Resa dei conti, Scontro al presente tra Fuyuki Hyuga, Mira e Akane Uchiha

Continua da Eremo dei Rospi

Ignorò volutamente la provocazione di Gamabunta, il quale non pareva essersi reso conto della posizione in cui si trovava. Fu poi Ogama a chiudere il cerchio, accettando mestamente la richiesta dei due invasori, ribadendo che, come lo stesso Hyuga aveva chiesto, la loro battaglia si sarebbe consumata lontano dal Monte, per evitare ulteriori vittime tra quel popolo già messo in ginocchio. Quel che però Namida non aveva previsto era che, in realtà, erano lui e Yurei ad essere in una posizione di svantaggio. Erano stati raggirati e il giovane lo realizzò soltanto quando il suo bunshin esplose, lontano, in una coltre di fumo biancastro, portando con sé le ultime informazioni che aveva raccolto. Tremò, nell'incontrare il riflesso vermiglio dello Sharingan di Akane, affiancato dalle maschere impassibili di un team di ANBU. Poi accadde tutto in un istante, durante il quale si chiese come fosse potuto accadere e pregò, nella speranza che Fujitaka e i suoi allievi, notando il pericolo imminente, si fossero allontanati dal posto che dovevano pattugliare. Poi un lampo di luce, partorito dagli occhi di quelle statue che portavano con loro secoli di storia e tradizione.

Dannazione. Ritirata!

Sperò che i suoi uomini e i Mustelidi sentissero la sua voce, così da poter seguire le sue indicazione e da allontanarsi da quel luogo in fretta, prima che gli ANBU di Konoha potessero catturarli. Si maledì per non aver intuito il gioco di quelle bestie immonde, ma quando i suoi occhi incontrarono di nuovo la luce tutto era cambiato. L'Eremo e la sua vegetazione erano scomparsi, rimpiazzati da un territorio diverso, là dove i vapori sulfurei e l'acre odore di zolfo regnavano incontrastati. Rassegnato all'idea di aver commesso un errore nel lasciare una finestra d'azione così ampia ai Rospi sospirò, mentre mestamente riavvolgeva le bende attorno al lato destro del volto, affinché l'Anima si dissolvesse e l'oscuro potere dello Yomigan tornasse dormiente. Il Byakugan, ancora vigile invece, rimase a pattugliare la zona per evitare di incorrere in spiacevoli sorprese.
- Mi dispiace, Sumire. Avrei dovuto comprendere che quei bastardi stessero tramando qualcosa... anche se quanto accaduto supera di gran lunga ogni mia fantasia. Ad ogni modo, non abbassare la guardia... - un monito che, era certo, non sarebbe rimasto inascoltato. Lentamente, lasciò scivolare di nuovo un kunai dalla manica destra alla mano, come per prepararsi ad una minaccia imminente. Lei si era mosse in silenzio e, quando l'acqua espulsa da un geyser si alzò in aria dal lago sulfureo, oscurando la loro visuale della zona, il giovane capì che la loro ospite avrebbe scelto proprio quell'istante per fare la sua mossa - Non siamo soli.
In un battito di ciglia, un arto fantasma dai riflessi violacei attraversò il vapore denso e caldo, pronto a dilaniare la carne della sua preda con i suoi artigli affilati. Fu allora che il suo chakra fece brillare la carta del kunai, generando lo stesso squarcio dimensionale che aveva annichilito la rabbia bollente dei Rospi. In quel caso, però, soltanto parte di quella tetra mano venne inghiottita dalla sua barriera. Un artiglio riuscì a raggiungerlo e a squarciare la sua casacca con un taglio diagonale; l'impatto lo costrinse ad indietreggiare di alcuni passi e a digrignare i denti, per il dolore. Se l'era cavata con qualche graffio, ma era certo che quella cosa avrebbe potuto ferirlo in maniera più seria, se solo non fosse stato pronto a ricevere il colpo. Si domandò di che diamine di Jutsu si trattasse, ma era una domanda che sarebbe rimasta disattesa, poiché gli occhi che incontrò non appena il vapore si fu dissolto, il riflesso cremisi dello Sharingan, nascondevano misteri lontani anche dai sogni più fecondi.
L'aria, già satura di tensione, si fece bollente quando l'Hokage vomitò tutto il suo disgusto nei confronti dell'uomo che aveva di fronte. Fuyuki non poteva sapere che, in realtà, la donna aveva versato lacrime amare dopo aver creduto di aver provocato la sua morte [X], ma nulla di tutto questo avrebbe potuto cambiare il dolore, il disprezzo e il cieco odio che entrambi avevano lentamente metabolizzato, covato ed infine lasciato esplodere, come una bomba ad orologeria. Quelle parole, quelle minacce impregnate di collera, stuzzicarono l'anima di Namida, come un musicista che pizzica le corde di una biwa. Ne scaturì un fremito, il quale andò a mescolarsi in una pericolosa poltiglia con le emozioni provate nel rivedere il volto immutato di quella kunoichi dopo così tanto tempo. Una donna che era stata tante, troppe cose, per lui: un leader, un'amica, una traditrice ed infine una sporca puttana, priva di scrupoli, esattamente come lui. Avanzò di qualche passo, seguendo la pista tracciata dallo Yokai lungo la costa rugginosa del lago in maniera esattamente speculare. Si accese una sigaretta, lasciando poi scivolare l'orrendo braccio sinistro, ancora scoperto, lungo il fianco. Poi, quel fremito trovò sfogo in una grassa risata, specchio di come quella tensione, unita al discorso di Akane, fosse divampata fino a sfociare in ciò che lo Hyuga, in fondo, bramava da tempo. Aveva davanti la fonte della sua disperazione, delle sue sventure, l'obiettivo che aveva seguito per anni, dopo aver adempiuto al suo dovere di shinobi.
- Sai, Akane, hai superato ogni mia aspettativa. Ed io che mi ero illuso di vederti supplicare me di tornare alla ragione, di tornare a combattere dalla tua parte, per il bene della nostra gente. Che peccato, sarebbe stata una scena memorabile! - il tono di voce a schernire la serietà dell'Hokage, ma presto anche il suo occhio sarebbe divenuto fermo, indomito e freddo, come una spessa lastra di ghiaccio - Dici bene, in fondo. Rejā ti avrà raccontato di come ho sterminato degli innocenti, tra le caverne di Yason Mori, per evitare che il Reuma raggiungesse Konoha. Sai bene che, come shinobi, mi piace evitare di lasciarmi impietosire da cose futili, come la compassione verso degli estranei. Hai fatto bene a sperare che quel sigillo mi uccidesse, perché dopo aver compiuto la missione ed essermi assicurato che Kai e Kirinaki fossero stati eliminati, ciò che ho fatto è stato sopravvivere ed attendere questo giorno. I Rospi sono state vittime innocenti della nostra faida, eppure sei stata tu a compiere per prima l'errore, conducendomi là pur sapendo che, alla fine, avresti provocato la mia ira con quel Marchio. Alla fine, non mi dispiace sapere che in tutti questi anni non hai provato rimorso per ciò che hai fatto, né pietà per me e le persone che amo...
Soltanto allora scattò in sua direzione, pronto ad azzerare le distanze per ingaggiare uno scontro ravvicinato. L'avrebbe bersagliata con una serie di colpi rapidi e precisi, guidati dal sapiente uso del Byakugan, il quale poteva mettere a fuoco i punti di fuga del chakra della kunoichi affinché le dita del suo padrone potessero colpire là dove il fisico della donna ne avrebbe risentito di più.

... perché intendo fare lo stesso.
Dopo averti uccisa, patirai dallo Yomi tutte le sofferenze che mi hai provocato in questi anni, Uchiha Akane.

Le tue scuse?

Quasi non riusciva a credere alle sue orecchie. Cosa si era messa in testa, quella puttana? Credeva forse che prendendolo per il culo avrebbe potuto avere salva la vita, sperando in un suo pentimento? O forse voleva soltanto innervosirlo - e in quel caso, ci stava riuscendo alla grande. Digrignò i denti mentre la sua offensiva si infrangeva contro il chakra ardente dello Yokai, finché non si vide costretto ad allontanarsi con alcune capriole per evitare un contrattacco immediato.
- Anch'io ho adempiuto ai miei doveri, Akane... e liberarmi di quel Marchio è stato fondamentale, per la mia missione. Kirinaki è ormai distrutta da anni e con essa anche Kai, il Ninja Dorato. Il tutto, chiaramente, non per merito tuo. - e poi, per un istante, chiuse gli occhi, come per trovare sollievo dai vapori sulfurei. In realtà, si stava concentrando, ripassando i nomi di chi lo aveva condannato, quattro anni prima. Lo Yokai, Hachi Yamanaka, Kūgā, Inu, Sachiyo, Hisashi... e sì, anche quel maledetto pezzo di merda. Spalancò l'occhio che custodiva il Byakugan, ormai divenuto una lastra di ghiaccio gelida. - Sette. Il numero di persone schierate contro di me, durante il processo. Incluso quel cane di Sabaku no Keiichi. Hai un bel coraggio a darmi del codardo, considerando questi numeri... e che eri accanto a me e mia moglie quando Ryu Yotsuki incontrò la sua fine. Oppure ti piace pensare di aver sconfitto il distruttore di Konoha in un duello alla pari, sotto le luci del tramonto, spada contro spada?
Sguainò Namida, non appena dal miasma ardente fece la sua comparsa un Fūma Shuriken rotante. Grazie al Byakugan aveva notato il filo di nylon collegato alle lama arcuate e, sebbene non conoscesse quel Jutsu, era chiaro che il suo scopo fosse quello di modificare la traiettoria dello shuriken, in qualche modo. Non le diede lo spazio per farlo però, poiché, non appena la sua katana venne inondata di Chakra Naturale, gli bastò un solo movimento per afferrare l'elsa con entrambe le mani e conficcare la punta della spada contro il terreno. Aveva infilzato l'anello dello shuriken con un colpo chirurgico, smorzandone completamente la traiettoria e la rotazione, abbandonandosi ad un urlo furente che fece ribollire il sangue nelle sue vene. Estrasse la spada dal suolo e, in un attimo, la lasciò scivolare dentro al fodero. Poi, senza alcun timore, incontrò ancora le iridi vermiglie del suo nemico.

Possiamo finirla qui, con le chiacchiere.

Fu allora che azzerò nuovamente le distanze, scattando verso di lei. Cominciò ad incalzarla con una serie di colpi micidiale, aprendo entrambi i palmi e caricandoli di chakra, pronto ad esplodere dentro il corpo della sua avversaria. A differenza del Jutsu precedente il suo obiettivo non erano i suoi tsubo, ma gli organi interni. Cuore, polmoni, fegato, milza... bastava anche solo un minimo contatto, perché il Juken dilaniasse i tessuti come una bomba di energia. Niente che una kunoichi esperta come Akane Uchiha non potesse evitare, almeno finché non si sarebbe resa conto di essere con le spalle al muro. Esattamente come lo era stato Hyou di Akatsuki, alle pendici del vulcano dell'Eremo delle Salamandre. In un certo senso, quell'odore acre di zolfo era quasi poetico, una spettacolare rievocazione di un passato in cui lui e lei avevano combattuto insieme. Per lo stesso ideale e, soprattutto, dalla stessa parte del campo di battaglia.

Quanto pronunciato da Mira fu come una pietra tombale sul discorso vuoto dello Yokai, la parola "fine" apposta come conclusione di un prologo che aveva lasciato soltanto presagire quanto pericoloso fosse l'incendio portato da quei due guerrieri e fin dove si sarebbero spinte quelle fiamme avide di distruzione. Un fuoco che l'Hokage aveva innescato quattro anni prima, con una sola scintilla e con il tempo era divampato, crescendo fino a diventare indomabile. Una prospettiva che forse non era stata chiara alla stessa Akane, nel momento in cui il suo chakra aveva avvelenato il corpo di Fuyuki e Chiaki - o magari percepita soltanto come un lieve timore, una visione che non avrebbe mai creduto di veder diventare concreta, reale. Per un attimo, Namida poté percepire una scossa lungo la schiena, mentre i ricordi viaggiavano ancora più indietro. Al giorno in cui condivise il segreto dietro le nuvole rosse del mantello di Akatsuki che indossava, quando l'ultimo atto della crudeltà di Watashi rappresentava l'unica vera minaccia da affrontare, tanto da oscurare il significato delle parole che il Terzo Hokage aveva lanciato come monito, per metterlo alla prova [X].
Eccolo infine, di nuovo, quel bruciore. E non soltanto quello delle scariche elettriche generate dallo straordinario Jutsu di Akane. No, le piccole ustioni che poté trovare sulla mano destra quando balzò all'indietro, specularmente al Sandaime, non era niente in confronto all'odio che aveva coltivato negli anni. Digrignò i denti, stringendoli per sfogare quella rabbia dormiente, mentre il suo sguardo si perdeva oltre l'enorme colonna di fumo biancastro. Vide lo Yokai sul dorso di Gamabunta, li osservò mentre confabulavano chissà cosa e sentì le proprie mani tremare. La collera poteva essere fatale in un combattimento, specie contro un'avversaria potente come quella kunoichi divenuta leggenda. Soltanto quando riuscì a far sì che quel tremore si placasse, compose gli stessi sigilli. Così come Akane aveva trovato conforto nella presenza del leader dei Rospi, anche lui avrebbe fatto lo stesso. Oltre che su Yurei, avrebbe potuto contare sul supporto di sua sorella, sulla creatura che più di tutti, negli anni, gli aveva mostrato devozione, affetto e lealtà.

Kuchiyose no Jutsu!

In un attimo, la cortina di fumo alle sue spalle fu spazzata via dall'enorme Dai-Katana della donnola. Una creatura che, con i suoi tre metri d'altezza, pareva un microbo, rispetto al rospo dalla pelle rossa. Eppure, svettava fiera sulle due zampe, i piccoli occhi nocciola puntati sulla donna che sembrava cavalcare quella creatura colossale. Uno sguardo affilato, consapevole di essere di fronte alla conclusione di una storia che aveva segnato il destino di suo fratello, così come dell'intera comunità dei Mustelidi. Fuyuki provò ad interpellarla, ma questa prese parola ancor prima che lui potesse esternare i suoi pensieri.
- Al momento, sul Monte vige una tregua fragile. Temevo una trappola, ma Ogama ci ha rassicurato... e con lui, anche le armi dei Rospi che ci hanno circondato, mentre quello strano Jutsu curativo compiva miracoli. Gamaken non ha ancora ripreso conoscenza, mentre, come vedi, quel bestione ha nuovamente forze per combattere. - spiegò, cercando di essere più concisa possibile, mentre avanzava lentamente per superare la posizione del ragazzo.
- Quanto agli ANBU? - incalzò quest'ultimo, con malcelata preoccupazione.
- ANBU?! Doveva essere un piano sicuro, Fuyuki... come cazzo hanno fatto dei membri della Squadra Speciale ad arrivare fin lì? - spiegò, cercando di essere più concisa possibile, mentre avanzava lentamente per superare la posizione del ragazzo. Questo rimase zitto, abbassando lo sguardo fino a incontrare le ferite provocate dall'ultimo Jutsu dello Yokai. In quel gesto Fukuizuna percepì il suo malessere, la tensione che stava provando insieme ad una forte apprensione per le sorti dei suoi allievi e di Fujitaka. Se il punto di collegamento fra Konoha e l'Eremo dei Rospi era rimasto accessibile, significava che quei ragazzi avevano abbandonato la posizione accorgendosi per tempo del pericolo, oppure che erano stati catturati... e la seconda opzione, per lo Hyuga, significava temere per la vita di qualcuno che aveva a cuore e che aveva scelto di seguirlo in quella missione. Un malessere che non poteva essere placato nemmeno dal sollievo di sapere che Kamatari e gli altri, per il momento, erano fuori pericolo. Fukuizuna aveva ragione, quel piano doveva essere blindato, eppure in qualche modo l'Hokage doveva essere stato avvisato dell'attacco al Monte. Nessuno, però, poteva immaginare che a mandare a monte l'operazione fosse stato un cazzo di girino, privo persino del dono della parola. Se solo ne avesse avuto una vaga idea, probabilmente, persino lo stesso Namida avrebbe riso della propria sfortuna.
- Non importa. - concluse l'Evocazione, lapidaria.

Fu a quel punto che la donnola si pose davanti al suo Evocatore, come a rassicurarlo con la protezione fornita dalla sua stazza. Agitò la possente mannaia che brandiva come se fosse una spada di legno leggerissima, fendendo l'aria con una tale velocità da generare delle vere e proprie lame di chakra che si abbatterono sulla donna, che intanto aveva ritoccato terra, come una vera e propria tempesta. Chiudendo gli occhi per un istante, Fukuizuna avrebbe infine raggiunto lo stato di concentrazione tale affinché l'Energia Naturale inebriasse la sua Tecnica. Anche qualora fosse riuscita a smorzare la potenza del colpo, Akane avrebbe visto quelle tracce eteree di chakra circondarla, come se fossero mosse da fili invisibili. Intanto, Fuyuki aveva distolto lo sguardo dalla sua mano ustionata dal Raiton per tornare a concentrarsi sui movimenti del nemico, con attenzione e determinazione. Come avrebbe reagito lo Yokai, di fronte ad un numero sempre crescente di avversari? Era probabile che fosse rimasta sorpresa, colta in contropiede dalle misteriose Tecniche di Yurei e dalle proprietà di quel chakra venefico. Esattamente come lui, poiché non aveva la benché minima idea di quali effetti potesse avere quel suo ultimo Jutsu, scaturito da quelle fiammelle di chakra cremisi che avevano reso le sue dita un'arma micidiale. Se il fisico di Akane fosse stato indebolito da quel potere, proprio come era accaduto a Gamabunta durante il loro primo sparring, sarebbe stato più facile per i due guerrieri di Yugure portare a compimento il loro progetto.
Al momento, però, il destino della battaglia rimaneva nelle mani dei vari attori e da come ognuno di loro avrebbe saputo reagire alle carte che gli avversari - ma anche gli alleati - avrebbero giocato. Un processo delicato dal quale niente, nemmeno la preoccupazione per i suoi uomini, avrebbe dovuto distrarlo. Non se intendeva puntare davvero alla testa di quella che, senza ombra di dubbio, era stata la kunoichi più potente della storia delle Cinque Grandi Nazioni.

Inizi ad annoiarmi, Terzo Hokage.

Nella sua vita, Namida si era trovato diverse volte alle strette, convinto di essere spacciato, che la buona sorte gli avesse voltato le spalle, favorendo invece nemici ben più potenti. Ogni volta aveva accettato la cosa con frustrazione, persino con sarcasmo di tanto in tanto; ciò che Akane stava facendo esulava invece dalla sua comprensione. Cosa sperava di ottenere, con quei discorsi? Non certo compassione, sarebbe stato assurdo, per una persona che - a differenza sua, poteva forse conservare ancora un orgoglio. Lui aveva rinunciato al suo e per questo il vedersi accusato di codardia non lo toccò minimamente, anzi. Fu come una pioggerella che gli scivolò addosso, sfiorandolo appena. La guardo quindi con disprezzo, mentre lei evocava ancora quel braccio violaceo ed immateriale, così come il suo scudo di Raiton, per smorzare gli attacchi di Fukuizuna, Yurei... e quella cosa. Non si trattava di una creatura ninja, poiché per richiamare il suo supporto la donna non aveva pagato nessun tributo di sangue, a differenza dei due minuti. Era giunto su quelle terre dal cielo, come un demone partorito dai più perversi incubi dei Kami, squarciando il cielo stesso con i suoi artigli per portare in quel mondo un assaggio di ciò che loro, esseri mortali e fugaci, stentavano a credere. Se in un primo minuto Fuyuki ne rimase terrorizzato, esattamente come lo Yokai, provò poi un brivido. Abbassò la guardia, ma Fukuizuna fu pronta a prendere le sue difese e quelle della sua alleata. Si posizionò esattamente in mezzo a loro due, un paio di metri davanti a loro, per poi alzare la sua possente dai-katana. L'Energia Naturale la abbracciò come un tenue lenzuolo di chakra azzurro, salvo poi espandersi in un arco orizzontale che tagliò in due il braccio fantasma evocato da Akane e gli immpensi proiettili acquatici di Gamabunta, lasciando che una forte onda d'urto la colpisse, mentre una pioggia imponente cadeva su di loro, creando cerchi concentrici sull'acqua ai piedi di Mira.

Giunse quindi il momento del contrattacco e, non appena Yurei si fu lanciata verso il Sandaime Hokage per minacciarlo nuovamente con quelle fiammelle di chakra venefico, Fuyuki si lasciò andare ad una sonora risata. Non aveva la benché minima idea del fatto che quel demone stesse cercando di intrappolarla a sua volta in un potente Jutsu illusorio. No, non si trattava di quello. Era stato quel brivido, quella scossa che gli aveva attraversato la schiena in precedenza, ad aver risvegliato quella parte dormiente del suo spirito. Quella del combattente, dell'assassino, la nemesi sopita nel suo cuore che non agognava nulla, oltre al sangue e al furore della battaglia. In quel momento, nulla aveva più importanza, come la stessa yurei aveva detto a denti stretti. Così come lui aveva sancito a Yason Mori, prima di consegnare quella storica nazione al baratro della distruzione e della morte. Proprio come era accaduto durante la lotta con il Guardiano di Butsuon, dove le fiamme di due stoici combattenti erano divampate più in alto dell'incendio che aveva devastato la foresta sotto le isole fluttuanti. Namida si lasciò avvolgere da quella sensazione, la rese sua, come un'armatura scintillante che avrebbe indossato sino alla fine, quando avrebbe reclamato la vita della donna che lo aveva condannato ad un'esistenza di stenti, ad una vita degna di un cane, un rifiuto della società. Dopo aver raggiunto Fukuizuna, le avrebbe lanciato un cenno d'intesa e, a quel punto, avrebbero atteso che Mira si allontanasse quel tanto che bastava dallo Yokai per scatenare la loro ira. Come due guerrieri temprati da centinaia di allenamenti e battaglie affrontate insieme, i due spadaccini dell'Eremo dei Mustelidi avrebbero eseguito in sincronia la stessa Tecnica con la quale la donnola aveva intrappolato il nemico in un cerchio di lame avide di sangue. In quel caso, il Jutsu di ognuno di loro avrebbe beneficiato della potenza dell'altro, aumentando quindi l'impeto distruttivo finale in maniera esponenziale. Si trattava dell'evoluzione della loro unione e delle loro Tecniche, le stesse che avevano piegato nemici formidabili, come Lora, la prima dei Quattro Guerrieri di Yason Mori ad aver saggiato la crudeltà della Lacrima Cremisi. Quello che avrebbe investito l'Hokage era l'Inferno delle Mille Lame.

Sōgu: Sen Burēdo no Jigoku!

Fu completamente inutile e Namida poté comprenderlo soltanto quando Gamabunta ebbe richiamato a sé l'acqua presente nella zona grazie alla risonanza del suo chakra, privando le rocce della loro umidità per creare una difesa di solido Suiton. Uno scudo che smorzò senza alcun problema la potenza distruttiva del Sen Burēdo no Jigoku, una dimostrazione di una volontà incrollabile. Quello che il Rospo aveva voluto comunicare era un messaggio forte, chiaro, impossibile da fraintendere: non avrebbe permesso a quei ninja vendicatori di reclamare la vita del suo eremita, senza aver prima fatto ricorso ad ogni goccia del suo sangue. Un concetto che entrambi, Fuyuki e Fukuizuna, potevano comprendere perfettamente e che sposava il loro stesso nindo, nonché la tradizione tramandata dalla comunità dei Mustelidi. Gamabunta non perse poi tempo e, passando immediatamente al contrattacco, colse quasi alla sprovvista il giovane Hyuga. Fu la donnola dal pelo marroncino a sopperire a quella sua disattenzione, ponendosi dinanzi a suo fratello per incassare l'impeto dell'imponente wakizashi del rospo con la sua dai-katana, la quale rimaneva quasi un giocattolo a confronto, malgrado le sue dimensioni fossero comunque importanti. Con un urlo di pura collera la creatura scatenò la potenza dell'Energia Naturale, piegandosi sul ginocchio destro per resistere al peso dell'arma del nemico. Scambiò uno sguardo d'intesa con il suo protetto, mentre l'enorme Rospo sgusciava via dalla mischia, rintanandosi nel pantano che i suoi Jutsu avevano creato. Ripose la sua katana nera nel fodero, mentre Fukuizuna tornava alla carica con la stessa Tecnica, pronta ad infierire nuovamente su Akane - o a mettere alla prova la tenacia di Gamabunta, qualora avesse deciso ancora di prendere le difese della kunoichi.

Intanto, attorno a lui la battaglia era letteralmente esplosa in un incendio indomabile, in un vero e proprio inferno. Da un lato, Akane pareva essere pronta a liberare il potere sopito del suo Sharingan. Fuyuki aveva affrontato quegli occhi in battaglia diverse volte, eppure quella rimaneva la prima occasione in cui sfidava un Uchiha di quel calibro. Non aveva la minima idea di cosa aspettarsi, brancolava nel buio, attaccato soltanto al pallido ricordo delle pietose condizioni in cui il Ninja Dorato aveva costretto Mira, attingendo soltanto a quel meraviglioso e letale potere oculare. D'altro canto, anche Yurei e la sua creatura demoniaca stavano dando sfogo del loro potere, lasciando che il loro chakra risuonasse all'unisono, come due diapason che traevano beneficio dalla presenza dell'altro, fino a calibrarsi in un equilibrio che sfociò nello squarcio aperto tra Yusekai e il mondo reale. Di fronte ad una manifestazione di potenza così tangibile, lo Hyuga senti un brivido attraversargli le ossa, dopo aver scardinato la sua schiena come una scarica elettrica. Era questo il reale potere della donna che aveva ucciso Kai, oppure ciò a cui stava assistendo era soltanto un lieve assaggio? Anche se Mira era dalla sua parte, si sentì nudo, privato di ogni certezza... e per la prima volta, terrorizzato dalla sua alleata. Nemmeno quando lei lo aveva minacciato di morte, ai piedi delle isole fluttuanti, neanche quando lui si era trovato ad un passo dalla morte, perdendo copiosamente sangue dalla gamba mozzata, si era sentito così intimamente violato da quella presenza. Dovette portarsi alla bocca una sigaretta ed accenderla, con mani tremanti, prima di poter ritrovare la calma necessaria per prendere parola ed evitare che la sua paura trapelasse dall'inflessione della sua voce.

- Il momento è giunto, Akane. Preparati ad affrontare il dolore e l'odio che tu stessa hai generato, nel momento in cui hai avvelenato il mio chakra con il tuo. - fu allora che, senza più esitazioni, si privò delle bende che circondavano il suo volto. Era il suo turno di mostrare quanto temibile fosse il Dojutsu che aveva sviluppato, dopo essere sopravvissuto alla corruzione scatenata dall'esplosione del Marchio di Akane, al momento della sua forzatura. Chiuse entrambi gli occhi, lasciando che il Byakugan si placasse, ma quando li ebbe riaperti, l'occhio destro lasciò che l'avidità dell'Anima Oscura dilagasse.

Yomigan!
Lei è qui. Posso sentirla.

Spazzato il vincolo di protezione dello Yomigan, il chakra nero dell'Anima lo circondò come un mantello. L'abominio che Yurei e Gamabunta avevano visto si materializzò alle sue spalle, assumendo le sembianze della kunoichi che lo Hyuga aveva di fronte. La guardò con disprezzo, mentre il suo odio ribolliva e, al contrario, l'Anima si leccava i lunghi artigli, rivolgendo all'Hokage la profonda follia dei suoi occhi cremisi. La terra ai suoi piedi cominciò a creparsi, mentre il chakra oscuro si espandeva come una tempesta, insinuandosi in quelle fessure, per poi sbucare fuori dalle viscere stesse della terra, lasciando soltanto polvere dietro di sé. La stessa Fukuizuna si fermò ad ammirare con timore reverenziale quel macabro spettacolo. Aveva ascoltato i racconti di Aki e Fuyu, gli unici ad aver visto con i propri occhi il risveglio di quel maledetto potere... ma vederlo di persona era indubbiamente un'esperienza più violenta e terribile. Si chiese come potesse Fuyuki controllare quella presenza corrotta, ma gli occhi di quest'ultimo non sembravano comunicare dubbi o timori. Quel chakra lo aveva quasi ucciso, ma aveva lottato con le unghie e con i denti, spingendosi negli angoli più remoti del mondo pur di sopravvivere ed infine piegare la volontà dell'Anima alla propria. Si concesse un ultimo tiro di sigaretta, mentre alle sue spalle l'abominio pareva fremere dal desiderio di spazzare via tutto ciò che aveva davanti. Prima fra tutti, quella donna che poteva percepire come un eco chiaro, un malsano prolungamento del suo io - o meglio, l'origine della sua stessa essenza. Rise a crepapelle, mentre il suo sguardo vermiglio si faceva affilato come una spada.

Accetta il tuo destino. È la tua punizione, Yokai, per aver tradito me, Chiaki ed il nostro legame.
La sua anima... oh, lo Yomi l'accoglierà con grida di dolore e giubilo, un degno tributo per uno spirito così importante.