non sarà certo la parola di uno sconosciuto a cui ho cercato di chiedere un semplice aiuto a farmi desistere. Sarò pure un ragazzino, ma sono agile e so come farmi valere. - disse sussurrando l'ultima frase, brontolandola per poi sedersi incrociando le gambe e mettendo su un broncio con gli occhi chiusi. Tutto si poteva dire, ma non che non era testardo.

 
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view post Posted on 21/7/2017, 11:19     +1   -1
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Sentendo Kinji parlare della pista di indizi che avevano portato a morti premature o suicidi, Shin confessò ai due Anbu che era stato proprio lui ad uccidere quegli uomini, lasciando il figlio perplesso. Non lo preoccupava la freddezza con la quale il padre si era preso il merito delle morti di colo che (secondo lui) lo meritavano, piuttosto il motivo per cui ucciderli senza interrogarli.
Forse l'Uchiha si era premurato di farlo a modo suo prima di farli secchi, ma comunque non era quello il problema più grave; Shin continuò spiegando che era sulle tracce di colui che aveva rapito Reina e, seguendo quei pochi indizi, era arrivato a coloro che adesso erano soltanto cadaveri privi di vita.
Ognuno di loro era un pezzo del puzzle che collegava l'uomo misterioso alla Taiko Setsu di Mepuru, per questo non c'era tempo da perdere.


Se il nostro sospetto crede di essere in pericolo potrebbe benissimo darsela a gambe, fuggire in una filiale diversa oppure spostare mia madre... ammesso che sia viva come dice papà. Disseminare cadaveri in qualche modo collegati al nostro uomo lo avrà messo come minimo sull'attenti. Dovremo essere molto cauti nel muoverci nell'edificio.

Eppure Kinji aveva visto il biglietto che il padre aveva cercato di gettare e il nome "Reina" era accantonato da un punto interrogativo, segno piuttosto evidente che in fondo nemmeno lui sapesse davvero dove si trovava la moglie.
Purtroppo Shin si dimostrò ignorante quanto i due Anbu sul come infiltrarsi nella sede della Taiko Setsu in quanto sprovvisto di planimetrie che mostrassero i condotti di ventilazione o altri punti dai quali potevano accedere all'interno. Hakucho si sarebbe rivelato indispensabile per i loro spostamenti grazie al noto Byakugan, ammesso che non avessero trovato un modo di occultarsi persino agli famosi occhi perlacei di Konoha.
Mentre l'uomo dalla maschera di cigno e l'Uchiha dai capelli grigi erano intenti a scambiarsi opinioni riguardo la possibilità di elaborare un piano solo dopo essere arrivati a destinazione, il bambino che era stato avvicinato poco prima da Shin arrivò sul tetto del palazzo stanco come non mai e sembrò prenderla relativamente bene.
Ovviamente non riconobbe Kinji visto che non aveva indosso la maschera da Anbu e informò il più grande del fatto che si chiamasse Ren ed era originario di Mepuru; almeno così si spiegava come avesse fatto a raggiungere gli shinobi anche se le sue abilità non fossero alla pari con gli altri.
Sapeva che la sua madre biologica era nella sede della Taiko e, come ci si aspetterebbe da un bambino della sua età, voleva vederla e parlarle almeno per sapere chi fosse. Certo lasciare che un ragazzino come Ren prendesse parte ad una simile missione sembrava una follia... ma il Vermiglio poteva capire le sue ragioni: voleva conoscere sua madre, indebitamente strappata dalla sua vita, e quello era un sentimento che provava dal primo momento in cui aveva realizzato che sua madre poteva essere viva.


- Potrà sembrare folle, ma io credo che tu possa effettivamente darci una mano... hai detto di essere di questo villaggio, quindi saprai sicuramente come farci entrare nella Taiko Setsu senza farci individuare, giusto?
In più è inaspettato trovarsi di fronte ad un bambino in una simile operazione, per quanto rischiosa; forse potrai dirottare l'attenzione in qualche modo nel caso le cose si mettano male.
Anche noi vogliamo salvare una persona... una donna, la cui famiglia sente moltissimo la sua mancanza da anni, quindi posso capirti benissimo e non voglio privarti la possibilità di salvare tua madre. Te la senti di darci una mano, Ren-kun?


Parole sincere che avrebbero colpito nel segno, se solo Shin fosse stato empatico con Kinji: aveva sofferto per la mancanza dei genitori per anni e aveva dovuto ricoprire prematuramente la figura di "padre" per il fratello minore. Forse era stato troppo duro con l'Uchiha vagabondo, ma in fondo gli voleva ancora bene, e forse il tempo avrebbe sistemato le cose una volta riunita l'intera famiglia.
Già, riunire la famiglia sembrava impossibile fino a poche ore prima, e invece adesso il Jonin si rendeva conto che la possibilità di riprendere da dove avevano lasciato quella maledetta notte stava diventando concreta. Se Ren voleva rendersi utile, forse avevano una speranza di riuscire nell'infiltrazione.


//Poco da dire, se Ren accetta, forse è quello più utile in questo momento e siamo a cavallo... spero xD//
 
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view post Posted on 24/7/2017, 21:18     +1   -1
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Alla sceneggiata alquanto bambinesca e forse un po' ridicola del più piccolo dei quatto le reazioni furono diametralmente opposte. Se da un lato infatti Ren prese a brontolare come un ragazzetto testardo, sedendosi a terra imbronciato, dall'altro gli shinobi esperti non poterono fare a meno di sospirare. Fra di loro, era Shin quello più esasperato dalla situazione, tanto da sbuffare fuori un sospiro alquanto rassegnato prima di porre la destra davanti al volto per scuoterlo piano successivamente; probabilmente stava chiedendosi cosa avesse fatto di male, in quella vita, per incontrare quel ragazzino più testardo di un mulo, voglioso come non mai di giocare a farsi ammazzare. In netto contrasto la reazione di Hakuchō, che pur celato dalla sua maschera pareva non far trasparire alcuna emozione nemmeno attraverso il linguaggio del corpo, da perfetto ANBU quale era; rimaneva fermo, statuario sotto il sole, con la lunga chioma brizzolata leggermente mossa dalla brezza e le braccia rigorosamente conserte, come in attesa di poter andare avanti. Infine v'era il giovane Kinji, in una silenziosa lotta contro i propri demoni e le proprie emozioni contrastanti, che osservava la scena da un punto di vista molto più pratico rispetto al padre.
Non era certo facile per lui riprendere il controllo dopo aver scoperto di avere una possibilità di rivedere sua madre, così come non era facile essere in presenza del padre senza poter dar sfogo a tutto quello che s'agitava nel suo animo. Forse furono questi elementi a permettergli di capire il punto di vista del giovanissimo Ren, di comprendere cosa provasse.. o forse più semplicemente voleva sfruttare a suo vantaggio la conoscenza quasi sicura del territorio del piccolo vagabondo dalla zazzera castana spruzzata di cremisi. Gli occhi grigio scuro del giovane si puntarono dritti su quelli del Vermiglio, speranzosi, mentre le sue parole arrivavano alle sue orecchie, facendolo drizzare con la schiena e volgere verso di lui. Annuì sorridente quando disse che poteva essere utile, sentendo un moto d'orgoglio rianimarlo. Aveva voglia di rinfacciarlo a quel vecchio pizzuto dalla chioma ingrigita, ma si limitò ad alzarsi per ascoltare con più attenzione e assumere un atteggiamento un po' più maturo di fronte al più grande.


Uhhmm.. in realtà non so effettivamente come entrare.. ma conosco qualcuno che ci può aiutare in questo senso! Lavorava li prima che io nascessi! - esordì radioso, pronto ad aiutare, accettanto di buon grado l'offerta di Kinji.

Vuoi usare il ragazzo come esca? - chiese subito Shin, intromettendosi, chiedendo conferma al figlio sulle sue intenzioni. Si scambiarono uno sguardo, che voleva dire tante cose e che bastò a spiegare quali che fossero le intenzioni del più piccolo. Sospirò. - Sia come vuole questo ragazzino allora.. - non ne era affatto convinto, era evidente più che mai, ma aveva compreso le ragioni e oltretutto sapeva che anche minacciandoli entrambi non avrebbero ceduto terreno di un millimetro.

Conducici da questa persona, Ren. Possibilmente prendiamo strade non troppo affollate.. meglio destare meno sospetti possibili, anche per la tua sicurezza. Anzi.. ancor meglio se tu vai avanti; noi sapremo seguirti. - intervenne dunque l'ANBU con la maschera del cigno, suggerendo all'atto pratico come muoversi; Hayabusa non doveva essere visto con quella divisa, se non aveva intenzione di celare il suo volto con la maschera e quel ragazzino inesperto non doveva essere visto in compagnia di ANBU addestrati. Avrebbe sfruttato il suo byakugan per mostrare la via ai compagni, tenendo d'occhio il più piccolo.

D'accordo, lasciate fare a me, conosco questo posto come le mie tasche! Seguitemi! - disse infine il giovane Ren, entusiasta di essere d'aiuto, pronto a lanciarsi in quell'avventura suicida soltanto per conoscere sua madre. Certo che il destino era stato proprio maledetto, sia con lui che con Kinji.



[***]



Non ci volle molto ad arrivare dove Ren voleva che arrivassero. Seguirono le direttive di Hakuchō senza fiatare, lasciando il ragazzino da solo ma ben sorvegliato dall'innata dell'ANBU dalla lunga chioma brizzolata raccolta in una coda. Vederlo agire era un piacere per gli occhi, poiché l'esperienza e l'abnegazione tipiche del suo status con la maschera parevano non vacillare mai. Sarebbe stato un ottimo esempio per le nuove leve. Furono fatti accomodare in una casa né troppo appariscente né una bettola di quart'ordine; chi abitava in quell'abitazione doveva sicuramente essere benestante.
Ren si guardò attorno arrivato alla soglia di casa, attendendo con un po' d'ansia i suoi ospiti prima di.. aprire direttamente la porta.


Tadaimaaa~ - annunciò una volta varcata la soglia, facendo largo per fare entrare gli altri tre. Non appena furono dentro, subito un uomo si presentò sulla cima di una rampa di scale che portava al piano superiore.

Ren! Dove ti eri cacciato?! Stai bene?! - apprensivo, l'uomo scese velocemente le scale, guardando il ragazzo che subito divenne una maschera d'imbarazzo.

Si, otousan.. sto bene.. non mi sono fatto nemmeno un graffio, vedi? - e mostrò le braccia come se volesse avvalorare la sua tesi. - Questi sono amici miei, hanno bisogno del tuo aiuto! - andò subito al punto, senza girarci troppo attorno.

Sei uscito per andare alla Taiko Setsu, non è forse così? Quante volte devo dirti di stare alla larga da quel posto?! - lo sgridò veementemente, come se fosse andato a giocare nella tana del demonio. Shin sorrise a quella scena. Non gliel'aveva forse detto anche lui al ragazzino di girare alla larga?

Ren non disse nulla al padre, ingoiando il rospo amaro e incassando il rimprovero a testa alta, un po' arrossato sulle gote per via della figuraccia appena fatta davanti agli sconosciuti. L'uomo che avevano dinnanzi era giovane.. o quantomeno più giovane di Shin e Hakuchō; portava dei lunghi capelli lisci, castano scuri, fin sotto le spalle, aveva un fisico asciutto, un buon portamento e degli occhi magnetici, sapienti, d'una piacevole tonalità di grigio. Sospirò, scuotendo la testa e piazzando una mano sulla spalla del figlio.


Perdonateci. Queste scene di famiglia non dovrebbero mai essere fatte davanti a degli sconosciuti, ma la preoccupazione era tanta e non ho potuto fare a meno di dargli sfogo. - confessò, piantando gli occhi sul figlio, adesso scuro in volto e con la mascella serrata perché si era reso conto di averlo fatto un qualcosa di troppo, contravvenendo agli ordini di suo padre. - Vi ringrazio per averlo portato a casa. In cosa posso esservi utile?



Sono rimasta molto vaga sulla descrizione della casa, perché non è importante ai fini del mandarti avanti. Fai tu una bella descrizione, hai tutti gli elementi per inventartela di sana pianta (se facevo io lo sai che ci stavo tre anni e quattro mesi per sfornarti il post, ringraziami). ;P
 
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view post Posted on 25/7/2017, 17:07     +1   -1
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Fortunatamente per Kinji e gli altri shinobi, il piccolo Ren sembrò mosso da una inaspettata vena di orgoglio quando venne messo in gioco dall'eremita e, per tutta risposta, sembrò mettere a disposizione del gruppo un modo sicuro per entrare: a dirla tutta lui personalmente non sapeva come fare, ma disse di conoscere un ex dipendente della Taiko Setsu che poteva aiutarli.
Non era certo una sicurezza, ma almeno era un inizio per aprire loro la strada. Shin dal canto suo invece sembrò piuttosto contrariato all'idea di doversi servire del piccolo scapestrato ma, messo davanti all'espressione severa sia di Ren che di Kinji nel momento in cui chiese se fosse davvero questa l'intenzione del figlio, si arrese senza possibilità di replicare.
L'uomo dalla maschera di cigno rimase tranquillo e pacato come suo solito, inserendosi nel discorso per consigliare al piccolo collaboratore di muoversi seguendo strade meno trafficate e gli altri lo avrebbero seguito a debita distanza. Il Vermiglio annuì all'idea del più anziano, che si era dimostrato più volte un ottimo stratega e in più possedeva la capacità di pensare anche tridimensionalmente per destare meno sospetti.
Il piccolo Ren dunque si mise subito in marcia dirigendosi in uno dei quartieri dove si ubicava il ceto medio-alto di Mepuru: le strade erano molto curate e lo stesso si poteva dire delle abitazioni per lo più a schiera. Mentre il ragazzino si muoveva tra le vie non troppo trafficate al livello del terreno, gli altri lo tenevano d'occhio grazie al Byakugan e la loro capacità di muoversi con altrettanta agilità tra i tetti spioventi delle case.
Non ci volle molto prima di arrivare a destinazione: una delle poche residenze unifamiliari, separate dalla strada da un muro di un paio di metri e un giardino di una decina di metri quadrati circa. Chiunque fosse il proprietario di casa doveva aver guadagnato bene grazie alla collaborazione con la Taiko Setsu... chissà a che prezzo, e di quante persone erano sporchi i soldi con cui si era comprato una simile villa, pensò Kinji tra se e se.
Non appena Ren arrivò davanti alla soglia di casa, si guardò intorno circospetto come per avvisare i compagni che quello era il posto. Sia l'Uchiha dalla chioma castana che gli altri due atterrarono accanto al ragazzo attendendo di entrare.


Vediamo un po' chi è colui che ci potrà aiutare... sempre ammesso che voglia contribuire ad arrecare un danno ai suoi ex datori di lavoro. Non sappiamo come mai abbia smesso di lavorare li, ma forse abbiamo una possibilità grazie alle prove in nostro possesso.

Ren aprì la porta principale senza attendere un istante e, ad attenderlo alla fine di una lunga rampa di scale il gruppo trovò un uomo piuttosto giovane, dai lunghi capelli corvini e fisico asciutto, che subito si precipitò verso colui che si rivelò subito dopo essere suo figlio.
Dando un'occhiata veloce, l'interno pareva essere ammobiliato con gusto ed ogni dettaglio era curato per essere piacevole non solo alla vista ma anche funzionale. Dalla loro posizione potevano subito notare un salotto molto ampio, con tavolino e poltrone e divani ad accerchiarlo ed un camino che doveva essere particolarmente gradevole nelle fredde serate invernali.
L'uomo sembrò aver subito capito che il figlioletto si fosse avvicinato alla Taiko Setsu e fu subito chiaro che, anche lui come Shin, lo aveva intimato di non farlo perchè era molto pericoloso. Kinji notò subito l'imbarazzo sul viso di Ren e un sorriso appena accennato da parte del padre, soddisfatto di non essere l'unico a tenerci forse alla sua incolumità.
L'uomo si scusò per la pessima impressione che aveva dato agli sconosciuti e li ringraziò per aver riportato il figlio a casa, per poi chiedere subito a cosa si riferiva Ren affermando che avessero bisogno del suo aiuto. Kinji prese subito la palla al balzo rispondendo tranquillamente.


- A dire il vero non abbiamo fatto nulla, è stato vostro figlio ad aiutarci in un certo senso... Abbiamo motivo di credere che nella sede della Taiko Setsu qui a Mepuru si svolgano attività illecite mascherata abilmente dalle normali mansioni visibili al pubblico.
Stiamo parlando della sparizione di alcune persone per chissà quale motivo. Ren ci ha confessato che persino sua madre è rinchiusa contro la sua volontà e così si è offerto di condurci da lei per capire come entrare indisturbati ed indagare più a fondo.
Lì dentro è molto probabile che stiano trattenendo da anni anche mia madre, Reina Uchiha, ed io voglio salvarla da questo infame trattamento per riportarla casa dalla sua famiglia.
La prego, se ha a cuore l'incolumità di quelle persone deve darci una mano. Anche vostro figlio ha il diritto di rivedere sua madre, anzi, di conoscerla quantomeno.


Fece un piccolo inchino come per dimostrare non solo rispetto verso la persona che aveva davanti, ma anche verso la richiesta che stava ponendo. Il Vermiglio si sarebbe aspettato certo una sorta di opposizione, ma aveva fatto leva sulla necessità di salvare sua madre e anche altre persone rapite per motivi ignoti.
 
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view post Posted on 1/8/2017, 21:12     +1   -1
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Non doveva certo essere facile mantenere quella parvenza di calma, non per quell'uomo almeno. Nonostante mantenesse egregiamente un comportamento posato, accogliente e gentile verso gli sconosciuti che gli erano piombati in casa, era evidente che stesse sudando freddo in quel momento; sapere del suo unico figlio in giro alla ricerca di sua madre l'aveva scosso nel profondo, suscitando un'apprensione difficile da debellare così di punto in bianco. Era questo che un padre provava per un figlio? Apprensione? Eppure nel profondo di quelle pozze grigiastre non v'era soltanto quello che vi s'agitava. Un ottimo osservatore avrebbe potuto scorgere l'ombra del terrore venire spazzata pian piano dal sollievo di vedere a casa la propria progenie. Un'iper protettività alquanto insolita da parte di un padre con un figlio così scaltro, tenace e pieno d'energia. Ma non su questo si soffermarono gli shinobi; non avevano tempo di analizzare quella stramba situazione, andando a spulciare negli armadi di famiglia per fare uscire gli scheletri. Gli Uchiha avevano un obiettivo ben più importante; una speranza che andava inseguita sino alla fine per poter sperare di trovare e salvare una donna che aveva loro regalato amore e vita.
Dopo che l'uomo ebbe terminato di ringraziare gli avventori per avergli riportato a casa sano e salvo il giovane Ren, fu Kinji a prendere la palla al balzo per esprimersi e cercare di ottenere quante più informazioni possibili dalla situazione creatasi. Il vecchio del ragazzo dalla zazzera spruzzata di rosso, che silenzioso sostava al suo fianco, con un'espressione mesta e contrariata al contempo, pareva impassibile alle rivelazioni sulla Taiko Setsu; non sembrava affatto sorpreso che degli uomini, affiancati da un ANBU, stessero indagando sugli illeciti della maledetta ditta farmaceutica.. né tantomeno sembrò sorpreso di sentire che sapevano che la madre di Ren fosse la dentro. Quel ragazzino era come il prezzemolo, pareva avere orecchie dappertutto e con quel fare furbetto e furtivo doveva averlo sentito parlare. Sospirò, ma subito dopo l'aria gli si mozzò in gola nel sentire QUEL nome. Sgranò gli occhi per lo stupore, puntandoli sul giovane che si era proclamato figlio di quella donna.


R-Reina.. Uchiha..?! - cercò di ripetere, deglutendo a forza per sciogliere quel nodo che gli si era formato in gola. Non poteva crederci, non era possibile.. quel giovane uomo dalla zazzera castana e gli occhi d'onice era..

Otousan..? - s'intromise Ren, spezzando il pesante silenzio che era calato fra le due parti per sincerarsi che il padre stesse bene. Non l'aveva mai visto così, sorpreso, spaventato, quasi avesse visto un fantasma.

Hakuchō rimase impassibile, in ascolto; Shin aveva assottigliato lo sguardo, e pareva digrignare i denti.. quasi stesse trattenendosi dall'andare a muso duro e strappargli le parole di bocca con le buone o con le cattive. Nemmeno Kinji probabilmente era così calmo e controllato in quel dato istante, ma certamente sapeva essere più ragionevole e attese, tendendo un occhio verso il suo vecchio.


Ren, vai a preparare del thè. - esordì infine, sbrogliando la lingua e annichilendo appena la tensione. - Io e questi signori dobbiamo parlare..

Ma io vo- - non ebbe tempo di terminare la frase per esprimere il desiderio di rimanere ad ascoltare, che il padre lo guardò fulminandolo sul posto e marcando nuovamente il concetto con un "vai" che, neanche a dirlo, fece sbuffare rabbiosamente il più giovane prima che s'allontanasse a grandi falcate.

Dunque l'uomo, con un sospiro pesante li fece accomodare nel soggiorno con un cenno della destra; la discussione doveva essere davvero lunga, se li invitava a mettersi a proprio agio. Non appena i suoi ospiti presero posto, anche il padrone di casa s'accomodò davanti a loro, guardandoli in viso uno per uno prima di abbassare lo sguardo.


Non so quanto sapete sulla faccenda ma.. si. Avete ragione a sospettare della Taiko Setsu. - cominciò, sospirando fuori quelle parole con difficoltà, quasi si vergognasse del silenzio che aveva continuato a mantenere per tutti quegli anni. Ma aveva motivo di farlo, un validissimo motivo. - Molte delle sparizioni di cui sicuramente siete a conoscenza hanno a che fare proprio con loro; mandano scagnozzi, sgherri di bassa lega, addestrati a compiere il proprio dovere o a perire nell'intento. - si schiarì la voce, portando entrambe le mani a congiungersi davanti al mento. - Ricerca, progresso.. questi i capisaldi della ditta, che nasconde in seno una serpe pericolosa. Sto parlando della sperimentazione umana, della ricerca di abilità particolari e su come poterle incarnare in un unico individuo ospite. Ho lavorato per tanto tempo li dentro, qui a Mepuru, senza sapere nulla di tutto questo ma.. quando conobbi i loro piani, alla nascita di Ren, rassegnai le dimissioni. - chiuse gli occhi, deglutendo ancora. Era davvero difficile parlare di quegli anni, ma le informazioni fluivano chiare e precise.

Conosci un tale Jiheishō Heiji? Ci hai lavorato assieme? - proruppe di punto in bianco Shin, serio come non mai, guardando negli occhi l'interlocutore con un fuoco in petto da metterlo in soggezione.

S-si.. era il mio superiore. Lavora ancora qui.. - rispose, ma non era difficile comprendere il perché della domanda di quell'uomo dalla zazzera brizzolata, tanto che soggiunse con calma.. - ..Reina Uchiha è sicuramente sotto la sua supervisione. - lo disse tornando con lo sguardo sul più giovane degli Uchiha, sul figlio della donna.

Mi dispiace ragazzo.. io.. non ho potuto fare nulla per tirarla fuori da li.. - una confessione, con sguardo contrito. - E' stata lei a farmi aprire gli occhi, lei a spronarmi ad andare via. Heiji-san stava portanto avanti delle ricerche sul suo sharingan.. diceva che attraverso lo sguardo potesse scavare nella memoria e voleva scoprirne ogni segreto.. ma era difficile capirne l'evoluzione su di un individuo adulto, così.. - deglutì, rintandosi nel silenzio. Non era difficile intuire cosa avesse potuto fare un bieco individuo come quello descritto, che aveva rapito sua madre per studiarla. Shin strinse i pugni, digrignando i denti rabbioso. Avevano intuito tutti, chi più chiaramente chi meno: quel maledetto aveva tentato di farla partorire per poter studiare un pargolo con sharingan in evoluzione.

Ogni suo tentativo è stato vano. - soggiunse dopo che la notizia fu in parte assorbita. - Ho assistito io stesso Reina-san, e per quanto possibile ho cercato di proteggerla.. ma sono anni che non lavoro più lì, non so cosa le abbiano- - non poté terminare la frase, che Shin esplose come una bomba ad olorogeria, alzandosi e scattando verso di lui, prendendolo per il colletto.

L'HAI LASCIATA LA DENTRO?! COSA DIAVOLO TI PASSA PER LA TESTA?! AVRESTI DOVUTO PORTARLA VIA! AVRESTI DOVUTO UCCIDERE QUEL FIGLIO DI-

SHIN, CALMATI! - intervenne rapido l'ANBU, staccandolo dalla vittima sbiancata in volto e trattenendolo mentre esplodeva nella sua rabbia.

H-Ho provato a portarla via, lo giuro, ho tentato! Ma non potevo portare via anche lei! Non potevo farlo! - era rimorso quello che sentivano uscire dalle labbra dell'uomo, che respirava affanosamente, con sguardo sofferente, incapace di guardarli negli occhi. - Vi prego, vi dirò tutto quello che volete, ma lasciate fuori Ren da questa storia! Non può andare alla Taiko Setsu, non deve essere visto da quei maledetti, vi scongiuro! - e gli occhi su puntarono su Kinji, speranzosi di trovare un appoggio dal più ragionevole. - Darò fondo a tutte le mie conoscenze per aiutarti a ritrovare tua madre, e spero vivamente che tu riesca nell'intento ragazzo.. ma ti prego.. TI PREGO.. non coinvolgere Ren! - supplicò, come se il coinvolgimento del ragazzo potesse essere pericoloso.

 
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view post Posted on 2/8/2017, 10:24     +1   -1
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Al sentire le parole riguardanti i possibili illeciti della Taiko Setsu, il padre di Ren non sembrò particolarmente turbato; era stato un dipendente e quindi era plausibile che lui per primo ne fosse stato coinvolto e si fosse riempito le tasche alle spalle di chissà quanti innocenti.
Esporre tutta la verità non poteva che avere due possibili epiloghi: o l'ex impiegato si sarebbe impietosito e avrebbe provato a fare ammenda per i peccati commessi tempo prima, oppure avrebbe conservato lo spirito omertoso e avrebbe rifiutato per timore di pagare a sua volta per ciò che aveva commesso.
Ad ogni modo, non fu altrettanto facile sentir nominare il nome della madre di Kinji e, per tutta risposta, deglutì sonoramente ripetendolo quasi sconvolto mentre continuava fissare il più giovane con occhi sgranati. Come il Jonin anche gli altri due shinobi avrebbero notato senza dubbio la reazione alquanto sospetta.


La conosce? Devo sapere di più ed incalzarlo adesso per battere il ferro finchè è caldo.

Calò un silenzio pesante tra le due parti e, sebbene la coppia di Uchiha si stesse trattenendo piuttosto bene, non sarebbe sicuramente durato a lungo il loro autocontrollo.
Anche Ren notò una certa tensione nell'aria e cercò di rendersi conto di come stesse il padre che era visibilmente scosso per la notizia; inutile ormai far finta di niente, dovevano sapere e Ren venne allontanato con la scusa di preparare il thè, ma non senza prima protestare per non poter ascoltare a sua volta cosa si sarebbero detti.
Un cenno dell'uomo ed i tre si accomodarono nel salone per poter conversare sulla Taiko Setsu e tutto ciò che sapeva riguardo il malaffare e Reina Uchiha con un velo di malinconia negli occhi da parte dell'interlocutore.
Quest'ultimo spiegò che avevano ragione a sospettare della azienda farmaceutica e che essa si serviva di soldati addestrati appositamente per procurare loro materiale su cui lavorare o morire nel tentativo. Si trovavano davanti a gente senza scrupoli che aveva coperto abilmente per anni i rapimenti di persone, feccia della peggior specie.
Kinji approfittò della piccola pausa per incitare con garbo a proseguire con le confessioni.


- Prosegua, per favore.

Il fine ultimo della ditta era dunque quello di sperimentare la capacità degli esseri umani di possedere più "capacità speciali", così erano state definite, in un unico individuo. Che cosa aveva a che fare questo con Reina? Forse l'ex impiegato intendeva kekkei genkai, solo così avrebbe avuto senso il coinvolgimento della donna e dei suoi occhi tanto ambiti al di fuori di Konoha. Comunque l'uomo affermò di essere stato all'oscuro per molto tempo sui veri scopi della Taiko e, dopo la nascita del figlio, si era dimesso.
Proruppe poi Shin, il quale chiese all'interlocutore se conoscesse un tale Jiheishō Heiji, un nome che ai due Anbu nella stanza non risultava affatto familiare, ma non per il padrone di casa: disse che era stato il suo superiore e che lavorava ancora nella divisione di Mepuru... e Reina era sotto la sua supervisione.
Se lavorava ancora li ed aveva il compito di sorvegliare la madre di Kinji, allora c'era ancora speranza di salvarla. Ma qualcosa non era ancora chiaro nel racconto dell'ex dipendente della ditta.


Perchè tutti questi anni di silenzio? Se solo avesse parlato prima con le autorità competenti, con Akane, a questo punto avremmo fatto passi avanti non indifferenti per poter salvare mia madre e tutte le persone innocenti la dentro. E sopratutto, perchè non ha fatto in modo di far fuggire la madre di Ren?

Lo sguardo dell'uomo e dell'eremita si incontrarono attratti magneticamente l'uno all'altro e rimasero così mentre il primo continuò a dare spiegazioni. Era rammaricato per non aver potuto salvare Reina, ma pare che fosse stata lei per prima a convincerlo ad andarsene da li. Parole piuttosto strane... ma quello non era che l'inizio.
Quel tale Heiji stava cercando di studiare lo Sharingan della donna, capace di leggere nella memoria delle persone, ma studiarlo su un individuo già adulto era ben più complicato.
L'uomo deglutì pesantemente per la seconda volta; non era facile confessare quali atrocità avesse compiuto la Taiko Setsu, ma loro dovevano sapere la verità per porre fine ai loro piani una volta per tutte. Shin e Kinji incassarono il colpo, intuendo cosa avesse potuto fare quel mostro pur di ottenere un soggetto da poter studiare meglio.


Come si può fare una cosa del genere!? Heiji... come hai osato, maledetto bastardo. Io ti troverò e te la farò pagare cara, carissima, lo giuro!

Gli occhi colmi di rabbia verso quel destino così tremendo e le mani strette in due pugni che non potevano far altro se non sfogare la frustrazione con quella stessa stretta.
Il padrone di casa quindi continuò affermando che ogni tentativo si era rivelato un fallimento, ma purtroppo erano ormai anni che non lavorava più li, quindi non poteva sapere cosa fosse accaduto nel frattempo. Purtroppo per lui, Shin non riuscì a contenersi altrettanto bene come il figlio e si lanciò letteralmente addosso a colui che avrebbe potuto fare qualcosa per lei anni prima.
Il Vermiglio vide il padre afferrare l'uomo per il colletto e vomitargli addosso tutte la rabbia che aveva covato negli anni passati a cercare la moglie, la madre dei suoi figli, e per un istante Kinji si sarebbe unito volentieri a lui con altrettanta veemenza; si alzò di scatto ma, quando Hakucho cercò di riportare Shin all'ordine, si rese conto che non poteva incolpare quel semplice impiegato per ciò che avevano fatto a sua madre.
L'odio degli Uchiha doveva incanalarsi sui veri responsabili della vicenda, non su chi eseguiva soltanto gli ordini e aveva per giunta mollato per il rimorso. Si avvicinò al padre poggiando una mano sulla spalla, tenendola ferma saldamente.


- Basta così papà. Non è lui il nostro nemico, e noi non abbiamo tempo da perdere ora più che mai.

Una volta scollato il furente Shin da colui che aveva aggredito, quest'ultimo cercò di giustificarsi affermando di aver provato a far uscire Reina da li, ma non poteva portare via anche lei ed implorò il trio (nello specifico Kinji, che sembrava il più ragionevole) di lasciare fuori da quella storia il piccolo Ren, informandoli che la Taiko non doveva assolutamente mettere occhio su di lui.
Le ultime affermazioni sollevarono ulteriori dubbi nell'Uchiha, il quale, una volta ripresa la calma, li formulò in attesa di risposta.


- Cosa intendi con "anche lei"? Quindi sei riuscito a far fuggire qualcun altro dalla struttura con successo? Come?
E poi la preoccupazione quasi maniacale che Ren si avvicini alla Taiko Setsu è alquanto strana... cosa lega Ren all'edificio oltre alla presenza di sua madre? Perchè dovrebbero essere interessati ad un ragazzino senza alcuna abilità particolare?


Una piccola pausa per poi riprendere.

- Non mi importa quali siano i rischi: io devo entrare li dentro in occultamento e tirerò fuori da li mia madre, costi quel che costi. Se vuoi davvero che Ren sia lasciato fuori da questa storia, comincia a dirci come possiamo infiltrarci e tutto ciò che sai sugli spazi interni. Corridoi, ale, stanze, password di sicurezza, dottori, pazienti... OGNI cosa, voglio sapere ogni cosa che può essere utile a muoverci una volta li. Se mi troverò davanti ad un ostacolo inaspettato, non mi farò problemi nel raderlo al suolo pur di riavere mia madre, è chiaro?

Parole che dimostravano la determinazione quasi cieca con cui l'Uchiha stava affrontando la situazione e, senza nemmeno rendersene conto, mentre parlava lo Sharingan si era manifestato rendendo il suo sguardo dapprima umano e sincero, ben più intimidatorio e sinistro.
Reina Uchiha era li, aveva sofferto abbastanza, ora la priorità del Vermiglio era salvarla a qualsiasi costo... e uccidere quel Heiji per ottenere la sua giusta vendetta.
 
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view post Posted on 6/8/2017, 21:47     +1   -1
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Trattenuto saldamente dalla presa dell'ANBU dalla lunga coda scura venata d'argento, per Shin non v'era molta possibilità di raggiungere nuovamente la vittima della sua collera improvvisa: per quanto anch'egli fosse ben addestrato nel corpo a corpo e avesse dimostrato di saper tener testa al compagno d'un tempo, non soltanto non si trovava nella posizione ideale e nella condizione mentale per contrastarlo con giudizio ma, oltretutto, Hakuchō era senza ombra di dubbio più abituato di lui a far sfoggio della forza fisica. Cercare di divincolarsi rabbiosamente fu soltanto una perdita di tempo e di energie preziose, ma fortunatamente il giovane Kinji - per quanto combattuto interiormente sul fomentare quella collera, parteciparvi pure - comprese le intenzioni del compagno di squadra; non aveva senso prendersela con quell'uomo, non era lui la causa delle loro sofferenze e di quelle della povera Reina. Sicuramente ascoltare le sue parole e credere alla sua versione dei fatti senza un minimo di dubbio era come buttarsi da un precipizio e sperare di cadere in piedi, ma quantomeno avevano una base su cui ricostruire i possibili avvenimenti e sfruttare l'occasione per conoscere il nemico e contrastarlo preventivamente. S'alzò sospirando dal suo posto, per poter stringere la spalla del padre che, a quel contatto deciso, comprensivo e non ostruttivo come quello dell'ANBU, s'arrestò sul posto, volgendo il capo verso di lui per ascoltare le sue parole. Aveva ragione, aveva dannatamente ragione; non potevano perdere altro tempo. Uno sbuffo, seguito da un cenno d'assenso. Cessò ogni tipo di resistenza e con essa Hakuchō allentò la presa sino ad estinguerla, mentre il Vermiglio approfittava del momento e del fatto che fosse eloquentemente stato interpellato dal loro ospite attraverso lo sguardo più che con le mere parole. Forse aveva fatto breccia con il suo modo di ragionare, col suo riuscire a mettersi in empatia.
Furono tante le domande che pose all'uomo, riallacciandosi al discorso appena fatto; questi l'ascoltò attentamente, deciso più che mai ad aiutare.. ma fu evidente come impallidì, realizzando cosa l'interlocutore voleva sapere: aveva sgranato gli occhi, deglutendo a vuoto prima di distogliere lo sguardo e prendere un momento per rimettere a posto quella miriade di pensieri scomposti che gli avevano attraversato la mente. Doveva farsi forza e rispondere però, perché assecondare quegli uomini avrebbe giovato a tutti loro, e così facendo aveva pure una possibilità di mettere al sicuro quella testa dura del figlio.


E'.. complicato ragazzo. - cercò anzitutto di prender tempo, riavviandosi la capigliatura prima di alzarsi, affacciarsi per controllare se il figlio fosse nei paraggi e sospirare pesantemente prima di girarsi nuovamente verso di loro. - Mi dispiace rincarare la dose, ma se questo è l'unico modo che ho per tenere quel ragazzo fuori da tutto questo, allora sono disposto a farlo; quindici anni fa ho fatto una promessa, e intendo mantenerla finché avrò vita, anche a costo di rischiare di essere ucciso da qualcuno di voi. - cominciò, abbassando la voce e avvicinandosi nuovamente, sempre guardingo, soprattutto nei confronti di Shin, e tendendo bene le orecchie per sentire se qualcuno si fosse fatto più presso. - Ho amato tua madre, ragazzo.. una donna meravigliosa, piena di virtù e coraggio. Avrei voluto tirarla fuori, ma ho dovuto fare una scelta: salvarla o salvare suo figlio. - tacque.

Parole piuttosto forti da digerire, dopo aver saputo cosa avevano fatto alla donna, ma adesso sapevano il perché tutti i tentativi del fantomatico Jiheishō Heiji erano andati in fumo; quell'uomo, sfruttando ogni conoscenza e dedito alla donna come pochi, aveva assecondato il suo desiderio di sacrificarsi per lasciare al figlio, pur partorito in quell'incubo che era diventato la sua vita, una speranza di vivere sereno, lontano da quei manigoldi.


Partorì due gemelli. - riprese, sospirando. - Uno dei piccoli morì subito dopo la nascita, l'altro, il più piccolo dei due, sopravvisse. Reina m'implorò di portarlo via, di lasciare la Taiko Setsu e di lasciarla li; avrebbe protetto meglio il piccolo, se fosse rimasta. Feci credere ai miei superiori che il parto fosse stato un disastro, e non menzionai fosse stato un parto gemellare. Nascosi il sopravvissuto e avvolsi il corpicino di quello deceduto in un telo, per mostrarlo a chi di dovere. - chiuse gli occhi, erano ricordi dolorosi e grevi. - Mi credettero, e riuscii a portare il piccolo lontano da sua madre e dalle grinfie di Heiji-san. Le promisi che l'avrei protetto a costo della mia vita, che l'avrei cresciuto lontano da tutto questo e che mai avrebbe saputo di lei. Fu lei a dargli il nome.. Ren..

Shin era sbalordito, confuso, collerico: guardava quell'uomo esterrefatto, schifato.. eppure comprendeva, cominciava a comprendere. Le azioni descritte corrispondevano al modus operandi della sua Reina, senza ombra di dubbio. Lei si sarebbe sacrificata, per i suoi figli. Persino Hakuchō adesso non sembrava tranquillo, dopo aver sentito quella storia pesante, tanto dolorosa per ambo le parti. Sospirò da dietro la maschera, abbassando il capo.

Capisci adesso? Capisci perché non dovete assolutamente coinvolgerlo? Sono disposto a venire con voi, a farvi strada per portarvi da Reina e salvarla, se ancora il tempo ce lo consente.. ma non dovete coinvolgere Ren. Non sappiamo se ha ereditato le abilità di sua madre, ma a loro non importerebbe poi molto: se scoprissero tutto sono sicuro che lo prenderebbero comunque, e soltanto i Kami sanno cosa gli farebbero. E' in gravissimo pericolo. - supplicò ancora una volta, sperando che questa volta avessero compreso sul serio la gravità della situazione. Kinji però rincarò la dose con determinazione, mal celando una certa collera repressa; se avesse incontrato anche solo un ostacolo sul suo cammino, non avrebbe esitato a distruggerlo pur di raggiungere sua madre. - Non vi serve sapere com'è la struttura; non troverete molto setacciandola. Vi interessa arrivare ai piani interrati, ma gli accessi sono protetti da codici e sicuramente ci saranno dei sistemi di sorveglianza. A meno che non li abbiano cambiati, conosco quelli che servono. - affermò con convinzione. - I corridoi sono lineari, e molti dipendenti vi lavorano; dovrete trovare un modo per passare inosservati ed eludere la sicurezza. Dovrete andare dritti, imboccare il corridoio di destra, poi dritti per altre due traverse e a sinistra. Troverete un ascensore con codice di sicurezza, che vi porterà ai piani interrati; dovrete andare al secondo. Una volta lì, troverete delle celle nell'ala ovest, laboratori in quella est. - sciorinò senza mezzi termini, quasi senza prendere fiato, per dare loro tutte le informazioni di cui disponeva. Stava per aprire di nuovo bocca, dopo aver ripreso fiato, ma Hakuchō lo bloccò sul nascere con un gesto eloquente.

Sta arrivando il ragazzino. - sentenziò, abbassando poi la mano che aveva attirato l'attenzione di loro tutti. Pochi istanti dopo, ecco spuntare Ren con un vassoio bello ampio in mano, con sopra tazze, zucchero, cucchiaini e thè.

Eccolo. - disse sempre imbronciato, poggiando il vassoio sul tavolino basso e cominciando a versare poi il contenuto fumante nelle tazze, prima di porgerle agli ospiti.

Arigatou Ren. - disse l'uomo, per cercare di ricompensare il figlio per aver assecondato il suo capriccio. Prese la tazza fra le mani, ma prima di portarla alle labbra, parlò nuovamente. - Allora, siamo d'accordo? Avete altro da chiedere? - era chiaro si riferisse al non coinvolgere il ragazzo dalla zazzera spruzzata di rosso, ignaro di ogni cosa ma determinato a fare di testa sua.

Si scambiarono uno sguardo, quei tre strambi ospiti. Cosa fare? C'era altro da sapere? Le informazioni bastavano? Avrebbero portato l'ex dipendente con loro? Avrebbero lasciato fuori Ren? O entrambi? Spettava a loro decidere del destino di tutti loro.

 
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view post Posted on 7/8/2017, 11:11     +1   -1
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Le successive rivelazioni dell'uomo non furono molto semplici da digerire per il ragazzo: aveva deciso di dire agli shinobi tutta la verità senza omettere nessun dettaglio pur di riuscire a tenere fuori dall'operazione il figlio e nel farlo non si era preoccupato troppo delle reazioni suscitate.
Pareva infatti che l'uomo dalla lunga chioma corvina avesse provato un sentimento ben più profondo della stima verso Reina e, proprio in virtù di questo, aveva garantito la sicurezza di suo figlio...si, il figlio di Reina.
Kinji sgranò gli occhi istintivamente al sentire quelle parole e persino respirare cominciò a diventare faticoso per via della sgradevole sensazione di ciò che avevano fatto alla madre; aveva deciso di sacrificarsi e rimanere in quel pezzo di inferno solo per garantire un futuro migliore al figlio, lontano da tutto ciò che Heiji volesse sperimentare su di lui.
In realtà la donna partorì due gemelli, ma uno dei due non sopravvisse alla nascita e così l'ex dipendente della Taiko Setsu ne approfittò per occultare il secondo bambino e portarlo via da li, sancendo l'insuccesso dell'operazione e dimettendosi. Il sospetto che quel bambino fosse molto più vicino di quanto pensassero aveva sfiorato spesso la mente dell'Uchiha, ma con le successive parole del padrone di casa, ogni dubbio venne frugato: si trattava di Ren.
Kinji abbassò lo sguardo, cercando contatto visivo con un oggetto invisibile davanti a se; non era facile riuscire a mantenere la calma dopo tutto ciò che era stato rivelato, dopo tutte le novità che da poche ore a quella parte stavano sconvolgendo la sua vita.
Prima il ritrovamento di un padre creduto morto da tempo, poi la prigionia della madre per tutti gli anni in cui credeva di averla persa e, per chiudere in bellezza, un fratellastro di cui ignorava l'esistenza... e in tutto questo vi era sempre la missione alla quale era stato assegnato e che doveva portare a termine inizialmente sotto la maschera di porcellana.
Aveva visto giusto Hakucho nel consigliargli di toglierla, ma sicuramente nemmeno lui si sarebbe mai immaginato di trovarsi davanti ad una simile situazione: aveva fatto la scelta giusta senza ogni dubbio. L'operazione in quanto Anbu sarebbe stata compromessa nel momento stesso in cui avesse messo piede in quella casa per via delle successive informazioni.
Il Vermiglio rimase in silenzio a realizzare tutto ciò che l'ex dipendente aveva riferito, lanciando ogni tanto delle sporadiche occhiate al padre che si era già dimostrato poco avvezzo a trattenersi quando si trattava della sua amata. Voleva piangere, voleva sfogarsi ora più che mai per ciò che il destino aveva riservato a sua madre e farla pagare a chi aveva osato giocare crudelmente con lei e i suoi cari privandoli della sua amorevole presenza, ma fortunatamente l'orgoglio di Kinji non gli permise di farlo. Doveva trovare il modo di far uscire la madre dalla filiale della Taiko e quella sarebbe stata l'unica ragione che l'avrebbe spinto ad avere successo.
Persino il freddo Hakucho sembrò essere afflitto da una certa inquietudine dopo aver sentito gli ultimi particolari della triste storia, ma ciò non gli impedì di cercare di razionalizzare la cosa.


Ecco perchè l'ha lasciata li... se avesse portato via entrambi, forse non sarebbe riuscito a salvare nessuno dei due, compromettendo ulteriormente la precaria posizione del piccolo. Fa male, fa tanto male, ma non posso permettermi di disperarmi come quando anni fa mi informarono che i miei genitori erano morti: ho già pianto tutte le lacrime di cui disponeva allora, adesso sono un uomo e devo comportarmi come tale agendo.

Dopo aver preso un pochino di coraggio per chiedere altre informazioni, l'uomo avvisò della presenza di codici di sicurezza ai piani interrati e di alcuni sistemi di sicurezza preventivi per tenere alla larga i curiosi. Certo era passato del tempo da quando l'interlocutore aveva dato le dimissioni, ma se non si fossero premurati di cambiarli, lui sapeva come aggirarli: un vantaggio non indifferente se avessero deciso di portarlo con loro.
All'interno dei laboratori i corridoi erano piuttosto lineari e molti dipendenti lavoravano nella struttura, quindi avrebbero dovuto trovare il modo di aggirarli, descrivendo poi nel dettaglio il percorso da fare per raggiungere Reina nei piani sotterranei.
Kinji fece appella a tutta l'attenzione che era capace di focalizzare per imparare a memoria il percoso prima che, inevitabilmente, Hakucho segnalò l'imminente arrivo di Ren con in mano un vassoio con tazzine, caraffa di thè e zucchero. Si sedettero nuovamente.
Non riusciva a vederlo negli occhi, a posare lo sguardo su alcuni dettagli che adesso trovava fin troppo familiari e simili a quelli del fratello minore Hayato. Sapeva che l'unica colpa del ragazzo era essere nato dalla madre sbagliata, ma nonostante fosse ben conscio di questo, non riusciva a reggere il peso della verità, cercando di tenerla il più lontano possibile da cuore e mente in fermento.
Una volta che il più piccolo lasciò sul tavolino del salone il prezioso thè, il padre lo ringraziò e chiese agli shinobi se erano d'accordo, facendo riferimento all'offerta di lasciare Ren in disparte in cambio dell'aiuto del padre adottivo.


Senza dubbio avere dalla nostra parte un ex dipendente della Taiko Setsu sarebbe un gran bel vantaggio, ma rischiamo che qualcuno lo riconosca e possa insospettirsi. D'altro canto Ren è più piccolo, anonimo nell'intera struttura ma non saprebbe condurci da Reina in nessun modo... è per questo che ci ha portati qui. E poi... lasciandolo indietro faremmo anche il volere della mamma... Kami, perchè dovevate farmi trovare in una situazione del genere?

Kinji si alzò nuovamente dalla poltrona senza consultarsi con gli altri due, cosa assai sbagliata dal punto di vista strategico, ma era convinto di essere nel giusto e difficilmente avrebbe cambiato idea.

- Abbiamo un accordo. Verrà con noi e ci aiuterà con la sua conoscenza del posto. Ren, purtroppo non emerse delle... criticità che non ci consentono più di portarti con noi. Ti prego di essere comprensivo e avere fiducia nella nostra risolutezza...

Disse senza guardarlo negli occhi; non ce la faceva proprio a far finta di nulla: quel ragazzo dalla chioma con sfumature rossastre era pur sempre suo fratello. Sapeva che non avrebbe ceduto facilmente il ragazzino, ma non sarebbe assolutamente tornato indietro sui suoi passi e, sicuro che avesse cercato di seguirli in qualche modo una volta allontanati dall'abitazione, Kinji gli fece perdere i sensi preventivamente con un colpo alla nuca, posandolo delicatamente sul divano.

- Mi spiace, ma è meglio essere sicuri che non provi a fare qualcosa di stupido... la nostra operazione sarà fin troppo delicata per lasciare un margine d'errore.

Si rivolse al padre adottivo, per tranquillizzarlo sullo stato di Ren ora addormentato comodamente.

- Entreremo dalla porta principale io e la nostra guida. Subito dopo papà sopraggiungerà e chiuderà la porta alle sue spalle per permettermi di far addormentare tutti coloro che ci separano tra l'ingresso e l'ascensore.
Superato questo primo ostacolo, aprirà nuovamente le porte per permettere ad Hakucho di seguirci per poi richiudere il tutto e lasciarci tranquilli. Andremo così all'ascensore senza preoccuparci del fatto che qualcuno ci noti e una volta li, starà a lei farci proseguire con i codici d'accesso... solo ora mi rendo conto che lei non sa nulla di noi.
Io mi chiamo Kinji, Kinji Uchiha. Questo è mio padre Shin e può riferirsi all'Anbu come "Hakucho". Per facilitare le comunicazioni sarebbe bene che anche lei ci dica il suo nome. Spero che sia tutto chiaro... se avete obbiezioni è questo il momento per farle, altrimenti lasciamo perdere il thè e muoviamoci.


Determinato e risoluto, questo era il Kinji Uchiha che aveva forgiato il Sandaime Hokage, colui che avrebbe salvato sua madre e fatto conoscere al mondo le atrocità commesse dalla Taiko Setsu. Forse stava diventando più simile a sua madre di quanto non volesse ammettere, e questo Shin lo avrebbe sicuramente notato.
 
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