Q
uanto potevano essere potenti i polmoni di quella stupida femmina?
Questo fu il primo pensiero che si manifestò nella sua mente nell0avvicinarsi al bradipo. Le urla di quella pseudo-scimmia gli stavano spaccando i timpani, stridule e vigorose com'erano. Quando gli alberi si erano abbassati sotto il suo peso, aveva creduto che sarebbe caduto di certo. Non considerare che la sua possanza avesse un certo effetto su dei rami era stata una mossa molto astuta. Impetuosa, come suo solito, ma di un'intelligenza sopraffina non da poco, degna del migliore dei saggi. Al suo avvicinarsi e al suo tentativo di tenere ferma quella cosa – che tanto non solo non aveva capito un'acca di quello che le aveva detto, ma soprattutto aveva iniziato a strillare ancora più forte di prima – la reazione della femmina di bradipo fu particolare. Al suo irrigidirsi, al suo inarcare la schiena, una certa immagine si delineò nella sua mente.
(Heh, sono proprio tutte uguali le femmine, non importa la specie, huh?
Huh.
Già già, tutte uguali, huh...non dirmi che...?)
Furono le risate sguaiate di Chisaru a confermare il suo dubbio. Non aveva idea della cosa perché non era certo un esperto di zoologia, ma la foga con cui quella stupida si abbracciò a lui, squarciandogli vestiti e schiena, fu la conferma di tutto.
Sasaki: ”Guarda, io che ero convinto che tu fossi ancora innocente, eh Chi-chan? Ma pensa te in che situazione del cazzo mi hai cacciato, piccola peste gialla che non sei altro!”
L'eccitazione della femmina di bradipo era palpabile nelle sue grida stridule, direttamente nelle orecchie ovviamente, e nel suo contorcersi nell'abbraccio nel quale Sasaki l'aveva avvolta, nel tentativo di tenerla ferma e di non peggiorare la situazione. Per essere una creatura così piccola, e per essere lui così grosso, diavolo se si dimenava. Ancora una volta aveva potuto assaggiare che – almeno in determinati contesti – le dimensioni non facevano il monaco.
Nel scendere dall'albero seguendo le parole di Chisaru, poté constatare che no, non era incinta, era solo molto grassa, stupida e arrapata.
Sasaki: ”Ahia porca puttana, smettila di graffiarmi, stupida che non sei altro!” gridò ad un certo punto, ma forse il bradipo scambiò la cosa come una sorta di richiamo, perché non solo non si spaventò, ma strinse ancora di più le spalle del Rosso.
Giunti nel suo rifugio, riuscì a districarsela di dosso e mentre la legava letteralmente su una sedia con le sue catene – stringendole non poco ma assicurandosi che ci fossero degli stracci per evitare che le sue catene lamellate la squarciassero ulteriormente – iniziò a togliersi i vestiti madidi del suo stesso sangue.
Sasaki: ”Ma guarda te porca troia...”
Avrebbe dovuto dare le sue vesti ad uno dei monaci esperti di sartoria per ripararle. Forse avrebbe fatto prima a farle rifare da capo totalmente.
Sasaki: ”Uhm, beh, non ho davvero idea del principio, per quante volte l'abbia letto, ma...in teoria...”
Guardandosi allo specchio, pose le sue grosse mani sopra le ferite sulla schiena e sulle spalle, iniziando ad emettere chakra. Dapprima irruppe violento, senza fornire alcun effetto se non il classico irrigidimento dei muscoli e irrobustimento della carne, ma poi, con un piccolo sforzo, riuscì a creare una sorta di alone di chakra che, come un balsamo, cadeva sulla sua pelle. Le ferite iniziarono a richiudersi, lentamente ma certamente, e il dolore si ovattò non poco.
Sasaki: ”Ah, però, non era davvero così difficile allora...beh...vediamo.”
La ferita al ventre del grasso bradipo era incrostata ora di sangue, nonostante la pioggia. Sasaki ripulì la ferita, creando grida di eccitazione da parte della femmina. Ad ogni suo passaggio della mano si contorceva sulla sedia, guardando Sasaki con occhi spiritati dall'eccitazione.
Sasaki: ”Sei davvero stupida sai? Non ti rendi conto che non sono neppure della tua stessa specie?”
Disse incredulo della scena. Poi replicò la stessa tecnica che aveva usato su se stesso sulla creatura, ottenendo un risultato simile. Non era nulla di che, ma era certamente meglio di prima.
Sasaki: ”Guarda, ti tengo legata perché sei una stupida e non voglio tu faccia cazzate...quando ti si saranno calmati i bollenti spiriti, ti lascerò andare, fosse anche riportarti a casa, perché immagino si sia già diffusa la notizia. Datti una ghiacciata d'animo che se no ti butto in fondo al pozzo, poi vediamo se non ti calmi.”
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