Masayume

« Older   Newer »
  Share  
.Watashi.
view post Posted on 15/4/2012, 00:05





"Cos'è l'uomo, se non desiderio?"
N

on succede spesso, in questo mondo dove il caos è causato più dall'uomo trasformato in un pretendente al titolo di Dio, che dalla natura stessa, che un sisma proveniente solo e soltanto dalle viscere della terra scuotesse il globo, spaccando tremendamente quello oggi conosciuto come Paese delle Cascate. Forse la gente di quel luogo, smossa dai loro seggi durante quel giorno, avrà pensato che l'antico mostro che aveva solcato la loro terra con quell'oceano di fiumi, fosse tornato al suo peregrinaggio e al suo antico trono. Ma non c'entrava nulla la mitologia, nulla il caos dell'uomo e la sua forza, era solo natura, che scosse e spaccò il Paese, smembrandolo in quei pochi minuti avvertiti anche nei territori vicini. Ma fu davvero solo opera della natura?

Trai frammenti del mondo smossi nel sisma, tra una delle poche spaccature svuotate d'acqua che v'erano nel Paese delle Cascate, crebbe quasi come fosse una pianta quello. I sopravvissuti della zona al terremoto lo fissarono a lungo, senza capire cosa fosse, da dove venisse... E perché fosse arrivato lì.


Un costrutto non creato dall'uomo. Di vetro, ma apparentemente infrangibile, con pareti bianche e snodate, che si avvinghiavano tra di loro in continue spirali traslucide... Come fossero carne, a costruire una cupola scivolata fuori dal terreno, dalla struttura massiccia. Dalla base rotonda, quasi perfetta se non fosse per i vari avvallamenti di quell'intreccio di colonne che la formavano, era così per tutto il suo perimetro, se non fosse per un lato, mosso verso sud, completamente piatto. Come se quel turbinare di vetro avesse avuto un'improvvisa pettinata verso l'alto e poi verso il lato opposto del tempio, formando una parete decisamente più piatta rispetto alle altre. Questa era l'unica facciata della struttura bianca e l'unica che gli regalava colore. Di fatto, tra le due grandi colonne che ne delimitavano la faccia e formavano un arco quasi conico, che spingeva verso il centro del "volto" pallido, v'erano incastonate un'infinità di gemme di varie dimensioni, tutte perfettamente tonde o ovaloidi... E di un viola scuro, intenso, traslucido e quasi cangiante. Alcune erano minuscole, addirittura invisibili, altre invece si incastonavano nei nodi prepotenti, gigantesche, disumane. In tutto, queste pietre più grandi, erano 13 ed erano tutte rivolte verso il centro, come occhi che sorvegliavano la vera meraviglia del tutto. Un portone alto almeno cinque metri. Viola, della stessa pietra degli sguardi che l'osservavano, ma non liscio... Anzi. Tutta la superfice delle sue grandi ante arcuate era ricoperta da incisioni in una lingua antica, di basso rilievi di fattura anch'essa inumana. Divinità, soggiogate tutte da un'entità più grande, posta in mezzo, perfetta e meravigliosa, issatasi verso il cielo mentre i pochi Dei ancora privi della sua influenza, tra le nuvole raccolte nella volta, lo fissavano con disprezzo... Invidia. Le braccia dell'entità tese verso l'esterno, a raccogliere nella destra una fiamma, nella sinistra un fiume. Il volto rivolto al sole nell'apice del portone non lasciava intravedere nulla. Ne occhi, ne bocca. Solo una beatitudine riflessa, rappresentata dallo smuoversi dell'aria intorno. E intanto l'uomo, ai suoi piedi, festoso e ammirato, s'inginocchiava di fronte al gigante senza vesti, senza colore, senza nome e senza viso...


S

tette lì, fermo ore, fino a quando la terra su cui nasceva iniziò a tremare di nuovo. "Una scossa di assestamento", pensarono i presenti tra lo sbigottito e il terrorizzato. Ma non si trattava di nulla del genere... Era qualcosa di non concepibile. Di non chiaro. Il costrutto sembrò quasi animarsi, e dalle sue fondamenta, lentamente verso l'alto, una tetra luce violacea lo investì come un'onda, fino a staccarsi dalle mura bianche ridondando loro colore. Quindi quel bagliore si spostò in cielo e navigò in tondo, allargandosi in un cerchio, verso tutto il mondo... Così che tutti potessero vedere. E tutti videro. Donne, uomini, bambini, vecchi, mendicanti, shinobi, samurai, svegli, dormienti...


Tutti videro. Tutti LA videro. Apparsa lì, dal nulla, in un tempo ormai fermo. Lei, che pareva figlia di quel tempio per fattezza. Aleggiava in aria palpabile e impalpabile, come uno spettro ma vestito di abiti veri. Un agglomerato di vesti bianche, con ricami viola, che coprivano un corpo inesistente, formato da neanche il busto su cui s'avvinghiavano gli abiti fluttuanti. Ma ciò che colpiva di più non era tanto il suo inesistente corpo, le sue vuote braccia e gambe che la sorreggevano, quanto l'unica parte materiale e visibile... E forse, nel complesso, la più assurdamente inumana. Il suo capo era di porcellana purissima, bianca come il latte, lucida come l'acqua e dal viso piatto, senza alcun tratto... O meglio, senza alcun tratto in rilievo. Occhi vuoti, ma perfetti, così come un naso e delle labbra altrettanto spente, stavano dipinte lì, di viola, fissando negli bulbi ferma e quasi disturbante tutti coloro che la vedevano. Sul suo viso quelle labbra dipinte si distesero, sorridendo. Quindi parlò.

Salve, uomini di questo mondo ormai Nuovo.

La sua voce era fredda, solenne ma priva d'ogni gusto, eppure non forzata. In quanto timbro era perfetta, femminile e melodiosa... Ma assolutamente vuota. Il suo sorriso, anche se piatto per obbligo, era in un ipotetica tridimensionalità comunque privo d'ogni vita.

Ognuno di voi sta assistendo al Miracolo della Nuova Nascita, miei amici. Io sono la portavoce dell'Unica Grande Divinità. Del Signore del Tutto. Del Destino, del Tempo e della Caso. Oggi, con grande gioia, il suo tempio è tornato alla luce come molti dei vostri fratelli di quello che chiamate Paese delle Cascate hanno potuto vedere.

E dopo quelle parole, le sue mani vuote e invisibili parvero allargarsi. Parvero, perché non cambiò nulla, essendo loro inesistenti. Ma il volto chiuse gli occhi e si rivolse al cielo, in qualche secondo di raccoglimento. Riaprì gli occhi, e si rivolse a tutti.

E per festeggiare il suo ritorno glorioso, come fece il giorno in cui nacque l'uomo, lui vuole donare a Tredici di voi uomini la possibilità di ottenere ben più di quanto l'uomo abbia mai ottenuto. Soldi? Potere? Donne? Tutto quello che l'uomo può desiderare. Egli realizzerà, quando i Tredici prescelti saranno tutti marchiati con il suo simbolo e si riuniranno di fronte al tempio.

Dunque, il sorriso s'allargò, così come l'apertura ideologica delle sue braccia.

Ognuno dei loro desideri verrà soddisfatto. Non importa di che natura sia. Non importa quanto difficile possa essere. LUI può tutto. Può darvi fama e gloria. Creare il vostro piccolo paradiso. Regalarvi di nuovo l'abbraccio di qualcuno che ha abbandonato questa vita. Non c'è limite alcuno alle vostre richieste. Sperate ordunque d'essere tra i Tredici prescelti, uomini. Ognuno di questi fortunati sarà da me contattato, ad intervalli diversi, e quindi marchiato... E per avvisare la vostra specie di questo, la casa del mio Signore emanerà in cielo un raggio viola che sorvolerà il mondo. Non vi sarà concesso sapere chi è marchiato, solo lui ne sarà conscio.

Il volto dipindo iniziò a spegnersi poco a poco. Il suo "corpo" si rilassò. Il suo viso tornò quello del principio. Una maschera di porcellana ben dipinta, ma ora del tutto priva di alcuna espressività, in una posizione di pura neutralità.

Iniziate a pregare l'Unico che possa scegliervi. A presto.

E così sancendo, sparì. Il mondo tornò a girare, il tempo a scorrere, come se nulla fosse successo... E dunque nella specie dell'uomo si sarebbe acceso il dubbio e la speranza. Chi sarà scelto?




©
 
Top
.Watashi.
view post Posted on 22/4/2012, 17:36




Il giorno seguente...
C

ome successo in principio, successe di nuovo. Il tempio tremò, facendo echeggiare la sua presenza nella valle, poi lentamente, le sue bianche mura si riempirono di luce viola, scivolando piano verso l'alto... Per poi guizzare in aria, abbandonando la materia. Si levarono in cielo ed esplosero, ricreando quel cerchio che attraversò il mondo ninja... E nel mentre, la prima delle 13 grandi sfere ntorno alla porta si illuminò.

Il primo Glifo era stato consegnato.



Edited by .Watashi. - 28/4/2012, 21:09
 
Top
.Watashi.
view post Posted on 28/4/2012, 20:13




Un soffio di minuti dopo il Primo..
I

l primo era stato assegnato quel giorno, ma non era abbastanza. Un'altra persona quel dì avrebbe ricevuto il Dono che molti altri desideravano... Il tempio con prepotenza incominciò a tremare, caricandosi oltremodo di quell'energia pura e violetta, sprigionandola in un boato silenzioso nel Cielo... Abbagliando per un istante il Sole.

Il secondo Glifo era stato consegnato.

 
Top
.Watashi.
view post Posted on 4/5/2012, 19:32




La Terza alba dall'Inizio..
M

olti in tutte le terre conosciute o meno aspettavano trepidanti il Terzo glifo, sperando di essere benedetti e al contempo scelti dall'Unico Dio di tutto il Creato, Signore indiscusso di ogni altra Divinità mai adorata dall'uomo o da qualsiasi altro essere superiore a questo.

Molti in tutto il mondo rimasero delusi, mentre guardando verso il candido Tempio, videro innalzarsi con irruenza una colonna di luce violetta.
Il terzo Glifo era stato consegnato.

 
Top
.Watashi.
view post Posted on 12/5/2012, 00:18




L'astro solare doppiava per la terza volta lo zenit
L'

ancella era comparsa solamente poche ore prima alla ragazzina di Konoha, in viaggio con la potente spadaccina della tempesta e solo pochi avrebbero scommesso su di una sua nuova apparizione in un così breve lasso di tempo.
Due volte comparve. Solo alcuni minuti separavano le apparizioni una dall'altra, benchè si fossero verificate in luoghi agli antipodi del continente ninja. Prima un raggio bucò le nubi e si espanse nel cielo, colorandolo delle tonalità lavanda di cui il paese della Cascata si stava abituando, poi, quando ormai il messaggio si era espanso in tutto il mondo e la volta celeste stava riprendendo il proprio normale colorito azzurrino un ulteriore bagliore sorprese e deluse al tempo stesso tutte le persone che attendevano di essere scelte.
Il quarto ed il quinto Glifo erano appena stati consegnati.

 
Top
.Watashi.
view post Posted on 30/5/2012, 23:07




Otto ore dopo...
N

on passò molto. Il tempo eterno e brevissimo di una notte, dall'ultimo scintillio nel cielo. E come la volta precedente, ben due erano stati graziati dall'attenzione dell'Immenso. Ben due erano stati scelti. Ben due avevano ottenuto l'Onore. E quindi, dalle viscere della terra fino alla punta del meraviglioso tempio, la luce tremò e s'issò nel cielo, espandendosi quindi in due grandi cerchi per il mondo. Il tempo era prossimo, sempre più prossimo... I tredici presto sarebbero stati tutti riuniti, sotto quella volta, di fronte quella gemma bianca e viola. E lì, avrebbero stretto nelle mani il mondo. Ma mancavano ancora diversi tasselli... E per il momento...
Il sesto e il settimo Glifo erano stati consegnati.

 
Top
.Watashi.
view post Posted on 18/6/2012, 18:54




Durante il Tramonto dello stesso giorno..
I

l sole stava calando debolmente, nascondendosi dietro montagne, colline e palazzi, sparendo dalla vista di tutti quegli individui che consumavano la propria vita nel Mondo Ninja. Nel mentre di tutto questo emozionante spettacolo accadde un'altra cosa, che molti stavano attendendo con fervore. Il palazzo di cristallo si riempì nuovamente d'energia, facendo tremare le sue mura, eruttando con tutta la sua forza quella quantità inimmaginabile d'energia, scaraventandola nell'alto, nei Cieli, trapassando le nuvole fino a giungere nei meandri dell'Universo stesso.
L'Ottavo glifo era stato consegnato.

 
Top
.Watashi.
view post Posted on 28/6/2012, 16:47




E fu sera e fu mattina. Quarto giorno
A

veva atteso per tutta la notte, attendendo il momento propizio ed ora, sospinto da un'orchidea il glifo era stato donato alla ragazzina. I tempio sussultò nuovamente, emettendo dalla sommità un violento fascio di energia dalle tonalità violacee che per alcuni istanti si disperse nell'atmosfera, ricoprirendo il cielo del mondo intero di una uniforme coltre lilla ed oscurando i deboli raggi di quel sole che si affannava a sorgere anche quel giorno.
Non tutti erano svegli, ma chi ebbe modo di vedere quell'alba fu preso dallo stupore per la suggestività dei giochi di luce ed al contempo anche dalla rabbia poichè anche il Nono glifo era stato consegnato ed il loro nome non era ancora annoverato nella lista degli eletti.



Edited by .Watashi. - 5/9/2012, 23:29
 
Top
.Watashi.
view post Posted on 12/7/2012, 23:40




Alla Metà del Giorno
E

per l'ennesima volta, il tempio tremò, issando in cielo il suo raggio. Ancora una volta, fu doppio, smuovendosi tra le nuvole nel circolo che si mosse verso le terre ninja. Ormai tutti potevano contare quanti glifi mancavano all'avvento finale. Ormai mancava poco, davvero poco, alla fine di tutto. Cosa sarebbe successo, dunque? Cosa avrebbero desiderato, i tredici fortunati? A breve, il mondo l'avrebbe visto, a breve...

Ma ora, tutti sapevano che il Decimo e l'Undicesimo Glifo erano stati consegnati. Solo due prescelti mancavano all'appello e le speranze del mondo si assottigliavano. Quante possibilità ora c'erano di essere scelti? Di sicuro, molte meno di quanto non se ne avevano prima... Ma il mondo è strano, il destino è strano, come gli Dei. Chissà che il Dono fosse concesso proprio al meno speranzoso... Chissà.

 
Top
.Watashi.
view post Posted on 7/9/2012, 20:43




Diversi Giorni Dopo
Q

uanti giorni erano passati dall'ultimo avvistamento? Per quanto tempo il tempio era rimasto silente? Diverso, forse troppo. Però ecco, che di colpo, dalle viscere più profonde della terra, un nuovo raggio si va a muovere nel cielo. Finalmente. Ormai quasi tutte le persone erano state scelte, mancava solo un individuo ad essere baciato dal destino. Chissà cosa desiderava così ardentemente il cuore dell'uomo che era stato sigillato dalla Divinità Assoluta... Chissà che cosa avrebbe scelto di ottenere. Il mondo, però, sarebbe senza dubbio cambiato.

Il Dodicesimo Glifo era stato consegnato... Solo un Marchio alla conclusione di tutto. E all'Inizio d'una nuova epoca.

 
Top
.Watashi.
view post Posted on 9/9/2012, 20:37




L'ultimo giorno..
L

a terra gorgogliò scuotendosi, intorno al bianco tempio di giada innaturale. Trasparente, eppure impenetrabile da ogni sguardo, si riempiva di luce per l'ultima volta, risalendo direttamente dalla terra, sbuffando trai suoi intrecci fino a diventare un unico e immenso aglomerato di luce. Ci vollero diversi minuti prima che si scagliasse in cielo, con un raggio ben più grande di tutti quelli visti precedentementi. Un raggio palpabile, che spazzava le nuvole, mostrando la luce nel giro di pochi secondi in tutto il regno Ninja. Un raggio che non lasciava alcun dubbio, che si scaricava nella volta con prepotenza, quasi a volerla sostituire. Era il raggio della Fine.

Il tempio si acquietò con un rantolo nuovo della terra. Un rantolo ben diverso, però, non un tremolio, ma letteralmente un sibilo d'una gola rimasta muta da troppo tempo. Una voce che echeggiò nella vallata prima di acquietarsi e prima che quei tredicesimi bulbi viola che decoravano la volta di quel portone immenso si illuminassero tutti. Era il segno ultimo dell'estrema verità. Il Tredicesimo Glifo era stato consegnato... Ora il destino del futuro, del passato, del presente, del mondo... Era in mano a solo Tredici persone. Era in mano all'uomo.

 
Top
.Watashi.
view post Posted on 19/9/2012, 22:30




"Tredici."
T

redici globi, per Tredici persone. Tredici desideri, Tredici uomini dal destino cambiato. Tredici. Ma solo due, da terre lontane, s'erano mossi verso il tempio. Gli altri, per una rosa di motivi diversi, erano ancora bloccati nelle loro terre. Forse per dubbi, forse per impegni, forse per paura o forse per causa di terzi, ma solo due, due persone provenienti dalla stessa terra, ma con cuori e scopi assai diversi, ebbero la forza di arrivare lì. Lì, di fronte al tempio bianco dalle tredici sfere accese. Erano davvero diversi, non solo nel loro animo, ma anche nello spirito.

Uno di loro, quello che con un sorriso malato e i denti rovinati, stava di fronte la porta con i suoi occhi piccoli e deviati ad osservare l'intricato, seppur semplice, disegno del portone. Ridacchiava euforico, con voce grossa e marcia, mentre faceva roteare la sua arma in aria, così, giusto per avere qualcosa da fare. Sulla bandana che copriva il cappuccio che gli fasciava il volto, un simbolo. Quello di Iwa. Il fisico mostrava una certa sorta di allenamento, sebbene fosse ben imbacuccato nelle vestiti...

A differenza dell'altro, il biondo, che giaceva a terra con le gambe incrociate e le mani poste in sigillo sul petto. Non aveva simboli o altri segni di identificazione, se non le profonde cicatrici che aveva sul volto, ma i suoi occhi mostravano un bagliore cupo, ben diverso da quello del suo compagno. Il bagliore della speranza e della tristezza fusi insieme in un miscuglio malinconico. Il suo corpo, più asciutto rispetto a quello dell'altro, era tutto contratto in uno sforzo continuo, cercando di ignorare il continuo ridere soddisfatto del presunto compagno.

Due ninja della Roccia pronti a compiere un immenso sforzo per ottenere i loro desideri.



Sicuro di poterli chiamare tutti, Shinpu? E' una tecnica difficile, da come mi hai spiegato.

Gracchiò con la sua voce urtante l'incappucciato, bloccando la catena che faceva vorticare per poi ritirarla lentamente in bocca, inghiottendola poco a poco mentre faceva pochi passi verso il biondo, Shinpu. Si fermò ad un paio di metri osservandolo dall'alto in basso. Era ben palpabile la sua impazienza, ma al contempo la sua determinazione. Non sembrava un tipo che si abbandonasse ad attese, tutto il suo essere trasudava male, eppure taceva, dipendente com'era dall'altro. Shinpu sospirò, rilassando per un attimo il corpo.

Quelle cose che abbiamo sul petto uniscono i nostri Chakra, in qualche maniera. Per questo sono riuscito a trovarti, anche grazie al fatto che siamo compaesani. Con questa tecnica posso richiamare qualsiasi essere che è legato in qualche maniera con me. Non è semplice, però, mi servirà anche la tua energia... Come ti ho spiegato, Don'yoku.

Tsk. Shinpu, spero per te che funzioni.

Ridacchiò.

Ma non lo dico per me, eh! Sei tu che vuoi la tua dolce figlioletta indietro!

Continuò con un'ironia urtante, che infastidì notevolmente l'altro che, piuttosto che starlo ancora a sentire, tornò a concentrarsi completamente sulla sua tecnica. Rafforzò il corpo, inturgidendo ogni fibra del suo essere in una scarica continua d'energia. Iniziò, da quel sigillo che ancora aveva impresso nelle mani, a comporne altri in rapida successione, amplificando di volta in volta la propria forza, tanto da rizzargli i capelli, smuovendoli insieme all'aria che aveva intorno. I suoi occhi, prima chiusi, si aprirono in un bagliore. Il volto crucciato in un'espressione di dolore e di sopportazione, mentre l'altro, muto, osservava.

Possiamo iniziare?

Sì.

Rispose secco e secco l'altro ubbidì. Con passi ben calcolati s'avvicinò al biondo, poggiandogli le mani sulle spalle. Iniziò, quindi, il rito vero e proprio. Scariche elettriche iniziarono a fuoriuscire dai loro corpi, mentre i due Chakra s'alimentavano a vicenda in uno sforzo unico e tremendo. Non un gemito o una parola scivolò fuori da quei due, stoici di fronte al palese dolore che stavano provando. La carica aumentava, sempre di più, sempre di più... Fino a quando il corpo del biondo esplose in un fascio di luce.






U

ndici uomini si palesarono di fronte a loro, confusi. Undici che stavano affrontando un'altra vita fino a quel momento. Feriti, impegnati, in combattimento o meno, erano tutti stati catapultati lì. Volenti o nolenti. Erano lì, di fronte al tempio, uniti insieme da quel Marchio. Molti di loro non s'erano mai incrociati prima, ma era palese per tutti il motivo per cui erano lì. I due ninja della Roccia rimasero paralizzati per un po', di fronte quell'immenso portone, quindi senza dire niente e stremati, si rialzarono in piedi. Gli occhi di Shinpu ancora illuminati dell'energia dell'atto. Finalmente, tutti e Tredici erano lì, di fronte alla porta. Non c'era tempo per le spiegazioni, nè per altro. Semplicemente, si trovarono lì, tutti voltati verso lo stesso portone, tutti osservando la stessa cosa.

La Donna di Porcellana con un sorriso orrendo dipinto su quel volto fasullo. Le braccia invisibili allargate in un gesto di congratulazione, gli occhi puntati verso tutti e verso nessuno. Cosa si poteva dire, di fronte a quanto stava per succedere? Di fatto, neanche lei disse nulla. Alle sue spalle, al brillare intensificato dei Tredici globi sulla volta, le porte con un gorgoglio viscerale e ultraterreno si spalancarono... Lentamente, con un continuo cigolio millenario. Lente, mostrando poco a poco sprazzi di quello che nascondevano da chissà quanto.

Buio. Un buio tanto intenso da inghiottire la luce del giorno che cercava di entrarvici. Un buio che... Respirava. Si muoveva. Una mano gigantesca si intravvedeva, tra le tenebre. Appena accennata. Una mano che sembrava coprire qualcosa, forse per proteggere un volto, altrettanto gigantesco, dal sole ritrovato. Un profondo respiro fece tremare la terra sotto i piedi dei presenti, mentre la Donna si voltava verso il suo signore ancora nelle tenebre. Un secondo respiro, ansimi che assordavano le orecchie. Il sonno che passava dopo generazioni e generazioni. Occhi ancora oscuri che si aprivano di fronte ad un mondo nuovo. Un Dio che si svegliava... Quanti potevano dire di vedere lo stesso?

Hai fatto... Un ottimo lavoro... Figlia mia...

Pronunciò con fatica quelle tremende parole. Tremende, perché lasciavano scivolare fuori dal tempio tutta l'essenza di quella Divinità, in una sbuffata di vento caldo e al contempo gelido. Una voce che trasudava di secolarità, di pura forza. Di onnipotenza. Lo spettro non disse nulla, limitandosi ad inchinarsi di fronte al suo signore, mentre la sua mano si muoveva lievemente rivolta verso di fuori, ricacciando le dita appena fuori dall'uscio. Nere, come la pece, si protrassero verso di loro, come per indicarli.

Io sono... Watashi... Quali sono... I vostri Desideri?..

 
Top
T-Bird
view post Posted on 20/9/2012, 14:56




Così la ragazzina sembrava spalleggiare Ono. O meglio, anche lei fu costretta ad ammettere che Hiroki non era altro che un idiota. Ciò fece sorridere il taglialegna, sorriso che però precipitò subito in una espressione confusa. Infatti la bilancia che prima pareva pendere da un lato, ora affonda nell’altro. Dice che essendo suo compaesano non se la sente né di offenderlo né di permettere che qualcuno lo attacchi.
L’espressione sul volto dello Jushi alla richiesta di ritiro, fu l’apice dello stupore umano. Decise che Konoha aveva dei seri problemi nello scegliere i suoi ninja.


“Come diavolo ti passa per la testa l'idea che io mi ritiri? Senti, capisco le tue ragioni, anzi, le capisco a stento ... e quando dico a stento intendo dire che proprio non c’ho capito nulla ma ...”

Un dolore al cuore gli fece interrompere la frase. Dannazione! Che uno dei due avesse già usato una tecnica di nascosto e che lo avesse messo K.O così in fretta? O che il mollusco stesso ... I suoi pensieri non andarono oltre. Quella fitta si spostò verso il petto e poi al busto intero fino a scendere verso le ginocchia e poi al cervelletto, fino a fargli tremare le gambe e pulsare la fronte. Non era un dolore insopportabile, ma lo aveva colto di sorpresa ed era stato estremamente rapido. La sua vista si annebbiò.

(Cosa diavolo succede? Che sia una genjutsu!? Ho visto quella troia comporre dei jutsu, e tutto quello spargere di capelli! Che diavoleria è mai questa??)

Sapeva di vedere, ma vedeva bianco. È difficile da spiegare. Sai di non esser cieco e pur non vedi. O forse è questa la cecità? Quella sensazione, però, era semplicemente: Partita dagli occhi. Partita infatti, e poi sviluppatasi insidiosamente a tutto il resto del corpo. È come se non avvertisse più i muscoli. Sai che ci sono ma non li senti. Ok, Ono era decisamente confuso. E non era il solo. A sua insaputa altre 10 persone stavano provando una sensazione simile.
Tutto ad un tratto, però, i suoi sensi tornarono a funzionare correttamente. All’improvviso, come in un lampo tutto era tornato alla normalità. Ono strizzò gli occhi e fece un passo in avanti, ma quasi perse l’equilibrio. Il suo piede si aspettava di trovare sabbia ma trovò terra solida. Girò istintivamente la testa e trovò vicino a lui la Yamanaka.
Senza pensare troppo infiammò lo spirito e gonfiò i muscoli. Afferrò la spalla di questa e la scosse con violenza.


“Che cosa mi hai fatto!? Che Genjutsu è mai questa?”

I suoi occhi scrutavano il viso della ragazzina in cerca di risposte. Ma fu quando lo sguardo cadde dietro di lei che si accorse della situazione. C’erano altre 11 persone oltre a Shiho ed Ono. Tutte confuse e tutte spaesate. C’era una eterogeneità incredibile. Non perse tempo neanche a capire chi fossero quelli.
Riconobbe o distinse qualcuno, ma non disse null’altro. Rimase in silenzio e si voltò di nuovo nella stessa posizione nella quale si era materializzato. La sua testa era ora stracolma di dubbi e domande che trovarono risposta nell’arco di qualche minuto.

Un portone fu ciò che Ono vide per primo. Alto cinque metri, imponente e massiccio di un colore viola inequivocabile, coperto di scritte in una lingua sconosciuta al ninja e probabilmente al mondo intero. Dietro si ergeva un tempio della stessa pietra di cui era fatto il suo ingresso. 13 orbi di luce purpura erano accesi e coronavano la struttura.
Ma fu la visione della portavoce, nella sua usuale forma eterea, angelica e demoniaca allo stesso tempo a dare la conferma ai quesiti posti da Ono. Il momento del giudizio era giunto. Il suo incontro con DIO lo attendeva. Quel dio che aveva posto al centro del suo credo ninja, che aveva elogiato e pregato. Quel dio che gli aveva offerto le soluzioni ai suoi dubbi, le risposte ai suoi perchè.
La ragione per cui lui era diverso dai suoi predecessori era proprio quell’incontro. Non esiste motivazione più forte che quella divina. La ragione divina è onnipotente ed è la perfezione a cui aspirare. Insomma: quello che qualche mese prima era un burbero taglialegna pieno di domande sul perchè dovesse o meno intraprendere la carriera ninja, ora era un vero e proprio paladino, di quelli medievali, che prega dio prima di una battaglia, che trova in questo tutte le risposte. Dio era diventato la sua guida.

Così mentre lo stupore e la meraviglia turbinavano dentro lo Jushi, il secolare cancello, che divideva il mortale dal non, lentamente si apriva. Prima fu buio, una figura distinta ed indistinta si intravide nelle tenebre. Una mano, un volto, un braccio o una gamba. Insomma, nulla che quei meri mortali potessero comprendere.
Parlò. Un tono graffiato, sfuggevole. Scendere al loro livello per comunicare era quasi un dolore per un essere così stupefacente. Ringraziò suo figlia, l’enigmatica madonna, che aveva portato a compimento il suo ruolo. Difatti eccoli, i 13 eletti scelti dalla portavoce. E fu solo allora che Ono ricordò il premio che questo comportava. Come se quella breve visione celeste non bastasse, un desiderio gli era concesso. Un nulla per un dio infinito, ma che valeva un infinità per i nulla che erano i mortali.
E di nuovo parlò e questa volta con i 13 stessi. Parlò con ognuno invitandolo ad esprimere il proprio desiderio.


(Watashi. Dio. Mia personale guida. Nonostante io non abbia mai pensato ad un desiderio, solo uno ne posso pensare.)

Non badò agli altri ninja che assistevano come lui a questo spettacolo sovrannaturale. Dimenticò l’eremo per un istante. Dimenticò tutto, ogni suo comportamento e fattezza umana. Dimenticò proprio di esistere e visse semplicemente il momento.
Si inginocchiò ma non abbassò la testa. Volle osservare il più a lungo possibile quella figura fantastica. Si compiacque di quelle parole che lentamente e dolcemente uscivano dalle sue labbra. SUE PAROLE... lui proprio stava parlando con Dio. E non attraverso una preghiera, ma a tu per tu, faccia a faccia.


“Sono Ono Jushi. Il mio desiderio è l’unico che un mortale possa chiedere ad una divinità: Mi renda un suo strumento, faccia di me un qualcosa di più di un semplice uomo; voglio vivere per servire ciò che è giusto servire, vivere nel migliore dei modi possibili, servendo un dio. Mi renda suo portavoce in terra, così che io possa fare la sua giustizia come fossi la sua mano invisibile sul mondo. Mi accolga in quel cerchio di suoi eletti sottomessi, e mi dia il potere per svolgere il suo volere nel mondo mortale. Non chiedo altro che la forza e la sua benevolenza per svolgere il compito più alto a cui un mortale possa aspirare: predicare.”

 
Top
• Ed •
view post Posted on 20/9/2012, 17:30




*Onimio si trovava ancora sul proprio letto di ospedale. Da quando aveva conosciuto quel nome, Watashi, era trascorso del tempo, ma in qualche modo il giovane sembrava ancora provato e debole dallo sforzo e dalle ferite riportate, perciò la sua permanenza in riabilitazione si era prolungata, lasciandogli così ulteriore tempo per pensare a quanto gli era capitato. Si era risvegliato da poco e le giornate di ospedale erano piuttosto noiose, dato che gli era stato vietato di lasciare la sua stanza, sebbene a suo dire lui si sentisse già bene e pronto ad andarsene, ma le regole erano regole. Ad Oto sembrava essere una bella giornata, a giudicare dalla luce che vedeva entrare nella stanza attraverso le tende della finestra chiusa perciò decise di alzarsi per aprire le porte a tutta quella luce. Sollevando il lenzuolo che lo ricopriva si tirò su seduto, per poi portare i suoi bianchi e morbidi piedi fuori dal letto a contatto con il freddo pavimento della stanza, che lo portò per un istante a ritrarre l'arto, ninja o non ninja, continuava ad avere le sensazioni più semplici dei bambini. Al seguente tentativo Onimio, in punta di piedi per cercare il più possibile di evitare il contatto con quel crudele piastrellato dell'ospedale, zompettò fino alla finestra, aprendo le tende. Poi , con un forte movimento, spalancò la finestra, allargando al massimo le braccia e facendosi così colpire in pieno dalla luce del giorno....una luce, immensa e innaturale.
Il bagliore fù tanto da costringerlo a chiudere gli occhi per un attimo, durante il quale percepì una potente energia avvolgerlo completamente, lasciandolo disorientato. Poi, quando riaprì gli occhi, si ritrovò di fronte ad un enorme portone, in un luogo che di certo non era l'ospedale e chissà quanto lontano dal suo villaggio. Istintivamente Onimio si spaventò, non si trovava lì per sua volontà, e subito iniziò a guardarsi attorno, cercando di cogliere qualche dettaglio in grado di dargli una spiegazione; altri 12 come lui si trovavano li, in totale erano tredici. Il Kaguya stava lì, ancora ignaro di quello che stava accadendo, con addosso solo la vestaglia bianca dell'ospedale scoperta ai lati, che lasciava intravedere il bianco e candido corpo del ragazzo, che così seminudo sembrava un ragazzino. Senza corprifronte, senza vestiti, senza il trucco dei Kaguya; senza alcun segno di riconoscimento dal suo aspetto dolce sembrava un semplice ragazzo, con i capelli bianchi un po scompigliati e gli occhi profondi e scuri. L'unica cosa che gli diede una avvisaglia di ciò che stava accadendo, era il calore che sentiva provenirgli da sopra il cuore, dal suo sigillo.*


(Watashi...)

*Normalmente avrebbe squadrato gli altri, o avrebbe provato a presentarsi, ma in quell'occasione, nudo e spoglio di tutto ciò che era, si sentiva unicamente attratto dall'enorme portone e dalle 13 sfere che vedeva su di esso, quasi incantato. Onimio si sentì chiamato, quando tutte e tredici incominciarono a brillare facendo tremare la terra sotto di lui, e mentre la stessa messaggera pallida sembrava attonita e in silenzio difronte a quanto stava per accadere. Il grande portale si spalancò, mostrando il suo terribile buio, che sembrava ingoiare tutto ciò che poteva esistere. Poi dal buio il ragazzo scorse una mano gigantesca, che gli raggelò il sangue, poi ancora vide dietro di essa quello che sembrava essere un volto, che gli mozzò il fiato. Tutto lo stupore, la curiosità e l'eccitazione di Onimio si tramutarono in un silenzioso e mero terrore causato dall'incomprensibile. Ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi, andava di certo oltre l'umano e si sentiva schiacciare da questo, non riusciva a pensare, a reagire o a fare alcun che, era paralizzato, immobile davanti a quel buio. La mano di "quell'essere" iniziò a muoversi ed una voce assordante che fece vibrare ogni osso del Kaguya provenì da oltre la porta. Le prime parole furone troppo inaspettate e potenti affinchè il ragazzo potesse essere in grado di comprenderle, ma quelle che seguirono gli tagliarono dritte l'anima e il cervello.*


Io sono... Watashi... Quali sono... I vostri Desideri?..


*Onimio sentì bene, ciò che vedeva era watashi, quel buio era watashi. Non seppe più cosa dire o pensare, riuscì a sbloccare il proprio pensiero, ma non fù in grado di formularlo. Stava succedendo tutto troppo in fretta, non era lì da solo, stava accadendo l'incredibile, si parlava di desideri; era sopraffatto da tutti quegli eventi, ma cosa ancora più importante...*

(Io...cosa desidero?)


*Quale poteva essere il suo desiderio? Onimio voleva davvero qualcosa? Dopo aver iniziato a trovare la sua strada nel mondo ninja non aveva più avuto dubbi o veri desideri... Si, quando aveva visto la messaggera aveva parlato di potere, ma che genere di potere sarebbe potuto nascere da un qualcosa di così imprevedibile, primordiale ed oscuro? No... il potere che cercava era un potere suo, non poteva semplicemente affidarsi a qualcosa o a qualcuno o a un Dio che non conosceva, non poteva essere quello il suo desiderio.*

(E' tutto così irreale e inaspettato...chi potrebbe rispondere subito ad una cosa del genere? Ho avuto troppo poco tempo da quando ...bhè, sono stato scelto. E dovrei fidarmi? In ogni caso se le cose si mettessero male ci sarebbe poco da fare... il problema resta solo il desiderio... chissà cosa chiederanno gli altri, magari dovrei parlare per ultimo)

*Il cuore iniziò a battergli a mille, voleva aspettare ma sentiva di non poter resistere a quella sensazione, provò a voltarsi verso gli altri, ma niente, non ci riusciva. Non sentiva nè vedeva altro oltre quel buio in quella porta, ne era terribilmente incantato.*


Onimio: Un desiderio...

*Mosse solo le labbre, senza farne uscire alcun suono. Cosa poteva esserci di tanto importante e di unico da potersi desiderare in una situazione del genere? Non riusciva minimamente a darsi una risposta. Ripensò persino alla Hokage e alle sue parole di avvertimento, ma chi avrebbe mai detto che sarebbe stato lui uno dei tredici? il tredicesimo. Il sangue non smetteva di scorrere frenetico per le sue vene, come elettricità, sforzando il cervello nel pensare. Era qualcosa di tanto semplice quanto di incredibilmente difficile, un unico desiderio, qualsiasi cosa, ma una. Onimio stava con il mento alzato, sempre immobile nella sua vestaglia. Non era nessuno, un tipo qualsiasi con gli occhi sollevati davanti a qualcosa di supremo. Pensò alla vita, al mondo a tutte le cose che fin da piccoli si sente in giro che la gente vorrebbe poter desiderare, ma erano desideri degli altri, non i suoi. Il suo battito continuava a non dargli tregua, quel senso di vibrante eccitazione, di fretta che ti penetra fin nei lombi per farti sbrigare, un qualcosa di insopportabile alla lunga, ma proprio non riusciva a raccapezzarsi.
Poi però iniziò a prendere forma un vago pensiero, lui aveva sempre cercato la forza di proteggere ciò in cui credeva e a cui teneva, e voleva che il mondo trovasse un suo equilibrio, sapeva bene purtroppo che "il male" non poteva svanire, però lui voleva qualcosa in grado di controllare quel male, un potere che potesse incidere non solo sulla sua vita ma anche su quella degli altri... Ma che razza di potere poteva essere ancora non lo sapeva, che cosa c'era di tanto grande da poter incidere in quel quadro globale così ampio? Domande, domande e solo domande continuavano a moltiplicarsi nella sua testa, sebbene adesso finalmente avesse una qualche sorta di linea guida verso cui pensare.
Ormai era trascorso diverso tempo e probabilmente già qualcuno era riuscito a farsi coraggio e ad esprimere il proprio desiderio, ma il kaguya era troppo assorto in sè stesso per poter dare attenzione agli altri.*


(Come posso far stare il mondo in equilibrio? Tutto questo va oltre i miei desideri e la mia voglia di diventare forte, siamo su tutt'altro piano, bisognerebbe poter rimediare persino alla morte...)

*Ebbe un lampo e gli si spalancarono gli occhi. Quale poteva essere un potere abbastanza grande da poter mantenere l'equilibrio nel mondo, se non il controllo della morte stessa? Quel pensiero lo fece rabbrividire, era un qualcosa che tutti avrebbero trovato sbagliato ed innaturale, ma tuttavia era un potere in grado di poter rimediare agli errori, un potere di cui ne avrebbe avuto il controllo, lui solo. Adesso sapeva quello che voleva, qualcosa di enormemente pericoloso, ma era il suo desiderio, aveva preso forma ed ora doveva solo trovare la formula adatta per esprimerlo.
Fece un respiro profondo, rallentando il proprio battio ma continuando a fissare quel vuoto nero, poi incominciò lentamente a formulare il suo desiderio.*


(...Watashi...)

Onimio: IO...

*Quella parola gli scoppiò fuori con forza, inarrestabile, prima di continuare pacatamente*

Onimio: ...desidero avere un potere abbastanza grande da controllare la morte, per far si di far tornare dall'aldilà chi è morto, come era prima, ma anche abbastanza grande da poter controllare...no...no, anche abbastanza grande da poter convincere e battere chi riporto indietro, non "controllandolo" in senso stretto, ma potendolo se voglio fermare....o cambiare.

*Era tutto? si...era tutto, dalla sua gola non riusciva ad uscire altro, ormai aveva parlato ed espresso il suo mostruoso desiderio, ma era un qualcosa di tanto terribile quanto di terribilmente eccitante. Lì per lì Onimio non penso alle conseguenze di quell'orribile desiderio, dalle responsabilità che sarebbero potute ricadere sulle sue spalle e dal caos che avrebbe potuto generare ma, inspiegabilmente, ne era convinto.*

Onimio: E' questo il mio desiderio!
 
Top
.Nero
view post Posted on 20/9/2012, 18:05




Il petto vibrava sotto i colpi possenti del cuore nascosto sotto le carni, ma il buio rimase nero e immobile mentre qualcuno vi si affacciava illudendosi da solo d'essersi sbagliato, forse per timore di cosa le tenebre potessero bramare di fargli. Mentre i passi si allontanavano pesanti sul tappeto di foglie secche, gli occhi si riaprivano ed un sospiro di sollievo si confuse col vento che soffiava tra i cespugli frondosi, del tutto inudibile. La destra allentò la presa, ed il gelido pugnale scivolò infondo alla tasca mentre la sinistra ancora salda stringeva un sacchetto di cuoio chiaro; Dentro, il tintinnio del danaro. Ripose il sacchetto dentro allo spesso kimono nero. Fu pronto ad andarsene, quando avvertì qualcosa nell'aria che lo fece scattare in guardia ma fu solo la sensazione d'un istante, poi tutto tornò immobile. Il ninja non perse altro tempo ed in un balzo fu lontano, invisibile e rapido come era sempre stato.
Aveva abbandonato la cascata da alcuni giorni. La marcia proseguiva lenta verso ovest: cacciare diveniva difficile tanto quanto nascondersi, poiché la vegetazione andava svanendo e con essa la selvaggina, mentre i grugni dei banditi si facevano sempre più frequenti. Ko non poteva sapere di percorrere in quel momento la strada che l'avrebbe condotto allo spietato sentiero sabbioso del deserto. Spesso si trovava ad incrociare carovane che andavano guardinghe verso sud o più spesso verso nord. Chi le conduceva e chi ronzava loro attorno non aveva propriamente un aspetto amichevole o riservato, bensì lanciava occhiate stizzite tutto intorno, armato di bastoni o lunghe spade minacciose. Quando li vedeva, Ko si nascondeva dietro ad un albero, oppure in mezzo a qualche cespuglio, fintanto che di loro non restasse altro che una lontana ombra. Aveva poi cominciato a viaggiare nottetempo, poiché era più raro fare brutti incontri e non solo: Durante la notte, ammantato di nero, agile e piccolo com'era, riusciva a nascondersi bene e quando talvolta incappava in un gruppo di fetenti briganti che riposavano dormienti nelle ore più buie, ne approfittava per rubar loro cibo, acqua o denaro, e poi spariva, percorrendo qualche altra centinaia di metri , prima di accoccolarsi in un buco dentro a qualche piccola cavernetta, oppure sopra i rami robusti di qualche olmo alto e dalle scure foglie.
La sera prima aveva sgraffignato qualche tesoro a dei furfanti che aveva pedinato per tutto il giorno ed era quasi stato scoperto da una sentinella mezza ubriaca che se ne andava ciondolando attorno all'accampamento senza uno schema ben preciso e pertanto impossibile da prevedere. Ko aveva deciso di tentare comunque, poiché aveva finito l'acqua e necessitava di qualche sorso, prima di morire di sete; Sarebbe stata una morte piuttosto stupida dopo tutto quello che aveva passato e dunque aveva intrapreso il sentiero più rischioso. Era riuscito a procurarsi un poco d'acqua e qualche soldo ma era stato visto proprio mentre si allontanava furtivo, ma fortunosamente solo di sfuggita: La guardia era per l'appunto già un poco ubriaca e dunque qualcosa la spinse a credere d'essersi immaginato l'ombra di un grosso animale scappare via nel bosco. Forse questo gli salvò la vita.

Era primo mattino, Ko non era affatto stanco ma sapeva di dover riposare, prima di ricominciare a marciare poiché aveva intenzione di avanzare a lungo il giorno dopo ed allontanarsi da quelle contrade che gli parevano tanto inospitali (non sapendo che poi era proprio verso l'inospitalità per eccellenza delle dune sabbiose, era diretto). Ad ogni modo, non avrebbe mai saputo quella notte quanto lontano avrebbe saputo spingersi, poiché successe qualcosa di assolutamente inconcepibile che risvegliò nel profondo del suo cuore il ricordo di qualcosa che credeva d'aver seppellito nel passato. Il simbolo che l'orrenda visione gli ebbe disegnato sul petto bruciò ancora una volta e d'un tratto si sentì risucchiato all'interno di se stesso, proprio attraverso quel simbolo. I suoi occhi si oscurarono dapprima, sino poi ad esser feriti da una luce abbagliante ed infine ad aprirsi su di un nuovo panorama come fosse stato trasportato in un altro luogo, lontano dall'albero che gli aveva offerto riparo. Atterrò sui propri piedi, il mantello nero fu scosso dal vento ed insieme una lunga coda di capelli corvini si agitò a mezz'aria. Presto Ko si accovacciò e la situazione che lo circondava lo colse di sorpresa e lo sconvolse al tempo stesso: Riconosceva il territorio verde e celeste della terra delle Cascate, il suo cielo limpido e blu ed i suoi prati splendenti ma tutt'intorno v'erano non solo volti nuovi e carichi di sospetti, ma anche una imponente costruzione, uno dei tanti motivi per i quali Ko si affannava tanto ad allontanarsi quanto prima, alla ricerca di terre più serene. E invece eccolo li, catapultato in una realtà che aveva già rifiutato e che ora gli si riproponeva con categorica veemenza, in mezzo a potenziali nemici, assassini e vigliacchi che avrebbero barattato la loro vita con la sua, se gliene fosse stata data occasione. Strinse i pugni rendendosi conto che scappare sarebbe stato inutile, non solo perché circondato (avrebbe potuto fuggire probabilmente a tutti, date la sua caratteristica agilità) ma perché se l'avevano rintracciato e spostato una volta, con chissà quale tecnica diabolica, avrebbero certamente potuto farlo di nuovo. Non aveva aperto bocca per parlare, ma ben presto questa si sarebbe spalancata per lo stupore, o forse per un nuovo terrore che sorgeva nel proprio spirito.
Un portone immenso, la livida figura che gli aveva tatuato il simbolo sul petto nonostante le vesti ed una oscurità alle sue spalle talmente fitta e malvagia che persino Ko, che trovava l'abbraccio della notte confortante e sicuro come quello di una madre, avrebbe avuto timore d'immergervisi. Qualcosa poi spezzò il silenzio di timore ed incredulità che aveva seguito la materializzazione di tutta quella gente in un posto così poco familiare. La voce di un ragazzo seguì quella di quel demone che sospirava mortalmente nel silenzio di quella sorta di candida tomba, eretta perché apparisse come un palazzo.
Le sue parole lo disgustarono. Predicare, sottomesso ed addirittura giustizia. Si riempiva la bocca di sciocchezze, di assurdità che Ko aveva sentito udire soltanto dagli stupidi che al tempio cercavano di rubar lui la propria intelligenza, succhiandola attraverso la religione, il sacrificio. Sin dal primo momento detestò quel cieco, quasi gli fece rabbia al punto che avrebbe voluto tagliargli la gola, affinché smettesse di sputare fesserie ma poi gli fece pena, quando in mente ritornò l'immagine del suo vecchio mentore, Kaito, anch'esso vittima di un omicidio celebrale che non avrebbe mai potuto combattere. Non credeva che quella divinità avrebbe mai esaudito i loro desideri, tutto gli sembrava fuorché benevola e lui non l'ammirava, bensì la temeva. Tuttavia un desiderio uscì dalle sue labbra in un sussurro. « Voglio solo andarmene da qui... E non tornare mai più davanti a questo portone » E non parlò più, ne si mosse, convito che nessuno avesse udito le sue parole. Forse, tuttavia, l'udito di un Dio era più acuto di quanto si aspettasse.
Altri poi parlarono, ma Ko, per la prima volta in vita sua, non prestò attenzione alle loro parole, rapito dal timore per quella tenebrosa essenza.
 
Top
24 replies since 15/4/2012, 00:05   3373 views
  Share