Hebi no Sennin, Hideyoshi Jiyuu - Sessione Autogestita #2

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 14/12/2021, 16:37     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,048
Location:
Frittata

Status:


Caverna di Ryuchi, profondità di Yu no Kuni, luglio 252 DN


Nessuno le è mai sopravvissuto.




Gocce di pioggia gli danzano attorno. Sopra di lui non c'è alcun cielo, sotto di lui alcuna terra.
Si muove allo stesso ritmo, mani e piedi ciascuno dotato di proprio cuore e istinto. Inseguono tracce nell'oscurità, allineando il corpo alla forma richiesta. Un unico palcoscenico, un nutrito pubblico, ma gli occhi che lo interessavano erano soltanto due.


Lo consumerà. È nella sua natura.


Si era offerto, allora, interamente? Era quello il fondo dell'abisso? Ogni volta che i piedi toccavano di nuovo terra, ogni volta che le gambe prendevano confidenza col peso del nuovo compromesso, questo gli cedeva sotto i piedi, rivelando nuove profondità alle quali ridursi, abbassarsi. Le parole erano quelle del Giudice, la voce quella del Signore di Ryuchi.
Pelle e muscoli erano sbocciati di nuovo, come non lo erano dal giorno in cui aveva perso il proprio nome. Non più ossa e cartilagine a lederli, ma acciaio, antico e vorace. La sua una fame che non aveva pari nel mondo dei vivi, e che dei vivi doveva cibarsi.
Era stata Hakuja ad affidargliela, non diversamente da come gli aveva affidato il serpente che la conteneva. La carne della creatura si era fusa alla sua, e così la Spada, che era estensione del Saggio come lo era di Ryuchi.
Perché, come l'ennesimo e più terribile dei parassiti, essa non può esistere senza un ospite. Come la più micidiale e preziosa delle lame, non può perdurare senza un fodero.


Il suo olio sarà il tuo sangue. La sua cote le tue ossa. Il suo acciaio, la tua carne.


Così sarebbe stato.
Adattare il corpo ad un simile ospite sarebbe stato impossibile per qualunque essere umano. Allo stesso modo saziarne l'appetito. Per tale ragione persino Otomika aveva rifiutato di brandire l'artefatto, scegliendo piuttosto di avvalersi delle proprie capacità per dominare i Serpenti. Lo Spettro possedeva orgoglio e abilità sufficienti a non dover compromettere il proprio spirito, esattamente come era stato per il Segno, da lui solo domato e controllato. Non così con Kusanagi, un predatore dalla famelicità impossibile da dominare, con ogni probabilità irrimediabilmente attratto dalla carne dello Spettro d'Argento.
Non si trattava di una bestia senza coscienza o memoria, di una forza della natura come lo era il Segno, che aveva acquisito uno spirito attraverso la tara ereditaria di Otomika... no, Kusanagi era un'entità a sé da molto più tempo, forse da sempre. Muovendosi, essa si muoveva con lui, scorrendo da una parte all'altra del suo corpo come ferro fuso, disegnando un nuovo scheletro su quello preesistente, imponendo nuove forme prima di emergere.
Quando lo faceva, la lama squarciava la carne dell'ospite e della preda con certezza assoluta, senza operare distinzione e senza lasciar trascorrere tempo. Il suo profilo era quello di un capello, di impossibile finezza, ma la sua affilatezza e solidità erano implacabili. Rapito nel tumultare della battaglia, Hideyoshi era la sua mera guida, di nuovo preda di una forza insuperabile, che aveva atteso quel momento per migliaia di anni.


Notevole.



CHI VI HA DETTO DI FERMARVI?! UCCIDETELO, VERMI!


La paura di un Serpente è costante e terribile. Un essere senza mani e senza gambe reagisce con violenza a qualsiasi sollecitazione, portato dalla natura stessa a vivere di nascondiglio in nascondiglio. Così, spinti dal Signore, essi si lanciavano su di lui come una torma terrorizzata e furente, ciascuno, come lui, nella speranza di uccidere e sopravvivere. A decine di migliaia, di ogni dimensione e forma, emergendo dall'abisso o dalla sommità della caverna, fin dentro l'arena. Presto il suono del sangue e delle carcasse in uscita rivaleggiò con quello d'entrata, finché, al culmine della sinfonia, Kusanagi non lo spinse in aria.
Il Cantore volteggiò tre volte su sé stesso, attorno le zanne spiegate e spire distese di ciascun predatore... finché la lama non emerse dai suoi palmi un'ultima volta. Il metallo si allungò fino ad incidere il profilo della caverna, roteando assieme al suo ospite e lanciando scintille attraverso l'abisso.
Quando i piedi dello shinobi ritoccarono terra, ancora per qualche istante, lo scrosciare della pioggia... poi, di nuovo il silenzio. La sua presenza resa ancor più pesante dal ridacchiare del Saggio.


Mh mh mh...



SkJqYQs



Sei davvero una creatura singolare, Yoshi-san...
Non ti nascondo che, arrivati a questo punto, buona parte di me vorrebbe vederti soccombere e sparire... ma ogni volta riesci ad andare avanti, a trovare un modo... anzi, più le condizioni peggiorano, più sembri uscirne meglio.

Devi essere imparentato con un animale del posto. Non c'è altra spiegazione.



Le radici dell'albero si intrecciavano nel vuoto della galleria, spiraleggiando in una forma distorta ed innaturale per creare un fusto forte di mille fasci individuali. Così, sollevandosi, la pianta non aveva né base né sommità, non un tronco vero e proprio, non rami, foglie o frutti. Il legno era più duro e più grigio della pietra in cui affondava, avendo imparato a nutrirsi di qualsiasi cosa riuscisse a trovare nel ventre sterile della caverna. Una creatura non diversa dalle mille altre che popolavano l'abisso: famelica, parassitica, avvezza all'oscurità più completa. Secondo soltanto a Ryuchi stessa in termini di dimensione, l'albero serpeggiava ben oltre l'entità che circondava Hideyoshi; egli lo avvertì inerpicarsi fin dove potesse, irretendo terra e carne indiscriminatamente, ciascuna preda delle sue propaggini. Un tocco era più che sufficiente: il mero contatto prosciugava la preda della sua forza vitale, lo scopo assistito dalla miriade di funghi luminescenti che ne popolavano gli anfratti. Questi, lungi dal servire a manifestazione del suo potere, o a necessaria fonte di luce, erano simbionti atti allo scopo di attrarre creature dell'oscurità.
Ai sensi di Hideyoshi lo spettacolo parve straordinario quanto quello della morte che inferiva. Riflesse in migliaia di cristalli naturali, nell'immensità della caverna le luci erano un gioco capace di ferire gli occhi del Cantore, ormai da anni usi alla perenne notte di Ryuchi... eppure egli ne sostenne l'intensità, forse animato da nostalgia per il cielo stellato, forse per il bisogno di mantenersi, disperatamente, sveglio.


(Sopravvivi. Sopravvivi. Non hai altra scelta.)

"S-ss-"

Le radici perforavano carne e muscoli, incidendo le ossa e serpeggiando per la loro lunghezza. Nella vicinanza del contatto, Hideyoshi poteva avvertirle crescere e propagarsi attimo dietro attimo, prosciugando le sue forze e guadagnando spazio all'interno del corpo ad ogni occasione utile. Era sufficiente il minimo smarrimento, un attimo di debolezza, perché avanzassero consumando ogni briciolo di chakra.
Si trattava di un test, naturalmente, dell'ennesima prova. Esperimento. Gioco. Oramai non c'era alcuna distinzione residua tra i tre, per il ragazzo, se mai ve ne era stata: la mente di Hakuja rimaneva insondabile, così come le sue motivazioni nel renderlo eremita e nell'esporlo a quei rischi mortali. Che fosse per necessità capitale o semplice noia, l'essere lo aveva in quegli anni sottoposto alle prove più terrificanti, costringendo mente e corpo ad un adattamento che non aveva nulla di conscio o costruttivo; non c'erano stati apprendimento o insegnamento, nessun allievo e nessun maestro: Hideyoshi era stato riplasmato, costretto ad evolvere, e nei crescenti momenti di lucidità che l'abitudine gli aveva consentito, egli ne aveva preso atto dapprima con orrore... quindi con usuale, profonda rassegnazione.
Era la sua qualità principe. Era l'essenza del suo Nindo. Non capacità combattive supreme, o una perfetta affinità con il Segno, ma un nichilismo che trovava forma e sostanza soltanto riflesso nell'indefessa volontà di vivere, di sopravvivere. Era stata questa alchimia a renderlo indistruttibile nello spirito e miserabile nel corpo... ed il Saggio dell'eremo doveva essersene reso conto.


Ricorda cosa ti ho detto. Niente qui vive senza uccidere. Il ventre della Caverna non condivide il proprio chakra naturale... deve esserle strappato. Direttamente, se ne sei in grado... oppure consumando chi ne ha già preteso una parte.



La voce del Saggio era distante, ma Hideyoshi l'aveva udita abbastanza a lungo da poterne riconoscere il tono anche in quella situazione. Così, come sempre, obbedì.
Il chakra naturale era un fiume senza sorgente e senza foce. Non aveva padroni, né tuttavia esisteva senza un letto in cui scorrere. Così, negli anni trascorsi nella Caverna, Hideyoshi lo aveva avvertito riempire il suo corpo martoriato, per poi di nuovo abbandonarlo e ancora ritornarvi. Mai dimentico di ciò che Kinji gli aveva riferito, anche nei mesi di maggior smarrimento il Cantore vi si era aggrappato come un naufrago, a tratti trascinato via assieme ad esso, spirito e coscienza rifluenti in quelle di Ryuchi e di chi li pretendesse per sé.
Percepire ed assorbire il chakra della Caverna era divenuta dunque una necessità, una seconda natura per il Cantore. Nella situazione di estrema instabilità e debolezza in cui era sprofondato, lo scorrere di quell'energia selvaggia era stato accolto senza alcuna resistenza. Le cellule del Kokage, assuefatte al chakra del Segno dopo anni di perenne esposizione, bevvero di quello naturale senza che egli ne avesse più alcun controllo... ma come ogni forza della natura, ben lontano dalla tendenza a preservarsi del Parassita, esso finì per trasformare il suo nuovo ricettacolo. Non fosse stato per quell'indefesso, irremovibile istinto di sopravvivenza, Hideyoshi si sarebbe unito alla pietra della Caverna... o peggio ancora, alle schiere dissennate che ne popolavano il ventre.
Tutt'altra questione sarebbe stata irretirlo, controllarlo, utilizzarlo e sopravviverne l'influenza. A tale scopo, nei mesi seguenti il suo ritorno al raziocinio, Hideyoshi aveva dedicato tutto sé stesso. Ogni prova, ogni sofferenza a lui inflitta, interpretata e convertita dallo shinobi a quell'unica destinazione. Una che, dopo mesi di mutilazioni ed anni di tortura, avrebbe scoperto essergli estremamente vicina.


Uccidetelo, mio signore... uccidetelo.


Il sistema circolatorio del Kokage era più che un letto inaridito; era un baratro, un luogo disperatamente assetato dell'energia che soltanto quel luogo poteva conferirgli. Ciascun suo nodo e passaggio era uso alle mutazioni che il Segno, in più di una decade, aveva imposto, e allo stesso modo poteva resistere a lunghi periodi di secca, di vuoto.
Così, ormai ben consapevole del proprio stato, Hideyoshi attese che la pianta avesse fatto saldamente presa sul suo corpo inerte, che lo prosciugasse esattamente come era abituata a fare con ogni creatura del luogo.
Poi, ad un passo dall'oblio, ogni fibra di quel misero simulacro si risvegliò violentemente. Ciascuna cellula, dilaniata dalla fame e trovando vicine le radici intrise di chakra, le assalì, fondendovisi e prosciugandole della stessa energia che avevano appena rubato.
Un'intensa aura verde prese a montare attorno al corpo mummificato del Cantore, che iniziò ad acquisire fattezze ancor più mostruose. Le radici, al contrario, iniziarono a morire laddove non erano assimilate dalla carne dello shinobi. Fu allora che l'albero si rese conto della formica, spingendo con la forza e la furia di una creatura millenaria per spazzarla via. Più tuttavia l'essere metteva mano alla propria riserva di chakra, più Hideyoshi ne assorbiva. Impossibilitata dunque a ritrarsi dal corpo dell'eremita, essa impiegò ogni goccia d'energia disponibile a prosciugarlo.
Costretto in quella che era a tutti gli effetti una partita di tiro alla fune, il suo corpo come arena e il suo chakra come corda, il Kokage, finalmente, attivò il Secondo Stadio.
Presto, attorno a lui, nient'altro che la risata di Hakuja. Della vita, delle luci, non era rimasto che il riflesso morente.




Mh mh mh...

 
Top
view post Posted on 14/12/2021, 17:55     +1   -1
Avatar


Group:
Narratori
Posts:
5,484

Status:


CITAZIONE (-Egeria- @ 14/12/2021, 17:08) 
Sessione conforme, compenso fisso: 100 Ryo.

Che dire. Bella, bella e triste. Nessuno potrebbe invidiarlo, pochi osano giocare una persona sofferente... senza dare un minimo appiglio a una speranza per il futuro. Il lato oscuro degli shounen.
 
Top
1 replies since 14/12/2021, 16:37   66 views
  Share