Il cielo era costellato di nuvole, quella sera del 2 gennaio, nell'isola di Suzaku. La pioggia cadeva copiosa sui tetti delle case, ticchettando sui vetri delle abitazioni, come un tamburello suonato da un bimbo del paese che si divertiva a dare sfoggio alla propria fantasia.
In quell'attimo preciso, qualsiasi viandante avrebbe avuto difficoltà ad osservare lontano di un palmo dal proprio viso, colpevole anche il buio che si faceva sempre più fitto e presente.
Noncurante del clima, e della probabile possibilità di prendersi un malanno, un misterioso uomo si trovava senza una qualche difesa dal cielo, bagnandosi. Anzi, sapete, lui apprezzava quello strano contatto con la natura. Apriva e chiudeva la copertura del proprio accendino, girando con l'altra mano la sigaretta, spenta a causa del tempo non favorevole e consono.
I suoi morbidi capelli lisci e neri erano nascosti sotto a un cappotto dell'annesso colore.
Un paio di occhiali tondi e dorati erano adagiati sul suo lungo naso a punta, che ornavano la sua figura. Poteva avere un'altezza vicina al metro e ottanta, ma ogni cosa di quell'essere umano avrebbe potuto provocare curiosità. Sin dal neo situato sulle labbra, sin dallo strano paio di scarpe che indossava, con la punta arrotondata che si alzava, storcendosi, come le scarpe di un clown scappato da un circo.
Nonostante questa stranezza, se qualcuno avesse potuto scorgere il suo sguardo, avrebbe subito intuito che nulla era rassicurante in quell'essere. Il sorriso nel viso, non prometteva nulla. L'insieme degli elementi del suo aspetto avrebbe potuto suscitare un senso di sdegno dalla gente. A primo acchito sembrava un uomo elegante e tutto d'un pezzo, e le scarpe stonavano grandemente col resto.
Uno, due, tre… esseri viventi. Uno, due, tre… morirai. Ripeteva in continuazione, ora parlando e ora sussurrando, nel fremito del vento che nascondeva ad occhi esterni le sue parole.
Adagiato su un muro che costeggiava la strada, chiunque avrebbe potuto comprendere che la sua presenza lì non era causale, ma stava aspettando una persona.
La bella donna dai capelli biondi finalmente -o quantomeno per lui- giunse nel campo visivo del suo sguardo. Si mise le mani in tasca, stringendo meglio il cappotto e nascondendo il viso sotto un mastodontico cappello nero, di feltro, con intorno un laccio dorato.
Con passo lento, sicuro di sé, giunse molto vicino a Mira.
Stai attenta, altrimenti il villaggio verrà distrutto. Dette queste brevi parole, con un tono molto forte, con la certezza che la donna avesse sentito le parole, accelerò il passo, girando l'angolo della strada. Se la donna avesse provato a seguirlo, non avrebbe più trovato nessuna traccia di lui.
Il giorno seguente.Era mattina, molto presto. L'alba era alle porte del mondo. In quel momento, Gaz era comodamente adagiata sul letto della propria stanza. Era sveglia, quella notte non aveva preso molto sonno. Vi erano svariati motivi, in più sentiva una strana sensazione. Spesso sentiva di essere osservata, ma quando provava a guardarsi intorno constatava che tutto questo era finto, non vero. Nessuna persona si era mai avvicinata, ma il sesto senso gli indicava di stare attenta, che non poteva abbassare mai lo sguardo.
Erano le ore sette del mattino, era giunto il momento di alzarsi. Gli ultimi giorni erano stati davvero pesanti. Sentire il boato dell'esplosione, i battiti cardiaci che battevano prepotentemente, la paura della sorte della madre: tutto questo era stato troppo anche per lei, anche per una bambina che aveva imparato tanto sulla medicina e la cura per il prossimo. Il ricordo della corsa, della ricerca nell'isola del Chishiki, delle urla preoccupanti che avevano oltrepassato le sue corde vocali, ancora oggi gli incutevano terrore.
Prese un cibo veloce, pronto, e uscì di casa, cacciando il ricordo.
Doveva raggiungere l'ospedale, situato nell'isola di Suzaku, per fare il consueto giro degli ammalati e visionare se alcuni avessero riscontrato qualche difficoltà nel corso della notte. Sì, aveva optato di riposare a casa, nel proprio letto, per cercare di non dare peso alla paura del domani e del presente, senza però portare dei buoni risultati, visto la notte che aveva trascorso.
Varcò la porta dell'ospedale, nascondendo uno sbadiglio.
Nel mentre, in un posto lontano. Era simile a una caverna, rocciosa.
L'uomo dal cappotto nero inspirava con ampi respiri dalla sigaretta, facendo scendere con delicatezza il fumo del tabacco sin dentro ogni singola parte dei polmoni, estasiato dalla presenza della nicotina che colorava la sua intera mente.
Tieniti pronto. Esclamò il misterioso uomo dai lunghi capelli neri, parlando con un individuo che teneva il viso nascosto sotto una maschera. Non disse una parola, ma con un cenno del capo indicò che era totalmente preparato per tutto ciò che gli avrebbe ordinato di fare.
CITAZIONE
Ebbene sì, inizia l'addestramento di Mira. Per qualsiasi dubbio contattami in privato. Che dire, è un onore per me farti da master, spero di esserne all'altezza. Buon divertimento!