| • [NOME]: Yagi
• [COGNOME]: no Fuhai
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• [ASPETTO FISICO e CARATTERIALE]: Yagi è sempre stato un bambino particolare. Quando il padre gli chiedeva di tenere d'occhio le capre, lui preferiva osservare le mosche che danzavano sulla loro cacca. Non gli è mai bastato osservare o tastare le cose. Lui doveva anche "assaggiarle" e, a suo dire, ricordarne sapori ed odori. Ama ciò che c'è sotto Casa sua e gli esseri che la vivono così come la biologia in generale, il cibo e l'eroismo degli shinobi. Odia suo fratello, le capre, il Morbo e l'essere perennemente malato. Molto intelligente ma spesso infantile, curioso ma incapace nei rapporti personali. Vorrebbe diventare medico in modo da farsi accettare più facilmente per le sue particolarità caratteriali e fisiche. Basso e tondetto, con i capelli molto lunghi e corvini, legati solitamente in una coda. La carnagione bruna si è ormai smunta a causa delle malattie e dall’assenza di sole, risultando in un bruno pallido. Gli occhi verde chiaro poggiano su due troni di occhiaie scure e le stesse vengono costeggiate da una mascherina bianca per quasi tutto il tempo. Indossa abiti semplici con i vari attrezzi ninja fornitegli dal villaggio nascosti in vari punti ed il copri fronte al suo comune posto; l’unica eccezione fa per l’avambraccio destro rivestito da un doppio strato di cuoio lavorato per pulire la bocca da goccioline acide residue.
• [STORIA]: Nimuo e Koi erano due pastori che si prendevano cura di un gregge tra le montagne della Nuvola. Tutti i prodotti venivano commerciati solo e direttamente con le Bancarelle Sospese e così potevano permettersi una vita umile ma sana, senza implicarsi in scontri, assassinii e, soprattutto, guerre. Il primo era di media altezza e muscoloso, con una calvizia violenta che gli aveva fatto perdere la maggior parte dei capelli castani mentre la seconda si presentava minuta e con un viso provato ma dolce, piena di calli e graffi per la dura vita lavorativa. NImuo sperava che i suoi due figli abbracciassero il suo stile di vita ed evitassero anche loro la pericolosa vita dello shinobi. Purtroppo per lui, il suo sogno non si avverò. Nel 240 nacque il loro primo figlio, Yagi, ed a distanza di due anni vennero benedetti con il secondo genito Ikio. I primi anni della sua vita li passò giocando tra le montagne, con i lombrichi ed altri animaletti che trovava tra le rocce, ed aiutando suo padre. Appena poté seguire autonomamente il padre, venne costretto ad aiutarlo con il lavoro con la speranza di farlo innamorare di quella vita. Ma Yagi sognava altro e trovava più interesse nelle piccole creature e la loro fisionomia, in quella umana e verso i coraggiosi eroi che tra le ombre permettevano a migliaia di cittadini di vivere tranquillamente: i Ninja. Uno schiaffone pesante ai sogni del padre. Il giorno preferito della settimana era sicuramente quello in cui andavano a vendere i propri prodotti:: in quei giorni poteva ammirare estasiato le meraviglie della città con i suoi abitanti e, quando era fortunato, anche qualche eroe col copri fronte di Kumo. Anche se effettivamente abitava al di fuori del villaggio, lo stesso e la montagna su cui si ubicava li considerava Casa propria e le amava irrazionalmente. Ikio subì lo stesso trattamento ma si dimostrò più portato per quei lavori manuali ed amante delle capre, cosa che suscitò la visibile preferenza di Nimuo nei suoi confronti e la conseguente gelosia infantile del maggiore. Sono due i momenti indimenticabili vissuti nell’infanzia: il giorno in cui ottenne il permesso per iscriversi all’accademia e quello in cui scoprì che non era a modo leccare le persone. Yagi aveva sempre avuto il vizio di leccare ciò che scopriva per la prima volta. Alcuni sensi non bastavano per memorizzare e capire appieno le cose: doveva utilizzarli tutti. Così continuò ad “assaggiare” la qualsiasi finché non provò con sé stesso rimanendo deluso dal non riuscire a riconoscere alcun sapore o odore. Delusione che non lo fece desistere nel continuare, fino a leccare i propri genitori e suo fratello. Quando se ne accorsero gli fecero capire che non era normale e che avrebbe dovuto trattenersi per sempre dall’assaggiare le altre persone, soprattutto nelle loro visite al villaggio. Il giorno più triste della sua vita. Nimuo sapeva di sudore rancido e capre, Koi di terra e latte mentre il fratello… di nulla. Gli risultò sempre molto strano il non riuscire a riconoscerlo ma la verità è che non riusciva e distinguerne uno per lui perché aveva il suo stesso “sapore”, essendo fratelli. Questo lo fece infuriare ancor di più nei suoi confronti e lo associò per sempre alla cacca di capra. Il più bello si trattava, ovviamente, di quando riuscì ad avere il permesso di iscriversi all’accademia ninja da suo padre; non prima di mille litigi e suppliche e solo grazie al supporto della madre. I primi periodi a Kumo furono destabilizzanti per il piccolo Yagi che trovava difficile legare davvero con qualcuno a causa delle sue passioni insolite ma poi riuscì ad abituarsi ed a concentrarsi nella sua formazione da ninja; dando il massimo in tutte le discipline e riuscendo facilmente in quelle teoriche, nelle tecniche e faticando in quelle fisiche. Purtroppo, la passione non basta quando la sfortuna ti prende di mira e dopo solo un anno di accademia, un male spregevole si riversò su tutto il continente. Incontrollabile ed inarrestabile, il Morbo si espanse ovunque portando malattie e disturbi nel chakra, affliggendo migliaia di persone compreso Yagi. Per tutto l’anno seguente fu costretto a sospendere con l’accademia, bloccato in casa da varie disfunzioni di enzimi, gastriti ed influenze. Anche in quelle condizioni, non smise di allenarsi appena era in grado di alzarsi dal letto. Stava da poco imparando a controllare il proprio chakra ed ora se lo ritrovava cambiato, impazzito, da dover capire da capo. Con molto tempo e sforzo, nei suoi addestramenti solitari, capì che poteva utilizzarlo in modo differente. In una delle sue gastriti più feroci provò ad impastare i succhi prodotti in eccesso con quel nuovo chakra e scoprì di essere in grado di sputarlo, non senza ustionare e rovinare lo stipite del proprio letto. Dopo un anno di convalescenza forzata, gli fu permesso di tornare in città a riprendere gli studi. Ormai risultava ancor più strano di prima: la sua pelle aveva perso intensità , risultando ormai sbiadita, le occhiaie si erano accentuate e portava costantemente una mascherina per proteggere gli altri dai suoi germi. Questo lo portò ad essere ancora più isolato dai compagni nei due anni a seguire. Fortunatamente, il suo nuovo insegnante dalle trecce bianche si dimostrò comprensivo nei suoi confronti , aiutandolo personalmente, giustificandolo nei giorni che rimaneva a casa a causa delle sue ricadute e spronandolo nello studiare ciò che lo appassionava, come la biologia e la medicina. Grazie ai suoi studi. al suo chakra e gli esserini che amava, in quei due anni imparò a modificare altri parti del suo corpo. Imparò ad allungare e ad accorciare i propri capelli a volontà, seppur con fatica, ed un giorno, ispirandosi ai suoi amati lombrichi, riuscì a rinchiudersi in una sorta di crisalide creata dall’attorcigliarsi dei sopra citati. Tra le bestie che aveva conosciuto tra quelle montagne, una non era riuscito ad Assaggiare da cruda e viva: la lepre. Solitamente erano troppo veloci per farsi acchiappare dal piccolo Yagi ma in un giorno primaverile, mentre ne osservava una da una decina di metri di distanza, senza volerlo, usò il proprio chakra per allungare la lingua e raggiungerla in un battito di ciglia riuscendo finalmente ad Assaggiarla. Sapeva di lana e terra. Questa per lui era l’abilità più straordinaria che era riuscito a sviluppare. Le tecniche comuni a tutti gli altri ninja le imparò abilmente dal proprio insegnante, Mitsuchi Rato, e finalmente, dopo due lunghi anni tra addestramenti e malattie, partecipò all’esame di promozione a Genin superando appieno le prove scritte, sulla composizione dei sigilli e l’attivazione delle tecniche segrete shinobi; superò a malapena quelle fisiche ed, infine, soprese il suo insegnante mostrandogli inaspettatamente la sua capacità di allungare la lingua. Finalmente era riuscito a raggiungere il suo primo obiettivo e, col copri fronte legato alla testa, poteva orgogliosamente dichiararsi un genin della Nuvola. Con l’ultima prova, era finalmente riuscito ad Assaggiare anche Mitsuchi: sapeva di acqua a pressione, rame e terra. Il miglior sapore Assaggiato fino a quel momento… quello che si avvicinava di più al sapore che dovrebbe avere un eroe. Ciò di cui Yagi non era ancora a conoscenza era che, seppur suo fratello fosse prediletto dal padre per le sue doti, Ikio provava per il maggior una grande ammirazione derivata proprio dal suo essere particolare e la sua determinazione nel perseguire il proprio obiettivo al costo di contrariare loro padre. Quando seppe della promozione del primogenito, qualcosa si mosse in lui e lentamente abbracciò l’idea di iscriversi all’accademia nel prossimo futuro.
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