Posts written by Memphos

view post Posted: 28/12/2018, 20:37     Archivio MEME sul NGDR! - Off-Topic
CITAZIONE (Kabu @ 28/12/2018, 19:09) 
Non per fare il critico, ma io credo, da quel poco che rocordo di fisica e meteorologia, che la stanza non dovrebbe riscaldarsi...

Le goccie d'acqua non 'emettono' calore on questo caso.
Convertono l'energia meccanica in calore, grazie all'attrito dell'aria, ed evaporano, basta. Più è veloce più assorbe calore ed evapora; quindi perdendo velocità.
Non fanno aumentare la temperatura circostante, almeno penso...

Un esempio concreto di ciò sono le comete che entrano in un'atmosfera.

EDIT: la presenza di nebbia non fa in alcuno modo aumentare la temperatura di una stanza, al massimo può abbassarla perchè il vapore acqueo assorbe calore. L'unico caso che mi viene in mente, applicabile a questa situazione, è la temperatura apparente o percepita

Per dire Manu, che tu ci creda o no, il commento di Kabu è pure meme al 100%. Se capisci perché, sei sulla retta via.
view post Posted: 28/12/2018, 20:36     Archivio MEME sul NGDR! - Off-Topic
Manu io e Yolo dobbiamo darti tante ripetizioni su cosa siano e come sono fatti i meme. Tira fuori l'astuccio my girl, time to be autistic ad levels that shouldn't even be possible.
view post Posted: 27/12/2018, 17:14     Potere ai Barboni - Off-Topic
Un modo dantesco di dire Fatti i cazzi tuoi
view post Posted: 25/12/2018, 17:39     再生 - Saisei - Una Coda per una Corona - Eremi


N
otevole, ma no.

Quelle parole lo colpirono duramente nell'orgoglio. Sun Wukong non era soddisfatto? Ma se neppure quando possedeva in minima parte il chakra di Son Golu era riuscito a fare una cosa simile? I suoi sensi, espansi al limite – anzi, no – superando i limiti umani, gli avevano fornito una visione così cristallina di tutto quello che stava intorno che non aveva nulla da invidiare al Byakugan o a qualsiasi doujutsu di quella valle di lacrime che era il mondo concreto.

Una foresta di ferro, un mare di catene rilucenti che nulla avevano da invidiare ai Kaguya della Nebbia non era sufficiente. Nonostante li stesse colpendo tutti quei dannati campanellini, nonostante le sue orecchie potessero esplodere, figurativamente parlando, di tutti quei tintinnii ad un certo punto qualcosa si ruppe. Che fosse la stanchezza, la mancata padronanza del chakra della natura o le parole di Sun Wukong, ad un certo punto le sue catene iniziarono a mancare il bersaglio, dapprima di poco, poi sempre di più fino a quando il suo mare di ferro, dapprima ordinato, si presentava più come una massa informe di materia inorganica che simulava un mare in tempesta scosso da un mostro degli abissi capace solo di distruggere tutto.

(...forgiare la mia arma...)

Il gong che si formò di fronte a lui pulsava con il respiro del vento che soffiava tra le fronde della jungla. Sembrava quasi che il vecchio spirito del padre dei primati si aspettasse qualcosa da lui, e Sasaki non capiva.

(...in realtà lo posso distruggere tranquillamente quel coso, cioè...penso di poterlo raggiungere, lo potrei stritolare, potrei colpirlo fino a consumarlo, però...sembra che non vada bene. Devo cambiare qualcosa, ma mi domando quante volte debba cambiare quel che sono per adattarmi a quello che gli altri vogliono. Perché cazzo non mi lasciano in pace? Che cosa si aspetta da me, questo vecchio pervertito?)

Non seppe se fu per il moto di stizza che crebbe nel suo petto, ma ad un certo punto, come il battito d'ali di una farfalla, sentì il suo cuore perdere un battito. I suoi occhi si sbarrarono per lo shock mentre sentiva il suo corpo – con tutto il suo violento peso – accasciarsi a terra e sbattere pesantemente contro la nuda terra. Con la coda dell'occhio, in qualche modo, poté osservare Sun Wukong avere la stessa reazione e in quel momento – ironico a dirsi – pensò che fosse un'altra delle stupide visione di Sun Wukong che non era riuscito neppure in quel momento a bloccare il flusso di coscienza che legava i due. Ci avrebbe azzeccato, ma quello che avrebbe visto non sarebbe stato proprio inutile, nessun'altra orgia tra scimmie o battaglie casuali della vita di Sun Wukong.




Così come Sasaki osservò i ricordi di Sun Wukong, qualcosa di lui sarebbe scivolato nella mente del vecchio Primate.

Le immagini che avrebbe visto avrebbero mostrato una successione di momenti della vita del Kraken, alternati in maniera casuale, senza nessun criterio logico o cronologico, poi, pian piano, tutto avrebbe assunto un senso compiuto, mentre come grandi tele su uno schermo, le immagini si univano a formare un flusso di coscienza pregno di significato.

Un giovane ragazzino dalla chioma rossa scarlatta che ascoltava le favole e le poesie che gli leggeva la madre la sera, appassionata di quelle cose come molte donne, ma anche trattati di storia, trattati di guerra, raccontati in modo particolare per rendere il tutto più gradevole ad un semplice bambino di cinque anni. Lo sguardo del piccolo Sasaki, verde smeraldo i suoi occhi al tempo, avrebbero riflettuto un animo orgoglioso della sua terra, pieno di energia e aspettative per il futuro.
Poi, il confronto col padre, quella insensata punizione quando ancora era un ragazzo, la punizione severa al limite del crudele per un qualcosa che Sasaki non capiva e mai avrebbe capito.
Un Sasaki logoro, sporco di terra, le mani callose mentre le sue braccia scavano col piccone nei piccoli cunicoli delle miniere del Ferro. Osservare le proprie braccia aumentare di volume in maniera spropositata col passare del tempo, una cosa che dapprima lo rende orgoglioso, ma quando le braccia iniziano ad essere sproporzionate, la paura che qualcosa di sbagliato stia avvenendo, una sorta di punizione divina.
Un Sasaki reduce di un anno di scavi minerari che torna a casa, lo sguardo indurito, il fisico, per quel che può raggiungere un bambino di sette anni, scolpito nella roccia, le braccia sproporzionate e ridicolmente grosse. Lo sguardo sgomento della madre, uno sguardo severo da parte del padre. La routine continua.
Un Sasaki sedicenne inizia il suo addestramento Samurai, raggiungendo col padre la bianca Shirokabe. L'addestramento con la spada, Sasaki fa del suo meglio, ma quell'arma proprio non gli va a genio. Le derisioni da parte dei compagni, le risse, le sue prime vittorie. Non è affatto abile con la spada, ma la sua violenza fisica compensa la sua mancanza di grazia: laddove la destrezza non arriva, ci pensa un impeto taurino che tutto travolge.
Poi, la lettera da Kuroyuki. La madre è morta. I rapporti col padre diventano ancora più tesi. Sasaki si concentra ancora di più sul suo allenamento. Qualcosa lo ottiene, ma nulla di che.
Notizie dell'assassino della madre, notizie di individui che razziando Tetsu no Kuni lasciano una scia di cadaveri. Tetsuya Keigo viene in caricato assieme ad altri due samurai élite di investigare. Tetsuya porta con sé il figlio.
Poi, la tragedia. I rumori quella tragica notte, la corsa di Sasaki, seguito a ruota dai due samurai che li accompagnavano, amici di lunga data del padre, uomini che Sasaki non aveva tuttavia mai visto prima. Non ricorda neppure i nomi.
L'agguato. Il risveglio. La cicatrice sul volto che brucia, quella strana casupola di sabbia, quella stupida frusta, quello strano messaggio lasciato da Keiichi, che all'epoca non conosceva.
Il ritorno a Shirokabe. Il giudizio del Daymio e del padre.

L'esilio a vita dalla sua terra natia.

Anni passati a vivere di scarti, di sussistenza. Quella dannata cicatrice che deturpa il suo volto e brucia, cazzo se brucia. Rossa come il sangue, sembra incendiarsi con l'accendersi di Sasaki.
Poi, l'incontro che avrebbe cambiato la sua vita. Li riconosce, gli stessi assassini che aveva trucidato i compagni del padre e, presumibilmente, sua madre.
Il suo duello, il suo scarso successo. L'arrivo di un salvatore dalla stessa chioma carota di Sasaki. Il suo primo incontro col suo primo Maestro.

Seguono a ruota fugaci visioni di quei due – o forse tre? - anni passati col Sensei. Si alternano visioni orribili, visioni degli occhi di fuoco di Shinigami, visioni orribili e terrificanti si susseguono a immagini di un Keiichi più umano, lo sguardo di ghiaccio, che cerca di inculcare del buon senso in Sasaki parlando cripticamente, insegnandogli quello che sa sul mondo, sui ninja, sul chakra. Sasaki ascolta di rado, ma quando Keiichi lo interroga deve rispondere o vedrà il Mietitore.

E Sasaki ha una fifa terribile di Shinigami.

Susseguono immagini di Keiichi che cura malati gravi col solo tocco delle mani. Sasaki cerca di capire come fa, discorsi di Keiichi sul chakra, sul Ninshuu e sulla medicina moderna che, per quanto avanzata, ha dimenticato i principi dello spirito e dell'anima ed è perciò inefficace contro certi tipi di malattie.

Un grande vuoto. Immerso nel nero, Keiichi gira su se stesso, alternando visioni della sua forma umana con quella del suo marchio. Pelle cotta dal sole si alterna a pelle d'ebano, occhi azzurro ghiaccio fanno largo a pozzi di tenebra riscaldati da caldere vulcaniche. Perfino i suoi capelli mutano cromatura, passando dal rosso scarlatto che tanto li rende simili a quel viola marcio, putrescente, quasi emanasse veleno anche dai capelli. L'oro della sua sabbia si alterna ad un nero pece, e dove prima spuntano semplici arti di sabbia, si vedono ora demoni con zanne e artigli.

Poi, una breve visione. Keiichi ammantato di peli bianchi, il suo fisico più grosso del solito, emana un'energia innaturale.

Il vuoto. Keiichi è scomparso. Sasaki ha un fisico allenato, zeppo di cicatrici dei suoi stessi allenamenti. Porta le sue cicatrici con una sorta di orgoglio.

Arriva il Divoratore. La guerra, i mostri, la progenie nefanda. I suoi occhi vedono rosso mentre la sua anima si frantuma.

Tre anni di prigionia, la sua anima si ricompone quasi per miracolo.

Susseguono eventi più recenti. L'arrivo a Kiri, l'infiltrazione, la ciurma degli Orsi d'Acciaio, il capitano – Dovi – il suo assurdo martello che nessuno riesce a sollevare e nessuno sa dire perché.

Il Kraken. Il buio del mare, il risveglio nel Paese del Cielo. La guerra di Yoori.

Son Goku.

Le immagini più recenti aumentano di velocità, quasi fossero qualcosa di già visto, già sentito e che a Sun Wukong non deve importare. Poi il risveglio.




Abbattilo e forgia il nuovo Sasaki. Abbandona ciò che è stato e vesti la tua pelliccia

Sasaki: ”Forse inizio a comprendere” si rialza, gli occhi pregni di una determinazione che arde di passione. ”Sono stato e sono molte cose. Non sono nessuna di esse eppure sono tutte loro. Proprio come te, in qualche modo mi sono dovuto rialzare dopo tutte le volte che sono caduto.

È stato doloroso. È stato difficile, fa ancora male pensare a quanto ho dovuto patire, a quanto abbia lottato per poi non ottenere nulla. Ma forse è proprio perché non mi sono mai concentrato su una cosa, o forse mi ci sono concentrato fin troppo? Chi sa...ma ora, credo di capire Jiijii. Credo di capire che cosa debba fare”


Inspirò profondamente, sentendo tutto il suo corpo pulsare.

Sasaki: ”Queste catene sono parte di me, e al tempo stesso non sono niente. Sono legato ad esse solo dal mero valore affettivo, essendo questo il metallo che io stessi pescai assieme alla mia defunta ciurma nelle profondità degli abissi. Ma in realtà, qualsiasi catena risponde alla mia volontà,e non so neppure perché. Non so perché riesca a fare quello che faccio, non ci ho mai pensato davvero. La mia ipotesi è sempre stata quella di essere stato maledetto in quelle strane terme però, perché il mio corpo è quello che è, non me lo so spiegare. Forse è la mia volontà che plasma il mio corpo. Keiichi diceva sempre che quando si è in grado di esercitare il dominio della mente, il tuo corpo esegue i suoi comandi anche contro ogni fisica possibilità. E quindi mi domando: chi sono io e cosa posso fare?”

Era quasi denudato in quella jungla di energia. Raccolse le sue vesti e le sue catene, le indossò nuovamente.

Sasaki: ”Forgiare la mia arma. Già. Questo lo so fare bene”

Inspirò ed espirò. Nella sua mente, scorsero le immagini di Keiichi nella sua modalità eremitica. L'aveva definita imperfetta, dato che la perfetta padronanza della tecnica non avrebbe dovuto trasformare il suo corpo, ma diceva anche che non era importante, dato che non era una cosa alla quale piaceva ricorrere. Si domandò se fosse dovuto al rapporto che essa esercitava su Shinigami. Sì, probabilmente era quello il motivo.

Immagini di Keiichi concentrato scorrono nella sua mente. Inizia ad imitarlo. Ondulazioni concentriche delle braccia, richiamano a sé l'energia naturale, Piccole gocce di luce attraversano il suo corpo, così le figura mentre si accumulano lungo tutti i principali nodi dei sette chakra. Si addensano lungo il chakra del cuore, scendono lungo le braccia. Una sfera di energia – un piccolo sole – si forma nelle mani di Sasaki mentre continua quella strana danza.

(Una tecnica tua Sensei. Ti chiedo venia, ma ora la farò mia)

Immagini di Dovi seguono nella sua mente. La sua possanza, il suo martello da guerra. Le sue catene vengono attirate dalla sfera di energia, vengono quasi assorbite. Immagini di sé stesso che batte sul metallo vivo, piegandolo alla sua volontà sull'incudine nella sua nave. La sfera di energia inizia ad assumere una nuova forma, passando da piccolo globo a lungo bastone. Sulla punta del bastone, qualcosa compare. Una piccola protuberanza che cresce e cresce, assume la testa di un martello. Sasaki continua a respirare, richiamando a sé tutta l'energia circostante.

Adatto alle sue mani, adatto al suo fisico, un possente martello da guerra inizia a plasmarsi di fronte a lui. L'estremità inferiore è ancorata ad una catena di colore vermiglio, che ripulsa di energia. Lungo l'asta del martello, quasi fossero rune, sono incise diverse immagini stilizzate. Rappresentano i deserti del Paese del Vento. Vicino alla testa del martello, compare una stilizzazione di un Samurai e una skyline di Shirokabe. Le quattro facce laterali del martello riportano tutte un animale diverso: un lupo, un orso, un drago, il Kraken.
E sulla sommità del martello, al di sopra di tutte, l'immagine di una primate. Assomiglia molto a Sun Wukong nella sua posa da battaglia.
Gonfia di elettricità e calore, l'aria circostante rigurgita un boato di energia mentre Sasaki percepisce qualcosa di strano spuntare da poco sopra il suo fondo schiena. Sente una strana protuberanza farsi spazio tra i pantaloni e fuoriuscire da essi. È prensile, in qualche modo sente di poterla muovere. Una sensazione sgradevole, ma ci si abitua presto.

Se potesse vedersi, i suoi occhi hanno assunto una connotazione più selvaggia di quanto già non fossero prima. I suoi capelli sono cresciuti leggermente, non di troppo, così come il suo pizzetto. E sul volto un tatuaggio tribale, diverso dal semplice “ombretto” che compariva sugli occhi del sensei quando attivava la sua sage mode.




Sasaki: ”Jiijii, non demordere” sentiva la voce di Sun Wukong sempre più distante. Non capiva il perché, ma sentiva che era necessario suonare quel dannato gong ”Sto per mostrarti la mia vera forza”

Prese il martello con entrambe le mani, stringendolo con tutta la sua forza.

”Nuuuuuh!”

Torse tutto il corpo, come solo lui sapeva fare, per imprimere quanto più momento al martello. Poi, il rilascio della tensione, il corpo che scatta come un elastico.

”SURYA!”

Scatta il martello, legato ad una catena che si allunga al suo passaggio. Riluce di energia propria, gonfio di fuoco e fulmini, la tensione crepita nell'aria dove scorre. Impatta contro il gong. All'impatto due suoni si sovrappongono.
Il primo: il semplice e pensate “DOOOONG”tipico di quello strumento.
Il secondo: la deflagrazione che lo fa esplodere in mille pezzi.

All'impatto, il martello da guerra rilascia tutta la sua energia distruttiva. Pezzi di gong in parte sciolto esplodono lungo tutta la giungla, mentre dal martello si irradiano cerchi concentrici di luce propria mentre torna in mano a Sasaki grazie alla catena a cui è attaccato. All'impugnarlo nuovamente, Sasaki percepisce tutto il potere di quell'arma che racchiude in sé tutta la sua essenza.

Sasaki: ”Allora, Jiijii...come ti sembro, paragonato ai miei predecessori?”



Edited by Memphos - 12/1/2019, 13:49
view post Posted: 23/12/2018, 22:26     Conoscenze Perdute - Paese del Fuoco
Fumio-sama... questi scaffali devono aver sorretto il peso della conoscenza di mille pensieri... questa biblioteca deve aver custodito chissà quali segreti..

- Che tu ci creda o no, questa biblioteca ha custodito molte cose, ma tutto quello che è stato prelevato dagli scavi non è nulla di che, sul serio. Pergamene di storie, tattica militare, ricette di cucina...Abducalsar è un luogo davvero particolare, e non è questo che noi stiamo cercando. *Rispose l'uomo mentre con fatica riusciva in qualche modo a salire lungo una rampa fatta costruire apposta per quelli come lui – o per il trasporto degli oggetti rinvenuti su carrelli insomma. Alla prima domanda di Raion, iniziò a pensare a lungo su cosa rispondere, ponderando bene le parole.*

- Il tuo predecessore, Raion-Kun, era un uomo come non te lo aspetteresti. Non posso dire che fosse di carattere davvero nobile, se per nobile si intende l'aiuto e il supporto di chi si trova in difficoltà. No, lui era più uno spirito libero. Amava la sua arte alla follia, in maniera quasi psicotica, oserei dire...su questo aspetto forse mi ricorda in parte te, troppo orgoglioso per accettare l'aiuto di qualcuno quando era in difficoltà...e sì che uno come lui non aveva motivo di essere né povero né misero né derelitto. Vedi Raion, con le sue creazioni lui non si limitava a manifestare in forma concreta, checché di icore nera, i disegni che da bravo artigiano segnava sulla carta, lui era in grado di dare Vera Vita al suo inchiostro, capisci? Le sue creazioni non cessavano di esistere al minimo impatto contro una superficie solida, al minimo danno o sotto il calore cocente e, cosa molto più importante e straordinaria, se lui disegnava figure complesse, usando le parole come contorni delle sue figure, quelle stesse assumevano le caratteristiche lui gli aveva dato. Capisci Raion? Lui avrebbe potuto osservarti, farti un ritratto e creare una copia di te, una copia perfetta dico, o perlomeno una copia di quello che per lui era sarebbe stato Raion Kamata. Una copia di inchiostro vivo. Ci sono molte leggende al mondo su questo tipo di tecniche speciali. Ad esempio, conosco la leggenda di Hihirokane, il Metallo Vermiglio, un metallo in grado di assumere vita propria, ma non ho idea quanto di vero ci sia in esso. Se Hihirokane è il sogno di ogni fabbro, l'inchiostro che usava il tuo predecessore era il sogno di ogni artista. Ammesso che si trattasse veramente del suo inchiostro e non di una sua tecnica di cui non mi ha mai voluto parlare

*Il tono di Fumio si fa a tratti eccitato, a tratti nostalgico mentre descrive a Raion le gesta e la figura del suo predecessore, come il vecchio lo chiama*

- Un amico? Forse...un mentore? Non saprei...diciamo che la mia è divenuta quasi un'ossessione. Volevo carpire i suoi segreti e per farlo avevo bisogno di qualcuno che come lui condivideva un “dono speciale”. Non speravo che avrei mai avuto modo di vedere in vita mia qualcuno come lui, ma poi ho sentito parlare di te, Raion-kun, e allora in me si è riaccesa una fiamma che pensavo estinta da tempo. E a proposito di fiamme...perché i portoni fossero bruciati non lo so. Abducalsar fa parte di una serie di biblioteche antiche custodite da Guardiani i cui segreti non sono celati a nessuno, ma celati a tutti al tempo stesso. Bizzarro eh?

*Da una tasca delle sue vesti, Fumio estrae quella che sembra essere una pipa. Ma decide di metterla via subito, quasi per rispetto dell'antica biblioteca*

- Questa biblioteca è stata sepolta dalle sabbie ancora decenni fa e se n'erano perse completamente le tracce. Solo di recente, con uno scavo fortuito, sono state rivelate le sue antiche porte. Da quel che mi ha raccontato Jirobou, alcuni degli archeologi erano banditi infiltrati nella spedizione, furfantelli da quattro soldi comunque. Il tuo amico Hakurei era stato chiamato come supervisore e aiutante degli scavi da Jirobou stesso, il perché abbia scelto proprio lui non lo so, come avrai notato certi uomini del deserto sono eccentrici e preferisco non fare domande...so che Jirobou poi è originario dei Viandanti del Deserto, una stirpe di uomini con strani culti per strani mostri che vivono nelle sabbie, ma non ne ho mai sentito davvero parlare però ancora...anche i Bijuu dovevano essere una leggenda, e gli déi non dovrebbero mischiarsi con le faccende dei mortali, eppure i Bijuu sono storia recente, Watashi è esistito sul serio, quindi le mie parole trovano il tempo che trovano...

*Nell'inoltrarsi nella biblioteca, avrebbero potuto sentire come i rumori dell'esterno sarebbero man mano giunti dapprima ovattati, per poi sembrare lontani echi, per poi sparire completamente, nonostante non avessero fatto chi sa quanti metri dalle porte ancora spalancate, quasi Abducalsar avesse deciso che superata una certa soglia, non avrebbe accettato intrusioni alcune, neppure dal suono.

Scaffali con grate di ferro e ottone ormai arrugginiti si stagliavano su librerie e mensole di ogni tipo, ormai ripulite dalla spedizione. Solo pochi fogli sembravano essere rimasti, almeno nella parte iniziale della biblioteca, e ad una veloce occhiata, i fogli erano recenti, forse parte delle note e degli appunti della spedizione stessa che organizzava come dividere i ritrovamenti.*


- Devi stare molto attento anche a Jirobou, Raion-kun. In quanto Guardiano, il suo principale interesse è la biblioteca che protegge, di noi non gliene può importare nulla. Non lo dico per spaventarti, ma per metterti in guardia: se dovesse scegliere tra il bene nostro e della biblioteca, sappi che sceglierà l seconda.

*Entrando ancora più in profondità nella biblioteca, poterono sentire dei rumori strani, come mobili spostati in fretta e furia. Al loro voltarsi verso la porta principale, che erano certi essere distante si e no una ventina di metri, quindi ben visibile data la stazza dell'ingresso, avrebbero visto solo librerie ergersi fino al soffitto, che ora sembrava alto decine e decine di metri, non che prima fosse basso. Se avesse tentato di fare un veloce giro di ricognizione, Raion avrebbe potuto osservare che no, l'ingresso era letteralmente sparito e che si trovavano ora dentro un dedalo di vie e viuzze composte da scaffali pien idi pergamene di tutti i tipi e libri tradizionali, alcuni conservati in teche, altri buttati alla rinfusa. Il rumore e o squittire di ratti e il strisciare di serpenti avrebbe rivelato che c'era della vita in quella biblioteca, rumori che si alternavano a silenzi agghiaccianti, strani scricchiolii e poi tonfi metallici.*

- Raion-Kun? Non mi sento tanto bene...dove sei? Raion-kun? *al voltarsi verso Fumio, Raion avrebbe visto il vecchio cercarlo con lo sguardo.

E non vederlo in nessun modo.

Le sue pupille erano bianche come il latte.*


- Raion-kun? Cosa sta succedendo?






/// Role libero ///
view post Posted: 22/12/2018, 16:30     再生 - Saisei - Una Coda per una Corona - Eremi


D
efinire il sapore del vento è difficile da spiegare. Dopotutto, quando si raggiunge un certo status mentale e fisico, i sensi sembrano unirsi: osservazioni come “assaggiare i colori”, “vedere i suoni” e “toccare le immagini” s'addicono di più a scenari psichiatrici di poveri malati di mente che, nel vaneggio della loro condizione, sputano fuori frasi senza senso e senza nesso logico, incapaci di esprimersi o – chi sa – consci che non saranno compresi dalle persone “normali”. Eppure, quello era ciò che Sasaki stava percependo in quel momento, uno stato tale dove tutto si mescolava e al tempo stesso tutto era più definito di prima, come se non avesse mai esperito il mondo materiale prima d'allora, quasi fosse stato un neonato che apriva gli occhi per la prima volta e, nelle immagini distorte e confusionarie, vede i dottori che l'hanno fatto nascere prima di sentire il suono della voce della propria madre.

Sasaki: ”Ti vedo, Sun Wukong. Sei maestoso come si racconta.” disse senza ironia o sarcasmo, senza nessuna “leccata di culo peloso”. Quando qualche tempo prima aveva avuto modo di intravedere lo spettro del padre dei Primati, non aveva potuto mettere a fuoco tutti i dettagli del suo fisico. E nelle sue visioni condivise, non riusciva a mettere a fuoco se stesso, ma ora poteva ammirarlo in tutta la sua maestosità. Come aspetto e corporatura, Sun Wukong si presentava come una scimmia più antropomorfa di quanto non fosse lo stesso Enma e il suo fisico superava in altezza e possanza di qualche centimetro quello del Primate Bianco. La sua corazza riluceva di lucore proprio, portando sul fianco il suo leggendario bastone che, Sasaki suppose, fosse presente in quanto reminiscenza del passato legata a Sun Wukong. Il suo sguardo era fiero e selvaggio ma intriso nei suoi occhi di una profonda saggezza che, ammise, non si aspettava. La corona che portava in capo era ora adagiata sulla fronte di Sasaki ed era trasparente, quasi lo stesso ectoplasma di Sun Wukong si rendesse conto che la sua corona non era più sulla sua testa, ma sul capo di un essere umano. Quanto detto prima non poteva che confermarsi ad ogni secondo di più: c'era un motivo se le gesta di Sun Wukong erano entrate nella leggenda. In momenti come quelli, ci si domanda se mai si raggiungeranno i livelli dei propri avi, perché il detto che siamo solo “piccoli uomini che si affacciano dalle spalle dei giganti” mai come allora suonava vero.

Poi, Sun Wukong volle metterlo alla prova. Una prova che sembrava così semplice da essere quasi un insulto. Afferrare un campanellino? Bah, poteva davvero fare di meglio.

Mai errore fu più fatale. Al suo primo movimento, la stanchezza della concentrazione fece il suo ingresso tutta d'un colpo. Il corpo irrigidito ed intorpidito, la mente che si svuotava, la figura di Sun Wukong che diventava traslucida fino a scomparire, nelle sue orecchie solo l'eco delle sue parole e quel dannato tintinnio. Fu come una doccia fredda.

(Cazzo, sapevo che sarebbe stato più complicato del previsto, ma seriamente è bastato così poco? Un attimo solo di relax e tutto quello che si è conquistato con giorni di meditazione svanisce in un effimero istante, come lacrime nella pioggia? Fa incazzare, e molto anche...) sbuffò innervosito, per poi riprendere la calma.
Poteva sentire il campanellino del Primate risuonare nell'aria, ma Sun Wukong era invisibile. Eppure, concentrandosi per qualche istante, poteva chiaramente percepire da dove venisse quel suono.

Sasaki: ”So cosa vuoi fare Jiijii, Conosco questo tipo di allenamenti. Per questo ti chiedo scusa se non mi comporto come ti aspetteresti, ma...voglio tentare una cosa” indossò la sua imbracatura, il suo Drago Nero (senza Occhi Rossi però) e tornò a concentrarsi.

Una sola cosa rendeva Sasaki speciale. La sua innaturale e disumana manipolazione delle sue catene. E se il metallo marino conduceva con così tanta facilità il chakra, si domandò se non potesse condurre anche il chakra Naturale e, con esso, diventare i suoi occhi e le sue orecchie.

Fu con iniziale disagio che le sue catene si mossero dapprima lungo le sue braccia, poi vicino alle sue scapole e al suo collo. Ma Sasaki stava già iniziando la sua meditazione quando le catene morsero il suo collo, in quello che sembrò ai suoi sensi ovattati quasi il morso di una donna durante l'amplesso.




Fu strano dapprima, perché per un attimo la sua vista divenne una e trina, poi una e multipla. Poté vedere le radici degli alberi, gli animali che, incuriositi, si erano li radunati. Poté scorgere la figura di Sun Wukong osservare quello che stava facendo, potè vedere il volto di suo padre – huh? - e quello di sua madre. Non capiva perché stesse avendo quelle immagini, ma quando la sua tecnica si attivò, i suoi occhi vennero colti da una luce abbagliante e per un attimo rivide anche quello strano viandante del deserto – Inochimori? - che lo aveva accompagnato assieme a Kira negli abissi dell'oceano. Poteva vedere il suo respiro, quella strana tecnica di respirazione che gli conferiva strane abilità, e si rese conto che lo stava imitando, gli stessi movimenti del petto, la stessa modulazione dell'espirazione. Fino a quando...




Sasaki: ”Mugen no Saisei”

Vermiglie, pulsanti, le catene si diramarono dal suo corpo espandendosi senza controllo in ogni direzione, avvolte da un mantello di chakra bianco avorio con sfumature argentee. Il suo oceano di ferro si diramò per quel luogo sacro in maniera simbiotica, non un animale venne ferito, non un singolo filo d'erba tagliato, se non necessario. La sua prova doveva consistere nel mantenere la sua nuova “tecnica” fissa mentre si muoveva, ma quello che stava facendo richiedeva un prezzo ancora più alto: mantenerla mentre la propria arma drenava il tuo stesso sangue, veicolo della tua energia e linfa vitale. Estese in quella maniera, le catene ricoprivano un'area di circa un chilometro quadrato.

Sasaki: ”Chiedo ancora scusa Jiijii, ma mi piace fare le cose a modo mio e ora...dammi quel campanellino”

Saettarono a migliaia i tentacoli di Sasaki in direzione di Sun Wukong. Chi sa che cosa avrebbe detto il padre dei Primati nel vedere una cosa del genere? O forse già conosceva quella tecnica?


view post Posted: 8/12/2018, 17:54     再生 - Saisei - Una Coda per una Corona - Eremi


L
a sua posa, secondo i criteri di Tetsu no Kuni, non aveva nulla di sbagliato, forse era solo la forma mentis degli uomini di Ferro la differenza. Non si stava preparando ad una battaglia? La vita non era forse quello, alla fine? Un'eterna e continua lotta per la sopravvivenza, dove solo il più adatto riusciva a sopravvivere e a trasmettere i propri geni?
Era un modo di vivere molto naturale, molto vicino alle rigide regole di Madre Natura, ma era su quello che aveva basato la sua vita e, forse proprio per questo, non riusciva a comprendere appieno tutti gli insegnamenti che Keiichi gli aveva impartito.

Era bizzarro pensare a una cosa del genere mentre riceveva l'ennesima frustata di energia sulla base posteriore del collo, dove la spina dorsale connette con le scapole in seguito ad un suo minimo movimento per grattarsi. Già, non aveva neppure idea di come facesse Sun Wukong a fare quello che faceva, dato che ogni volta che tentava di aprire gli occhi riceveva pacche ancora più pesanti. Lo sentiva danzargli attorno, poteva chiaramente percepire lo spirito del grosso Primate fare qualche danza rocambolesca e bislacca, ma non poteva vedere nitidamente a cosa servisse.

(Sopravvivenza del più adatto)

Sasaki: ”Arte Eremitica, sì. Me la mostrò personalmente anche. Gli spuntava una folta pelliccia bianca ogni volta che la faceva...a detta sua, non era perfetta, ma potevo sentire la sua energia crescere dentro di lui in maniera esponenziale. L'ho provata anche, come già ti dissi...non so se può essere un vantaggio questo”

Non sapeva se avrebbe dovuto o no rispondere, dato che ogni volta che provava a cambiare anche solo di un secondo la postura Sun Wukong lo vergava. Suppose volesse una risposta e gliela diede.




Immerso nella sua mente, era da parecchio che il grosso primate non sferzava il suo corpo. Forse era riuscito ad avere una posizione a lui più consona? Era semplicemente seduto per terra, le gambe a malapena accavallate, le braccia distese lungo i fianchi poggiavano sulle cosce, nessuna stupida posizione per mani e dita. Le spalle erano leggermente curve, avevano perso la rigidità di prima. Si stava concentrando sul proprio respiro, assaporando l'aria e ascoltando il proprio cuore ad ogni espirazione.

(Il mio primo vagito. Heh. Sempre queste metafore del cazzo. Nessuno si ricorda di quel momento, quindi è impossibile da stabilire se mai avrò raggiunto questo stato. È frustrante sentire questi “maestri” usare sempre queste metafore, parlare sempre in maniera criptica. Immagino sia perché “ci devo arrivare da solo”, però non è neppure chiaro qual è la strada che indicano, cazzo)

Un fruscio dietro alle sue spalle gli fece aprire gli occhi. Ma non quelli fisici. Poteva sentire chiaramente il suo corpo ancora immobile, così come poteva sentirsi chiaramente respirare, in maniera lenta e meccanica, come il respiro che precede il sonno. No, sapeva di essere in procinto di addormentarsi e si rendeva conto di essere in trance. Gli occhi che aveva spalancato erano altri, occhi interiori, quelli della sua mente. Se ne accorse perché ormai aveva una certa dimestichezza con queste cose, non essendo per nulla vergine a questi trip mentali, vuoi per un motivo o per l'altro.

Lo scenario che gli si dipinse di fronte fu simile a quanto aveva già visto giunto in quel luogo: alberi, insetti, liane, fronde. Solo, era tutto più luminoso, gonfio di un'energia che impregnava tutto. La vegetazione inoltre sembrava respirare con lui. Sasaki poté osservare il suo stesso corpo essere composto da quelli che poteva descrivere solo come corpuscoli di luce che a malapena racchiudevano in sé il suo colore naturale. Inoltre, sembrava essere nudo come un verme ma, come una bambola, privo del sesso. La cosa lo turbò parecchio.

Il fruscio alle sue spalle aumentò. Sasaki si voltò, girando sul sedere sull'erba che appariva al tempo stessa bagnata e soffice, oltre che stranamente gommosa. Nel mentre, sentire il suo stesso respiro in testa aumentava la sensazione di bislaccheria che iniziava ad insinuarsi nel suo petto. Un lupo fece la sua comparsa, uscendo dalle fronde del sottobosco. Aveva il manto nero e lucente, una chiazza di notte in quel mondo di luce. Occhi smeraldini lo osservavano, la bocca era chiusa e il portamento era maestoso, quasi avesse un ché di regale. Sasaki si guardò intorno, vedendosi privo di armi, si limitò a mettersi in piedi, lo sguardo concentrato sul lupo.

Era apparso molto più piccolo quando era seduto. Sembrava quasi che l'aspetto del lupo fosse aumentato all'aumentare della sua statura. Quando Sasaki si erse in tutta la sua possanza, l'altezza del garrese del lupo toccava i 170 centimetri, e con collo e testa era poco più basso dell'uomo. Il che, proporzionato al tutto, faceva di quel lupo una vera bestia di possanza.

Sasaki: ”Però. Sei grosso amico” gli rivolse la parola, dando quasi per scontato che in quel mondo tutto potesse comprendere il linguaggio umano, fosse anche la semplice aria. Non era dopotutto quel mondo la sua stessa mente? ”Perché sei qua? Sarebbe un vero peccato se tu volessi mettermi addosso la tua grande bocca. Sarei costretto a difendermi, il che è problematico senza le mie armi...ma almeno non puoi farmi nulla qua, no?” disse dandosi una pacca sul pacco. Il lupo si limitò a sbadigliare e ad avanzare di nuovo verso gli alberi. Prima che toccasse nuovamente l'erba da dov'era venuto, rivolse a Sasaki un nuovo sguardo e scomparve.

Sasaki: ”Hmm, va bene. Incontro interessante.”

Improvvisamente, sentì le forze mancargli, l'aria uscirgli dai polmoni e soffocare. Riaprì gli occhi con un rantolo, piegandosi su se stesso. Non aveva idea di cosa fosse successo, ma si sentiva decisamente senza energie.

Quella notte la passò a riposare alle ombre di una caverna riscaldata dal fuoco. Sentiva ancora il petto bruciare e non aveva idea del perché, dato che non sentiva alcun sapore ferroso o altro che potesse far pensare ad un'improvvisa malattia o virus di sorta. Sun Wukong stava muto e invisibile. L'uomo contemplò la foresta notturna, illuminata da qualche bagliore lunare che fendeva le fronde arboree. Si addormentò seduto, la schiena appoggiata alle pareti della caverna.

***

Il giorno seguente riassunse la sua posizione abituale. Venne rimproverato subito da Sun Wukong e quando cercò di rispondere, il primate gli diede tante di quelle sferzate di energia da fargli passare la voglia di aprire bocca. Quando riassunse la posizione corretta, o almeno quella che più sembrava essere gradita dal vecchio primate, tornò nuovamente in trance.

La seconda volta fu diverso dalla prima. Si può dire ciò di tante cose, ci si potrebbero fare grandi battute sporche sopra, ma lasciamo ad altri contesti simili fesserie. Diciamo ora che la sua seconda meditazione fu diversa in tutto e per tutto, sia per luogo che per il curioso ospite che venne a prenderlo.




Si trovava in un paesaggio montano, lo poteva capire dal fitto freddo che sferzava la sua pelle. Questa volta era coperto almeno, ma non indossava la sua imbracatura di catene lamellate. Così come l'altra volta, l'aria sembrava gonfia di energia e tutto aveva un aspetto molto più luminoso ed intenso, appartenente ad un'altra dimensione. Sentiva sempre il respiro del suo esterno, così come sentiva i suoi occhi serrati e l'idea di avere una “vista ad occhi chiusi” gli solleticò un sorriso sornione sul volto. Iniziò ad esplorare le montagne che aveva intorno, fino a quando un flash di ricordi gli fece riconoscere dove si trovava e come mai, a primo acchito, aveva avuto una sensazione di deja vu. Quelli erano i monti del Fulmine, precisamente, i monti dove si era ammalato di febbre alla ricerca di Sun Wukong e di Honami.

(Ma tu guarda...non pensavo che sarei capitato proprio qua)

Così come in un sogno, tutto aveva senso anche se certi dettagli avevano connotazioni illogiche: dopotutto, quando si sogna, la parte razionale del cervello si spegne, l'emisfero dedicato alla logica non processa quello che vede e non è insolito passare da un posto all'altro, da una posizione all'altra, da un Paese all'altro con un semplice balzo e dire “sì, tutto nella norma, just as planned”. Alcuni alberi, per esempio, erano letteralmente al contrario, con le fronde che spuntavano dal terreno e il tronco che diramava radici verso il cielo, senza tralasciare che quest'ultimo era di colore verde smeraldo, un dettaglio che lasciò perplesso Sasaki, specie quando notò la stessa sfumatura della volta celeste negli occhi di chi gli si presentò di fronte.

Un colossale orso dal manto completamente argenteo lo stava fissando e le sue dimensioni erano colossali. Considerando che, a quattro zampe, il suo viso era due spanne sopra la testa di Sasaki che dovette alzare lo sguardo per ammirarlo in tutta la sua maestosità.

Sasaki: ”Però, che bel pezzo di carne che sei. Vedo che sono armato, posso contare sul fatto che tu non sia qui per mangiarmi? Non voglio spargere sangue per niente, anche perché non c'è sangue da spargere qua, no?”

A differenza del lupo, l'orso digrignò i denti, emettendo un forte bramito che gli fece tremare le budella. Dal tono, non dalla paura. Anzi, per qualche motivo, il bramire della bestia aveva assunto una strana connotazione nel fisico di Sasaki che avvertì una forte eccitazione al limite del sessuale. Sorrise di un ghigno feroce mentre già le sue braccia si alzavano spontaneamente per liberare in pieno tutte le spire avvolte al suo corpo, un gesto automatico che lo lasciò di sasso una volta resosi conto della spontaneità dell'azione. L'orso osservò la scena con sguardo fiero ma impassibile, poi balzò all'attacco. Ovviamente, da buon sogno o visione che fosse, il corpo di Sasaki assunse tutto il peso del globo terracqueo, rendendo impossibile anche solo l'idea di muovere una fibra del suo essere.

All'orizzonte, fuochi di guerra. Un'esplosione. Un lampo di fuoco e fiamme. Come le fauci dell'orso si serrarono sul sul cranio, Sasaki riaprì gli occhi rigettando di fronte a lui un conato di bile dal sapore salmastro.

Ragazzo? Ragazzo! Che diamine stai facendo?

Sasaki: ”Ma che ne so? Cercavo di concentrarmi immagino”

Che cos'è successo? Cosa hai visto?

Sasaki: ”Era tutto strano...ero nei monti del Fulmine, c'era un grosso orso...mi ha attaccato, ma non potevo reagire. Certo, ero anche io aggressivo ma che dire, lui ha bramito per primo.”

Hmm, hmm. E che cosa hai sentito quando hai assunto la tua posa? Eri forse eccitato?

Sasaki: ”Sì...come fai a saperlo, Jiijii?”

Hmm, hmm. Riposati per ora ragazzo.

Quella notte fu piena di spasmi notturni che lasciarono Sasaki senza energie.

***

Vedi, era di questo che parlavo iniziò quella giornata così il vecchio nerboruto primate il rischio del flusso della mia memoria in te rischia di friggerti il cervello perché rischi di perdere te stesso. Dovrai concentrarti di più, ragazzo. Seriamente.

Sasaki: ”Non so neppure dove possa aver sbagliato ma...farò del mio meglio.”

Quel giorno non ricevette colpi per la sua posa. Con tutta la sua massima attenzione, Sasaki tornò a concentrarsi.




Non sapeva come faceva a saperlo, ma era certo di trovarsi tra i picchi dei monti del Ferro. Gli sembrava di poter intravedere Shirokabe, con le sue alte mura marmoree bianche come l'avorio e la sua torre centrale che svettava a difesa di quel bastione di antichi e valorosi Samurai che era la capitale del Paese del Ferro. Provò un senso di gelo quando l'aria sferzò la sua carne e, esattamente come le due volte precedenti, poteva vedere che tutto sembrava respirare di vita propria. Perfino le mura della capitale apparivano più bianche, come se emanassero luce propria.

Quasi cadde quando qualcosa di grande e lungo gli passò accanto. Un enorme drago piumato gli passò accanto, assieme a quelli che poté ipotizzare essere i suoi fratelli. Erano tutti diversi anche se simili per fisionomia esterna: di forma serpentina, compivano movimenti striscianti lungo la volta celeste. Alcuni di loro sembravano vestire una pelle di scaglie, altri di squame, altri, come quello alla testa, erano cosparsi di piume. Le loro fauci erano adorne da lunghi baffi e quando le aprivano mostravano denti aguzzi e acuminati. Non disse nulla quella volta, osservando lo spettacolo di quelle creature volanti che lo lasciò senza parole, anche se poté sentire l'accenno di un sorriso formarsi sulle sue labbra. I draghi voltarono di scatto la testa in sua direzione al suo sorriso e, con stridii acuti, si gettarono contro Sasaki. Fu con estremo autocontrollo che Sasaki provò a rimanere immobile e, mentre si avvicinavano, le creature iniziarono a rimpicciolirsi fino a trapassarlo e a unirsi a lui, andando a prendere il posto della sua consueta imbracatura di catene lamellate.

Quando riaprì gli occhi nella realtà concreta, sentiva il suo corpo rilassato ma denso di energia.

Questa volta è andata meglio immagino

Sasaki: ”Qualcosa del genere, sì”

Che cosa rappresentano le tue visioni?

Sasaki: ”Sono gli animali che manifesto col chakra. Il lupo non mi ha fatto niente, l'orso mi ha attaccato. Ai draghi ho provato a rimanere immobile e mi hanno attraversato...”

Hmm, hmm disse corrucciato Sei consapevole di cosa accadrà dopo allora?

Sasaki sospirò: ”Sì”

Hmm hmm. Sei pronto?

Sasaki: ”Non ho forse visto di peggio?”

Non sottovalutare la cosa ragazzo. Alcuni traumi ti segnano nel profondo, nonostante tu possa aver visto di peggio.

Sasaki: ”Ne terrò conto, Jiijii.”


***

Alba del quarto giorno. Sun Wukong non disse proprio nulla. Si limitò a continuare la sua stramba danza attorno a Sasaki mentre il ragazzone iniziava a meditare. L'energia naturale attraversava il suo corpo in ogni suo poro e non fece neppure in tempo a chiudere gli occhi che già la sua mente iniziava ad elaborare qualcosa che non sapeva se fosse pronto a rivedere di nuovo. In quelle visioni tutto era così vivo e le sensazioni erano amplificate di decine di volte. Non chiuse neppure gli occhi che già le sue orecchie poterono sentire le onde dell'oceano infrangersi lungo la chiglia della nave degli Orsi d'Acciaio...




La scena fu parecchio semplice, imitava quasi la sua prima visione, quella col lupo. In mezzo al mare nero e piatto, in un panorama di tenebra illuminato solo da fugaci tuoni e lampi che squassavano il cielo, il mostro degli abissi che aveva distrutto la sua seconda famiglia si ergeva mastodontico sopra di lui che, piccolo seppur il suo corpo da gigante per lo standard umano, lo fissava dal basso verso l'alto. Il Kraken presentava una pelle squamosa, con possenti branchie che fluttuavano lungo il collo. Occhi neri come il mare che aveva intorno, tentacoli che fuoriuscivano dal mare e adornavano la sua figura come una corona, due braccia mostruose che lo rendevano quasi umanoide, non fosse per il volto chiaramente più simile a quello di un pesce che non di un uomo.

Sasaki: ”Kraken. È ironico che venni soprannominato come te. Anche con le catene che usavo all'ora, non posso certo dire di averti mai somigliato davvero”

Il mostro lo osservava in silenzio. Ogni suo più piccolo movimento scuoteva la nave dove Sasaki, da solo, si ergeva.

Sasaki: ”Sai, ho avuto modo di vedere di peggio di te. Ho avuto modo di avere a che fare con esseri di puro chakra. Un chakra selvaggio, demoniaco. Eppure, anche se ho visto di peggio, il solo osservarti ora mi scuote le budella. Dopotutto, anche con quello che ho passato...non sarei in grado di affrontarti neppure adesso, vero? Come potrei?”

La bestia rimase in silenzio.

Sasaki: ”Ho pensato di darti la caccia. A volte ho ritenuto fosse necessario uccidere una bestia come te. Ma da un lato...non hai fatto davvero nulla di male, vero? Te vivi nel mare, noi passavamo di là. Che fossimo le tue prede per nutrirti o per divertirti, non hai fatto nulla di diverso da quello che fa un gatto col topo o un bambino che, lente alla mano, incendia vive le formiche. L'hai fatto perché potevi, forse non c'erano cattive intenzioni. Dopotutto, tu sei colossale, noi siamo miserabili in tuo confronto. E quindi non riesco neppure ad odiarti sul serio. Anzi, ho adottato in pieno il tuo nome, dopotutto.”

Il mare si agitò per qualche istante.

Sasaki: ”Porto molti soprannomi, mi faccio carico di molti totem...eppure sei proprio te quello che uso più spesso. La cosa deve pur avere un motivo. Forse ho voluto usare ciò che mi spaventava di più come mia arma, o forse ero predestinato ad incontrarti. Mi domando cosa sarebbe successo se...no, non importa.”

Il mare si agitò ancora di più.

Sasaki: ”Non ho davvero tempo per affrontare anche te” Il kraken smise di agitarsi e osservò Sasaki. ”Devo cercare di fare in fretta ad acquisire questa Modalità Eremitica. E forse inizio a capire il suo scopo e il suo segreto. Riesco ad intuirlo, ma non ci arrivo del tutto...”

Il mostro iniziò a sprofondare nell'abisso.

Sasaki: ”Già. Immaginavo. Quando ho affrontato l'orso, sentivo chiaramente qualcosa di non mio. Quando sono rimasto a fissare i draghi, forse ho intuito. L'equilibrio che cerco è semplice dopotutto. Se rimango concentrato su chi sono, forse dovrei riuscire ad evitare che i ricordi di Jiijii rifluiscano su di me. E così facendo...”

Aprì gli occhi.

”...dovremmo riuscire a non friggerci il cervello l'un l'altro, Jiijii” disse fissando Sun Wukong intensamente negli occhi, incurante delle eventuali sferzate che avrebbe ricevuto.



view post Posted: 7/12/2018, 19:50     Conoscenze Perdute - Paese del Fuoco
*Lo sguardo azzurro di Jirobou si posa su Raion per qualche istante una volta terminato il discordo del Signore dei Pennelli dall'ebano squame. I suoi occhi non lasciano ingannare alcuna emozione e l'intensità del suo sguardo preme sulla coscienza di Raion, che può avvertire una sorta di sguardo inquisitore, come se l'uomo delle sabbie potesse vedere fin nel profondo della sua anima. Tossisce imbarazzato Fumio a quella scena di tensione e silenzio, mentre sembra osservare rapito il tutto*

Hmm...la persona di cui tu parli è qualcuno con cui hai condiviso qualcosa di straordinario di recente, un tuo coetaneo se non erro, molto amante della conoscenza e dal carattere ai tuoi occhi forse bizzarro...tu lo ritieni un Uchiha, per quante volte ti abbia lasciato intendere il contrario, ti ostini a ritenerlo tale, non sai neppure te se per verità o per puro difetto d'intelletto, che possiedi in grandi quantità ma decidi di non applicare a causa delle tue insicurezze. *Jirobou assaggia nuovamente una sorsata di caffé alla spezia, mentre prende quello che sembra essere un dolcetto alla stessa pietanza. Da dove sia apparso il vassoio con sopra le paste Raion non sa dirlo, potrebbe giurare che prima non fosse lì, poi sul tavolo è comparso quasi per magia. Se avesse deciso di voltare lo sguardo verso Fumio, avrebbe visto la stessa espressione sorpresa disegnarsi sul volto del vecchio storpio*

Abducalsar contiene molte cose. Conoscenza, segreti, tradimenti, dolore, gioia...Abducalsar è un luogo particolare, ci si accede anche da qua, ma non solo da questo ingresso. Io custodisco questo ingresso come custodisco parte di essa, ma altre parti della biblioteca mi sono ancora interdette....purtroppo.

Io posso darvi il libero accesso per il suo ingresso. Cosa vi accadrà al suo interno, non spetta a me deciderlo. Andate allora. E buona fortuna per la vostra avventura. Spero di rivedervi, tra un decennio o due.


*Conclude quella frase in maniera enigmatica, mentre Fumio preme per uscire dalla tenda*




*L'ingresso della biblioteca si presenta come descritto precedentemente. Sulla porte bruciate, bassorilievi di ogni forma e dimensione sembrano adornare con motivi geometrici casuali le porte. Al suo interno, file e file di scaffali e librerie contenevano un tempo manoscritti e pergamene, portati via dalla spedizione di Jirobou e Konichoto.*

- Raion-kun *Comincia il vecchio serio, che sta sfruttando per la sua traversata della biblioteca una sorta di sedia con ruote fornitagli da Konichoto – quasi sapesse che gli sarebbe servita – alimentata con quelle che sembrano essere batterie di chakra* - Questo luogo come avrai capito è molto particolare. È in luoghi come questi che l'Eremita dell'Inchiostro affinò la sua arte. Come suo degno successore, dovrai intraprendere anche te questo percorso. Come avrai capito...anche io mi intendo un poco di arte. Per questo ho sempre con me delle boccette d'inchiostro, certo non ho la fortuna di possedere il tuo lignaggio ma...qualcosa lo so fare. *Lo sguardo di Fumio si fa ancora più serio* - Non sottovalutare quello che vedremo ad Abducalsar. Non credere a tutto ciò che vedi, a tutto ciò che senti, ma fidati di quello che “senti” dentro di te. La chiave per uscire vivi da qui sarà la “nostra” collaborazione.

/// Role libero ///

Edited by Memphos - 23/12/2018, 21:49
view post Posted: 23/11/2018, 15:31     Conoscenze Perdute - Paese del Fuoco
guardo enigmatico che l'uomo dalla pelle cotta dal sole del deserto osservò Raion, mentre con fare molto flemmatico prese una caraffa d'acqua e la verso in piccoli recipienti rotondi, non propriamente bicchieri, ma altro non potevano essere. Avevano una forma estremamente sferica, non fosse per la base piatta dove poggiavano sulle superfici e per la piccola apertura usata per bere*

Hmm...sì, le tue condizioni sono particolari. Quando Fumio-dono mi ha parlato di te, mi apettavo che tu non fossi un individuo comune, ma...ammetto che questo supera le mie aspettative.

*nel dire ciò, sorseggiò un po' del suo caffè alla spezia, che emanava un intenso odore di cannella. Per un attimo, sembrò quasi che i suoi occhi si illuminassero di azzurro.*

- Mio caro e vecchio amico, mi domandavo quindi se potessi concederci il passaggio.... *Fumio assunse improvvisamente la parola, guardando Jirobou con aria supplichevole. L'uomo del deserto non mutò la sua espressione, continuando a sorseggiare la sua tisana*

Oh, ma non sono io a dover garantire l'accesso. Abducalsar è perfettamente in grado di gestirsi da sola

*Si stava riferendo alla biblioteca come se fosse un essere vivente, dettaglio che lasciò Fumio interdetto*

E soprattutto...cosa cerchi tu, lo so bene, Fumio-dono. Ma cosa cerca il nostro giovane Raion Kamata? Lo vedo dubbioso, lo vedo smarrito...vedo l'ombra di grandi responsabilità gravare sulle sue spalle, ma vedo anche l'indolenza nell'assumerle. Vedo la paura di un giudizio che non giunge, ma vedo anche che quel giudizio potrebbe risollevarti...tante cose vedo in te, giovane Raion, ma nessuna di queste mi dice cosa tu sia esattamente o cosa tu voglia davvero diventare. Vedo in te la voglia di essere qualcuno, ma quel qualcuno vuole essere te?

*Jirobou guardò Raion con sguardo ancora più penetrante, uno sguardo che, in quel preciso istante, avrebbe richiamato ala sua memoria ben altro tipo di occhi. Una caratteristica tipica di tutti gli uomini del deserto.*

Vedo tante cose nel tuo passato, vedo tante cose nel tuo futuro, ma il tuo presente è così invisibile che neppure cospargerlo d'inchiostro è servito a qualcosa. Vaghi sul mondo cercando di renderti visibile, ma nel fare ciò, cancelli sempre di più la tua presenza. Sei il secondo ninja di Konoha che giunge alla mia presenza, ma il primo l'avevo richiesto io, il secondo mi si è presentato...mi domando: se io volessi metterti alla prova, cosa dovrei fare? Cosa dovrei dire? So che esiste un luogo al mondo molto particolare. Pareti friabili ricoprono mura d'avorio. Questa stanza nasconde al suo interno un grande tesoro, oro a volontà. Eppure, nonostante la sua struttura perfetta la renda indistruttibile, questa stanza si sbriciola con un solo pugno. Questa stanza non ha porte. Che cos'è questa stanza?

*Il sole del deserto colpiva la tenda di Jirobou con incessabile ferocia, ma mai un solo raggio di sole sembrava scaldare quel luogo che, al contrario, appariva incredibilmente fresco. Jirobou fissò ora Fumio, non Raion. Il vecchio rimase immobile a riflettere per un attimo, poi rispose*

- È un uovo. Il guscio si sbriciola, pareti bianche, tuorlo giallo, si schiaccia con una mano.

Oh, ma bene. Il tuo accompagnatore è preparato, Eremita dell'Inchiostro. Ma tu?

/// role libero ///
view post Posted: 11/11/2018, 22:37     Conoscenze Perdute - Paese del Fuoco
*Raion pose alcune domande assolutamente lecite e fondate. Il comportamento del vecchio Fumio era parso sospetto per tutto il tempo del viaggio, soprattutto quando passò a Raion dell'inchiostro di riserva. Ma non giunsero risposte alle orecchie del giovane polpo antropomorfo, dato che l'omone squillante fece il suo ingresso.

Vestito similmente agli altri lavoratori, spiccava per i colori sgargianti che adornavano il suo turbante, che passavano dal blu turchese ad un rosso rubino che rifletteva i raggi del sole sugli occhi dei presenti. Era un uomo corpulento, incredibilmente grosso e grasso. Sotto lo strato di lardo si nascondeva però una muscolatura impeccabile, lo capì presto Raion quando l'omone si presentò a lui stringendogli la mano che, come rami secchi dentro il fuoco, iniziò a scricchiolare in tanti piccoli crick e pop, questi ultimi soprattutto all'altezza delle giunture della mano. L'uomo si presentò con una voce incredibilmente stridula e ridicola per un uomo della sua taglia, ma nonostante questo, sembrava possedere il carisma tipico di un leader.*


Ah, mio vecchio amico! Vedo che alla fine hai cambiato idea! Vieni, vieni, Jirobou ti aspetta.

*Poi dà un'occhiata veloce a Raion, guardandolo da cima a fondo, sospirando pensoso*

Oh, quindi hai trovato chi cercavi. Spero tu possa davvero trovare quello che cerchi, mio vecchio amico!

*Senza ulteriore indugio, Konichoto Matsmoto, questo il suo nome, prende la slitta con una sola mano, trascinando Raion con l'altra e conduce i due verso una tenda bianca come l'avorio, in netto contrasto con la pelle di Raion. Dentro vi è un uomo dallo sguardo penetrante e la pelle cotta dal sole. I suoi occhi fissano Raion con curiosità, ma poi si rivolge al vecchio Fumio, dopo che Konichoto lascia il campo con un gesto di riverenza*

Ah, dunque questo sarebbe il discendente di cui mi parlavi. Benvenuto ad Abducalsar, Eremita dell'Inchiostro. Gli scavi di questa antica biblioteca sono ancora in corso, ma prego, accomodatevi...posso offrivi un caffé alla Spezia? Prego, Raion Kamata, assaggiane un po'. Oh, perdona la mia scortesia, Raion Kamata, io sono Jirobou Akamichi. Sono lieto di avere di nuovo un ninja della Foglia alla mia presenza.

/// role libero ///
view post Posted: 6/11/2018, 13:46     再生 - Saisei - Una Coda per una Corona - Eremi


R
yukuro.

Quando aveva nominato la sua nuova catena, forgiata nel metallo marino raccolto negli abissi assieme agli Orsi d'Acciaio, aveva forse pensato a questo? Non riusciva neppure più a ricordarsi se ci aveva fatto caso o no, ma quel nome era un tempo appartenuto a lui.




Perché i vestiti neri? Non ti rendono forse più visibile?

Era vero in effetti. Per essere un uomo così grosso, quei vestiti lo rendevano ancora più visibile, non dava di certo meno nell'occhio. Vestito tutto scuro, con quelle strane catene al collo, quel colore era come un faro nella notte, o, per meglio paragonare, un pozzo di tenebra in un mare di luce.


E quello spallaccio? Vestito di nero e poi giri con una testa dorata draconica sulla spalla?

Sasaki: ”Beh, era da molto che ci lavoravo, e – ehm- ecco...pensavo potesse...non so...” rispose imbarazzato e rosso in viso mentre lo sguardo di ghiaccio di Keiichi lo scrutava da cima a fondo.

Incutere timore?

Silenzio. Abbassò lo sguardo, terrorizzato da cosa il sensei potesse rispondere.

Se anche ti rendesse più...temibile...questo come ti aiutrebe in situazioni in cui il tuo nemico non prova alcuna paura nel vederti?

Sasaki: ”Io, ecco...”

E che cos'è il timore, in fin dei conti? Sai rispondermi, ragazzo? È forse qualcosa che si prova all'istante? O forse...forse è qualcosa che si costruisce nel tempo?

Sasaki: ”Nel tempo? Non capisco...”

O non vuoi capire. Un lupo feroce incontra incrocia nel suo tragitto un uomo armato. L'uomo ha paura certo, ma sguaina la sua arma ed è pronto alla lotta. A poco sono serviti i denti e gli artigli del lupo, a poco sono serviti i suoi ululati e i suoi ringhi se l'uomo, seppur temendolo, è pronto ad affrontarlo, non è forse corretta questa affermazione?

Sasaki: ”B-beh, io penso, credo cioè, sì...?”

Tu vuoi incutere timore nell'avversario Sasaki, ma la paura non è qualcosa che si crea all'istante. Hai mai letto un libro dell'orrore? La tensione viene creata dall'ignoto, e quando finalmente il mostro si rivela...puff, la paura scompare, perché adesso sai con cosa hai a che fare. Quello che tu vuoi fare non è un processo che si può ottenere da una semplice manifestazione di forza, né da un aspetto inquietante, come il tuo. Pensi che essere così, sfregiato, possente e armato di strane catene, con quei ridicoli vestiti e quello stupido spallaccio facciano di te qualcuno da temere?

Sasaki: ”L-la speranza era quella.” rispose risoluto e titubante al tempo stesso.
Keiichi lo guardò enigmatico.

Quella è una faccia che incute timore? Questo è il tono di chi dovrebbe incutere timore? Fammi una faccia spaventosa.

Sasaki deglutì. Aveva intuito a cosa sarebbe giunto, sia che fosse stato al gioco o meno. Optò per non fare niente, sudando freddo.

Quella è una faccia che incute timore?

Deglutì ancora. Poi, chiuse gli occhi. Una forza magnetica glieli fece spalancare a forza, mentre un volto scuro si si materializzò di fronte agli occhi, occhi incandescenti, caldere vulcaniche su pozzi di tenebra e un sorriso sardonico che gelava il sangue. Poi, quella voce, che squassava le sue membra ogni volta che la sentiva, a prescindere del tono usato. E quella volta voleva far paura sul serio.

RAAAAAAAAAAAAGH! LA MIA È UNA FACCIA CHE FA PAURA! la voce cavernosa di Shinigmai gli squarciò i timpani e sciolse il suo cuore, mentre Sasaki si sentiva svenire per il terrore ancestrale che stava per cogliere la sua anima, sentì le sue viscere svuotarsi.

Non incuti alcun timore, bamboccio. Ti ci devi applicare.





Nonostante tutto il tempo passato, quel ricordo riaffiorò nella sua mente nitido come allora e un brivido percorse le sue ossa, perso negli abissi mnemonici, quasi si era scordato che, malgrado tutto, non si trovava più di fronte a Shinigami e, soprattutto, non era più il ragazzone sciocco di allora.

Kraken disse Sun Wukong in tono curioso, facendo ritornare Sasaki alla realtà.

Sasaki: ”Il nome che mi diedero gli Orsi d'Acciaio per il mio modo di combattere. Certo, non avrei mai pensato di incontrarlo sul serio, questo mostro degli abissi. Ma immagino che a questo punto, abbia visto di peggio.”

Poi, Sun Wukong parlò ancora. Pelliccia? Poco tempo?




Perché stava correndo? C'era una strana energia, una strana spinta che muoveva sui suoi lombi e lo spingeva a mettere tutte le sue energie in quella corsa matta e frenetica nel cuore della foresta del Cielo. Quando giunse sul luogo previsto da Sun Wukong, una sensazione distante ma familiare lo colse...era avvolto da un'energia così profonda e selvaggia che quasi poté percepire ogni forma di vita attorno a lui. Come comparve, quella sensazione scemò nel giro di pochi istanti, lasciandolo quasi sperduto, con un senso di vuoto.

Sasaki: ”Prima di Keiichi fu mio padre a insegnarmi a meditare. Il Samurai, prima della battaglia, deve schiarire la mente. Non mi ci sono mai applicato quando ero più giovane, quindi non sono proprio un asso, ma...ci posso provare, ecco.”

E quindi dopo più di un decennio, avrebbe assunto la posa di meditazione tipica dei Samurai di Ferro. In genere le persone meditano con le mani incrociate l'una sull'altra, o le dita socchiuse, stese verso l'esterno e appoggiate sulle proprie ginocchia. Ma gli Uomini di Ferro avevano i propri riti. Sasaki si inginocchiò, lentamente, togliendosi man mano la sua imbracatura. Poi si tolse i suoi vestiti di pelle, lentamente, con un rito che quasi somigliava al seppuku. Nella sua cultura, la meditazione era una pratica da fare prima della battaglia. Dovevi essere pronto a morire, in qualsiasi caso, se non per mano nemica, per tua stessa mano, da lì la somiglianza col rituale suicida. Poi, con molta calma e rispetto, estrasse la sua katana. Secondo il rito avrebbe dovuto essere una katana forgiata da lui medesimo, ma quella katana cremisi, rubata dal popolo dei Marini mesi prima, poteva comunque fare al caso. Impugnò la spada con entrambe le mani, dapprima stringendola con intensità. Scricchiolò il legno dell'elsa sotto la morsa titanica di quel gigante di carne dalle braccia spropositate, tornò ad acquietarsi quando Sasaki allentò la presa. La spada eretta di fronte a lui, avvicinò le braccia al corpo, in posizione più rilassata. La spada assunse una posizione trasversale rispetto all'asse verticale della sua spina dorsale, perfettamente ritta e rigida in quella postura marziale, pronta a scattare contro qualsiasi nemico. Le punte dei piedi erano piegate su loro stesse, pronte a scattare in avanti, i sensi all'erta. In una posizione di sfida marziale da posizione seduta, Sasaki iniziò a meditare così come gli era stato insegnato anni fa.

Come un Samurai di Ferro.


view post Posted: 6/11/2018, 12:48     Conoscenze Perdute - Paese del Fuoco
///ok, pardon per il ritardo. Guess i'll have to write the Journey to the desert, a new book from Memphos Edition ///

*Quando Fumio ascoltò la risposta di Raion, per un attimo il suo viso si illuminò incuriosito. Aveva colto qualcosa nello sguardo e nelle parole del giovane dalla fu pelle d'avorio, ma non lo diede a vedere*

- ...Ci hai azzecato in pieno invece, Raion-kun! Certo, sei stato frettoloso, ma hai colto in pieno quello che dobbiamo fare! La nostra destinazione è proprio un'antica biblioteca situata nel cuore del Paese del Vento, è stata ritrovata qualche tempo fa...proprio con la collaborazione di un tuo compatriota, sai? Una persona che non diresti mai, o forse diresti subito, qualcuno che possiede un'abilità non sua o tale ritenuta da qualcuno che possiede un dono speciale, a quanto pare...


*Il vecchietto rise di gusto al suo sproloquio enigmatico, osservando la reazione di Raion, qualunque essa sarebbe stata. Poi, con un cenno del capo, comandò senza tante storie a Raion di fare storie con quella slitta improvvisata*




Lungo il viaggio, lontana la meta. È una carovana comica quella che si trascina con fatica lungo i percorsi che dal Fuoco portano verso il Vento. Alla testa di essi, un uomo dalle sembianze mostruose e dalla pelle del colore dell'inchiostro conduce una slitta trainata da curiosi animali mezzi eterei che condividono con lui, almeno nei contorni, il suo particolare colorito. Sulla slitta un uomo di vetusta età, sembra che ad ogni sbalzo della slitta, qualsiasi sia esso il motivo, gema di dolore e sorpresa. A volte pare essere dormiente, a volte pensieroso, osserva da dietro il suo bizzarro compagno in quella bizzarra avventura. Lento il viaggio, si avvicina la meta. Sono costretti a fare molte tappe di pausa, il viaggio stanca molto le vecchie membra di Fumio che è già un miracolo che respiri dalle facce che tira al giovane Kamata certe volte. Qualche volta Raion è costretto a ricreare i suoi cani d'inchiostro, perché, apparentemente senza motivo, tendono a scoppiare, sporcando di nero icore il povero Fumio, che di tutta risposta sembra stare immobile sconcertato da quello che vede.

Lento il viaggio, diventa più faticoso ma più tranquillo quando le foreste del Fuoco si aprono, mano a mano, ai deserti del Vento, dapprima con un passaggi intermedi di terra battuta e brulla, dove sparsi e radi arbusti e piante grasse fanno da cornice ad erba rigogliosa ma sempre più bassa, fino a quando scoiattoli e conigli non lasciano il posto a canidi dal manto bruno e scorpioni neri come Raion.

Il tragitto sulle dune di Sabbia è faticoso. Gli animali di Raion faticano a reggere il passo e spesso colano lungo la strada, consumandosi sempre di più. Per fortuna che all'ultima sosta Fumio ha avuto la brillante idea di comprare qualche scorta di inchiostro e qualche abbondante razione di liquidi e qualcosa per farsi ombra, altrimenti adesso sarebbero nei guai seri.

Batte il sole bollente sulla pelle di pece del Kamata, che assorbe tutta l'energia dell'astro celeste con vigore, bruciandosi più di quanto non si sarebbe bruciato ad avere la pelle d'avorio. Invece di fungere da protezione, quella pelle scura è ora una maledizione.

Poi, d'un tratto, una sorta di miniera si intravede all'orizzonte...


- Bene Raion-kun. Eccola laggiù. Abducalsar.

///Role libero ///
view post Posted: 24/10/2018, 20:17     Conoscenze Perdute - Paese del Fuoco
*Fu con estremo interesse che il vecchio ascoltò quanto aveva da dire Raion. Dapprima, il suo sguardo si tinse di rammarico alla prima risposta del Kamata, e stava già per dire qualcosa quando Raion cambiò idea. Ma quando anche la seconda risposta giunse, una voce dentro di lui irruppe nei suoi pensieri. Una voce familiare*

Uhm, la seconda tua idea non era male, ma hai sbagliato

*La voce dell'Ottocode risuonò nella sua mente come se venisse direttamente dal suo cervello, come facesse parte della sua coscienza. Chi sa se Raion avrebbe creduto di esseri nuovamente immaginato tutto*

Sta parlando del deserto. Il cielo del deserto, di solito limpido, appare come un mare, per questo mare sopra la mia testa. Il giardino dorato è la sabbia e questo vecchio parla di una biblioteca, per questo contiene tanta conoscenza non aggiornata. La tua idea non era niente male, c'eri vicino.

*Poi, com'era iniziato, tacque e non si sarebbe più fatto sentire neppure se Raion avesse provato a parlarci*

- Però, ci sei andato vicino ragazzo, la tua seconda idea era davvero buona ma, ecco...hai sbagliato...va bene, ti dirò io dove andare, non importa...

/// pardon il ritardo, pur di postare, scrivo poco. Hai la possibilità di non dire nulla in risposta al simpatico vecchietto e dirigerti con lui verso il deserto o dargli la risposta corretta. Nel primo caso, descrivi pure il viaggio verso il Paese del Vento. Nel secondo idem, ma il nostro simpatico nonnetto ti guarderà incuriosito senza proferire parola. ///
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