Trattengo a sforzo un sospiro snervato, fissando il jonin dritto negli occhi, cercando di sostenere il suo sguardo perplesso. Ah, Kami, è una vita che non faccio una missione ma certe cose, qui a Kumo, sembrano non voler cambiare mai. "Di cosa si tratta" non deve per forza significare "cosa devo fare precisamente", ma Kumo dovrebbe almeno valutare un minimo la richiesta prima di accettare soldi a cazzo di cane. Mi piacerebbe giusto capire se devo andare a farmi graffiare da gatti scappati di casa, cercare qualcosa, recuperarla, che accidenti ne so? Sigh... Inutile arrabbiarsi. Abbozzo un sorriso mentre mi avvicino al bancone, continuando a fissarlo negli occhi.
« Ci vado, ci vado. Non si preoccupi. Volevo solo sapere cosa dovevo portarmi dietro. » Lo rassicuro un po' seccato, per poi girare i tacchi alla sua risposta. "E cosa vuoi portarti dietro, a parte il cervello?". Sigh, ho capito. Al suo gesto con la mano per scacciarmi, dopo un rapido inchino per chiudere questa faccenda, mi getto fuori di lì.
Avrei dovuto mettere qualcosa di più pesante, mannaggia a me. Mi sono fatto ingannare dalle giornate precedenti. Il vento fischia tremendamente tra le rocce e i pontili di Kumo. Non è gelido, ma Kami, ti entra nelle ossa. Mi chiudo nella giacca quanto più riesco, continuando a proseguire verso il quartiere dove abitano i Katou. Ho presente la zona, ma non ci ho mai bazzicato molto, se non per qualche missione saltuaria molto tempo fa. I Katou non li conosco, solo di nome, so che sono gente benestante, e poco di più... Mah, chissà che accidenti cercano da me.
Il villaggio intanto si muove come di consueto, nonostante il vento. I ninja avanzano tra le strade a gruppi compatti per andare a svolgere le loro routine o lavori giornalieri, e noto che per le strade diversi volti che conosco, nel bene e nel male, sono assenti. Mi chiedo dove siano, cosa stiano facendo. Se stanno bene. Sono quelle poche persone con cui riesco a parlare un pochino, ad aprirmi... Ma ho sempre avuto il sospetto che mi guardassero con sufficienza. Che idiota. Va beh, inutile perdersi in certi pensieri e proseguiamo.
Raggiungo un'ora dopo il quartiere dove dovrebbe essere la villetta e la identifico rapidamente. Le indicazioni sono generiche, ma abbastanza chiare per farmi capire dove devo andare a parare. La villetta è un po'... Vecchio stampo, mettiamola così. Non è ridotta affatto male, anzi, ha un certo gusto come tutto il quartiere. Mi ricorda un po' la casa della bis-nonna, vecchia ma con il suo gusto, sicuramente.
Mi avvicino all'ingresso e noto un giardiniere indaffarato a curare il bel giardino. La casa è davvero vecchia, ha ancora uno di quei cosi che fanno casino con l'acqua. Quelli di bamboo, proprio uguale identico alla cara vecchietta. Kami miei però, quanto odiavo andarla a trovare. Una donna incredibilmente severa, quasi cattiva a modo suo. Mi ci sono voluti anni e infinite confessioni da parte di mamma per capirla, accidenti a loro. Non è importante adesso però, concentrati Tense'Iro.
Punto all'uomo di spalle, ma la mia attenzione si sposta subito, come supero l'ingresso, verso la donna delle pulizie all'entrata della dimora, che indaffarata nel pulire immediatamente mi richiama, con più discrezione possibile, a sé. Cambio rotta e mi avvio verso di lei a passo un po' più svelto, vedendola così concitata. Senza nemmeno salutarmi, chiede conferma che io sia qui per svolgere il mio lavoro. « Sono io. Cos'è successo? » Le chiedo con fare garbato. Lei chiude la porta di corsa, e si avvia verso il giardino. La risposta, però, mi spiazza.
"Katou-sama sta terminando la costruzione di una piccola abitazione qui, sul retro" spiega sempre a voce bassa, mentre guida Tense'iro attraverso il giardino. "Eccola lì. La settimana scorsa ha ultimato le strutture portanti, ma è caduto da una scala e non riesce più a destreggiarsi come prima, vista l'età. Per fortuna niente di grave... però insiste a voler terminare da solo il lavoro. Abbiamo iniziato a pensare allora di chiedere aiuto a qualcuno: inizialmente ci facevamo scrupoli a rivolgerci al Villaggio, ma parlando coi vicini abbiamo convenuto che i genin vengono spesso inviati a svolgere mansioni simili. Quindi eccoci qui"
Il problema è... Stupido. Più stupido di quanto io stesso potessi pensare. Diavolo, è una D, ovvio che sia stupido, no? Però cazzo, sperano non fosse così stupido. Il capofamiglia - intuisco, l'ha semplicemente chiamato "Katou-sama" - si è fatto male, e nessuno può aiutare a concludere dei lavori che vanno fatti lì.
Al volgere sul retro dell'abitazione, ho la conferma delle parole della governante. La casa dall'altro lato è solo... Una facciata. Letteralmente. Nell'enorme spazio di terra che spero sia di proprietà di questa famiglia, nella radura dove nasce questo quartiere, c'è una struttura che cerca di diventare una casa fatta e finita. Una struttura in legno, solo una bozza dello scheletro della struttura. Dipende da quanto grande la vogliono, in verità. Fosse per me, a giudicare dalla grandezza, sarebbe più che sufficiente.
Non è quello che mi colpisce sul serio, in realtà. No. Gli occhi sono fissi sulla casa, la esaminano, ma sono le orecchie che cercano di capire sul serio che ashura sta succedendo. Soffocate dal silenzio quasi inquietante che c'è intorno, avverto continuamente un lamento continuo e costante. Nervosismo. Il mio primo istinto è ritrarmi, scappare. Non ho voglia di affrontare persone che urlano... Ma devo fare il mio lavoro. Sigh. Ci vuole pazienza. Però meglio partire preparati. Mi volgo verso la governante, sorridendole mestamente. « Spero che la "signora" che sta urlando non sia quella con cui devo parlare, eheh. » Cerco di comunicarle usando il suo stesso tono, attendendo risposta. Cavolo, vorrei davvero bere un goccio di saké in questo momento.