Spedizione C - "Orfani 2.0", per Rei_Hyuga e Nizzet

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view post Posted on 19/10/2021, 09:22     +1   -1
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Gli abbracci felici e le lacrime di gioia durarono molto poco. Quello che doveva essere un momento sereno e di ritrovo di una famiglia braccata dagli uomini venuti da lontano, era diventato un misto di conflitti ed emozioni discordanti.
Rei si gettò nelle braccia di Po'ia, la voleva stringere a sé dopo tutto quel tempo passato lontano dalla donna che aveva fatto breccia nel suo cuore. Ma la giovane lo spinse via, con violenza e in un modo che trasmetteva odio. Lo Hyuga la guardò per un attimo confuso, poi nelle sue iridi verdi lesse quell'odio e quelle accuse che lui stesso aveva mosso alla propria persona: lei lo riteneva responsabile di tutto... la più grande paura del giovane ninja era diventata realtà. Po'ia lo odiava.
Annebbiato da quella reazione accantonò ogni altro pensiero, la missione, i Rakau, i fiori,... nulla aveva importanza se la donna che amava lo guardava in quel modo.
Prese un kunai e spinse la punta contro il petto, una piccola pressione in più e avrebbe tagliato la carne. Tra lacrime e un pizzico di delirio d'amore, intimiva che l'avrebbe fatto davvero, si sarebbe tolto la vita piuttosto che vivere con quel peso. Voleva a tutti i costi dimostrare quanto ci tenesse a Po'ia, che il suo cuore era puro e solo a lei offerto.

"Fallo! Fallo! O faccio io per te!" Gridò la ragazza aggiungendo alcune imprecazioni in lingua natia, uno dei suoi fratelli si era alzato e la tratteneva a fatica. "Haere mai ki konei, Aiata!", continuò rivolgendosi alla più giovane muovendo le braccia, le stava dicendo di tornare da lei allontanandosi da quel ragazzo che dipingeva con tanto disprezzo.

Josui intanto poteva assistere a quella scena drammatica, il suo compagno di missione era crollato sotto ogni punto di vista. Decise di intervenire, non poteva lasciare che tutto sfumasse ora che erano riuniti e c'erano i presupposti per una collaborazione con gli indigeni.
Si portò alle spalle dell'amico e con un movimento rapido gli portò il braccio dietro alla schiena, con quella leva articolare voleva disarmarlo e magari fargli anche un po' male per fargli tornare il lume della ragione. Gli attimi che seguirono furono concitati: da un lato i due ninja che si dimenavano a vicenda, quasi fossero l'uno contro l'altro; dall'altro Po'ia trattenuta a fatica da un fratello Rakau, solo i Kami sanno cosa avrebbe potuto fare se fosse stata libera.
E nel mezzo stava Aiata. La dolce e piccola Aiata... confusa, triste, smarrita. Lei che era l'incarnazione dell'innocenza era costretta ad osservare quella tristissima scena e la sua reazione fu la più scontata che ci si può aspettare da una bambina: pianse.

Quel lamento infantile fu la cosa più tenera che i presenti poterono udire da molto, molto tempo. Fu come il suono di una campana che annuncia la fine di un brutto evento. Rei rilassò i muscoli e Josui poteva vedere il kunai pericoloso che cominciava a scivolare dalle dita e conficcarsi a terra. Anche dall'altro lato le cose si calmarono, Po'ia si rilassò leggermente e poi fece un cenno al fratello per dirgli che poteva lasciarla.
Aiata quindi si asciugò le lacrime e si strofinò gli occhioni rossi, ancora singhiozzante. Il peggio era passato e finalmente c'era il clima adatto per instaurare un dialogo maturo e razionale tra l'innamorato e la selvaggia.

C'era, o meglio, ci sarebbe stato... In quel momento Josui guardò oltre la spalla del suo compagno rinsavito, di fianco a Po'ia stava il misterioso signor S che lo fissava incredulo e balbettava il suo nome.
Lo riconobbe subito e fu preso da un gelo che lo immobilizzò. Sanzo, l'ubriacone che picchiava sua madre, che lo aveva sfigurato in volto, ma anche padre della sua amata sorellina; era l'uomo della sabbia, il papa dei Rakau.
Odio, solo odio mosse le sue successive azioni. Si gettò contro di lui con un balzo che lasciò tutti di stucco, l'impatto fece cadere entrambi a terra e il più giovane si ritrovò sopra all'altro. Cominciò a piacchiarlo con pugni, calci e perfino testate. Era irriconoscibile, il pacato e attento Josui si era tramutato in una macchina per uccidere.

"Jos... Asp... Vorrei di...", non riusciva ad aprire bocca mentre la sua faccia cominciava a diventare un misto di tagli e contusioni. Ne sarebbe usciro sfiguarato, o peggio morto, se non fossero intervenuti i Rakau a bloccarlo. Nemmeno uniti riuscirono a spegnere quell'istinto vendicativo, ci volle pure l'intervento di Rei – che si prese un paio di gomitate violente in faccia e al costato - per poter prendere tutti insieme di forza Josui e dare un po' di respiro a Sanzo.

L'atmosfera era irreale e precaria. La coppia ninja da una parte, l'uno aveva placato gli istinti dell'altro, dall'altra i Rakau chini sul tumefatto Sanzo ancora a terra. Dietro, nel profondo della caverna i pigionieri di Fumio non avevano avuto il coraggio di intervenire o semplicemente dire qualcosa. Nessuno parlava. Solo Aiata continuva col suo singhiozzante piagnisteo che ormai era diventato una nenia di accompagnamento.

Chi avrebbe avuto il coraggio di aprir bocca? Cercando un ormai sempre più impossibile punto di incontro?

Nessuno dei presenti...



"Ma prego, prego... continuate pure. E' una scena così divertente."

Una voce saccente, fastidiosa e familiare. Era Kazuku, capo della spedizione B. Stava all'entrata della grotta insieme ad un manipolo di suoi fidati, una dozzina in totale. Davanti al petto teneva fermo l'ultimo dei Rakau prigionieri tenendo la lama ricurva della sua sciabola contro la gola dell'ostaggio, nell'altra un dispositivo elettronico di qualche tipo.

"E io che pensavo di attaccare di sorpresa. Mi avete reso tutto più semplice scannandovi a vicenda! AHAH!
Incredibile come una piccola ricetrasmittente possa tornare utile... però adesso rivoglio il mio cappello, ci sono affezzionato.
Uomini, catturate i bastardi spara fulmini. Trovate le scorte dei fiori. Gli altri... uccideteli."


Il farabutto non si era affatto arreso, a quanto pare il messaggio di resa consegnato a Rei non era altro che una trappola per scovare il nascondiglio degli indigeni.





CITAZIONE
Bene bene, o male male... Kazuku a quanto pare è disposto a tutto, nel cappello avevo inserito un localizzatore con il quale vi ha stanato. E quindi ora... botte!

Siete stati molto bravi fino a questo punto, quindi non sarà un vero e proprio combattimento secondo le regole degli scontri: sarete autoconclusivi, niente calcoli o cose complicate insomma. Gli uomini del rosso vi attaccano senza andare troppo per il sottile, singolarmente sono meno forti di voi due (non sono dei ninja loro) ma in totale i nemici sono dodici e hanno un ostaggio. Raccontatemi un bello scontro in totale libertà, premio stile a chi si inventa l'azione più coreografica :smile:

Po'ia e i Rakau non feriti cercheranno di combattere, eviteranno il Watitiri o il potere dei fiori di Rakau visto che usarli in un luogo chiuso potrebbe essere pericoloso. Gli uomini di Fumio nelle retrovie, Aiata, i Rakau feriti e Sanzo non combatteranno perché troppo mal messi o semplicemente non avvezzi agli scontri.
 
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view post Posted on 23/10/2021, 19:54     +1   -1
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Era intriso da un senso di caos, da un vuoto apparentemente incolmabile.
La sua vista, da tanti osannata grazie alla sua abilità nativa, sembrava fargli dei brutti scherzi. Le lacrime non gli permettevano di perscrutare la zona, comprendere cosa stesse accadendo. Sentiva nella mano il ferro caldo dell’arma: la temperatura però non era derivata dal kunai, ma dal forte calore che divampava dal suo corpo. Sentiva un incessante caldo percorrergli le gambe, le ossa, le braccia e il petto.
La donna verso cui sentiva qualcosa lo incitava ad uccidersi: gli sembrava la cosa più sensata e corretta da fare. Tutto quel dolore era stato commesso da lui.
Stava per imprimere l’arma su per il collo, annebbiato dal turbine del momento, quando il compagno d’avventura, Josui, intervenne per fermare la sua stupida mania di protagonismo: siamo certi che uccidersi non sia solo un modo per rimanere al centro dell’attenzione e provare a cancellare erroneamente il passato?

Inizio flashback.
Era un pomeriggio normale, o almeno così doveva sembrare agli occhi della gente ignara di ciò che stava accadendo in un’abitazione.
Il giovane Hyuga camminava per le strade della città, portandosi un paio di occhiali da sole e il Byakugan attivo: pensava così di poter osservare nel silenzio della gente il mondo circostante. Era un giovane, ancora più del presente abbastanza ficcanaso, curioso di perscrutare l’agire umano e imparare dal mondo che gli era vicino. Aveva da poco imparato ad attivare il potere innato e non comprendeva al meglio quando usarlo.
Vedeva oltre le mura delle abitazioni giovani bambini che giocavano, adulti che parlavano o si divertivano in modo a lui ancora ignaro: o almeno, così doveva essere.
Improvvisamente, nel giro di pochi attimi, intravide un uomo di mezza età dentro a un’abitazione. Vedere è un termine un po’ scorretto, perché con questo potere oculare si vedono solo i flussi del chakra, ma comprese chiaramente che l’uomo si era suicidato.
Con le indagini si scoprì che lui si sentiva in colpa per la morte del figlio.
Fine flashback

Strano che proprio in quel frangente gli venne alla memoria quel ricordo.
Sentiva gli adulti dire che uccidersi era la via più semplice per fuggire dagli errori, ma lui non comprendeva: non capiva dove fosse la semplicità, ma ora gli era tutto più chiaro. Così poteva fuggire e abbandonare gli errori, sperando di venire ricordato per il buono fatto nel mondo.
Josui improvvisamente corse e lo fermò di scatto, facendogli anche molto male.
Sentì il braccio destro indolenzito, si dimenava con l’intento di terminare davvero la propria esistenza, quando il culmine fu raggiunto col pianto di Aiata.
Cosa pensava di fare? Voleva davvero uccidersi sotto gli occhi di quella bambina che sentiva come una sorella? Che trauma le avrebbe impresso in mente?
L’arma cadde dalla propria mano.
Il giovane Hyuga avrebbe tanto voluto liberarsi dalla stretta di Josui e abbracciare la piccola Aiata, ma un qualcosa di inaspettato (come se il suo gesto fosse stato normale, d’altronde) accadde. Il compagno lo spinse di lato e corse di fretta verso un uomo col tatuaggio della S.
Gli attimi seguenti furono turbolenti: il compagno non era lucido, non era il solito: tutta quella violenza non era da lui.
Rei corse di fretta, provò a fermarlo insieme a qualche Rakau, ma prima di farcela davvero ricevette anche dei colpi di risposta da Josui.
Era riuscito a staccarlo da Sanzo, uomo dolorante e pieno di ferite.
Lo osservava, colpito dal fatto che non avesse davvero provato a difendersi: cosa aveva fatto? Possibile che ricevere quei colpi gli sembrava un modo per scontare i reati?
Gli faceva quasi pena, lì steso a terra, ma dal poco che conosceva dell’altro giovane era certo che c’era un motivo pressappoco valido per aver acceso la violenza.
Improvvisamente una voce da lontano sembrava complimentarsi per il loro agire: d’altronde si stavano tutti ammazzando a vicenda, in un modo o nell’altro.
Kakazu era lì. Come aveva fatto a raggiungerli fu facile da capire: vi era una ricetrasmittente nel cappello: Rei era stato uno stupido nel credere nella sua bontà: la gente non cambia mai realmente, doveva imprimerlo in mente.
Vi erano dodici nemici da sconfiggere, più il rosso.
Erano molti, ma osservandoli si capiva che non erano avvezzi al combattimento.
Attivò il Byakugan per non rischiare di essere colto all’improvviso.
Due nemici si avvicinavano, quasi minacciosi ma Rei ebbe un senso di ribrezzo mischiato dalla pietà. Schivò l’attacco dei due e con un sonoro colpo semplice li stese a terra.
Poco lontano vi erano altri due che volevano forse rapire Aiata, ma Rei fu più veloce di loro, correndogli alle spalle e dando un colpo secco nel loro collo, stordendoli e stendendoli.
Rimaneva solo il rosso, grazie all’agire anche di Josui e dei Wakau che stesero simultaneamente gli altri sei.
Quegli attacchi calmarono il giovane, era riuscito a gettare via da sé quel senso di responsabilità che sentiva fino a prima imprimersi nel petto.
Corse, più veloce che poteva, rivolto verso l’uomo unico rimasto in piedi. Sembrava uno di tante chiacchiere e poca sostanza. Parò degli attacchi, era chiaramente più forte dei suoi sottoposti, ma non era nulla di speciale. La sua minaccia era forte per il grande numero dei compagni. Qualche lieve ferita fu impressa nel corpo dello Hyuga, causate anche dalla stanchezza che iniziava a farsi sentire. Comprese che doveva dare il colpo finale: forse non era il solo che lo comprese, anche Josui sembrava deciso.
Rei si abbassò, sotto il petto del nemico, colpendolo con decisione al petto con una tecnica che amava molto, ossia il Palmo gentile .

Sicuramente sarebbe strano agli occhi esterni, ma quell’ultimo colpo che diede al nemico fu come una doccia di acqua fredda che gli cadde di sopra.
Davanti agli occhi vide diverse immagini: Aiata che rischiava di annegare, il primo incontro con Po’ia, l’amore fraterno verso la bambina, l’abbraccio; gli sguardi meravigliati della gente per la sua scoperta in quell’isola misteriosa, la morte e la sofferenza di tanta gente.
Comprese: lui non era stato il responsabile di tutto quel caos, morti, dolore.
Lui era uno shinobi che aveva agito d’istinto per salvaguardare il proprio villaggio.
Forse c’era stato un egoismo nascosto che voleva emergere dal suo cuore, ma Rei non era un cattivo ragazzo: d’ora in poi doveva sì ragionare sul risultato delle sue azioni, cercando di essere meno impulsivo, ma addossarsi le colpe come aveva provato a fare Po’ia non era la soluzione.
Voltandosi verso Aiata comprese il segreto della vita: vivere come i bambini, con i loro gesti e la loro spontaneità.
Amare, abbracciare, piangere, volere le attenzioni dalla vita, erano i veri cardini dell’esistenza umana.
 
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view post Posted on 27/10/2021, 08:39     +1   -1
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Un lupo che si scaglia sulla preda.
Non avevo idea di chi ero in quel momento, se uomo o animale.
Avevo perso lucidità, calma e pensiero di essere umano.
In quell'istante, non ero altro che il karma di Sanzo venuto a riscuotere pegno.
La ruota del destino aveva compiuto il suo ciclo riportando a un nostro incontro, l'incontro del mio pugno sul suo volto.
Quella volta, però, avevo intenzione di bloccarne il moto. Non ci sarebbe sato un altro giro.
Il sangue sulle nocche e il suo volto tumefatto mi spingevano ad andare avanti.
Non c'era odore, se non il sangue.
Non c'era suono, se non quello degli zigomi frantumati.
Non c'era vista, se non il torace che ancora si muoveva.
Non potevo fermarmi, non avevo freno.
Un mostro.
Se fossi andato avanti l'avrei ucciso, sarei diventato proprio come la persona che odiavo.
E a quel punto avrei odiato me stesso per il resto die miei giorni.
Una remota parte di me lo sapeva.
Ma non riuscivo a fermarmi.

Fortunatamente la strada che mi stava portando alla corruzione dello spirito prese un’altra direzione.
Non senza fare resistenza, una selva di mani riuscì a bloccarmi.
La grotta era calata in un silenzio teso, solo il pianto di una bambina destò il mio Io interiore riecheggiando tra le pareti di nuda roccia.
Nutrivo ancora rabbia nel profondo ma un retrogusto di compassione mi faceva interrogare su quanto ero caduto in basso.

Non ebbi tempo di far pace con me stesso che una voce irruppe sulla scena.
La figura di Kazuku del Campo B, si stagliava all’entrata della fenditura con tono derisorio accompagnato da una dozzina dei suoi sottoposti.
Quel maledetto aveva catturato uno dei Rakau e lo usava come ostaggio.
Nessuna trattativa, ordinò subito l’attacco.
Non persi tempo neanch’io, avevo parecchia frustrazione e adrenalina da sfogare.

I mercenari ci caricarono sfoggiando le loro armi scintillanti. Uno di loro mi corse incontro calando un fendente dall’alto, non era veloce e lo evitai facilmente. A quel punto il mio avversario aveva la guardia sguarnita, gli presi il braccio col quale aveva provato a colpirmi e voltandomi avevo fatto leva sulla schiena per sollevarlo e scaraventare tutto il suo peso a terra(Colpo Semplice). La schiena aveva battuto con violenza sul terreno smorzandoli il fiato; il suo braccio, invece, aveva emesso un suono sgradevole e, la posizione innaturale in cui era, presupponeva che fosse slogato.
Vidi uno dei Rakau finire a terra, il suo aggressore gli era davanti e lo guardava con un ghigno di soddisfazione. Sollevò la scure per dargli il colpo finale.
Era vicino all’entrata, non troppo distante ma abbastanza per non arrivare in tempo. Avevo solo un modo per raggiungerlo. Componendo i sigilli in rapida successione e con un movimento della mano, proiettai davanti a me un vento caldo(Libecciata) che mi permise di colpire l’uomo con un pugno sul volto mandandolo a terra(Colpo Semplice).
Stavo per aiutare il Rakau a rialzarsi quando sentii un’imprecazione alle mie spalle e un’altra figura scagliarsi contro di me. Misi la mano all’elsa della katana e sguainandola lo colpii col manico alla bocca dello stomaco facendolo svenire sul colpo(Colpo Semplice).
Il Rakau si era rialzato da solo ed era tornato a dare man forte ai suoi compagni che non si tiravano indietro nonostante l’inferiorità numerica.
Rei nel mentre si stava per scagliare contro il tizio dai capelli rossi. Gli corsi incontro per aiutarlo ma fui intercettato da un mercenario armato di spada che provò a colpirmi con un colpo laterale e poi un affondo. Riuscii a parare il primo colpo e a schivare il secondo con un movimento circolare a cui diedi maggior spinta per colpirlo sulla tempia con la parte piatta della spada. Cadde privo di sensi.
Rimaneva il capo di quei maledetti e teneva ancora l’ostaggio. Non saremmo riusciti ad attaccarlo in quella condizione, dovevamo riuscire a salvare l’indigeno.
Mi venni un’idea, l’unica che in quel momento mi sembrava sensata anche se rischiosa.
Conficcai la katana nel terreno e in rapida successione composi dei sigilli. Una bolla di puro calore (Bolla di Calore) rosso ardente si materializzò sul palmo della mia mano. Presi la mira e con un gesto preciso la lanciai verso la testa di quel maledetto dai capelli rosso mattone. Lo investì in pieno volto allontanandolo dal Rakau che si divincolò.
Rei non perse tempo e si scaraventò contro di lui colpendolo. Lo investì con un Taijutsu pregno di potenza che sbalzò l’uomo prima contro la parete e poi a terra, stordito.
Ripresi la mia katana e con fare calmo appoggiai il suo filo alla gola del Capo del Campo B.

«E ora, dimmi tutto quello che sai sulla Hattori Hanzo.»

 
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view post Posted on 4/11/2021, 15:52     +1   -1
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L'apparizione di Kazuku aveva lasciato tutti di sorpresa ma in un certo senso era stata provvidenziale. Escludendo per un attimo la minaccia per il povero ostaggio tenuto fermo con la lama alla gola, quel farabutto era un nemico comune e andava fronteggiato. Era il punto di congiunzione tra i ninja e i Rakau, senza di lui la diatriba alimentata da ricordi del passato li avrebbe portati l'uno contro l'altro. Considerando le reazioni dei due giovani, uno annebbiato da manie suicide e l'altro preso da una frenesia vendicatrice, i rapporti con gli indigeni erano attaccati ad un filo sottilissimo, sarebbe stato un peccato vanificare tutti gli sforzi compiuti fino a quel momento.

Per questo motivo quando il rosso fece capolino nella piccola caverna, con fare da sbruffone e sicuro della sua superiorità, rimase sbalordito di vedere come gli avversari lo stessero fissando con uno sguardo comune: nei loro occhi c'era solo odio e voglia di fargliela pagare.
Il manipolo di sottoposti si scagliò all'attacco alimentati dalle urla del loro capitano ma incontrarono una resistenza unita e coriacea, sia Rei che Josui non fecero troppo fatica a mettere k.o. i primi rivali grazie a veloci combinazioni di taijutsu, anche i Rakau combatterono con valore guidati dalla bella e selvaggia Po'ia. Non fecero ricorso al potere del fulmine o dei fiori, il campo di battaglia era troppo stretto e affollato per poter sfruttare un così forte potere, ma questo non limitava di certo la loro forza nel corpo a corpo.

In pochi secondi di colluttazioni e scintille di metallo contro metallo, lo scontro era già al termine. Tra gli invasori solo Kazuku era ancora in piedi e strattonava il ragazzo in ostaggio, forse sperava in una resa immediata della tribù e non si aspettava di certo una così schiacciante sconfitta.
Cominciò a sbraitare infuriato ma nella sua voce si percepiva un senso crescente di paura.

"Fermi! Fermi o lo ammazzo! Non... non fate un altro passo!"

Un tentativo futile di riprendere il controllo della situazione. Josui prontamente aveva conficcato l'arma affilata nel terreno, così facendo aveva le mani libere e poteva concentrarsi nell'arte unica dello Shakuton. Un dardo di aria rovente e incredibilmente densa investì il rosso in pieno viso costringendolo a chiudere gli occhi e a lasciar cadere l'arma. Quello era il momento perfetto... Rei scattò schivando alleati e corpi degli sconfitti che si contorcevano a terra, era davanti al nemico e con un colpo ben mirato lo mise al tappeto.
E così anche l'ultimo dei Rakau era libero dalle grinfie di quell'uomo.

Kazuko era steso a terra, il volto ustionato e il corpo paralizzato dal chakra degli Hyuga che gli impediva i movimenti. Una fine indegna... ma era la fine che meritava.

Ora era lui quello in ostaggio, la katana di Josui premeva contro la carne e minacciava ancor di più delle parole del ninja. Il capitano del campo B non aveva più molte opzioni...

"La mia faccia... ahhh...", sentendo la pressione del metallo affilato capì che non aveva tempo di lamentarsi.

"Si si... la Hattori Hanzo certo... E' una piccola organizzazione messa in ombra dalla Compagnia delle Isole, ma bene o male fanno lo stesso lavoro. Yamamoto... un certo Yamamoto mi ha contattato dicendomi che era interessato ai Fiori di Rakau. Li avrei dovuti consegnare ad un botanico di nome Animaru invece che alla Compagnia, in cambio avrei ricevuto 5000 Ryo. Da quello che so la Hattori porta avanti ricerche per la lotta contro il morbo su un muschio da poco scoperto. Immagino che sono interessati ai fiori per lo stesso motivo."

"Giuro è la verità! Avevo dei documenti al campo che potevano confermare tutto ciò, ma sono andati distrutti in un incendio... è tutto quello che so!"

Sembrava decisamente sincero, era un poco di buono disposto a tutto ma certamente non avrebbe messo a repentaglio la propria vita per una ricompensa che ormai non aveva più speranze di ottenere.

"Yosui... cough cough... non lo uccidere. Può esserci utile...", dalle retrovie Sanzo parlò tra un colpo di tosse misto a sangue e l'altro. Lentamente si stava rialzando aiutato dai Rakau che lo sorreggevano.

"Papa! Tu ferito, riposa ora. Noi tutti insieme... tutta Whanau insieme ora." Po'ia sembrava contenta di poter rivedere tutti i cari riuniti, si lasciò andare a qualche attimo di sollievo prima di muoversi in direzione dei ninja col suo solito fare da belva feroce.

"Io... non capire. Voi aiuta, però fare male a noi... poi aiuta ancora... Volere fiori? Io dare nostre scorte. E poi andare via per sempre." Dal tono non sembrava una proposta bensì una minaccia nemmeno troppo velata in caso di rifiuto.

"Po'ia aspetta. Non sono nemici."

"Ma papa! Lui prima quasi ucciso te! L'altro portato caos in nostra Whanau... io non uccidere loro perché stanca di sangue, ma uomini-pelliccia meritare sangue!"

"Figlia mia...," fece qualche passo zoppicante in direzione della ragazza, la strinse al petto. Lei lo lasciò fare, "...quel Rei che odi tanto ha salvato non una, ma ben due volte tua sorella Aiata. Ha scortato gli altri feriti fin qui, mentre tu, avventata e testarda, gli avevi dimenticati in battaglia perché troppo accecata dall'odio."

Lei abbassò la testa, un ghigno di rancore appena accentuato. Da Sanzo accettava ogni critica a quanto pare.

"Josui...", si bloccò un secondo, già solo pronunciare il suo nome sembrava fargli male, "ha liberato te dalla prigionia. E insieme quei due ci hanno appena protetti, davanti ai tuoi occhi."

"Papa! Quello guarda cosa fatto te! Tua faccia... non tornare come prima! Uomini-pelliccia..."

"Cosa vuol dire uomini-pelliccia!? Io sono uomo-pelliccia, Po'ia! E' ora di crescere... Solo perché li chiami così non vuol dire che sono cattivi, è un nome che hai inventato tu per sentirti diversa da loro, combatterli ti potrà sembrare più semplice se li consideri diversi ma la verità è che siamo tutti uguali. Siamo persone."

"Papa... io... non capire... tu no uomo-pelliccia."

"I buoni e i cattivi non esistono. Esistono le persone, e possono essere a volte buone e a volte cattive... è relativo. Io stesso sono stato un cattivo, ma ora sto cercando di fare del bene a voi Rakau."

"Tu non potere essere cattivo papa! Tu salvato me quando abbandonata."

"E invece lo sono stato. Tanto." Incrociò lo sguardo con Josui solo per un attimo, di più non poteva resistere nel vedere l'odio dipinto nei suoi occhi, alla vergogna che gli suscitava la cicatrice che gli aveva impresso.

"Lascia da parte il tuo odio. Siamo tutti insieme ora, tutti i Rakau sono salvi e qui non ci sono nemici."

Po'ia era scossa. Il suo stesso padre ed esempio da seguire poteva davvero aver compiuto gesti malvagi? La ragazza era cresciuta in fretta, era stata costretta a crescere per poter essere la leader della Whanau da lei fondata, ma in fin dei conti era ancora una giovane ingenua che del mondo e della natura umana conosceva ben poco. Guardò Rei con occhi confusi ma privi di odio, poi Aiata che piccola e immatura forse aveva visto ciò che a lei era sfuggito, poi ancora Rei... sospirò. Stava mettendo in discussione le proprie convinzioni, non disse nulla ma lo Hyuga poteva scorgere nei suoi occhi verdi un primo barlume di riconoscenza.
Era poco ma significava tanto.

Sanzo lasciò la figlia adottiva ai suoi pensieri e avanzò verso i due ninja.

"Rei. Josui. Shinobi. Chiedo anche a voi di lasciare almeno per il momento certe questioni da parte, i Rakau sono tutti sani e salvi. Il mio piano in origine era quello di recuperarli tutti e rubare una nave per scappare via... loro hanno sempre vissuto lontani dagli uomini del continente e dalle altre Whanau delle isole. Sono degli emarginati. Vorrei quantomeno trovare un'isola tranquilla dove possano vivere in santa pace."

"Ora... potrei usare Kazuku come merce di scambio, provare un dialogo con quelli del campo A, scappare nella notte... non lo so nemmeno io."

"Quale che sia la decisione, mi aiutereste? Per Po'ia, Aiata e tutta questa povera gente che ha vissuto fin troppe ingiustizie."


Umilmente, quasi supplicando, Sanzo cercò un'ultima collaborazione col duo ninja. Aggiunse dopo qualche secondo di silenzio.

"Dopo... pagherò ogni mio debito."





CITAZIONE
Siamo agli sgoccioli boyz. Qui si decide il destino dei Rakau e, di conseguenza, anche l'esito della vostra spedizione. Sanzo voleva lasciare l'isola con gli indigeni una volta riuniti, ma sembra perplesso e aperto ad altre idee.
Naturalmente siete sempre liberi di collaborare o riprendere le vecchie diatribe.

Kazuku lo considero fuori gioco e vostro prigioniero al momento, invece i suoi scagnozzi se la sono svignata doloranti e con la coda fra le gambe (si, potevate catturare benissimo anche loro ma capitemi... c'è già troppa gente in questa caverna non ci servano altri png di poco conto xD)
 
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view post Posted on 6/11/2021, 19:33     +1   -1
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Dopo il suo attacco vide Kazuku cadere a terra, sconfitto con non molta difficoltà: strano come, a volte, i nemici non siano così potenti ma, nonostante questo, il carisma riesca ad attirare a sé scagnozzi pronti a evidenziare la propria sete di sangue, perseguendo un sogno che, agli occhi esterni e della società potrebbe sembrare giusto (sconfiggere la malattia), ma il fine non giustifica i mezzi: Rei era di questa idea. La lotta, il dolore, il sangue, le ferite, le ginocchia sbucciate e le mani intrise del liquido rosso della vita, questi elementi non possono, mai e poi mai, essere un simbolo di pace e di salvaguardia del prossimo.
Certo, un tale pensiero in mano a uno Shinobi potrebbe sembrare inusuale, scorretto anche visto che sono proprio loro i primi ad usare la violenza per fini mutualistici, ma pensandoci meglio proprio lui in questa missione comprese quale sia la sua vera e principale indole: la parola, la bellezza derivante dall’uso che essa ha nel mondo.
Salvare la gente usando l’intelletto doveva essere la sua principale arma, sempre pronto però, nonostante tutto, ad usare la violenza contro chi non comprendeva.
Vide Josui gettarglisi di sopra, puntando la lama sul suo collo: come dargli torto, d’altronde tutto quel dolore era colpa di quell’uomo. Che amara e strana la vita, un attimo prima stava per uccidersi, e un attimo dopo fu felice di non averlo fatto: aveva tanto da sognare, da vivere, da abbracciare e amare.
Dalle parole del nemico di tutti loro, si comprese che era una specie di mercenario, che per soldi (ahi il dio denaro) era pronto a prendere su di sé la morte di persone, per poter provare a trovare una soluzione al morbo: che cosa assurda, uccidere per curare altra gente, come se esistesse gente di serie a e di serie b: com’è strana la società, l’essere umano intriso di un senso di egoismo perpetrato nelle viscere come salvezza del genere, supremazia di una razza su un’altra.
Rei comprese, sempre più, che alla base della società vi era il marcio: fingere amore, ferendo il prossimo.
Sanzo aveva ragione, il compagno d’avventura non doveva ucciderlo: loro non dovevano macchiarsi dell’ombra del nemico.
Sospirò, e presa dalla tasca un classico filo d’erba contenente in un astuccio e se lo infilò tra le labbra. Non sapeva cosa avesse fatto di male lui nella vita di Josui, ma quell’uomo con la S tatuata stava dicendo delle giuste frasi per provare a mettere entrambi in buona luce.
In cuor suo ringraziava quell’uomo, provando sempre però un senso di inquietudine: di certo si era macchiato di dolori atroci, ma quando un uomo si può considerare puro e pulito dal passato?
Si può mai fuggire dal passato?
No. Rei ne era certo: il passato è tale, indelebile, e rimane per sempre un presente che preme il petto, ferendo e ammazzando a poco a poco l’uomo in ogni suo aspetto: ma, ecco, proprio quando esso ti lascia senza forze, tu devi provare a rialzarti, a sospirare e sopravvivere: aggrapparsi alla vita è ciò che più di tutto si deve fare: non è un mero modo per sopravvivere, ma è il nocciolo stesso della esistenza.
Guardò Po’ia, non gli importava nient’altro. Sperava che il misterioso Sanzo riuscisse a rialzarlo dal buco che si era creato col suo agire: sembrava di sì, il suo fantomatico padre adottivo le stava facendo comprendere che la classificazione delle razze è il male assoluto dell’esistenza.
Non vi è differenza tra umani, tra gente del mondo: tutti sono uguali, senza distinzioni: ognuno era un nuovo mondo da visitare e accogliere.
Finalmente vide negli occhi della donna che amava (o almeno, pensava di poter considerare come tale quel sentimento che, al pari del dolore del passato, opprimeva il suo petto) un piccolo barlume di riconoscenza.
Rei non poteva sperare di meglio, ma comprese che certamente non poteva gettarsi sopra le sue braccia, perché c’era ancora così tanto da fare per poter davvero chiudere l’abisso che si era generato tra loro. Che stoltezza, che agire errato che aveva provocato tutto quel casino.
La voglia di diventare un qualcuno, la voglia di salvare la gente senza pensare alle conseguenze, essere accecati da un sentimento perverso che interpreta la stranezza dell’uomo: tutto quello era stato il male di vivere che l’aveva portato a sbagliare; sì, sbagliare ma vivere: vivere per comprendere cosa era giusto fare e cosa non lo fosse.
La vita, pervasa dalla confusione, porta davvero a vivere.
Nel turbine dei pensieri, la sua mente fu riportata nella realtà dalle parole di Sanzo.

Sai, io non so cosa hai fatto nel tuo passato, ma so di certo quali sono stati i miei sbagli e, con il cuore in mano ti dico che sì, sono pronto a salvare questa gente.
Anzi, ti direi di fare una cosa: portiamoli tra la nostra gente: bisogna sconfiggere la paura del prossimo, dobbiamo farlo mostrando la ricchezza che essi possono portare.


Voltandosi verso Aiata e gli altri della tribù

Sempre se voi lo vogliate. Sconfiggiamo la paura, insieme.

E riguardando Sanzo

Usare Kazuku come merce di scambio potrebbe provocare altro dolore, e io direi una cosa: diamogli un fiore di Rakau, sperando che il loro fine sia davvero altruistico e lasciamolo qui inermi: noi ce ne andiamo e così tutti vinciamo.
L’odio porta altro odio, non dobbiamo permetterlo.


Era sbagliato? Chissà cosa avrebbero detto gli altri dopo le sue parole, le sue visionarie idee, ma bisognava provare a fermare il circolo vizioso creato.
 
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view post Posted on 9/11/2021, 11:09     +1   -1
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Scrutavo impassibile il volto disperato di Kazuko. I suoi occhi umidi riflettevano la paura di morire sulla lama che gli accarezzava il collo in un tocco mortale.
Se avessi voluto uccidere qualcuno, avrebbe visto prima i cadaveri dei suoi uomini trasformare quella grotta in un lago di sangue. Le mie intenzioni erano ben lontane da quello che lui credeva ma avrei forzato ancora un po' la situazione per storcerli qualche informazione.
Avrei giurato che quel poveretto era lì lì per farsela sotto.

«5000 ryo, una bella cifra. Dunque è questo il valore che dai alla tua vita…»

Lasciai cadere le parole come la sentenza a un condannato alla gogna.
Da quando avevo smesso di far parte del gruppo di teppisti del Villaggio, avevo lasciato le minacce spicce da parte credendo in uno stile di vita migliore. In verità, le minacce non erano mai state il mio forte. Ero un tipo introverso ma rispettato e certe cose non mi erano mai andate a genio. Mi limitavo a far parte di quel gruppo solo per sfogare la mia frustrazione e sentirmi parte di qualcosa.
Avevo cambiato vita ma in quel determinato momento rimettere la maschera del mio passato mi avrebbe sicuramente dato dei vantaggi.

«Che mi dici dei tuoi sottoposti? Loro valgono 5000 ryo? Ti dico io la risposta: no, valgono molto di più. Lo sai perché? Perché non vogliono rimanere qui.»

Forse non avrebbe capito il come ma nei miei occhi avrebbe potuto scorgere la sincerità di quelle parole.
Nei panni di Shinji, all’interno del Campo B, uno dei mercenari mi aveva confessato di un forte dissenso all’interno del gruppo. Molti erano abbattuti dal conflitto coi Rakau e volevano tornare a casa dalle loro famiglie, non desideravano altro.

Dovetti chiudere gli occhi per un istante e fare un respiro profondo quando sentii la voce di Sanzo chiamarmi. Lo guardai con meno rabbia in corpo per poi posare lo sguardo nuovamente sul povero Kazuko.

«Non c’è bisogno che me lo dici. Non voglio ucciderlo ma ho l’impressione che ci stia dicendo parecchie stronzate. Vuoi dirmi che se salissi su una delle vostre navi non troverei delle risposte? Sai bene che l’unico modo per uscire da questa situazione è collaborare. Potresti avere vantaggi anche tu se giochi bene le tue carte.»

Mi limitai ad ascoltare passivamente il discorso tra Sanzo e Po’ia, lo sguardo altrove.
Per certi versi rimasi stupito dalle parole di quel bastardo.
Quando eravamo sotto lo stesso tetto era la figura più vicina a un padre per me ma allo stesso tempo anche quella più lontana. Rimasi sorpreso dal suo discorso chiedendomi se non fosse una finta, un ruolo che interpretava, ma sembrava sincero. Non sapevo di preciso il perché di questo suo cambiamento ma forse la vicinanza con quel popolo gli aveva dato modo di ammettere i propri errori e di cambiare.
Forse era cambiato, forse provava ancora colpa per ciò che aveva fatto.
La rabbia si fece più tenue e una parte di me incominciò ad apprezzare quello che stava facendo per noi e per il suo popolo.
Avrei dovuto perdonarlo, lasciare il passato alle spalle, dando una possibilità a Sanzo di fare del bene agli altri conoscendo il male che aveva fatto.
Avrei dovuto ma io non ero ancora pronto a perdonarlo.
Guardai negli occhi Sanzo con sguardo severo senza perdere di vista Kazuko.

«Non ti ucciderò, sarebbe troppo facile. Lascerò pesare su di te la protezione e il destino dei Rakau. Le tue decisioni, le tue scelte, segneranno il futuro non solo di Po’ia ma di tutto il suo popolo. Non c’è peso più grande di questo per espiare le tue colpe.»

Il mio tono freddo lasciava trasparire la buona volontà di dargli una seconda occasione. Apprezzavo davvero quello che stava facendo per quella gente e speravo che ci fosse un futuro per tutti loro. Era anche una mia speranza che le persone potessero davvero cambiare riconoscendo i propri sbagli.

«Non voglio influenzare la tua decisione ma fuggire su un’altra isola…quanto pensi ci voglia prima che vi trovino nuovamente. Magari ci vorranno mesi ma prima o poi vedrete altre di quelle vele. Il Continente Ninja ha varcato la soglia del vostro mondo, non chiuderà la porta così facilmente. Lottare significherebbe l’estinzione dei Rakau; scappare, la cosa più lontana dal sentirsi persone libere. Collaborate. Collaborate con quelli del Campo A, trovate un accordo. Sono solo dei ricercatori che vogliono comprendere il vostro mondo. È gente pacifica, non avevano neanche armi prima che voi gli attaccaste. Probabilmente neanch’io e Rei saremmo stati qui. Chiedete anche a quei ricercatori che avete catturato, loro vi confermeranno tutto e potrebbero agevolare una trattativa. Se trovaste un accordo di interesse reciproco anche la Compagnia delle Isole Orientali ne sarebbe informata al nostro ritorno e nessuno potrebbe dire o farvi del male.»

Avevo tirato fuori dalla tasca un foglietto leggermente bruciacchiato. Aprendolo, avrei rivelato le ultime parole di Suiko. Avrei cominciato a leggerlo ad alta voce soffermandomi e scandendo le parole su una determinata frase: "ogni RAPPORTO con gli indigeni è compromesso".

«Come avete sentito, questo è un documento che certifica la volontà di quelle persone di voler un’interazione positiva con la vostra gente. Il Campo A non l'ha ancora ricevuto e questo vuol dire che quella ricerca a un'interazione pacifica è ancora vivo. Il Responsabile del Campo, Fumio, ha fatto passare i vostri attacchi come provocati da animali selvatici per non recarvi problemi. Io ho solo mostrato un altro punto di vista ma come dicevo, Sanzo, quello che dovrà prendersi la responsabilità di ogni decisione sei tu, così come il destino di questo foglio.»

 
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view post Posted on 17/11/2021, 17:49     +1   -1
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Kazuku immobilizzato e indifeso subì senza aprir bocca le accuse di Josui mentre ascoltava con attenzione e speranza la proposta di libertà sollevata da Rei. Ma la questione più importante non era cosa fare con lui bensì come muoversi per il futuro dei Rakau.
Su questo punto i ninja erano assolutamente d'accordo: trovare un dialogo con Fumio e i suoi uomini, avevano dato prova di essere persone fidate e soprattutto non mosse da egoismo ed interessi personali. A quella proposta del duo si fecero avanti anche i prigionieri degli indigeni, i compagni di Suiko.

"Abbiamo cercato di spiegarvelo", "Siamo stati bravi, da quando ci avete catturato non vi abbiamo dato problemi anzi... vi abbiamo aiutato", "per favore, date retta a quei due"; ed altri frasi di questo genere si alzarono dal fondo della caverna.

Sanzo e Po'ia erano pensosi, la ragazza aspettava un parere dal suo papa e guida ma proprio lui invece lasciò la decisione nelle mani di lei. "Po'ia, la decisione è tua. Sei la leader dei Rakau, hai l'ultima parola sul loro destino. Sul tuo destino."

La giovane fu sorpresa in principio e non sapeva che dire. Aveva già messo in discussione tanti suoi dogmi e dover prendere quella decisione non era sicuramente cosa semplice. Guardò Rei, Aiata, tutti i compagni, tutti i presenti, anche Kazuku fermo a terra...

"Io volere andar via, non vedere più uomini-pelliccia, essere felice così. Ma...", una lunga pausa mentre si accarezzava la spalla tatuata con l'albero che dava il nome alla sua piccola famiglia, "... per Whanau questo non bene. Whanau vuole pace e tranquillità. Noi volere fidare di voi due uomini-pell..." si corresse, "di voi due, Rei e Josui."

Sanzo si avvicinò alla figlia e le accarezzò i capelli, un gesto allo stesso tempo tenero e pieno di soddisfazione. Lei lo allontanò, non con rabbia ma più per testardo orgoglio, non era tipa da apparire debole davanti ad estranei. La scena strappò qualche sorrisetto agli altri Rakau nelle retrovie.

"Quel mostro però no libero. Venire con noi e poi decidere per sua vita."

"Va bene dunque, Kazuku per ora sarà nostro prigioniero. Se tutto andrà bene sarà libero, tutti noi saremo liberi. Forza, prepariamo qualche scorta e partiamo il prima possibile. Rei, Josui... fateci strada."

Era fatta dunque. Il duo del Fuoco e del Vento era riuscito nell'impossibile, convincere Po'ia e tutti i Rakau a fidarsi di loro e a portarli da quelli del campo A. Era ancora presto per festeggiare ma la notizia li avrebbe sicuramente sollevati.
Gli indigeni preparano qualche sacco con cibo, pelli e naturalmente con la loro scorta di fiori magici. I tre compagni di Suiko diedero una mano aiutando principalmente gli indigeni feriti mentre Po'ia in persona si assicurò di legare per bene con una corda il rosso, voleva essere lei a tenerlo al guinzaglio.
In tarda mattinata era tutto pronto. I Rakau abbandonarono il loro rifugio nelle montagne e guidati dalla coppia di shinobi si diressero verso sud, un ultimo esodo di una piccola tribù che troppo a lungo aveva subito ingiustizie.




Nel primo pomeriggio l'eterogeneo gruppo arrivò all'accampamento A, un manipolo di persone stanche e ferite che subito portò scalpore nelle file degli esploratori. Ci fu un corri corri generale, un vociferare per far giungere la notizia a Fumio che accorse dalla sua tenda per accogliere gli ospiti.
I tre esploratori scomparsi alla vista dei loro compagni corsero ad abbracciarli scostandosi dagli altri mentre il capitano della spedizione chiese spiegazioni ai due ninja che stavano alla testa del gruppo.
C'era tanto da raccontare che non sarebbe bastata una giornata intera e le circostanze non permettevano un resoconto così lungo, mentre Rei e Josui cercarono di fare un riassunto il più dettagliato possibile inevitabilmente Fumio incalzava con le domande. Su Kazuko, sui Rakau, su Suiko, su quel Sanzo misterioso...
Nel frattempo i Rakau rimanevano compatti e circospetti.

"Guarda! Guarda! Questa bambina ha un fiore... e sa usarlo!", un'esploratrice si era avvicinata ad Aiata ed incuriosita le sorrideva indicando un fiore di Rakau. La piccola colse la curiosità della donna e avvicinando il fiore al suo corpo lo fece diventare di un giallo accesso e carico di elettricità.

"Sta lontano!", subito Po'ia col suo fare feroce si avvicinò protettiva ad Aiata ma la donna della Compagnia non sembrò spaventata e continuò ad essere incuriosita.

"Parli la mia lingua! Io conosco la tua, Kia Ora Whanau Rakau."

"Ma è vero che i fiori nascono dal profondo dell'oceano? La leggenda dell'albero della vita Rakau dice così, no?" un altro dell'accampamento si fece avanti e domandò incuriosito, allora anche Sanzo intervenne e rispose.

"Si, è una leggenda comune a tutte le Whanau. Che l'albero della vita ormai spento in realtà sia ancora vivo e i suoi semi aspettano da qualche parte sotto l'oceano, sotto Moana."

"Ma cosa dire papa!?", ancora Po'ia, questa volta senza aggressività inutile voleva correggere il padre, "leggenda dire questo si, ma fiori nascere nelle alte montagne dove cadere Watitiri delle nuvole. Incontro tra stelle e terra, questo è fiore di Rakau."

"Wow! Quindi questi fiori nascono dalle stelle cadenti?", ancora altri esploratori si avvicinarono sempre più curiosi.

"Eh? No, no... Non volere dire questo." Po'ia cominciava a sentire l'attenzione addosso e stranamente divenne rossa paonazza.

A quel punto Aiata scoppiò a ridere divertita e fu una risata così spontanea e contagiosa che strappò una risarella a tutti i presenti.
Strano come una situazione tanto spinosa e tesa potesse essere ribaltata dalla curiosità di qualche ricercatore e dalla spontaneità di una piccoletta.

"Ragazzi. Mi spiegherete tutto con calma, ora diamo il benvenuto ai nostri ospiti." Fumio colpito dalla scena lasciò le domande ad un secondo momento ed accolse come si deve gli indigeni.

"Uomini, diamo il benvenuto ai Rakau. Offrite loro cibo, acqua ed ospitalità. Oggi è un giorno di festa. Kia ora, Whanau Rakau!", e tutto l'accampamento in coro accompagnò quel saluto.

Si trattava solo di una breve e buffa conversazione tra esploratori curiosi e indigeni spaesati, ma era stato il primo punto di congiunzione tra due popoli, tra due culture tanto distanti. La strada era lunga ma la risata spontanea di Aiata fu il primo passo di quella che poteva diventare una forte collaborazione reciproca.




CITAZIONE
Signori, qui termina la vostra spedizione!
Direi di passare subito alle ricompense che a questo punto immagino siate curiosi, poi vi do qualche indicazione per il vostro ultimo post.

Rei

Role: 10
Voto massimo strameritato. Per tutta la spedizione ti ho fatto sentire come il responsabile del macello in corso, questa missione non sarebbe mai partita senza gli eventi della prima. E' stato il mio modo di stuzzicarti e spronarti e sono più che soddisfatto. Rei ormai lo conosciamo: è un ragazzo energico, spontaneo e ottimista e vederlo fare i conti con se stesso è stato molto utile secondo me. Sei stato in gamba a non cadere nell'errore, o quantomeno reazione scontata, di cominciare a fare dei mega trip introspettivi dove ti colpevolizzavi troppo, non sarebbe stata la reazione di un ragazzo come Rei. Invece si è sì sentito responsabile, e l'hai sottolineato più volte, ma ha reagito sempre cercando un soluzione e sforzandosi di fare qualcosa. Che sia scendere in prima linea o correre all'impazzata nella foresta per trovare una soluzione. Il risultato è un personaggio che nonostante le avversità ne è uscito diverso e maturato ma senza una "trasformazione" forzata, ha reagito in modo coerente alla sua indole sempre. Davvero ho apprezzato tanto.
Rei Hyuga è ancora il ragazzo che sorride a trentadue denti davanti ai problemi ma ora sa che non può risolverli semplicemente sfoderando un pollice alzato, sa che le sue azioni hanno delle conseguenze ma sa anche come rimediare agli errori. Tornerà a Konoha più maturo e con una storia da raccontare.

Scrittura: 9
Ottimo voto per il livello di scrittura ma soprattutto per i progressi fatti. Io ti invito - seriamente ti invito a farlo - a rileggere un paio di post nella nostra prima missione, un paio di quelli con Grinzello e poi rileggi qualcosa di questa giocata. Sono sicuro che troverai da solo gli ottimi miglioramenti. I post sono più coerenti e approfonditi, senza dover marcare più volte le solite particolarità del personaggio rischiando di ripeterti e questo è dovuto sicuramente anche ad un vissuto maggiore del pg. Lo stile si è voluto, più profondo è maturo. Ad esempio i tuoi ultimi scritti in questa missione sembrano quasi rivolti "al lettore" invece che una classica narrazione in terza persona che racconta i fatti, è stato un esperimento stilistico che ho apprezzato.
Allora ti dirai, perché non 10? Forse sono severo ma credo che nonostante ti sei sbloccato e scrivi perfettamente, credo che con un po' di tempo il narrato possa essere ancora più perfezionato. Suggerimenti specifici non ce li ho e non mi sento di dover fare il maestro, semplicemente penso che continuando a giocare troverai il modo per rendere perfettamente armonioso il tutto.
Ps. occhio ai due punti, non sono assolutamente un esperto di grammatica ma certe volte ne abusi un po' ;)

Strategia: 10
Beh 10 perché il lavoro di squadra c'è stato fin da subito, sia quando vi siete divisi i compiti come diplomatico e investigatore ma in generale siete sempre stati complementari per tutta la missione. Nessuno ha mai cercato di rubare la scena all'altro, ognuno ha avuto i momenti nei quali splendere di più. Poi la gestione della battaglia al forte del campo B è stata perfetta: tu sei sceso in campo aperto e potevi anche combattere gli uomini di Kazuku, hai scelto invece di proteggere i Rakau feriti e non hai alzato un dito apertamente contro gli aggressori. Si trattava comunque di una spedizione finanziata dalla Compagnia, attaccarli poteva portare a delle conseguenze quindi sei stato molto accorto.
Hai sempre usato la dialettica quando possibile, arrivando ad offrire il tuo coprifronte o la tua salute per il bene dei Rakau e della missione. Insomma perfetto.

Voto finale: 9.7
EXP: 1980
Ryo: 194
+3 PM


Nizzet

Role: 10
Ogni post è carico di introspezione, che sia un ricordo del passato di Josui o semplicemente il racconto di quello che sta accadendo. Josui mi aveva colpito già dal primo post nell'evento di Grinzello e qui ho potuto conoscerlo meglio, tra l'altro avevo paura di non coinvolgerlo troppo con una missione che nasce da una prima dove non era presente (ho inserito Sanzo nella trama per questo timore) ed invece l'ho visto molto catturato dai fatti. Anche con lui come con Rei, ho giocato sul farlo sentire dal lato sbagliato della storia: era facile provare solidarietà con i Rakau ma voi ai loro occhi eravate i cattivi, questa contraddizione dell'uomo-pelliccia come invasore/salvatore l'hai trasmessa molto molto bene. In Josui si coglie quel desiderio di voler aggiustare un mondo marcio e la scena del funerale di Suiko mi è piaciuta davvero tanto.
Ogni post appare come raccontato dal punto di vista di Josui, tramite i suoi occhi... un lavoro eccellente.

Scrittura: 10
Ti sei cimentato nel racconto in prima persona e se non fossi stato tu a dirmelo avrei giurato che eri avvezzo a scrivere così. Io non sono un amante della prima persona soprattutto in una narrazione "corale" come questa di un gioco via forum, si rischia di isolare il proprio personaggio rispetto agli altri e al mondo che lo circonda. Tu invece hai saputo usarla benissimo, anche grazie all'utilizzo di brevi periodi descrittivi che contestualizzavano Josui rispetto al tuo compagno di missione e ai vari png.
Il livello è altissimo, scrivi davvero bene. Sei elegante nell'esposizione e molto profondo, senza mai annoiare con pensieri troppo pesanti e periodi troppo arzigogolati. Una delle migliori "penne" con le quali ho giocato. :)

Strategia: 10
Anche per te valgono le considerazione sul lavoro di squadra che ho scritto per Rei. Eri l'investigatore... e lo sei stato davvero. Da subito ti sei adoperato per vedere oltre il singolo post e cercare il quadro generale della situazione. Hai ottenuto informazioni dal fratello di Fumio facendo peso su ciò che apprezzava di più, il denaro; piazzato trappole che anche se non sono servite ho apprezzato l'idea; ti sei infiltrato in modo impeccabile nel campo B facendo un casotto; trovato un collegamento con la Hattori Hanzo... Cioè dai, che altro dire... il perfetto ninja.

Voto finale: 10
EXP: 2040
Ryo: 200
+3 PM


** I compensi sono calcolati considerando 3 pagine come durata standard, più mezza pagina di ricompense extra. Tutto +20% bonus spedizione. **

Infine per entrambi propongo un passaggio di fama di un grado per le seguenti considerazioni:
L'interesse della Compagnia per i Rakau e i suoi fiori era sicuramente alto, visto gli sviluppi le relazioni erano compromesse se non fosse stato per Rei e Josui. La missione poteva concludersi in diversi modi e per come era impostata la trama non era affatto scontato che i Rakau si aprissero agli uomini del continente. Il loro nome sicuramente verrà associato a questa piccola tribù e la Compagnia si ricorderà del vostro operato, di conseguenza, anche all'interno dei vostri rispettivi villaggi, ritengo sia ragionevole pensare che i vostri superiori noteranno questi risultati.


Ooooooora passiamo alle ultime indicazioni. Come avete letto è un bel lieto fine anche se alcune questioni rimangono aperte, tipo il destino di Kazuku, quello di Sanzo (che ha attaccato Hichiro eh) e le vostre relazioni personali con loro. In questo ultimo post conclusivo siete totalmente liberi e autoconclusivi. Potete muovere tutti i vari PNG come volete, tanto ormai li conoscete e sono sicuro che li saprete gestire con coerenza.
In questo modo potete sviluppare i vostri rapporti personali con Po'ia e Sanzo, salutarli qui o magari gettare le basi per una autogestita post missione... questo lo deciderete voi.
Il rapporto tra Compagnia e Rakau è appena nato, sarà un processo lento ma sicuramente le basi per una pacifica convivenza sull'isola ci sono tutte.
Quando vorrete Fumio organizzerà il vostro rientro a casa.

Ricordatevi di dare un voto anche al vostro master sadico nell'ultimo post! ;)

Vi ricordo che potete fare un breve rapporto sulla missione Hub centrale della Compagnia e visto che ormai siamo passati al trimestre successivo col calendario, vi ricordo anche di postare qui, ci sono i passaggi da seguire al link e potete citare la parte nella quale spiego le motivazioni per la proposta di passaggio di fama, poi sono i Narratori ad accettarla o meno.

Credo sia tutto. Ragazzi, è stato davvero un piacere. Finisco questa missione con soddisfazione ma un po' di dispiacere perché non posso riprendervi subito, ma siete stati fantastici!
:sad: :flower:

Edit: ricalcolata l'exp, non so fare i conti...


Edited by K.Wanderer - 19/11/2021, 10:52
 
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view post Posted on 20/11/2021, 22:04     +1   -1
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Rei continuava ad osservare gli occhi lucenti di Po’ia, l’unica persona che gli avesse mai suscitato un qualcosa di così forte e misterioso. Di certo non era uno stupido, comprendeva molto bene che la sua richiesta di unire i popoli era impossibile da attuare, d’altronde ci si trova sempre dinanzi a realtà esterne, politiche e sociali, che non rendono attuabili il quiete vivere, la vera pace ed armonia. Che strano, la paura del futuro ci porta ad agire in un modo così insensato, fuggendo e stringendo braccia e mani che non ci appartengono, nella speranza di poter disegnare un divenire più bello, non comprendendo che, invece, molte volte facendo proprio questo ci si crea una fossa di malinconia e tristezza.
Sperava con tutto sé stesso di poter, invece, coronare il suo sogno che si era delineato sempre più nel corso di questa spedizione, ossia il perseguimento della pace in tutti i suoi aspetti. In quel frangente, con il nemico bloccato e gli amici, si ripromise di voltare pagina ed essere il Rei che aveva imparato a conoscere lì: “dedizione, ragionamento e mediatore” dovevano essere le nuove parole che lo avrebbero descritto da lì in futuro, sostituendo il suo quasi motto “impulsivo, testardo e diretto con le parole”.
Alle parole della ragazza, e sentendosi finalmente chiamato col suo nome e non con l’appellativo di uomo-pelliccia, sorrise con i suoi bei trentadue denti. Durante quella spedizione, pensò proprio in quel momento, aveva perso quella sua abitudine, ma non doveva mutare così tanto. L’esperienza aiuta, ma il sorriso migliora sempre ogni situazione, non doveva perdere questo aspetto del suo carattere, forse l’unico davvero bello.
Po’ia voleva mostrarsi forte, era così chiaro ai suoi occhi, ma lui avrebbe tanto voluto farle cadere quel muro di paura costruito nel tempo, ma sapeva bene che non poteva pensarlo neanche: erano due conoscenti, non altro, non poteva fare nient’altro.
Ebbene sì, lui capì che il benessere del prossimo spesso si viene a creare proprio con quelle alte mura di cinta che la mente crea dal nulla; pensare di non poter fare qualcosa, non è sempre un male, anzi ci permette di incontrare il noi stessi, il nostro subconscio, e scontrarci con esso per conoscere i propri limiti.
Essere vinti da sé stessi non è sempre una sconfitta, ma può essere anche sinonimo di maturità.

Abbandonò i pensieri filosofici che tante volte affollavano la sua mente, prendendo la strada verso sud per l’accampamento A, potendo finalmente portare a compimento quella missione così complessa e articolata.
In vista della lunga camminata, si avvicinò alla piccola Aiata e si distese lievemente, per farla salire sulle sue spalle. Incuriosita la bambina accettò l’invito e per Rei quello fu uno dei momenti più belli di sempre, perché gli parve di portare in spalla non solo una bambina, che per lui era una sorellina, ma proprio la voglia di vivere, tutto ciò che rimane di bello in questa vita, ovvero la bellezza del divenire.
La camminata fu lunga, ma non molto stancante per il giovane, nonostante la bambina sulle spalle giocasse con i suoi ricci capelli: vedere le sue dita perdersi in quei ricci lo facevano molto divertire.
In più, la visione di Po’ia che teneva legato, come al guinzaglio, il nemico gli portò alla mente pensieri non molto puri, anzi sarebbe più consono sorvolare su di essi, perché certamente non erano filosofici come quelli di sopra.

Ed ecco giungere all’accampamento A.
Dopo aver fatto scendere la bambina, andò a parlare con Fumio.
Provò a riassumere tutte le vicissitudini affrontate, provando a non allungare troppo il discorso anche perché aveva imparato, a sue spese, che meno si parla meglio è, molto spesso.

Aiata sembrava felice, e questo bastava. Quella sua amata sorellina, scampata dal naufragio nella precedente spedizione, era incuriosita dagli uomini-pelliccia, e lo si comprendeva chiaramente dai suoi occhioni che guardavano intorno; d’altronde, quanto è bella la spensieratezza che forse finalmente, finalmente continuerei insistentemente a ripetere, potrebbe vivere quella bambina.
Lei meriterebbe soltanto di sorridere, nient’altro.

Ed ecco, finalmente dalle parole di Po’ia si comprese meglio cosa sono i fiori di Rakau, ossia l’incontro tra terra e cielo: non è forse questo il disegno più divino che la gente potrebbe sperare di poter toccare per mano? Fulmine che si scontra con la superficie terreste e, per un qualche motivo, porta alla nascita di quei bellissimi fiori. È come se il divino si facesse natura per essere accarezzato e abbracciato dal mondo, come se sentisse, esso stesso, una solitudine dall’alto delle cime.
L’amore è l'ingrediente che deve sempre e per sempre esistere nel mondo, per portare colore nella tristezza. D’altronde, non è forse il mondo una caotica tristezza da abbattere con la propria vita? Chissà, forse il pensiero di Rei era così contorto e fuori luogo, ma proprio nei momenti di gioia la sua mente vagava di più, riuscendo quasi a toccare il lembo del velo che separa la realtà dal subconscio.

Gli ultimi tempi passarono molto velocemente, in un susseguirsi di chiacchiere e allegria.
Rei comprese che, al rientro, doveva cambiare per sempre le carte in tavola; quella spedizione doveva essere la base della sua crescita.

Grazie Josui per avermi aiutato a migliorare e a crescere.

Disse al compagno, avvicinandosi e allontanandosene frettolosamente. Non voleva sentire la sua risposta, magari non avrebbe compreso le sue parole ma sentiva che doveva ringraziarlo; senza di lui quasi sicuramente quella spedizione sarebbe terminata in un brutto modo.

Era giunto il momento degli addii, inutile pensare che sarebbe stato un arrivederci. Non era pronto ad allontanarsi da loro, questi indigeni che sentiva parte della propria essenza; che strano, perché doveva sentire un tale avvicinamento per quella tribù, per quelle due donne che erano lì?
Guardò Po’ia, impaurito. Sì, sentiva una paura dentro ma non poteva esserne assoggettato, doveva quantomeno salutarla. Provò ad avvicinarsi e, quasi imbarazzato, esclamò poche parole.

Sono felice di vedere che stai bene e, mi raccomando, riguardati.

Si voltò, dopo averla vista ancora una volta dritto negli occhi.

Ebbene sì, altrettanto doloroso è stato salutare Aiata: le si avvicinò e la strinse in un caloroso e forte abbraccio. Delle lacrime volevano varcare le sue guance, ma riuscì a trattenerle.

Aiata, non farmi mai preoccupare e, per favore, non dimenticarti di me.

Detto questo, prese uno dei suoi amati anelli e lo consegnò alla bambina.
Lui avrebbe avuto per sempre la collana, lei un suo anello.

La nave giunse e Rei salpò, tenendosi dentro tutti i sentimenti e le passioni travolgenti.


Coinvolgimento Personale: decisamente 10, è stata una spedizione molto importante per il mio pg e, non lo nego, anche per me: chi ha avuto modo di conoscermi un minimo sa che nel gioco metto me stesso (o almeno, ci provo), quindi è come se fossi migliorato e maturato io stesso.

Tempistiche: Anche qui 10. La giocata è stata davvero gradevole grazie anche alla ottima presenza del master, sia in on che in off. Nulla di scontato.

Trama e impostazione: Beh, 10 sicuro! Rei, con questa trama, è riuscito a mettersi in gioco, ergo davvero ben fatto; complimenti al master e alla squadra!

Scrittura: 10 e anche di più, davvero! Ammiro il modo di scrivere di Wanderer, è un vero punto di appoggio per me stesso.

Ambientazione e caratterizzazione NPC: 10. Po’ia e Aiata oramai fanno parte della vita di Rei, questo è poco ma sicuro! Ho però apprezzato molto anche tutti gli altri, e la presenza di Sanzo (per me ignoto, ma per Josui importante) è stata davvero una trovata geniale!

Valutazione finale: 10. Non c’è nulla da dire, master impeccabile in tutto: presenza, disposizione, trama, nel coinvolgimento dei personaggi. Grazie con tutto il cuore, davvero!


Edited by Rei_hyuga - 20/1/2022, 13:29
 
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view post Posted on 30/12/2021, 18:56     +1   -1
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La decisione fu presa.
Ritornammo al Campo A coi Rakau al seguito.
Scendemmo dalle montagne come una carovana di profughi in cerca di un nuovo luogo in cui ricominciare le nostre vite, o a farne ritorno.
Nei pressi della destinazione indicai a Sanzo i punti in cui erano state piazzate le trappole in modo che nessuno si facesse male. L’idea era stata mia. Gli spiegai la motivazione di quel gesto ribadendo le intenzioni pacifiche degli esploratori.

Arrivammo nel primo pomeriggio.
L’accampamento fu preso dall’agitazione e, tra il corri corri generale, qualcuno corse a chiamare Fumio. Il primo ricercatore del campo si precipitò fuori dalla tenda tenendo stretto sulla testa il cappello di paglia con sguardo sgomento.
I tre esploratori del nostro gruppo corsero ad abbracciare i compagni. La tensione si dileguò e una gioia generale investì i presenti.
Fumio ci venne incontro sorridendo e cercò risposte a tutto quello che era successo dalla nostra partenza del Campo A.
Le domande erano tante così come gli eventi che si erano susseguiti. Io e Rei fummo lieti di raccontargli tutto ma facendo attenzione a non dire nulla riguardo il fogliettino che aveva lasciato Suiko come ultime memorie.
La morte del ricercatore rattristì l’anziano ma si rincuorò di aver ritrovato gli altri tre sani e salvi.
Non gli dissi molto riguardo Sanzo se non che conosceva la nostra lingua e lo indicai come prezioso interprete nella convivenza coi Rakau.
Fumio sembrò soddisfatto dalle risposte ricevute da poter ritenere che bastassero, almeno per il momento.

Gli uomini dell’accampamento condividevano il loro cibo coi Rakau. Alcuni cercavano di comprendere l’idioma dell’altro ripetendo parole che in più di un’occasione scaturivano risate da ambo le parti.
Mi avvicinai a una griglia dove erano stati messi a cuocere degli spiedini di granchio. Emanavano un profumo lievemente dolce e gradevole che invitavano a farsi assaggiare. Ne presi uno e mi allontanai.
Mi appoggiai alla trave che sorreggeva una struttura in legno senza curarmi di cosa si trattasse, decisi di rimanere lì. Da quella posizione defilata potevo osservare indisturbato l’interazione dei due popoli, come se non volessi disturbare la costruzione del nuovo contesto che stavano creando.
Avevo fatto il mio dovere, ora dipendeva da loro. I presupposti erano più che positivi e a quell’idea non potei fare altro che sorridere.
Rei mi si avvicinò ringraziandomi per l’aiuto che gli avevo dato. Non aspettò una mia risposta, si allontanò subito. Lo guardai in silenzio mentre si allontanava e senza che mi potesse vedere, alzai la mano in cui tenevo lo spiedino come a ringraziarlo a mia volta. In quel momento il profumo del granchio alla griglia mi pervase le narici e non potei fare altro che gustarmi il meritato premio.
Il giorno dopo sarei partito con la prima nave in direzione del Continente, ma avevo ancora un ultimo compito da assolvere.
Avrei indossato per l’ultima volta i panni di Shinji.

Quella sera mi ritrovai difronte all’albero cavo. Un tronco di carbone le cui spoglie venivano trasportate dal vento in un pulviscolo cinereo che si librava verso l’orizzonte.
Un tenue aroma di bruciato sfumava quello della salsedine. Assaporai in un profondo respiro quel profumo agrodolce che tanto descriveva l’avventura appena conclusa.
Rimasi lì, seduto ai piedi della tomba di Suiko, in attesa.
Non passò molto tempo quando vidi la figura di Makoto farsi largo tra la vegetazione. Gli andai incontro. Appena fui abbastanza vicino, notai la sua espressione circospetta. Non ci volle molto a capire che il vero Shinji aveva fatto ritorno al Campo B. Gli dissi la verità.
Abbandonai quel volto che non era il mio e gli spiegai chi ero. Non mentivo su quello che avevo detto. Se avesse voluto sarebbe tornato a casa, lui e i suoi compagni.
Era dubbioso e allora raccontai ogni cosa su Kazuko, della sua prigionia, e di come i Rakau stavano instaurando un rapporto pacifico col Campo A.
Il suo sguardo sbigottito lasciò spazio alla gioia, i suoi occhi incominciarono a inumidirsi. Non avendo più una persona al comando, Makoto e i suoi erano liberi di tornare a casa.
Mi ringraziò più volte come se lo avessi liberato da un peso.

«Makoto, sei libero di tornare a casa. »

Me ne andai senza voltarmi ammirando il cielo imperlato di stelle. Mentre mi allontanavo, sentii il pianto di Makoto, un pianto liberatorio.
Poteva riabbracciare la sua famiglia

Appoggiato alla balaustra della nave guardavo l’orizzonte. Il vociare dei gabbiani sembrava augurare un buon rientro all’equipaggio.
Chiusi gli occhi cercando di scacciare quel senso di inquietudine che non mi aveva fatto dormire e che mi accompagnava dalla notte precedente.
In un viaggio tra i ricordi, ripercorsi i passi che mi avevano portato lontano da casa e che mi avevano portato su quell’isola dispersa nell’oceano: la speranza di una cura al morbo.
Quando scesi dalla nave corsi in ospedale. Volevo riabbracciare mio nonno e la piccola Mai ma quando arrivai capii il senso di quell’inquietudine.
Mia sorella era china su un letto vuoto, le lenzuola bianche in ordine. Alzò il volto guardandomi con un’espressione distrutta, il viso solcato da lacrime che non avevano più forza di scendere. Mi corse incontro barcollando lasciandosi andare tra le mie braccia in spasmi disperati.
Mio nonno non ce l’aveva fatta.




CITAZIONE
Coinvolgimento Personale: 10 Non so cos'altro dire se non di essere stato coinvolto dall'inizio alla fine in questa avventura. Josui si è trovato immerso in una nuova realtà dove è stato spronato a mettere in gioco tutte le sue capacità di Genin anche con l'aiuto di Rei. Il colpo di scena sul finale ha completato il quadro.

Tempistiche: 10 Su questa voce non ho nulla da commentare. Onnipresente.

Trama e Impostazione:10 Non sono abituato a dare tutti questi 10 ahah La trama e la gestione degli eventi da parte di Wand mi ha davvero colpito.

Scrittura: 10 Te l'ho detto anche in privato, scrivi davvero bene. è tutto molto fluido e le descrizioni del contesto sono giuste per lasciare spazio anche all'immaginazione dei partecipanti. Ti vorrei dare 9,5 solo per spronarti a dare sempre il meglio ma sarei ingiusto. I miei complimenti. :sisi:

Ambientazione e Caratterizzazione NPC: 10 Non solo la comparsa di Sanzo che mi ha sorpreso positivamente! Ma anche Fumio, Doppo, Aiata, Po'ia, Shinji, Makoto, Kazuku (e sono sicuro di dimenticarne qualcuno)...una giostra di NPC con carattere e storia propria all'interno di un contesto ben più grande. Tutti mi davano l'impressione di avere un vissuto alle spalle e sono sicuro che se avessi avuto modo di indagare sulle loro vite ne avrei avuto la prova. Demiurgo.

Valutazione finale: 10 Nato per Masterare.


Edited by Nizzet - 30/12/2021, 19:40
 
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view post Posted on 18/1/2022, 13:56     +1   -1
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Paura, ansia, solitudine, buio. E poi forse anche un barlume di speranza.

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Procedo con la valutazione:
K.Wanderer da regolamento avendo ottenuto voto pieno per una C ricevi un compenso di: 650 ryo più, visto che sono stati scritti altri 10 post (quindi raggiungi la mezza pagina richiesta), ottieni un bonus di 100 ryo pieno per la votazione massima che ti è stata data dai masterati.
Dato che hai gestito due player e non tre (che richiederebbero un minimo di quattro pagine) ho valutato basandomi su un minimo di tre pagine con la pagina successiva come bonus dato che rispecchia i requisiti della mezza pagina.
 
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54 replies since 14/7/2021, 19:37   1088 views
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