Spedizione C/B - Blätter, per Ardyn e Elda

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-Egeria-
view post Posted on 1/7/2021, 11:19 by: -Egeria-     +1   -1
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CITAZIONE
Ho inserito io alcune delle cose cui accennavamo in privato, perché mi sembravano importanti per il setting!



6 Ottobre 252 DN – Nell'arcipelago

I due shinobi ce la stanno davvero mettendo tutta: dispiegando le loro strategie diplomatiche, cercano in qualche modo di superare la barriera linguistica che li separa dagli indigeni, un muro alto e spesso più di quello del palazzo del Daimyo di Iwa, nonostante sia soltanto una barriera metaforica. Di mappe non se ne parla, nemmeno per sbaglio... difficile capire se conoscano l'esistenza di quello strumento, dato per assodato dalla civiltà sorta sul Continente.

Per quanto i due si sforzino, purtroppo, pare proprio che della miracolosa medicina non sia possibile procurarsene altra: i tre si consultano brevemente, e le teste si scuotono un po' troppe volte per dare adito a speranze di qualunque tipo; di cedere loro il secondo pacchetto nemmeno a parlarne! Al solo menzionare la possibilità, i tre si sarebbero irrigiditi – la guida non avrebbe perso l'atteggiamento sottomesso e mortificato – e uno dei due suoi supposti “superiori” avrebbe semplicemente staccato l'involto dalla parete per portarselo via, lontano dagli occhi e dalle grinfie di quegli stranieri.

Insomma, i due poveretti si sono trovati dall'effettuare una stupida consegna di merce, al restare in stallo su un'isola del cavolo, vincolati alle raccomandazioni della propria mandante, che tuttavia si aspetta di ricevere quanto promesso, ignara dell'incidente.

Di buono, tra le parole incomprensibili o inesatte farfugliate dai locali e i gesti, forse più eloquenti dell'idioma isolano, c'è che il furto pare essere avvenuto di recente e date le caratteristiche del suolo, probabilmente non è nemmeno piovuto. Il che vuol dire tracce fresche.
Se i due si fossero preso qualche minuto per ispezionare il retro della casupola, avrebbero identificato con facilità i segni di taglio sulle cordicelle vegetali che tengono assieme le componenti dell'edificio: la lama deve essere stata assai rudimentale, per sfilacciare i cordini in quel modo. Appena fuori, impronte di piedi nudi sulle foglie marcite e rametti spezzati: chiunque fosse stato a razziare il deposito, non si è dato particolarmente da fare per non lasciare tracce. È assai probabile che i due avrebbero potuto ripercorrere la pista dei ladri, se avessero cercato con attenzione nel sottobosco; certo, resta l'incognita dell'utilità di un'azione del genere: se davvero da quella parte c'è il mare...

In effetti, il paragone con le leggendarie pillole alimentari degli Akimichi avrebbe potuto essere calzante, peccato non poterne sapere di più su questa fantomatica erba miracolosa: l'ultima domanda di Kacchan probabilmente avrebbe potuto avere un'unica risposta, ossia nessuno, ma la parola che lo shinobi riceve è un'altra - “Basta!” esclama seccato quello che pare essere il più anziano del trio, che poi fa cenno di attendere lì, si volta e torna ad infilarsi nella prima casupola, tornando con una cassa di legno che per una volta, mostra chiaramente di essere stata fabbricata sul Continente, posandola ai piedi degli shinobi.

Le eventuali riflessioni che il gesto potrebbe scatenare sono tuttavia interrotte bruscamente dal fruscio insistente che proviene dalla destra del piccolo insediamento, in un punto in cui la foresta sembra diradarsi per lasciare posto ad una posta di erba alta. Nonostante la tensione, dopo un primo momento di allarme, i tre sembrano calmarsi, ripetendosi l'un l'altro una parola nella loro lingua e annuendo: sembrano aspettarsi visite, ed in effetti le tre persone che escono dalla boscaglia sono decisamente dei visitatori.

Abbigliati grossomodo secondo la moda del Continente, se chiudiamo un occhio su qualche dettaglio di evidente provenienza esotica.

Il più giovane avrà sui vent'anni, il più maturo una quarantina; sfoggiano l'abbronzatura tipica di chi lavora in mare e muscoli da mercenario, armi da taglio di diversi tipi appesi alla cintola e scimitarre di fattura estera appese alla schiena: gente abituata a suonarle di santa ragione a chiunque, per avere ciò che vuole.
Le occhiate che ricevono Kacchan e Masaru dagli estranei sarebbero state un misto di sorpresa e sospetto, ma l'incedere degli sconosciuti non sarebbe rallentato; giunti al cospetto degli indigeni, avrebbero rivolto loro saluti nella lingua locale – di salutare gli shinobi manco a parlarne – ed avrebbero ricevuto saluti a loro volta, seguendo un breve rituale decisamente più rilassato e significativo dello scambio sconnesso di gesti che poteva essere realizzato con gente che non mastica affatto la parlata isolana. Decisamente più rilassati sono anche i tre indigeni, inclusa la guida, che però continua a tenere lo sguardo basso; il più anziano si reca subito nella capanna accanto e ne esce con l'involto tra le mani, che porge al più anziano del trio appena arrivato, ricevendo in cambio una bisaccia in pelle dall'aria pesante, decisamente ricolma di qualcosa che non è dato conoscere.

Nonostante la calma ostentata, la sensazione di essere tenuti sotto controllo dai tre non avrebbe abbandonato la kunoichi di Iwa e il giovane medico, oggetto di continue occhiate in tralice da parte del trio marinaresco; gli indigeni ora sembrano quasi allegri, come se fosse stato tolto loro un grosso peso dalla groppa.
Indovinate un po' chi sono le persone meno felici, in questo ameno quadretto?


 
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48 replies since 1/4/2021, 23:03   1164 views
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