6 Ottobre 252 DNNon era nuovo nella città portuale di Sado: era stato lì quel tanto che bastava, per via dei suoi incarichi con le Kage no Hotaru, da conoscere i luoghi più utili alle loro circostanze come, ad esempio, la giusta locanda verso cui dirigersi, per permettersi di rifocillare senza avere grossi fastidi dettati da gente impicciona ed indisponente.
I silenzi tra i due vennero riempiti con le solite chiacchiere di cortesia, quelle poco pretenziose di chi vuole mostrarsi cordiale senza apparire troppo insistente: com’era andato il viaggio, se aveva avuto problemi durante il tragitto, il meteo di quel giorno, la speranza di trovare bel tempo in mare... Insomma, chiacchiere vuote, tutto sommato. Dopotutto, cosa c’era da dirsi, di più? Quel che aveva da dire glielo aveva detto, eppure....
Si sentiva strano, Kacchan, come se avesse un vuoto d’aria all’altezza della bocca dello stomaco. Una sensazione che lo metteva a disagio, alla quale cercava di non pensare, mentre era intento a fumare una sigaretta, sul ponte a babordo, lo sguardo rivolto verso il mare che sciabordava contro la fiancata del mercantile, il sole, in lontananza, una palla di fuoco a tingere il cielo di rosa, aprendolo dalle tenebre, così da permettere la vista della sua nascita dalle acque.
Era la prima volta che si dirigeva verso le Isole, forse era per quello che si sentiva così nervoso? Dopotutto, avrebbe avuto ben presto a che fare con culture di cui non sapeva nulla, di cui aveva solamente sentito accennare, dai racconti dei marinai e mercanti che erano soliti fare la spola tra un molo e l’altro, a causa dei loro traffici.
No, non era quello a renderlo così irrequieto. Con la coda dell’occhio cercò Masaru, ma probabilmente era sottocoperta, o dall’altro lato della nave, a cercar di ricacciare la nausea e, nel caso, sfruttare a suo favore il lato della nave a favore di vento. A pensarci... Da quand’era, che non la vedeva? Da quella volta a Kumo era passato si e no un mese, ma come incontro non era stato poi chissà che e lui, tra l’altro, a stento ne ricordava i dettagli, ciucco com’era durante quel giorno di festa.
Gli ultimi ricordi di lei risalivano a... Si lasciò sfuggire un’imprecazione a fior di labbra, sbuffata via insieme al fumo della sua sigaretta, quando si rese conto che erano passati quasi due anni e mezzo da quando avevano affrontato insieme Kuroichi, salvato la vita di Makoto e... Essersi avvicinati l’uno all’altra in modi che due semplici “colleghi” non avrebbero mai potuto fare.
E in quel lasso di tempo lui non l’aveva mai cercata, non le aveva mia chiesto come stava, come passava le sue giornate... Insomma, non si era mai interessato della sua routine, o se lei, ad Iwa, stesse bene e al sicuro. Non che lei si fosse comportata diversamente: nemmeno lei lo aveva cercato, se non in quello specifico momento, quando aveva bisogno di qualcuno di fidato che le guardasse le spalle.
Sbuffando, spense il mozzicone contro la balaustra per poi infilarselo in tasca, una mano a scompigliarsi infastidito i capelli. Che situazione del cazzo, tra loro due, gli sembrava di essere nuovamente alle prese con Natsuko, dei suoi alti e bassi, preda dei suoi picci e malumori.
”Se è davvero tuo desiderio abbracciare la volontà di Jashin, sappi che devi essere disposto a rinunciare a tutto, sacrificare quello che più ami, anche te stesso, per compiacere il Divino... Sei davvero convinto di volerlo fare? Pensaci bene...” Quel monito, da parte di Shiroko, aveva continuato a tormentarlo per giorni e ora, a cavallo di quei pensieri, aveva ripreso a battere insistente come un rullo di tamburi. Se era davvero sua intenzione prendere quella strada, forse era un bene che, tutto sommato, loro due non si fossero avvicinati più di così, no?
Con una smorfia, il giovane si massaggiò le tempie, infastidito dal costante mormorio che lo circondava. Non aveva nulla a che vedere col vociare dei marinai o degli altri avventori che, come loro, avevano ottenuto un passaggio via mare, quanto dei loro accompagnatori invisibili, quelli che solo lui era in grado di vedere e che, almeno per il momento, sembravano non essersi accorti di lui. Rovistò nelle tasche, tirando fuori un flaconcino contenente una manciata di pillole: un blando analgesico per quel suo costante mal di testa, che in quel momento ingollò come se fosse manna caduta dal cielo.
Negli ultimi tempi quei mal di testa erano diventati parecchio fastidiosi, progredendo di pari passo con le sue capacità di manipolazione della chiralina: più migliorava quelle sue abilità, più le sfruttava e più quei fastidi diventavano insistenti. Per lo meno quel giorno poteva ritenersi fortunato, nel cavarsela con solo un mal di testa: alcuni giorni era stato tanto male da temere di non riprendersi più del tutto...
Ora che la mente era un po’ più libera, cercò di concentrarsi sulle presenze dei vivi intorno a lui, cercando di carpire quello che passava loro per la testa. Un tempo leggere la mente era facile, per uno con le sue capacità, ma adesso che le anime arenate lo circondavano costantemente, era diventato impossibile, per lui, riuscire a scindere il vociare mentale dei vivi con i lamenti dei morti. Aveva quindi sviluppato un modo tutto suo per ovviare al problema. Certo, aveva dovuto affinare non poco le sue nozioni sulla psicologia e sullo studio del comportamento umano, ma il tutto gli era servito per riuscire a delineare, seppur in maniera approssimativa ed intuitiva, la sfera mentale delle persone studiandone lo stato d’animo, il modo in cui le loro emozioni si emanavano dalle loro menti. Insomma, semplicemente aveva imparato a sintonizzarsi su di una diversa frequenza d’onda.
Studiò oziosamente quelle dei presenti, più per passare il tempo che per mero interesse, non trovandoci niente di particolarmente interessante, almeno finché non percepì sensazioni di malessere e...
”Ed ecco dov’è finita Masaru... Seguendo quelle sensazioni, non gli fu difficile trovarla: in piedi, poggiata contro il parapetto dell’imbarcazione, sul lato a favore di vento, cercava malamente di mantenere la sua solita facciata gelida e distaccata, ma il colorito pallido e il leggero velo di sudore che le imperlavano la pelle tradivano il suo attuale stato di salute.
Le si affiancò, poggiandosi sul parapetto, scrutandola con occhio clinico.
« Mal di mare? Hai bisogno di qualcosa? » Le domandò, ma conoscendola, non si sorprese nel ricevere quella risposta.
« Certo... Certo... » Finse di assecondarla, posandole una mano dietro la schiena, proprio in mezzo alle spalle, iniziando a muoverla lentamente, infondendole quel calore e quel chakra utile per farla stare meglio.
« Te come stai? » « Annoiato. Devo assolutamente trovarmi qualcosa da fare, o rischio di bruciarmi tutto il fumo prima ancora di toccare terra... » Sbuffò annoiato, poggiando la testa su una mano, per poi spostare l’altra, limitando il contatto fisico, toccandole solo la spalla con un dito, con il quale iniziò a tracciare piccoli cerchi.
È visibile l’effetto benefico che il contatto del medico ha sulla donna, il cui colorito inizia pian piano a virare verso una tonalità più salubre.
« E non ho trovato niente di interessante nemmeno nelle persone a bordo... Non ci sta inculando nessuno, almeno per ora...» Le sussurrò, volgendo lo sguardo alle spalle un istante, quasi a volerle fare intendere che, in realtà, non era con gli occhi che li stava tenendo sotto controllo. Per tutta risposta, Masaru dapprima lo fissò negli occhi, per poi volgere lo sguardo sul suo sedere e ....
« E te ne lamenti pure? »Quella battuta ironica, velato riferimento ad un loro precedente incontro, lo colse quasi di sorpresa, tanto da ritrovarsi costretto a coprire la metà inferiore del viso per nascondere una risata.
« Assolutamente no. » E si ritrovò costretto a mordersi la lingua, per evitare di aggiungere altro. Meglio restare vigili e... E niente, fu più forte di lui, specie dopo l’affermazione della donna.
« Ah si? E qual era l’altra ipotesi a cui hai pensato? » Le domandò, poggiandosi di peso sul parapetto in maniera abbastanza spavalda, sul viso quell’espressione furbetta e maliziosa che faceva sempre venir voglia di prenderlo a pizze in faccia.
« No, non quello. Intendevo appunto controllare equipaggio e passeggeri. » Lo Yamanaka fece spallucce, tirando nuovamente fuori sigaretta ed accendino.
« Sono puliti. Nei nostri riguardi non hanno intenzioni ostili. » Le confermò, prendendo una lunga boccata da quel sottile cilindretto di carta pieno di tabacco. Osservò il fumo venir disperso dalla brezza del mare, l’odore di cioccolato e caffè tostato della sua miscela di tabacco mescolarsi a quello marino, creando un mix davvero strano.
« Do fastidio se fumo? » Le domandò, quasi temendo di infastidirle lo stomaco più di quanto non stesse facendo la sua chinetosi. E, di fatto, notando il suo fastidio, immediato schiacciò la brace tra pollice ed indice, infilandosi il restante della sigaretta in tasca.
Il silenzio calò tra loro, regnando per qualche minuto, lasciandogli il tempo di scrutare la distesa azzurra davanti ai suoi occhi, prima che si riposassero su Masaru, scrutandola curioso, inclinando leggermente il capo.
« Una volta mi hai detto che potevi leggere la mente delle persone... » « Gneeee... Non proprio. È da un po’ che mi viene difficile, ma perché me lo chiedi? » « Quindi non sei in grado di dirmi a cosa sto pensando. »Kacchan si volse verso di lei, in parte ancora poggiato al parapetto, corrucciando il viso in un’espressione concentrata, fin troppo grottesca. Se era sua intenzione giocare, per occupare il tempo, chi era lui per tirarsi indietro? La sua personalissima radio mentale iniziò a girare un po’ le manopole di regolazione in modo tale da sintonizzarsi quanto meglio alla lunghezza d’onda emessa dall’antenna mentale di Masaru, cercando di correggere le alterazioni dovute dalle onde esterne. Percepiva curiosità nella donna, insieme ad una punta di malinconica confusione, e poi...
”Merda...”L’espressione dello Yamanaka si rilassò leggermente, quasi a voler cancellare dal volto la giocosità del momento, cercando di assumere un’espressione più neutra e seria. Quasi come di riflesso, si portò la mano alla bocca, in cerca della sigaretta, ma non trovandola, si limitò a massaggiarsi la mascella. Quello che percepiva non andava affatto bene, se prendeva in considerazione il futuro che lo attendeva.
Lo sguardo blu cobalto, reso però verde smeraldo dalle lenti a contatto, volse alle spalle della donna, dove riusciva ad intravedere l’anima arenata che si portava quasi sempre appresso. Ryunosuke, il suo primo grande amore. E quelle emozioni che percepiva in lei, apparivano come echi legati a quel suo caro passato, ma tendenti ad incentrarsi, sul presente, a lui.
Le spezzerai il cuore... « Se vuoi, potrei farti parlare direttamente con lui.. » Quella proposta gli uscì di getto, quasi senza pensarci davvero sopra, spinto dal senso di rimorso, quasi a voler cercare di trovare un modo per rimediare a qualcosa che, a conti fatti, non aveva ancora fatto.
Non aveva semplicemente lanciato un sasso nell’acqua, aveva direttamente scaraventato in mare una bomba tale da creare enormi cavalloni. Così approva ora la psiche di Masaru, dopo quella rivelazione che la sconvolse completamente.
« Si, insomma... Se vuoi parlare con lui, posso fare in modo che prenda in prestito il mio corpo, però...» Forse stava esagerando. Anzi, togliendo il forse, stava decisamente esagerando: non aveva ancora pienamente sperimentato quel tipo di comunione e i precedenti tentativi erano stati abbastanza disastrosi.
« Ok, questo non è decisamente ne il luogo, ne il momento adatto per parlarne... Fa finta che non ti abbia detto nulla. » Ma ormai aveva instillato nella donna tutta una serie di sensazioni negativi che decisamente potevano essere nocivi, specie considerando l’incarico che dovevano svolgere. Occorreva che rimanesse lucida, presente a se stessa, e il fatto che la stesse agitando tanto a quel modo, poteva decisamente compromettere la buona riuscita della missione. Doveva quindi cercare assolutamente di distenderle l’animo, tranquillizzarla, sia lei che il fantasma che si portava appresso, anche lui turbato dalle sue parole.
Tirando l’indice con il pollice, lo fece scattare sulla sua fronte, producendo un ebbero schiocco.
« Non ci pensare. Abbiamo un incarico da portare a termine. Quando avremo finito ne riparleremo, promesso. » E quelle parole non erano dirette solo a Masaru, ma anche al suo invisibile compagno.
« Ok, ora indovina a cosa sto pensando io... » Cercò di sviare il discorso, provando a ritornare ad un piano più leggero su cui rimanere. Pensò ad una delle ricette che sua madre era solita preparare, in quella stagione: il profumo del sesamo bianco che veniva tostato; il rumore della lama del coltello che batteva sul tagliere, mentre tagliava la zucca ed i funghi; l’acqua che sobbolliva, mentre la stanza si riempiva dell’odore di quella zuppa; il sapore del miso.... Ecco, ora aveva una maledettissima voglia di mangiare una kabocha miso soup.
« Dal tuo sguardo suppongo tu stia pensando a dove poterlo fare indisturbati, fosse anche negli abissi dell’oceano, e magari stai anche pensando a come potrebbe essere farlo sott’acqua... Oppure... Stai facendo di proposito quello sguardo per sviarmi...» ”Povera ingenua...” Si ritrovò a pensare, cercando di trattenere una risata. Ah, se solo sapesse l‘importanza che aveva il mare, nei suoi incubi... Fare sesso sott’acqua era decisamente l’ultimo dei suoi pensieri.
« Direi più per la seconda... » Riuscì a dire, prima di scoppiare a ridere quando Ryunouke gli fece notare che Masaru e musona erano sinonimi. Con un profondo sospiro, si ricompose, tornando a volgere lo sguardo verso il mare. Basta fare il cazzone, era il momento di tornare seri e pensare al lavoro.
« Chissà come saranno queste fantomatiche isole... Prima volta ance per te? » Le domandò, mugugnando pensieroso. Sulla carta sembrava un lavoro facile, tutto sommato, ma... Perché era convinto che qualcosa sarebbe andato storto?
[...]
Ecco. Sapeva che non poteva filare tutto liscio: dopotutto, la vita doveva far vedere di essere una indomita puttana, no? Ora stava solo facendo intravedere la punta dell’iceberg che aveva in serbo per loro. Il viaggio era durato più del previsto, poiché avevano incontrato correnti sfavorevoli. E adesso?
Seduto sulla bitta, osservava l’ambiente, il brulicare di vita di quel piccolo pontile che, in qualche modo, sembrava escluderli, ignorarli completamente. Dove diavolo era finito il tizio che avrebbero dovuto incontrare? Spazientito, si guardò intorno, cercando di sondare quante più menti possibile. Forse il loro travestimento dava problemi al contatto, magari non riusciva a riconoscerli e preferiva tenersi distante. Magari, per via del ritardo sulla tabella di marcia, li aveva aspettati invano, per poi andarsene, o peggio... Chi poteva dire che il tizio non fosse stato ucciso e il pacco che doveva consegnare trafugato?
Con un’imprecazione sfuggita a denti stretti, si alzò, avvicinandosi a Masaru in modo tale da non farsi sentire dagli altri.
« Senti un po’, ma... Come riconosciamo questo tizio che dobbiamo incontrare? Hai una descrizione, qualcosa... » La risposta che Masaru gli diede lo lasciò alquanto basito. Che voleva dire che dovevano solo aspettare? Come diavolo aveva fatto ad accettare di incontrare qualcuno d sconosciuto, in territorio straniero e ignoto, senza avere nemmeno un minuscolo, misero dettaglio per riconoscerlo?
Rimase per un attimo a fissarla, sconcertato nel constatare, da parte di una persona che si ritiene cauta e razionale, un comportamento così sciatto e sconsiderato. Cosa diavolo le passava per la testa? Dopo quello che aveva letto dagli appunti d Kuroichi, pensava che avesse messo un po’ di sale in zucca, ma a quanto pareva...
« Seriamente? Non hai nulla che ci permetta di identificare il contatto? Bah... » Commentò, abbastanza deluso, allontanandosi per potersi fumare l’ennesima sigaretta.
« Ti credevo più minuziosa sul lavoro, ma evidentemente mi sbagliavo. »Se c’era una cosa, che si poteva affermare su Kacchan, era che quando entrava in modalità lavorativa, era uno stronzo di prima categoria: non guardava in faccia nessuno, poteva anche essere sua madre, ma se questa avesse fatto una cazzata, si fosse comportata in maniera sconsiderata, o peggio, avesse messo a rischio a riuscita di un intero lavoro solo per un inezia, lui non avrebbe esitato neanche un solo istante a rinfacciare l’errore commesso. Ne sapevano qualcosa i suoi ex-colleghi all’ospedale di Konoha o, per ultimi, la stessa Hokage.... Forse era da quell’ultima missione che non rimaneva deluso da qualcuno a quella maniera.
« Quindi adesso che facciamo? Restiamo qui? O torniamo indietro a comunicare al committente che il tizio non si è presentato? » « Ha detto di attendere. » « Oh, bene... Restiamo qui allora! » E, con un tono carico di pungente e amara ironia, si sedette su un grosso scoglio lì vicino, scuotendo il capo, incredulo.
« Se ti aspettavi qualcosa di più esaltante puoi sempre tornare a casa. » « Odio la sciatteria sul lavoro, è ben diverso il discorso. »Solo allora la donna si degnò di voltarsi, incenerendolo con quel suo sguardo d’acciaio. Percepiva distintamente tutto il fastidio che stava provando per quell’intera situazione, ma soprattutto per le parole che le stava rivolgendo, ma non gliene importava un accidenti. Bisognava saper agire in maniera cauta e coscienziosa, appurando tutti i possibili rischi del caso, ma lei, invece, puntualmente e costantemente, dall’alto della sua supremazia, era convinta di avere davvero tutto sotto controllo, di saper gestire completamente la situazione. Tanto, le avevano semplicemente detto
Vai lì, aspetta qualcuno di cui non ti dò alcun carattere distintivo col quale riconoscerlo, prendi ciò che ha da darti e torna qui. Ah, ovviamente devi incontrarlo in un luogo ancora non del tutto esplorato, di cui si conosce ancora poco sulla popolazione locale, ma va tranquilla, tanto sei la cazzo di Masaru super donna, non avrai alcun tipo di problema. Che rabbia che gli faceva questa cosa...
« Beh, sei tu che hai parlato col committente e sei sempre tu che non hai sufficientemente insistito per farti dare maggiori dettagli su come riconoscere il contatto. Sei in terra straniera, completamente ignara delle usanze locali, della lingua e della cultura del posto, se non per qualche nozione teorica di cui si potrebbe discutere sull'attendibilità. Al tuo posto mi sarei rifiutato di non avere le informazioni che chiedevo. Sai com'è, ci tengo alla pellaccia, e per quanto ne possiamo sapere, il tuo contatto può essere bello che morto. » « Probabilmente non lo sapeva neppure lei, trovo assurdo che non abbia voluto dirmelo nonostante le mie richieste. E' una Chunin molto attenta. » Strabuzzò gli occhi nel sentirsi dare quella spiegazione, passandosi una mano tra i capelli per cercar di scacciare il nervosismo che stava provando in quel momento.
« Oh, ma certo... » « Se tieni alla pelle puoi sempre tornartene indietro e lasciare fare a me. » « Certo, incosciente come sei, sono convinto che poi dovrò pure tenerti sulla coscienza... »Eddai Kacchan, non prendertela con lei, adesso....Evidentemente ad Iwa fanno a gara a chi sia più superficiale, altrimenti non me lo spiego... Chiyo, alle sue spalle, cercò invano di placare il suo ardore, ma conosceva fin troppo bene Kacchan per sapere che a nulla sarebbe servito: quando si impuntava su di una cosa, era difficile smuoverlo.
Se continui a comportarti così, finirai per farti odiare da lei...E forse sarebbe meglio... L’Akimichi, sorpresa, si sporse oltre la sua spalla, piazzandoglisi davanti, le mani sui fianchi. La sua figura mastodontica avrebbe messo soggezione a chiunque, in quel momento, a vederla in quella posa, ma trattandosi ormai di un mero riflesso di quel che era in vita, adesso difficilmente avrebbe fatto timore a qualcuno...
Hachi Yamanaka. Stai facendo apposta lo stronzo per farla allontanare da te? Il konohaniano, per tutta risposta, le rivolse un’occhiataccia, quasi a voler invitare l’amica a farsi un minimo di fatti suoi. E con la coda dell’occhio notò un certo astio anche da parte dell’altra anima arenata, quella di Ryunosuke, che come l’Akimichi, non sembrava molto contento dell’atteggiamento che stava avendo con la sua amata.
Ma lo sapete che avete entrambi un po’ rotto i coglioni?Con un sospiro esasperato, Chiyo alzò lo sguardo al cielo, alzando le mani in segno di resa.
Ah! Stupido baka-cchan. Fa come ti pare. Tanto sappiamo già come andrà a finire. « Va bene allora, visto che sei superiore a me sentiamo che idee avresti per trovarlo adesso. » Alzando gli occhi al cielo, Kacchan si rialzò con un grugnito, andandole sotto. Si guardò intorno prima di avvicinarsi ulteriormente a lei, in modo tale da sussurrarle con quel tono di voce suadente e serpentino.
« Tesoro mio, devo forse ricordarti che sono solo il tuo sottoposto? Mi hai assoldato tu per guardarti le spalle. Non posso mica riparare le uova che tu hai rotto nel paniere. » Così dicendo, indietreggiò di un passo, prendendo un grosso tiro dalla sigaretta e il suo sguardo volse oltre la figura di Masaru, soffermandosi su quello che normali occhi non sarebbero stati in grado di cogliere, mentre con la mente riprendeva a fare quel suo giochetto di percezione emotiva. Come sulla nave, anche lì, su quella spiaggia, non vi era nessuno che catturasse la sua attenzione. D’altro canto, non poteva dire lo stesso sul lato delle anime presenti lì: ce ne erano e non poche, ma trattandosi, probabilmente, di gente locale, non aveva ben idea di come potessero tornarti utili. Tra l’altro, non avendo nemmeno una descrizione della persona che dovevano incontrare, nulla poteva vietare che, nel peggiore degli scenari, ci potesse essere anche la sua anima, a vagare tra quelle lande...
Sembrò ascoltare quasi di sfuggita la proposta di Masaru, tanto era in quel momento preso con quella sua analisi.
« Ho già controllato i dintorni, e non ci sono persone che ci tengono d'occhio, ma sai cosa? Fa come ti pare... » Le diede quindi le spalle, osservando la nave con cui erano arrivati fino a li. Chissà, magari tra l’equipaggio avrebbe trovato qualcuno in grado di usare la lingua del posto. A quel punto, gli sarebbe bastato chiedere alla gente del posto, con l’aiuto dell’interprete, di condurli... Dove? Da quel che sapeva, la popolazione locale era suddivisa in tribù, magri poteva essercene qualcuna particolarmente portata per la coltivazione o per lo studio della botanica, che conoscesse gli effetti delle piante presenti nel loro ambiente sulle persone. Con le sue conoscenze, non sarebbe stato poi molto difficile intrecciare le loro nozioni di erbologia, per poi trovare quei campioni di piante che potevano tornare utili al loro scopo, no?
« Litigare è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno adesso! » Le sentì dire, costringendolo a tornare indietro e affrontarla nuovamente, con quell’aria di supponenza che di certo non gli avrebbe evitato un pugno in faccia.
« Perché, stiamo litigando? Ti sto solo mostrando quali errori stai commettendo. E ora spera che nell'equipaggio ci sia qualcuno che parli la lingua locale. » E, così dicendo, riprese nuovamente ad allontanarsi da lei.
Chiyo. Tienila d’occhio mentre io non guardo. E dimmi subito se qualcuno le si avvicina. Solo se mi prometti di smetterla di fare lo stronzo... L’ho mai fatto? Sigh. Sei un caso perso... ma ti voglio bene lo stesso.CITAZIONE
Durante il viaggio in mare e una volta approdati, Kacchan fa uso di questa azione per sondare tutti quelli che si ritrova appresso
Azione - 共感 - Kyōkan ◄ Empatia ► (Limite: 1) [CHK: -3] {Mantenimento: CHK: -1}
Tratti: Supporto
“Prima del disastro, gli Yamanaka erano rinomati per la loro straordinaria abilità di saper leggere con facilità la mente altrui, permettendogli così di poter comunicare telepaticamente con gli altri. Sfortunatamente, a causa del morbo che ha colpito la popolazione, gli Yamanaka sembrerebbero aver perso le loro capacità telepatiche, rese se non impossibili, estremamente difficoltose.
Nel particolare caso di Kacchan, riuscire a percepire i pensieri degli altri gli è diventato impossibile a causa del costante 'brusio di fondo' presente nella sua testa, generato dalla presenza costante intorno a sé delle Anime Arenate. Per ovviare al problema, lo Yamanaka ha quindi optato nel concentrare principalmente la sua attenzione non tanto sui pensieri, ma sulle emozioni che lo circondano, le quali non subiscono alterazioni da parte delle anime. ”
Effetti:
Permette a Kacchan di percepire chiaramente le emozioni delle persone che gli stanno intorno.
Usato in combinazione con Cercare, permette di ridurre la Copertura dei ninja nascosti di LV.