| *Onimio si trovava ancora sul proprio letto di ospedale. Da quando aveva conosciuto quel nome, Watashi, era trascorso del tempo, ma in qualche modo il giovane sembrava ancora provato e debole dallo sforzo e dalle ferite riportate, perciò la sua permanenza in riabilitazione si era prolungata, lasciandogli così ulteriore tempo per pensare a quanto gli era capitato. Si era risvegliato da poco e le giornate di ospedale erano piuttosto noiose, dato che gli era stato vietato di lasciare la sua stanza, sebbene a suo dire lui si sentisse già bene e pronto ad andarsene, ma le regole erano regole. Ad Oto sembrava essere una bella giornata, a giudicare dalla luce che vedeva entrare nella stanza attraverso le tende della finestra chiusa perciò decise di alzarsi per aprire le porte a tutta quella luce. Sollevando il lenzuolo che lo ricopriva si tirò su seduto, per poi portare i suoi bianchi e morbidi piedi fuori dal letto a contatto con il freddo pavimento della stanza, che lo portò per un istante a ritrarre l'arto, ninja o non ninja, continuava ad avere le sensazioni più semplici dei bambini. Al seguente tentativo Onimio, in punta di piedi per cercare il più possibile di evitare il contatto con quel crudele piastrellato dell'ospedale, zompettò fino alla finestra, aprendo le tende. Poi , con un forte movimento, spalancò la finestra, allargando al massimo le braccia e facendosi così colpire in pieno dalla luce del giorno....una luce, immensa e innaturale. Il bagliore fù tanto da costringerlo a chiudere gli occhi per un attimo, durante il quale percepì una potente energia avvolgerlo completamente, lasciandolo disorientato. Poi, quando riaprì gli occhi, si ritrovò di fronte ad un enorme portone, in un luogo che di certo non era l'ospedale e chissà quanto lontano dal suo villaggio. Istintivamente Onimio si spaventò, non si trovava lì per sua volontà, e subito iniziò a guardarsi attorno, cercando di cogliere qualche dettaglio in grado di dargli una spiegazione; altri 12 come lui si trovavano li, in totale erano tredici. Il Kaguya stava lì, ancora ignaro di quello che stava accadendo, con addosso solo la vestaglia bianca dell'ospedale scoperta ai lati, che lasciava intravedere il bianco e candido corpo del ragazzo, che così seminudo sembrava un ragazzino. Senza corprifronte, senza vestiti, senza il trucco dei Kaguya; senza alcun segno di riconoscimento dal suo aspetto dolce sembrava un semplice ragazzo, con i capelli bianchi un po scompigliati e gli occhi profondi e scuri. L'unica cosa che gli diede una avvisaglia di ciò che stava accadendo, era il calore che sentiva provenirgli da sopra il cuore, dal suo sigillo.*
(Watashi...)
*Normalmente avrebbe squadrato gli altri, o avrebbe provato a presentarsi, ma in quell'occasione, nudo e spoglio di tutto ciò che era, si sentiva unicamente attratto dall'enorme portone e dalle 13 sfere che vedeva su di esso, quasi incantato. Onimio si sentì chiamato, quando tutte e tredici incominciarono a brillare facendo tremare la terra sotto di lui, e mentre la stessa messaggera pallida sembrava attonita e in silenzio difronte a quanto stava per accadere. Il grande portale si spalancò, mostrando il suo terribile buio, che sembrava ingoiare tutto ciò che poteva esistere. Poi dal buio il ragazzo scorse una mano gigantesca, che gli raggelò il sangue, poi ancora vide dietro di essa quello che sembrava essere un volto, che gli mozzò il fiato. Tutto lo stupore, la curiosità e l'eccitazione di Onimio si tramutarono in un silenzioso e mero terrore causato dall'incomprensibile. Ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi, andava di certo oltre l'umano e si sentiva schiacciare da questo, non riusciva a pensare, a reagire o a fare alcun che, era paralizzato, immobile davanti a quel buio. La mano di "quell'essere" iniziò a muoversi ed una voce assordante che fece vibrare ogni osso del Kaguya provenì da oltre la porta. Le prime parole furone troppo inaspettate e potenti affinchè il ragazzo potesse essere in grado di comprenderle, ma quelle che seguirono gli tagliarono dritte l'anima e il cervello.*
Io sono... Watashi... Quali sono... I vostri Desideri?..
*Onimio sentì bene, ciò che vedeva era watashi, quel buio era watashi. Non seppe più cosa dire o pensare, riuscì a sbloccare il proprio pensiero, ma non fù in grado di formularlo. Stava succedendo tutto troppo in fretta, non era lì da solo, stava accadendo l'incredibile, si parlava di desideri; era sopraffatto da tutti quegli eventi, ma cosa ancora più importante...*
(Io...cosa desidero?)
*Quale poteva essere il suo desiderio? Onimio voleva davvero qualcosa? Dopo aver iniziato a trovare la sua strada nel mondo ninja non aveva più avuto dubbi o veri desideri... Si, quando aveva visto la messaggera aveva parlato di potere, ma che genere di potere sarebbe potuto nascere da un qualcosa di così imprevedibile, primordiale ed oscuro? No... il potere che cercava era un potere suo, non poteva semplicemente affidarsi a qualcosa o a qualcuno o a un Dio che non conosceva, non poteva essere quello il suo desiderio.*
(E' tutto così irreale e inaspettato...chi potrebbe rispondere subito ad una cosa del genere? Ho avuto troppo poco tempo da quando ...bhè, sono stato scelto. E dovrei fidarmi? In ogni caso se le cose si mettessero male ci sarebbe poco da fare... il problema resta solo il desiderio... chissà cosa chiederanno gli altri, magari dovrei parlare per ultimo)
*Il cuore iniziò a battergli a mille, voleva aspettare ma sentiva di non poter resistere a quella sensazione, provò a voltarsi verso gli altri, ma niente, non ci riusciva. Non sentiva nè vedeva altro oltre quel buio in quella porta, ne era terribilmente incantato.*
Onimio: Un desiderio...
*Mosse solo le labbre, senza farne uscire alcun suono. Cosa poteva esserci di tanto importante e di unico da potersi desiderare in una situazione del genere? Non riusciva minimamente a darsi una risposta. Ripensò persino alla Hokage e alle sue parole di avvertimento, ma chi avrebbe mai detto che sarebbe stato lui uno dei tredici? il tredicesimo. Il sangue non smetteva di scorrere frenetico per le sue vene, come elettricità, sforzando il cervello nel pensare. Era qualcosa di tanto semplice quanto di incredibilmente difficile, un unico desiderio, qualsiasi cosa, ma una. Onimio stava con il mento alzato, sempre immobile nella sua vestaglia. Non era nessuno, un tipo qualsiasi con gli occhi sollevati davanti a qualcosa di supremo. Pensò alla vita, al mondo a tutte le cose che fin da piccoli si sente in giro che la gente vorrebbe poter desiderare, ma erano desideri degli altri, non i suoi. Il suo battito continuava a non dargli tregua, quel senso di vibrante eccitazione, di fretta che ti penetra fin nei lombi per farti sbrigare, un qualcosa di insopportabile alla lunga, ma proprio non riusciva a raccapezzarsi. Poi però iniziò a prendere forma un vago pensiero, lui aveva sempre cercato la forza di proteggere ciò in cui credeva e a cui teneva, e voleva che il mondo trovasse un suo equilibrio, sapeva bene purtroppo che "il male" non poteva svanire, però lui voleva qualcosa in grado di controllare quel male, un potere che potesse incidere non solo sulla sua vita ma anche su quella degli altri... Ma che razza di potere poteva essere ancora non lo sapeva, che cosa c'era di tanto grande da poter incidere in quel quadro globale così ampio? Domande, domande e solo domande continuavano a moltiplicarsi nella sua testa, sebbene adesso finalmente avesse una qualche sorta di linea guida verso cui pensare. Ormai era trascorso diverso tempo e probabilmente già qualcuno era riuscito a farsi coraggio e ad esprimere il proprio desiderio, ma il kaguya era troppo assorto in sè stesso per poter dare attenzione agli altri.*
(Come posso far stare il mondo in equilibrio? Tutto questo va oltre i miei desideri e la mia voglia di diventare forte, siamo su tutt'altro piano, bisognerebbe poter rimediare persino alla morte...)
*Ebbe un lampo e gli si spalancarono gli occhi. Quale poteva essere un potere abbastanza grande da poter mantenere l'equilibrio nel mondo, se non il controllo della morte stessa? Quel pensiero lo fece rabbrividire, era un qualcosa che tutti avrebbero trovato sbagliato ed innaturale, ma tuttavia era un potere in grado di poter rimediare agli errori, un potere di cui ne avrebbe avuto il controllo, lui solo. Adesso sapeva quello che voleva, qualcosa di enormemente pericoloso, ma era il suo desiderio, aveva preso forma ed ora doveva solo trovare la formula adatta per esprimerlo. Fece un respiro profondo, rallentando il proprio battio ma continuando a fissare quel vuoto nero, poi incominciò lentamente a formulare il suo desiderio.*
(...Watashi...)
Onimio: IO...
*Quella parola gli scoppiò fuori con forza, inarrestabile, prima di continuare pacatamente*
Onimio: ...desidero avere un potere abbastanza grande da controllare la morte, per far si di far tornare dall'aldilà chi è morto, come era prima, ma anche abbastanza grande da poter controllare...no...no, anche abbastanza grande da poter convincere e battere chi riporto indietro, non "controllandolo" in senso stretto, ma potendolo se voglio fermare....o cambiare.
*Era tutto? si...era tutto, dalla sua gola non riusciva ad uscire altro, ormai aveva parlato ed espresso il suo mostruoso desiderio, ma era un qualcosa di tanto terribile quanto di terribilmente eccitante. Lì per lì Onimio non penso alle conseguenze di quell'orribile desiderio, dalle responsabilità che sarebbero potute ricadere sulle sue spalle e dal caos che avrebbe potuto generare ma, inspiegabilmente, ne era convinto.*
Onimio: E' questo il mio desiderio!
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