Era strano. Ogni volta che tornava in quel luogo avvertiva sempre uno spiccato sentimento di sollievo, del resto la foresta dell'eremo per lui era divenuta una seconda casa, un posto che avrebbe protetto anche a costo della propria vita.. Ma non quella volta. Tutto era diverso, la sofferenza e il rimorso restavano saldamenti ancorati alla sua anima, come navi che non temevano neanche la più burrascosa delle tempeste, ora che aveva perso una sorella. Sì, anche se non aveva mai firmato con il sangue il sacro Sutra, Seiri aveva conquistato la fiducia e l'affetto di coloro che abitavano in mezzo alle macerie di un'antica civiltà e la consapevolezza di essere stato l'artefice della sua morte non aiutava di certo il giovane ANBU nel suo disperato intento di voltare pagina. Nonostante il cielo stesse ancora piangendo, trovò l'eremo immerso nella sua solita quiete e rivolgendo saluti poco entusiasti ai furetti che lo accolsero si avvicinò con passi lenti e cadenzati al palazzo del sommo Mujinahen. Cercò di non far notare troppo il suo pessimo stato d'animo, non voleva far pesare loro l'immenso dolore che stava provando, ma sapeva che tra tutte le creature dell'eremo c'era chi avrebbe subito individuato l'angoscia che si celava dietro i suoi occhi.
Fukuizuna - Problemi di cuore, Fuyuki-chan?
Riconobbe immediatamente quel tono di voce, quel timbro impregnato di malizia che sin da quando aveva messo piede lì per la prima volta lo aveva fatto rabbrividire. Non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi che le iridi smeraldine di Fukuizuna avevano già trafitto i suoi occhi gelidi dall'alto verso il basso, dando vita ad un contatto visivo che avrebbe potuto tagliare l'aria. Per un attimo Fuyuki provò l'istinto di vomitarle contro tutto ciò che si era tenuto dentro fino a quel momento, ma rendendosi conto che la donnola non poteva essere a conoscenza di ciò che lui aveva passato riuscì a frenarsi prima di sciogliere la lingua.
- No.. Non è questo.
Fukuizuna - Mujinahen-sama mi ha detto che ti hanno promosso per aver salvato il Paese delle Terme. Sei un eroe, Fuyuki.. Tu e i tuoi uomini avete dimostrato grinta e coraggio, anche la piccola Chiaki ha dato prova di essere cresciuta. Cos'è che non va allora?
In quel preciso istante l'ipotesi del ragazzo trovò conferma: Fukuizuna non sapeva di Seiri, ma a quanto sembrava la voce riguardo la sua promozione aveva raggiunto anche l'eremo. Jonin. Significava essere ben più di un leader, un Jonin era un ninja che grazie alle sue capacità era riuscito a guadagnare la piena fiducia del proprio paese.. Ma lui in quel momento era tutto fuorché un Jonin. Era un incapace, un vile che era combattuto tra una decisione e un'altra e non trovava il coraggio per prendere saldamente in mano le redini della propria vita.
Fukuizuna - Sappi che ho intenzione di sfidarti.. Forse potresti avere qualche chance, ora che sei Jonin.
In attesa di una risposta la donnola lasciò scivolare la zampa sinistra sul manico della grossa dai-katana che stava alzata sopra il terreno, con la punta rivolta verso di esso. Tuttavia l'eremita non rispose, si limitò a scuotere il capo in segno di dissenso e a proseguire per la via. Fukuizuna tentò di insistere, ma prima che potesse aggiungere altro lui la fermò con un cenno della mano. Se davvero lo conosceva, avrebbe capito di certo che per lui ciò che aveva la priorità era chiedere udienza al vecchio tasso.
Superati i gradini che lo condussero in cima al bianco tempio, il giovane si immerse nel buio che avvolgeva le viscere della struttura e dopo pochi minuti raggiunse la sala del trono, mentre il rumore della pioggia che tamburellava sulle forti mura si faceva sempre più lontano. Ritrovatosi infine al cospetto del sommo si inginocchiò, ma prima che potesse prendere parola fu proprio l'atavica creatura a spezzare il silenzio, riempendo la sua mente con la solita voce calda e serafica.
Mujinahen - (So perché sei qui, Fuyuki-chan. Ho saputo di Watashi, di Kai.. E di Seiri.)
Non ne rimase stupito il Jonin, che ben conosceva ciò di cui il capostipite dei mustelidi era capace. Incontrò i suoi occhi scuri e profondi e sentì una sensazione di impotenza soffocargli la gola. Quello sguardo avrebbe potuto raccontare più di mille parole ciò che il suo cuore provava a chi aveva già sondato la sua anima e compreso il dolore che stava tormentando quel povero ragazzo.
- (Non so cosa fare. Vi prego, aiutatemi.. Mujinahen-sama.)
Il vecchio tasso lo guardò intensamente per qualche secondo, prima di rispondere con prontezza alla sua richiesta.
Mujinahen - (La ragione è, e deve solo essere, schiava delle passioni, e non può rivendicare in nessun caso una funzione diversa da quella di obbedire e di servire ad esse.)
Perplesso lo Hyuga inarcò un sopracciglio, mentre consapevole di aver forse esagerato con le parole il sommo sorrideva. In realtà, per quanto il suo di quei lemmi riecheggiasse astruso e incomprensibile nella sua testa, il significato di quella frase era più semplice e toccante di quanto potesse immaginare. Lo avrebbe capito soltanto più avanti, quando la sua mente avrebbe finalmente trovato la lucidità necessaria per rifletterci sopra.
[...]
Trascorse buona parte della giornata a parlare con il suo mentore, trovando finalmente le risposte ai suoi quesiti e riuscendo per un attimo a togliersi di dosso l'odore di sangue e morte che Seiri aveva lasciato sui suoi indumenti zuppi e sporchi. Avrebbe voluto continuare ancora, del resto la compagnia del sommo risultava sempre produttiva, ma tutto ad un tratto iniziò a sentire i tonfi secchi di passi rapidi e veloci che avvicinandosi si facevano sempre più nitidi. Da lì a qualche secondo una piccola donna dal manto striato fece il suo ingresso nella sala e con l'aria di chi aveva visto un fantasma si affrettò ad avvertire l'eremita di quanto stava accadendo: non aveva tutti i torti ad essere agitata, l'eremo era stato preso di mira. Inizialmente il Jonin ebbe un attimo di smarrimento, ma ritrovata la sua solita risolutezza non tardò a farsi sentire.
- Calmati e stammi a sentire, è importante.. Cosa hai visto? Chi sono questi nemici?
Mentre attendeva una risposta, attivò il Byakugan e rapido il suo sguardo attraversò le pareti fino ad affacciarsi dalla cima del palazzo. Da lì avrebbe potuto coprire in pochi secondi un'area di circa cinque chilometri, nella speranza di individuare coloro che avevano osato disturbare l'armonia che regnava in quel luogo. Era passato poco più di un anno da quando la foresta era stata incenerita dalle fiamme dei nukenin della nuvola e mentre le immagini di quei terribili momenti riaffioravano nella sua mente, la tensione iniziava a crescere rendendo l'aria quasi irrespirabile. Quella volta era riuscito a difendere la dimora dei suoi fratelli, arrivando quasi a perdere la vita, ma l'esito della battaglia che si prospettava all'orizzonte era ancora incerto, tutto da decidere. L'unica cosa certa era che, in quanto eremita, non avrebbe avuto timore di scendere in campo e di brandire la sua katana per proteggere il luogo e le creature che amava.