| Passo dopo passo, falcata dopo falcata, il giovane spadaccino di Kiri proseguì per la sua strada. Ignorando gli altri partecipanti aveva consapevolmente scelto di accantonare gli intenti battaglieri, almeno per il momento, concentrando le proprie energie all'esplorazione dell'isola. D'altronde non era difficile intuire che, se un solo aspirante avrebbe avuto la possibilità di abbandonare l'isola, qualcuno prima o poi sarebbe giunto a cercarlo in cerca di sfida. E di certo lo Squalo non si sarebbe tirato indietro, intrigato dalla possibilità di scontrarsi con avversari di alto livello come gli altri partecipanti. Erano ormai rimasti in pochi ed ognuno di quei ragazzi rappresentava un potenziale rivale nonché un interessante banco di prova per le capacità del kiriano. E per di più, in preda alla collera, aveva fatto una promessa durante la prima prova. E Mitsuaki, lo Squalo della Nebbia, non ne aveva mai infranta nessuna. La sabbia sotto i suoi stivali placcati sembrava liquefarsi al passaggio, lasciando orme poco definite lungo il cammino. Ognuna delle dune di quel mare dorato sembrava risplendere di luce propria, mentre il sole cocente si stanziava alto nella volta celeste. Lo sguardo del giovane vagava tutt'attorno alla ricerca di qualcosa, ma il più delle volte questo non incontrava altro che immagini sfocate e indefinite. E per uno abituato alla bruma di Kiri quella non era esattamente una situazione ideale. Per non parlare poi della fatica nel trasportare l'enorme mannaia.
Sai Sammy, dovresti pensare ad una dieta!
Per nulla felice di udire quelle parole, la spada lasciò fuoriuscire dalle bende una delle sue scaglie affilatissime, proprio all'altezza del sedere. Nel percepire quel dolore pungente il ragazzo sobbalzò, premurandosi poi di massaggiare la parte interessata.
Ok ok, come non detto...certo che sei permalosa eh...
Un nuovo grugnito, dopodiché la spada si concesse al consueto silenzio. Dopo tanto camminare qualcosa di diverso dalla solita duna di sabbia attirò l'attenzione del genin, costretto ad acuire la vista per superare lo sfarfallio provocato dal calore: una macchia scura si stanziava in lontananza, in contrasto col monotono sfondo aureo che sembrava avvolgere ogni cosa nel giro di chilometri. Più gli si avvicinava, più lo shinobi riusciva a scorgere nuovi particolari, fino a quando la figura assunse i tratti di una grande montagna. Non sembrava essere altissima ma da quella distanza Mitsuaki non seppe dire con certezza se quel sentore fosse reale o unicamente frutto della prospettiva. Per la mente del ragazzo balenò persino l'idea che potesse trattarsi di una mera allucinazione, frutto del caldo torrido a cui era esposto. Non poteva escludere nulla ma era anche conscio dell fatto che l'unico modo per far chiarezza sulla situazione era raggiungere il picco. E così decise di fare. Grondante sudore e visibilmente spossato il genin continuò ad avanzare, mentre dinanzi a lui la montagna s'ingigantiva e assumeva tratti sempre più definiti. Sentiva le forze farsi sempre più esigue ed il peso della Samehada gravare prepotentemente sulle sue membra. Ma doveva continuare, non mancava poi molto al monte e li probabilmente avrebbe potuto prendersi una meritata pausa, magari trovando refrigerio nell'ombra proiettata dalla stessa. Il solo pensiero lo inondò di nuova energia e lo spinse a continuare. Andatura ciondolante, un passo dopo l'altro, e dopo diversi minuti finalmente la destinazione. E ad attendere il giovane, un premio ancor più atteso di quanto egli stesso potesse pensare: una pozza d'acqua ricopriva un piccolo bacino proprio ai piedi della montagna, proiettando sulla superficie liquida "invitanti" ombre. Senza accertarsi della veridicità di quella visione Mitsuaki si gettò goffamente nella pozza e, fortunatamente per lui, l'oasi risultò ben più che reale. L'acqua era tiepida ma questo bastò comunque allo spadaccino per trarne estremo sollievo, dato il forte sbalzo di temperatura tra i due micro-ambienti. Si abbeverò con ingordigia, senza premurarsi di controllare se quell'acqua fosse o meno potabile. Dopotutto, non si poteva di certo dargli torto, nelle condizioni in cui versava era già tanto essere riusciti a giungere a destinazione. Dopo essersi concesso qualche minuto di riposo decise però di proseguire nel suo incedere. Osservò il picco dinanzi a se, constatando quanto in realtà esso fosse alto e come si estendesse in tutte le direzioni.
Questo monte è un problema, ci blocca la strada. Dobbiamo scalarlo o aggirarlo. Non credo che al villaggio sarebbero contenti se lo tagliassi a metà, non credi?!
L'opinione della spada fu nient'altro che un lieve gemito, ma tanto bastò al ragazzo per capire la risposta della sua compagna. E fu proprio allora che si accorse di un particolare importante, ovvero un'apertura all'interno dell'altura, l'entrata di un antro. La osservò dubbioso, mentre si avvicinava per carpire ulteriori dettagli. Quando fu a pochi metri dall'entrata capì cosa andava fatto.
...oppure possiamo prendere questo passaggio buio e angusto...cosa ne dici?
Altri gemiti seguirono alle parole del ragazzo, anch'egli divertito da quella situazione.
Vada per il passaggio buio e angusto allora!
Con le vesti ancora zuppe d'acqua il giovane decise quindi di intraprendere quella strada. Non sapeva dove quel percorso lo avrebbe condotto o cosa avrebbe trovato al suo interno, ma di li a poco lo avrebbe scoperto. Di certo la prospettiva dell'ignoto lo intrigava parecchio. E stando al suo senso dell'orientamento, qualsiasi posto poteva rivelarsi per lui "ignoto".
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