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a sua posa, secondo i criteri di Tetsu no Kuni, non aveva nulla di sbagliato, forse era solo la forma mentis degli uomini di Ferro la differenza. Non si stava preparando ad una battaglia? La vita non era forse quello, alla fine? Un'eterna e continua lotta per la sopravvivenza, dove solo il più adatto riusciva a sopravvivere e a trasmettere i propri geni? Era un modo di vivere molto naturale, molto vicino alle rigide regole di Madre Natura, ma era su quello che aveva basato la sua vita e, forse proprio per questo, non riusciva a comprendere appieno tutti gli insegnamenti che Keiichi gli aveva impartito.
Era bizzarro pensare a una cosa del genere mentre riceveva l'ennesima frustata di energia sulla base posteriore del collo, dove la spina dorsale connette con le scapole in seguito ad un suo minimo movimento per grattarsi. Già, non aveva neppure idea di come facesse Sun Wukong a fare quello che faceva, dato che ogni volta che tentava di aprire gli occhi riceveva pacche ancora più pesanti. Lo sentiva danzargli attorno, poteva chiaramente percepire lo spirito del grosso Primate fare qualche danza rocambolesca e bislacca, ma non poteva vedere nitidamente a cosa servisse.
(Sopravvivenza del più adatto)
Sasaki: ”Arte Eremitica, sì. Me la mostrò personalmente anche. Gli spuntava una folta pelliccia bianca ogni volta che la faceva...a detta sua, non era perfetta, ma potevo sentire la sua energia crescere dentro di lui in maniera esponenziale. L'ho provata anche, come già ti dissi...non so se può essere un vantaggio questo”
Non sapeva se avrebbe dovuto o no rispondere, dato che ogni volta che provava a cambiare anche solo di un secondo la postura Sun Wukong lo vergava. Suppose volesse una risposta e gliela diede.
Immerso nella sua mente, era da parecchio che il grosso primate non sferzava il suo corpo. Forse era riuscito ad avere una posizione a lui più consona? Era semplicemente seduto per terra, le gambe a malapena accavallate, le braccia distese lungo i fianchi poggiavano sulle cosce, nessuna stupida posizione per mani e dita. Le spalle erano leggermente curve, avevano perso la rigidità di prima. Si stava concentrando sul proprio respiro, assaporando l'aria e ascoltando il proprio cuore ad ogni espirazione.
(Il mio primo vagito. Heh. Sempre queste metafore del cazzo. Nessuno si ricorda di quel momento, quindi è impossibile da stabilire se mai avrò raggiunto questo stato. È frustrante sentire questi “maestri” usare sempre queste metafore, parlare sempre in maniera criptica. Immagino sia perché “ci devo arrivare da solo”, però non è neppure chiaro qual è la strada che indicano, cazzo)
Un fruscio dietro alle sue spalle gli fece aprire gli occhi. Ma non quelli fisici. Poteva sentire chiaramente il suo corpo ancora immobile, così come poteva sentirsi chiaramente respirare, in maniera lenta e meccanica, come il respiro che precede il sonno. No, sapeva di essere in procinto di addormentarsi e si rendeva conto di essere in trance. Gli occhi che aveva spalancato erano altri, occhi interiori, quelli della sua mente. Se ne accorse perché ormai aveva una certa dimestichezza con queste cose, non essendo per nulla vergine a questi trip mentali, vuoi per un motivo o per l'altro.
Lo scenario che gli si dipinse di fronte fu simile a quanto aveva già visto giunto in quel luogo: alberi, insetti, liane, fronde. Solo, era tutto più luminoso, gonfio di un'energia che impregnava tutto. La vegetazione inoltre sembrava respirare con lui. Sasaki poté osservare il suo stesso corpo essere composto da quelli che poteva descrivere solo come corpuscoli di luce che a malapena racchiudevano in sé il suo colore naturale. Inoltre, sembrava essere nudo come un verme ma, come una bambola, privo del sesso. La cosa lo turbò parecchio.
Il fruscio alle sue spalle aumentò. Sasaki si voltò, girando sul sedere sull'erba che appariva al tempo stessa bagnata e soffice, oltre che stranamente gommosa. Nel mentre, sentire il suo stesso respiro in testa aumentava la sensazione di bislaccheria che iniziava ad insinuarsi nel suo petto. Un lupo fece la sua comparsa, uscendo dalle fronde del sottobosco. Aveva il manto nero e lucente, una chiazza di notte in quel mondo di luce. Occhi smeraldini lo osservavano, la bocca era chiusa e il portamento era maestoso, quasi avesse un ché di regale. Sasaki si guardò intorno, vedendosi privo di armi, si limitò a mettersi in piedi, lo sguardo concentrato sul lupo.
Era apparso molto più piccolo quando era seduto. Sembrava quasi che l'aspetto del lupo fosse aumentato all'aumentare della sua statura. Quando Sasaki si erse in tutta la sua possanza, l'altezza del garrese del lupo toccava i 170 centimetri, e con collo e testa era poco più basso dell'uomo. Il che, proporzionato al tutto, faceva di quel lupo una vera bestia di possanza.
Sasaki: ”Però. Sei grosso amico” gli rivolse la parola, dando quasi per scontato che in quel mondo tutto potesse comprendere il linguaggio umano, fosse anche la semplice aria. Non era dopotutto quel mondo la sua stessa mente? ”Perché sei qua? Sarebbe un vero peccato se tu volessi mettermi addosso la tua grande bocca. Sarei costretto a difendermi, il che è problematico senza le mie armi...ma almeno non puoi farmi nulla qua, no?” disse dandosi una pacca sul pacco. Il lupo si limitò a sbadigliare e ad avanzare di nuovo verso gli alberi. Prima che toccasse nuovamente l'erba da dov'era venuto, rivolse a Sasaki un nuovo sguardo e scomparve.
Sasaki: ”Hmm, va bene. Incontro interessante.”
Improvvisamente, sentì le forze mancargli, l'aria uscirgli dai polmoni e soffocare. Riaprì gli occhi con un rantolo, piegandosi su se stesso. Non aveva idea di cosa fosse successo, ma si sentiva decisamente senza energie.
Quella notte la passò a riposare alle ombre di una caverna riscaldata dal fuoco. Sentiva ancora il petto bruciare e non aveva idea del perché, dato che non sentiva alcun sapore ferroso o altro che potesse far pensare ad un'improvvisa malattia o virus di sorta. Sun Wukong stava muto e invisibile. L'uomo contemplò la foresta notturna, illuminata da qualche bagliore lunare che fendeva le fronde arboree. Si addormentò seduto, la schiena appoggiata alle pareti della caverna.
***
Il giorno seguente riassunse la sua posizione abituale. Venne rimproverato subito da Sun Wukong e quando cercò di rispondere, il primate gli diede tante di quelle sferzate di energia da fargli passare la voglia di aprire bocca. Quando riassunse la posizione corretta, o almeno quella che più sembrava essere gradita dal vecchio primate, tornò nuovamente in trance.
La seconda volta fu diverso dalla prima. Si può dire ciò di tante cose, ci si potrebbero fare grandi battute sporche sopra, ma lasciamo ad altri contesti simili fesserie. Diciamo ora che la sua seconda meditazione fu diversa in tutto e per tutto, sia per luogo che per il curioso ospite che venne a prenderlo.
Si trovava in un paesaggio montano, lo poteva capire dal fitto freddo che sferzava la sua pelle. Questa volta era coperto almeno, ma non indossava la sua imbracatura di catene lamellate. Così come l'altra volta, l'aria sembrava gonfia di energia e tutto aveva un aspetto molto più luminoso ed intenso, appartenente ad un'altra dimensione. Sentiva sempre il respiro del suo esterno, così come sentiva i suoi occhi serrati e l'idea di avere una “vista ad occhi chiusi” gli solleticò un sorriso sornione sul volto. Iniziò ad esplorare le montagne che aveva intorno, fino a quando un flash di ricordi gli fece riconoscere dove si trovava e come mai, a primo acchito, aveva avuto una sensazione di deja vu. Quelli erano i monti del Fulmine, precisamente, i monti dove si era ammalato di febbre alla ricerca di Sun Wukong e di Honami.
(Ma tu guarda...non pensavo che sarei capitato proprio qua)
Così come in un sogno, tutto aveva senso anche se certi dettagli avevano connotazioni illogiche: dopotutto, quando si sogna, la parte razionale del cervello si spegne, l'emisfero dedicato alla logica non processa quello che vede e non è insolito passare da un posto all'altro, da una posizione all'altra, da un Paese all'altro con un semplice balzo e dire “sì, tutto nella norma, just as planned”. Alcuni alberi, per esempio, erano letteralmente al contrario, con le fronde che spuntavano dal terreno e il tronco che diramava radici verso il cielo, senza tralasciare che quest'ultimo era di colore verde smeraldo, un dettaglio che lasciò perplesso Sasaki, specie quando notò la stessa sfumatura della volta celeste negli occhi di chi gli si presentò di fronte.
Un colossale orso dal manto completamente argenteo lo stava fissando e le sue dimensioni erano colossali. Considerando che, a quattro zampe, il suo viso era due spanne sopra la testa di Sasaki che dovette alzare lo sguardo per ammirarlo in tutta la sua maestosità.
Sasaki: ”Però, che bel pezzo di carne che sei. Vedo che sono armato, posso contare sul fatto che tu non sia qui per mangiarmi? Non voglio spargere sangue per niente, anche perché non c'è sangue da spargere qua, no?”
A differenza del lupo, l'orso digrignò i denti, emettendo un forte bramito che gli fece tremare le budella. Dal tono, non dalla paura. Anzi, per qualche motivo, il bramire della bestia aveva assunto una strana connotazione nel fisico di Sasaki che avvertì una forte eccitazione al limite del sessuale. Sorrise di un ghigno feroce mentre già le sue braccia si alzavano spontaneamente per liberare in pieno tutte le spire avvolte al suo corpo, un gesto automatico che lo lasciò di sasso una volta resosi conto della spontaneità dell'azione. L'orso osservò la scena con sguardo fiero ma impassibile, poi balzò all'attacco. Ovviamente, da buon sogno o visione che fosse, il corpo di Sasaki assunse tutto il peso del globo terracqueo, rendendo impossibile anche solo l'idea di muovere una fibra del suo essere.
All'orizzonte, fuochi di guerra. Un'esplosione. Un lampo di fuoco e fiamme. Come le fauci dell'orso si serrarono sul sul cranio, Sasaki riaprì gli occhi rigettando di fronte a lui un conato di bile dal sapore salmastro.
Ragazzo? Ragazzo! Che diamine stai facendo?
Sasaki: ”Ma che ne so? Cercavo di concentrarmi immagino”
Che cos'è successo? Cosa hai visto?
Sasaki: ”Era tutto strano...ero nei monti del Fulmine, c'era un grosso orso...mi ha attaccato, ma non potevo reagire. Certo, ero anche io aggressivo ma che dire, lui ha bramito per primo.”
Hmm, hmm. E che cosa hai sentito quando hai assunto la tua posa? Eri forse eccitato?
Sasaki: ”Sì...come fai a saperlo, Jiijii?”
Hmm, hmm. Riposati per ora ragazzo.
Quella notte fu piena di spasmi notturni che lasciarono Sasaki senza energie.
***
Vedi, era di questo che parlavo iniziò quella giornata così il vecchio nerboruto primate il rischio del flusso della mia memoria in te rischia di friggerti il cervello perché rischi di perdere te stesso. Dovrai concentrarti di più, ragazzo. Seriamente.
Sasaki: ”Non so neppure dove possa aver sbagliato ma...farò del mio meglio.”
Quel giorno non ricevette colpi per la sua posa. Con tutta la sua massima attenzione, Sasaki tornò a concentrarsi.
Non sapeva come faceva a saperlo, ma era certo di trovarsi tra i picchi dei monti del Ferro. Gli sembrava di poter intravedere Shirokabe, con le sue alte mura marmoree bianche come l'avorio e la sua torre centrale che svettava a difesa di quel bastione di antichi e valorosi Samurai che era la capitale del Paese del Ferro. Provò un senso di gelo quando l'aria sferzò la sua carne e, esattamente come le due volte precedenti, poteva vedere che tutto sembrava respirare di vita propria. Perfino le mura della capitale apparivano più bianche, come se emanassero luce propria.
Quasi cadde quando qualcosa di grande e lungo gli passò accanto. Un enorme drago piumato gli passò accanto, assieme a quelli che poté ipotizzare essere i suoi fratelli. Erano tutti diversi anche se simili per fisionomia esterna: di forma serpentina, compivano movimenti striscianti lungo la volta celeste. Alcuni di loro sembravano vestire una pelle di scaglie, altri di squame, altri, come quello alla testa, erano cosparsi di piume. Le loro fauci erano adorne da lunghi baffi e quando le aprivano mostravano denti aguzzi e acuminati. Non disse nulla quella volta, osservando lo spettacolo di quelle creature volanti che lo lasciò senza parole, anche se poté sentire l'accenno di un sorriso formarsi sulle sue labbra. I draghi voltarono di scatto la testa in sua direzione al suo sorriso e, con stridii acuti, si gettarono contro Sasaki. Fu con estremo autocontrollo che Sasaki provò a rimanere immobile e, mentre si avvicinavano, le creature iniziarono a rimpicciolirsi fino a trapassarlo e a unirsi a lui, andando a prendere il posto della sua consueta imbracatura di catene lamellate.
Quando riaprì gli occhi nella realtà concreta, sentiva il suo corpo rilassato ma denso di energia.
Questa volta è andata meglio immagino
Sasaki: ”Qualcosa del genere, sì”
Che cosa rappresentano le tue visioni?
Sasaki: ”Sono gli animali che manifesto col chakra. Il lupo non mi ha fatto niente, l'orso mi ha attaccato. Ai draghi ho provato a rimanere immobile e mi hanno attraversato...”
Hmm, hmm disse corrucciato Sei consapevole di cosa accadrà dopo allora?
Sasaki sospirò: ”Sì”
Hmm hmm. Sei pronto?
Sasaki: ”Non ho forse visto di peggio?”
Non sottovalutare la cosa ragazzo. Alcuni traumi ti segnano nel profondo, nonostante tu possa aver visto di peggio.
Sasaki: ”Ne terrò conto, Jiijii.”
***
Alba del quarto giorno. Sun Wukong non disse proprio nulla. Si limitò a continuare la sua stramba danza attorno a Sasaki mentre il ragazzone iniziava a meditare. L'energia naturale attraversava il suo corpo in ogni suo poro e non fece neppure in tempo a chiudere gli occhi che già la sua mente iniziava ad elaborare qualcosa che non sapeva se fosse pronto a rivedere di nuovo. In quelle visioni tutto era così vivo e le sensazioni erano amplificate di decine di volte. Non chiuse neppure gli occhi che già le sue orecchie poterono sentire le onde dell'oceano infrangersi lungo la chiglia della nave degli Orsi d'Acciaio...
La scena fu parecchio semplice, imitava quasi la sua prima visione, quella col lupo. In mezzo al mare nero e piatto, in un panorama di tenebra illuminato solo da fugaci tuoni e lampi che squassavano il cielo, il mostro degli abissi che aveva distrutto la sua seconda famiglia si ergeva mastodontico sopra di lui che, piccolo seppur il suo corpo da gigante per lo standard umano, lo fissava dal basso verso l'alto. Il Kraken presentava una pelle squamosa, con possenti branchie che fluttuavano lungo il collo. Occhi neri come il mare che aveva intorno, tentacoli che fuoriuscivano dal mare e adornavano la sua figura come una corona, due braccia mostruose che lo rendevano quasi umanoide, non fosse per il volto chiaramente più simile a quello di un pesce che non di un uomo.
Sasaki: ”Kraken. È ironico che venni soprannominato come te. Anche con le catene che usavo all'ora, non posso certo dire di averti mai somigliato davvero”
Il mostro lo osservava in silenzio. Ogni suo più piccolo movimento scuoteva la nave dove Sasaki, da solo, si ergeva.
Sasaki: ”Sai, ho avuto modo di vedere di peggio di te. Ho avuto modo di avere a che fare con esseri di puro chakra. Un chakra selvaggio, demoniaco. Eppure, anche se ho visto di peggio, il solo osservarti ora mi scuote le budella. Dopotutto, anche con quello che ho passato...non sarei in grado di affrontarti neppure adesso, vero? Come potrei?”
La bestia rimase in silenzio.
Sasaki: ”Ho pensato di darti la caccia. A volte ho ritenuto fosse necessario uccidere una bestia come te. Ma da un lato...non hai fatto davvero nulla di male, vero? Te vivi nel mare, noi passavamo di là. Che fossimo le tue prede per nutrirti o per divertirti, non hai fatto nulla di diverso da quello che fa un gatto col topo o un bambino che, lente alla mano, incendia vive le formiche. L'hai fatto perché potevi, forse non c'erano cattive intenzioni. Dopotutto, tu sei colossale, noi siamo miserabili in tuo confronto. E quindi non riesco neppure ad odiarti sul serio. Anzi, ho adottato in pieno il tuo nome, dopotutto.”
Il mare si agitò per qualche istante.
Sasaki: ”Porto molti soprannomi, mi faccio carico di molti totem...eppure sei proprio te quello che uso più spesso. La cosa deve pur avere un motivo. Forse ho voluto usare ciò che mi spaventava di più come mia arma, o forse ero predestinato ad incontrarti. Mi domando cosa sarebbe successo se...no, non importa.”
Il mare si agitò ancora di più.
Sasaki: ”Non ho davvero tempo per affrontare anche te” Il kraken smise di agitarsi e osservò Sasaki. ”Devo cercare di fare in fretta ad acquisire questa Modalità Eremitica. E forse inizio a capire il suo scopo e il suo segreto. Riesco ad intuirlo, ma non ci arrivo del tutto...”
Il mostro iniziò a sprofondare nell'abisso.
Sasaki: ”Già. Immaginavo. Quando ho affrontato l'orso, sentivo chiaramente qualcosa di non mio. Quando sono rimasto a fissare i draghi, forse ho intuito. L'equilibrio che cerco è semplice dopotutto. Se rimango concentrato su chi sono, forse dovrei riuscire ad evitare che i ricordi di Jiijii rifluiscano su di me. E così facendo...”
Aprì gli occhi.
”...dovremmo riuscire a non friggerci il cervello l'un l'altro, Jiijii” disse fissando Sun Wukong intensamente negli occhi, incurante delle eventuali sferzate che avrebbe ricevuto.
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