Missione S - Sei 制 - Un nuovo Cielo, [Sora no Kuni] Per Griever_ (1° PG)

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Missione S - Sei (制) - Un nuovo Cielo

Ufficio di Ryuzaki - Genbu, Sora no Kuni
8 Novembre 252


La Madre del Cielo?

Nessuno pareva avere il coraggio di guardarlo in viso, non direttamente almeno. Ognuno degli ufficiali presenti, una dozzina circa, preferiva concentrarsi su qualcos'altro. Che si trattasse dei suoi baffi ben pettinati o curati, le trame in argento del suo sfarzoso kimono, oppure il pregiato metallo della sua corazza, poco importava. Erano i suoi occhi, il problema. Quelle iridi dorate, non poi così tanto diverse da quelle di un suo vecchio nemico; un uomo che aveva combattuto, ma di cui non ricordava nemmeno il nome. Non che la cosa lo toccasse, era chiaro... e lo stesso valeva per i suoi galoppini, sotto lo scrutinio dello sguardo del Re Dominatore.
- Tanto è stato fatto, per liberare questa nazione dalla tirannia di Buraindo. Dal giogo del Credo, dalla falsa illusione di una pace basata su disuguaglianza sociale, fame e soprusi. Troppo, per permettere a nuove usurpatrici di pretendere che ogni sacrificio, ogni sforzo, ogni goccia di sangue versata dalla Resistenza venga resa vana dalla richiesta di una lurida puttana. Da oggi, qualsiasi soldato oserà esitare, chiedere o anche soltanto pensare che consegnare la mia testa a questi nuovi rivoltosi possa essere una soluzione, sarà arrestato, processato e giustiziato pubblicamente. Come nemico del Daimyo, come traditore del nuovo Cielo che stiamo cercando di costruire, con dedizione e fatica. - proferì laconico, erano parole che non ammettevano replica, né avrebbero tollerato ignoranza in merito. Intorno a lui, cenni di assenso, ma ancora nessuno di loro permise alla propria voce di prevalere su quella di Masao Ryuzaki.
- Nel Paese, la notizia che il Tenshi e la Purissima si siano fatte portavoce e garanti di questi miracoli si sta diffondendo a macchia d'olio. Allora, signori, semineremo a nostra volta quella che è la nostra, di verità. Che queste sedicenti donne, altro non sono che cospiratori ed abili tessitrici di inganni e menzogne. Demoni che perseguono una causa che allontanerà la nazione dalla fragile democrazia che intendo regalare a Sora no Kuni.
Abbandonò la posa comoda che aveva assunto, con le gambe accavallate, il gomito poggiato sulla scrivania e la testa adagiata sui preziosi monili del suo pugno chiuso. Lasciò che anche il secondo gomito tastasse le finiture pregiate del mogano e che la sua bocca si nascondesse dietro le mani, le dita affusolate intrecciate come i suoi pensieri al destino stesso del Paese.
- Non è forse vero che l'esercito di Masao Ryuzaki ha già sconfitto una volta il Credo? Non abbiamo già svelato la loro cupidigia e lussuria? Non abbiamo liberato gli uomini di questo Paese dalla tirannia... e le donne dai giochi peccaminosi dei Priori?
Il religioso silenzio, infine, venne infranto dalle lacrime sommesse dell'unico uomo in ginocchio, dinanzi al giudizio del Daimyo, dei Generali e degli esponenti più alti del Comitato di Salute Pubblica. Piangeva, disperato, convinto di non potersi sottrarre alla nefasta volontà dell'uomo che aveva conquistato il trono del Cielo, senza badare al sangue versato pur di ottenerlo. Si alzò Ryuzaki, le braccia che pendevano sui fianchi, i lembi del kimono che permettevano di intravedere il cuoio pregiato dei suoi sandali. Si avvicinò al soldato, accarezzandone il volto con la mano adornata di anelli, scrutando le sue lacrime illuminate dalla luce opalescente del suo studio.
- Perché piangi, ragazzo?
Nessuna risposta.
- Temi forse il mio giudizio?
Le lacrime si inasprirono, il giovane tentava di soffocare il suo pianto, invano.

BURIta

Guardami.

Gli afferrò il mento e il soldato, in preda al terrore, non poté che incontrare quegli occhi. Ne fu totalmente annientato, ma ci fu dell'altro. Il suo animo parve calmarsi, il pianto quietato, come quello di un bambino che riceve finalmente la consolazione da parte di una madre premurosa.
- Allora, giovane guerriero? Pensi forse che il Tenshi abbia ragione?
- No, signore.
- Credi forse che lei meriti la mia testa? Che il Paese possa salvarsi dai loro inganni, in questo modo?
- Assolutamente no, signore.
- Parlerai a qualcuno di ciò che hai visto e sentito?
- No. Il segreto morirà con me, signore. Lo giuro sul mio onore di guerriero del Cielo. Lo giuro sulla grandezza del nostro glorioso Daimyo.
- Bene. Sei un bravo ragazzo. - e gli diede un buffetto affettuoso sulla guancia.

Il soldato venne quindi congedato, così come gli ufficiali e i membri del Comitato. Rimase soltanto un uomo al cospetto di Ryuzaki, il Generale che rimaneva secondo in comando. Aizawa Heiji, colui che ormai tre anni addietro gli era rimasto fedele, anche a costo della sua vita, radunando il manipolo di soldati della Resistenza che lo aveva tratto in salvo dalle spire della tremenda prigione militare di Butsuon - così si chiamava la capitale conosciuta adesso come Genbu, prima della morte di Buraindo.
- Il nostro nuovo alleato è già partito?
- Sì, Ryuzaki-sama.
- Molto bene, molto bene! E quando potrà deliziarci con la sua presenza?
- Non impiegherà più di un paio di giorni a raggiungerci qui, nella capitale.
- Ottimo. Apprezzo la sua celerità e professionalità... e immagino che lui apprezzi il nostro denaro, allo stesso modo.
- È una lei.
Un attimo di esitazione parve colpire persino Ryuzaki.
- Ma è meraviglioso! E dimmi, mio caro Heiji... sarà splendida, letale e passionale come le puledre del Ferro? Fiera, nobile e avida come i tre stronzi che governano le Terme? O chissà, forse sarà una santa donna, casta e pura, proprio come si spacciava la troia che adesso ci minaccia. Dimmi, Heiji, non farmi attendere.
Risero, insieme, quasi come tornando ai vecchi tempi in cui erano soliti condividere non soltanto ideali e sogni, ma anche donne e tesori. Poi, Heiji rispose... e gli occhi del Dominatore brillarono, come monete d'oro nella penombra del suo studio.

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Confine dell'Isola - Suzaku, Sora no Kuni
9 Novembre 252

Quelle maledette correnti ascensionali, ancora una volta. Non le aveva mai apprezzate particolarmente, né lo avrebbe fatto in quel momento. Non dopo il lungo viaggio che aveva compiuto per portare il suo maledetto culo fin lì, di nuovo. Pioveva, le prime luci del mattino riuscivano a stento a penetrare le nuvole che troneggiavano minacciose sulla cupola plumbea che copriva la volta di Suzaku. Faceva anche freddo, maledizione. Per questo motivo, si strinse nel proprio cappotto marrone, mentre l'acqua scorreva tra i suoi capelli lunghi, ormai fradici. Affondò gli stivali nel fango, muovendo i primi passi. Aveva sentito di quanto era accaduto proprio lì, un paio di giorni prima... e proprio per questo, si era deciso a muoversi, certo di trovare lì ciò che cercava.
Era anche consapevole che, pattugliati com'erano i confini, sarebbe stato catturato e portato al cospetto di lei nel giro di una decina di minuti. Forse meno. Ma andava bene, in fondo.
Era proprio lei, che stava cercando.

E insomma, non penso ci sia altro da dire, no?


Edited by .Astaroth - 7/8/2021, 10:09
 
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view post Posted on 3/6/2021, 17:50     +1   -1
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La pioggia a Sora no Kuni era sempre un evento particolare per lei, un momento da assaporare per quanto possibile. Eppure era strano, fin dal suo addestramento a Kiri aveva imparato che acqua e fuoco fossero due elementi estremamente pericolosi per lei, per una manovratrice di origami. La scuola che le aveva insegnato quell'arte segreta ne stava lontana, al sicuro, e quando nel Paese dell'Acqua pioveva, o la nebbia saturava di umidità il villaggio, tutti gli esponenti dell'arte si rintanavano al sicuro nelle loro case, o migravano nel vero senso della parola verso zone più temperate, finché non finiva la stagione più a rischio. Mira però non l'aveva mai vista così, amava il suono del tamburellare della pioggia sull'asfalto, e sul legno delle case. Si trovava al limitare dell'isola, osservando il vuoto sotto di sé coperto dalle nubi, e lasciava che l'acqua la bagnasse senza filtri, lasciando che incorniciasse i suoi pensieri, li marchiasse a fuoco nella sua mente, mentre il mondo proseguiva la sua danza inarrestabile di eventi, che vorticava e bruciava insieme a chi ne tirasse le fila. Si trovava lì, alla vetta del continente, pensando a come ci fosse riuscita, a tutto quello che aveva fatto per respirare l'aria rarefatta di un isola fluttuante al confine del mondo stesso. Si trovava a metà tra la realtà e un altro mondo, quello dei sogni, delle illusioni, delle effimere parole concesse al vento. Lei però era madre e generatrice di una realtà diversa, che dava vita a ciò che in natura non poteva esistere, e quei flebili pensieri avrebbero trovato concretezza nelle sue azioni, contro chiunque avesse provato a fermarla.

??? - Tenshi-Sama, abbiamo catturato un vagabondo che provava a entrare a Suzaku.

Mira si voltò appena, giusto per osservare il viso di quel ragazzo: era uno degli uomini mandati da Fuyuki, dimostratosi fedele e capace, e con la voglia di mettersi in gioco. Annuì congedandolo, e dopo aver concesso un ultimo sguardo al confine immerso nella nebbia, così maledettamente simile alla sua terra di origine, tornò in direzione del tempio, lasciando che la pioggia avvolgesse tutto ciò per cui stesse lottando.

Il tempio di Suzaku era stato grosso modo mantenuto identico: tutta la parte più profonda, nei meandri dei cunicoli che formavano il dedalo, erano rimaste le sale del laboratorio su cui Mira aveva lavorato negli ultimi tre anni. Dal grande portone principale si arrivava invece alla Sala del Consiglio, un luogo adibito al concilio che Mira aveva creato per studiare i prossimi passi della guerra contro Ryuzaki, e a cui avevano accesso solo i membri più stretti di Yugure: Kakumei, nominato capo della squadra di spionaggio, Zugai, che comandava invece la squadra militare, e Gaz, capo-medico all'età di soli sette anni, capace di gestire da sola il laboratorio in assenza della madre. Il Tenshi era stato convocato proprio al tavolo del concilio, per essere informata delle ultime informazioni che la squadra di spie aveva raccolto sul territorio sotto la giurisdizione del Secondo Daimyo:

Kakumei - Ryuzaki è passato alla controffensiva. Sta cercando di screditare la figura del Tenshi e della Pura definendole ciarlatane al pari di Buraindo, forte del fatto che Sora non è nuovo ad eventi di questo tipo. L'opinione della gente è fragile: quello che avete fatto ad Awaji è sulla bocca di tutti, ma molte famiglie sono ancora scottate dal regime dittatoriale di Buraindo e dei Priori, e lui è bravo a vendersi.

Kakumei, il vecchio saggio dalle iride ambrate. Era rimasto al fianco di Mira dopo tutto quel tempo, fin da quando Jagura era morto e Mera Dotoha l'aveva rintracciata per uccidere ciò che rimaneva di Kirinaki. Era ironico pensare che Kirinaki era infine morta davvero, e Kai con lei, e che adesso, all'alba di una nuova era, ciò che ne componevano le fondamenta si ritrovavano seduti allo stesso tavolo.

Kakumei - C'è anche un'altra questione...

Mira stavolta lo anticipò, intervenendo nel discorso prima che l'alleato potesse concludere:

Mira - Gli Occhi del Dominatore.

Kakumei annuì con serietà. Ne parlava tutto il paese di quegli occhi, divenuti quasi una leggenda da raccontare ai figli prima di andare a dormire, per garantirgli un sonno sereno e felice. Quegli occhi vegliavano sul paese, come quelli di Buraindo, ma mentre quest'ultimo si limitava ad osservare e sapere, Ryuzaki riusciva ad ammaliare, a controllare la volontà dei suoi sottoposti e di tutti gli scettici. Davanti a quelle iridi dorate, ironia bastarda, cedevano tutti alle sue parole e al suo carisma.

Kakumei - Esattamente. Il Comitato di Salute Pubblica gli rimane fedele, qualsiasi cosa accada, e penso possa essere anche per quella ragione. Ha un potere su di loro, ha un potere su chiunque lo osservi.

Zugai - Dobbiamo attaccare, e dobbiamo farlo subito. Ha perso influenza, ed è il momento migliore per sferrare un attacco diretto a Genbu.

Gaz - Non pensarci nemmeno! Abbiamo promesso a Eikou di non versare sangue innocente. Sora va protetta, non attaccata!

Se Kakumei si limitava ad esporre i fatti, Gaz e Zugai si punzecchiavano spesso su quale fosse la mossa migliore da fare. In qualche modo avevano ragione entrambi: Mira aveva promesso ad Eikou di non utilizzare il Kishin contro la popolazione dei Cielo, sebbene forse avrebbe perdonato un'eccezione contro l'esercito di Ryuzaki. Come aveva detto Kakumei però, molti, sebbene di sicuro non tutti, erano sotto il suo controllo a causa di quegli occhi. Dunque chi avrebbe meritato di morire e chi no? Di certo, non poteva essere quella la via da seguire, serviva una strategia chiara.

Mira - Non assalteremo Genbu in questo modo, e non adesso. Ryuzaki ha ancora troppa influenza, e un attacco brutale come quello fatto da lui a Kugyou, non ci renderebbe diversi agli occhi del popolo.

Quelle parole sembrarono mettere tutti d'accordo, almeno per il momento. Rimaneva l'ultima questione, quella che aveva richiesto l'attenzione del Tenshi e che sarebbe potuta essere l'occasione per escogitare qualcosa di diverso.

Mira - Kakumei, continua a raccogliere informazioni. Gaz, anche tu sei libera di andare. Informami sui progressi fatti sul nostro progetto. Per me è invece il momento di conoscere questo pazzo intruso...

Si fece accompagnare nelle prigioni dell'isola da Zugai, curiosa di conoscere l'identità del folle che si era avvicinato da solo ai confini dell'isola conquistata. Non poteva essere un alleato di Ryuzaki: per quanto egocentrico e megalomane rimaneva un buon generale militare, e mandare in avanscoperta un singolo guerriero era una mossa decisamente stupida. Scesero nei sotterranei sfruttando il passaggio dall'ala Ovest del tempio che attraversava una fitta rete di canali. Giunti nelle prigioni, lo videro in cella, seduto sul piccolo letto con i capelli davanti agli occhi e le braccia sulle ginocchia. Sembrava in attesa da tutta la vita.

Zugai - Presentati al Tenshi di Sora no Kuni, prigioniero. Mira fece cenno al compagno di mettersi da parte, e si mostrò di persona davanti alle grate. Quei capelli, quel... cappotto. Lo aveva già visto prima, non poteva che essere lui.

Mira - Jou? Non posso crederci.

Che dire, io mi sento gasato a bestia. Buon role!
 
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view post Posted on 4/6/2021, 01:07     +1   -1
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Missione S - Sei (制) - Un nuovo Cielo

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- L'accoglienza non è mai stata il pezzo forte di questa nazione.
Un sorriso marcio, dietro le sbarre della cella. In quegli occhi scuri e profondi, Mira avrebbe potuto riconoscere il compagno con il quale aveva affrontato la prima spedizione in quel Paese, fianco a fianco. Allora, Ryuzaki non era che un nome avvelenato e diffuso malvolentieri tra le bocche dei Priori e dei membri del Credo; la loro caccia si era concentrata sul Ninja Dorato ed An Lefeng, fantasma del passato di Jou Matsuyo, divenuto poi braccio destro del visionario mentore della kunoichi. Quanto tempo, da allora, era passato? Tre, forse quasi quattro anni. Eppure, era ancora rinchiuso in una cella, non poi così diversa da quelle del carcere di Butsuon, là dove la stessa Mira aveva conosciuto la tremenda disperazione del mondo della Luna Insanguinata.
- Ciao, Tenshi di Sora no Kuni. Mi presento, sono un prigioniero. Lieto di fare la tua conoscenza.
Voce sarcastica, temperamento spiccato, Jou non sembrava essere cambiato di una virgola, dagli scambi di battute in cui aveva sempre risposto per le rime al capitano Sanada, durante la loro prima incursione. Tossì per due volte, portandosi la mano alla bocca per coprirsela, poi i loro occhi si incrociarono ancora. Chiese quindi alla kunoichi di poter parlare in privato e questa accolse la sua richiesta, congedando Zugai. Una volta soli, l'uomo assunse un comportamento più rilassato; seduto sul pavimento della cella, si lasciò andare con la schiena sulla fredda parete alle sue spalle.
- Ne è passato di tempo, dall'ultima volta. Ricordo ancora il disgusto nel tuo volto, quando baciasti la mano del Priore Araiba... e diamine, guardati adesso. Tenshi di Sora no Kuni, il tuo nome è sulla bocca di tutti, in questi giorni, sotto questo cielo.
Incrociò le mani sul ginocchio destro, iniziando a girarsi i pollici. Nella penombra della cella, Mira avrebbe potuto notare la fede nuziale ancora indossata fedelmente all'anulare sinistro.
- Quanto a me, il destino ha voluto riservarmi una storia più infausta. Negli ultimi due anni, il Morbo ha prima ucciso mia moglie... e di recente, ha colpito anche mio figlio. Come immaginerai, non ho più potuto servire come cacciatore di taglie al soldo delle autorità di Kusa no Kuni. Dopo An Lefeng, ho cercato tracce sugli spostamenti di Bakin Watanabe e Dai, ma senza successo. Dopo la morte di mia moglie, come avrei potuto perdere ancora tempo, tempo prezioso, con questo stupido ricatto? Così, ho sottratto mio figlio dalla loro custodia e abbiamo vissuto come fuggitivi, nel corso degli ultimi mesi. Al momento, lui si trova in un posto sicuro, al confine tra Sora no Kuni e il Ferro.
Un altro colpo di tosse, più modesto. Chiese di poter accendere una sigaretta e, anche questa volta, il permesso gli fu accordato. La voce gli si era fatta nostalgica, nel parlare della moglie, ma non titubante. Ancora una volta, uno scopo aveva guidato i suoi passi fin lì e Jou non era tipo da nascondere quale fosse. Non a lei, almeno.
- Se sono qui, è perché la voce dei miracoli del Tenshi e della Purissima è arrivata fin lì. Allora, mi sono rimesso in viaggio... immaginavo ci fossi tu, dietro questo nome. Non chiedermi perché, Yurei. Istinto forse, o magari l'ultimo briciolo di una speranza che non credevo più di avere. Al tuo cospetto, chiedo un aiuto per stabilizzare le condizioni di mio figlio e chiedere asilo, nel nuovo Cielo che intendi costruire, una volta spodestato Masao Ryuzaki. In cambio, potrai contare su di me e sulla mia spada... per quanto possa valere uno spadaccino come me, è chiaro.
Si lasciò andare ad una risata sommessa, quasi sprezzante. Era modesto, era ovvio, Mira conosceva bene le sue qualità con la spada. Dopotutto, si trovava di fronte ad un uomo che aveva combattuto An Lefeng e lo aveva sconfitto... nonostante il potere cremisi dello Sharingan di Kai, e prima ancora dello Yokai di Konoha. Ma questo, forse, lei non poteva saperlo. Ad ogni modo, ciò che Jou le stava chiedendo era una mano, in cambio di un'altra per la battaglia imminente. Probabilmente lui non aveva alcun interesse in quella seconda rivoluzione, così come era accaduto per la prima. Eppure, tra loro, già una volta c'era stata una solida e proficua alleanza. Un'unione che li aveva condotti ad uccidere i fantasmi del loro passato, chi per una ragione, chi per un'altra.
- Troverai tempo e spazio, per un vecchio amico?
 
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Zugai eseguì senza fiatare, lasciando Tenshi e prigioniero liberi di poter parlare da soli. Mira era davvero stupita, non si aspettava di rivedere quell'uomo dopo il loro ultimo saluto. Jou era un guerriero dalla volontà di ferro, in cerca di redenzione da una vita da cui aveva cercato di scappare. An Lefeng faceva parte di quel percorso, un processo di riabilitazione che in cuor suo sperava potesse essere abbastanza per mettersi al posto con la coscienza, e col mondo, ripagando tutti i debiti che aveva nei suoi confronti. Eppure eccolo lì, distrutto, ancor più di quanto lo fosse la prima volta che Mira lo avesse incontrato all'ombra delle isole fluttuanti, illuminato dal fuoco di un falò troppo piccolo per riscaldare entrambi. Non ci sarebbe stato bisogno di dare spiegazioni, perché la donna sapeva benissimo che se era stato disposto a tornare, in un paese come Sora, era perché non aveva più nessuna alternativa. Le parole sulla sorte della moglie e del figlio non fecero che confermare tutte le teorie che Mira si era fatta. Era la speranza ad averlo condotto di nuovo su quelle strade, il nome di un angelo dispensatore di miracoli che non aveva paura della morte, e che anzi la sfidava contro il corso naturale degli eventi. Mira non aveva lasciato praticamente mai il paese dalla caduta di Buraindo, ma aveva condotto diversi studi su quel fenomeno di distruzione, tanto da affibbiargli un nome specifico insieme a Gaz durante gli esperimenti effettuati sul Kishin: il Cataclisma del Chakra, da cui il Morbo generato dalla manovratrice di Origami aveva preso ben più di quanto si potesse sospettare. La richiesta di Jou era chiara, e l'aveva posta in maniera del tutto onesta e diretta: avrebbe dato il suo contributo nel colpo di stato contro Ryuzaki e i suoi uomini, se Mira avesse aiutato suo figlio e accettato la sua richiesta di asilo nel Cielo.

Mira - Mi dispiace molto per la tua perdita. Si limitò a dire, quando l'uomo terminò il suo racconto. Non si scompose però, non mostrò eccessiva compassione o pietà per quell'uomo, soprattutto nel momento in cui aveva nominato il Priore Araiba, finito assassinato durante l'assedio di Butsuon. Quella volta, Mira aveva riportato le parole che le aveva insegnato Kakumei, di non dover mai avere sete di vendetta, ma di giustizia. Era passato tanto tempo e il Tenshi stesso era cambiato da allora, dopo aver visto morire Kai e nascere Yugure, dopo aver abbracciato sua figlia, dopo aver conosciuto la Purissima discendente dei fondatori di Sora. Era stata una stupida allora, perché non sarebbe mai dovuta essere questione di vendetta o di giustizia, erano fattori non determinanti per quello che doveva essere il disegno generale. La ricerca della Conoscenza e la costruzione di un impero passavano oltre i sentimenti più istintivi e superficiali di una persona, e andavano più a fondo, andando a legarsi a quelli primordiali, più profondi, che formavano l'ambizione, la formazione, l'ossessione.

Mira - Sora è diversa rispetto a quella di Buraindo, e cambierà ancora. Non devi chiedermi asilo, se mi aiuterai sarà un tuo diritto vivere in questo paese. E riguardo tuo figlio...

Lasciò passare qualche istante, perché voleva osservarlo: gli occhi di un uomo che rischiava di perdere ogni cosa e che cercava di alimentare l'ultima scintilla di speranza che gli era rimasta. Voleva assaporarne il sapore, perché quello sguardo lo aveva avuto anche lei, quando Kai era scomparso e Kirinaki era stata distrutta, ma si trovava adesso sul tetto del mondo a gridare la propria influenza, per prendersi tutto quello di cui aveva bisogno e che il mondo le aveva sempre precluso. Jou, come lei, doveva rialzarsi e combattere, prendendosi cura di quella scintilla, alimentarla, farne un falò e infine farla divampare in un'era di ninja che stava nascendo sul crepuscolo di anni oscuri. La conoscenza doveva abbracciare il mondo, e legarsi a colei che ne bramava la forza.

Mira - Farò tutto ciò che è in mio potere per salvarlo. Aiutami ad eliminare Ryuzaki senza versare il sangue del popolo, e combatterò la morte stessa per lui.

Aveva allungato la mano, attraverso le sbarre, per aiutarlo ad alzarsi e stargli davanti, faccia a faccia, diviso da una gabbia che era destinata a frantumarsi. Gliel'aveva detto tante volte tre anni prima, quando l'uno portava i pesi dell'altro.

Mira - Fidati di me.

Con una nuova alleanza dunque, Mira doveva prepararsi alla prossima azione contro Ryuzaki. Il Daimyo non avrebbe atteso con le mani in mano l'offensiva di chi era dalla parte della Purissima e del Tenshi, e sebbene l'idea era quella di non versare sangue innocente, Zugai aveva ragione: avrebbero dovuto attaccare prima che gli occhi del Dominatore avessero "mietuto" altre vittime. Fortunatamente, il Comitato di Salute Pubblica non era esattamente della stessa politica dell'usurpatrice, e la violenza con cui preferiva risolvere tutte le problematiche sarebbe stato proprio ciò che Mira avrebbe sfruttato maggiormente. Molti degli uomini mandati da Fuyuki al Cielo, erano stati addestrati nell'uso delle basilari arti ninja curative, dal Tenshi in persona e da Gaz, mentre altri, avevano già una competenza tale da rendersi utili alla causa. Cosicché, mentre Kakumei continuava a raccogliere informazioni riguardo i quartieri più a "rischio" e vicini al Secondo Daimyo, e Zugai formava le truppe che sarebbero rimaste a difesa dell'isola, Mira avrebbe organizzato le squadre da mandare in missione. Sarebbero stati tre gruppi, coordinati da altrettanti "generali" della donna, mandati a manifestare e scioperare in pubblica piazza contro Ryuzaki e a favore dell'angelo e della Pura. Se il Comitato avesse abboccato, risolvendo la manifestazione con la violenza, tutti i guerrieri addestrati all'arte medica, avrebbero il più possibile curato le ferite. Dispensando veri e propri "miracoli" pubblici, senza aver bisogno di palchi, microfoni, droghe e altre stronzate del genere. Era un piano che ricordava la mossa fatta contro Chouko Yamanaka nel paese delle Terme, quando la donna aveva fatto credere al mercenario di dover affrontare la "concorrenza". In quell'occasione però, avrebbe lasciato che il popolo stesso del Cielo scegliesse la sua posizione, con la consapevolezza di poter resistere alla paura di venire uccisi dal Daimyo, perché il Tenshi vegliava su tutti loro, concedendo il potere del miracolo a chiunque ne pregasse le gesta. Mira parlò dunque davanti a tutti coloro che sarebbero scesi in campo, siglando l'inizio dell'offensiva.

Mira - Lasciamo che sia la Conoscenza stessa a vincere sul Comitato. Ricordate, non dovete versare sangue. Dovete curate i feriti, resistere agli assalti. Se dovessimo perdere qualcuno, farò in modo che Sora sappia chi sta uccidendo la sua popolazione.

E a differenza del suo nemico che partecipava solo alle battaglie giunte al loro termine, lei avrebbe presenziato personalmente in uno dei gruppi, per valutare la fedeltà dell'esercito che stava formando e per sentire con le proprie orecchie l'opinione pubblica su quella nuova e "divina" figura.
 
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Fidarsi. Un concetto difficile per un uomo che, nella vita, aveva riposto troppe volte la propria fiducia nelle mani sbagliate. I suoi vecchi compagni, ognuno dei membri della banda di Dai lo Straniero, ogni volta in cui si era fidato di loro, quando era più giovane, aveva aggiunto un mattone al muro che aveva poi ostacolato la sua stessa vita. Ma quella donna non era un uomo, né un figlio di puttana abituato ad uccidere e razziare per diletto. No, quella donna era ambiziosa, potente, certa di ciò che desiderava... e lui l'avrebbe aiutata, ancora una volta, così che potesse onorare il nuovo patto e fare ciò che poteva per trarre in salvo la vita di suo figlio. Smise di rigirarsi i pollici e, afferrando la mano della kunoichi, si mise in piedi in un attimo. I loro sguardi ardevano, ma in maniera composta e silente. Non una danza che inneggiava alla gloria, ma un tacito colloquio che poteva esistere soltanto fra due vecchi compagni d'armi.
- Mi fido.

Ciò che era stato deciso al tavolo della riunione aveva lasciato Jou alquanto... interdetto, sì. Tuttavia, non lo rivelò, né lo diede a vedere, limitandosi soltanto a tossire di tanto in tanto. Era abituato alle idee innovative della donna, ricordava ancora quanto avesse trovato folle, quasi quattro anni prima, il suo piano di far sì che il rapporto tra Buraindo e Kai si inasprisse, come quello di una giovane coppia, una volta scoperto il primo adulterio del marito. Si chiese come le truppe avrebbero reagito, di fronte all'idea di rimanere saldi di fronte ad un possibile assalto, con il solo ordine di resistere e curare i feriti. Magari qualcuno sarebbe arrivato alla sua stessa conclusione, ovvero che Yurei stava sì cercando un pretesto per far crollare definitivamente l'opinione pubblica del secondo Daimyo... ma che ancor di più, stava cercando un martire, qualcuno che morisse dinanzi agli occhi del popolo, suscitando sdegno sufficiente da permettere al fuoco della nuova rivoluzione di divampare. Ciò che non sapeva, però, era che a sua volta il Tenshi intendeva prendere parte personalmente ad uno dei tre eventi, per tastare con le proprie mani l'opinione del popolo e la lealtà dei suoi seguaci.

Si era fatta sera, Kakumei non era ancora rientrato al Tempio di Suzaku per riferire le informazioni necessarie per organizzare le manifestazioni del giorno successivo, di contro Zugai aveva terminato i preparativi; per il momento, almeno sembrava, nessuno tra i commilitoni aveva manifestato malcontento o scetticismo, riguardo le direttive della kunoichi.
Il tramonto aveva lasciato posto alla notte da una mezz'ora, quando un giovane si presentò al cospetto di Mira. Era uno degli uomini reclutati da Fuyuki, un ragazzo che rispondeva al nome di Tanaka Mitsuo - o meglio, Mitsuo, dato che era stato costretto a ripudiare il suo cognome, dopo aver smesso di servire Hayashi Kanjiro come samurai del Ferro. Durante i due anni trascorsi a Sora no Kuni, il giovane era maturato ancor di più in termini di consapevolezza, mutando anche nell'aspetto; la testa rasata, con un piccolo codino come unico superstite, aveva lasciato spazio ad una zazzera castana più incolta e selvaggia, segno di totale distacco dalla rigida disciplina imposta ai samurai.
- Mia signora, abbiamo portato un nuovo prigioniero nelle segrete, anch'esso catturato al confine dell'isola. Una ragazza, dice di chiamarsi Fujimoto Makiko. - un nome che, in un primo momento, non le avrebbe sicuramente ricordato nulla. Ad ogni modo, quella non era la sola informazione che l'ex samurai intendeva riferire: - Afferma di essere la sorella di un membro di spicco della vecchia Resistenza del Paese, una ragazza poi morta la notte dell'assalto alla città di Kugyou. Inoltre, dice di essersi convinta a venire qui grazie ad un uomo conosciuto come Kirai.

Accettando di incontrarla, Mira avanzò nuovamente verso le segrete. All'interno di una delle celle, mesta, sedeva una giovane fanciulla avvolta in un mantello grigio, di stoffa ormai logora. I piedi erano feriti, nonostante i sandali, segno che avesse viaggiato per almeno due o tre settimane, se non addirittura un mese. Accortasi della presenza di qualcuno, la ragazza abbassò il cappuccio, lasciando che le proprie iridi smeraldine, tumultuose e forti di gioventù come il mare in tempesta, incrociassero gli specchi vacui di calma e serenità di colei che si professava come Madre del Cielo.
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I capelli scuri e lunghi, scivolarono lungo le curve del seno, mostrandosi ahimè sporchi e poco curati, a causa del lungo viaggio che aveva affrontato. Ciò nonostante, la sua bellezza era mozzafiato, tanto che la stessa kunoichi avrebbe rischiato di rimanerne ammaliata, catturata come una preda ingenua ed ignara di ciò che il predatore avesse in serbo per lei. Doveva avere diciott'anni, non di più, eppure nel suo sguardo regnava una consapevolezza che non apparteneva ad una ragazzina, ma ad una donna perfettamente consapevole delle atrocità del mondo... e forse, anche di ciò a cui il suo cuore anelava.
- Il Tenshi del Cielo, suppongo. Mi chiamo Makiko, sorella di Chiaki e figlia di Arata Fujimoto. Se ha voluto scomodarsi per far visita ad una ragazza così malridotta, in una cella fatiscente, immagino che sappia chi è l'uomo che mi ha indirizzato a questo posto. L'ho conosciuto quattro anni fa, ai tempi viaggiava con un energumeno e con mia sorella, agendo con il nome di Orha Duren. Mi ha condotto via da Maigo, il mio villaggio natale, facendomi ricongiungere con mia madre e mia zia... e il destino ha voluto che fosse ancora la sua voce a convincermi a tornare qui. Per incontrarla, così che io possa vedere coronato il mio sogno ed ottenere ciò che desidero.
Un momento di silenzio, come se la fanciulla si stesse guardando dentro, in cerca di risposte. Durò soltanto un paio di secondi, perché dopotutto aveva ripetuto quell'esercizio così tante volte da rimanerne nauseata.
- La testa di Masao Ryuzaki.
 
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Nonostante l'avesse conosciuta sempre tramite pseudonimi, Jou era riuscito a scavare nell'animo di Mira più di quanto fossero mai riusciti a fare persone anche più vicine. Ricordava il piano per mettere in crisi Kai e Buraindo, e intuì apparentemente quello che voleva fare con le manifestazioni. Dal canto suo, la donna doveva attenersi alla parola data a Eikou di non versare il sangue del popolo del cielo, ma se lo avesse fatto Ryuzaki stesso, come amava tanto fare, la situazione poteva anche andarle a favore. A ogni modo, quella serata, in attesa dei rapporti di Kakumei sulla situazione al di sotto delle isole, il Tenshi l'avrebbe passato a ragionare sulla prossima mossa e sulla possibilità fornitale da un altro prigioniero, presentato da uno dei ragazzi disertori del Ferro. Al nome di Kirai, la donna non fece troppe domande: Fuyuki aveva già collaborato molto alla causa del Cielo pur senza esserne presente, mandando un manipolo di uomini che con il passare dei mesi continuava a crescere, e se aveva mandato un'altra persona al suo cospetto, non poteva che essere un'occasione per vagliare tutte le possibilità che aveva a disposizione. Seguì dunque il guerriero per le prigioni, visitando quel luogo per l'ennesima volta in quella giornata, ma sicura che così come per la prima, ne sarebbe uscita con un'arma in più. Per quanto potesse essere definito abbastanza instabile e incontrollabile, Fuyuki era pragmatico, e che Mira vincesse la guerra era qualcosa che serviva a lui quanto a lei.

La vide scoprirsi il cappuccio, mostrando i lineamenti deliziosi dell'età più cristallina. Era poco più di una ragazzina, ma negli occhi mostrava il riflesso di chi avesse vissuto ben più di quanto una diciottenne civile avrebbe dovuto sopportare. Si presentò, era un vecchio membro della resistenza e aveva conosciuto evidentemente Naum e Fuyuki durante la guerra civile.

A quel punto, Mira fece cenno all'uomo che l'aveva accompagnata di lasciarli da soli e rispose alla prigioniera con aria piuttosto incuriosita: in che modo una giovane donna avrebbe potuto esserle utile in quella battaglia di strategia? Conoscendo abbastanza Ryuzaki, qualcosa le era immediatamente passata per la testa, ma doveva andare con ordine e pazienza.


Mira - In che rapporti eri con Ryuzaki e la rivoluzione? C'è niente che possa essere utile sapere su di lui? Devi conoscerlo da più tempo di me.

Makiko - In rapporti più che buoni, a dire il vero. Chiaki ha sempre cercato di tenermi fuori dalla Resistenza, ero poco più di una mocciosa all'epoca. Tuttavia, nel suo gioco di corteggiamento verso mia sorella, si è sempre mostrato affettuoso nei miei confronti. Per la stessa ragione, conosco personalmente anche il suo braccio destro, Aizawa Heiji. Forse farebbero fatica a riconoscermi - come le dicevo, sono passati quattro anni - ma non credo che mi respingerebbero, se dovessi presentarmi al loro cospetto, chiedendo udienza. Quanto ad informazioni utili su Ryuzaki, temo di non sapere più di quanto al popolo sia concesso sapere... ha viaggiato in ogni angolo del mondo, spingendosi persino verso Ovest, prima di tornare al Cielo per la sua rivoluzione. So anche che, per questa ragione, era stato ripudiato dalla sua nobile parentela. Anche se adesso, nel ruolo di secondo Daimyo, penso che abbia riconquistato i favori della sua famiglia.

Erano notizie più che ottime per Mira, più di quanto potesse sperare. Si aspettava che il popolo che odiasse Ryuzaki fosse per la maggior parte composto dalla vecchia guardia del Credo, e per quanto potesse in parte essere vero, non mancavano membri della rivoluzione, che magari aveva pure preso parte ad alcune battaglie in onore del nuovo Daimyo, ma che adesso lo ripudiavano dopo ciò che aveva fatto negli ultimi anni. Anche il tono con cui la ragazza aveva descritto il rapporto tra Ryuzaki e la sorella faceva ben capire il tipo di persona che il regnante fosse, ma questo Mira aveva avuto modo di viverlo in prima persona. A ogni modo, le soluzioni e le possibilità erano molteplici, e arrivati a quel punto, la donna sperò di non dover usare soluzioni più drastiche per sfruttarle:

Mira - Saresti disposta a raccogliere informazioni per me? Su Ryuzaki stesso e su... Heiji. Devo capire come si stanno organizzando, in che modo intendono combattermi.

Mira si avvicinò alla grata fino a perdersi negli occhi della ragazza. Con quel viso giovane e splendido, avrebbe fatto cadere ai suoi piedi mezzo esercito con un sorriso. Poteva essere l'arma più potente tra quelle che aveva a disposizione, considerando il nemico.

Mira - Ti sto chiedendo di infiltrarti tra le loro fila, Makiko. Non è un gioco, ma non te lo chiederei se non sapessi che questo... Lo sai benissimo.

Makiko - Sono perfettamente consapevole dei rischi, Tenshi-sama. Così come delle conseguenze, qualora la mia copertura dovesse saltare e io fossi catturata... ma ormai, non ha più nessuna importanza. Non ho paura di perdere la vita, se ciò potrà aiutare a rovesciare la seconda tirannia che questa nazione ha attraversato, nella sua storia. Mi chiedo solo come potrò contattarvi, una volta tra le loro fila. Il rischio che io rimanga intrappolata nei loro meccanismi è alto, persino più di quello di venire uccisa.

Mira - Ti traccerò una mappa, che dovrai imparare a memoria, non voglio rischiare che arrivi in mano loro, che porta a un preciso punto della foresta. Scrivi ciò che puoi in un foglio e riponilo in una spaccatura della corteccia dell'albero. I miei uomini scambieranno le informazioni. Non usare nomi, non entrare nei dettagli. Sii generica, così che se qualcuno dovesse trovarli, non riusciranno a risalire a te. Quanto al resto, farò qualsiasi cosa per portarti via da lì quando sarà giunto il momento.

Era un metodo simile a quello utilizzato con Fuyuki durante la loro prima missione a Sora. In quella circostanza aveva funzionato piuttosto bene.

La donna annuì, era determinata a fare bene il suo lavoro, e disposta a tutto: Abbiamo un accordo dunque, Tenshi-sama. Accetto l'incarico... e il mio destino, qualsiasi esso sia. Avrete mie notizie appena possibile e sono certa che sentirò parlare ancora di voi molto, molto presto.
 
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Missione S - Sei (制) - Un nuovo Cielo

Nel cuore della notte, poco dopo mezzanotte, Kakumei tornò per riferire notizie su quali fossero i punti più caldi in cui poter scendere in campo con la manifestazione, così da attrarre non soltanto gli occhi di Ryuzaki, ma anche le attenzioni delle categorie più fragili della popolazione. Il punto più bollente pareva essere il villaggio di Maigo - o almeno, ciò che ne rimaneva dopo la sua distruzione, ad opera delle truppe del Credo, durante la rivoluzione di quattro anni prima. Ricostruito durante gli ultimi periodi, il villaggio era alla fame, la mortalità schizzata alle stelle; oltretutto, la popolazione lamentava di non ricevere aiuto militare per la collezione e la sepoltura sicura dei cadaveri, fatto che rischiava di far scoppiare un'epidemia a causa delle pessime condizioni sanitarie ed igieniche. In un quartiere di Senchu, invece, si era diffusa la notizia di una donna, Hanaru Kanaeshi, che affermava di aver portato in grembo il figlio del secondo Daimyo, salvo poi perderlo; tra chi sosteneva che ciò fosse avvenuto per cause naturali, e chi invece credeva che fosse dovuto ad un aborto indotto da chissà chi, per evitare uno scandalo, la verità rimaneva ancora sospesa tra voci popolari e fatti non del tutto chiari. Ad ogni modo la popolazione, per lo più composta da contadini, faceva già fatica a portare il cibo in tavola e l'indignazione generale si era accesa, poiché nessuno voleva concentrarsi su notizie di cronaca rosa, non con problemi più emergenti in ballo. La Kanaeshi continuava però a professare la sua verità, nonostante la richiesta della famiglia di mettere a tacere una volta per tutte queste voci, per evitare che il Comitato di Salute Pubblica intervenisse con il pugno di ferro. Per chiudere il cerchio, infine, c'era da considerare le incresciose vicende di Zoku, dove i proprietari di attività che producevano e vendevano beni di prima necessità, come i generi alimentari, avevano cominciato ad imporre prezzi esorbitanti, ben più alti delle soglie fissate dal gruppo degli Yamashiti. Ciò, chiaramente, aveva fatto crescere non soltanto l'inflazione, ma il malcontento del popolo.
Nonostante l'ora tarda, vennero date indicazioni a Zugai per gli ultimi aggiustamenti da applicare nell'organizzare le truppe per il giorno successivo. La buona riuscita dell'operazione era cruciale, troppo importante per poterla affidare al caso in maniera sconsiderata.

Utsunomiya - Tetsu no Kuni
29 Giugno 251


Le fiamme del focolare danzavano, scoppiettando, fornendo luce e calore in quel casolare nella periferia della città, avvolto come la stessa in un cielo notturno sferzato dai venti gelidi del Paese del Ferro. Un uomo sedeva ad un tavolo, le dita della mano destra sigillate intorno ad un piccolo bicchiere pieno di shochu, la barba già umida e la gola ardente per l'elevato tasso alcolico della bevanda. Alla sua sinistra, una meravigliosa ragazza sedeva su di un giaciglio modesto, le calde lenzuola ancora rimboccate, segno che nessuno avesse ancora giaciuto sotto di esse, quella sera. Le iridi color smeraldo, baciate dalla luce del focolare, puntate sulla figura seduta al tavolo e sulle coltri di fumo che, dalla punta accesa della sua sigaretta, si sollevavano placide fino al soffitto.
- Dovresti abbandonare i tuoi propositi, Makiko.
- Così come tu hai abbandonato la promessa che mi avevi fatto allora, sui pendii del monte Yomi?
Un momento di silenzio, accompagnato soltanto dal rumore del bicchiere che, una volta sollevato, veniva poi riposto sul tavolo.
- Non ho potuto salvarla, questo dovresti averlo compreso ormai. Ti ho già raccontato cosa mi è accaduto, dopo aver messo in discussione la condotta di Ryuzaki di fronte ai suoi uomini.
Lei non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo, sotto il tavolo, là dove i resti orrendi della gamba destra dell'uomo erano a malapena visibili.
- Tua sorella aveva scelto da che parte stare.
- Era stata ingannata.
- E ciò ha importanza per te?
- Ne ha eccome, signor Duren. Ryuzaki deva averla incantata, sedotta con le sue promesse.
- Di questo non ho dubbi. Più volte ho tentato di dissuaderla, invitandola a mettersi in salvo... eppure, continuava a blaterare di come fosse legata a Masao, di come le loro anime fossero ormai unite in un vincolo sacro, benedetto dalla rivoluzione. È stata una stolta, Makiko. Per questo, ha perso la vita. Vuoi commettere anche tu lo stesso errore?
Lei si alzò in piedi, guadagnando in altezza rispetto all'uomo seduto di fronte a lei. Lui non ci fece caso e portò avidamente alla bocca un piccolo pezzo di carne secca e salata, affondando i denti tra filamenti e straccetti induriti dal freddo.
- Cosa dovrei fare, allora?! Spogliata della vendetta, cos'è che mi resta?
- La vendetta non è mai lineare, come pensi tu. Non è una strada dritta. È una foresta. Selvaggia e sconosciuta, indomabile. Non puoi mai controllarla, è sempre lei ad averti in suo possesso. In una foresta ci si può solo smarrire. Non sai dove sei, né da dove sei partito. Né verso dove sei diretto. Si dice che alla fine del percorso troverai solo due tombe: una per il tuo nemico e una per te. In verità ne dovrai preparare molte di più. Una per ogni persona a cui, sia tu che lui, tenevate di più.
- Cosa significa questo?
- Sono parole che mi sono state rivolte, non molto tempo fa. Ho avuto modo di ragionarci su, inviterei te a fare altrettanto. Sono molte le cose che potresti fare, se ti decidessi a mettere da parte questi propositi che ti porteranno alla distruzione.
- ... ad esempio?
Lui sospirò, quasi stufo dall'infantile ottusità della più giovane.
- Quanti anni hai? Quindici?
- Diciassette.
- Potresti partire, iniziare una nuova vita, lontana da qui. Lavorare. Trovare un marito. Rimanerne gravida, così da mettere al mondo figli di cui essere orgogliosa, un giorno.
- Non è una vita che fa per me, Kirai.
Lui scosse il capo, senza riuscire a trattenersi da una sonora e rumorosa risata. Un comportamento che non fece altro che farla adirare ancora di più, niente che però pareva importare al più grande. Tornò a bere e mangiare, dopo aver spento la sigaretta, premendone l'estremità sul bordo del tavolo.

Città al di sotto delle Isole Fluttuanti - Sora no Kuni
10 Novembre 252

I membri delle truppe del Tenshi erano stati accolti da un'alba insolitamente calda, per trovarsi non molto distanti dalle cime dei monti del Ferro. Finalmente Mira stava iniziando a muovere i pezzi sulla scacchiera, dopo aver già schierato un importante alfiere, affidandole il compito di fungere da talpa tra le fila del nemico.
Le manifestazioni iniziarono quasi in contemporanea, coordinate dai bunshin del Tenshi. Le truppe si stanziarono in pubblica piazza, così che gli abitanti dei vari villaggi potessero riunirsi con facilità al corteo e allo sciopero, una volta udite le parole crude sull'amara verità dei fatti. Il malcontento era crescente, nella nazione ed in molti vennero attirati dalle parole degli uomini di Zugai, un po' come le mosche vengono attratte dalla merda. Eppure, se a Maigo e Zoku era stato semplice collezionare partecipanti, lo stesso non poteva dirsi per il quartiere di Senchu. Soltanto una donna, che venne immediatamente identificata come Hanaru Kanaeshi, si era unita al corteo, insieme a poche altre contadine, indignate per quanto accaduto alla povera popolana.

Quanto ai soldati del Comitato di Salute Pubblica, beh, anche in quel caso i numeri parevano essere stati predisposti a macchia di leopardo. Un piccolo manipolo di uomini si era avvicinato ai cortei stanziati nelle piazze di Zoku e Senchu, invitando i partecipanti a smettere di protestare, minacciandoli con l'arresto. Di fronte alla notizia, alcuni tra i popolani titubarono ed iniziarono a farsi da parte - ciò, ovviamente, non accadde per gli uomini al servizio del Tenshi. Altri soldati, invece, se ne stavano in disparte, come attendendo che la situazione si evolvesse per decidere quali azioni intraprendere.
A Maigo, invece, la situazione era completamente diversa. Non vi erano tracce di uomini del Comitato, né le avevano notate mentre attraversavano il villaggio, prima di stabilirsi nella piazza principale. Forse, Ryuzaki voleva evitare che i suoi soldati venissero contagiati dall'epidemia che, stando alle voci, rischiava di cominciare. Forse.
No, non era con i forse che né Mira, né lo stesso Masao, potevano sperare di vincere la guerra.
 
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La missione poteva realmente cominciare, con il piano di Mira e tutti i suoi collaboratori sistemati per coprire quanto più campo possibile nei tre quartieri. La Madre del Cielo aveva disposto gli uomini ragionando su ciò che avrebbero dovuto fare una volta a terra, equilibrando le forze in previsione di ciò che avrebbe fatto Ryuzaki e di conseguenza il Comitato di Salute Pubblica. Dalle informazioni di Kakumei, erano tre i territori su cui puntare maggiormente: Maigo, Zoku e Senchu. Zugai sarebbe rimasto a Suzaku per organizzare le truppe di difesa in caso di attacco diretto, insieme ovviamente a Gaz che avrebbe continuare a lavorare al laboratorio su un certo progetto suo e di sua madre. Mira si era invece diretta a Senchu, con l'idea di verificare le voci sull'eventuale donna incinta di Ryuzaki. Questo caso era piuttosto interessante e importante perché, per quanto la fame e le condizioni igieniche di tutti e tre i quartieri nominati non fossero idilliache, fare scoppiare uno scandalo del genere, con il Daimyo che non si assumeva le responsabilità di un figlio e che anzi provava a mettere a tacere le voci nel più crudele dei modi, avrebbe fatto al caso suo. Se il signore del Cielo non era intenzionato ad aiutare un figlio, per quanto illegittimo, come avrebbe potuto anche solo lontanamente pensare di aiutare dei villaggi immersi nelle ombre delle isole, destinati a morire e scomparire nel tempo?

A Maigo era invece stato mandato Jou ad affiancare Kakumei, con il compito di reclutare sì voci a favore del nuovo governo, ma con braccia e forza lavoro per aiutare gli abitanti con la sepoltura dei loro cari caduti. Era un segnale potente verso Ryuzaki e i suoi uomini: il Tenshi non si limitava a dettare legge, costruendo un impero sulle spalle di chi era destinato a morire di stenti, ma si metteva in gioco e si sporcava direttamente le mani per aiutare chi era uscito peggio dalla guerra civile. Inoltre, con la possibilità che le scarse condizioni igieniche potessero fare scoppiare un'epidemia, il Tenshi aveva mandato tra loro alcuni dei migliori allievi medici che stava addestrando, per monitorare la situazione e garantire un sostegno a chi mostrava sintomi o malori. In quel dedalo di secondi fini inoltre, Kakumei aveva avuto il preciso ordine di raccogliere informazioni sui movimenti del Comitato, senza prendere effettivamente parte alla manifestazione e al lavoro sui cimiteri e sulle fosse comuni.

A Zoku venne invece mandato Mitsuo, che a causa della sua esperienza e crescita al servizio di Hayashi Kanjiro, come samurai, aveva una ferrea cultura di tutto ciò che girava attorno al suo vecchio signore, compresa la componente economica di un paese. A lui era stato dato il compito di investigare sull'inflazione che si stava formando in quei territori e come il Comitato e Ryuzaki potessero essere coinvolti con ciò che stesse succedendo.

L'alba che seguì l'inizio delle manifestazioni giunse dopo una notte di pioggia e vento. I riflessi arancioni del sole sulle nubi creavano uno strato di caligine appena percettibile e rendeva il paesaggio, anche al di sotto delle isole, assolutamente meraviglioso. Le proteste organizzate a Maigo e Zoku attirarono subito consensi, ma nel primo non sembrava esserci traccia del Comitato. Il che era incredibilmente strano: gli uomini del Tenshi non stavano semplicemente manifestando, ma anche aiutando concretamente la popolazione con la sistemazione delle fosse, e se dall'altre parte non ci fosse stata una difesa si sarebbe facilmente riusciti a conquistare l'intero villaggio in poco tempo. Era qualcosa che lasciò parecchio perplesso Kakumei, che fece immediatamente muovere i suoi "uccellini" per capire il motivo di quella scelta. Che Ryuzaki volesse effettivamente far scoppiare un'epidemia e decimare tutto il villaggio? Sarebbe stata una scelta discutibile con medici addestrati da Mira in persona tra i loro ranghi, in pratica da un Angelo miracoloso agli occhi di alcuni popolani. Il Daimyo stesso era a conoscenza dell'enorme talento scientifico della sua nemica, avendola avuta a capo della sua squadra medica per almeno tre anni. Cionondimeno, Kakumei avrebbe indagato.

A Zoku la situazione era piuttosto stabile: il Comitato era intervenuto facendo desistere alcuni manifestanti, ma gli uomini guidati da Mitsuo erano organizzato e non avrebbero lasciato un centimetro agli avversari, non senza uno scontro vero e proprio. Qui Mira parlò, in piazza, senza timore del Comitato e incoraggiando tutti i cittadini a prendere parte a quel corteo.


Clone di Mira - Non abbiate paura, non abbiate timore di rivendicare i vostri diritti da cittadini. Ryuzaki racconta di una democrazia nata a Sora dopo decenni di tirannia, eppure guardatevi, guardate questo posto. Il Comitato vi ha già fatto desistere dopo una piccola manifestazione. In democrazia non si è liberi di professare il proprio malcontento? È facendo desistere il popolo che si grida alla democrazia? BASTA ALLA TIRANNIA DI RYUZAKI, BASTA ALLA TIRANNIA A SORA NO KUNI. È la Conoscenza che manca a questo paese, è l'ignoranza tramandata dai governatori che causa fame e morte. Riunitevi e combattere affianco a me!

Il Jozu venne leggermente rilasciato durante la marcia e quello che riusciva a raggiungere i curiosi più vicini, garantiva forza e benessere. Al fianco di quell'angelo, che fosse per magia o per carisma, si stava incredibilmente... bene.

A Senchu la questione era leggermente diversa e più delicata. Lì non si era unito praticamente nessuno alla manifestazione, se non la donna che raccontava della gravidanza di Ryuzaki e qualche altra contadina che sapeva di quella storia. Mira, dopo aver visitato la donna, aveva confermato l'interruzione improvvisa della gravidanza, ma ciò non avrebbe danneggiato più di tanto l'idea che si era fatta. Poter interagire direttamente con quella storia, essendo la Mira reale, la metteva su un piano interessante. Che il bambino perso fosse stato effettivamente di Ryuzaki o meno, mettere la donna al centro della manifestazione per sottolineare la crudeltà del Daimyo, o renderla protagonista di una tragedia causata dal Comitato, poteva essere la scintilla per l'incendio che stava cercando di causare.
 
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Maigo

Le condizioni igieniche erano davvero deprecabili, non ci sarebbe voluto un medico esperto per comprendere l'entità del danno che la noncuranza delle autorità stava causando a quella cittadina. Gli abitanti avevano toccato il fondo ed erano visibilmente preoccupati per il possibile scoppio dell'epidemia, tanto che nessuno, nemmeno i bambini, andavano in giro senza un bavaglio di stoffa a coprire bocca e naso. L'aiuto delle truppe del Tenshi era stato indubbiamente gradito, di certo l'occasione di poter finalmente seppellire o bruciare dignitosamente quei cadaveri non poteva che essere accolta con sollievo e ammirazione. Lo stesso Jou contribuì a scavare alcune delle fosse; del resto era stato abituato durante la sua vita da fuorilegge ad affondare la pala nella terra, poco importava se ciò servisse per dissotterrare un tesoro o se per mettere a tacere sotto terra un uomo morto. O anche vivo, perché no? In fondo, anche quello gli era capitato.
Ad ogni modo, era la prima volta dalla ricostruzione della città, in cui la popolazione riceveva un supporto concreto per questioni di pubblico interesse, lontane però dall'attenzione del Comitato di Salute Pubblica. Proprio per la riconoscenza di quelle persone nei confronti del Tenshi, Kakumei non faticò ad indagare. Non ci fu nemmeno bisogno di ricorrere a chissà quali sotterfugi, in realtà; con chiunque parlasse, avrebbe ricevuto risposte sincere ed il più possibile dettagliate. Nelle ore che trascorse a parlare con i presenti, specialmente con le persone più in rilievo nella comunità di Maigo, scoprì che due giorni addietro l'intero manipolo di soldati al servizio del Comitato aveva abbandonato il villaggio. Nessuno, assolutamente nessuno, era rimasto a protezione della piccola caserma adibita per monitorare le attività della popolazione. Kakumei fu persino accompagnato sul posto e poté confermare la cosa con i suoi stessi occhi. L'edificio era vuoto e perfettamente in ordine - segno che l'ordine arrivato ai soldati non fosse stato repentino, ma qualcosa di premeditato con un certo anticipo. Ovviamente, c'era qualcosa fuori posto, ma era perfettamente comprensibile. Che gli abitanti si fossero intrufolati per rubare provviste, tabacco e persino armi non era qualcosa da accogliere con chissà quanto stupore, di quei tempi.
Era quasi giunto mezzogiorno, quando Jou gettò al suolo la pala, asciugandosi la fronte imperlata di sudore. Il cielo era terso e, dopo una nottata di tempesta, l'umidità rendeva l'aria rovente, tanto da appesantire i polmoni ad ogni respiro. Non per niente, a causa della fatica, l'uomo aveva continuato a tossire, a volte in maniera anche piuttosto brusca. Ciò nonostante, decide di concedersi una sigaretta dopo il duro lavoro, circondato da uomini giovani ed in salute che aveva convinto facilmente a prendere parte allo schieramento del Tenshi, proclamandola come la donna che avrebbe degnamente sostituito Masao Ryuzaki - e che aveva già dato prova di enorme vicinanza e generosità, prendendosi carico delle preoccupazioni di Maigo. Ad un certo punto, fu proprio uno dei ragazzi ad alzare la mano verso il cielo, invitando tutti a fare lo stesso. Una strana figura stanziava in aria, a più di cento metri d'altezza dal suolo. Presto si avvicinarono nuovi curiosi, bambini, donne ed anziani, per non parlare degli uomini di ritorno dalla caserma, dove avevano lasciato Kakumei per gli ultimi accertamenti. Sarebbe servito proteggere la fronte e gli occhi con il braccio, per mettere a fuoco in maniera più o meno dettagliata quella sagoma che si parava proprio dinanzi al Sole, senza rischiare di rimanere accecati. Non sembrava essere una forma umana, quanto una strana bestia. Una creatura dotata di ampie ali ed un corpo robusto, le cui estremità terminavano con una testa ovale ed una coda lunga e tozza. Oltretutto, doveva essere una bestia piuttosto grande e corpulenta, abbastanza da essere vista da un'altezza così elevata.

Zoku

Prima che la situazione si accendesse, Mitsuo era tornato a fare rapporto. Ottenere informazioni sugli uomini che detenevano l'egemonia commerciale, in ambito di beni di prima necessità, non era stato difficile; il malcontento serpeggiava tra gli animi della popolazione, erano state le stesse lingue degli abitanti a sciorinare il nocciolo dei problemi, fornendo all'ex samurai dettagli, notizie, ma soprattutto i nomi degli uomini e delle aziende che avevano fatto impennare l'inflazione in quella città. Li riferì a Mira in tempo, prima che gli spiriti dei presenti si incendiassero e la tensione fra i manifestanti e i soldati del Comitato rischiasse di giungere ad un punto di non ritorno: una situazione che, chiaramente, non poteva che fare comodo ai progetti del Tenshi. Alcuni dei partecipanti, oltretutto, vennero fomentati non soltanto dalle parole carismatiche dell'Angelo, ma anche dall'energia avvolgente del Jozu. I soldati della prima linea avevano già imbracciato le armi, dinanzi a quella stoica ed ottusa resistenza, quando una voce decisa si intromise in quel vortice saturo di scintille.
- Fermi tutti. - fu l'ordine di un uomo sulla cinquantina, la divisa color mattone adornata di medaglie e riconoscimenti di ogni tipo. Aveva capelli neri e corti, lunghi baffi ricurvi e un folto pizzetto che spuntava dal mento. Se lo lisciò con la mano destra, la pelle nodosa e dura di chi pareva aver dedicato diversi anni di vita al lavoro nei campi. Si fece largo tra i soldati, marciando in sella ad un destriero dal manto marrone e il crine dello stesso colore del grano, mentre tra le bocche dei suoi sottoposti il suo nome si diffondeva con la stessa virulenza di una malattia: era il Capitano Yamaguchi, un uomo la cui fama doveva essere giunta persino alle orecchie di Mira. Si era distinto in battaglia diverse volte, sino a divenire leader del Comitato di Salute Pubblica, dopo aver sgominato con successo le truppe degli zeloti che avevano guidato la "marcia sacra" nel vano tentativo di riconquistare le terre del loro Dio deposto. Negli anni, Yamaguchi non aveva mai nascosto la propria posizione estremista, affine alla visione degli Yamashiti; c'era persino chi vociferava e speculava sulla sua affiliazione alla vecchia Resistenza, ma non vi erano documenti o testimoni che avessero mai potuto confermare la cosa.
- Cittadini di Zoku, vi esorto con la mia autorità ad abbandonare la manifestazione. La persona che voi chiamate Tenshi, questa donna... - si fermò, osservandola dall'alto della sua seduta con lo sdegno che si rivolgerebbe ad una cagna randagia e malata - ... incarna una criminale, attualmente ricercata in tutta la nazione. La lista dei suoi reati è talmente lunga da superare persino la viscida tracotanza della sua lingua. Inneggiare alla rivolta in pubblica piazza, corrompendo gli animi di questa povera gente, già segnati dalla carestia e dalla follia di uomini d'affari - se così possiamo definire, educatamente, quei luridi cani - che presto, sotto il mio comando, verranno arrestati ed assicurati alla giustizia. Così da ristabilire l'ordine in questa città e permettere ai suoi abitanti di accedere ai generi alimentari ad un prezzo onesto, lontano da mostruose macchinazioni ed avidità. Un comportamento spregevole, il loro, quanto il suo, signorina.
Con le mani ben salde sulle redini, speronò con dolcezza i fianchi del cavallo per avanzare ancora, fino a fermarsi ad un metro di distanza da Mira e dai suoi sostenitori. La folla, intimorita, indietreggiò di un passo, come respinta dal carisma militare di quell'uomo.
- Ad ogni modo, Yurei, il Comitato è venuto a conoscenza del tuo coinvolgimento con un gruppo di mercenari, sovversivi un tempo affiliati ad Iwa. Oso soltanto immaginare la somma di denaro con la quale avrai comprato i loro servizi, per assicurarti che l'ordine e la serenità di questa povera nazione venissero messe ancora più in ginocchio. Per questa ragione, verrai arrestata qui e condotta a Genbu, per rendere conto delle tue azioni sovversive. - poi lanciò uno sguardo sulla folla confusa da quella nuova notizia, la voce ferma e risoluta come si addice ad un uomo abituato al comando.
- Chiunque si opporrà all'arresto, verrà ritenuto complice di tali crimini sovversivi e giudicato con la stessa severità con la quale verrà trattata questa donna. Per chi si farà da parte, invece, non ci saranno conseguenze. Questa serpe è un'abile manipolatrice, soltanto un uomo ottuso potrebbe giudicare le sue vittime senza tener conto di ciò.

Senchu

Manipolare la Kanaeshi affinché divenisse la protagonista della vicenda fu come rubare caramelle ad un bambino. Per chissà quale ragione, quella donna pareva bramare la notorietà e ciò poteva essere dovuto a due ragioni, in primo luogo: se la gravidanza fosse insorta in seguito ad un concepimento con Ryuzaki, la vittima dell'abbandono poteva aver ragione a reclamare pietà per la sua condizione, ma non era da escludere la possibilità che lei stessa avesse messo in scena quella tragedia, per ottenere chissà cosa, oltre i guai. Magari un compenso in denaro per mettere a tacere quelle voci, perché no? Ad ogni modo, nulla di tutto ciò aveva rilevanza per Mira, il cui interesse rimaneva ancorato all'approfittare della voce della Kanaeshi per attirare uomini e donne al corteo. Questi giunsero, dopo i soldati del Comitato, i quali a loro volta, pur minacciando l'arresto, non sembravano avere il coraggio di procedere con l'effettiva azione coatta. Come biasimarli, del resto? Tra loro, non vi era alcun ufficiale e il nome del Tenshi era sulla bocca di tutti, non soltanto per i suoi prodigi, ma anche perché con la sua azione di guerriglia quella donna aveva strappato Suzaku dai domini di Masao Ryuzaki in un solo giorno.
Ovviamente, la loro negligenza permise ad un numero sempre maggiore di persone di unirsi alla manifestazione, chi per curiosità, chi in cerca di un divertente diversivo per scacciare la monotonia. Nessuno dei presenti, al momento, pareva avere a cuore la vicenda della Kanaeshi - se non le donne che per prime si erano aggregate al corteo, per puro spirito di solidarietà femminile. Tra i più, invece, aleggiava uno sdegno tangibile. Com'era prevedibile, la popolazione era interessata a temi più urgenti e concreti, sicuramente più importanti della tragedia di una singola donna. Un'indifferenza verso quel dolore che avrebbe potuto forse infastidire la stessa Mira, ma del resto come avrebbe potuto accusarli? Bastava soltanto osservare le mani di quei popolani, sporche di terra e piene di callosità. Erano contadini, uomini a cui interessava portare in tavola almeno un pezzo di pane, quando la frutta e la verdura scarseggiavano. Quelle notizie di cronaca rosa rappresentavano soltanto una perdita di tempo... e di quel passo, la stessa Yurei rischiava di far sfociare la manifestazione in un lusso che nessuno avrebbe potuto permettersi.
Poteva sempre puntare sul rendere la Kanaeshi vittima della crudeltà del Comitato, certo... ma finché si sarebbe limitata a fare affidamento sulla sua voce, non avrebbe potuto far altro che sperare che la lama di un soldato compiesse un movimento sbagliato. Era chiaro che avrebbe dovuto prendere lei l'iniziativa per cambiare il corso degli eventi e far sfociare in qualcosa di concreto - persino tragico, chiaro - quella protesta. Il come, però, rimaneva rimesso nelle sue mani e in possibilità che avrebbe dovuto cercare, o creare, per conto suo.
 
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Yamaguchi era un uomo infido, e non poteva essere altrimenti se rappresentava i "piani alti" del Comitato. Era sostanzialmente portavoce del prevedibile piano di Ryuzaki di screditare l'usurpatrice, in maniera simile a come aveva fatto lei negli ultimi tempi. C'erano però fondamentali differenze tra lei e il Daimyo in carica: per quanto quest'ultimo avesse liberato Sora dal giogo di Buraindo da ormai tre anni, aveva già dato dimostrazione pubblica della sua instabilità al comando, senza dover necessariamente andare a pescare il massacro di Kugyou durante la conquista dell'isola, bastava guardare a un tempo più recente, quando aveva epurato gli ultimi credenti durante la "Marcia Sacra". Il Comitato era un esercito militare che eliminava, estirpava alla radice chi potesse rappresentare una minaccia per il governo, a prescindere dalle conseguenze che le sue azioni potessero avere sul popolo. Mira invece, grazie anche al culto della Purissima con cui aveva avuto a che fare, si era fatta un nome come essere "superiore", che non aveva bisogno di simili sotterfugi per poter scalare una piramide sociale da cui per definizione stessa di "divinità" si dissociava. Il "Tenshi" era tale perché non era un'egocentrica megalomane tra gli uomini, ma una Dea tra gli umani, discesa per proteggere il Cielo e la Terra di quel paese, o quantomeno questo era ciò che tutti dovevano credere. Mira alzò dunque una mano per arrestare la foga di chi non aveva ceduto alle parole del capitano, per evitare che la situazione degenerasse, e scongiurare la possibilità che fossero i cittadini di Zoku stessi a cominciare un attacco verso i soldati. Si rivolse dunque all'uomo a cavallo aprendo bene le ali bianche, e sorrise nel constatare il coraggio e l'ottusità degli uomini di Ryuzaki. Prese a quel punto la parola, dopo aver richiamato a un silenzio assordante che lasciò riecheggiare le sue parole per tutto il villaggio:

Clone di Mira - Per anni, decenni, secoli, ho osservato questo paese soffrire per la stretta morsa di un tiranno. Ho atteso, sperando di poter contare sulla sapienza e l'evoluzione umana affinché le cose potessero sistemarsi da sole, senza l'intervento di una guardiana. Ryuzaki è stata la mia speranza, la sua rivoluzione mi ha fatto credere di poter ancora contare sugli uomini... e allora mi sono immischiata tra loro, per aiutare a vincere la guerra, ma mi sbagliavo.

Si guardò intorno in maniera plateale, come volesse invitare tutti i presenti a fare lo stesso, per osservare ciò che era diventata Zoku, e ciò che i manifestanti stavano richiedendo in maniera pacifica, senza versamenti di sangue, senza fare del male a nessuno.

Clone di Mira - Fame, crimini, Malattia. È questo che ha seguito l'era di Buraindo, finché un terribile Morbo non ha colpito il continente, e una parte della sua intera popolazione è deceduta. Ho creduto fosse un crudele gioco del destino, ma quando Suzaku è stata colpita da un'altra epidemia, ancora, ho capito che non era stato un caso, che era giunto il momento di prendere in mano le redini e agire attivamente per salvarla. Sono qui per guidare questo popolo verso la vera liberazione, e non lo farò mischiandomi degli stessi crimini di colui per cui combatti.

Poi si fece seria, intensificando il chakra che, per quanto in una percentuale ovviamente minore rispetto a quanto avrebbe potuto fare la Mira originale, fece vibrare l'aria. Puntò allora il dito in direzione del capitano e i suoi uomini, come farebbe un Dio pronto a giudicare un peccatore:

Clone di Mira - Quindi se veramente credi nelle parole che hai affermato, alle parole di un uomo che sta distruggendo nuovamente queste terre, allora imbraccia quelle armi e sfida il Tenshi, il Guardiano di questo paese, e Madre del Cielo.

Attese qualche secondo, poi concluse:

Clone di Mira - Oppure unitevi tutti voi a noi... ed estirpiamo questo cancro.

Quella gente le aveva finalmente dato il pretesto per accendere la miccia e attendere l'esplosione. Se il Comitato avesse attaccato causando feriti, vittime o arresti, dopo quelle parole di salvezza suggerite anche, perché no, dalla sua esperienza recente con la Purissima, avrebbe avuto modo di respingere i soldati e salvare, nuovamente, quelle persone. Se invece le sue parole avessero attecchito con anche solo una parte degli uomini di Yamaguchi, sarebbe stato un colpo devastante: un capitano che perdeva la sua squadra perdeva anche credibilità e influenza.

Spostandoci invece a Maigo, la figura mostruosa davanti al sole sembrò portare ombra e oscurità in tutto il villaggio. Alcuni popolani ne furono incuriositi, altri si nascosero dentro casa, ma Jou e, più distante, Kakumei, ne rimasero confusi e perplessi. Era opera di Mira? No, non poteva essere, quello non era un "Angelo bianco", e a dirla tutta non sembrava nemmeno umano. Le grandi ali, per quanto fosse piuttosto in alto rispetto a loro, facevano ben comprendere quanto fosse imponente, e il corpo massiccio ne descriveva la mostruosità. Dalla caserma in cui stava ancora curiosando un po' in giro, la spia di Yugure decise di tornare immediatamente in città per far evacuare tutti i cittadini. Era sicuro che Mira non conoscesse nessuna abilità del genere, e Varnaki... beh, non si presentava come una figura bianca. Udì alcune persone associare la figura al demone che aveva sfidato Eikou e Tenshi durante una delle rappresentazioni pubbliche della purissima, ma il vecchio sapeva bene non fosse quello il caso. Un'entità mandata da Ryuzaki? Con quale potere?

Raggiunse Jou nei pressi del cimitero, facendosi aiutare ad evacuare la gente il più velocemente possibile in direzione della caserma. Non era vicinissima al centro del villaggio, ma la creatura non sembrava intenzionata ad avvicinarsi nell'immediato. Sperò di aver il tempo di radunare tutti coloro che stavano lavorando nei cimiteri nel palazzo, e che nessuno facesse troppe storie. "Per ordine del Tenshi" gridava.


Kakumei - Dobbiamo mettere al sicuro la gente del villaggio da quella cosa, poi avviseremo Yurei Disse infine a Jou.

Se fosse riuscito a radunare quanta più gente possibile alla caserma, forte delle risorse e provviste ancora disseminate per i piani, avrebbe sigillato la pareti con la stessa tecnica con cui aveva bloccato Chouko Yamanaka nel vecchio covo di Mira, insieme a Fuyuki. Se quel mostro aveva il compito di sgominare la manifestazione, doveva fare di tutto per ridurre al minimo le vittime, in attesa di aiuto da parte di Mira.

A Senchu invece, la situazione aveva bisogno di una svolta. Anche in quell'occasione era arrivato il momento di parlare a nome della manifestazione. Se da una parte il fantomatico figlio di Ryuzaki avrebbe potuto darle man forte nelle motivazioni, doveva fare in modo che quella specifica vicenda avesse conseguenze anche riguardo la condizione precaria del villaggio.

Mira - Questa donna è stata violata da colui che certa gente considera il Daimyo di questo paese. Le ha lasciato un figlio, una parte di sé, e ha lasciato che morisse in questo villaggio, in queste condizioni.

No, alla gente non importava se fosse morto o meno il figlio di Ryuzaki. Alle madri di quella popolazione importava il benessere dei propri figli. Mira non doveva aspettare che la lama del Comitato colpisse il figlio illegittimo di Ryuzaki, ma doveva far SAPERE che era già morto e che il governatore non aveva fatto niente per impedirlo.

Mira - E se ha lasciato morire una parte di sé, se ha semplicemente abusato di questa donna, della sua dignità, per poi lasciarla nel fango e nell'ignoranza... come potete sperare che salvi voi? Senchu, come Maigo, come Zoku, come anche le tre isole maggiori, non valgono niente per lui. Ha vinto la sua rivoluzione, racconta di essere il salvatore di queste terre, e poi lascia morire i suoi figli.

Poggiò una mano sulla pancia della donna, come se potesse o volesse sentire scalciare un piccolo essere umano che però, ormai, non c'era più.

Mira - E non parlo solo di lui. Tutti voi siete figli del Cielo, e come tali meritate rispetto, dignità, cibo, acqua, un lavoro, una casa. Parlo a nome di Sora no Kuni:

IL TENSHI, FIGLI DEL CIELO, VI RIDARA' CIO' CHE VI SPETTA!

 
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Missione S - Sei (制) - Un nuovo Cielo

Ufficio di Ryuzaki - Genbu, Sora no Kuni
8 Novembre 252

Ancora piacevolmente colpito per ciò che Heiji gli aveva rivelato, Masao girò intorno alla scrivania. Sembrava tremare, difficile dire se per paura o se per eccitazione. Si appoggiò al tavolo con entrambe le mani, incurvando la schiena, trovando in quella struttura lignea il supporto per il peso del suo corpo e della sua coscienza. Lo sguardo magnetico perso fra le trame del legno, ma al tempo stesso volto verso un futuro pieno di insidie, talvolta di sacrifici estremi. Aveva il fiato corto.
- Sei ancora in tempo per fermare tutto questo, Masao. - lo incalzò Heiji, con un tono di voce quasi rassegnato all'inevitabile. In tutta risposta, l'altro scosse il capo lentamente, in segno di dissenso.
- Heiji... mio caro, adorato Heiji. Niente potrà cambiare ciò che è stato, né ciò che sarà da adesso in avanti. Tutto questo non è soltanto utile per annientare la fama di quella donna, ma necessario. È di vitale importanza, per il destino del Cielo che intendiamo regalare ai figli di questa nazione malata, affetta dal cancro incurabile del Credo.
Strinse i pugni, rischiando quasi di far sanguinare le unghia, graffiandole sulla scrivania. Anche soltanto ammettere che quella puttana l'avesse spinto a tanto era un qualcosa di inconcepibile. Lui, l'eterno e immortale liberatore di Sora no Kuni, costretto a scendere a compromessi con la sua moralità e i suoi ideali, per evitare che il castello di carte che aveva eretto con la sconfitta di Buraindo. Inaccettabile. Heiji lo guardò ancora, le spalle tese, pesanti tanto quanto quelle del fratello al cui fianco aveva combattuto la tirannia del Dio che aveva governato quelle terre e ridotto alla miseria quel Paese. Condannando ad una ciclica, eterna, spirale di distruzione e rinascita.
- C'è altro che io possa fare per te?
- Accertati soltanto che, entro due giorni, la notizia sia sulla bocca di ogni abitante di questa nazione. Dopo aver assediato ed espugnato il Tempio di Suzaku, Yurei - la donna conosciuta come Tenshi del Cielo - ha insozzato per l'ennesima volta la serenità di queste terre. Tutto ciò, soltanto con lo scopo di dar vita ad una guerra fratricida per ottenere il trono del Daimyo, per un fine egoistico che non riguarda minimamente i suoi propositi di liberazione, pace e conoscenza. Allora, tutti sapranno che vi è solo infamia ed ambizione, nel suo sogno.
La voce di Ryuzaki tremante, il volto buio di Heiji ferito dalle lacrime. Annuì in silenzio, dando le spalle al Daimyo e dirigendosi verso la porta. La aprì, ma prima di richiuderla alle sue spalle ebbe il tempo di udire le ultime parole di Masao. Qualcosa che riportò entrambi indietro nel tempo, al monito che si erano dati per giustificare il massacro di Kugyou.
- Maigo non può essere salvata, non più. E anche senza tutto questo, con l'epidemia prossima a dilagare, niente sarebbe andato diversamente. Ma ancora una volta... porterò queste morti come un eterno fardello che mi ricorderà cosa è stato sacrificato per la libertà della mia gente.

Quel giorno...

- Oh, Tenshi-sama...
Non vi fu altro che la Kanaeshi riuscì a dire, al cospetto di un discorso così appassionato e vicino non soltanto alle sue esigenze, ma a quelle dell'intera popolazione di Senchu - anzi no, di tutta Sora no Kuni! Tutti i presenti furano pervasi da quel carisma, persino le loro ossa vibrarono, scosse al ritmo del martello della lingua di Mira che sbatteva sull'incudine delle loro coscienze. Fu in quel momento che uno di loro, un anziano uomo, si avvicinò ad uno dei soldati con intenzioni tutt'altro che ostili. Allungò la mano per poggiarla sull'elsa della sua spada, legata alla cintola. Di fronte allo sguardo accusatorio della folla, però, il militare - un ragazzo che poteva avere appena vent'anni, poco più che un moccioso - avvertì la cosa come una minaccia e strattonò l'uomo, per divincolarsi dalla sua presa. Nel farlo, il vecchio perse l'appoggio del suo bastone e cadde all'indietro, battendo il capo e perdendo i sensi. Eccola, infine, la scintilla che Yurei stava attendendo e attorno alla quale aveva cucito il suo monologo. Gli uomini del corteo si infuriarono, la loro collera pareva ardere tanto quanto il loro sdegno. Si riversarono contro il manipolo di soldati, ognuno dei quali sguainò la propria lama, passando al contrattacco. Nella confusione, nessuno avrebbe saputo riconoscere chi aveva sferrato il primo colpo... ma non appena il primo schizzo di cremisi ebbe insozzato il fango umido della piazza, fu chiaro agli uomini della Squadra Medica al servizio del Tenshi che era arrivato il momento di schierarsi a difesa della popolazione, pronti sia a fare da scudo, che a fornire assistenza ai feriti.

Intanto, a Zoku, l'ultima frase di Mira aveva fatto centro. Non fu tanto il Capitano a tentennare, quanto la sicurezza dei soldati sotto il suo comando. Soltanto uno stolto avrebbe potuto non ammettere che vi fosse della verità, nelle parole di quella donna presentatasi al popolo nel suo aspetto etereo di Tenshi. Il governo di Ryuzaki era stato tutto, fuorché roseo... ma prima ancora che a qualcuno di loro balenasse in mente l'idea di unirsi davvero alle fila dell'Angelo, di fatto macchiandosi di diserzione verso il Comitato, la voce di Yamaguchi quietò l'animo dei suoi uomini.
- Come non v’è fida alleanza fra uomo e leone, e lupo e agnello non hanno mai cuori concordi, ma si odiano senza riposo uno con l’altro, così mai potrà darsi che un solo guerriero del Cielo possa schierarsi con una lurida rivoluzionaria.
Sguainò la sua enorme e pesante spada e provò ad affondarla nel petto della donna, ma qualcosa di imprevisto accadde. Il ferro cozzò contro altro metallo e d'un tratto, Yamaguchi vide la punta della sua spada deviata dal filo della lama di un giovane ragazzo al servizio dell'Angelo. Mitsuo si era rivelato abile nel comprendere le intenzioni del leader del Comitato ed aveva parato il colpo con la maestria degna di un ex samurai del Ferro. Sorrise con aria di sfida nei confronti del Capitano, il quale ricambiò a sua volta con una smorfia sardonica coperta appena dai suoi baffi ricurvi.

A Maigo, invece, l'allarme dato da Kakumei aveva letteralmente provocato il panico. Pur non conoscendolo, Jou si fidò di quell'uomo che pareva essere da molto tempo al servizio di Yurei e non osò opporsi, anzi fece tutto ciò che poteva per guidare l'evacuazione verso la caserma. Non fu impresa semplice, il tempo a loro disposizione era sconosciuto. Quanto sarebbe passato, prima dell'inevitabile - ammesso che l'inevitabile dovesse davvero arrivare? Minuti? Secondi? Nessuno avrebbe potuto trovare risposta a questa domanda. Ciò che però fu certo ad entrambi, sia all'ex fuorilegge che alla spia di Yugure, era che sarebbe stato impossibile far evacuare l'intera popolazione in un arco di tempo così breve ed incerto. Non con la consapevolezza di avere una spada ben affilata che penzolava sulle loro teste, pronta a calare e a recidere in un istante il loro collo. Fecero il possibile, per radunare un numero consistente di persone, tra le quali anche donne e bambini, ma al tempo stesso per evitare di perdere del tempo prezioso, che avrebbe potuto rivelarsi fatale. Erano in poco meno di trenta, dentro la caserma, quando Kakumei ultimò in fretta i preparativi della Kekkai.
Intanto, la misteriosa creatura alata continuava a volare nella stessa posizione, limitandosi a sbattere le pesante ali per rimanere in alta quota. Poi una voce femminile destò la serenità di Maigo, mentre occhi azzurri come quel cielo terso osservavano la città in fermento, da cento metri d'altezza. Un timbro forte, quasi un urlo, che sarebbe arrivato chiaro alle orecchie di chiunque fosse rimasto nel cimitero.
- Popolo di Maigo! Con il rischio di far scoppiare un'epidemia che minaccia di coinvolgere l'intera nazione, il Tenshi del Cielo non può permettere che le vostre vite possano minare l'incolumità di centinaia, anzi migliaia di altre vite innocenti.

BZz7mQ
Parole tremende, che fecero raggelare il sangue di coloro i quali erano rimasti fuori dalla caserma. Improvvisamente, qualcosa parve precipitare dall'alto. Un costrutto di uno strano materiale, la quale aveva la forma di un ovale umanoide, con grosse ali dispiegate. Man mano che questo si faceva sempre più vicino a terra, fu chiaro a tutti che le sue dimensioni fossero considerevoli - diamine, neppure dieci persone, una sulle spalle dell'altra, avrebbero potuto eguagliarlo in altezza. D'un tratto, le ali vennero ripiegate verso il corpo della sagoma, incrociandosi tra loro in un abbraccio letale. In piedi sopra al suo enorme destriero alato, intanto, la donna che era stata artefice di quello spettacolo osservò quest'ultimo dall'alto. Un sadico sorriso a ferirle il volto.

Sparirete in un istante.

BZzaIV
Quando infine ebbe toccato terra, l'ordigno detonò, sfogando tutta la sua potenza distruttiva. L'intero villaggio di Maigo venne inghiottito nell'occhio del ciclone, divorata da una deflagrazione così violenta da produrre un boato assordante. Era come se la terra stessa stesse ruggendo per sfogare la sua collera, un grido tellurico che avrebbe scosso e distrutto ogni cosa. Le abitazioni di Maigo vennero letteralmente incenerite in un istante, spazzate via da quella tremenda bomba che era riuscita a cancellare quella città, per la seconda volta, dalla storia. Persino le urla di chi aveva tentato di scappare, invano, si erano zittite. Sovrastate dal boato, il quale al suo termine aveva lasciato spazio ad un inquietante silenzio, interrotto solo dal rumore dei detriti che crollavano e dal battito d'ali della creatura che si alzò ancora più in alto, portando via rapidamente la sua signora dal luogo della strage.
Quanto alla caserma, la struttura era stata letteralmente disintegrata, ma la Kekkai di Kakumei - seppur finita in pezzi, a causa della violenza inaudita dell'esplosione - aveva permesso che non vi fossero vittime tra coloro che erano riusciti a completare l'evacuazione. Svelti, gli uomini della Squadra Medica si riversarono fuori, ma ciò che trovarono fu angosciante. In un'area di almeno venti chilometri quadrati, non era rimasto niente. Né strade da percorrere, né case in cui cercare superstiti. Nessuna persona da salvare. La conca che la bomba aveva creato nel terreno era l'unico segno rimasto di quella strage, di un eccidio senza precedenti nella storia del Continente degli shinobi e delle sue nazioni.

Un vento di morte e il rumore della terra che tremava, così come il boato di quella che pareva essere stata una violenta esplosione, sarebbero giunti anche a Zoku e Senchu. Parevano provenire da Maigo e, ahimè, nessuno di coloro che erano scesi in piazza, civili o soldati, avrebbe saputo riconoscere in quella brezza che odorava di fiamme e cenere l'ultimo saluto di un villaggio che Sora no Kuni avrebbe pianto, in un modo o nell'altro.
 
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Mira - Il mondo vive in una costante scelta, fra l'essere Umano e l'essere Bestia.

Pronunciò quelle parole mentre con una mano metteva giù il braccio di Mitsuo, rassicurando il suo alleato e tutti coloro che dietro di lei si erano uniti alla manifestazione. Il Tenshi non aveva nessuna intenzione di combattere e, notando la titubanza dei soldati del capitano, sarebbe stato anche controproducente a quel punto. Doveva toccare le giuste corde, continuare a stuzzicare la paura e i desideri di quei guerrieri: erano soldati, è vero, ma anche uomini con una famiglia, con una moglie e magari dei figli, troppo piccoli per crescere in altri anni di guerra, alla luce di decisioni completamente scellerate del loro Daimyo. Decisioni... come quella che aveva preso sulla terra di Maigo:

Un lampo accecante anticipò il boato che squarciò il cielo, e la terra cominciò a tremare quando le urla e lo sgomento dei presenti vide il fungo alzarsi in lontananza. Qualcuno si chiese che cosa si trovasse in quella direzione, altri finirono per terra con lo sguardo attonito, mentre i più coraggiosi erano riusciti a superare lo shock iniziale e l'onda d'urto per provare ad osservare da una posizione più comoda ciò che fosse successo da qualche parte nelle terre di Sora. Il Clone di Mira si limitò a guardare quel fuoco alzarsi in direzione del cielo, misto a polvere e terra, con fumi neri che avrebbero avvolto l'intera valle. Non riuscì in un primo momento a proferire parola, sbigottita davanti a quella mossa mostruosa.


Mitsuo - Tenshi-sama... da quella parte c'è...



Il Comitato aveva già affondato qualche lama, rotto qualche osso e arrestato un paio di manifestanti, ma i medici del Tenshi e Mira stessa, stavano riuscendo a mantenere un controllo tale da non lasciare nessuno a dover sopportare ferite mortali. I rivoltosi sembravano inarrestabili, infermabili: il gruppo in prima linea, quello che aveva subito i colpi più duri, era quello che il Jozu stava proteggendo in maniera più decisa. Le ferite venivano curate immediatamente, le ossa rotte ricostruite, i tagli risanati. Non c'era ferita che l'angelo e i suoi uomini non potessero sopportare, e non c'era colpo né parola che potesse superare la barriera infrangibile del Tenshi. Mira si era sollevata a mezz'aria, sprigionando energia benigna, verdognola, ovunque nel villaggio, tra i suoi uomini, finché, d'un tratto, la donna gridò all'attenzione di coloro che stavano cominciando a cedere alla stanchezza, alla resistenza. Quando il Comitato fu costretto ad indietreggiare, dopo il fallimento dell'assalto, sentì parlare ancora lei, con le braccia larghe, le ali spiegate e gli origami che vorticavano per tutta Senchu.

Mira - Non vogliamo combattere, e io non voglio altri morti. Siete tutti figli del Cielo.

Alzò un braccio in direzione degli uomini del Comitato, generando energia anche per loro, lasciando che potessero godere della rigenerazione cellulare del Kidenshi, o forse era meglio chiamarlo miracolo della Madre. In poco tempo, tutti i membri del Comitato di Salute Pubblica che avevano preso parte all'attacco, percepirono una ritrovata energia, fisica e spirituale. Videro le proprie ferite guarire, il fiatone lentamente sparire, e i battiti del cuore lentamente ristabilizzarsi.

Mira - La guerra ci ha indeboliti, adesso basta.

Ma prima che potesse aggiungere qualsiasi altra parola, la luce e la forza dell'esplosione di Maigo travolse anche il villaggio di Senchu, abbastanza lontano dall'epicentro della bomba da non venirne disintegrato, ma non abbastanza da non subirne completamente gli effetti: un'onda d'urto devastante travolse tutti i presenti, Mira compresa, che cercò di proteggersi celandosi dietro le grandi ali cartacee. Alcuni uomini e alcune donne rimasero accecati dalla luce, altri vennero storditi dal boato, ma fu proprio la forza d'urto a causare più feriti, con il vento che fece schizzare tutte le strutture meno resistenti del villaggio, con oggetti vaganti che colpirono alcuni dei manifestanti e uomini di Yurei. Quando non rimase altro che il grande fungo di fuoco lontano e l'aria riscaldata dalla deflagrazione, Mira alzò lo sguardo attonita. Aveva riconosciuto immediatamente la direzione e la distanza, e non poteva essere altrimenti considerando la grandezza del villaggio che occupava tutta quella porzione del territorio di Sora. Qualsiasi cosa fosse successa, era capitata a Maigo e lì c'erano tantissime persone. C'era una porzione di Sora, respirava gente del villaggio, un frammento dell'anima di quel paese che in un lampo, in un boato di un istante, era scomparso insieme ai sogni, ai desideri, alle speranze di padri, madri, figli, guerrieri. Mira cadde in ginocchio, con le mani davanti al viso e le ali ferme sulle spalle, e le lacrime soffocate dal grido di Yusekai che minacciava adesso il mondo intero. Kakumei, Jou, anche loro erano lì. In quell'istante, Mira si mostrò agli abitanti di Senchu, per la prima volta come una di loro, un'abitante e una figlia del Cielo come chi soffriva e piangeva i propri cari morire di stenti. Il Tenshi era stato colpito duramente, con un harakiri che aveva del catastrofico e clamoroso.

Ma quale demone piange la morte e la distruzione che ha causato?

Mira - Aiutate... aiutate i feriti. Si rivolse ai medici con ancora un barlume di lucidità in quel tumulto, mentre anche lei continuava a sostenere i feriti con il Jozu e il chakra curativo. Non si faceva più distinzione: membri di Senchu o del Comitato che fossero, in quell'attacco erano stati colpiti tutti indistintamente, e tutti sarebbero stati aiutati. Poi, si rivolse a due dei suoi uomini:

Mira - Andate a Maigo. Verificate che cosa è successo e cercate Kakumei. Poi tornate e fate rapporto.

Tu... sei vivo, vero? Non abbandonarmi, non ora... Ti prego.



Non era rimasto niente. Dopo la luce e l'esplosione, regnava ora il silenzio e il suono della polvere che lentamente ricadeva dal cielo nero. Era come se un angelo scagliato da Dio avesse trovato dimora nelle viscere della terra, nella voragine causata dalla sua caduta. I fumi neri impestavano ancora il luogo della deflagrazione e Sora no Kuni assisteva con sgomento all'epurazione della sua stessa terra, al silenzio della morte, e all'avanzare della tremenda paura della desolazione. Eppure, quel nome, quel vecchio... Kakumei era riuscito a salvarli. Erano in pochi, troppo pochi per poter sorridere, ma abbastanza per raccontare quello che il Tenshi aveva fatto a Maigo prima che questa sparisse. C'era anche Jou tra loro, incredulo come tutti, e cercava di scacciare dalla mente le grida disperate della gente scomparsa.

Kakumei - Aveva evacuato l'intero Comitato... lo aveva premeditato, lo aveva premeditato per screditare la figura di Yurei... Si volse per guardare gli occhi scuri di Jou - Ho conosciuto un uomo che per la libertà ha bruciato case e ucciso uomini e bambini. Poi un altro che per la propria famiglia ha distrutto una nazione. Ma è la prima volta che vedo venir distrutta la propria casa per uno stupido sentimento d'ego personale.

Strinse i pugni osservando l'isola sopra di loro, Genbu, sede del Secondo folle Daimyo.

Kakumei - Sia l'ultima cosa che faccio in questa mia maledetta vita, voglio vedere il corpo di quel pazzo malato penzolare da una corda, e ti giuro, Jou, anzi, lo giuro a tutti voi che siete sopravvissuti: sarà Rivoluzione nel nome del Tenshi, nel nome di Yurei.

Nel nome di Mira.

 
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Missione S - Sei (制) - Un nuovo Cielo

- Tutto questo... non ha senso.
nessun significato nascosto, niente, al di fuori di una crudeltà ed un'ambizione senza precedenti. Nel vedere quella conca deserta, con la polvere che veniva spostata dal vento in una spirale di assordante silenzio, Jou ricordò la figura di Masao Ryuzaki, le sue parole, la sua personalità ambigua ed enigmatica.
BZVMep
No, non vi era Tra la cenere e le macerie di Maigo, con l'aria rarefatta e quasi irrespirabile a causa dei fumi dell'esplosione, l'uomo poté scorgere le sagome degli uomini, degli anziani, delle donne e dei bambini che erano stati massacrati a Kugyou, quattro anni prima, durante la marcia per la libertà. Aleggiavano in quel deserto come figure eteree, fantasmi del passato che calpestavano quella terra ormai arida e morta, ogni passo scandito dalle parole cariche di odio di Kakumei.
Mosse qualche passo in avanti, la fronte madida di sudore e la gola secca. Respirava a fatica, ad ogni atto i polmoni scalciavano contro le costole per riempirsi di ossigeno, senza mai averne abbastanza. Poi, una brezza calda portò via quelle sagome, lasciandone intatta soltanto una. Un bambino coperto da una camicia grigia piena di toppe, le bretelle a reggere un paio di pantaloni marroni sporchi di terra e logori, sotto le ginocchia. I piedi scalzi, anch'essi lerci di fango e feriti. Puntò i suoi occhi su Jou, quelle iridi e la chioma corta scure, così simili a quelle dell'uomo che avanzava, iniziando a versare calde lacrime. Stringeva nellla mano un piccolo ramoscello spoglio, uno di quelli che in molti, tra i bambini, veniva usato per giocare con i cavalli. In praterie verdi e sconfinate, certo, non in terre nude e moribonde come quelle. La vista di Jou cominciò a farsi offuscata, ma prima che il buio lo avvolgesse in un freddo abbraccio, riuscì a vedere il bambino sorridergli. Ne poté persino udire la voce, prima di perdere i sensi e cadere in avanti, il volto sfigurato immerso tra la cenere e la polvere.
- Hai catturato gli uomini cattivi?

Impossibile assistere a quel tremendo spettacolo, tale da mozzare il fiato. Tutti si erano fermati a guardare, a Zoku. Nessuno escluso, neppure Yamaguchi poté sottrarsi a quella visione dell'inferno che squarciava e tormentava la terra. Civili, soldati del Comitato, anche gli occhi degli uomini delle truppe del Tenshi tremarono di fronte al fumo che si alzava in cielo, a chissà quanti chilometri di distanza. Fu allora che, stringendo i denti, il Capitano sfogò la sua collera, intuendo cosa fosse accaduto a Maigo. La sua spada venne avvolta da un chakra azzurro, forte e tangibile. Ribolliva come il sangue nelle sue vene, sprigionando una potenza inaudita. Quando la lama venne nuovamente alzata e poi fatta calare su Mitsuo, una potente onda d'urto lo investì, mentre sferzate di vento aprivano uno squarcio nel suo petto. Un Jutsu potente, tanto da investire anche il bunshin di Mira. Quest'ultimo, prima di esplodere in una coltre di fumo, avrebbe visto il disgusto insozzare la compostezza del viso del Capitano e una scia cremisi zampillare dal petto dell'ex samurai, sbalzato a più di dieci metri di distanza dalla violenza del colpo.

Quelle stesse informazioni avrebbero infine raggiunto la mente della vera Yurei, impegnata a fare del suo meglio per prestare soccorso ai feriti di Senchu grazie alle sue raffinate conoscenze in ambito medico. I soldati del Comitato avevano gettato le armi, increduli di fronte al macabro fungo di fuoco che si era alzato in lontananza, sopra Maigo. Erano una quindicina, tutti inesperti e privi di spina dorsale, pertanto si arresero, alzando le mani in segno di sconfitta. Davanti a loro, gli origami del Tenshi vorticavano ancora minacciosi e la maestosità delle sue ali di carta avrebbe fatto raggelare il sangue nelle arterie persino a uomini più preparati di loro. Oltretutto, molti non riuscivano a capire. Perché quella donna, quella criminale tanto temuta dal Daimyo e dalle alte cariche del Comitato, stava dispensando cure anche tra i loro ranghi, senza fare alcuna differenza?
Ad ogni modo, era inutile a quel punto farsi domande. Tra le truppe di Mira e i civili, inoltre, nessuno pareva avere il coraggio di esultare o festeggiare per la vittoria raggiunta sul Comitato. Tutti erano inermi, spaesati e terrorizzati, da quanto si era consumato in quella piazza...

... e più lontano, là dove i due uomini inviati da Mira avevano raggiunto Kakumei e i superstiti di Maigo, dopo circa due ore di corsa instancabile. Su una barella di fortuna creata grazie al legno e alle corde trovate nella caserma, Jou veniva trasportato da un paio di contadini in forze, giovani e prestanti. Era proprio la spia di Yugure a fare da testa al gruppo, guidando l'evacuazione dei pochi abitanti rimasti dall'inferno di fiamme, terra e polvere a cui erano sopravvissuti, soltanto per un miracolo - o meglio, per la prontezza di chi aveva saggiamente saputo vegliare su di loro. Ad ogni modo, serviva portare quella gente lontano da lì, verso una meta sicura e lontana dagli occhi del Comitato e di Ryuzaki. Quanto a ciò che si stavano lasciando alle spalle, beh, se anche avessero voluto condurre ricerche, nella speranza di trovare qualche altro superstite... non avrebbero che rinvenuto macerie, corpi dilaniati e carbonizzati. Ciò che ne rimaneva, quantomeno.
 
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view post Posted on 8/6/2021, 11:33     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Erano passati tre giorni dalla distruzione di Maigo. Sora stava metabolizzando l'accaduto in maniera non proprio uniforme: Ryuzaki era stato molto attento che la voce che fosse stata Yurei a sganciare la bomba sul villaggio, si espandesse il più possibile. Dalla sua però, Mira poteva godere di una popolarità che andava ormai ben al di là di una manciata di persone. La storia della Purissima l'aveva senz'altro aiutata in quel senso, e ciò che aveva fatto a Senchu, l'aiuto che aveva dato a tutti i feriti, membri del Comitato inclusi, non era passato inosservato. Ciò che le diede però il supporto più concreto, proveniva da tutte le persone che Kakumei aveva salvato a Maigo. Non erano tante, ma essendo stati testimoni diretti della vicenda, potevano raccontare i dettagli di quello che era successo realmente. Il membro di Yugure fece il resto: disseminò per tutto il paese quel verbo, fece in modo che la storia del Comitato evacuato dal villaggio con incredibile tempismo, e il supporto dato dagli uomini del Tenshi per le tombe delle persone care, arrivasse alle orecchie anche dei più scettici. Ovviamente rimaneva chi continuava a credere alla storia del Daimyo, o più che altro c'era quella fetta di popolazione che proprio non riusciva a credere che il loro Liberatore avesse potuto fare una cosa del genere alla propria terra. Sembrava una follia talmente insana, da doverla attribuire necessariamente a uno straniero senza criterio, una mossa talmente estrema da non essere in grado di giustificare nessun fine, non per chi mantenesse quantomeno un po' di senno. In ogni caso, quella spaccatura nel paese non era ancora abbastanza per far desistere Ryuzaki, o quantomeno gli uomini che gli erano più vicini. Gli Occhi del Dominatore continuavano a tenere saldo il controllo dell'uomo su Genbu e su parte della regione, ma il contrattacco di Mira era alle porte.

Tre giorni dunque, il tempo necessario per far calmare le acque, lasciare che la gente parlasse, elaborasse lo shock e il lutto, e che si facesse le sue idee per quanto riguardava il futuro del Cielo. Dopo l'esplosione, Mira aveva radunato tutti i sopravvissuti a Senchu, accogliendo anche i membri del Comitato confusi e smarriti, in cerca di risposte e conferme per quello che era successo. Non erano rimasti in quel villaggio così vicini al disastro a lungo però, il Tenshi fece spostare i sopravvissuti al villaggio di Suzaku, al sicuro dalle terre ombrose e, almeno momentaneamente, da eventuali altri attacchi del Daimyo. Non tutti furono disposti ad abbandonare la loro casa, ma i pochi rimasti furono comunque accompagnati da un manipolo di soldati e medici disposti da Yurei affinché riuscissero a mettere a posto il villaggio e, per quanto improbabile, sperare di trovare sopravvissuti a Maigo. A Suzaku invece, Mira e Gaz si occuparono di Jou, in condizioni piuttosto critiche dopo quello che era successo, e a causa di una malattia che lo stava consumando. Lo allontanarono dal resto dei feriti, isolandolo per evitare contagi indesiderati, e cercarono di guarirlo con una terapia più da "Kidenshi" che da medicina ninja standard. Il peggio sembrava essere passato dopo i primi trattamenti più urgenti, ma anche quando Mira si allontanava per cercare di organizzare un contrattacco efficace contro Ryuzaki, la figlia rimaneva a monitorarne le condizioni. Kakumei aveva anche recuperato un messaggio da parte di Makiko: "Il Pastore ha accolto la pecora, al banchetto dei Lupi". Era riuscita a farsi accettare nuovamente, ma non aveva ancora informazioni che avrebbero potuto sfruttare nell'immediato. Quella pista doveva per il momento essere messa da parte.

Quando il sole era calato e la brezza era cominciata a soffiare sulle strutture dell'isola, il Tenshi richiamò il Consiglio ad una riunione. Lì si sarebbe decisa la prossima mossa, in che modo spostare il Re dallo scacco effettuato dal Daimyo, rispondendo nella maniera più ragionata e attenta possibile. Bisognava agire senza lasciarsi andare agli impulsi, e per quanto Varnaki rischiasse di far collassare il velo tra Yusekai e realtà, non era ancora il momento del sangue.


Mira - Il popolo ha risposto alla mossa sconvolgente di Ryuzaki. Non tutti hanno abboccato, non gode di abbastanza prestigio per giustificare un atto del genere come la "mossa" del Tenshi liberatore di Sora.

Erano presenti Zugai, Kakumei e un'altra manciata di guerrieri, tra i più fidati degli araldi di Yurei. Sarebbe sopraggiunta anche Gaz poco dopo, limitandosi a prendere posto a un lato del grande tavolo.

Mira - Non ho mai versato il sangue di un membro del Cielo. Ho ucciso, è vero, ma solo nella guerra combattuta a fianco di Ryuzaki. Da quel momento, ho aiutato questa terra a rinascere, combattendo il Cataclisma del Chakra, il Morbo di Suzaku e questa seconda tirannia. Di questo il popolo è consapevole, sganciare una bomba in un villaggio pieno di gente non è qualcosa che la figura che amano, o di cui hanno sentito parlare farebbe. Tutti coloro che negano l'evidenza, è gente che non riesce a comprendere quello che è successo, non riuscendo ad attribuirlo all'atto folle del loro governatore, e cercano di aggrapparsi a quello che gli viene detto.

Tra tutti i presenti, Kakumei aveva gli occhi iniettati di sangue. Difficilmente era possibile vederlo in quello stato. Quello che aveva vissuto lo aveva scosso, e smuovere un vecchio veterano come lui non era qualcosa che era possibile fare facilmente. Avrebbe lottato tirandosi avanti con i denti, fino alla morte di quel pazzo. Prese proprio lui la parola a quel punto, continuando:

Kakumei - Seguendo il pensiero di questa parte della popolazione, eseguiremo una seconda epurazione. Sganceremo un'altra bomba.

Mira annuì, voltandosi verso un grande cartellone appeso alla parete, raffigurante la mappa della regione:

Mira - Ryuzaki ha fatto qualcosa di folle ma per quanto strategicamente opinabile, la scelta di Maigo per lui aveva un senso. La città colpita era una tra quelle più "calde", nonché la più comoda da spazzare via - indicò Maigo sulla cartina. La posizione del villaggio era scomoda da reclamare. I luoghi più profondi, all'ombra delle isole, sono sempre state abbandonate a loro stesse, sia con Buraindo che con Ryuzaki. Tra quelle che poteva distruggere per mettere insieme la storia, non poteva che decidere per quella che più gli creava problemi. Fame, carestia, malcontento generale. Maigo era un villaggio che era stato ricostruito dopo la guerra, ma che non si era mai del tutto ripreso. Per questa ragione... Tornò a guardare il gruppo, soffermandosi poi sugli occhi dorati di Gaz, confusa e preoccupata per quelle parole.

Mira - Che cosa farebbe però se a sparire fosse uno del luoghi a lui più cari?

A quel punto, la piccola parlò. Non riusciva a starsene in disparte con la madre che minacciava di cancellare un altro luogo.

Gaz - Che cosa vuoi fare!? No! Questa gente ha sofferto abbastanza!

La donna sorrise, poggiando le mani sul tavolo.

Mira - Non preoccuparti Gaz, nessuno soffrirà.




C'era chi pregava, chi ripudiava il nome del Tenshi e della Purissima, chi invece l'adorava, ringraziando per il dono che il Cielo avesse fatto loro. C'erano opinioni contrastanti, ma in fondo non vi era neppure nella violenza più sfrenata un'unanime opinione definitiva. Anche nella morte, il popolo era diviso: i vedovi di Buraindo, ancora piuttosto rancorosi verso l'uomo che aveva portato via il loro Credo, pregava il cielo che quell'ultimo lampo potesse cancellare per sempre i problemi, mentre la gente comune, che era riuscita ad affezionarsi a Yurei e a quella nuova figura positiva che vegliava sulle loro terre, non riusciva a capire come fosse possibile ciò di cui tutti parlavano. A quanto pare sarebbe successo a breve: una seconda bomba, addirittura più distruttiva della prima, avrebbe attaccato nuovamente per spazzare via definitivamente gli avversari del Tenshi. Era, secondo le ultime voci, il giorno del giudizio.

Alla mezzanotte del 15 Novembre del 252, Genbu sarebbe esplosa in un grande e devastante fungo di fuoco, insieme a Ryuzaki, i suoi generali e a tutto ciò che rimaneva del suo orrido governo.
 
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view post Posted on 8/6/2021, 18:55     +1   -1
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Missione S - Sei (制) - Un nuovo Cielo

Ufficio di Ryuzaki - Genbu, Sora no Kuni
13 Novembre 252

In piedi di fronte alla scrivania del Daimyo. La pelle della fronte pallida, imperlata di gocce di sudore che parevano rimanere attaccate come colla. Si trovava dinanzi all'uomo che, tre giorni prima, si era reso reo del più grande crimine fratricida nella storia di quella nazione ormai a pezzi. Gli abitanti di Maigo, la sua gente, erano scomparsi a causa sua - sebbene gran parte della popolazione, in preda alla confusione e al panico, seguisse ancora le notizie ufficiali ed etichettasse la Madre del Cielo come il vero mandante di quella strage. Faticava a reggere il contatto con il suo sguardo persino. Sì, gli occhi smeraldini di Makiko non potevano che essere annientati dalla forza opprimente e magnetica delle iridi ambrate del Dominatore. Sentiva che quegli occhi stessero cercando di privarla dei suoi stessi indumenti, per indagare prima sul suo corpo nudo ed indifeso, poi per sondare la sua stessa anima.
- Mia dolce Makiko... che eccitazione mi crea vederti così, appassionata. Così furiosa. Sei uno spettacolo della natura, proprio come lo era tua sorella.
- Non posso che essere adirata contro la donna che ha compiuto questa strage, Masao. - dirlo le costò più fatica del previsto, mentre al contrario Ryuzaki pareva crogiolarsi in quella visione così paradisiaca. Se non avesse dovuto accogliere Heiji da un momento all'altro, probabilmente avrebbe lasciato che fossero le sue mani a spogliarla, anziché i suoi occhi.
- Se ti trovassi davanti Yurei, la uccideresti?
- Senza alcuna esitazione.
- Brava la mia ragazza.
- Non sono la tua ragazza, Ryuzaki.
Un fremito, nel corpo del Daimyo. Un calore, un desiderio che dal basso ventre pareva diffondersi in ogni centimetro delle sue membra con la stessa potenza di un orgasmo.
- Tra poco sarà sera. Entro la mezzanotte, i civili di Genbu saranno stati completamente evacuati. Sei ancora sicura di non voler abbandonare questo posto, prima che sia troppo tardi?
- Sono sicura. Farlo significherebbe sputare sul ricordo di Chiaki, sugli ideali che voleva consegnare al nuovo Cielo.
In quel preciso istante, la porta alle spalle di Makiko venne aperta e poi richiusa, con una delicatezza che poco si addiceva alle mani ricoperte di sangue di Heiji. I due uomini si scambiarono uno sguardo d'intesa, prima che il nuovo arrivato prendesse parola.
- Non parlerà.
- Gli hai già detto che lui non è un cavallo?
- Sì, gli ho ricordato che è un abitante del Cielo, come noi.
Risero, ricordando i barbari e bizzarri metodi di tortura e tormento psicologico che il Capitano Endo era solito utilizzare, prima di essere giustiziato dopo la caduta di Buraindo.
- Ad ogni modo, il ragazzo deve morire. Non c'è speranza che possa essere impiegato come riscatto.
- Senza dubbio.
- Lo farò io.
I due smisero di ridere, d'un tratto. Si fecero seri in volto, gli occhi puntati sulla fragile figura di quella che, al momento, ai loro occhi rimaneva una mocciosa a cui rimanevano legati più per nostalgia, che per effettivo bisogno. Prima ancora che potessero incalzarla con chissà quali domande, lei continuò: - Come puoi esserne sorpreso, Ryuzaki? Da quando sono arrivata, non fate che osservarmi con sospetto. Come se non fossi più una di voi. Pensi forse che io sia tornata perché attratta dalle voci che circolavano su questa fantomatica donna? Sul Tenshi, la Madre del Cielo o come diamine le piaci farsi chiamare? Pensi magari che io voglia unirmi al coro di fedeli di questa Purissima? Credimi, anzi tutti e due, credetemi... ricordo fin troppo bene i soprusi perpetrati dal Credo. Mio padre è morto, sbranato dai mastini del Priore Araiba. E mia sorella ha trovato la sua fine, nel tentativo eroico di combatterli.
Masao la guardò ancora per qualche secondo, mentre il suo sorriso si faceva ancora più sardonico ed affilato, sotto i suoi soliti baffi. Poi, le diede il consenso con un cenno, affinché abbandonasse la stanza e si occupasse dunque di eliminare il prigioniero catturato da Yamaguchi, quel tale Tanaka Mitsuo. Lei obbendì in silenzio, ma una volta richiusa la porta alle sue spalle rimase lì, ad origliare.
- Parlando d'altro, hai ricevuto risposta?
- Sì. Negativa.
- Ma come...
- ... non importa, Heiji. Se il mio intuito non mi sta mentendo, la cosa potrebbe comunque farci comodo.

Suzaku, Sora no Kuni
13 Novembre 252

Gli uomini inviati da Mira avevano svolto un lavoro magistrale, ma in fondo non c'era da stupirsi. Quando si trattava di reperire informazioni e rimanere in ascolto, Kakumei rimaneva uno tra i professionisti con più esperienza dell'intero Continente. Quella stessa sera, fece ritorno al Tempio di Suzaku per riferire a Yurei ogni dettaglio di ciò che aveva scoperto.
Come c'era da aspettarsi da uno stratega oculato come lui, Ryuzaki non era cascato nel tranello che il Tenshi aveva cercato di tendergli. La notizia della minaccia di una seconda bomba era sulla bocca di tutti, nell'intero Paese... e chiaramente Genbu, la città bersaglio di tale attacco terroristico, era finita letteralmente nel panico. Il Daimyo non aveva ceduto alla tentazione di rimanere in attesa dell'inevitabile, certo della falsità della minaccia, poiché agendo in quel modo avrebbe smascherato la sua ipocrisia, di fatto accreditando le voci che lo tacciavano di essere il mandante della strage di Maigo. Per questa ragione, aveva fatto evacuare la popolazione civile in seguito ad un discorso ufficiale tenuto in pubblica piazza, durante il quale aveva continuato a portare acqua al suo mulino, insozzando il nome del Tenshi con le false accuse che ormai erano sulla bocca di tutti. Aveva lasciato però gran parte dell'esercito stanziato nel cuore pulsante della capitale. Dando, di fatto, conferma di ciò che in cuor suo Mira sapeva già. Non avrebbe rinunciato al suo potere così facilmente.
Da quel momento in avanti, tuttavia, sarebbe stato impossibile controllare il traffico in salita e discesa delle correnti ascensionali che conducevano all'isola fluttuante un tempo conosciuta come Butsuon - poiché trattandosi di territorio ormai del tutto militarizzato, una volta evacuata la popolazione, sarebbero stati gli stessi soldati del Comitato a pattugliare la zona. Ad ogni modo, prima di fare ritorno a Suzaku, Kakumei aveva recuperato un secondo messaggio da parte della giovane Fujimoto, il quale recitava: da Nord, altri Cani verranno a sbranare le Faine entrate nel pollaio.

Nel frattempo, Jou aveva ripreso conoscenza. Avendo avuto modo di visitarlo, insieme alla piccola Gaz, Mira aveva compreso quale fosse il problema che stava tormentando il corpo dell'uomo - ed era lo stesso che aveva segnato il Continente negli ultimi due anni e che, stando al racconto dello stesso Jou, aveva ucciso anche sua moglie, durante l'anno precedente. Il Morbo dunque aveva colpito anche lui, come aveva fatto con suo figlio... e ad essere onesti, le sue condizioni erano tutto fuorché rassicuranti. L'intervento di un medico esperto come Mira l'aveva salvato da una morte che altresì lo avrebbe accolto senza possibilità di replica. Tuttavia, malgrado la fama del Tenshi come medico avrebbe presto raggiunto le orecchie di tutto il Continente, non c'era stato molto che avesse potuto fare, se non guadagnare tempo.
In fondo, una cura non era stata trovata per quella tremenda pestilenza, ma senz'altro le eccezionali conoscenze di Mira avrebbero potuto mantenerlo in vita a lungo, forse garantendogli un'aspettativa di vita di una decina d'anni, ma senza mai guarirlo del tutto... una cosa che pareva comunque poteva rappresentare un compromesso più che ottimo, specialmente in un mondo come quello, dove erano veramente in pochi a potersi permettere il lusso di morire di vecchiaia. Eppure, anche soltanto visitandolo e curandolo durante il suo stato di incoscienza, Yurei avrebbe potuto percepire qualcosa nel corpo di Jou. Una sensazione di totale abbandono, come se le sue stesse viscere si stessero rifiutando di combattere quella malattia, arrendendosi invece ad un destino che pareva già scritto.
Quella stessa sensazione, l'avrebbe trovata nel suo volto, se avesse deciso di fargli visita, una volta saputo da Gaz che avesse riaperto gli occhi.
 
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