Iscrizioni Secondo Personaggio

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Bismillah
view post Posted on 2/2/2014, 15:36




CITAZIONE
Utente: Bismillah


Primo personaggio:Hokane Kandori
rango: genin
Originario di: Konoha
titolo/carica: fabbro

CITAZIONE
Secondo personaggio:

Nome: Kumori
Cognome: nessuno
rango: Genin
Descrizione fisica caratteriale:
Come descrivermi? beh, sono una normale ragazza allegra e tranquilla, mi piace un sacco sonnecchiare e mangiare, anche se stranamente non ingrasso mai, adoro scherzare e far ridere gli altri, sono anche abbastanza paurosa, nello specifico ho il terrore dei ragni e degli insetti in generale inoltre non ho una gran memoria...che stavo dicendo?
Ah già, stavo parlando del mio aspetto: sono una ragazza bionda alta un metro e settanta, avente una terza che si veste sempre di blu (come i miei occhi) e si taglia sempre i capelli tenendoli alla altezza del collo, che dire, questo é tutto, spero che diventeremo amici....
Scusa, chi é che sei già?

Ah già, ogni tanto mi risveglio con le mani sporche di sangue... così come i denti...e senza ricordarmi niente di quanto fatto prima e in quei giorni in genere qualcuno sparisce, che coincidenza strana...

Backgorund :
Ninna Nanna

No mamma, non voglio dormire.

Ninna oh, questa bimba a chi la do' ?

MAMMA NO, TI PREGO, LEI NON SARA' FELICE

Gliela do' all'uomo nero...

L'UOMO NERO E' GIA' QUA, SCAPPA!

Nessuno seppe mai quel che era successo quella sera a suna: Quella famiglia di passaggio...senza un motivo preciso o una traccia, era stata assalita dentro alla stanza dove pernottavano, una strage, erano morti senza un perché... o un colpevole. Nessuno seppe ricostruire la dinamica del misfatto, solo due cose erano state appurate: il numero di cadaveri ed il ritrovamento dell'unica sopravvissuta, una bambina di tre anni, ritrovata a vagire ricoperta dal sangue dei genitori.

Quella bambina in seguito venne affidata ad un orfanotrofio e venne cresciuta in seguito per perpetrare la carriera di ninja, visto che nessuno conosceva il suo nome, venne chiamata semplicemente Kumori, nessuno l'imputò colpevole della morte dei suoi genitori e de fratello maggiore, come poteva una ragazzina così piccola aver compiuto quella barbarie?
In ogni caso Kumori non era esattamente una ninja nata, infatti bocciò più volte l'esame per colpa dei suoi vuoti di memoria. Quando finalmente venne il tempo dell'esame la ragazza, insieme a altri 3 studenti, venne inviata nel deserto a sopravvivere qualche giorno. Alla fine soltanto Kumori riuscì a tornare, gli altri non vennero mai più tornati. Quando venne chiesto cosa fosse successo alla ragazza ella disse che l'ultima cosa che si ricordava era che si era trovata sola ed aveva provato molta paura... in ogni caso le venne fornito il coprifronte e la nomina di ninja.
 
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Bismillah
view post Posted on 11/2/2014, 23:47




Chiedo scusa, ma ho deciso di non fare questo personaggio, domani o dopo magari posterò un altro pg sempre per suna.
 
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view post Posted on 10/3/2014, 22:55
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A voi, finalmente è nata :3


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Utente: Dr. Xetos

~ Primo Personaggio ~

Primo pg: Shinji Aburame
Rango: Jonin
Originario di: Konoha
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: a parte essere un fottuto figo, nessuna.

CITAZIONE
~ Secondo Personaggio~

Nome: Koneko
Cognome: Kimura
Rango: Jonin???
Clan: Nessuno
Villaggio: Suna
Descrizione fisico-caratteriale:

Carina. È difficile non definirla tale vedendo il suo aspetto, benchè sembri ancora in fase di crescita pur avendo già passato da poco i diciotto anni.
Strana. È la giusta rettifica che si fa vedendo il suo abbigliamento, unito al comportamento. Entrambi estremamente animaleschi, è difficile pensare di avere a che fare con un essere umano dopo aver passato pochi secondi con lei, e d'altro canto, comportarsi come se lei lo fosse sarebbe il più sbagliato degli atteggiamenti.
Koneko ricalca lo stereotipo della neko-girl, ossia ragazza gatto, uno stile che è ben più comune in storie e fantasie che non nella realtà, eppure lei esiste. Il suo è un corpo minuto, snello e agile grazie a uno stile di vita estremamente energico, parzialmente sviluppato nelle forme e dai colori decisamente chiari, dalla carnagione sorprendentemente diafana ai capelli candidi, lunghi e fluenti, agli occhi del colore dello smeraldo, non meno lucidi di questo. Il suo abbigliamento incarna il suo tentativo di avvicinarsi quanto più possibile all'animale da cui la ragazza si sente meglio rappresentata - certo più della specie umana. Il colore da lei prediletto è il nero, che pur scontrandosi con il colore chiaro del suo corpo, da luogo a un effetto tutto sommato piacevole allo sguardo: una calzamaglia senza maniche nè gambe, due guanti che arrivano fino a poco prima delle spalle, e calze alte rappresentano tutto ciò che la kunoichi indossa di solito, favorita dal calore della sua terra natia. Per emulare i felini, il tessuto dei suoi vestiti rassomiglia al pelo dei suoi animali preferiti, inoltre polsini e cavigliere di pelo bianco decorano il suo vestiario. Non indossa scarpe, ma sia guanti che calze sono dotati di cuscinetti in gomma che permettono di attutire i contatti col terreno oltre che rassomigliare i soliti animali. Dulcis in fundo, anche nelle occasioni più serie, o nelle missioni più toste, Koneko indossa un paio di orecchie da gatto, un collarino con tanto di sonaglio, che all'occorrenza rimuove quando vuole celare la sua presenza, infine cucita al resto del vestito vi è una coda, contenente un anima in chakracciaio in grado di piegarsi e agitarsi fluentemente in seguito all'uso del chakra, che permette alla ragazza di muovere davvero la coda come un gatto.
Il suo carattere, neanche a dirlo, ricalca quello normalmente attribuito ai gatti. Diffidente con gli estranei, curiosa con le novità, coccolosa con chi ha guadagnato la sua fiducia. Koneko accompagna quasi sempre alle sue frasi un miagolio o una fusa, non si fa problemi a soffiare contro chi ritiene un nemico, indipendentemente dalla sua potenza, ma nemmeno si getta in bocca al pericolo, anzi la prudenza è una sua virtù.
La sua tendenza a imitare i gatti in tutto e per tutto da inizialmente l'impressione che sia infantile e ingenua, in realtà la ragazza possiede facoltà intellettive e strategiche notevoli, ha imparato col tempo a capire fino a che punto può permettersi di scherzare, e il suo atteggiamento si può vedere in fondo come un vezzo più che un ritardo mentale. Come è noto, i gatti non sono maestri di generosità ma anzi spesso si trovano a scegliere l'opzione più egoistica, non tanto per cattiveria ma per autoconservazione, ed ebbene questo è l'atteggiamento comune anche a Koneko, che tuttavia in quanto mezza umana mantiene la capacità di socializzare più o meno facilmente con altri della sua specie, e tutto sommato dimostra il dovuto affetto anche verso di loro, non tirandosi indietro per aiutarli.
Inutile ripeterlo, Koneko adora i gatti, e empatizza facilmente con loro. Pur non possedendo un gatto nel vero senso della parola - sarebbe tra l'altro come se un uomo pretendesse di possederne un altro - ha legato con una colonia felina presente vicino a casa sua, e ha imparato a conoscere e trattare ognuno di loro, inoltre se ne incontra altri nel corso di una missione o di una conversazione, in genere tende a distrarsi e concentrare l'attenzione sul felino e sulla possibilità di... conoscerlo.

Background:
Miao

Fu la prima parola che udì dalla sua nascita: in quella serata piovosa e scura, la voce di un gatto fuori dalla finestra della casa accoglieva la nuova arrivata prima ancora che i suoi genitori potessero esclamare "Oh" per la meraviglia che era appena venuta al mondo. Non è dato sapere se l'animale volesse solo entrare per ripararsi dalla pioggia e scroccare un pasto oppure dare sul serio il suo benvenuto alla neonata, ma una delle possibili spiegazioni per il suo comportamento che i genitori han tentato di fornire è quella che la prima parola l'abbia influenzata.

Miao


Fu in effetti la prima parola che la bimba pronunciò. Il quartiere di Suna dove i suoi genitori risiedevano ospitava una colonia di gatti del deserto, e certo non mancavano per lei le occasioni di sentirla, inoltre ogni volta che ne vedeva uno non riusciva a nascondere la curiosità, e spesso interrompeva lunghi piagnistei alla semplice vista dei felidi. Certo, il fatto che la prima parola pronunciata in modo pulito sia il verso di un animale già dovrebbe mettere in allarme, ma non c'era nulla che i suoi potessero fare.
Crescendo, la bimba sviluppava un intelligenza notevole, che inizialmente fece ricredere i suoi genitori sulla curiosa partenza, eppure un lato di lei, neanche troppo nascosto, rimaneva perennemente infantile. Quando si trattava di giocare con i gatti del quartiere - cosa che peraltro i suoi genitori provarono anche a impedirgli, senza successo - ella imitava fin troppo bene i loro versi, le loro movenze, i loro atteggiamenti, e neanche a dirlo, legava con loro ben più di quanto faceva con gli altri bimbi della sua età.
Raggiunta l'età per entrare in accademia, sviluppandosi sempre di più in corpo e mente ma mantenendo il suo lato felino, gli fu imposta la serietà visto che sarebbe iniziata la sua carriera, in particolare suo padre minacciò di prendere seri provvedimenti nei confronti della colonia felina se avesse disonorato la loro famiglia con il suo atteggiamento infantile. La sua reazione fu di soffiare verso i suoi genitori prima di sbattere la porta e correre in accademia. Naturalmente, non seguì minimamente l'ordine del padre, nè quello del sensei che le intimava di smetterla. Il fatto interessante era che lei era la migliore della sua classe, pur nella sua stranezza. Padroneggiava ogni tecnica in tempo record, la sua forza e agilità erano rivaleggiate solo dagli studenti maschi provenienti dai clan più nobili, e anche quando si trattava di usare l'astuzia, dimostrava pur nel suo peculiare atteggiamento un'intelligenza tattica fuori dal comune. Fu forse per questo che il sensei non riferì alla famiglia del suo comportamento, e la promosse con tutte le lodi del caso.
Il giorno in cui ritornò dall'esame, trovò i gatti suoi vicini di casa che scappavano terrorizzati, e in effetti notò poco dopo suo padre che si avvicinava a loro, spada sguainata, pronto a tener fede alla sua promessa. Qualcuno aveva spifferato, forse il sensei, o uno studente invidioso, o semplicemente l'aveva vista, non lo seppe mai, ma sapeva per certo che non l'avrebbe permesso.

Perchè non te la prendi con quelli della tua specie?


Sbuffò verso di lui, più arrabbiata di quanto fosse mai stata in vita sua. Propose al padre una sfida amichevole per celebrare la sua promozione, e in caso di sua sconfitta, non avrebbe ostacolato il suo massacro, ma nel malaugurato caso la ragazza fosse riuscita a spuntarla, non solo il padre avrebbe dovuto fermare la sua spada, ma avrebbe anche dovuto accettare la sua stranezza e non imporle mai più la normalità. Il padre ovviamente rise alla proposta, e anche se la madre cercò di fermarlo, accolse la sfida della ragazza, se non altro per porre fine a una storia che durava da troppi anni e che non poteva più esser considerata un semplice gioco da bambina.
Quello di cui però suo padre non si era mai accorto, era l'allenamento a cui Koneko si era di fatto sottoposta per tutta la vita, quando la vedeva giocare coi gatti stava in realtà apprendendo da loro, guadagnando in agilità, facendo proprie le loro strategie di attacco e di elusione. La battaglia con suo padre fu di fatto un inseguimento che si protrasse per le strade del villaggio per quasi un ora. Un solo colpo del jonin sarebbe probabilmente bastato a mettere a nanna la ragazza e dargli la vittoria, ma l'astuzia e l'abilità della figlia furono una totale sorpresa. A quattro zampe, Koneko saltava da un edificio all'altro, schivava i colpi - ovviamente trattenuti - e tendeva agguati dagli angoli ciechi, rischiando per un paio di volte di trovare un apertura. La stanchezza per un jonin ormai cinquantenne si faceva sentire, la sfida era più ardua del previsto e a nulla serviva incitare la ragazza ad uscire allo scoperto, perchè ormai ella aveva fatto proprie la filosofia del gatto e quella del ninja, ed entrambe ammettevano combattimenti fatti di attacchi mordi e fuggi, sotterfugi, nascondigli e trappole. Non è ben chiaro se il padre abbia alla fine scelto di accettare lo stile della figlia vedendo i risultati che portava, o se davvero la neo genin aveva superato il suo stesso padre, fatto sta che l'ennesimo colpo a sorpresa andò stavolta a segno, eliminando l'arma del jonin e atterrandolo con una serie di movimenti rubati ai felini, tanto belli da vedere quanto ardui da eseguire. Il kunai di Koneko puntato dritto alla gola del padre decretava lei come vincitrice, e reale o fasulla che fosse quella vittoria, i genitori dovettero rispettare il patto.
Il giorno che doveva segnare l'evoluzione di Koneko in kunoichi seria e per bene segnò invece il cambiamento opposto, abbracciando in pieno la sua natura animale, che venne emulata in tutto e per tutto da atteggiamenti, vestiario, armi e stile di combattimento: una postura particolare che probabilmente nessuno nel mondo ninja aveva mai provato, e un repertorio di attacchi votati a copiare le tattiche di caccia dei suoi animali preferiti. Cominciò anche a rendere la sua voce più acuta, accompagnando inoltre ogni sua frase con un "miao" o "nya".
Così come i genitori, anche il villaggio si trovò costretto ad accettare quella stranezza, in quanto qualsiasi missione gli venisse assegnata, lei la portava a termine nel migliore dei modi, e il suo comportamento non la penalizzava mai. Anche i clienti, in parte si lamentavano e in parte lodavano la sua peculiarità, ma in ogni caso erano costretti a pagare e riconoscere il lavoro come svolto al meglio.
Tempo un anno e già era de facto chunin, la promozione avvenne in una missione con altre 3 persone, la difesa di un villaggio da una banda di banditi. Escludendo un piccolo aiuto nel distrarli durante la battaglia finale, liquidò da sola il nemico, che pure era parecchio forte per una missione di tale grado, ma fu colto completamente impreparato nei confronti del suo metodo di combattimento.
Anche il grado chunin sembrava tuttavia stretto, per Koneko che ormai faceva della sua particolarità un orgoglio personale, e i suoi continui allenamenti con gatti e persone la portavano ad affinare sempre di più la sua arte, tanto che perfino alcuni studenti si interessarono a quello stile chiedendole di insegnarglielo. Ma la sua risposta miagolata era sempre negativa, sia perchè convinta che osservare i mici e tentare di copiarli fosse sufficiente, sia perchè ancora non si riteneva abbastanza abile da insegnare qualcosa che lei stessa migliorava continuamente.
Suo "mentore" era il gatto Ken, cui era particolarmente legata fin da piccola quando era ancora un cucciolo, e che nonostante l'età manteneva una agilità e furbizia mostruosi, tanto che due volte su tre Koneko non riusciva a raggiungerlo perchè fregata dalla sua velocità e capacità di destreggiarsi in modo acrobatico negli spazi più stretti, oppure perchè perso di vista, non veniva più ritrovato.
Nel corso dell'invasione di Watashi, il suo apporto alla guerra fu notevole, per il suo grado, completando parecchie missioni che la portarono oltre a uccidere un buon numero di progenie, anche a liberare due villaggi conquistati da Watashi, e versanti in condizioni critiche. Nel confronto finale, si difese egregiamente dall'assedio, arrivando tra i pochi sopravvissuti del suo quartiere. Per meriti sul campo venne infine promossa a Jonin, ma stavolta era una promozione che non sentiva sua. Ormai quasi adulta, pur nella sua infantilità, aveva maturato una concezione del suo ruolo che anteponeva la considerazione animale a quella umana, di conseguenza non riteneva rilevante il grado affidatole da umani, che di fatto influenzava solo le missioni e le responsabilità che le venivano affidate. Di fatto non aveva un vero e proprio scopo, come i gatti viveva ogni giorno come una nuova sfida, anche se in fondo c'era qualcosa che si poteva definire obiettivo, o più correttamente un'intenzione: onorare con le sue azioni quello che era diventata, dimostrando a sè stessa, come agli umani che la guardavano storto, come ai suoi piccoli amici quadrupedi che credevano in lei, che poteva continuare il suo strambo comportamento e ottenere sempre risultati eccellenti.


Edited by Dr. Xetos - 10/3/2014, 23:22
 
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Bismillah
view post Posted on 18/3/2014, 04:09




CITAZIONE
Utente: Bismillah

Primo personaggio:

Primo pg: Hokane Kandori
Rango: Genin
Originario di : Konoha
titolo: frustrata sessuale

Secondo personaggio:

Nome : Yuya
Cognome: Hokama
rango: genin
clan: Marionettisti
villaggio: suna
Descrizione fisico caratteriale:
Yuya é una ragazza sui 16 anni molto gioviale, spesso e volentieri la si vede passare il tempo a sorridere e a costruire utensili per i più disparati usi oppure cucendosi i suoi stessi abiti, muta dalla nascita la ragazza é solita sbrogliarsela grazie al linguaggio dei gesti o tramite l'utilizzo di fogli su cui scrive con i pennarelli. Sempre di buon umore e a volte con la testa tra le nuvole, la ragazza non sembra soffrire minimamente per il suo Handicap linguistico. Come già detto in precedenza alla ragazza piace costruire oggetti sempre più complicati, questa sua passione la portò a sceglier di diventar ninja per poter in seguito diventar burattinaia e apprendere i segreti di quell'arte.
Alta nella media con una corporatura alquanto gracile (fatta eccezione per il suo seno prosperoso, la ragazza si distingue per i suoi lunghi capelli biondi, gli occhi color nocciola e quello che in molti hanno definito un viso d'angelo, oltre per i vestiti svolazzanti da dama dell'ottocento che é solita portare.
Ma tra tutte, la cosa più sconvolgente riguardo a questa ragazza é la memoria: assolutamente perfetta in ogni singolo dettaglio.



Back ground: Abbandonata dopo la nasita davanti alle porte di Suna, la piccola Yuya venne accolta nell'orfanotrofio della capitale del paese del vento. Per via del suo mutismo la ragazza non venne mai adottata, ciò comportò il distacco dagli amici che gioivano di una sorte migliore, si sa, quando dei wannabe genitori vengono a scegliere il futuro pargoletto, raramente scelgono la muta. Questo portò ad un incupirsi progressivo della ragazza, che persistette fino a quando un giorno, andata a far la spesa per l'orfanotrofio, la ragazza si imbatté in un marionettista che stava revisionando la sua arma.
Dopo averlo osservato per qualche decina di minuti Yuya gli chiese (tramite un foglio e un pennarello ) a cosa servisse quell'affare. L'uomo a quel punto fece scaturire dalle proprie dita i fili di chakra e fece muovere la marionetta, lasciando la ragazza senza parole... anche mentalmente.
Questo fatto fece nascere in Yuya il desiderio d'essere genin, quindi si iscrisse all'accademia all'età di 14 anni e, facilitata dalla sua enorme memoria e dalla grande determinazione, riuscì a completarla in poco più di un anno, con la gioia dei suoi amici d'orfanotrofio.
 
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view post Posted on 18/3/2014, 21:55
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Ste e Moreno direi che i vostri personaggi sono stati approvati :sese: Andate in pace...
 
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.Tana
view post Posted on 9/4/2014, 22:00




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Utente: .Tana

Primo Personaggio:

Nome: Satsuki Hasegawa
Rango: Genin
Villaggio: Konoha
Titolo: L'ultimo Samurai di Konoha

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Secondo Personaggio:
Nome: Etsuo
Cognome: Endo
Clan: Origami
Villaggio: Kiri

Descrizione Fisica:
Etsuo è un ragazzo di quindici anni, più alto della norma. Essendo poco più basso di due metri spicca in mezzo alla folla. Tratti decisi e spigolosi delineano il suo volto dallo sguardo giocoso e spiritoso, seguendo tale principio pure il suo naso appare buffo vista la sua decisa esposizione verso l'esterno, a formare un triangolo. I suoi capelli ondulati e spettinati rispecchiano la poca cura che ha del proprio aspetto, nonostante a vederlo appaia come un ragazzo affascinante.
Indossa degli occhiali in quanto dalla nascita ha sempre avuto problemi di vista che nonostante tutto non hanno mai creato svantaggi quando si allenava per diventare un ninja.
Non è molto abituato ai combattimenti, il che si nota dal fisico mingherlino e dalla muscolatura meno sviluppata rispetto alla media dei coetanei che hanno intrapreso la carriera del ninja.
Questa struttura corporea è stata spesso fonte di derisione e sbeffeggiamenti da parte degli altri studenti che lo vedevano come un ninja che non sarebbe mai sopravvissuto a lungo.
Descrizione Caratteriale:
Etsuo non è un ragazzo qualunque, si potrebbe definire un Nerd. Da sempre è stato un giovane a cui poco interessavano le preoccupazioni della propria famiglia o di diventare un guerriero. Spesso è bamboccione, tende a voler scherzare su ogni cosa, cerca sempre la battuta adatta all'occasione. Questo suo modo di agire giocoso si riflette oltre che nella sua vita pure nei suoi hobby, non è raro di fatti trovarlo chiuso in casa a giocare a qualche gioco da tavolo o a fare giochi di ruolo con qualche amico. Non esce spesso di casa e quando lo fa è per sentirsi libero dalle oppressioni della famiglia che lo vorrebbero un ragazzo più serio, che si adattasse alla massa guerrafondaia di Kiri. A Etsuo piacerebbe solo cercare vivere bene, disinteressandosi di tutto ciò che riguarda l'agire in battaglia.
La sua assuefazione per i giochi da tavolo e i giochi da ruolo lo portarono a estremizzare certi suoi comportamenti. A tal punto che già a dieci anni prendeva molte delle sue decisioni lanciando dei dadi e guardando il numero che usciva per vedere se le sue azioni avrebbero avuto l'effetto sperato.
Con il passare del tempo perse la sua identità più interiore, da quel giorno capitò spesso che cominciasse ad agire, comportarsi e parlare come i personaggi che si inventava nei giochi di ruolo e a proiettare le storie che si inventava nella realtà che lo circondava.

Storia:
Figlio unico di una normale famiglia di Kiri del clan Origami. Il padre e la madre sono due chunin del villaggio e hanno sempre cercato di guidare il figlio fin da piccolo nell'arte del ninjutsu. Lui con il passare del tempo si accorse che non gli interessava in alcun modo il combattimento e la guerra. Grazie ad alcune particolari amicizie scoprì alcuni giochi che stimolarono la sua fantasia e la sua capacità creativa. Con la scoperta dei giochi di ruolo già a otto anni la sua vita cambiò. Spesso non usciva all'aria aperta: restava a casa da solo a inventarsi storie o con gli amici da qualche parte a far combattere i suoi personaggi; questo modo fu una sorta di mediazione tra l'educazione guerriera dei suoi genitori e il suo spirito anti conformista.
Non volle mai entrare all'accademia si oppose in tutti i modi, addirittura scappando dalle lezioni e rimandando in ogni modo possibile il giorno in cui si sarebbe diplomato.
All'accademia e in famiglia nessuno riusciva veramente a capire cosa stesse succedendo al giovane, che man mano dimostrò in maniera sempre più marcata la sua tendenza a distaccarsi dalla normale morale sociale del villaggio in favore dello svago e del gioco in tutte le sue forme. Arrivò a rinunciare alla sua identità in quanto riteneva quella esistenza reclusa di Kiri troppo frustrante per un creativo come lui. Decise di interpretare nella vita reale i personaggi che egli stesso creava, fingendosi chi non era realmente, senza dimenticare che come in ogni gioco di ruolo per decidere l'efficacia di un'azione serve il lancio di due dadi che si porta sempre dietro da quando aveva dieci anni.
La sua mania per il divertimento e il gioco lo portò ad avvicinarsi anche al gioco d'azzardo che lo portò a sperperare gran parte del suo denaro che accumulava come paghetta dai suoi genitori, motivo per cui si porta sempre dietro, oltre ai già citati dadi anche un mazzo di carte.
Questo scambio continuo di identità lo porto senza accorgersene a migliorare i suoi risultati come ninja, riuscendo senza neanche notarlo a poter diventare genin. Il giorno più importante per Etsuo, il Paladino, ma anche Mago nero, Giullare di Corte, Barbaro, Ladra, Incantatore, Evocatrice di Mostri e Maga di Supporto, era arrivato: l'esame genin.
Nonostante la sua vera personalità fosse sperduta dietro quelle mille maschere, quello che man mano Etsuo desiderava era la possibilità di fuggire da quel luogo angusto che nonostante la sua allegria e la sua spiccata capacità di sorridere di fronte ad ogni occasione, seppur nefasta, aveva portato tante sofferenze e buoni motivi per reprimere i suoi dolori: come la mancata popolarità tra i suoi compagni dell'accademia.
Non tolleranza verso i coetanei, la famiglia e il credo di Kiri lo portarono spesso a guardare il mare, sperando un giorno di potersene andare da quella terra fatta di nebbia. Il tutto nascosto molto bene dietro il volto di vari personaggi che avevano accettato che il suo destino era invece quello di scendere nel campo di battaglia, senza però rinunciare al suo animo molto ingenuo. Quest'ultimo è proprio il suo credo: mantenere un animo fanciullesco e legato a valori come il gioco per riportare il mondo ninja alla pace.
 
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view post Posted on 16/4/2014, 15:56
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Tana il tuo PG è stato convalidato :sese: Puoi andare in pace anche tu :asd:
 
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..Kira
view post Posted on 19/4/2014, 11:14




CITAZIONE
Utente: ..Kira

~ Primo Personaggio ~

Primo pg: Kira Uchiha (link in scheda)
Rango: Chunin
Originario di: Konoha
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: Medico da guerra

CITAZIONE
~ Secondo Personaggio~

Nome: Kaito
Cognome: //
Rango: Chunin
Clan://
Villaggio: Kumo
Descrizione fisico-caratteriale:
CITAZIONE
Sono un bambino come tutti gli altri, almeno per quanto riguarda il mio aspetto fisico: ho una corporatura normale e non sono poi così tanto alto; ho degli occhi castano scuro, ma a quanto dicono sono molto profondi; La mia carnagione è scura ma non olivastra, diciamo che non sono proprio una mozzarella; porto i capelli lunghi, molto spesso legati in una coda, sono lisci e anch’essi di un castano particolarmente scuro ma non neri. Insomma un normale bambino di Kumo. Sono gioioso e scherzoso, mi diverto con la mia famiglia e con i miei amici, non vedo l’ora di crescere, sposarmi e creare una mia famiglia… Magari potrei iniziare a lavorare alla farmacia di mio padre e vivere per sempre una vita felice!



Ecco come avrei risposto qualche anno fa se qualcuno mi avesse chiesto di descrivermi; sì, qualche anno fa perché adesso sono profondamente cambiato, sia nel corpo che nella mente: Sono un bambino di sette anni che ha un fisico particolarmente atletico, pur essendo alto come la maggior parte dei suoi coetanei. Probabilmente non sono molto forte, ma nessuno raggiunge la mia velocità. Ah ho dimenticato a dire un dettaglio importante: ho perso la vista durante la guerra. Ho passato gli ultimi tre anni a vedere la gente attorno a me morire; posso dire che la morte mi ha sempre accompagnato e adesso non mi fa alcun effetto, anzi sono dell’idea che non io possa morire e che questo mondo, il mondo in cui vivo, è l’inferno a cui sono stato condannato da qualche Dio lassù. A differenza degli altri bambini che giocano a fare i “ninja” io lo sono per davvero. Durante il mio tempo libero non gioco con i giocattoli o scherzo con la mia famiglia – anche perché la guerra me l’ha strappata via - ma molto spesso mi alleno e pulisco le mie armi. Anche se non vedo cosa succede attorno a me, riesco a percepirlo; non è semplice da spiegare: fin dai primi tempi dopo la perdita della vista mi accorsi che riuscivo a percepire il chakra delle persone che mi stavano ad una certa distanza, con il tempo però iniziai a dare una forma a questo chakra e cominciai a percepire anche gli oggetti che mi stanno intorno. Insomma è come se vivessi immerso in un mondo buio, senza colori, e quello che riesco a percepire sono solo delle luci a cui riesco a dare delle forme in base all’esperienza passata. In pratica io percepisco che di fronte ho un albero, se questo albero ha delle foglie o dei frutti, ma non riesco a percepire i segni particolari come per esempio il colore delle foglie.
Per quanto riguarda il rapporto con gli altri.. diciamo che ho smesso di parlare con chiunque a meno che non sia necessario. La guerra e conseguente perdita della famiglia e della vista mi ha fatto chiudere in me stesso, impedendo qualsiasi rapporto civile. Pur non riuscendo a vedere le loro facce è come se sentissi quello che provano guardandomi; la loro pena, il loro volermi aiutare in tutto e per tutto.. mi disgusta! Insomma odio la gente!
Durante la mia vita ho anche imparato a mentire, molto spesso per sopravvivere; il fare pena alla gente a volte aiuta a riempire il tuo stomaco. Ciò mi ha permesso di capire la mente umana e di sfruttarla.
Passo le notti a sognare di essere finalmente libero, di scappare da questo inferno, di scappare dal dolore, dai ricordi e dai rimpianti, dalla gente che ti guarda con superiorità e dalla guerra che distrugge tutto ciò che incontra; sogno di poter tornare dai miei familiari, sogno di poterli riabbracciare e di essere di nuovo me stesso, sogno che qualcuno riesca ad uccidermi.. perché solo così posso tornare ad essere libero. Questo è il mio nindo: riuscire a trovare qualcuno in grado di liberarmi dalle catene di questo mondo.

Background: La mia storia inizia in una nottata tempestosa: la pioggia era intensa, il vento forte e fulmini e tuoni illuminavano il cielo ricoperto da nubi scure. Eravamo a Kumo quando le mie urla riempirono la sala di ospedale dove mia mamma era stata portata per partorire. Sinceramente non ricordo molto dei primi anni della mia vita, ricordo però gioia e felicità e soprattutto ricordo l’amore dei miei familiari. A cinque anni scoppiò la guerra e la mia vita, come quella di tanti altri, cambiò drasticamente. I miei genitori non erano ninja, mio padre era un farmacista mentre mia madre era un medico, uno di quelli sempre chiusi in ospedale; all’iniziò quando sentimmo della minaccia di Watashi credetti che la mia famiglia non era poi così in pericolo e che i “ninja” ci avrebbero protetto da ogni minaccia, ma ovviamente mi sbagliavo. Qualche mese dopo l’apparsa della progenie e la formazione del campo base, mia madre venne chiamata al fronte dove vi era maggiormente bisogno di medici che curassero gli innumerevoli ninja feriti. In quel momento capì che anche quando una persona crede di essere libero in realtà non lo è per niente: mia madre non voleva lasciare me e mio padre, non desiderava partire anche se sapeva quali erano i suoi compiti; con tutto ciò venne comunque obbligata dalle forze di Kumo, anzi dall’alleanza, a partire immediatamente. Compresi che c’è sempre qualcuno che è pronto a dirti cosa fare, c’è sempre qualcuno pronto a comandarti e ad usarti come meglio crede. Dopo la partenza di mia madre sentì un profondo vuoto ed iniziai a perdere tutto l’amore che avevo per il mio villaggio; piansi ogni giorno e ogni ora come qualsiasi bambino che vedeva partire il padre o la madre verso la morte. Si, perché proprio come era prevedibile, mia madre perse la vita durante un incursione nemica. La notizia arrivò qualche settimana dopo a Kumo e fu come un colpo di grazia per mio padre. Egli aveva tentato di essere forte per entrambi ma dopo un po’ di tempo la lontananza dalla moglie lo aveva letteralmente distrutto: iniziò a bere e chiuse la sua farmacia, smise di giocare con me e ogni tanto mi picchiò quando piangevo per troppo tempo. Non sono arrabbiato con lui, capisco cosa provava e perché è arrivato a tanto. Comunque sia dopo la morte di mia madre il dolore fu così forte che lo portò al suicidio: decise di far andare in fiamme casa nostra mentre io dormivo nel mio letto. Sentivo il calore delle fiamme e ricordo le immagini di casa mia completamente avvolta da esse ma non ricordo come miracolosamente sia rimasto in vita senza nemmeno una bruciatura. A mio padre invece non andò così bene e morì sotto le macerie di casa nostra. I mesi successivi li passai a patire la fame e iniziai a mentire alla gente per ricevere cibo, coperte, alloggi; compresi che la mente umana è davvero facile da manipolare e utilizzare a proprio favore e sfruttai questa conoscenza per sopravvivere. Un giorno venni rapito da una setta di banditi che uccidevano su commissione, mi fecero diventare un assassino come loro addestrandomi nel corpo, nella mente e nello spirito e fu insieme a loro che uccisi il mio primo uomo. Credevo che avrei sofferto per questo invece ne fui felice, perché l’avevo finalmente liberato dalle catene dell’inferno. Allora iniziai ad uccidere sempre più frequentemente e a liberare più anime possibili. Ma watashi arrivò fino ai confini di Kumo, lì dove noi ci nascondevamo: la prole entrò in massa nel nostro rifugio ed iniziarono ad eliminare chiunque incontrassero, cercai di combattere ma erano troppi. Eliminarono tutti e mi accerchiarono, io ero in ginocchio stremato e ferito e loro erano lì attorno a me, in piedi, ad osservarmi. Il cuore batteva forte contro il mio petto e io piangevo.. di gioia perché credevo che era giunto il momento di fuggire, era giunto il momento in cui avrei incontrato la mia famiglia. Uno di loro si avvicinò a passi lenti, mi osservava e arrivò così vicino da poter sentire il mio odore; fu il primo essere a cui sorrisi dopo la morte di mia madre, era il mio salvatore.. ma tutto venne interrotto: Arrivarono i ninja di Kumo che iniziarono a lottare e sconfissero la progenie, salvandomi. Un urlo di rabbia uscì spontaneo dalle mie labbra, “perché?” – mi chiedevo- “perché non riesco a lasciare questo posto?!”. Mi arrestarono, pur essendo un semplice bambino, ma giocando bene le mie carte sono riuscito a farmi arruolare tra le loro fila per la battaglia finale contro Watashi che si sarebbe combattuta a Kumo, dovevano essere proprio disperati per arruolare anche i banditi. Comunque sia, fui mandato nelle prime file fuori le mura, probabilmente perché speravano che morissi tra i primi e io ne fui contento. La battaglia iniziò e feci quello che mi veniva meglio: uccidere il più possibile. Ma lo scontro era di enorme portata e i nemici troppi per essere combattuti da un bambino; venni ferito gravemente agli occhi e persi definitivamente la vista; divenni cieco proprio durante lo scontro, ero confuso e dolorante e ricevevo ferite da tutti i lati. Caddi a terra stremato, sicuro di poter finalmente morire, svenni.
Purtroppo però mi risveglia, qualche giorno dopo in ospedale di Kumo; ero stato salvato da un medico che aveva visto ciò che era successo. Piansi, loro credettero che le mie lacrime fossero dovuto alla perdita della vista, io piansi perché ero sempre più certo che questa punizione non sarebbe mai finita. Nei mesi successivi alla guerra iniziai ad abituarmi alla cecità, anche perché sviluppai una particolare abilità che mi permetteva di percepire l’essenza delle cose. Non sapevo se fosse una vera e proprio kekkai gekkai, anche perché a quanto so i miei genitori non la possedevano, ma era qualcosa di incredibile. Migliorai anche tutti gli altri sensi, soprattutto l’udito e divenni paradossalmente più forte di prima. Dopo la guerra mi nominarono Chunin di Kumo, anche se non mi importava un bel niente del titolo che mi avevano affidato. Però lo stipendio mi teneva in vita e per il momento decisi di rimanere lì a Kumo, in attesa di qualcosa di più grande. Oggi, i miei obbiettivi sono tanti e so già quali sono le mie priorità. Il mio sogno rimane però sempre uno: riuscire a trovare il mio salvatore, qualcuno che riesca a liberarmi.. che riesca ad uccidermi.
 
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view post Posted on 24/4/2014, 16:27
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storia assai triste e melodrammatica, anche troppo per un personaggio così giovane
puoi procedere con la creazione del necessario ma ti dobbiamo chiedere di alzare l'età del personaggio almeno a 12-13 anni
 
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..Kira
view post Posted on 24/4/2014, 16:44




Dopo un pg con una vita e felice e fedele ho deciso di cambiare :D
Ps: Non si può proprio far niente per l'età del pg? Sarebbe una caratteristica importante...
 
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view post Posted on 24/4/2014, 16:48
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sette son pochi per un chunin e per tutte quelle disgrazie quindi già 12-13 è una concessione sorry
 
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± Maou ±
view post Posted on 7/6/2014, 00:06




CITAZIONE
Utente: ± Maou ±

Primo personaggio:

Primo pg: Mamoru Ono
Rango: Genin
Originario di : Kiri
titolo: Aspirante Sette Spadaccini - Muto

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~ Secondo Personaggio~

Nome: Ryokushi
Cognome: Fujima (Fuji viene da Fujio (clan del padre) mentre Ma viene da Mao (il clan della madre)
Clan: -
Villaggio: Kumo
Descrizione Fisica e Psicologica:
Genki fin nel midollo, nessuno ha ancora avuto modo di vedere Ryokushi mostrare un qualsiasi segno di stanchezza persino dopo tre giorni di lavoro ininterrotto. Sostenuto tanto da un fisico insospettabilmente robusto, da una salute d'acciaio e da una determinazione insospettabile per una "ragazzino" di nemmeno quindici anni, Ryo non si è mai distratto dal perseguire gli obiettivi che si era posto sin dalla sua promozione a Shinobi: "vivere una vita quanto più ricca di colori". Ottimista, gioioso ed amante della vita Ryo incarna quell'archetipo di persona che non demorde e che cerca di trovare il buono in tutte le persone. Inutile dire che questo carattere lo ha portato ad avere innumerevoli nemici, cosa che talvolta riesce ad incidere persino sulla positiva personalità. Sta però bene attento a tenere per sé quelli che considera attimi di debolezza. Nutre una fiducia pressoché totale nelle sue capacità, fiducia che ogni tanto sfiora persino l'arroganza.

Di corporatura nella media, Ryokushi presenta una carnagione scura che dà risalto gli occhi color smeraldo acceso. I capelli castano scuro vengono regolarmente rasati mentendoli lunghi all'incirca due millimetri.
Va in giro con indosso t-shirt, pantaloncini e sulla cintura invece sono i riposti i shuriken, pronti sempre all'uso. In caso ci siano particolari cerimonie tende a vestirsi con abiliti cerimoniali: quale un Kimono bianco molto semplice con delle sfumature verdi sulle spalle e sulle maniche dell'abito. Al collo porta una collana di spago nero cui vi è legato un frammento di quarzo ametista.


Storia:

Nasce in una delle tante abitazioni popolari della zona commerciale del villaggio di Kumogakure. Nato nella casa dei suoi genitori come era accaduto per suo padre e il padre di suo padre. Un'usanza, un modo per sottolineare quanto le tradizioni in quella famiglia fossero radicate e rigidamente seguite, ma anche un modo per differenziasi dalla massa. Da quando era stato costruito l'ospedale vi erano poche famiglie che ancora sceglievo un parto casalingo, questo perché era più rischioso di quello effettuato nel centro Ospedaliero. Non vi furono complicazioni, tutto andò come previsto: dal travaglio al vero e proprio parto. Al capezzale della madre i genitori di entrambe le famiglie: uomini e donne che avevano vissuto e visto molte cose nella loro vita e che avevano servito per diverso tempo sia il Raikage che i Grandi Monaci dei Santuari. Due linee di sangue distinte, divise essenzialmente dal modo di pensare e di considerare il mondo, ma che si erano unite tramite un sentimento universale, quale l'amore. Il Clan Fujio, cioè la famiglia paterna, era conosciuta in tutto il Paese dei Fulmini come: “i Guerrieri al servizio dei Grandi Sacerdoti”, uomini religiosissimi che obbedivano solo al volere di coloro che parlavano in nome dei Kami. “Monaci Guerrieri” ecco l'appellativo che li indicava ed erano anche coloro che non accettavano una carica quale quella del Raikage. Persino con l'avvento di Shiroko Yotsuki, la “Dea pallida”, questa famiglia restò in disparte... non ritenendo la donna una vera e propria divinità ma anzi una sorta di millantatrice cui unico scopo era quello di corrompere i cuori dei veri credenti. La famiglia della madre invece, il Clan Mao, aveva da sempre prestato giuramento verso il Capo Villaggio e come Shinobi avevano svolto molte missioni in nome di Kumo. Erano una famiglia di orgogliosi soldati, un Clan che non credeva ai Kami ma solo alla forza degli uomini.
Non appena trovò la luce la fusione di queste due diverse etnie tra i due clan iniziarono a nascere dissapori e litigi. Ognuno di loro, infatti, voleva che il proprio discendente fosse educato secondo le tradizioni di una o l'altra fazione. I genitori presero così una decisione, non diedero ne il cognome del padre ne quello della madre ma una fusione dei due: Fujima. Al neonato così affidarono entrambe le volontà in maniera tale che lui stesso avrebbe potuto decidere, quando sarebbe arrivato il momento. Il nome che gli diedero fu: Ryokushi, un nome che ricordava la parola Ryokushoku cioè verde, questo perché il pargolo aveva degli occhioni magnetici color Smeraldo. Così la storia di Ryokushi Fujima ebbe inizio. Crebbe nella tranquillità e nella pace, con i nonni che facevano di tutto per influenzarlo su che via prendere, Una vita tranquilla. A Sette anni i genitori decisero di mandare il proprio figlio in accademia, consapevoli che così facendo il bambino avrebbe appreso i concetti fondamentali su cui vigevano le arti magiche. Passarono cinque anni e Ryokushi concluse il suo percorso accademico, divenendo uno shinobi all'età di 12 anni. Tutto sembrava rose e fiori.. poi arrivò Watashi, la guerra e tre anni di combattimenti e disgrazie cui apice fu l'attacco a Kumo. Il giovane non fu mai mandato in guerra, durante i tre anni, questo perché Giichi diede ordine che alcuni genin avrebbero dovuto per lo più occuparsi dei lavoretti all'interno al villaggio. Praticamente erano coloro che erano stati predestinati a fare le “guardie della cittadella” coloro che durante la guerra avevano il compito di svolgere le missioni “D” accumulatesi all'interno di Kumo, all'inizio, poi durante l'assedio del villaggio da parte di Watashi e la sua progenie di portare in salvo quanti più abitanti e cittadini e aiutare i medici con i feriti. Ora ha quindici anni e pazientemente aiuta la ricostruzione del proprio villaggio, attendendo che il Raikage gli permetta di svolgere missioni di grado “C” o in qualche modo di poter svolgere mansioni diverse da quelle che stà al momento svolgendo.
 
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Jimmy91
view post Posted on 6/9/2014, 12:30




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Utente: Jimmy91

~ Primo Personaggio ~

Primo pg: Akira Uchiha
Rango: Genin
Originario di: Konoha
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: Nessuna

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~ Secondo Personaggio~

Nome: Ken
Cognome: Yotsuki
Rango: Genin
Clan: Yotsuki
Villaggio: Kumo
Descrizione fisico-caratteriale: Ken è alto 1.70 mt ed ha 14 anni, i capelli sono biondi e la carnagione scura tipica del suo clan gli occhi però sono verdi, come quelli della madre che non ha mai conosciuto. Porta i capelli lunghi fino alle spalle ma li lega in un coda girata varie volte in modo che non risultino fastidiosi in combattimento. È abbastanza prestante fisicamente visti i suoi allenamenti e la naturale propensione al corpo a corpo del suo clan.
Background: Ken vive una infanzia abbastanza nella norma nel villaggio di Kumo dove frequenta l'accademia e si diploma con successo ricevendo il tanto agognato coprifronte. Il padre, shinobi del villaggio, lo ha cresciuto da solo cercando di essere il più presente possibile data l'assenza della madre. Niente di particolare sembra turbare la sua vita per ora e la sua carriera come ninja è solo agli albori, spera un giorno di diventare famoso in tutta Kumo per le sue imprese.

Note:
-Lo so che dovrei aspettare un anno dall'iscrizione, però manca un mese e non credo faccia molta differenza xD
-Il background è un po' scarno ma con il tempo lo amplierò sicuramente :sisi:
-Ho messo genin perché c'è scritto che a Kumo si può partire dallo stesso grado del primo pg ma se devo sostenere l'esame non ci sono problemi.

Edited by Jimmy91 - 6/9/2014, 15:30
 
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view post Posted on 20/9/2014, 18:14
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Utente: Karen91

~ Primo Personaggio ~

Primo pg: Chiaki Hyuga
Rango: Chunin
Originario di: Akatsuki
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: Akatsuki

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~ Secondo Personaggio~

Nome: Nami (Onda)
Cognome: //
Rango: Genin
Clan: //
Villaggio: Paese della Neve (libero)

Descrizione fisica: Nami è una ragazza dalla carnagione nocciola, anche se vive in un posto dove il sole non sorge quasi mai, se non poche volte all'anno; questa caratteristica si pensa derivi in qualche modo dalle origini sconosciute della ragazza. È una comune fanciulla con niente d'eccezionale se non fosse per quei suoi occhi dello stesso colore dell'oceano. I suoi capelli sono lunghi e castani, tenuti costantemente legati per un fatto di praticità. Solitamente indossa abiti sull'azzurro come impone la sua tribù e abbastanza pesanti date le basse temperature a cui è sottoposta tutti i giorni. Ha un tatuaggio che le risale la schiena in cui è rappresentata un'onda, simbolo che rappresenta il suo nome; fattogli al raggiungimento della maggiore età come impone la tradizione (per quanto riguarda le loro leggi).

Descrizione caratteriale: Descrivere il carattere di Nami non è cosa alquanto facile come non è facile da sopportare. È molto sicura di se, non ama che qualcuno le metta i piedi in testa anche se notevolmente più forte di lei. Nelle risposte è sempre diretta e non ha peli sulla lingua, questo spesso la trascina in guai seri anche se ormai nel villaggio la conoscono tutti e sanno com'è. Ha una forte affezione al dovere; coraggiosa e furba. Sa quando non bisogna essere leali per avere la meglio, in fin dei conti l'importante è averla vinta. Il suo più grande punto debole? Non ve lo dirà mai.

Background: Le origini di Nami sono ignote. La storia della sua vita reperibile comincia con il suo ritrovamento tra alcuni blocchi di ghiaccio, insieme a dei pezzi d'imbarcazione distrutta. Trovata da alcuni pescatori della zona viene ceduta alle cure di Mai, una donna vedova di giovane età che accettò immediatamente di tenere la piccola. Le leggi della comunità in cui vivevano erano molto rigide ma quando nasci con certe imposizioni non diventano mai un problema, infatti nessun altro uomo avrebbe potuto prendere la mano della donna e Mai non avrebbe disdegnato affatto un po' di compagnia. Nonostante Nami non fosse realmente sua figlia, la crebbe con un amore tale che quando le raccontò la storia del suo ritrovamento questa non fece una piega. Alla fanciulla non importava niente di trovare la sua vera famiglia, per lei quella era la sua casa. A parte il suo colore scuro e i suoi tratti molto differenti dal resto della tribù, gli altri riuscirono a farla integrare perfettamente. Il suo non era un vero e proprio villaggio, lo definiva così ma probabilmente non compariva nemmeno nelle cartine. Composto da massimo una trentina di iglù, la popolazione viveva ancora in modo rudimentale effettuando baratti e insegnando ai propri figli a sopravvivere al freddo piuttosto che imporgli una cultura. Isolato all'estremo nord, dove il freddo era il vero nemico e quasi nessuno osava avventurarsi. Mai diceva che l'ultimo straniero che aveva oltrepassato quelle terre risaliva a sua nonna o forse era la sua bisnonna? Nami non se lo ricordava. Fatto sta che ogni cosa nonostante non fosse perfetta sembrava stare al suo posto. Questo finché un giorno qualcosa non si risvegliò in lei. Stava giocando con alcuni ragazzi del luogo quando un pezzo di ghiaccio si ruppe all'improvviso costringendola ad aggrapparsi con tutte le sue forze a quest'ultimo per non finire in acqua. Succedeva spesso che le tavole ghiacciate si rompessero come succedeva spesso che si richiudessero in un batter d'occhio. Finire in acqua significava rischiare la vita, significava una buona probabilità di non riuscire a tornare più a galla. Numerose volte i grandi avevano detto di non andare in determinate zone ma le prove di coraggio erano sempre ben accette dai più giovani, l'unico divertimento che offriva un posto così sperduto era proprio quello. Nami non si sarebbe mai pentita di quel giorno ma allo stesso tempo quel giorno avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Stava scivolando, nonostante fosse riuscita a infilzare il coltello per tenersi stretta, non ce l'avrebbe fatta. Gli altri non si mossero troppo impauriti per poter fare qualcosa, forse qualcuno andò a chiamare i genitori perché lo vide di sfuggita correre verso il villaggio. Le mani sudavano freddo ma alla fine la rabbia prevalse. L'attaccamento alla vita, la voglia di farcela, la portò a combattere. Sentì una forza strana dentro di se, una forza sconosciuta che nessun altro aveva mai provato Successe tutto così in fretta che non poté capire con esattezza se fosse dovuto al caso o se fosse stata lei. Un getto d'acqua esplose dal suolo, impetuoso. Forse il ghiacciaio si stava già sciogliendo perché improvvisamente la struttura sotto i suoi piedi andò in mille pezzi. Gli spettatori rimasero stupefatti da cosa era successo e molti dopo l'accaduto iniziarono a chiamarla "la ragazza baciata dalla fortuna". Quel nomignolo le piaceva, le era sempre piaciuto stare al centro dell'attenzione ma quella piccola gioia venne immediatamente sormontata dalla curiosità di sapere. Nei giorni a seguire la fanciulla riuscì a scoprire meglio se stessa e quell'affinità verso quell'elemento. Nella loro tribù era usuale dare nomi solo legati alla natura ma non conoscendo il mondo dei ninja non avrebbe mai pensato che questa potesse essere viva a tal punto. Dubbi, interrogativi non risolti e apprendimento la portarono a prendere una decisione. Forse stava facendo una pazzia, forse non le sarebbe piaciuto quello che avrebbe trovato fuori da quel posto ma doveva farlo. Doveva scoprire se stessa, scoprire chi fosse realmente. Aveva guardato parecchio all'orizzonte verso quelle distese immutate di ghiaccio ma non riusciva a vedere niente. Che ci fosse un mondo la fuori? Si per forza, glielo aveva detto Mai anche se nemmeno lei aveva la certezza assoluta. Proprio da qui comincia la storia di una vagabonda.

 
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view post Posted on 21/9/2014, 05:59
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Utente: .Melo

~ Primo Personaggio ~

Primo pg: Fuyuki Hyuga
Rango: Jonin
Originario di: Akatsuki
Titolo/ Carica che ricopre Gdr On: Eremita/Akatsuki

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~ Secondo Personaggio~

Nome: Fue (Fischio)
Cognome: //
Rango: Genin
Clan: //
Villaggio: Paese della Cascata (libero)

Descrizione fisica: I lineamenti di Fue non si discostano poi molto dall'aspetto che normalmente ha un ragazzino della sua età. Possiede una carnagione delicata e pallida, che ben s'intona con le ciocche bionde tendenti al castano della sua chioma. Per avere tredici anni, è abbastanza alto e non per niente supera il metro e sessanta d'altezza e per questo motivo, rispetto ai suoi coetanei, presenta un fisico più snello e slanciato. Non avendo la possibilità di guardarsi allo specchio, non presta molta attenzione alla cura della sua persona e questa sua particolarità viene tradita proprio dalla sua chioma, che spesso si presenta a chi la vede come disordinata, degna di un carattere ribelle e incurante come quello di Fue. E' solito indossare gli indumenti che i suoi genitori adottivi gli anno regalato il giorno del suo decimo compleanno e, anche se sono in molti a ripetergli che presto sarà costretto a cambiarli dato che già iniziano a calzargli corti, non sembra intenzionato a procurarsi un nuovo vestiario, pigro com'è. Tuttavia ciò che più risalta alla vista sono le bende che gli coprono il viso. Nel villaggio di Yakeba praticamente tutti sono a conoscenza del suo stato di cecità, eppure quelle bende sembrano ancora capaci di suscitare una certa curiosità, specialmente in chi incrocia la sua strada per la prima volta.
Descrizione caratteriale: A vederlo Fue sembrerebbe un ragazzino timido, ma si sa: spesso l'apparenza inganna. In realtà possiede una personalità forte, forgiata dalle esperienze traumatiche che ha vissuto, come le difficoltà dovute alla perdita della vista e la scomparsa dei suoi genitori adottivi. Nonostante tutto ha sempre cercato di andare avanti e di vivere senza perdere l'entusiasmo, né il sorriso che sua madre gli ha sempre detto di conservare. Purtroppo non sempre è capace di seguire il suo consiglio, dato che per lui affrontare il mondo non è così semplice. Sono in molti a schivarlo e per diversi motivi: primo fra tutti le sue origini ignote e, secondariamente, a causa del suo handicap. Per questo motivo Fue non conosce mezze misure. Si affeziona facilmente e in maniera morbosa a chi riesce ad aprirsi a lui, mentre invece prova astio e non concepisce l'idea di socializzare con chi invece lo considera diverso; lui non lo ha mai fatto e pretende che gli altri non gli riservino alcun trattamento di favore, né che lo guardino con la stessa pietà con cui si guarda un moribondo. Purtroppo però non possiede alcun amico e dopo la morte di Daiki e Fumi non è mai stato in grado di allacciare un rapporto con qualcun altro. Per questo motivo si isola spesso, per coltivare la sua passione più grande: la musica. Riconoscendo l'amore che Fue nutriva nei confronti di tale arte, infatti, i suoi genitori poco dopo il suo ritrovamento gli hanno regalato una biwa, che lui ha battezzato col nome di Uta (Canto) e che considera il suo migliore amico. Non sopporta che qualcun altro lo tocchi, poiché - essendo il primo regalo dei suoi genitori - vive nel terrore che venga rovinato o che possa rompersi.
Non ha un sogno specifico al momento, se non l'ostinazione a dimostrare di poter arrivare a tutto nonostante le condizioni in cui versa sembrino dimostrare il contrario. Per questo motivo il suo è un sogno che cerca di realizzare tutti i giorni, una sfida che si è imposto da solo e che cerca costantemente di superare poiché incapace di arrendersi e di rassegnarsi al buio con il quale è costretto a convivere.
Background:

*I racconti davanti al fuoco*

Non conosco nulla del mio passato. Il mio nome, le mie origini, chi fossero i miei veri genitori o come abbia perso la vista. Dicono che forse sia accaduto a causa di un incendio, considerate le ustioni che queste bende coprono. In ogni caso so di essere vivo e questo mi basta per essere qui, per suonare, divertirmi e far divertire.
Mi chiamo Fue.. cos'è quella faccia? Sì, significa proprio "fischio". Sai, mamma e papà mi dicevano spesso che dopo avermi ritrovato, fischiare era una delle cose che facevo sempre, anche più di parlare. Adoro la musica ed è per questo che mi hanno regalato Uta, lo strumento di cui adesso stai udendo la voce. Anche se non riesco a vedere, posso comprendere cosa mi accade attorno grazie ai suoni che mi circondano. Il mondo ci parla costantemente, soltanto che spesso non ci fermiamo ad ascoltarlo.

I miei genitori sono scomparsi qualche mese fa. E' stato Watashi, quel mondo tremendo, a portarmeli via. Sento sempre la loro mancanza, ma al tempo stesso so che loro sono ancora accanto a me. Riesco addirittura a sentire ancora le loro voci. Quella di mio padre è forte, autoritaria, ma al tempo stesso riesce a farti capire che in fin dei conti ti vuole bene. Mi ha insegnato tutto quel che so - non molto forse, ma mi accontento - ed è stato lui a regalarmi Mirā (Specchio).. mi ha anche insegnato ad usarla e a combattere, nonostante il mio problema. Da giovane era stato un guerriero e a vederlo, quel pescatore vecchio e anche un po' taccagno, non lo diresti mai. Anche se non ci legavo molto, l'ho sempre ammirato e gli devo molto: è grazie a lui che ho imparato ad affrontare la vita e a non arrendermi di fronte a niente. E non mi arrenderò, perché significherebbe imbrattare la sua memoria.. oh sì, puoi dirlo forte.
Mia madre, invece.. non puoi nemmeno immaginare la sua voce. Era meravigliosa, capace di far quietare anche l'animo più turbolento con la dolce melodia del suo canto. Lei mi ha aiutato a coltivare la mia passione, ha provato a insegnarmi tutto ciò che sapeva e mi ha sempre spinto a riprovare e riprovare, ogni volta che sbagliavo. Non era solo mia madre, ma anche la mia migliore amica. Le raccontavo sempre tutto e lei era sempre lì, pronta ad ascoltarmi. La gente mi evita, non crede che un ragazzo cieco possa essere utile, e per questo non riesco sempre a fidarmi di chi mi sta intorno.. lei però mi ripeteva sempre che un giorno avrei incontrato una persona che si sarebbe aperta a me, così come aveva fatto lei, e che dovrò impegnarmi al massimo per proteggerla. Non so se ciò accadrà veramente, ma fino ad ora non ho ottenuto chissà quale risultato.
Adesso che non ci sono più, ho deciso di iniziare a vivere seguendo la legge del mio cuore. Viaggiare mi piace, ogni posto mi parla in maniera differente e io amo sentire sempre voci nuove. Non so dove questo viaggio mi porterà, ma di sicuro non mi arrenderò alla mia condizione. Di questo puoi starne certo.

 
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