*Il Sole splendeva alto sopra le strade di Konoha, illuminandole con la sua calda luce. Mancavano soltanto poche ore al tramonto e come sempre il Villaggio era pieno di vita, merito ovviamente delle persone che brulicavano per le vie cittadine, cercando ciò che serviva loro tra le numerose bancarelle dei mercanti provenienti da vari paesi; non solo gli affari, ma anche la presenza di parecchi bambini spensierati davano sapore alla vita quotidiana, mai monotona o scontata. Soltanto una figura sembrava essere totalmente estranea a quel mondo fin troppo solare e confusionario: un ragazzo camminava lentamente, senza meta alcuna, con le mani in tasca e lo sguardo assente, vitreo. Occhi freddi come il ghiaccio i suoi, la liscia e bruna chioma raccolta in un codino rosso dietro la nuca, non doveva avere più di sedici anni: Fuyuki Hyuga, Chunin di Konoha e membro novizio della Squadra Speciale Anbu. Non era passato molto tempo dal suo ingresso in quel gruppo di Shinobi d'elitè, poco più di una settimana, che il giovane aveva trascorso in totale tranquillità e senza pensare agli allenamenti, per concedersi dunque un po' di meritato riposo. Tuttavia la scadenza del periodo di relax era ormai giunta e Fuyuki aveva deciso di tornare alla sede del Clan per allenarsi ancora, in modo tale da affinare il suo Juken e il suo modo di danzare; prima di ciò doveva però avvertire la piccola Ayame della sua assenza da casa per qualche giorno. Chissà cosa avrebbe pensato se fosse tornata a casa e non avesse visto il fratello comodamente sdraiato sul suo letto a fissare il soffitto. "Sicuramente si convincerebbe del fatto che io sia uscito con una ragazza... chi la sente poi?" Disse scherzoso tra sè, mentre infilava la mano nel taschino della sua giacca per tirarne fuori un pacco di sigarette ed un accendino; dopo averne accesa una la avvicinò alla bocca e inspirò con calma. Durante l'ultimo periodo il giovane aveva ridotto il numero di sigarette consumate nell'arco di una giornata: ovviamente non per salvaguardare la sua salute, ma perchè non voleva rischiare di rimanere al verde per un suo vizio. A quel punto partire per una missione subito dopo un'altra sarebbe divenuto un obbligo, poiché sua sorella non avrebbe di certo gradito il tabacco a pranzo e cena. Arrivò dopo pochi minuti di cammino di fronte al negozio di famiglia, dove Ayame lavorava affiancata da un certo Kazuho, nuovo co-gestore; quel luogo faceva riaffiorare molti ricordi nella mente del sedicenne, fin troppi. Quel negozio era l'unico ricordo rimasto ai due orfani dei loro genitori, oltre le fredde lapidi nel cimitero di Konoha. Stava per varcare la soglia quando improvvisamente avvertì di aver calpestato qualcosa di diverso dalla solita sabbia; abbassò lentamente lo sguardo e notò che si trattava di un pezzetto di legno. Incuriosito lo raccolse, notando poi che sulla superficie lignea erano stati incisi alcuni Kanji a formare un messaggio. Non fu facile leggerlo, ma dopo qualche secondo fu in grado di leggere la frase.*
La tana attende il leone stanco al calar della sera.
*Era palese che non si trattasse di un messaggio comune, che significato avrebbe mai potuto avere? Non c'era alcun dubbio al riguardo ormai, quello che aveva davanti era un messaggio in codice. I suoi occhi attenti lo passarono al setaccio diverse volte, in cerca della parola chiave per decifrarlo. La trovò dopo poco tempo, chiara e nitida di fronte al suo sguardo compiaciuto: leone, Raion. Questo era infatti il suo nome in codice adoperato durante la sua ultima operazione, che aveva poi deciso di tenere come "ufficiale"; una volta individuata la chiave del messaggio fu un giochetto da ragazzi comprenderne il significato: era richiesta la sua presenza alla base della Squadra Speciale dopo il tramonto. "Non so quale sia il motivo di tale convocazione, ma dovrò rinunciare agli allenamenti anche oggi. Il dovere mi chiama..." Pensò lui, infilando il pezzetto di legno in tasca prima di entrare in negozio. Doveva pur avvisare la sorella della sua assenza, prolungata o meno, da casa, anche se non si trattava degli allenamenti che aveva programmato. Una ragazza di undici anni si trovava dietro il bancone in attesa dei clienti: Ayame Hyuga, la copia identica di suo fratello Fuyuki al femminile. Un sorriso pregno di gioia si dipinse sul suo volto puerile alla vista del giovane ma, prima che lei potesse parlare, quest'ultimo la anticipò prontamente.*
- Ho deciso di riprendere gli allenamenti, Ayame-chan. Starò lontano da casa per qualche giorno per esercitarmi alla sede del Clan. -
*Le disse il ragazzo sorridendo, pur sapendo di averle mentito. Aveva deciso di tenerle nascosto il suo ingresso tra le schiere degli Anbu, affinché la piccola fosse tranquilla e non in preda alla paura che il fratello possa morire in una pericolosa missione; forse era stata una decisione affrettata ed egoista il tenere per sè la felicità per la promozione, ma allo stesso tempo si trattava di una scelta prudente e saggia: non avrebbe potuto constatare se il sedicenne fosse realmente alla sede del Clan, poiché l'accesso a determinate aree era vietato a dei semplici neo Genin come lei. Dopo che l'undicenne ebbe annuito Fuyuki le poggiò una mano sulla testa, arruffandole i capelli, per poi voltarsi ed uscire dal negozio salutandola con un cenno della mano. Mancavano ancora due ore prima del calar del Sole, ragion per la quale lo Hyuga camminò con la sua solita calma e con passo lento fino a casa. Una volta giunto a destinazione salì in camera sua; lì egli si cambiò d'abito, indossando il suo equipaggiamento da Shinobi.
Poi si avvicinò all'armadio e lo aprì; dietro i suoi abiti, appesa alla parete, egli trovò la maschera che tre anni prima aveva ricevuto dall'Angelo della Morte. Quello era il miglior nascondiglio per celarne la presenza ad Ayame, visto che quest'ultima non frugava mai tra gli abiti dello Hyuga. Così il giovane, dopo aver sistemato e pulito anche le sue tre lame, scese al piano terra ed uscì di casa senza dare nell'occhio. Una volta ritrovatosi per le strade di Konoha salì con un balzo su di un tetto, per poi proseguire in direzione del quartier generale saltando da un edificio all'altro. Rapida e furtiva quell'ombra si muoveva sopra le teste delle persone, ignare della sua presenza, che affollavano le vie cittadine. Giunse poi ai piedi dell'edificio che ospitava la base 2C della divisione Inseguitori; due guardie sorvegliavano l'ingresso: Ninja comuni pagati per svolgere quel lavoro, non facevano parte della Squadra Speciale. Non crearono nessun problema al giovane, né gli domandarono un documento che accertasse la sua identità, evidentemente gli Anbu erano più temuti che rispettati. Una volta varcata la soglia d'ingresso il Chunin si ritrovò in un grosso atrio circolare, dove pochi addetti, anch'essi Shinobi senza particolari licenze, lavoravano e registravano le richieste che la gente del Villaggio inviava e che venivano assegnate alle forze segrete. Sulla sinistra si trovava una rampa di scale, sorvegliata stavolta da un Ninja che indossava una maschera: il suo compito era quello di impedire l'accesso al piano superiore a coloro i quali non facessero parte delle schiere degli Anbu. A Fuyuki bastò mostrare il suo pass per ottenere il permesso di passare; raggiunta dunque la zona riservata ai membri della Squadra Speciale lo Hyuga percorse il corridoio fino a quando non si trovò di fronte alla Sala Ricevimenti. Anche il controllo di quella zona era affidato ad un solo addetto e fu proprio a lui che il giovane si rivolse.*
- Sono venuto qui per questo. -
*Spiegò con calma il sedicenne, consegnando al suo interlocutore il pezzo di legno in cui era stato inciso il messaggio. Sicuramente era stato informato dalle alte cariche del suo arrivo, quindi sarebbe stato suo compito condurre Fuyuki al loro cospetto Quest'ultimo intanto si domandava per quale motivo fosse stato convocato al quartier generale, ma ogni sua ipotesi non poteva essere provata e non sembrava convincerlo più di tanto. La più plausibile era quella dell'affidamento di un incarico, che avrebbe inoltre spiegato l'utilizzo di un messaggio in codice per condurlo lì. Mentre simili pensieri affollavano la sua mente attese la risposta dell'Anbu che aveva di fronte, consapevole che presto ogni suo dubbio, anche il più insignificante, sarebbe stato finalmente placato.*
// Fuck Yeah! Come sempre, per qualsiasi dubbio o incomprensione, sai dove trovarmi. //