Nel nome di Kyōfu - La transazione, Fuyuki Hyuga - Sessione Autogestita #3

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view post Posted on 13/4/2017, 18:39     +1   -1
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Non era strano, né inaspettato, assistere al continuo movimento di persone tra le strade del villaggio, toccato dal caldo e splendente abbraccio del sole mattutino. La vita procedeva senza intoppi, grazie alla protezione offerta dagli shinobi i bambini erano liberi di giocare per le vie e i mercanti di condurre al meglio i loro affari. Tuttavia si sa, niente viene concesso senza un costo e quella calma era frutto del sudore dei ninja, degli sforzi continui di chi, sfoggiando il proprio coprifronte, combatteva in prima linea per garantire serenità e prosperità alla Foglia. Vi era però anche chi, al contrario, viveva costantemente tra le ombre, sporcandosi ancora più le mani per impedire che ciò che era stato duramente costruito crollasse miseramente come un castello di carte. Tra questi vi era Fuyuki Hyuga, shinobi devoto e ammirato da molti, ma che al tempo stesso operava all'oscuro di tutti, protetto da un nome che portava con sé una fama assai triste. Kyōfu. Non un grado, non il nome in codice che gli era stato assegnato, ma un soprannome che aveva guadagnato a causa della mancanza di pietà nei confronti di chi era finito fra le sue grinfie. Nukenin, soldati nemici, talpe, guidato dalla saggezza e dalla perizia del suo mentore, Taki, il giovane si era presto distinto tra i colleghi della squadra speciale, divenendo temuto persino tra loro. Nessuno fino a quel momento era stato in grado di mantenere un segreto a lungo, in sua presenza, fatta eccezione per un'unica persona.

Sanzu. Da quando quel verme era stato catturato dal suo team, nel cuore della città di Kitawashi, a lungo i torturatori della squadra ANBU avevano tentato di estorcere dalla sua bocca i dettagli della transazione che avrebbe dovuto condurre per portare a compimento il suo colpo di stato ai danni di Konoha. Anche Fuyuki e Taki, pur avendo preso parte alla missione che aveva portato alla sua cattura, erano stati coinvolti nella faccenda. Nel loro campo erano i migliori, questo era tacitamente risaputo, ma nonostante ciò il nukenin continuava ad opporsi ad ogni loro tentativo di farlo confessare. Per interi mesi avevano provato di tutto, spaziando dalla banale fustigazione, allo sfiguramento, fino ad arrivare persino alla mutilazione delle unghie. Malgrado i loro sforzi, tutto si era sfortunatamente rivelato inutile.

I vertici tuttavia si erano mostrati abbastanza chiari in merito. Lasciare che il silenzio perdurasse era fuori discussione; più il tempo passava, più il timore che il piano di Sanzu venisse comunque portato a compimento si faceva concreto. Anche Daisuke Yamanaka, uno dei componenti del team dello Hyuga, era stato quindi impiegato nel disperato tentativo di ottenere le informazioni tanto ambite. Ciò nonostante, il criminale si era rivelato resistente persino alla sua lettura della mente; arrivati a quel punto, nessuno escludeva la possibilità che la sua memoria fosse stata protetta da qualche tecnica e ciò aveva messo tutti di fronte ad un'amara realtà. La confessione andava necessariamente estirpata con la forza e se i metodi usati fino a quel momento si erano rivelati un fallimento, l'unica strada rimasta era solo una: avrebbero dovuto mostrare ancora meno pietà, spingendosi oltre il limite che fino ad ora li aveva bloccati, a causa del terrore di provocare la morte dell'unica fonte di informazioni di cui disponevano.

Il sudore non rigava soltanto il viso del nukenin, i cui occhi scavati erano un chiaro segno di spossatezza, ma persino quello dei suoi aguzzini. Fuyuki in particolare sembrava esausto, sebbene la sua smorfia frustrata fosse nascosta dalla maschera di porcellana che indossava. Eppure, quei tratti felini privi di espressività non erano sufficienti per nascondere la stanchezza alle iridi nere come la pece di un uomo così esperto e navigato. Ormai da due giorni il criminale si trovava con le mani legate, seduto su di cavalletto d'acciaio la cui sommità, estremamente affilata, lacerava senza alcuna pietà l'area perineale; il dolore era immane, tanto acuto da far impallidire il torturato, ma la vera agonia era costituita dall'assenza di sonno. In quelle condizioni, del resto, addormentarsi era pressoché impossibile e dopo più di cinquanta ore di veglia Sanzu era ormai ridotto allo stremo. Il sangue colava sul quello strumento infernale, lento ed inesorabile; l'obiettivo era di sottoporre l'inquisito ad un dolore graduale, ma tremendamente costante. Eppure, l'uomo continuava ad essere irremovibile nel suo desiderio di tacere le informazioni di cui la Foglia aveva necessariamente bisogno.

- Siete ostinati, vedo... - commentò con fatica, dando vita a quelle parole con un fil di voce.

- Mai quanto te. Ma sai qual è la differenza?

Impassibile, il sedicenne si accostò al malcapitato, stringendo fra le mani un pugnale. Le sue intenzioni non furono chiare finché la punta della lama non andò a sfiorare le unghie dell'uomo, le quali faticavano ancora a ricrescere. Le sue ferite erano state pulite con perizia, affinché il tessuto cicatriziale venisse rimosso e sostituito costantemente da carne viva... e, ovviamente, più sensibile al dolore. Facendo sfoggio d'una crudeltà tutt'altro che umana, lo Hyuga iniziò a conficcare l'arma all'interno della ferita sul pollice, senza permettere che le urla lancinanti della vittima lo turbassero minimamente. Era sì esausto, ma a differenza di chi aveva di fronte aveva avuto il lusso di riposare, così da rimanere lucido e perfettamente capace di condurre l'interrogatorio a compimento, come una nave guidata fino ad un porto sicuro durante un'amara tempesta.

- Noi non abbiamo nulla da perdere, caro Sanzu.

Parole che, pesanti e tremende, risuonavano tra le mura di quella piccola stanza avvolta nella penombra come una sentenza. L'ambiente era già saturo di tensione e, inoltre, l'olezzo di sangue, urine ed escrementi di certo non aiutava a rendere la situazione più piacevole. Lo shinobi si fermò per qualche secondo, concedendo al nukenin un po' di tregua nella speranza che scegliesse saggiamente cosa rispondere.

- Invece ti sbagli, Kyōfu... io vi servo, non potete farmi nulla. - ribatté così, mostrandosi altezzoso persino in una situazione così delicata.

Fu questione di un secondo. La lama si staccò dall'unghia, poi si caricò del chakra del raiton ed infine si conficcò rapida sul punto di congiunzione tra le due mani, di fatto incastrandole sul cavalletto di metallo. Ancora una volta le grida di Sanzu si levarono in alto, ma da parte del suo aguzzino, in quel caso, non avrebbe trovato né frustrazione, né rabbia. La punizione che gli aveva inflitto era dovuta semplicemente ad un nesso di causa ed effetto, nulla di più.

- Te lo chiederò un'ultima volta. - avvisò con calma, lasciando la presa sull'elsa dell'arma per tornare esattamente di fronte all'inquisito. - Chi è la talpa che ha concluso la transazione con Usui?

- Tua madre.

Sentire quelle parole fece riaprire una ferita che, con fatica, stava cercando di richiudersi. Tuttavia, vestendosi d'una calma almeno apparente, Fuyuki si convinse a non permettere che le emozioni prendessero il sopravvento.
Sfruttando la sua conoscenza sulla cinesica e la psicologia, durante quei mesi era stato in grado di delineare un profilo abbastanza dettagliato su Sanzu. Tra i vari dettagli però alcuni in particolare emergevano, spiccando sugli altri: arroganza ed una fin troppo ostentata sicurezza di sé. Era palese che uno come lui fosse certo dei propri mezzi e fiducioso della propria posizione, come del resto aveva dimostrato anche in quell'ultimo scambio di battute. A quel punto, il suo compito sarebbe stato solo uno, quello di distruggere la sua unica certezza.
"Ci servi, certo, ma sono stufo di permettere che questo sia un ostacolo per noi stessi." pensò tra sé, voltandosi verso Taki, rimasto fino ad allora ad osservare in silenzio lo svolgimento dell'interrogatorio.

- Chiama Shi. - disse, con voce quasi atona.

- Ne sei sicuro, Raion? - chiese lui di rimando, facendo intuire al malcapitato di essere a conoscenza di ciò che il giovane aveva in mente.

- Assolutamente.

Shi, beh, era semplicemente il medico che apparteneva alla squadra d'inquisizione degli ANBU di Konoha. Il significato del suo nome, morte, giocava sulla crudeltà del suo ruolo: impedire con ogni mezzo che la vittima ci lasciasse le penne, risultato che l'avrebbe liberata dalle catene della sofferenza, di fatto rappresentando un desiderio esaudito, anziché una punizione esemplare. L'uomo giunse in fretta, ben nascosto nella sua lunga veste nera e dietro una maschera scura da volatile, il cui becco ben allungato era tutt'altro che rassicurante. Senza perdere tempo questo adagiò sul pavimento una valigetta, mentre Fuyuki tornava a rivolgersi all'uomo dalla chioma scura.

- Arrivati a questo punto, non ci sei più utile. Il tuo silenzio era prevedibile, Sanzu... abbiamo già iniziato a percorrere vie alternative per ottenere ciò che desideriamo, tanto vale farla finita. - iniziò il giovane, mentendo spudoratamente.

- Cos.. che cazzo significa?! - colto alla sprovvista, il nukenin reagì in maniera spropositata, mostrando per la prima volta un cenno di debolezza.

"Bingo."
Ormai deciso ad andare sino in fondo, convito di aver fatto sì che il nemico mostrasse il fianco scoperto, lo Hyuga prese in consegna da Shi una vecchia sega, dai denti sì arrugginiti, ma ancora capaci di dilaniare la carne, se impiegati con la dovuta forza. Entrambi quindi si posizionarono dietro l'inquisito; il fatto che questo non potesse vedere cosa lo attendeva avrebbe sicuramente contribuito ad alimentare il suo terrore, esattamente come Taki gli aveva insegnato. Sanzu iniziò subito a sudare freddo, ma ben presto l'ansia si sarebbe trasformata in vero e proprio panico. Senza mostrare pietà, la sega, sorretta dalle mani precise e solerti dell'ANBU, affondò nella carne, in prossimità della spalla sinistra. La chiara intenzione era quella di amputare l'intero braccio, ma in assenza di collaborazione Fuyuki era ormai disposto a fare ben peggio. Il medico invece iniziò a far fluire il proprio chakra sul punto d'incisione, così da contenere l'emorragia ed impedire al tempo stesso che quel verme perdesse i sensi. Come se ciò non fosse stato sufficiente, al dolore indicibile si aggiunse presto il tormento psicologico.

- Sarà divertente vederti mangiare i tuoi stessi arti. In fin dei conti, da morto, non ti serviranno più a nulla.

Ogni parola era ponderata, persino più dei movimenti lenti ed inesorabili del tetro strumento di morte. Certo di aver toccato i tasti giusti, infine lo Hyuga ebbe la soddisfazione di vedere il nemico cedere in poco tempo.

- BASTA!

Di fronte ad una simile mutilazione ed esecuzione, persino un'animo tenace come quello di Sanzu fu costretto a gettare la spugna. Al segnale di resa lo shinobi si fermo immediatamente, valutando subito dopo i danni effettuati. Il taglio non aveva superato i tre centimetri, anzi aveva solo appena sfiorato l'omero; ciò dava dimostrazione allo stesso Hyuga di aver valutato il nukenin con precisione, di fatto scoprendo con incredibile perizia quali fossero i suoi punti deboli. La realtà tuttavia era un'altra: lo aveva ormai intuito da tempo, ma solo in quel momento si era deciso ad oltrepassare il limite che, in precedenza, il buon senso aveva tracciato dinanzi ai suoi occhi perlacei. Adesso era finita.

- Vi.. dirò tutto.. - aggiunse infine il criminale, sancendo di fatto la sua sconfitta.

Quel che venne in seguito, beh, è assai facile da immaginare. La confessione di Sanzu fu puntuale e dettagliata, anche se continuò ad essere necessario stimolarlo per ottenere quante più informazioni precise possibili. Una volta fatto il nome della talpa che ancora rimaneva innestata nel ventre della Foglia, esattamente come un cancro, la sua cattura venne eseguita in maniera esemplare. La sua esecuzione venne pattuita per alcuni giorni più tardi, mentre al suo complice fu concessa una pena minore. Ergastolo con restrizioni assai limitanti, un premio per ripagarlo di aver collaborato, seppur mostrando non poca resistenza, a stanare tutti coloro i quali avevano preso parte al progetto di soverchiare le autorità del villaggio.
Qualche anno più tardi sia Fuyuki che la Foglia avrebbero rimpianto quella decisione, di averlo lasciato in vita. Ma questa, ovviamente, è un'altra storia.

 
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Rainbow Man
view post Posted on 14/4/2017, 15:14     +1   -1




VALUTAZIONE



La tortura aveva il suo effetto e l'ho apprezzata ancora di più con la musica di Saw. Non pensavo che Fuyuki potesse essere così "cattivo" o almeno che facesse anche questi lavori così sporchi. Very good! Unico accorgimento è che non si tratta di un vero e proprio allenamento, ma ho controllato anche degli episodi passati e ho notato che la cosa non crea alcun problema quando si tratta di torture.

Ricompensa:
1000 punti exp.
 
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1 replies since 13/4/2017, 18:39   199 views
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