Chi non muore si rivede, Autogestita e time skip di Kazuku

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view post Posted on 14/1/2022, 16:56     +1   -1
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The Almighty Shitlord

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Zieshi, Mizu no Kuni, Dicembre 249 DN


parlato Kazuku
Parlato terzi

Non so perché mi abbia così profondamente colpito il commento di quella vecchia al mio ritorno al villaggio. Non si è minimamente degnata di ringraziarmi per i bambini che mi seguivano né pareva essere in soggezione per via della Kubikiri no. Mi ha rimproverato per non essere presente alla morte dell’anziano del villaggio. Forse un tempo per una cosa del genere mi sarei pure offeso, ora mi ha semplicemente incuriosito. La sua faccia quando le ho detto che non avrei potuto fare niente per lui, ma che avrei desiderato presenziare ai suoi funerali è stata impagabile. Quasi come fosse sinceramente colpita dal fatto che un ninja voglia partecipare ad un momento di vita di Zieshi. Non so se basti così poco per sfatare i miti sugli shinobi dediti unicamente alle missioni e che volentieri si disinteressano alle vicende di chi li circonda, ma man mano che il funerale di Minamoto si avvicina, sento di esservi sinceramente interessato. Buffo, non so per quale ragione pensassi che proteggere Kiri significasse difendere Mizu No Kuni, quando ci sono persone che proiettano la responsabilità del corso naturale delle cose proprio agli shinobi giunti per aiutarli.
Il funerale è tutto sommato semplice eppure solenne. Il corpo di Minamoto viene adagiato su una lettiga adornata dei pochi fiori sopravvissuti all’inverno e conchiglie all’esterno del piccolo tempio di Zieshi, dove gradualmente si susseguono amici, familiari -più o meno tutto il villaggio- che raccontano episodi di vita di Minamoto che li ha segnati nel profondo e con cui lo vogliono ricordare. Faccio del mio meglio per seguire in silenzio i racconti di tutti loro, fino a quando, terminati i racconti, sia io che lo zione veniamo invitati ad esser parte del gruppo che solleverà la lettiga e la porterà al cimitero, dove ci dicono il sacerdote pronuncerà degli auguri prima di seppellire l’anziano. Lo zione, proprio lui è ora di fianco a me, ultimi delle rispettive fila, ed ogni tanto mi getta ancora qualche sguardo a metà tra il terrorizzato e lo speranzoso. Continuo a rivivere quelle sensazioni , il terrore e l’ansia che ho provato in quella fottuta fortezza. Continuo a rivivere i miei errori, e come mi sia lasciato sfuggire il Chimico mentre ero appostato in quel dormitorio: avrei potuto prenderlo se avessi corso qualche rischio in più, eppure tutto ciò che ho fatto beh, non sarebbe lontanamente risultato un granché efficace senza quell’armadio puzzolente di fianco al quale mi trovo. So che la mia missione non è conclusa, così come so che mi servirà il suo aiuto: ha più esperienza di me col Chimico, e di conseguenza con lui ho molte più possibilità di catturarlo. Non so come lo zione stia vivendo la situazione in cui si è messo con le sue mani, ma non intendo sfruttarlo oltre quanto promesso.

Come ti chiami?

A…Alfred

Hai fatto tutto ciò che ti ho chiesto, come promesso considero le tue azioni perdonate, e sei libero di andare dove vorrai. Nonostante non abbia intenzione di trattenerti, vorrei chiederti comunque di rimanere con me. Devo prendere il Chimico, devo imparare di più su di lui e toglierlo di mezzo una volta per tutte. Per farlo mi potrebbe servire il tuo aiuto…saresti disposto a seguirmi, lavorare con me per portare giustizia a tutte le sue vittime?

Nonostante parli piano, mi arriva qualche occhiataccia. Strano, pensavo di essere stato sufficientemente conciso da non causare fastidio, ma questo breve discorso non può attendere. Ogni secondo passato in quel luogo mi ha fatto comprendere quanto sia importante avere qualcuno pronto ad aiutarti, e lui tra tutti potrebbe essere particolarmente utile. Parlo di giustizia, perché non fosse stato per essa Alfred sarebbe morto sul posto. Alfred non risponde in maniera articolata ma credo colga il senso di ciò che dico. Si limita ad annuire senza troppo entusiasmo mentre la cerimonia continua, senza interruzioni.

Tre giorni dopo.

Non so cosa mi aspettassi di preciso da Zieshi. Forse che i bambini che sto tenendo sotto controllo ricominciassero a giocare, forse che come per magia quel clima di assoluta tristezza e rassegnazione che mi circonda sparisse e il colore tornasse nelle vite dei suoi abitanti eppure, è come se quei bambini non fossero mai tornati. Zieshi è sempre in assoluto silenzio, i genitori delle vittime del Chimico mi salutano di rado e controvoglia mi consentono di vedere cosa stia succedendo ai loro figli da quando sono tornati. Sto scrivendo ora quando scoperto all’interno di un lungo rapporto che manderò a Kiri nei prossimi giorni in cui sto cercando di includere ogni cosa -compresi i numerosi libri rimasti in quella fortezza militare in cui nonostante tutto ho deciso di abitare finché non avrò terminato le mie indagini-. Ogni secondo in questa fortezza è una eternità, mi costringe a rivivere ogni istante di quella dannatissima prigionia. Rivedo i miei passi, sento ancora una volta le mie paure, eppure è il luogo migliore in cui terminare il rapporto. Anche Alfred non sembra particolarmente felice di trovarsi lì, lo sento quasi sempre rantolare ed è molto più silenzioso di quanto non fosse qualche giorno fa. Questo posto è insopportabile e non riesco a pensare chiaramente ad altro se non andarmene da qui. Non vedo l’ora di tornare di persona a Kiri, questo posto è ogni secondo più invivibile. Devo muovermi a finire il rapporto, o finirò per abbattere questa fortezza una pietra alla volta. Per il bene di tutti coloro che hanno una storia al suo interno.

Una settimana dopo.

Sono di fronte al corpo senza vita di una delle prigioniere del Chimico. Non ho la benché minima idea di cosa sia successo alla ragazzina, ma il corpo è gonfio e pallido, ed il medico dinnanzi a me fa fatica anche solo a cercare di calmare i suoi genitori, impanicati, in lacrime, che non riescono ad abbandonare il corpo della bambina. Nessuno ha una vaga idea di cosa stia succedendo ma non riesco a mia volta a distogliere lo sguardo da quel cadavere. Credevo di aver liberato gli abitanti di quel luogo. Credevo davvero di poter fare la differenza eppure lei, una delle prime a sparire, ora è morta innanzi a noi. Perché?

TU! TU DOVEVI AIUTARCI! Tu…tu sei venuto per liberarle e invece…e invece ci hai solo dato la disperazione di vederle morire coi nostri occhi…è possibile che per voi shinobi di Kiri tutto questo non sia che un gioco d’onore? Siete qui per fare il cazzo che vuole Kiri e poi ve ne andate come se nulla fosse….è possibile che nessuno di voi CAPISCA che anche noi poveri stronzi di Mizu no Kuni SIAMO come voi, ABBIAMO i vostri stessi diritti?? QUANTE PERSONE DOVRANNO SCOMPARIRE LA PROSSIMA VOLTA, PRIMA CHE KIRI SI DECIDA A PROTEGGERE IL SUO TERRITORIO?

Le parole rotte dal pianto del padre mi colpiscono come un pugno, mi lasciano senza parole e non riuscirei a trovarne neanche se volessi perché ha perfettamente ragione. Il medico cerca di rassicurarmi, mi dice che ho fatto il possibile ma in cuor mio so che ha preso un punto a cui a quanto pare nessuno a Kiri aveva mai pensato: quanto cazzo siamo patetici a dire di difendere Mizu no Kuni, quando non guardiamo mai oltre gli interessi della sola Kirigakure?. Al dolore di quell’uomo, di quella famiglia, offro solo un rispettoso silenzio, dopotutto che diritto ho di replicare? Il mio interlocutore è paonazzo, e così ancor prima che qualcuno mi inviti ad andarmene mi giro e prendo la porta muovendomi verso uno dei pochi moli della cittadina. Guardo il mare ed inizio lentamente a comprendere quanto sia stato ingenuo. Ovviamente gli shinobi di Kiri fanno gli interessi di Kiri, pensare che un ninja possa da solo fare qualcosa per una intera nazione è follia, soprattutto se esegue missioni di un nucleo di potere centrato unicamente su una città.
Che cretino. Pensavo di aver fatto dei passi avanti da quello scontro con Shura, ma mi son limitato a sostituire il verbo uccidere con proteggere. Se mi limitassi ad eseguire le missioni che Kiri offre allora non sarei niente di meglio che un estraneo che stravolge le vite di un villaggio per poi sparire e fregarsene delle conseguenze delle sue azioni. Questo è quello che siamo portati ad essere, questo è quello che Hayate vuole che io sia. Hayate. L’uomo che avevo creduto degno di ricoprire il ruolo di Mizukage al posto di Hogo, quando non aveva offerto nulla al villaggio se non rinnovata importanza ai Sette, tra i quali figurava anche Mitsuaki. Certo che gli avevo creduto, dopotutto mi aveva promesso un rilievo -che già avevo- all’interno della nuova amministrazione ed io son stato così cretino da fidarmi. Davvero pensavo che un uomo che fa una rivoluzione per tornaconto personale potesse onestamente agire per il paese e non per il villaggio? E’ già tanto se ha agito per il villaggio e non per sé stesso. E’ ridicolo quanto a volte basti così poco, qualche parola di disperazione, per farti analizzare i tuoi errori, così come per quale motivo hai riposto l’errata dose di fiducia nei confronti della persona sbagliata. Non esiste una singola persona a Kiri a cui freghi del suo dominio, e il Mizukage questo difficilmente potrà comprenderlo, difficilmente vorrà cambiarlo. E se questo è ciò che il comando vuole, che io viva per servire gli interessi di uno che si identifica col potere, allora Kiri può andarsene a fare in culo.
Se tutto ciò che il mio villaggio può offrirmi è fare missioni, tornare e prenderne altre allora credo che spenderò più tempo a Mizu no Kuni e meno a Kirigakure. Dopotutto, c’è il Chimico da prendere, e posso già cominciare a sistemare una rete di informatori che possano avvertirmi qualora eventi del genere saltino fuori. Sento dei passi dietro di me: Alfred è irrequieto. Come immaginavo, le bambine hanno cominciato a ricordarsi che lui era uno degli uomini che ha direttamente contribuito ad imprigionarle: non potrà restare lì a lungo.

Alfred…prepara i tuoi bagagli, partiamo non appena sei pronto

Ho deciso. Scuoto la testa quando mi chiede se torneremo a Kiri no, l’obiettivo ora è vivere per Mizu no Kuni, e proteggere tutti coloro che sono parte della Nebbia, ma di cui la Nebbia si è volutamente dimenticata. Che si fotta Hayate, che si fotta quell’alcolista dello Squalo: potranno sopravvivere e fare i loro porci comodi anche senza di me. Io ho qualcosa di più importante a cui pensare.

Locanda del Cancello, Mizu no Kuni, Giugno 250 DN

Questa locanda puzza talmente tanto che Alfred nei suoi momenti peggiori sarebbe quasi un balsamo per le mie narici. Non è la prima locanda che visito in questi giorni, ma è la prima in cui finalmente potrò testare quanto attendibili sono le informazioni che viaggiano di bocca in bocca. Ho perso un sacco di tempo a scegliere che voci diffondere ed in che modo nei mercati e nelle locande, come diffonderle per poi raccoglierle nuovamente. Sembra una cosa stupida, tuttavia l’unico modo che hai per testare l’affidabilità delle informazioni che arrivano è mettere tu stesso in giro delle voci e vedere come cambiano di solito dopo che le raccogli nuovamente. Alfred mi tira la manica e mi indica che l’oste è ora libero. A Sabi, un villaggio a quattro giorni dalla locanda, abbiamo diffuso la voce di una belva lupoide che abita le foreste di Mizu no Kuni, attaccando e divorando i viandanti lungo la strada tanto sfortunati da incontrarla. Ho arricchito la diceria con dettagli sul nome del cacciatore che avrebbe reso la bestia invisa al genere umano, sulla sua tana e persino sull’ululato che ne anticipa la venuta, vediamo quanto di tutto questo il mercante si ricorda, o è disposto sotto compenso a dire.
Alfred si alza e si avvicina a lui, lo farei io stesso ma ho deciso di non usare la trasformazione oggi -ed un ragazzino non è esattamente il massimo per raccogliere informazioni-. Parlano per una mezz’ora buona dandomi tempo sufficiente a studiare i dintorni, l’oste ed i suoi modi. Sono passati un paio di mesi da quando ho deciso di vivere e viaggiare per Mizu no Kuni alla ricerca del Chimico e per aiutare gli abitanti del mio paese, eppure quella costante aria di tristezza e rassegnazione non mi ha mai davvero abbandonato da quando ho lasciato Zieshi. Le parole di disperazione pronunciate da quell’uomo pochi mesi fa non erano dettate dalla rabbia no, ma dall’incapacità di controllarsi, che non aveva fatto altro che consentirgli per una volta di essere sincero, e dire le cose come stavano: Kiri si era dimenticata di sé stessa per davvero.
Le persone che mi circondano sono esattamente come quel padre, almeno ad una analisi superficiale: parlano dei problemi del presente, gettano qualche occhiata incuriosita ai nuovi giunti, ma non sembrano inclini a volermi coinvolgere nei loro discorsi -perché dovrebbero tra l’altro?-. Eppure osservarli direttamente mi fa vergognare, perché nella loro diffidenza leggo la mia incapacità di comprendere il fallimento del mio proposito: difendere. Qualcosa che ho sin troppo a lungo garantito a un solo villaggio, a poche persone. Infine Alfred si avvicina nuovamente a me, il suo resoconto è soddisfacente e l’oste sembra affidabile. Gli lascio un centinaio di ryo per comprarne la lealtà e quindi usciamo. L’ennesimo tassello della rete di informatori è stato posizionato, ora non rimane che attendere e colpire.

Juura, Mizu no Kuni, Marzo 251 DN.

La pista questa volta dovrebbe essere buona. Dopo mesi di attesa e triangolazione delle informazioni ricevute dalle diverse locande che abbiamo visitato, dai mercati e dai medici che hanno provato sotto compenso ad aiutarmi a capire i dati in mio possesso, ora dovremmo esserci. Mi trovo davanti a quella che pare una miniera abbandonata, vicino al villaggio di Juura, nell’entroterra. Il villaggio è simile in tutto e per tutto a Zieshi ma a differenza di quest’ultimo, la mia rete di informatori mi ha permesso di arrivare sul posto dopo due sparizioni, due bambine della stessa età di quelle prelevate dal chimico. Questa volta Alfred mi affianca fin dall’inizio con quel martello da guerra che gli ho insegnato ad utilizzare nei mesi scorsi. Sembra a propria volta non aspettare altro che il mio ordine per procedere, anche lui vuole vendicarsi per quello che è stato costretto a fare -come dice lui-. Effettivamente ci sono numerose impronte che terminano davanti alla miniera, tracce fresche che si spingono al suo interno. Procedo lentamente, uso la luna per decidere i miei prossimi passi perché una torcia potrebbe allarmare il Chimico e il suo aiutante o meglio, aiutanti, visto come riesca a distinguere le orme di almeno quattro persone davanti a me. Io sarò pure silenzioso ma non lo è la vedetta che hanno lasciato nascosto dall’ingresso in prossimità del lato destro, poco oltre la trave d’ingresso. Più mi avvicino più sento il suo respiro divenire pesante: non vede l’ora di saltarmi addosso, ma non gli do questa soddisfazione. Non faccio altro che entrare verso il centro così da esser fuori dalla sua portata, estraggo Kubikiri e rapidamente metto fine alla sua vita prima che possa fare danno, avvertendo gli altri o peggio. Il semplice fatto che abbia deciso di fermarsi a combattere lo pone su un livello diverso rispetto allo zione, stava premeditando di farmi del male. La sua colpevolezza è stata determinata dalle sue scelte.
Procedo verso l’interno, Alfred mi segue e cerca come da istruzioni passaggi secondari. Qualche torcia illumina la strada, ma tutto sembra così dannatamente basico. Nelle cave che si aprono ai lati lungo la strada non ci sono tracce di libri particolari, non sento nessun odore di biscotti, non vedo nessuna bambina. Sento però odore di alcol, ferro, sentori che ti aspetti da una cava di banditi piuttosto che da un laboratorio, ma che se ne fanno dei banditi di un paio di bambini? La risposta arriva da sé poco più avanti. In una camera adibita a cella vedo due corpicini stesi al suolo, gonfi, innanzi a quell’antro che si apre sulla sinistra rispetto al sentiero principale della miniera. Una scrivania in quell’antro maledetto serba dei fogli scribacchiati che dovrebbero dar l’idea di essere un qualche esperimento, ma son talmente basici e senza senso che persino io riesco a comprenderli. Nonostante il formato di quei fogli sia lo stesso del Chimico, la prima bambina “soggetto 1” pare che sia stata uccisa dopo aver verificato quanto tempo ci metta una bambina di 10 anni ad annegare, mentre “soggetto 2” è stato strangolato, gli hanno aperto il cranio con un martello e poi lo hanno buttato in una vasca d’acqua per vedere se la stessa avesse proprietà resurrettive. Non sono esperimenti, sono atrocità prive di alcun senso, che mostrano un disinteresse totale per altri esseri umani che in una certa misura persino il Chimico aveva dimostrato di rispettare. Alfred è scuro in volto, capisce senza che io pronunci una sola parola che quella è diventata una missione di sterminio.
Trovare gli assassini non è difficile, ciò che è complicato è farli parlare. Nonostante riesca a metterli al muro, farmi dire quanti siano e dove si trovino gli altri sembrano rifiutarsi di volermi dire il motivo per cui hanno fatto tutto questo. Sono ostinati, sono terrorizzati, mi pregano di lasciarli andare ed in tutta risposta metto i quattro rimanenti al muro seduti. Parto da sinistra e taglio la testa al primo, la faccio rotolare in mezzo ai loro piedi, gliela lancio in faccia trattando quei corpi come giocattoli. Non sono esseri umani, sono spazzatura. Ancora resistono, e così al secondo taglio la mano destra, lentamente, costringendolo a guardare. Ora decidono che non hanno nient’altro da perdere e così parlano: sono stati pagati da un vecchio con una bambina mesi fa per rapire dei bambini e far di loro quello che volevano. Chimico bastardo: hai pagato qualcuno per distrarmi mentre ti riprendevi. Mi chiedono ancora di risparmiarli, pregano.

Eravate costretti ad uccidere quei bambini per fingere degli esperimenti?

Son le uniche parole che pronuncio. Nessuno di loro osa rispondere, sanno benissimo cosa succederà di lì a poco, sanno benissimo che le loro azioni e deliri di onnipotenza non hanno scusanti. C’è silenzio quando finisco di decapitarli, lasciando i loro cadaveri per gli animali selvatici. Guardo ancora i corpi senza vita di quei bambini e una parte di me vorrebbe esser morta con loro: toccherà a me riportare quei corpi dai loro genitori, e dir loro che ancora una volta sono arrivato troppo tardi. Perché per l’uomo è così facile danneggiare sé stesso e la propria razza, perché cazzo nessuno si alza mai per dire che adesso è troppo? Perché siamo assuefatti alla violenza ed al potere fittizio che crediamo essa ci fornisca?

Isola di Momo, Mizu no Kuni, Giugno 251 DN.

E’ passato più di un anno da quando ho deciso di dedicarmi a Mizu no Kuni e attendere prima di rientrare a Kiri, e più passa il tempo più le persone perdono di significato. Mi disgustano. Non riesco a capire per quale ragione ci debba essere così tanta gratuita violenza. Mi disgusta che ci sia sempre qualcuno che vuole usare un briciolo di potere che detiene sul prossimo per ucciderlo o sottometterlo, mi disgusta che affinché una persona prosperi un villaggio debba soffrire. Mi disgusta l’indifferenza che leggo negli occhi dei passanti quando mi vedono portare viveri ad un villaggio rimasto isolato per via dell’alta marea, o la pena nei loro occhi quando l’ennesima traccia del Chimico nel paese risulta ben più fredda di quanto non fossi portato a credere. Guardo le onde abbattersi sulle scogliere, la nebbia salire ed avvolgermi le gambe che lascio penzolare nel vuoto, e mi rendo conto che sono ormai mesi che non riesco più a crearla ma unicamente a sfruttarla. Sono come dei dettagli sfocati, ma in tutte le mie ultime battaglie ho usato della nebbia naturale per nascondermi, non ho evocato la mia. Qualcosa è cambiato, ma non mi preoccupa eccessivamente, perché semplicemente ho riscoperto come la pioggia mi tranquillizzi. Sembra assurdo, ma non ricordo davvero l’ultima volta in cui mi son trovato in un luogo in cui non stesse piovendo, è come se mi seguisse, come se nonostante provenisse dal cielo, fosse parte di me. Non capisco cosa sta succedendo, ma se qualcosa è cambiato, ho intenzione di adattarmi piuttosto che di ancorarmi al passato. Alfred mi chiama, la cena è pronta. Mentre mi muovo per sedermi di fianco al fuoco coperto che abbiamo preparato mi vien quasi da ridere a pensare che l’unico essere umano con cui interagisco ormai da mesi sia una persona che l’anno scorso stavo per uccidere. Una delle mie poche scelte passate di cui non mi sono ancora pentito.
Mangio, ascolto i suoi racconti di fianco al fuoco e facciamo mente locale su quello che abbiamo scoperto sul Chimico, sul suo modus operandi e sulle trappole che egli stesso ha piazzato in giro per Mizu no Kuni nell’anno passato così come le dicerie sulla bambina. C’è ancora molto da fare.

Yagishiri, Mizu no Kuni, Settembre 252 DN.

Sono passati quasi tre anni dall’ultima volta che mi son trovato su quest’isola, e non è interamente dovuto al Chimico, stavolta. Sono andato a parlare poco fa con il medico della cittadina con cui ero rimasto in buoni rapporti, e che purtroppo mi ha confermato come non ci sia apparente cura all’epidemia che sta imperversando per Mizu No Kuni. La gente muore, e tutto ciò che posso fare è comprare beni di prima necessità, coperte, cibo così da rendere la vita dei malati meno miserabile prima del trapasso. Mi sento impotente e vorrei semplicemente andarmene da questo posto e tornare a fissare il mare, sparire. O forse piuttosto che di impotenza è l’insofferenza ciò che mi fa pensare di stare meglio da solo ma non importa, ciò che conta è che il mio dovere mi ha portato più vicino alla gente che ho sempre pensato di proteggere e nel mio piccolo mi ha consentito di apprenderne la miseria e condividerla con la mia. Quegli stessi abitanti che un tempo mi adocchiavano come fossi un estraneo talvolta mi riconoscono, mi vengono a parlare. Mi parlando delle loro vite come fossi uno dei loro interlocutori come alla locanda del Cancello anni fa. Vorrei avere qualcosa di più da offrire che mezzi e comprensione, ma a loro sembra che il mio tempo sia più che sufficiente. Ogni tanto cerco di ricordare Kiri, ormai una memoria lontana di un tempo in cui pensavo da lì si potesse fare la differenza. Kiri, quella stessa parola viene pronunciata da lì a poco da Horomo, un vecchio pescatore della cittadina. Sembra che neanche Kiri in mia assenza sia andata così bene, per quanto sia ben lungi dal definirmi qualcosa che da solo può cambiare il destino di un villaggio. Sento tutto quello che dice: dicerie di rovina, problemi e guerre, ma non riesce ad approfondire nessuna di esse.

Cosa hai sentito del Mizukage e dello Squalo??? Cosa sai di Urako??

Strano che qualcuno faccia trapelare voci del genere al di fuori di Kiri. Chiedo del Mizukage, dello Squalo e di Urako. Non so neanche perché abbia dovuto chiedere di lei, ma la bocca si è mossa da sola prima che potessi capacitarmi di ciò che avevo detto. Probabilmente è l’unica persona che abbia avuto il coraggio di dargli dell’idiota quando era appropriato farlo. O forse sono così patetico che uso le dicerie per inforarmi sulle poche persone che conosco dentro Kiri. Non mi giungono risposte certe, ed anzi, secondo me anche loro si stanno chiedendo perché abbia deciso di chiedere nello specifico quelle informazioni tuttavia non posso fare a meno di pensare che ora sia Kiri a poter aver bisogno di me. E’ buffo come dopo tanto tempo mi faccia quasi ribrezzo l’idea di tornare in un luogo che ha voltato le spalle alla sua intera terra, eppure sono ben lontano dall’idea di diventare un Nukenin, c’è molto che devo riferire, e devo quantomeno informarmi sullo stato di salute delle persone istituzionalmente o personalmente rilevanti nel villaggio. Non dico una sola parola, mi limito ad un cenno del capo verso Alfred: dovrò far ritorno a Kiri e lui verrà con me.
Non so davvero cosa mi aspetterà una volta rientrato, di certo non mi attendo parate e abbracci o lacrime di commozione. Non so neanche se dopo tanto tempo verrò incluso nella vita militare del villaggio come prima della mia assenza, o se riterranno di dovermi processare per essermi allontanato tanto a lungo da Kiri. L’unica cosa che mi aspetto alla fine, è di capire cosa stia succedendo, e di proteggere il mio villaggio così come ho cercato di proteggere la mia terra.
 
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view post Posted on 18/1/2022, 15:57     +1   -1
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La sessione supera i 20k, tutto ok da quel punto di vista; hai soddisfatto in pieno la richiesta che ti abbiamo rivolto quando hai recuperato Kazuku, per cui non posso che dire ufficialmente "bentornato" :rox:

Dal lato tecnico: l'uso della prima persona funziona BENISSIMO. No, che non la sanno usare tutti: il rischio che esca un lavoro bimbominkioso è alto, ma qui il prodotto è stato assolutamente figo, sensato e dotato di criterio. La psicologia è resa in modo profondo, comunica molto bene la maturazione del pg e le sue motivazioni interiori. Non si sente sinceramente la mancanza di troppe descrizioni esteriori, è più che sufficiente la lettura che ne dà Kazuku nel corso del role. Insomma: porcavacca, non me l'aspettavo.

Vai ad aggiornare la scheda che bisogna lavorare.
 
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