覚醒 Kakusei: Risveglio, [Fase 1 e 2]

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NGDR - 10° Anniversario
view post Posted on 9/5/2017, 14:29 by: NGDR - 10° Anniversario







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Evento


覚醒 Kakusei: Risveglio







Fu uno scontro al limite dell'umano. Satoshi, Hajime e il loro collega sopravvissuto, Samehiko, si appiattirono contro la parete mentre le due fazioni si combattevano all'ultimo sangue.
Sangue che venne versato, da una parte e dall'altra. Il primo a cadere fu uno degli incappucciati, ma poi toccò a una donna del gruppo avverso. Come gli altri, indossava abiti aderenti, blu notte, con rinforzi in acciaio su braccia, busto e cosce che però non l'avevano salvata. L'unica differenza che poteva avere con gli altri, che come lei avevano il viso coperto e un cappuccio stretto calato sul capo, erano le due spade corte, di uno strano materiale traslucido che sembrava vetro, e un medaglione rotondo con diverse pietre incastonate che le pendeva dal collo.
Il medaglione si inzuppò del suo sangue quando l'incappucciato estrasse la sua katana dalla gola della donna, e per un istante il gruppo dei mascherati fu attraversato dallo stesso, drammatico senso di perdita. Quella donna era importante.
Chi l'aveva uccisa però pagò a sua volta con la vita, quando un sottilissimo pugnale gli si piantò al centro della fronte, facendo scivolare il cappuccio e mostrando un volto d'uomo sulla quarantina, quasi calvo, con due marchi rosso-arancio che gli attraversavano gli occhi e le guance in verticale, come pitture tribali antiche. A quei segni si affiancarono i rivoli di sangue, poi la vita lasciò i suoi occhi scuri e cadde a terra.

In palese inferiorità numerica, gli incappucciati si raggrupparono e indietreggiarono, mentre i loro nemici cercavano di incalzarli. Prima che potessero finirli, però, il più basso di loro si tirò su una manica rivelando un braccio sottile e rugoso, coperto di sigilli. Ne attivò uno, si morse la mano, e si accucciò a terra di scatto. Il sigillo si espanse includendo i suoi compagni, e vennero avvolti tutti da una luce azzurrina che balenò nella cripta oscura, accecando tutti per un istante. Quello successivo, gli incappucciati erano spariti.

«Maledizione! Maledizione!»

Le imprecazioni più forti erano quelle di un ragazzo, a giudicare dalla voce e dal fisico, ma presto i suoi compagni vi fecero eco. Si raccolsero attorno al corpo della donna caduta, e chinarono le teste in segno di lutto e rispetto.
In quel momento, Satoshi ritrovò la forza per parlare, e si rese conto di aver quasi trattenuto il fiato per tutto quel tempo, oltre ad aver continuato a premere la mano sul petto di Hajime che, poveretto, iniziava ad andare in affanno.
Si sistemò gli occhiali sul naso, si schiarì la voce, cercò di parlare ma il ragazzo fu più veloce di lui.

«Voi siete gli studiosi che hanno svelato questa cripta, vero?»

Rendendosi conto che la voce ancora non gli era del tutto tornata, Satoshi annuì.

«Non avreste dovuto liberare la strada al Kyo Dan. Avete la più pallida idea di cosa avete fatto?»
Il mascherato si passò una mano sulla faccia, sospirando per calmarsi. Quel gesto fece aggrottare la fronte ad Hajime; dove lo aveva già visto?
«No, certo che no. Pensavate di trovare delle rovine, vero? Qualche reperto... Incisioni, statue... E invece...»
Rise, una risata amara, stanca. Aveva gli occhi di una persona giovane, ma con il peso di chi ha vissuto molti più anni.

«Invece complimenti, avete contribuito a risvegliare le Bestie Codate!»

I tre studiosi sentirono, in sincronia, i loro cuori fare un tuffo verso l'abisso.

«Co-COSA?»
«N-non è possibile... I Bijuu? Quindi questo sigillo...»
«Esatto, era ciò che li teneva imprigionati. E invece, per colpa di quei pazzi scriteriati, tutto il mondo ne soffrirà!»
li interruppe il ragazzo, aprendo le braccia con un gesto esasperato. Ma sospirò, e di nuovo si passò le mani sulla faccia recuperando il controllo.
«Perdonatemi... Mi sono lasciato prendere dalla collera. La nostra Guida è appena morta e... Il Kyo Dan è riuscito nel suo intento. Dopo tutti questi anni, ce l'hanno fatta... Tutti i nostri sforzi sono stati inutili.»

A quel punto, Satoshi era stufo di non capire. Non era abituato a farlo, e in quel momento più che mai non voleva sentirsi tagliato fuori da quella storia... Dato che, a quanto pareva, la loro innocente ricerca archeologica aveva messo in moto qualcosa di immensamente più grande di tutti loro.
Le Bestie Codate... Le conosceva bene. Demoni, nove in tutto, dalla potenza inenarrabile che moltissimo tempo prima erano stati sopraffatti e sigillati, affinché smettessero di portare distruzione al mondo intero. Si erano perse le informazioni su come sigillarli, proprio perché nessuno avrebbe dovuto tentare di rompere il sigillo che li teneva prigionieri. Peccato che questo misterioso Kyo Dan avesse altro in mente... E decise di partire da loro, per chiedere al ragazzo cosa stesse succedendo.

«Senti... Noi non volevamo fare niente di male. Non abbiamo idea di chi siate voi... O chi sia questo Kyo Dan. Ma se vorrai spiegarci, faremo del nostro meglio per rimettere tutto a posto.» Si voltò verso suo figlio e il suo collega, che malgrado un'iniziale esitazione annuirono in sincro. Hajime continuava a fissare il ragazzo mascherato, senza dire niente.
«La nostra esperienza potrebbe tornarvi utile. Ormai siamo coinvolti... E abbiamo contribuito a qualcosa di terribile. Non potete dirci di farci da parte come se nulla fosse successo» aggiunse, usando sempre un tono calmo, controllato, ma in cui infuse tutta la sua determinazione. Il ragazzo esitò qualche istante, poi si voltò verso i suoi compagni. Due di loro stavano ricomponendo i morti, gli altri due esaminavano il punto dove il rituale si era compiuto, e il sangue del povero Heiji ancora macchiava il terreno.
Un lungo sospiro, poi voltò loro le spalle e iniziò a parlare.

«Vi è stato un tempo in cui il volere degli elementi era manifesto, in cui la terra su cui oggi proliferiamo faceva da teatro ad uno scontro costante e spietato, capace di tramutare in un istante la foresta in deserto, la montagna in valle. Così come oggi l'uomo reclama dominio sul continente, le sue lotte incuranti del più piccolo tra gli animali, così in quel tempo le forze primordiali non avevano riserbo alcuno per la vita sotto di esse. Spiriti, demoni, dèi... miti e leggende ne hanno offuscato la memoria popolare, ovunque schiava del tempo e del luogo, ma su un punto vi è totale concordia: quando uomo e Bijuu si incontrarono, il primo pagò al secondo il tributo che la lepre paga al falco.»

Sembrava un libro stampato; forse aveva imparato a memoria un testo, o più probabilmente era bravo a raccontare. Nella sala scese il silenzio, e tutti ascoltarono le sue parole.

«Duemilacinquecento anni fa i nostri progenitori arrivarono in queste terre... E sfidarono le ostilità della natura, delle intemperie, riuscendo, generazione dopo generazione, ad arrivare fino all'entroterra. Se ancora c'era chi sperava in una terra promessa, presto dovette ricredersi: gli elementi che li avevano tormentati per tutto il tragitto prendevano qui forma e sostanza, apparendo in corpi mostruosi e giganteschi, animati da una furia incontrollata e senza posa. Non la fame li spingeva, né la stanchezza li arrestava, ed immediatamente ai nostri avi non rimase che vivere come roditori, nascondendosi alla luce del sole o continuando a vagabondare di rifugio in rifugio.
Così passarono molti anni, impossibile dire quanti, e generazione dopo generazione la discendenza di chi era rimasto non rimase con altre prospettive che le proprie, altra esistenza se non sopravvivenza, altra forza che non i demoni. Cessato l'anelito ad un nuovo mondo, uomini e donne iniziarono necessariamente a proliferare nell'unico che conoscessero.
A tale periodo risalgono i primi idoli, le prime iscrizioni. Le genti del mio tempo hanno dimenticato, e perciò interpretano, speculano, ipotizzano su cosa le figure rappresentino, le pitture tentino di comunicare... Ma la risposta è semplice: lasciati senza altro astro che quello terribile, implacabile delle bestie, i nostri avi iniziarono ad adorarle come forze della natura.»


Satoshi annuì, lentamente. Quella era storia conosciuta, seppur non così diffusa, ma
li studiosi di un certo calibro lo sapevano tutti. Le fonti di quell'epoca erano poche e oscure, ma tutte confermavano che l'umanità viveva nel terrore atavico delle forze primordiali rappresentate dalle Bestie Codate.

«Da principio un culto del focolare, quello del Kyo Dan, crebbe tanto nel seguito quanto nella forma, sviluppando una propria dottrina ed un proprio clero. Non ci volle molto prima che gli accoliti incominciassero ad eliminare chiunque non si prostrasse ai demoni... Che naturalmente non avevano alcun interesse ad essere adorati, né potevano apprezzare sacrifici, ma nell'ignoranza generale l'idea che il culto avesse una qualche tipo di connessione con le creature divenne presto nozione assodata. Già duemilatrecento anni fa nessuno avrebbe osato metterne in dubbio le verità, specialmente in un momento in cui le comunità andavano espandendosi ed il bisogno di una guida si faceva più forte.
Ma questa univocità non era destinata a durare; più la popolazione cresceva, più si sentiva in trappola... E più spazio vitale era necessario, più fame e miseria forzavano famiglie intere ad abbandonare le comunità. Le stesse ragioni che tre secoli prima avevano spinto i coloni nell'entroterra, ora li forzavano a viaggiare ancora... A soffrire ancora. Un numero impressionante di conflitti si accese tra esuli e religiosi, il conto delle vittime reso ancor più intollerabile dalla presenza dei demoni, e non passò molto prima che una seconda voce prese a levarsi contro quella del Kyo Dan. Nato e cresciuto in esilio, l'ordine dei miei predecessori si mosse inizialmente per un semplice desiderio di sopravvivenza, di opposizione al culto dominante e ai demoni che rappresentava, e per tale ragione non ebbe mai né un'univoca denominazione né un complesso sistema di regole. Le stesse direttive, per beneficio di segretezza ed economicità, furono sempre tramandate oralmente... E per larga parte, tranne alcune necessarie trascrizioni, tale è rimasto l'approccio al giorno d'oggi. Noti semplicemente come Taisei, l'Ordine, i miei predecessori si riferivano l'uno all'altro come Higosha, Guardiano, ma ad animarli non era altro che il disprezzo per le bestie e per i propri fratelli. Gli Higosha raccolsero attorno a loro le comunità nomadi che non avrebbero trovato rifugio altrove, rimanendo sempre una minoranza ma, forse proprio per questo, meglio potendo coordinare i propri sforzi. Ciò che nacque come un insieme di idee dissonanti guadagnò infatti negli anni un disegno concreto, votato non più soltanto alla sostentazione ma ad una vera e propria lotta organizzata. L'obiettivo primario non erano però gli accoliti del Kyo Dan, ma i demoni stessi. Le prime fonti del mio ordine risalgono a questo periodo, in esse risulta chiaro il sentimento di ripudio per le credenze antiche, la volontà di separarsi dai propri simili... E nel processo, salvarli dalle loro stesse divinità.»


Satoshi si sistemò gli occhiali con le mani sudate. Non riusciva a crederci: aveva solo trovato stralci discontinui, il nome "Higosha" apparso più volte nei suoi studi... Ma era sempre stato identificato come un riferimento a divinità guardiane, perché troppo poco si sapeva di loro. Pensare che erano uomini e donne, esseri umani disposti a opporsi ai Bijuu, gli faceva scendere un brivido lungo la schiena.
La storia che aveva studiato per tutta la vita si stava animando davanti ai suoi occhi, nella figura di quel ragazzo e dei suoi compagni dell'Ordine.

«Così iniziò una lotta oggi dimenticata, mascherata in mille modi da mille leggende diverse. Un conflitto impari che richiese ancor più sacrifici di quanti non ne fossero già avvenuti, portando fratello ad attaccare fratello mentre, sopra il grido di guerra, il ruggito della bestia scuoteva la terra. I miei predecessori si scagliarono sui demoni con tutta la forza di cui disponevano, sopportando terribili perdite e, nel piangere i morti, guadagnando ancor più risolutezza. Non è in me di raccontare nei dettagli quanto ho letto ed udito in passato, riguardo le testimonianze rimaste di quegli anni bui... Ma ciò che posso dire con sicurezza è che nessuno seppe mai chi per primo, con esattezza, comprese di non essere solo carne ed ossa. Al crescere delle ostilità e del dolore, molti tra i membri del mio ordine iniziarono a manifestare un potere che emergeva da dentro, scorrendo come un fiume in piena gemello del sangue. Maggiore era il numero di tali manifestazioni, maggiore il potere dell'Ordine... Maggiore la paura, poiché il chakra appariva volatile ed intenso, incontrollabile, più veloce a legarsi all'ambiente che non all'essere umano... Era l'essenza stessa delle bestie codate.
Tale conclusione non vide mai la luce del sole in quegli anni, naturalmente. Troppo rimaneva da perdere, e troppo l'odio verso i demoni per lasciare che un dubbio tanto terribile mettesse un freno agli sforzi bellici, che proprio grazie al chakra iniziavano a dare risultati concreti. L'Ordine non impiegò molto ad ideare infatti un'elenco di gestualità che gli consentisse di manipolare l'energia per tramutarla in un'arma, e, come spesso accade con le armi, il loro sviluppo avrebbe avuto lunga vita. Ancora oggi sono una delle principali eredità tramandate dai Guardiani all'Eremita, e mantengono il nome zodiacale assieme a buona parte della forma già nota al tempo.
Ci sono voluti altri centocinquant'anni per avere la prima Bestia sigillata. Nonostante gli sforzi del Kyo Dan, i miei predecessori riuscirono ad isolare la creatura nei grandi calanchi dell'ovest, facendo crollare il terreno friabile sotto le sue zampe ed imprigionandola in quello che oggi appare come un grande altopiano. Il sigillo pretese la vita di una donna, Miyaki, cui sarebbero seguiti altri nove martiri man mano che il conflitto giungeva a termine. Nove, poiché otto erano le bestie rimanenti, ed un ultimo dovette immolarsi prima della fine, legando il proprio spirito ad un sigillo posto in un punto specifico del nostro mondo, "all'incrociarsi di sei vie maestre". Le trascrizioni del mio ordine sono discordi ed imprecise sull'argomento, volutamente dirette ad insabbiare la vicenda tanto per sicurezza quanto, io sospetto, per reputazione, e si perdono più nel descrivere le qualità e le responsabilità del martire che nello stabilire esattamente cosa accadde, e soprattutto dove...»

Si voltò con aria rassegnata. La benda scura che gli copriva il volto era increspata da un sorriso che era facile intuire come fosse più ironico che reale.
«Evidentemente non abbastanza, dato che voi siete riusciti a trovarlo. Sta di fatto che, da quel momento e per tutti i secoli a venire, c'è stato un solo ed unico Eremita dei Sei Sentieri, costretto a percorrere un preciso itinerario fino alla morte.
Gli Hogosha del passato nutrivano un odio atavico per le bestie... E a buon diritto, immagino... Ma lo stesso trattamento riservarono a chi non si unì alla lotta. Dopo la fine, il potere che si era risvegliato in molti membri venne posto sotto totale silenzio, spesso contro la volontà dei possessori... Ed il numero dei praticanti ridotto ad uno per ogni generazione. Le ragioni precise di tale scelta rimangono a loro volta sconosciute, ma non è necessario aver vissuto duemila anni per poterle intuire: l'Ordine temeva l'instabilità del chakra, la sua vicinanza ai Bijuu e quindi al Kyo Dan, a tal punto che anche ora la sua discussione rimane tabù per chi non debba istruire l'Eremita. Molti tra i miei predecessori hanno tentato di porlo sotto controllo senza successo, e la stessa menzione del Sigillo delle Sei Vie dimostra come anche al tempo gli Hogosha dovessero essere venuti a patti con questa nozione, scegliendo come ultima risorsa l'energia vitale dei martiri là dove ogni altro catalizzatore era fallito.
Le scritture e le leggende dell'Ordine sono costellate di accenni ai tentativi finiti in disastro, il loro riferimento un costante tentativo di aggiungere necessarietà e sacralità al sacrificio dei dieci, neanche servisse loro a qualcosa... E di ammonire contro successive ricerche in questo senso. Il più noto e studiato è senza dubbio il mito del Fūinzō, la Statua del Sigillo, oggi più comunemente nota tra i dottori col nome di Gedō Mazō, la Statua Diabolica della Via Esteriore, la Settima... Un nome pomposo atto a demonizzare un tentativo non inumano di porre fine alle bestie, e, nei secoli, a trasformare la vicenda in una favola per bambini.»


Satoshi annuì, e anche Hajime. Giusto il loro collega si trovò un po' spiazzato, non ricordando nel dettaglio quella particolare leggenda.
La storia voleva che alcuni -evidentemente gli Hogosha, potevano ora intuire- avessero eretto un imponente idolo umanoide, alto dai dieci ai cinquanta metri, allo scopo di farne un ricettacolo per tutti e nove i Bijuu senza che si rendessero necessari i dieci sigilli. I perché ed i come del progetto appartengono ovviamente alla fantasia del lettore, dato che, nonostante le ipotesi avanzate da alcuni dei più audaci, nulla era mai stato rinvenuto che potesse potare a conferme.

«Secondo la leggenda la statua avrebbe finito col cibarsi del chakra dei suoi creatori, confermando le paure della maggioranza dell'Ordine e costringendolo a sigillarla a sua volta... E fornendo ai posteri una succoso parallelo tra la statua e le bestie, atto a scoraggiare qualsiasi forma di idolatria.
Oggi noi siamo ciò che resta dell'Ordine. Mantieniamo un profilo anonimo, con al più qualche riferimento preservato nelle biblioteche dell'Ordine Superiore della Pietra, ad ovest, più utile a selvagge speculazioni che non al reperimento dei fatti... Ma gli Hogosha di oggi sono null'altro che monaci e dottori, il cui unico scopo è preservare testi e formule che a stento conoscono, ed usarli per istruire l'Eremita di turno. Lungi è passato il tempo della lotta, e con esso la volontà di dare al potenziale insito in ciascun uomo il ruolo che merita. Con la scomparsa dei demoni e l'estinzione del Kyo Dan, il nostro è rimasto uno sguardo pigro, disattento, e la nostra paura dei Bijuu frutto di inchiostro e superstizione.»


Si interruppe. Aveva parlato a lungo, eppure sembrava essere passato meno di un minuto. Satoshi si scoprì di nuovo a trattenere il fiato, e lo lasciò andare mentre una risata sottile, amara come fiele, concludeva il discorso del giovane.

«A quanto pare, avremmo dovuto fare meglio i compiti. Superstizione... Leggende... È tutto vero, e questa sala lo dimostra!»

In quel momento un'altra guardiana, di quelli che stavano esaminando il sigillo, prese la parola. Anche i suoi lineamenti erano camuffati, ma la voce era forte e limpida.

«Forse non tutto è perduto! Il sigillo non è stato completamente spezzato... Abbiamo interrotto il rituale in tempo!»

Tutti ne furono immediatamente molto più sollevati, ma la situazione rimaneva grave. Il ragazzo corse a controllare che la sua compagna dicesse il vero, e annuì.

«Questo forse ci farà guadagnare qualche giorno... Ma non c'è tempo da perdere. Dobbiamo avvertire i Kage, immediatamente!»

Quando i suoi occhi si posarono su quelli di Satoshi, per un attimo esitarono. Lo studioso approfittò dell'esitazione per fare un passo avanti, schiena dritta, sguardo deciso.
«Noi verremo con voi. Se avete davvero una biblioteca piena di testi antichi, dobbiamo assolutamente sapere se contengono qualcosa che possa aiutarci.» Un sorriso più amaro gli increspò le labbra sottili. «Abbiamo già dimostrato di essere i migliori nel nostro campo... Per quanto avrei preferito altri riconoscimenti. Ma è inutile piangere sul latte versato: se quei demoni sono a piede libero, dobbiamo allertare tutti.»

Ogni persona presente in quella stanza annuì. Bisognava muoversi... E lo avrebbero fatto subito. Quei demoni dovevano tornare al loro posto, e restarci una volta per tutte.




Edited by -Egeria- - 15/3/2020, 18:15
 
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