[249 DN - Fuori Kiri]
Il suo intento di decimare le fila nemiche usufruendo della tecnica che aveva maggiorato le capacità combattive stava dando i suoi frutti. Era come se percepisse ogni rigolo di sangue solcare le sue Hiramekarei, provando godimento nel vedere le carcasse di fili neri depositarsi sul terreno, prive di quella fallace vita di cui erano dotate. Seguendo il suo esempio anche i sottoposti raccolsero le forze che erano rimaste loro e cercarono di dare il proprio contributo a quello scontro che si stava rivelando un massacro da ambo le parti. Conficcava con vigore le compagne gemelle nelle maschere di porcellana, frantumandole e riducendole a metà, ponendo fine a quel fulcro vitale con cui le creature immonde si alimentavano.
- Forza, continuate!
Proferì guardando gli Anbu, mentre pose con forza i suoi piedi su di una maschera ruzzolata per terra. Dovette arrestare la propria furia per una manciata di secondi. Si trattò di una sensazione così effimera da placare temporaneamente la sua ira, sostituendola con una costernata preoccupazione. Da quanto udì le voci che provenivano dalla ricetrasmittente erano portatrici di malevoli notizie. I nemici che si erano recati ad assediare il villaggio di Kiri erano composti, oltre che dagli evocatori delle Fibre nere, anche da un assortimento di ninja, tra cui comparivano anche, apparentemente, appartenenti alla sua terra natia. Dei traditori, forse, oppure erano stati così abili da poterli controllare? Era solo un'ipotesi non potendone osservare i comportamenti essendo abbastanza lontano dalle mura del villaggio. Avrebbe dato solo un'informazione generica e si sarebbe affidato al raziocinio di Fuyu.
- Se hanno le maschere di porcellana sono chiaramente evocazioni del nemico; distruggete le maschere. Se invece non ne sono in possesso sono chiaramente dei traditori. Non esitate; preferisco che vengano catturati vivi, ma avete libertà di azione.
Poi, le ulteriori informazioni che gli vennero recapitate fecero in modo che un ghigno divertito si delineasse sul volto dell'Efebico. I due nemici le cui dimensioni erano nettamente superiori a quelle degli altri, si stavano recando verso la posizione di Hayate, probabilmente informati della superiorità combattiva del gruppo di Kiri. Beh, decisamente. La situazione era totalmente cambiata quando il Mizukage aveva ribaltato l'esito dello scontro. O forse volevano solamente provare a mietere la vittima perfetta per dare un colpo fatale e fare in modo che tutti si arrendessero. Avrebbe venduto cara la pelle. Quegli scontri ravvicinati lo stavano stancando, a dire il vero. Era sì un Mizukage, un Jonin, uno Shinobi Katana, ma aveva consumato grandi quantità di chakra sia per lo scontro iniziale con quell'ilare e presuntuoso essere nano, sia nella battaglia che stava avvenendo in quei momenti. Cercò di razionalizzare il proprio potere per essere in grado di rispondere all'offensiva dei due presunti giganti, quindi cercò di usufruire maggiormente delle proprie doti fisiche per continuare a mietere le vite degli appartenenti al fronte nemico. Com'era stato possibile? Perché aveva avuto luogo quel massacro? Eppure aveva disposto tutte le difese possibili per rispondere ad un'eventuale attacco e non si aveva avuta alcuna notizia che potesse far pensare loro di poterne ricevere uno di lì a breve. Le spie, che aveva diramato nel territorio di Kiri, avrebbero dovuto fare rapporto su una tale possibilità ma questo non era accaduto. Traditori? Ormai il suo pensiero balenava su ogni contingenza plausibile, non escludendo alcunché. Natsu? Forse.
Scosse la testa per concentrarsi su quel che stava accadendo in quel frangente. Le iridi diamantine orientarono lo sguardo verso quelle due figure enormi, seppur lontane, che si avvicinavano celermente. Identificò uno dei due con l'evocatore che lo aveva attaccato inizialmente, facendo a brandelli quel falegname che si era comportato in modo amichevole verso di lui. Era sorretto da un'evidente sensazione di follia, o almeno era quella l'emozione che traspariva osservandolo minuziosamente. Era seguito, comunque, da un essere selvaggio, grande, un aggettivo alquanto irrisorio per definirlo; ad ogni suo passo le vibrazioni che venivano rilasciate nel momento in cui toccava il terreno raggiungevano la colonna vertebrale dell'Artefice, scosso da quello che sembrava un effettivo terremoto. Ciò che accadde in seguito, gli fece sgranare gli occhi: aveva ucciso l'altro, quello piccolo, quello che avrebbe voluto sminuzzare con diletto. Rimase fermo, impressionato da quella forza. Non sarebbe stato facile. Affatto.
- Vedo che tra di voi vi ammazzate. Con chi ho l'onore di combattere?
Proferì l'Artefice, tentando di accrescere maggiormente le proprie capacità combattive, così come aveva fatto prima. Avrebbe voluto guadagnare del tempo per fare in modo che il proprio chakra si ripristinasse, almeno parzialmente.