Inizio della Ricerca pt.2, Sessione Autogestita #2 - Apprendimento Tecnica Personale

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view post Posted on 31/12/2021, 07:49     +1   -1
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RealisticDreamer

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CITAZIONE
3 Shakuton

Ninjutsu: Sole del Deserto (Limite 1)[CHK:-4]
Tratti: Supporto

Descrizione:
Josui possiede una capacità che lo rende unico a confronto di qualsi altro Shakuton: il sole interiore.
Josui è in grado di emanare il calore del sole all'esterno del proprio corpo creando una zona torrida dove lui ne diventa il fulcro. La zona viene denominata Vento Rovente e può sommarsi ad eventuali zone col medesimo nome.

Effetti:
• Crea una Zona sull'utilizzatore di nome "Vento Rovete".
Zona(Sovrapposizione) - Vento Rovente
• Ogni turno tutti gli individui all'interno della zona aumentano di 1 Punto il proprio valore di Disidratazione, tranne l'utilizzatore.
• Il costo in CHK delle Tecniche con tratto Shakuton diminuisce di 1.
• Il Moltiplicatore Danno delle Tecniche Shakuton aumenta di 1.
•Le tecniche difensive diminuiscono di 1 il Moltiplicatore Danno degli attacchi rivolti all'utilizzatore.
•Mantenimento: CHK:-3


I nomadi del deserto, eremiti erranti custodi di antiche saggezze, usavano dire che il dio Sole avesse creato le terre con i laghi e i fiumi affinché i suoi figli potessero viverci e il deserto affinché potessero ritrovare la propria anima.
Proprio in quel deserto, dove le dune si ergevano maestose come onde immobili sotto un mare di stelle, tra le mura del Villaggio della Sabbia, un ragazzo dalla capigliatura curiosa sembrava cercare qualcosa; forse proprio la sua anima.
Tra un dedalo di vie serpentine, al quarto piano di un palazzo incastonato nella periferia di Suna, la luce fioca di una stanza ancora illuminata risaltava in una notte silenziosa. Una brezza, che portava con sé i profumi del deserto, si insinuò dalla finestra aperta scompigliando i capelli del giovane come la carezza di una mano invisibile che lo invitava al riposo.
Seduto al tavolo della cucina tra torri traballanti di libri, lo sguardo di Josui si perdeva tra le righe di quei manoscritti che parlavano del Clan Shakuton e della sua storia. Giorni a meditare su un’unica frase tanto ambigua quanto curiosa, non sapendo con precisione dove cercare quella fantomatica verità.
Invano aveva scandagliato ogni paragrafo senza trovare nulla, senza trovare ciò che cercava davvero: la verità del principio.
Eppure la sua curiosità ardeva sempre più come il fuoco di una fiamma inestinguibile.
Qualcosa l’aveva intrigato. Più passava il tempo tra quelle pagine e più quella sensazione cresceva.
Frammenti della storia del Paese erano stati smarriti. O addirittura nascosti.
Gli occhi del giovane brillavano risoluti a quella nuova sfida. La mente vagava alla ricerca di collegamenti e…
L’aprirsi di una porta lo ridestò dai suoi pensieri.
Nel voltarsi, una figura bassa e sbadigliante aveva fatto i il suo ingresso nella stanza emettendo un suono grottesco dalla bocca spalancata. Quasi non capendo dove fosse, si stropicciava gli occhi con fare assonnato come una creatura notturna a cui dava fastidio il bagliore del sole.

«Fra-Fratellone…»

«Torna a letto Mai. È tardi». La voce calma e gentile per non turbare il dormiveglia della sorella.

«Co-cosa fai ancora in piedi?»

«Niente di particolare, ancora un attimo e ho finito. Torna a dormire, domani mattina ti devi svegliare presto. »

Sorridendole la osservò ritornare da dove era apparsa senza proferir parola chiudendosi lentamente la porta alle spalle.
La stanchezza incominciava a far sentire la sua presa sulla resilienza del giovane. Scostò la sedia e si alzò in piedi. Quando fece per chiudere la finestra, un vento caldo irruppe nella stanza. Il suo sguardo si soffermò su un libro rimasto ancora aperto sul tavolo le cui pagine incominciarono a voltare una dopo l’altra come a richiamarlo al dovere.
Tra quei libri vi erano parti che non combaciavano. Frasi ambigue che facevano riferimenti a vicende mai citate nei fatti storici e su cui non riusciva a trovare conferma in nessun testo. C’era sotto qualcosa, ne era certo. La conferma che un pezzo mancante della storia di Suna era stata nascosta per mano di qualcuno. Non riusciva a capirne il motivo.
L’essere presentatosi col nome di Sol Invictus aveva ragione e, cosa certa, conosceva quella verità.
E allora perché non dirmela? Una domanda che si poneva spesso.
Sarebbe stato così semplice. Non avrebbe dovuto vagare tra montagne di libri, perdendo tempo come un indagatore dell’occulto alla ricerca di misteri celati nel tempo.
E allora perché? Un’intuizione, un presentimento, gli dava la certezza di un motivo che ancora non capiva. Forse non era ancora pronto. Forse non avrebbe compreso quella verità senza averla assaggiata poco alla volta. Un puzzle le cui tessere venivano incastrate con sequenza logica partendo dalla parte più esterna per avvicinarsi sempre più a quella centrale.

Passarono giorni e poi settimane in cui Josui si inoltrava quotidianamente tra i corridoi della biblioteca di Sunagakure senza un tangibile progresso. La situazione cominciava a irritarlo. Pareti di un labirintico sapere sembravano frapporsi fra lui e la sua cerca.
Fino a quel momento.
Quella Missione Livello D. La prima Missione del suo percorso di shinobi post-Accademia fu un precursore agli eventi che sarebbero susseguiti da lì in futuro.
Tutto doveva far presagire a qualcosa di tranquillo, forse anche noioso. Il battesimo del fuoco in un mondo di responsabilità e doveri. Accompagnato da due Jonin, Fujie e Nan, si sentiva stranito di far parte di quel singolare gruppo domandandosi il motivo per cui due ninja di quel livello avrebbero dovuto accompagnarlo per una Livello D. Quanto si vergognò di quel pensiero. Se non fosse stato per loro probabilmente sarebbe morto divorato da mostri che fino a quel momento pensava essere solo frutto di leggende e dicerie.
Quella Missione aveva stravolto il suo microcosmo. L’aveva fiondato in una realtà dove forze ben più grandi di lui si stavano muovendo languide, serpeggianti nelle ombre col desiderio di innalzare il sipario di un teatro macabro. Un'opera già conosciuta che avrebbe gettato il mondo in una nuova guerra.
Si dice che nulla sia al caso e forse, proprio per quel motivo, l'entità dal nome di Sol Invictus l’aveva aiutato a chiudere il varco tra i due mondi. L’essere di luce in qualche modo aveva aiutato il giovane a sprigionare il potere che aveva dentro. Le immagini erano scolpite nella mente e vivide nel sonno.
Quando aveva preso tra le mani la chiave di tutto, la sfera, per chiudere il portale, aveva incominciato ad infondere la sua energia nel medesimo modo in cui aveva visto fare dai suoi aguzzini nell’attuare il processo di apertura. Inesorabilmente, il globo aveva incominciato a indebolirlo sempre più come se lo stesse lentamente privando della vita stessa. Il varco dimensionale sembrava incresparsi come a reagire allo sforzo del giovane; uno sforzo che però non sembrava bastare.
Josui sapeva che quello che stava facendo era l’unico modo per non fare entrare nel suo mondo quei mostri, l’ultimo baluardo della soglia dove luce e ombra si incontrano. Se solo avesse ceduto di un passo, tutto ciò che aveva imparato ad amare si sarebbe tramutato in cenere. Il suo sogno di sapere che Mai avrebbe potuto crescere felice in un mondo migliore sarebbe svanito. Non poteva permetterlo, non poteva cedere. Se questo voleva dire sacrificare sé stesso era pronto a farlo. Se questo voleva dire tenere vivo il suo sogno l’avrebbe fatto. E forse era stato proprio quell’ardore, quella volontà nel combattere per qualcosa che andava ben oltre l’ego del singolo a far divampare il suo potere come una fiamma che illumina la notte più buia.

Tutte le notti riviveva i momenti della grotta. Ogni sogno era uguale a quello precedente, un loop infinito che si insinuava sempre più nella mente e lo seguiva una volta sveglio. Josui si trovava improvvisamente immerso nel buio, un’unica luce rossastra che teneva tra le mani gli permetteva di vedere a pochi passi di distanza un pavimento di roccia rozzamente levigato e infinito. Si sentiva spinto a muoversi in avanti, più per non rimanere fermo che per un pensiero logico.
Camminava quasi per inerzia come un automa che percorre un paradosso. Lasciava dietro di sé le fessure che dividevano l’uno dall’altro i macigni di roccia che formavano il pavimento, eppure tutto quello cozzava dannatamente con una sensazione di immobilità stantia.
In lontananza, rimbombando tra pareti invisibili, un crescendo di inquietanti sibili sembrava avvicinarlo sempre più come serpenti striscianti nell’ombra. Voci sempre più nitide prendevano il loro posto al dissolversi lento di quell’aura ovattata.
Voci di due individui il cui tono aveva imparato a riconoscere.

? «Non è ora di rimuovere il sigillo.»
! «Si faccio io, tu per oggi hai combinato abbastanza danni.»

I suoni presero la forma dei mukenin che lo avevano catturato. Davanti a loro, un portale sempre più grande di luce violacea prendeva consistenza.
L’inquietudine di Josui cresceva di pari passo allo scorrere del tempo.

! «Finalmente ci siamo riusciti! Il collegamento è stabile!»

Allo scoccare dell’ultima parola, un’ondata gelida dileguò le figure dei due come il vento che soffia il fuoco flebile della candela.
Silenzio.
Un senso di oppressione si insinuò nella stanza. La luce del portale assumeva tonalità sempre più scure fino a diventare come la pece. Buio. Incastonate al suo interno due bagliori di un rosso sangue fecero la loro comparsa. Enormi occhi cremisi scrutavano il giovane.
Lentamente, artigli acuminati come lance diedero forma al corpo di un enorme drago nero. Le ali dispiegate sembravano poter abbracciare il mondo.
Watashi. Eccolo.
La sua presenza fece tremare l’intera caverna. Un ruggito rabbioso squarciò le tenebre, un grido di vittoria verso chi l’aveva confinato nella sua prigionia. Il demone scrutava il giovane con espressione tronfia mostrando i denti aguzzi come un sorriso macabro e spietato.
Josui non poteva fare altro che vacillare di fronte a tanta malvagità. Consapevole di non poterlo lasciar andare via, trovò il coraggio di alzare la sfera che teneva tra le mani. Il globo iniziò a infondersi del suo chakra come in simbiosi con un processo automatico. Dalle increspature che incominciarono a formarsi nel varco, un flebile vento sembrava come voler riportare a sé ciò che aveva partorito ma senza alcun risultato.
Il chakra di Josui non era abbastanza.
Una maschera mostruoso irrideva i suoi tentativi.
E poi di nuovo. Quella voce.

«Figlio della luce non aver timore. Finché la fiamma non vacillerà, ci sarà sempre luce nella caverna più buia. Questa è la prova che il destino ha riservato per te, questo è il viaggio dell’eroe. Non temere le tenebre. La tua storia ha bene altre pagine da scrivere. Lascia che ti aiuti a far ardere il sole che è in te. Divampa!»

Un senso di calore intenso e accogliente incominciò a espandersi in Josui avvolgendolo come un velo splendente. Dal suo petto una luce sempre più abbagliante si propagava inarrestabile per tutta la stanza illuminando intorno a sé come il sole crescente del primo mattino.
La figura dell’enorme drago si dileguò in una nuvola di fumo evanescente.
La caverna lasciò spazio a un luogo immerso nella luce, un luogo in cui il giovane comprese di essere già stato.
La figura indistinta del Sol Invictus si materializzò. Una sensazione benevola lo avvolse.

«Chi sei? Cos’era quella luce?»

L’entità gli appoggiò una mano sulla spalla con fare paterno.
Il suo volto non aveva occhi per vedere, bocca per parlare, orecchie per sentire; non aveva nulla che conducesse ai comuni cinque sensi umani eppure aveva una percezione del tutto infinitamente superiore. Lo stava osservando e, in qualche modo, sorridendo.

«Già lo sai.»

Josui si sentiva un granello di sabbia di fronte a quella presenza indescrivibile. Era energia pensante, pura, eterna. Dio.
Non aveva mai pensato a qualcosa aldilà di ciò che potesse vedere eppure ora ne era convinto.
Prima il Sol Invictus, poi Watashi. Non sapeva se ce ne fossero altri ma comprendeva di essere sulla soglia dove luce e ombra si incontrano in una battaglia che si perpetuava dall’alba dei tempi.
Non sarebbe stato in balia degli eventi, non avrebbe potuto ignorare quello che stava accadendo. Era stato scelto come pezzo di una scacchiera allestita, le cui prime pedine erano state mosse.
Ignorava il suo ruolo in quella faida chiedendosi cosa poteva fare un Genin in un contesto così grande. Ma era stato scelto, alfiere o pedone non aveva importanza.
Il Sol Invictus gli appoggiò l’indice sul petto.

«Quella luce di cui parli è il tuo sole interiore. Solo i Figli del Sole ne hanno uno ma l’animo dell’uomo è corrotto e non tutti vivranno la nuova alba. Tu sei il primo, figlio, il primo da quando il caos ha mutato le energie del vostro mondo, il primo da quando il Sole degli Shakuton non è più comparso. Tu sarai una delle luci di questo nuovo mondo. Il destino che ti attende è grande ma per ascendere al cielo bisogna prima alzarsi da terra. Ora che hai risvegliato il Sole Interiore ti sarà naturale controllarlo. Non c’è bisogno che impari a gestirlo, lo sai già fare. è sempre stato parte di te ma non ne eri ancora consapevole.»

Rimase attonito alla parola del dio come se il muro che gli oscurava l’orizzonte fosse crollato. Si sentiva illuminato da quella nuova verità. Aveva la conferma di essere parte di qualcosa di grande, di essere stato scelto. Il malessere di risposte incompiuto si attenuò e in un attimo il desiderio di incalzarlo con altre domande si fece pressante. La tentazione era indescrivibile ma si trattenne. Tutto sarebbe avvenuto a suo tempo, per il momento doveva metabolizzare quello che aveva appena ascoltato.
Il Sol Invictus sembrò percepire i suoi pensieri e, con fare compiaciuto, si allontanò invitando il giovane a dare prova della sua nuova consapevolezza.
A Josui bastò pensare di estendere il calore fuori dal proprio corpo. Un vento caldo irradiò la zona intorno a lui creando una cupola di calore che avanzava sempre più. L’immediatezza dell’evento lo lasciò senza parole. Decise, allora, di interrompere la tecnica per ripeterla ancora una volta ma questa volta combinandola con un’altra.
Emanò nuovamente il calore intorno a lui, senza nessun problema proprio come la prima volta, a quel punto compose una serie di sigilli. Un globo di calore si generò sulla mano destra. Aveva usato la Bolla di Calore in più di un’occasione ma questa volta era diversa. Il suo canonico colore arancione aveva assunto delle sfumature cremisi. Josui percepiva un calore sconosciuto sulla sua mano, un calore così intenso che poteva percepirlo anche lui nonostante fosse uno Shakuton.

«Il viaggio non è ancora finito, figlio mio. Il Cielo ti attende.»



Edited by Nizzet - 4/1/2022, 12:35
 
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view post Posted on 4/1/2022, 21:49     +1   -1
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Direi che adesso vada bene. Ricevi 100 exp e apprendi la tecnica, che puoi inserire in scheda al prossimo aggiornamento.
 
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