~ Secondo Personaggio~Nome: Koneko
Cognome: Kimura
Rango: Jonin???
Clan: Nessuno
Villaggio: Suna
Descrizione fisico-caratteriale:
Carina. È difficile non definirla tale vedendo il suo aspetto, benchè sembri ancora in fase di crescita pur avendo già passato da poco i diciotto anni.
Strana. È la giusta rettifica che si fa vedendo il suo abbigliamento, unito al comportamento. Entrambi estremamente animaleschi, è difficile pensare di avere a che fare con un essere umano dopo aver passato pochi secondi con lei, e d'altro canto, comportarsi come se lei lo fosse sarebbe il più sbagliato degli atteggiamenti.
Koneko ricalca lo stereotipo della neko-girl, ossia ragazza gatto, uno stile che è ben più comune in storie e fantasie che non nella realtà, eppure lei esiste. Il suo è un corpo minuto, snello e agile grazie a uno stile di vita estremamente energico, parzialmente sviluppato nelle forme e dai colori decisamente chiari, dalla carnagione sorprendentemente diafana ai capelli candidi, lunghi e fluenti, agli occhi del colore dello smeraldo, non meno lucidi di questo. Il suo abbigliamento incarna il suo tentativo di avvicinarsi quanto più possibile all'animale da cui la ragazza si sente meglio rappresentata - certo più della specie umana. Il colore da lei prediletto è il nero, che pur scontrandosi con il colore chiaro del suo corpo, da luogo a un effetto tutto sommato piacevole allo sguardo: una calzamaglia senza maniche nè gambe, due guanti che arrivano fino a poco prima delle spalle, e calze alte rappresentano tutto ciò che la kunoichi indossa di solito, favorita dal calore della sua terra natia. Per emulare i felini, il tessuto dei suoi vestiti rassomiglia al pelo dei suoi animali preferiti, inoltre polsini e cavigliere di pelo bianco decorano il suo vestiario. Non indossa scarpe, ma sia guanti che calze sono dotati di cuscinetti in gomma che permettono di attutire i contatti col terreno oltre che rassomigliare i soliti animali. Dulcis in fundo, anche nelle occasioni più serie, o nelle missioni più toste, Koneko indossa un paio di orecchie da gatto, un collarino con tanto di sonaglio, che all'occorrenza rimuove quando vuole celare la sua presenza, infine cucita al resto del vestito vi è una coda, contenente un anima in chakracciaio in grado di piegarsi e agitarsi fluentemente in seguito all'uso del chakra, che permette alla ragazza di muovere davvero la coda come un gatto.
Il suo carattere, neanche a dirlo, ricalca quello normalmente attribuito ai gatti. Diffidente con gli estranei, curiosa con le novità, coccolosa con chi ha guadagnato la sua fiducia. Koneko accompagna quasi sempre alle sue frasi un miagolio o una fusa, non si fa problemi a soffiare contro chi ritiene un nemico, indipendentemente dalla sua potenza, ma nemmeno si getta in bocca al pericolo, anzi la prudenza è una sua virtù.
La sua tendenza a imitare i gatti in tutto e per tutto da inizialmente l'impressione che sia infantile e ingenua, in realtà la ragazza possiede facoltà intellettive e strategiche notevoli, ha imparato col tempo a capire fino a che punto può permettersi di scherzare, e il suo atteggiamento si può vedere in fondo come un vezzo più che un ritardo mentale. Come è noto, i gatti non sono maestri di generosità ma anzi spesso si trovano a scegliere l'opzione più egoistica, non tanto per cattiveria ma per autoconservazione, ed ebbene questo è l'atteggiamento comune anche a Koneko, che tuttavia in quanto mezza umana mantiene la capacità di socializzare più o meno facilmente con altri della sua specie, e tutto sommato dimostra il dovuto affetto anche verso di loro, non tirandosi indietro per aiutarli.
Inutile ripeterlo, Koneko adora i gatti, e empatizza facilmente con loro. Pur non possedendo un gatto nel vero senso della parola - sarebbe tra l'altro come se un uomo pretendesse di possederne un altro - ha legato con una colonia felina presente vicino a casa sua, e ha imparato a conoscere e trattare ognuno di loro, inoltre se ne incontra altri nel corso di una missione o di una conversazione, in genere tende a distrarsi e concentrare l'attenzione sul felino e sulla possibilità di... conoscerlo.
Background:
MiaoFu la prima parola che udì dalla sua nascita: in quella serata piovosa e scura, la voce di un gatto fuori dalla finestra della casa accoglieva la nuova arrivata prima ancora che i suoi genitori potessero esclamare "Oh" per la meraviglia che era appena venuta al mondo. Non è dato sapere se l'animale volesse solo entrare per ripararsi dalla pioggia e scroccare un pasto oppure dare sul serio il suo benvenuto alla neonata, ma una delle possibili spiegazioni per il suo comportamento che i genitori han tentato di fornire è quella che la prima parola l'abbia influenzata.
MiaoFu in effetti la prima parola che la bimba pronunciò. Il quartiere di Suna dove i suoi genitori risiedevano ospitava una colonia di gatti del deserto, e certo non mancavano per lei le occasioni di sentirla, inoltre ogni volta che ne vedeva uno non riusciva a nascondere la curiosità, e spesso interrompeva lunghi piagnistei alla semplice vista dei felidi. Certo, il fatto che la prima parola pronunciata in modo pulito sia il verso di un animale già dovrebbe mettere in allarme, ma non c'era nulla che i suoi potessero fare.
Crescendo, la bimba sviluppava un intelligenza notevole, che inizialmente fece ricredere i suoi genitori sulla curiosa partenza, eppure un lato di lei, neanche troppo nascosto, rimaneva perennemente infantile. Quando si trattava di giocare con i gatti del quartiere - cosa che peraltro i suoi genitori provarono anche a impedirgli, senza successo - ella imitava fin troppo bene i loro versi, le loro movenze, i loro atteggiamenti, e neanche a dirlo, legava con loro ben più di quanto faceva con gli altri bimbi della sua età.
Raggiunta l'età per entrare in accademia, sviluppandosi sempre di più in corpo e mente ma mantenendo il suo lato felino, gli fu imposta la serietà visto che sarebbe iniziata la sua carriera, in particolare suo padre minacciò di prendere seri provvedimenti nei confronti della colonia felina se avesse disonorato la loro famiglia con il suo atteggiamento infantile. La sua reazione fu di soffiare verso i suoi genitori prima di sbattere la porta e correre in accademia. Naturalmente, non seguì minimamente l'ordine del padre, nè quello del sensei che le intimava di smetterla. Il fatto interessante era che lei era la migliore della sua classe, pur nella sua stranezza. Padroneggiava ogni tecnica in tempo record, la sua forza e agilità erano rivaleggiate solo dagli studenti maschi provenienti dai clan più nobili, e anche quando si trattava di usare l'astuzia, dimostrava pur nel suo peculiare atteggiamento un'intelligenza tattica fuori dal comune. Fu forse per questo che il sensei non riferì alla famiglia del suo comportamento, e la promosse con tutte le lodi del caso.
Il giorno in cui ritornò dall'esame, trovò i gatti suoi vicini di casa che scappavano terrorizzati, e in effetti notò poco dopo suo padre che si avvicinava a loro, spada sguainata, pronto a tener fede alla sua promessa. Qualcuno aveva spifferato, forse il sensei, o uno studente invidioso, o semplicemente l'aveva vista, non lo seppe mai, ma sapeva per certo che non l'avrebbe permesso.
Perchè non te la prendi con quelli della tua specie?Sbuffò verso di lui, più arrabbiata di quanto fosse mai stata in vita sua. Propose al padre una sfida amichevole per celebrare la sua promozione, e in caso di sua sconfitta, non avrebbe ostacolato il suo massacro, ma nel malaugurato caso la ragazza fosse riuscita a spuntarla, non solo il padre avrebbe dovuto fermare la sua spada, ma avrebbe anche dovuto accettare la sua stranezza e non imporle mai più la normalità. Il padre ovviamente rise alla proposta, e anche se la madre cercò di fermarlo, accolse la sfida della ragazza, se non altro per porre fine a una storia che durava da troppi anni e che non poteva più esser considerata un semplice gioco da bambina.
Quello di cui però suo padre non si era mai accorto, era l'allenamento a cui Koneko si era di fatto sottoposta per tutta la vita, quando la vedeva giocare coi gatti stava in realtà apprendendo da loro, guadagnando in agilità, facendo proprie le loro strategie di attacco e di elusione. La battaglia con suo padre fu di fatto un inseguimento che si protrasse per le strade del villaggio per quasi un ora. Un solo colpo del jonin sarebbe probabilmente bastato a mettere a nanna la ragazza e dargli la vittoria, ma l'astuzia e l'abilità della figlia furono una totale sorpresa. A quattro zampe, Koneko saltava da un edificio all'altro, schivava i colpi - ovviamente trattenuti - e tendeva agguati dagli angoli ciechi, rischiando per un paio di volte di trovare un apertura. La stanchezza per un jonin ormai cinquantenne si faceva sentire, la sfida era più ardua del previsto e a nulla serviva incitare la ragazza ad uscire allo scoperto, perchè ormai ella aveva fatto proprie la filosofia del gatto e quella del ninja, ed entrambe ammettevano combattimenti fatti di attacchi mordi e fuggi, sotterfugi, nascondigli e trappole. Non è ben chiaro se il padre abbia alla fine scelto di accettare lo stile della figlia vedendo i risultati che portava, o se davvero la neo genin aveva superato il suo stesso padre, fatto sta che l'ennesimo colpo a sorpresa andò stavolta a segno, eliminando l'arma del jonin e atterrandolo con una serie di movimenti rubati ai felini, tanto belli da vedere quanto ardui da eseguire. Il kunai di Koneko puntato dritto alla gola del padre decretava lei come vincitrice, e reale o fasulla che fosse quella vittoria, i genitori dovettero rispettare il patto.
Il giorno che doveva segnare l'evoluzione di Koneko in kunoichi seria e per bene segnò invece il cambiamento opposto, abbracciando in pieno la sua natura animale, che venne emulata in tutto e per tutto da atteggiamenti, vestiario, armi e stile di combattimento: una postura particolare che probabilmente nessuno nel mondo ninja aveva mai provato, e un repertorio di attacchi votati a copiare le tattiche di caccia dei suoi animali preferiti. Cominciò anche a rendere la sua voce più acuta, accompagnando inoltre ogni sua frase con un "miao" o "nya".
Così come i genitori, anche il villaggio si trovò costretto ad accettare quella stranezza, in quanto qualsiasi missione gli venisse assegnata, lei la portava a termine nel migliore dei modi, e il suo comportamento non la penalizzava mai. Anche i clienti, in parte si lamentavano e in parte lodavano la sua peculiarità, ma in ogni caso erano costretti a pagare e riconoscere il lavoro come svolto al meglio.
Tempo un anno e già era de facto chunin, la promozione avvenne in una missione con altre 3 persone, la difesa di un villaggio da una banda di banditi. Escludendo un piccolo aiuto nel distrarli durante la battaglia finale, liquidò da sola il nemico, che pure era parecchio forte per una missione di tale grado, ma fu colto completamente impreparato nei confronti del suo metodo di combattimento.
Anche il grado chunin sembrava tuttavia stretto, per Koneko che ormai faceva della sua particolarità un orgoglio personale, e i suoi continui allenamenti con gatti e persone la portavano ad affinare sempre di più la sua arte, tanto che perfino alcuni studenti si interessarono a quello stile chiedendole di insegnarglielo. Ma la sua risposta miagolata era sempre negativa, sia perchè convinta che osservare i mici e tentare di copiarli fosse sufficiente, sia perchè ancora non si riteneva abbastanza abile da insegnare qualcosa che lei stessa migliorava continuamente.
Suo "mentore" era il gatto Ken, cui era particolarmente legata fin da piccola quando era ancora un cucciolo, e che nonostante l'età manteneva una agilità e furbizia mostruosi, tanto che due volte su tre Koneko non riusciva a raggiungerlo perchè fregata dalla sua velocità e capacità di destreggiarsi in modo acrobatico negli spazi più stretti, oppure perchè perso di vista, non veniva più ritrovato.
Nel corso dell'invasione di Watashi, il suo apporto alla guerra fu notevole, per il suo grado, completando parecchie missioni che la portarono oltre a uccidere un buon numero di progenie, anche a liberare due villaggi conquistati da Watashi, e versanti in condizioni critiche. Nel confronto finale, si difese egregiamente dall'assedio, arrivando tra i pochi sopravvissuti del suo quartiere. Per meriti sul campo venne infine promossa a Jonin, ma stavolta era una promozione che non sentiva sua. Ormai quasi adulta, pur nella sua infantilità, aveva maturato una concezione del suo ruolo che anteponeva la considerazione animale a quella umana, di conseguenza non riteneva rilevante il grado affidatole da umani, che di fatto influenzava solo le missioni e le responsabilità che le venivano affidate. Di fatto non aveva un vero e proprio scopo, come i gatti viveva ogni giorno come una nuova sfida, anche se in fondo c'era qualcosa che si poteva definire obiettivo, o più correttamente un'intenzione: onorare con le sue azioni quello che era diventata, dimostrando a sè stessa, come agli umani che la guardavano storto, come ai suoi piccoli amici quadrupedi che credevano in lei, che poteva continuare il suo strambo comportamento e ottenere sempre risultati eccellenti.