Spedizione C/B - Blätter, per Ardyn e Elda

« Older   Newer »
  Share  
~Eldarius
view post Posted on 20/4/2021, 14:47 by: ~Eldarius     +1   -1
Avatar


Group:
Iwa
Posts:
3,971
Location:
Cair Paravel

Status:


Un viaggio inaspettato
Era diventata ormai qualcosa che apparteneva al vivere quotidiano dell'intero mondo, ninja e non, quella strana malattia che aveva colpito indistintamente chiunque, chi più chi meno, e chi poteva dirlo come - se - si sarebbe conclusa quella odissea se non il tempo?

Risultava però difficile convivere con una simile realtà nel momento in cui i sintomi più gravi colpivano la propria persona, o quella dei propri cari, e se Masaru poté dirsi salva sotto quell'aspetto, e con suo sommo sollievo anche suo figlio, lo stesso non si poteva dire invece di Hisoshi Sakimoto, il padre adottivo della Takeda e, paradossalmente, uno tra i migliori medici della vecchia guardia di Iwa.

C'era da dire che fu inaspettato per la kunoichi quando lesse la lettera della dottoressa con tutte le istruzioni, in primis perché era la prima volta che la donna le affidava un incarico - l'ultima volta era stata lei a proporsi.
Finiti gli impegni della giornata, giunse fino alla nuova casa della dottoressa anche per sapere come stesse Hisoshi. Era il crepuscolo ormai e il veterano, che aveva scelto di sua sponte di farsi curare da Satomi, stava riposando in una delle tre stanze che occupavano il primo piano.

Si fermarono entrambe ai piedi della scalinata, laddove Masaru rifletté su eventuali domande da porre, informazioni che seppure secondarie potevano tornarle utili insomma, come ad esempio il modo in cui avrebbe potuto riconoscere il suo contatto e se sapeva qualcosa in merito al come evitare di recare offesa agli abitanti di quelle terre sconosciute.

La presenza di Kaede lì le permise di salutare non solo l'anziano medico, ma anche lui, che avrebbe tanto voluto accompagnare sua madre però era molto richiesta la sua presenza in ospedale e, inoltre, doveva aiutare Satomi, dato che la dottoressa lavorava spesso da sola.
Il bambino interiore che non aveva ancora abbandonato del tutto quel giovane, nonostante la sua età, non riuscì a non ripensare alla presenza di Masaru e al sollievo che gli aveva dato in quei mesi terribili, e a come gli sarebbe di certo mancata, seppure sapeva che li lasciava solo per qualche giorno.
Non era un caso dunque se se ne infischiò di come sarebbe parso ad occhi esterni - anche se fuori dalla porta c'erano solo loro due - con quel suo abbraccio improvviso nel momento dei saluti, inaspettato per la giovane donna, che dopo una sorpresa iniziale ricambiò stringendolo a sé con gentilezza, incrociando il suo sguardo con il proprio quando si staccarono. Le mani di lei ancora poggiate sulle sue spalle mentre lo osservava.

"Non lasciarti abbattere da niente e nessuno."

"Nemmeno tu, Masaru!" le rispose con occhi complici il giovane, e la Jinton non poté fare a meno di sorridergli.


Ancora prima di tornare a casa, la donna occhialuta sapeva già chi poter contattare.
Oh sì, lui, Kacchan Yamanaka. Era da un po' che non si vedevano e ripensare a lui le fece uno strano effetto, ma non per questo spiacevole. Una volta certa che si sarebbe aggregato a lei, Masaru fece i dovuti preparativi e si mise in viaggio.
Seguendo le indicazioni della mappa che Satomi le aveva dato, dopo pochi giorni di strada finalmente la Takeda giunse nel Paese dell'Acqua. Prese in noleggio un cavallo per poter arrivare per tempo, se non anche in anticipo, e così fu.
Come da appuntamento, la donna si presentò al molo due ore prima dell'arrivo del traghetto, così da avere entrambi il tempo per organizzarsi. I suoi erano passi leggeri, calmi, circospetti mentre camminava lungo il molo, eppure il ragazzo lì seduto e a lei sconosciuto la vide, nel buio della notte, e la riconobbe pure, salutandola.

Il fantasma se ne stette con le mani sui fianchi. Lei invece si guardò attorno con circospezione al di là del suo cappello di paglia e delle ciocche tinte di nero, ma alla fine decise di raggiungere Kacchan ma, quando gli fu vicina, perse un battito, restando a fissarlo come una perfetta cretina. Senza tutti quei gingilli addosso, senza la sua solita barba e con quel colore d'occhi, Kacchan assomigliava fin troppo a Ryunosuke - eccetto per i capelli, che invece di corvini erano rosso fagiolo. Si tolse la maschera da corvide e si mostrò meglio a lui.

"Lo so, fa strano anche a me..." e quel che lei sentì dopo fu, "blablabla... blablabla... blabla... bla... blabla lenti a contatto... blablabla fastidiose."

Al quale Masaru, con un tono e una faccia piuttosto ilari a vedersi, spostando lo sguardo altrove rispose "Sì. Un vero dramma..."

Il seguito lo sentì solo vagamente, troppo presa nel suo cervello a chiedersi perché cazzo si stesse comportando come una ragazzetta qualsiasi dell'accademia, tanto che pure le due illusioni del suo passato che si era abituata a vedere saltar fuori di tanto in tanto la prendevano in giro. La fredda assassina Tamashi imitò drammatica una stupida innamorata, a palese sfottò del quale se la rise persino la bambina seduta sulla bitta.
La Takeda del presente le ignorò, sforzandosi di non innervosirsi per degli stramaledetti parti della sua mente. Ed era un peccato che non poteva vedere invece l'anima del suo ex spasimante, che la guardava intenerito.
Si concentrò sul ragazzo, con l'accenno di un sorriso, "Mi dispiace."

"Nha, alla fin fine è necessario, se voglio mantenere un basso profilo... Purtroppo la mia faccia è ancora troppo riconoscibile e diciamo che ultimamente il lavoro ci sta spingendo troppo a... Metterci la faccia."

L'idiozia aveva permeato talmente tanto l'aria a quella battuta che lei non riuscì a non alzare gli occhi al cielo.

"Ma guardala, la donna di ghiaccio, com'è poco imperturbabile in mia presenza"

Ah il fastidio che seguì quando ridendo lui le punzecchiò la guancia col dito, un gesto che sapeva infastidirla. Ok, fine dei giochi. La Takeda riprese la sua tipica e calma serietà, con le braccia incrociate al petto, guardandolo minacciosa, "Fai meno lo spiritoso, Azuki, abbiamo da lavorare." anche se c'era un velo d'ironia, o meglio sarcasmo, in quel nomignolo. Il cavallo a cui aveva legato briglie nel palo che stava sulla terraferma, poco prima delle travi in legno del molo, sbuffò.
Colpito e affondato.

"Allora, cosa abbiamo?"

"Discrezione è la chiave di questo incarico," esordì lei, sistemandosi gli occhiali in un gesto istintivo, solo per ricordarsi d'essersi messa anche lei le lenti, di un castano chiaro, "e non mi riferisco soltanto all'identità. Dobbiamo prelevare un carico di materie prime importate che sono importanti per la ricerca di una cura a questa malattia globale, per questo dovremo assicurarci che arrivi integro alla dottoressa che mi ha reclutata. È stato inoltre suggerito di mantenere buoni rapporti con gli isolani e la loro particolare cultura. Tradotto, il modo migliore per scatenare le loro ire su di noi è mettere il naso nei loro affari."
Guardò poi attorno a sé e verso la costa, circospetta, "Una volta giunti sull'isola l'ordine è di non muoverci da dove siamo e attendere, ci raggiungerà il nostro contatto per consegnarci il carico, dopodiché torneremo a Sado e rientreremo al Paese della Terra per consegnarlo, sempre se vuoi venire, il mandante si trova fuori dal villaggio."
Nonostante la semplicità di quell'incarico, Masaru non si sentiva proprio a suo agio, anche solo stando laggiù, considerato che si trattava del paese dell'acqua e le voci che giravano in merito non erano certo le migliori. Oltretutto doveva prendere un traghetto, e lei e il mare aperto andavano d'amore e d'accordo.

"Bene," la risposta del konohano la riportò al presente, "per il resto, invece? Come...come va?"

Lei gli sorrise gentile, "la situazione si è stabilizzata, mio padre deve ancora riprendersi del tutto ma... sta migliorando."

"Mi fa piacere che stia meglio... Lo sai, se dovesse servire..." si ferma, facendo una smorfia "ma sicuramente sarà assistito da un'ottima equipe medica..." si vede che vuole sorvolare sulla cosa.

La Jinton gli si avvicinò, osservandolo intensamente: "Tu invece? Come stai?"

A seguito della sua risposta si fece più seria, "le tue ricerche?" una domanda che sembrò averlo messo parecchio a disagio, specie considerate le notizie che le diede.

"Hai le mie condoglianze. Dev'essere stato terribile," enunciò la donna, "tuttavia, non penso ci sia nulla da rimproverarsi, la lista dei morti è lunga, anche tra chi aveva i migliori medici."
Non era semplice per una come lei consolare il prossimo, però ci provò lo stesso, accennando persino un sorriso sincero, come lo era la carezza che azzardò sul viso del ragazzo, "e la tua presenza qui con me adesso, il tuo aiuto per questo incarico in particolare, significano molto e non solo per me."

Rimase un po' perplessa nel vederlo abbassare lo sguardo imbarazzato, rosso come un peperone, e indietreggiare leggermente per staccarsi da quel contatto, "G-grazie...."

Dopo quanto avvenuto tra loro... ma era come la prima volta.

Ancora piuttosto confusa, malinconica anche, tanto quanto lo era il silenzioso spirito di Ryunosuke, che spostava lo sguardo tra i due a voler vedere cosa sarebbe accaduto, Masaru non si accorse subito della propria mano ancora a mezz'aria, prima di ritrarla a sé, spostando lo sguardo da lui e nel perimetro circostante, e tornando con la sua tipica espressione neutra e distaccata.

"Hai già mangiato?" ma l'interesse in quella domanda era solo parziale, poiché la sua mente stava già navigando possibilità: cose dette, scritte o fatte che avevano potuto in qualche modo farlo ripensare. E a dirla tutta l'eventualità non l'avrebbe sorpresa, considerata a detta propria la sua grande abilità nel relazionarsi sentimentalmente con qualcuno.
L'interesse a quel bisogno era tuttavia sincero, dato che lei dall'ultima sosta di diverse ore prima aveva viaggiato senza mangiare nulla, non avendo appetito. Adesso invece lo sentiva eccome ed era meglio essere ben preparati, specie dovendo affrontare quel viaggio a lei tanto spiacevole.

code © psiche
 
Contacts  Top
48 replies since 1/4/2021, 23:03   1164 views
  Share