| Narrato Parlato Gato Parlato Altri Pensato Ore: 21,00 - 19 Gennaio 253 DNNon penserai mica di mangiartene un'altra, vero Gato?Scusa Shiku, ma tra la fame e la carica che ho dentro mi potrei mangiare l'intero chiosco! Hai capito o no che sono stato convocato al palazzo dell' Hogake. Io, Gato Hyuga, era scritto, era inevitabile. Me lo sento, può essere qualcosa di grosso. Altrimenti perché mi hanno espressamente detto di non tardare.. Sono troppo carico.. Questo è il primo passo Shiku, è il primo passoCertamente, prima impara a non sporcarti ahhaaPorcaa..un fazzoletto per favore!Il chiasso zampillava per le strade di Konoha, un sera tranquilla. Il cielo era chiaro e mostrava ai viaggiatori la via e per altri la speranza. Gato era insieme alla sua amica Shiku, conosciuta all'accademia ninja. I due hanno subito legato e ritrovano uno nell'altro un aiuto e un amicizia con il quale condividere esperienze e soprattutto dolori. I due pagarono il conto e uscirono dal chiosco di ramen, e cominciarono a camminare verso la zona sud della città. Li il rumore diventa più fievole, più delicato. I primi anziani cominciano a chiudere gli infissi delle loro finestre e ancora si sentono in lontananza i richiami della madri che vogliono i propri figli a casa per ora di cena. Decisero tra una risata e l'altra di fermarsi alla fontanella prima del ponte. La tappa classica dopo tutte quelle porzioni di ramen. Shi, ti ricordi quando stavamo qui tutto il giorno, dalla mattina alla sera a non fare niente? Niente preoccupazioni, niente pensieri, giocavamo tutto il giorno e le giornate ci sembravano infinite. Invece guarda, son già passati così tanti anni, e ancora tanti ne passeranno. Stavamo sempre qua, che tempiShiku rideva con il giovane ninja, sollevata da quei ricordi così lontani, ma così vicini al loro cuore. La serata trascorse tra risate e tempi lontani. Arrivati all'altezza del ponticello i due si separarono, poiché Gato abita a sinistra e Shiku dalla parte opposta.Allora è proprio vero.. Convocato al palazzo secondo te di cosa si tratta?Non ne ho proprio idea Shi. Magari arrivo li e mi fanno firmare due scartoffie e mi rimandano a casa. Oppure.. magari.. non so..Cosa Gato?...mio padre Niente Shi, so solamente che potrebbe essere la mia grande occasione. Non la posso sprecare. Sicuramente la prima cosa è arrivare puntuale e lo sai che io in questo..Si lo so bene ahha. Buonanotte Gato, in bocca al lupo per domani! Sempre forte!I due si salutarono con un abbraccio e presero direzioni opposte. Gato teneva le mani in tasca e si passava i problemi tra le dita come se fossero spiccioli. Il tragitto di ritorno a casa era sempre stata una buona meditazione. Soprattutto nelle serate più fredde, dove in quelle tasche bisognerebbe trovare solo un piacevole tepore e non problemi. Ma Gato era proprio così. Per quanto fuoco gli bruciasse dentro, la fiamma era accesa, calda, ma si esauriva velocemente. Il freddo gli copriva la pelle e fu dopo un passo dietro l'altro che vide la sua casetta in lontananza. Prima di entrare il ragazzo aspettava sempre qualche minuto. Gli piaceva guardare sua madre in cucina, mentre sistemava . Non ha mai capito il motivo, ma gli ricordava i vecchi tempi. Gli ricordava una famiglia.Ciao mamma, sono tornato. Non puoi capire quanto ho mangiato.. Uff sono pieno.. Mamma ma che fai?La madre era seduta al tavolo, con un fazzoletto in mano, visibilmente in lacrime. L'incenso sputava fumo denso e sottile e in casa c'era un odore di arancia misto ad erbe selvatiche. Tutto in ordine, tutto perfetto eppure Cichi no. Gato, amore mio, non andare domani alla convocazione.. Ho paura, paura per te. Non posso perderti, non voglio farlo.Il figlio prese una sedia dalle tre disponibili e si sedette vicino alla madre.Mamma, tranquilla. E' una convocazione, può essere di tutto. Non sto andando in guerra. Stai tranquilla. Lo sai come sono io. Se una cosa non mi piace ci penso due volte prima di farla. Non posso fermarmi ora mamma. È il mio inizio, me lo sento, non posso mollare oraLa madre si appoggiò sul petto del figlio e continuò con qualche singhiozzo, finché esasperata si alzò, e dando un bacio sulla testa di Gato gli diede la buonanotte. Il ninja rimase li, al tavolo, sotto la luce. Con ancora intorno il fumo dell'incenso. Picchiettava sul tavolo con la mano destra e intanto dava il tempo con il piede sinistro, quasi creando una piccola sinfonia.Andiamo a lettoDopo essersi cambiato , lavato i denti , Gato alzo le coperte e si mise nel letto. In quella che è la parte più brutta di questi momenti. Quella in cui rifletti e in cui sei da solo. Il soffitto era il suo specchio. Ci vedeva un ragazzo pronto, deciso, ambizioso. Ma anche debole e inesperto. Gato creava con gli occhi dei disegni su quella tela bianca che vedeva sopra di lui. L'ansia era troppa e il sonno sembrava così lontano. Così micidiale. La mattina seguente sarebbe arrivata, come ogni giorno arriva in questo mondo. D'improvviso il letto si fece più caldo, più morbido. Delle braccia spuntarono da sotto il letto e Gato venne catturato mentre sbatteva sempre più lentamente le sue palpebre. Come se stesse resistendo alla morsa dell'adrenalina che piano piano scende. E in un attimo dormì. Padre, padre! Gato si ritrovò in una stanza con vicino il padre. Il volto era sfocato, non riusciva a distinguerlo bene, ma lui sapeva che quell'uomo era suo padre. Per quanto Gato si sforzava, dalla bocca non usciva voce, ma solo silenzio. Più lui allungava le sue braccia più queste si accorciavano. Poteva solo guardarlo. D'improvviso Gato si svegliò in preda al panicoChe ore sono? Che ore sono?!Tranquillo, è il venti gennaio e sono le sei e un quarto. Non ti sei perso questo giorno dormiglioneSospirò profondamente , come se ce l'avesse fatta per un pelo. La madre com'era di abitudine, passava nelle stanze per cambiare l'aria. Gato si alzò e si mise per qualche minuto ai piedi del letto. Mentre ancora si stropicciava il viso con le mani per cercare di levarsi la sua faccia da sonno. Dopo una veloce colazione, Gato salutò sua madre e senza troppo parole uscì di casa accompagnato dai raggi del sole che piano piano accarezzavano il paese del fuoco.Ci siamoGato percorse la strada in direzione del palazzo dell'Hokage, quando:Giovane HyugaGato si girò prontamente e a chiamarlo c'era Kisame, il suo vicinoSignor Kisame, buongiorno. Già in piedi?Oh giovane ragazzo, io mi sveglio a quest'ora da molto tempo. Ancora prima che nascessi. Tua madre mi ha raccontato della convocazione. È molto preoccupata, le ho detto di stare tranquilla. Sei uno Hyuga. Capostipiti di questo villaggio. Porti un cognome importante e severo. Non dimenticartelo maiFece un piccolo occhiolino al giovane ninja e concluseFidati dei tuoi occhiInclinò leggermente il capo e il busto, come un inchino. Gato ricambiò in segno di rispetto e onore e lo salutò con un cenno. L'orario era perfetto. Calcolato al secondo. In lontananza il palazzo dell'Hokage sorgeva e sovrastava gli edifici adiacenti. I negozianti cominciavano ad aprire le serrande dei loro chioschi, e il silenzio dell'alba lasciava spazio al fruscio del mattino. Quando tutto, ovunque comincia a muoversi e a prendere vita. Gato camminava, testa alta, composto, sicuro di sé. Ogni passo verso l'edificio era un pugno sferrato, un calcio parato. Sapeva quello che voleva. Sapeva chi era e da dove veniva.Non sto più nella pelle.. Ma perché mi hanno chiamato.. Ma perché proprio a me. Sono Gato Hyuga, genin del villaggio della foglia...Sono Gato Hyuga.. Hyuga..Il giovane ninja entrò all'interno del palazzo dell'Hokage avvicinandosi alla scrivania all'ingresso e dopo tre respirti esattiSono Gato Hyuga. Sono stato convocato con la massima urgenza
|