Verrà la Luce, Sessione Autogestita #13 (Skip) - Kinji Uchiha

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view post Posted on 27/2/2021, 20:49     +1   -1
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Ben presto, la vita torna a crescere anche laddove sembrava impossibile rivedere un bocciolo, e così il ciclo continua all'infinito.
Gettatosi un anno prima alla caccia di quello che sembrava un semplice anarchico che voleva gettare fango sul suo nome, Kinji si è accorto ben presto di avere davanti un nemico che aveva già portato alla luce tempo addietro, la cui stretta sembrava non essersi indebolita col tempo.
La Taiko Setsu, l'organizzazione che si mostrava al pubblico come una semplice azienda farmaceutica in espansione su tutto il continente ninja, celava nei più reconditi dei propri laboratori, abbietti esperimenti condotti su persone rapite alle famiglie di origine o strappate alla strada. Il loro scopo era ricreare kekkei genkai come lo Sharingan tramite l'ausilio di soggetti vivi ed in salute, tenuti prigionieri e sfruttati fino all'ultimo dei loro giorni di vita.
Dopo aver recuperato la madre che credeva di aver perduto in tenera età e aver distrutto la sede della Taiko incriminata, i piani alti avevano evidentemente preso i dovuti provvedimenti per continuare i loro folli piani: molti dei laboratori erano stati trasferiti e quasi nessuna traccia era rimasta del loro passaggio nei sotterranei delle filiali ancora in circolazione. Probabilmente le gesta del Vermiglio erano giunte anche all'orecchio di chi, ovviamente, si era ritrovato con i bastoni tra le ruote.
Sguinzagliare qualcuno che la facesse pagare a chi aveva creato così tanto disturbo sembrava quasi una conseguenza naturale.
Le ricerche dell'Uchiha proseguirono quasi incessantemente, ma nel mondo degli shinobi qualcosa sembrò improvvisamente cambiare, mutando il naturale ed infinito ciclo degli eventi: molti utilizzatori del chakra cominciarono ad avvertire dei disturbi che erano estremamente vari tanto in sintomatologia quanto in impatto sulla salute. Alcuni improvvisamente non erano più in grado di usarlo correttamente, altri avevano forti impedimenti e a chi andava peggio, questi cambiamenti portavano addirittura alla morte.
Kinji ovviamente non venne esentato dal destino che sembrava essersi accanito con lui.


250 DN

Un momento di tranquillità nella casa dei due fratelli Uchiha più unico che raro: Kinji non era fuori in missione o alla ricerca di prove per incastrare quella che ormai era diventata la sua nemesi e Hayato non era di turno all'ospedale. Il più piccolo ormai era diventato piuttosto stimato nel suo campo e, sebbene non riuscisse ad ammetterlo, i frutti del suo duro lavoro durante i primi anni di tirocinio stavano cominciando a dare dei frutti.
Kinji fece qualche passo nel salotto arrivando a poggiarsi alla sedia lasciata libera accanto al fratello minore.


- Sembra che oggi avremo la possibilità di stare un po' assieme. Ne è passato di tempo dall'ultima volta, vero?

- Si, ultimamente siamo stati entrambi molto impegnati.

- Mh mh... a proposito, dov'è Yugure?

Chiese il più giovane mentre si alzava per preparare il the e mettere l'acqua sul fuoco dando le spalle all'altro.

- Credo sia uscita a prendere una boccata d'aria, oppure sarà andata a farsi un giro del villaggio.

Hayato si voltò e indicò la finestra chiusa, davanti alla quale aveva appeso una sagoma che raffigurava grossolanamente la figura del rapace appollaiato sul davanzale. Un banalissimo disegno che chiunque avrebbe potuto notare immediatamente.

- Invece guardala, è proprio li. Perchè non ti avvicini e la fai entrare?

Kinji sembrò sorpreso, ma cercò di dissimulare la cosa molto in fretta.

- Oh, hai ragione! Stai pure tranquillo, ci penso io.

Il Vermiglio fece qualche passo e, solo quando fu abbastanza vicino, potè notare che era soltanto un disegno. Sospirò sonoramente, ben consapevole di essere stato tratto in inganno dal fratello.

- Lo sapevo... voi due mi stavate nascondendo qualcosa. Che c'è, adesso non ti fidi di me?

- Hayato...

- Lascia perdere. E' evidente che hai dei problemi alla vista e Yugure ti stava coprendo in mia presenza. Credevi davvero che non me ne sarei accorto?

Il jonin tornò quindi a sedersi mesto e silenzioso come un bambino che era stato colto in flagrante dopo aver combinato un guaio.

- Non volevo che ti allarmassi, e poi pensavo fosse una cosa momentanea.

- Da quanto va avanti questa storia?

- Qualche mese.

- Forse è semplicemente dovuto allo stress, oppure ti stai sforzando troppo durante le missioni e gli allenamenti.

- Temo di no, Hayato. Anche senza utilizzare lo sharingan mi rendo conto che la mia vista si sta... offuscando, giorno dopo giorno. Utilizzare la doujutsu non fa che accelerare il processo.

- Come te ne sei accorto?

Un sorriso amaro fece capolino sul volto del più grande.

- Semplice: non riesco più a leggere il nome di nostra madre scritto davanti alla porta della sua stanza d'ospedale, a meno che non mi avvicini di molto.

- Non è una cosa poco comune un abbassamento della vista, ma il fatto che sia accaduto in maniera così repentina mi fa pensare che possa esserci di più sotto. Appena possibile andremo insieme a fare dei controlli per accertarci che non sia nulla di preoccupante. Magari ti prescriveranno un paio di occhiali da vista.

Affermò Hayato mentre serviva due tazze ricolme del liquido verdastro. Kinji rimase qualche istante ad osservare suo fratello intento a soffiare sulla porcellana per poi bere tranquillamente parte del contenuto.

- Sei cambiato molto da quando hai intrapreso la carriera medica.

- Oh? Tu dici? Non so... a me sembra di essere sempre lo stesso.

- Anche se non ci vedo bene, è lampante: sei diventato più sicuro di te, sei cresciuto... talmente tanto che adesso sei tu a dovermi tenere su.

- E' questo quello che fanno i fratelli, no? E poi non pensare che adesso non abbia più bisogno del mio fratellone.

Entrambi si lasciarono sfuggire una risata per poi accantonare momentaneamente la questione.
Alcuni giorni dopo, i due si recarono in ospedale per fare diversi esami alla vista. Dai risultati ne emerse che lo stesso chakra che per anni aveva fatto si che l'Uchiha potesse utilizzare lo sharingan, stava in qualche modo intaccando gli occhi ed attivare le iridi scarlatte (come lo stesso Kinji aveva potuto intuire) rendeva il processo più rapido e doloroso.
I medici furono tutti unanimi nell'affermare che non avevano visto nulla di simile prima di allora, e nonostante lo stesso Hayato cercasse in qualche modo di trovare delle soluzioni alternative, l'unica opzione che aveva il Jonin era fare un trapianto o perdere lentamente la luce.
Per Kinji sentire quella notizia fu come fare una doccia gelida: cosa poteva essere un Uchiha senza i propri occhi? Come avrebbe potuto portare avanti la sua battaglia, continuare a vedere i progressi dei suoi allievi, dare il proprio contributo alla Foglia?
Come se non bastasse, i medici lo informarono che, qualora avesse deciso di procedere con un trapianto, la possibilità di un rigetto spontaneo era più che concreta, a meno che non condividesse almeno la metà dei geni del donatore. Gli stessi (essendo a conoscenza delle condizioni della madre) gli illustrarono la possibilità di poter procedere ad una trapianto per un caso simile, ma Kinji si rifiutò immediatamente: per quanto soffrisse nel sapere di avere una simile spada di Damocle pronta a calare sulla sua testa da un momento all'altro, non poteva fare questo a colei che lo aveva messo al mondo.
Seguirono giorni molto difficili per entrambi, fatti di silenzi e di frasi di circostanza specialmente da parte del maggiore, il quale cercava di tenere alto l'umore fallendo però nel suo intento.
Hayato si sentiva impotente poichè, nonostante fosse un medico a sua volta, non aveva modo di aiutare concretamente il fratello; Yugure era diventata persino più protettiva e ovunque andava Kinji lei lo seguiva e cercava di aiutarlo e indicargli eventuali ostacoli.
Ovviamente per il Vermiglio svolgere come si deve i propri compiti divenne sempre più difficile ma nonostante tutto lui non si tirò mai indietro e continuò a fare la sua parte con l'aiuto dei suoi familiari e amici più stretti.
Nonostante tutto, Kinji non smise mai di andare a far visita a sua madre, parlarle e raccontarle come passava le proprie giornate; era convinto che il suo coma prima o poi l'avrebbe abbandonata e sarebbe tornata a casa.
Raramente incrociava il padre durante le visite, ma non si scambiavano molte battute. Shin aveva capito del malessere del figlio, ma anche lui non sapeva come aiutarlo e quella sensazione di impotenza lo faceva star male più che mai.
I giorni passarono, così come i mesi e di conseguenza gli anni.


252 DN

Era una giornata uggiosa quella mattina. Kinji si trovava a casa quando sentì bussare alla porta con una certa insistenza: strano, poichè di solito lo disturbavano in quel modo solo per missioni urgenti, ma erano anni che non gliene affidavano.
Arrivò alla porta nel minor tempo possibile date le sue condizioni e si trovò davanti un uomo sulla trentina ansimante e dalla fronte imperlata di sudore.


- Kinji Uchiha?

- Si, chi mi cerca?

- E' suo fratello, dall'ospedale. Le condizioni di vostra madre sono peggiorate improvvisamente. Crede sia stata causata da un'infezione e... teme che non riuscirà a superarla nelle sue condizioni. Mi ha detto di avvisa-

- Presto, non c'è tempo da perdere! Yugure, sii i miei occhi.

- Si... ti guido io.

Gli disse scansandolo con un braccio per fare qualche passo poggiandosi al muro di cinta al di fuori della casa.

- Ma suo fratello mi ha detto che non è in condizioni per muoversi da solo!

- Non sono da solo, piuttosto torni pure a svolgere i suoi doveri e grazie per avermi avvisato.

Gli rispose a gran voce per poi cominciare a dirigersi verso l'ospedale. La città era diventata molto più difficile da attraversare, le forme non erano facilmente distinguibili e con esse anche le strade sembravano tutte uguali. Per fortuna dell'eremita, l'evocazione appollaiata sulla sua spalla non lo lasciò nemmeno per un istante.
Arrivò in ospedale dopo diversi minuti e, all'entrata, trovò il padre ad attenderlo. Se solo Kinji avesse potuto distinguere meglio la sua espressione, avrebbe capito la gravità della situazione.


- Seguimi figliolo, faremo più in fretta.

Shin lo guidò in quella stanza che ormai entrambi conoscevano molto bene e, ad attenderlo, vi era Hayato intento a monitorare la situazione attraverso schermi e altri macchinari che segnalavano costantemente il ritmo cardiaco e altri valori.
Vedere Reina intubata in quel modo era davvero straziante per tutti i presenti, ma nessuno di loro avrebbe potuto fare nulla nemmeno volendo: la battaglia della donna non era ancora giunta al termine.
Dopo poco tempo arrivarono anche il piccolo Ren, ormai diventato un ragazzo e Masatake, che mal celava una certa apprensione. Appena il più piccolo vide Reina sofferente fece per avvicinarsi al suo capezzale, ma il padre lo fermò.


- Mamma!

- No, Ren. E' meglio se non ti avvicini troppo. In questo momento l'unica cosa che possiamo fare è lasciare che i medici la assistano e facciano abbassare la febbre.

Era evidente che Hayato aveva deciso di non dire tutta la verità a .... e Ren. Loro due, a differenza della famiglia Uchiha, erano ben più fragili e non sapeva come avrebbero preso la notizia. Kinji avrebbe fatto lo stesso, quindi evitò di proferire parola.
Passarono le ore e Hayato non accennò a fermarsi nemmeno per un attimo: controllava le flebo, maneggiava i macchinari e non faceva che entrare e uscire dalla stanza a fare chissà cosa. In uno dei momenti in cui era lontano da orecchie indiscrete, Kinji sentì il bisogno di parlare con qualcuno, e quel qualcuno era suo padre.


- Deve essere molto difficile per lui mantenere la calma in un momento come questo... eppure ce la sta mettendo tutta.

Shin annuì tenendo le braccia conserte e rimanendo seduto sulla sua sedia di fronte il capezzale di Reina.

- Sente il peso della nostra aspettativa... e il destino della madre nelle sue mani. Capisco come ci si sente.

- Credi che ce la farà?

- Lo spero davvero...

Passarono le ore e, stando a quello che diceva Hayato, se avesse superato la notte, avrebbe avuto buone probabilità di guarire dall'infezione e dare tempo all'organismo di riprendersi.
Ognuno dei membri della famiglia allargata cercò di mantenere la calma allontanandosi a turni per poter prendere una boccata d'aria all'esterno oppure per prendere qualcosa da mettere sotto i denti visto che il sole stava ormai calando.
A notte fonda, .... e Ren si accomodarono fuori dalla stanza per potersi concedere una pausa, mentre Hayato continuava il suo turno e Shin si era addormentato per la stanchezza seduto davanti al letto della moglie.
Kinji invece era li, incapace di chiudere occhio ne di lasciare sola la madre; fece una pausa a quella veglia solo per potersi sedere accanto al letto di Reina, sempre in bilico tra la vita e la morte. Lo stato d'animo già provato da mesi di quasi cecità e tutto ciò che ne conseguiva era stato scalfito nuovamente da quella fatalità.
Mille pensieri si incastravano tra loro in un turbinio di angoscia e disperazione così come vi era la speranza che fosse solo un momento di difficoltà.
All'improvviso, Yugure lo smosse da quello stato di torpore fisico e mentale: stava accadendo qualcosa.


- Kinji, i suoi occhi!

Escalmò Yugure vedendo Reina lentamente aprire le palpebre e fissare il soffitto di cartongesso.
Il Jonin non riusciva a credere ai suoi occhi, dopo anni, proprio nel momento in cui temevano di averla persa per sempre, aveva ripreso i sensi.


- Mamma...

Fu l'unica parola che gli uscì dalla bocca. Lo sguardo della kunoichi passò in rassegna lentamente attorno alla stanza asettica e Shin si svegliò istantaneamente, incredulo quanto il figlio ma ancora troppo stupito per fare qualcosa.
Reina fece per alzare la mano in direzione del figlio maggiore, ma forse per la troppa debolezza non riuscì ad arrivare al suo viso. Kinji le prese la mano con entrambe le sue mani e la portò alla guancia, come se avesse capito perfettamente che voleva rassicurarlo.


- K... Kinji...

- Non ti sforzare, adesso va tutto bene, andremo a chiamare i dottori e ti rimetteranno in sesto, vedrai, anche Hayato è qui vicino e ci sono anche Ren e-

Mentre pronunciava quelle parole, delle lacrime di gioia gli sfuggirono al controllo e non riuscì a contenere la gioia scaturita dal momento. Reina cercò di sorridere, ma ne uscì una timida smorfia mentre il battito cardiaco segnato dalla macchina aumentava; il jonin era troppo preso per accorgersene.
La donna esattamente come durante la loro riunione nei sotterranei della Taiko Setsu, attivò il suo sharingan lasciando Kinji incerto su cosa stesse succedendo.


- Lascia che io sia... la tua... luce, figlio mio...

Sbigottito, cercò di chiederle spiegazioni, intanto che il battito aumentava ancora, ma la donna non rispose, fino a che, la mano che stava tenendo alla guancia non gli scivolò dalle mani e il macchinario emise un suono acuto e continuo.
Shin si alzò di scatto e corse all'esterno per chiedere aiuto mentre Kinji rimase immobile, seduto nella sua posizione con le lacrime che gli continuavano a scendere lungo le guance, ma stavolta per un motivo ben diverso dal precedente.


- Kinji... mi dispiace...

Anche Yugure si lasciò andare ad un pianto amaro, mentre i medici entrarono di corsa chiedendo a tutti i presenti di uscire per lasciarli lavorare.
Reina Uchiha morì in quella stanza, lasciando come ultime parole a suo figlio una richiesta che solo in un secondo momento Kinji capì essere legata alla sua capacità di poter rivivere la vita degli altri tramite i loro ricordi, così come aveva fatto durante la loro riunione. Aveva visto la sofferenza del figlio ed il suo calvario e, consapevole che la sua fiamma stava per spegnersi, aveva deciso di continuare a vedere il mondo tramite i suoi occhi.


[***]

I ricordi di Kinji del periodo immediatamente successivo erano confusi, si lasciava trasportare dagli eventi ancora segnato nel profondo da quanto era accaduto.
Al funerale della madre non fu in grado di dire molto, complice lo stato d'animo e quello fisico che andava ad aggravarsi sempre più, costringendolo a dover usare un bastone per non perdere l'equilibrio in posti aperti.
Shin lo avvicinò poco tempo dopo, lui più di chiunque altro sapeva quanto l'amore della consorte per i figli era stato sempre un punto cardine nel loro rapporto.


- Quello che ti ha detto, figliolo... te lo ricordi?

- Si...

- Lei è sempre stata così: gli altri, e sopratutto i figli, venivano prima di qualsiasi cosa. Avrebbe dato la vita per te e tuo fratello, ne sono certo... così come sono sicuro che abbia capito a cosa ti stavi sottoponendo per preservare lei nel caso in cui si fosse ripresa.

- Cosa stai cercando di dirmi?

Shin assunse un'espressione seria in viso e guardò dritto in quegli occhi ormai offuscati del figlio.

- Ti sto dicendo che tua madre non avrebbe mai voluto che tu ti sottoponessi al castigo di privarti della vista per lei. La sua ultima volontà è vivere attraverso quelli che saranno i tuoi occhi.

- I miei...?

- Si, Reina ha dato il suo consenso appellandosi alle sue ultime forze ed io approvo. prima del rito funebre abbiamo fatto in modo che conservassero i suoi occhi.

- Io... non sono degno di questo regalo. Non sono stato in grado di salvarla quando ne ho avuto l'occasione e se non avessi mai partecipato a quella missione forse sarebbe ancora viva!

Al sentire quelle parole Shin mollò un sonoro schiaffo al viso del figlio, cercando di farlo rinsavire.

- Se non avessi partecipato a quella missione, i Kami solo sanno a quali altre torture l'avrebbero sottoposta in quel posto infernale! Anche io mi sono sentito come te per molto, moltissimo tempo... ma dobbiamo andare avanti, Kinji!
Accetta il regalo che tua madre ha voluto farti... il suo ultimo regalo...


Entrambi si lasciarono andare in un pianto che sfociò in un abbraccio, uno che non si davano da anni.

- Si, lo farò...

[***]

Dopo pochi giorni l'Uchiha venne ricoverato e nel giro di una notte i medici riuscirono senza problemi a trapiantare i tanto preziosi occhi di Reina; il fatto che fossero consanguinei e che entrambe le kekkei genkai fossero molto sviluppate fu fondamentale per la buona riuscita dell'intervento, o almeno questo gli comunicarono quando riprese i sensi.
Per un paio di giorni Kinji dovette rimanere con gli occhi bendati per via degli accertamenti che i medici dovevano fare e Hayato fu spesso presente nella stanza del maggiore con una qualche scusa, ma ovviamente il Vermiglio sapeva che anche lui approvava la scelta della madre di donare la vista ad uno shinobi ed un figlio così esemplare.
Quando giunse il momento di sciogliere le bende e rivedere il mondo, l'eremita non potè che stupirsi di quanto si era abituato a vedere attorno a se con sfumature di grigio: i fiori che gli avevano portato e che sostavano sul tavolino di fronte a se erano così sgargianti e brillanti, gli abiti dei medici avevano così tanti particolari e attrezzi appesi al collo e al taschino... e il paesaggio fuori, quello era davvero meraviglioso.
Gli sembrava di essere di nuovo vivo, di poter di nuovo essere utile e non un peso per chi gli stava attorno.
Gradualmente cominciò nuovamente ad allenarsi e a far uso dello sharingan, così come scoprì che utilizzare il Mangekyo non gli provocava più alcun dolore ne sanguinamenti molesti.
Quel giorno infatti Kinji era al campo di allenamento per "togliere la ruggine" come ormai era solito dire. In lontananza qualche studente che si esercitava nel lancio degli shuriken ma di fatto era quasi da solo.


Perfetto. Credo che sia l'ideale per poter capire quanto posso spingermi con questi occhi.

Con lo sharingan attivato, cominciò a sua volta a fare qualche schivata immaginando di scontrarsi contro un nemico immaginario, saltando infine per aria per poi lanciare i kunai verso i bersagli di legno messi a disposizione nel campo. Centro due entrambi.
Sentì un breve applauso dal ritmo lento e canzonatorio.


- Ma che bravo, adesso sei tornato ai tempi dell'accademia?

Gli disse Shin in tono sarcastico, notando che si stava soltanto cominciando a riscaldare con quegli esercizi fin troppo semplici per uno come lui.

- Da qualche parte dovrò pur cominciare, no?

- Non potrei essere più d'accordo... se stessimo parlando di qualcuno senza la tua esperienza.

Il più grande fece qualche passo posizionandosi davanti al figlio, a circa tre metri di distanza, mettendosi in posizione difensiva.

- Credo sia arrivato il momento di vedere qual'è il Vero potenziale dei nuovi occhi.

Kinji sorrise; aveva avuto modo di fronteggiare il padre già tempo prima, ma aveva sempre avuto l'impressione che non avesse posto granchè resistenza. Uno scontro amichevole sarebbe stato interessante.

- Sicuro? Non vorrei rovinarti quel bel faccino... e poi cominci ad avere una certa età, dovresti stare attento.

- Tutti anni in più di esperienza rispetto a te. Forza sbruffone, vediamo se sei solo tutto parole e niente fatti!

Lo incitò scattando verso di lui attivando a sua volta lo sharingan. Shin partì con una raffica di colpi che, stranamente, sembrarono ben più veloci di quanto il Vermiglio si sarebbe aspettato. Riusciva a pararli ma difficilmente era in grado di schivarli come suo solito.

Com'è possibile che sia più rapido di me? Vedo i colpi, certo, ma il mio corpo non è abbastanza reattivo da permettermi di schivarli fisicamente. Forse sono mi sono davvero arrugginito in tutto questo tempo... è ora di accorciare le distanze.

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Shin notò immediatamente un cambiamento nello sguardo del figlio maggiore: le tre tomoe cominciarono a vorticare, ma piuttosto che unirsi una volta distanziati dalla pupilla, stavolta si allungarono anche verso la stessa creando un disegno che rappresentava la fusione perfetta tra il Mangekyo di Kinji e quello della defunta Reina.
Si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto, ma non si fermò affatto davanti a quello spettacolo: persistente continuò a tempestare il Jonin di colpi fino a che non cominciò lentamente a scemare in forza.
Ovviamente Kinji si accorse che nel momento in cui aveva utilizzato il Mangekyo, improvvisamente sembrò ottenere un vantaggio tattico sul padre, approfittando di quel momento d'esitazione per afferrargli un braccio e compiere una rotazione verso il terreno per scaraventarlo a terra.
Shin sembrò in difficoltà per via di quella forza che fino a poco prima il Vermiglio non aveva, ma non si lasciò sopraffare: diede due calci per costringere il più giovane a pararsi per poi rotolare via e riprendere fiato.


- Adesso cominciamo a ragionare... ma non cantare vittoria, questo vecchio shinobi ha ancora molti assi nella manica!

L'Uchiha compose i sigilli per poi concentrare l'aria nei polmoni e soffiarla all'esterno sottoforma di lingue di fuoco dalle sembianze draconiche. Kinji si mise in posizione di difesa per poter schivare all'ultimo secondo le esplosioni generate dall'urto, ma nel frattempo non distolse lo sguardo dall'offensiva del padre nemmeno per un istante.
Qualcosa dentro di se gli diceva che poteva contrastare l'attacco senza dover fuggire: adesso aveva la forza per opporsi a qualsiasi cosa si fosse parata sul suo cammino e dalla sua aveva anche gli occhi di Reina.
Sciolse la posizione di difesa e semplicemente allungò una mano verso i draghi di fuoco che si stavano avvicinando velocemente alla sua posizione.


Grazie al suo sacrificio non dovrò più avere paura di non essere forte abbastanza per proteggere le persone che amo... ho la sua protezione dalla mia!

Man mano che i draghi si avvicinarono, Kinji sentì di poter influire su tutto ciò che lo circondava, e quando furono abbastanza vicini, con il solo volere fece in modo che le lingue di fuoco divergessero dalla sua posizione schiantandosi per terra alle sue spalle.
Il Vermiglio si diede un'occhiata al palmo della mano, ancora non ben consapevole di cosa fosse successo.


Ma cosa... io ho visto qualcosa. Ho visto che direzione avevano e sono riuscito a cambiarla. Ma solo quando si sono avvicinati.

Ovviamente anche Shin fu sorpreso di come la sua offensiva era stata vanificata senza apparente sforzo, ma era pur sempre uno scontro quello a cui stavano prendendo parte; approfittò del momento in cui Kinji aveva abbassato la guardia per arrivargli alle spalle, dove meno poteva aspettarsi un'ennesima offensiva, e provò a colpirlo con un calcio al fianco destro.
L'eremita però non si fece cogliere alla sprovvista, girandosi abbastanza da riuscire a vedere il colpo in arrivo.
Ancora una volta, riuscì a vedere chiaramente la direzione del calcio e quanto sarebbe stato forte l'impatto ricevuto. Cercò quindi di applicare lo stesso principio per far si che il corpo del padre rimanesse a terra.


Non ci riuscirai.

Notando che l'attacco a sorpresa gli si sarebbe ritorto contro, Shin si bloccò e cercò di fare un salto all'indietro... peccato che non fu in grado di farlo. Per qualche strano motivo non era in grado di allontanarsi, rimanendo sul posto con una strana sensazione di stanchezza che lo pervase improvvisamente.
Cercò di riprendersi come meglio poteva, ma fu costretto a mettersi in ginocchio per riprendere fiato.
Quando Kinji notò che inconsciamente stava costringendo il padre ad uno sforzo eccessivo, i suoi occhi tornarono del colore naturale e si avvicinò al più grande cingendogli la spalla.


- Va tutto bene? Sembri aver combattuto molto duramente, eppure non mi sembra che tu abbia dato tutto te stesso.

- Già... dunque è questa la particolarità che ti ha trasmesso la mia Reina. Hai i suoi occhi dopotutto, non dovrei stupirmene.

Con il fiatone e piuttosto spossato, ma Shin sembrava stare bene in fondo.

- Per oggi può bastare così figliolo. Tua madre aveva delle capacità molto simili alle tue quando ancora era nel fiore degli anni, quindi direi che hai un'eredità importante da mandare avanti.

Affermò rialzandosi e guardando il figlio negli occhi.

- Se me lo permetterai, sarò al tuo fianco guidandoti alla scoperta delle tue nuove capacità.

Kinji ci pensò per un attimo: possibile che la morte della madre fosse stata in grado di riavvicinarlo a suo padre? Eppure sembrava esattamente così, dunque non l'avrebbe fatta contrariare... anche perchè era uno dei suoi più grandi desideri.
Il vermiglio fece un inchino reverenziale come era solito fare al Sensei.


- Mi rimetto alle tue capaci doti da insegnante.

Edited by Vale93ba - 28/2/2021, 16:15
 
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view post Posted on 28/2/2021, 15:22     +1   -1
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Allora, i caratteri ci sono e l'autogestita è ben fatta. Non amo rompere le uova nel paniere a nessuno, ma, dopo essermi consultato anche con i narratori, chiederei di espandere un po' la parte di allenamento. Non è necessario nulla di lunghissimo, ma, perché si possa valutare la sessione e dare l'esperienza del caso, l'allenamento dovrebbe essere un po' più che semplicemente menzionato.
Edit: Perfetto, a te 1000 exp (pre conversione).

Edited by Pellegrinxi - 28/2/2021, 21:52
 
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