Ki Momochi

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view post Posted on 22/5/2011, 17:11     +1   -1

The Pine

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*Già da lontano si poteva scorgere quella colonna lunga e densa che si disperdeva per chilometri nel cielo... Tanto alta e densa che persino dalle coste del Paese del Fuoco e del Paese del Fulmine, in giornate soleggiate, era possibile vederla senza troppi problemi. Una colonna a mostrare il villaggio della Nebbia, nata nel centro dello stesso, in un trono di macerie e di lame...

In quel Villaggio ora pioveva il Sole e la Luna, mostrando ogni ora del giorno quanto marce fossero le sue strade. Il fango sempre molle si seccava, l'omicida nelle tenebre giaceva lì senza far nulla, il popolo si guardava in faccia... Dov'era la Nebbia? Dov'era la Bruna? Dov'erano le spire?

In un luogo solo, tutte richiamate dal loro leggitimo padrone. Ki Momochi, che faceva da base a quell'imponente ammasso di vapore grigio e denso, tanto profondo da non mostrare neanche più chiaramente le forme del non più vivo, che immobile giace lì, nel regno della sua morte, ad aspettare... Qualcuno forse era così folle da andarlo a trovare, ad osservare, speranzoso che lui mai si alzasse... O magari qualcuno avrebbe osato di più.*



Gdr Off/ Ah ci tengo a specificare che qualora veniate qui e trapasserete, ricomincerete da Studente. Postare qui è un letterale suicidio, conoscete tutti l'indole del Momochi, perciò non lamentatevi. /Gdr On

Edited by .Chi? - 22/5/2011, 20:24
 
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view post Posted on 16/4/2012, 19:47     +1   -1

The Pine

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*Vuoto.


Vuoto.


Vuoto.


Vuoto.


Vuoto.


Vuoto.


Stava dormendo da troppo. Un sogno vuoto, senza pensieri, senza desideri, senza pretese, senza sogni. Vuoto, come ormai era quasi il suo significato. Perché era ancora lì, a stringere a se qualcosa che non era più suo? Semplice... Perché, infondo, è sbagliato dire che non gli apparteneva. La nebbia era sua quasi per definizione. Kiri era sua per definizione. L'aveva plasmata e l'aveva vista cadere, dall'alto del paradiso o dal basso dell'inferno. Muto. Senza alcuna speranza. Solo il dolore nel vedere l'ennesimo squarcio sulla terra l'aveva portato lì, ad utilizzare quasi per contraddizione i corpi di quelli che più disprezzava per riprendere nuova forma. Ormai persino loro erano meglio di... Di quello.

Muto, con i frammenti della sua Zabuza intorno, stava rannicchiato nella sua posizione, a lasciare che la nebbia nascesse dal suo corpo nell'immensa colonna di fumo. Cosa stava aspettando? Perché era ancora lì? Queste domande... Erano senza una vera soluzione. Forse era lì perché quel villaggio non era più Kiri, per questo avviluppava a se il fumo. L'unica cosa che era rimasta del vecchio passato, se stesso. Un pensiero egoista? No... Un pensiero Momochi.

Avrebbe dormito, anche tutta la vita, se fosse necessario, senza aspettarsi che nessuno di quegli uomini andasse a fargli visita. L'unico merito che gli dava... Sapevano alla perfezione che non erano all'altezza del suo sguardo. L'unica, forse, che poteva esserlo... Non era lì. Crudele scherzo del destino... Oppure un giusto gioco per gli dei. Una punizione. Poco importava. Non fu un uomo, ne una donna a farlo svegliare... Bensì la natura stessa. Avvertì nelle sue orecchie marce il tintinnare dei frammenti della sua spada, poi senti le stesse rovine che gli facevano da trono tremare, scuotendogli le carni. Aprì gli occhi, mantenendo la posizione, alzando giusto un po' il capo, per capire cosa stesse succedendo. un terremoto... Erano rari. Specie in quella zona. Un terremoto flebile, proveniente da molto lontano... Eppure uno tanto forte da scuotere un'isola lontana dal continente. Impressionante.

Mai però come quell'onda che tagliò la colonna, seppur per qualche attimo. Gli occhi di Ki s'assottigliarono, confusi. Forse non s'era svegliato invano. Non s'alzò, cercando ancora di capire, muto... Quando anch'egli, forse per sbaglio, vide. Lei. Non era estraneo a questo genere di cose... Era morto. Di spiriti, per obbligo, se ne intendeva. Ascoltò senza proferir verbo, ammesso che potesse, ciò che lo spettro aveva da dire, convinto prima che questa parlasse che fosse una cosa personale per lui. Un messaggero del destino che sancisse il suo tempo, che trascinasse quello squarciato d'anima e chakra definitivamente all'inferno. Non era così.

Parlò all'uomo tutto. Parlò di sogni, d'un dio. Parlò di desiderio. Desiderio... Un sorriso putrescente si allargò sul volto del Momochi. Non il suo sorriso malato, ma un sorriso quasi triste, oppure freddo... Indifferente. La visione ormai era sparita, non gli restava che tirare le somme. Non gli riuardava... Eppure era lì, a sapere. Il suo pensiero si mosse ai 13... Che meravigliose carne da macello sarebbero divenuti, per gli altri uomini? Non gli importava. Si rimise comodo, poggiò le mani sulle ginocchia e si chinò d'avanti. Chiuse lentamente gli occhi, pronto a riaddormentarsi...*


- Mph... Desideri... -



*E così, tornò al suo sonno eterno...*
 
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