Missione 25D - Fa' il tuo dovere, per Iridescent Snail

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view post Posted on 30/12/2020, 15:26     +1   -1
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Il tale "Iwamoto Go" - così è scritto sulla targhetta fuori dalla porta - di grado Jounin - così dicono i gradi sulla sua uniforme un po' sgualcita - fa gemere disperatamente lo stecco di liquirizia grezza che stringe senza pietà tra i molari del lato sinistro della bocca; con un breve e intenso risucchio evita che un sottile rivolo di saliva gli goccioli dall'angolo della bocca e torna a fissare Tense'iro, seduto su di una scomoda seggiola di legno davanti alla sua scrivania.

L'uomo ha un'età indefinibile, che oscilla tra i quarantacinque portati malissimo e i sessanta piuttosto inverosimili. L'intenso puzzo di fumo stantio che impregna la carta da parati ingiallita indica senza mezzi termini quale sia il reale scopo della malcapitata radice, che finisce per spezzarsi con uno schiocco. Iwamoto Go la sputa nel cestino e sbaglia la mira.
Il mesto bastoncino umidiccio rimbalza contro il bordo del cestino e rotola un paio di spanne più a sinistra, ma Iwamoto Go non sembra badarci troppo.

Sulla scrivania, alla destra dell'uomo, sono sparpagliate le schede anagrafiche di una decina di genin, mentre alla sua sinistra giace un foglio di carta stropicciato, sul quale molte righe di testo battute a macchina sono state attraversate da nervosi tratti di pastello blu.
Il pastello blu in questione è esattamente al centro della scrivania, e ha il fondo laccato massacrato da innumerevoli impronte di molari umani. Sotto al pastello blu, una carta topografica che rappresenta la Kumo-nuova-di-zecca, appena ricostruita, e parte del suo hinterland.

"La richiesta è arrivata dalla famiglia Katou" - l'uomo spiega a Tense'iro, fermandosi giusto per schiarirsi un po' la gola dal catarro - "l'abitazione si trova un po' in periferia, lato sudovest... vedi? Qui..." e così dicendo, batte un indice dall'unghia mangiata e ingiallita in corrispondenza di un'area che sulla carta pare proprio ospitare piccole ville storiche, con tanto di parchi e boschetti. Uno di quei posti che è un miracolo se siano rimasti ancora in piedi, alla faccia di Watashi e Son Goku.
"Serve aiuto per supportare Hachigoro Katou, il capofamiglia, in alcuni progetti personali. Non dicono esattamente quali, ma aggiungono che non hanno personale disponibile e si vedono costretti a chiedere gentilmente il supporto del Villaggio... e bla, bla, bla... salamelecchi vari" - taglia corto, fa spallucce e lancia davanti al genin il messaggio già aperto, senza troppe cerimonie.

Tense'iro avrebbe avuto modo di constatare l'aderenza delle parole del Jounin alle istruzioni ridevute: gran parte delle dieci righe del messaggio sono state impiegate dal mittente per sprofondarsi in mille formule di cortesia, sia nell'incipit che nei saluti finali. "Allora, ci vai?"

 
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view post Posted on 30/12/2020, 18:52     +1   -1

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"Allora, ci vai?"




Osservo l'uomo quasi con indifferenza. Lo vedo masticare la sua stecca di liquirizia con attenzione e cura, un rito prezioso per lui, chiaramente. Nella sua semplicità, l'uomo fa ciò che vuole, senza alcuno scrupolo che io sia qui di fronte a lui. Ci sono schede, schede e controschede intorno a lui, disseminate a casaccio sulla scrivania. Sono una decina, ma non sembrano così tante.

Sembrare. La mia prima domanda è sempre la stessa: come sono messo oggi? Come mi sta guardando la persona che ho di fronte? Boh, sinceramente non lo so. So solo che non mi importa. Oggi sono con la mia solita tuta dai colori sgargianti, di un bel tessuto damascato viola, con disegni rappresentanti assolutamente nulla. Sto dritto, sto sicuro.

Nah, non è questo. Sono arrabbiato, è molto più semplice di così. Sono schifosamente arrabbiato, e non è un caso che siano le schede la seconda cosa che ho notato dopo il tipo e la sua odiosa liquirizia. Sento sbiasciucare la barretta con cattiveria, con livore, con rabbia. Non vuole farlo, ma lo fa lo stesso. Perché? Posso intuirlo. Spero solo sia buona per lui, cazzo, ma può comportarsi in modo più... Consono. Cazzo.

Cazzo.

Smettila, Tense'Iro. Non va bene fare così. Cos'ha da dire? Giusto. La famiglia Katou, hanno bisogno di me. Gente con i soldi, come sempre. Ho sempre lavorato per e con gente con i soldi, una cosa che ho sempre disgustato... Ma sti cazzi. Hanno bisogno di me. Kumo ha bisogno di me. Il mondo ha bisogno del mio input, ora. Poco importa il perché voglio darglielo, poco importa. Rimango fermo, rimango in silenzio. Forse sono in zitto da troppo, ma ci stavo solo pensando. Faccio un bel sospiro. Kumo, ora, ha bisogno di me.

« Ma certo. Sa già di cosa si tratta? »

Rispondo con garbo, sorridendogli.

 
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view post Posted on 1/1/2021, 18:11     +1   -1
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Le sopracciglia del jounin hanno un guizzo: si aggrottano per un istante mentre le palpebre battono un paio di volte e ciò che rimane della radice stecchita e umida di bava viene sospinto verso l'altro angolo della bocca.
Iwamoto Go inspira facendo sibilare l'aria attraverso i denti serrati, poi lascia che il fiato esca di colpo, investendo il genin di una pesante zaffata alla liquirizia bagnata.
“No.
Non-dicono-esattamente-quali”
ripete pedante sollevando le sopracciglia, forse non seccato di doversi ripetere come si atteggia a voler far credere. “Ci vai o non ci vai?” incalza, ghermendo il pastello con la sinistra e tenendolo a mezz'aria sul foglio battuto a macchina, mentre guarda Tense'iro di sottecchi, pronto a ghermirne la decisione senza perdere altro tempo.


La villetta dei Katou è una delle migliaia villette simili sparpagliate per tutto il Continente ninja: struttura in legno, tetto a padiglione, carta di riso un po' dappertutto, lo stagno con le carpe grasse e l'immancabile, testardo tonfo dello shishi-odoshi a cadenze regolari, come il richiamo di un uccello particolarmente grosso e stonato. I Katou non sembrano dei riccastri in senso stretto: certo, non sono nemmeno poveri in canna, ma la loro dimora non ostenta quello sfarzo irritante tipico dei mercanti arricchiti o dei nobili arroganti.

Il giardiniere mostra in lontananza la schiena al genin, seminascosto tra le camelie che sta potando, mentre egli percorre il vialetto di ghiaia candida che l'avrebbe condotto all'ingresso dell'abitazione; una donna è impegnata a lavare il pavimento del porticato, strisciando sul legno il panno umido col sedere in aria e alcune ciocche di capelli che ondeggiano davanti al viso. La governante si blocca immediatamente appena avverte la presenza dell'estraneo sul vialetto, si tira in piedi con lo straccio ancora in mano e lo fissa un po' affannata, con le gote arrossate per lo sforzo - “Siete lo shinobi che abbiamo richiesto?” domanda osservandolo con una punta di diffidenza.

Qualche metro più a sinistra della donna, una delle porte scorrevoli esterne viene chiusa con uno scatto secco; quella sobbalza leggermente, lancia un'occhiata di sottecchi in direzione del rumore e si avvicina a Tense'iro, dopo aver indossato i geta necessari a camminare sulla ghiaia senza massacrarsi le piante dei piedi. "Venite sul retro" bisbiglia con un tono decisamente più basso - "così non disturbiamo la signora".

Sembra una casa eccezionalmente tranquilla, in un vicinato talmente tranquillo da sembrare disabitato: niente mocciosi che corrono, cani che abbaiano o uccelli che strillano forte dai rami. In effetti, i volatili sembrano quasi sforzarsi di cinguettare piano, se non addirittura trattenere il respiro, persi tra le fronde che la stagione inizia a punteggiare d'oro.
Il retro del giardino sarebbe stato anche più esteso della parte anteriore, ma a differenza di quest'ultima, presto non sarebbe più stato un vero e proprio giardino: lo scheletro di una seconda abitazione in costruzione, più piccola, ferisce il verde curatissimo con la sua struttura lignea e squadrata, così come una serie di imprecazioni colorite provenienti dal suo interno turbano la tranquillità opprimente di quel luogo ameno.

 
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view post Posted on 2/1/2021, 13:56     +1   -1

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Trattengo a sforzo un sospiro snervato, fissando il jonin dritto negli occhi, cercando di sostenere il suo sguardo perplesso. Ah, Kami, è una vita che non faccio una missione ma certe cose, qui a Kumo, sembrano non voler cambiare mai. "Di cosa si tratta" non deve per forza significare "cosa devo fare precisamente", ma Kumo dovrebbe almeno valutare un minimo la richiesta prima di accettare soldi a cazzo di cane. Mi piacerebbe giusto capire se devo andare a farmi graffiare da gatti scappati di casa, cercare qualcosa, recuperarla, che accidenti ne so? Sigh... Inutile arrabbiarsi. Abbozzo un sorriso mentre mi avvicino al bancone, continuando a fissarlo negli occhi.

« Ci vado, ci vado. Non si preoccupi. Volevo solo sapere cosa dovevo portarmi dietro. » Lo rassicuro un po' seccato, per poi girare i tacchi alla sua risposta. "E cosa vuoi portarti dietro, a parte il cervello?". Sigh, ho capito. Al suo gesto con la mano per scacciarmi, dopo un rapido inchino per chiudere questa faccenda, mi getto fuori di lì.



Avrei dovuto mettere qualcosa di più pesante, mannaggia a me. Mi sono fatto ingannare dalle giornate precedenti. Il vento fischia tremendamente tra le rocce e i pontili di Kumo. Non è gelido, ma Kami, ti entra nelle ossa. Mi chiudo nella giacca quanto più riesco, continuando a proseguire verso il quartiere dove abitano i Katou. Ho presente la zona, ma non ci ho mai bazzicato molto, se non per qualche missione saltuaria molto tempo fa. I Katou non li conosco, solo di nome, so che sono gente benestante, e poco di più... Mah, chissà che accidenti cercano da me.

Il villaggio intanto si muove come di consueto, nonostante il vento. I ninja avanzano tra le strade a gruppi compatti per andare a svolgere le loro routine o lavori giornalieri, e noto che per le strade diversi volti che conosco, nel bene e nel male, sono assenti. Mi chiedo dove siano, cosa stiano facendo. Se stanno bene. Sono quelle poche persone con cui riesco a parlare un pochino, ad aprirmi... Ma ho sempre avuto il sospetto che mi guardassero con sufficienza. Che idiota. Va beh, inutile perdersi in certi pensieri e proseguiamo.

Raggiungo un'ora dopo il quartiere dove dovrebbe essere la villetta e la identifico rapidamente. Le indicazioni sono generiche, ma abbastanza chiare per farmi capire dove devo andare a parare. La villetta è un po'... Vecchio stampo, mettiamola così. Non è ridotta affatto male, anzi, ha un certo gusto come tutto il quartiere. Mi ricorda un po' la casa della bis-nonna, vecchia ma con il suo gusto, sicuramente.

Mi avvicino all'ingresso e noto un giardiniere indaffarato a curare il bel giardino. La casa è davvero vecchia, ha ancora uno di quei cosi che fanno casino con l'acqua. Quelli di bamboo, proprio uguale identico alla cara vecchietta. Kami miei però, quanto odiavo andarla a trovare. Una donna incredibilmente severa, quasi cattiva a modo suo. Mi ci sono voluti anni e infinite confessioni da parte di mamma per capirla, accidenti a loro. Non è importante adesso però, concentrati Tense'Iro.

Punto all'uomo di spalle, ma la mia attenzione si sposta subito, come supero l'ingresso, verso la donna delle pulizie all'entrata della dimora, che indaffarata nel pulire immediatamente mi richiama, con più discrezione possibile, a sé. Cambio rotta e mi avvio verso di lei a passo un po' più svelto, vedendola così concitata. Senza nemmeno salutarmi, chiede conferma che io sia qui per svolgere il mio lavoro. « Sono io. Cos'è successo? » Le chiedo con fare garbato. Lei chiude la porta di corsa, e si avvia verso il giardino. La risposta, però, mi spiazza.

"Katou-sama sta terminando la costruzione di una piccola abitazione qui, sul retro" spiega sempre a voce bassa, mentre guida Tense'iro attraverso il giardino. "Eccola lì. La settimana scorsa ha ultimato le strutture portanti, ma è caduto da una scala e non riesce più a destreggiarsi come prima, vista l'età. Per fortuna niente di grave... però insiste a voler terminare da solo il lavoro. Abbiamo iniziato a pensare allora di chiedere aiuto a qualcuno: inizialmente ci facevamo scrupoli a rivolgerci al Villaggio, ma parlando coi vicini abbiamo convenuto che i genin vengono spesso inviati a svolgere mansioni simili. Quindi eccoci qui"

Il problema è... Stupido. Più stupido di quanto io stesso potessi pensare. Diavolo, è una D, ovvio che sia stupido, no? Però cazzo, sperano non fosse così stupido. Il capofamiglia - intuisco, l'ha semplicemente chiamato "Katou-sama" - si è fatto male, e nessuno può aiutare a concludere dei lavori che vanno fatti lì.

Al volgere sul retro dell'abitazione, ho la conferma delle parole della governante. La casa dall'altro lato è solo... Una facciata. Letteralmente. Nell'enorme spazio di terra che spero sia di proprietà di questa famiglia, nella radura dove nasce questo quartiere, c'è una struttura che cerca di diventare una casa fatta e finita. Una struttura in legno, solo una bozza dello scheletro della struttura. Dipende da quanto grande la vogliono, in verità. Fosse per me, a giudicare dalla grandezza, sarebbe più che sufficiente.

Non è quello che mi colpisce sul serio, in realtà. No. Gli occhi sono fissi sulla casa, la esaminano, ma sono le orecchie che cercano di capire sul serio che ashura sta succedendo. Soffocate dal silenzio quasi inquietante che c'è intorno, avverto continuamente un lamento continuo e costante. Nervosismo. Il mio primo istinto è ritrarmi, scappare. Non ho voglia di affrontare persone che urlano... Ma devo fare il mio lavoro. Sigh. Ci vuole pazienza. Però meglio partire preparati. Mi volgo verso la governante, sorridendole mestamente. « Spero che la "signora" che sta urlando non sia quella con cui devo parlare, eheh. » Cerco di comunicarle usando il suo stesso tono, attendendo risposta. Cavolo, vorrei davvero bere un goccio di saké in questo momento.

 
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view post Posted on 6/1/2021, 01:09     +1   -1
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“Signora...?” ripete la domestica, confusa - “Quello che sente è Katou-sama, il capofamiglia. Dubito che vedrete o sentirete la signora Himari esprimersi in quel modo” lo corregge la donna, tornando a parlare con un tono di voce normale, sollevando ambo le sopracciglia; a quel punto è giunta l'ora di guidare lo shinobi verso il suo destino... destino incarnato nel corpo contorto di un anziano signore, o meglio, delle sue natiche ossute, perché è quella la prima parte di Katou-sama che colpisce gli occhi di Tense'iro.

Con una spatola in mano, sta passando dello stucco tra le tavole di legno che compongono una delle pareti, evidentemente dolorante, sonoramente imprecante tutti i Kami del pantheon conosciuto – e magari anche qualcuno inventato sul momento.
L'anziano non si volta fino all'ultimo secondo, quando ormai le ombre dei due visitatori non vanno ad ostacolargli la visuale: al che si zittisce, si blocca e si volta di colpo, gli occhi sgranati che frugano i volti dei due visitatori in controluce e un nome che gli emerge dalle labbra - “Baru-chan...?”

No, evidentemente non si tratta della persona che si aspettava di vedere e un'espressione torva, irritata gli si allarga sul viso incartapecorito: imprecando anche più di prima, lancia una lunga occhiata ostile prima verso la donna, poi verso lo sconosciuto e... “Mbè? Cosa siete venuti a fare qui?!” gracchia con voce più alta del normale, recuperando il bastone nodoso abbandonato accanto ai suoi piedi e facendosi avanti con aria bellicosa - “E questo qui chi accidenti sarebbe?!” sbotta guardando Tense'iro di sotto in su, niente affatto fiducioso. Mentre si avvicina batte con energia il bastone sul pavimento in legno, producendo dei tonfi risonanti e attirandosi lo sguardo preoccupato della domestica, che si irrigidisce sempre più, mano a mano che l'uomo colpa la distanza che lo separa d lei; per qualche motivo, sembra avere una certa difficoltà a rispondere alla domanda del vecchio, per quanto in apparenza questa possa sembrare innocua.

 
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view post Posted on 19/2/2021, 23:11     +1   -1

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Il mio cervello riprende a funzionare di colpo.

Il lungo spazio vuoto della mia mente nella noiosa passeggiata lungo il giardino è stato riempito da un immaginario e improbabile destino alternativo di questa giornata, chissà dove, chissà chi. Un oblio di insicurezza pure di un povero ragazzo troppo anziano per definirsi ancora tale di cui vesto le polverose e larghe vesti, nonostante sia più scheletrico che altro. Insicuro, affronto la giornata nella speranza di essere visto, e terrorizzato di essere scrutato.

Che ansia. Perché mi succede ancora? Sembrano passati quarantaquattro giorni dall'ultima volta che abbia realmente affrontato la realtà che mi circonda, e di colpo la governante torna ad avere un senso nel mio campo visivo, così come la struttura cedevole e incompleta che ho intorno. Che orrore, perdersi nei propri pensieri a questo modo, nevvero? Sorvoliamo. A rinsavirmi è l'immagine estranea dell'anziano proprietario - ipotizzo - della magione ormai distante e di questa che ancora dev'essere. Meglio dire, del suo culo, rivolto a noi nel piegarsi sconcertante e doloroso del suo proprietario, intento cocciutamente a lavorare. Anche visto da qui, è chiaro che fatichi, com'è ovvio che sia.

L'ossuto sire di questo regno attratto da noi si volta e mormora qualcosa tra i denti, cercando di identificarci nel bagliore alle nostre spalle, e credo di avvertire un sussulto di speranza in quel tono di voce, ma non riesco a comprendere l'entità di quelle parole. Un nome, forse? Sta di fatto che, con ben poco mio piacere, la sua prima reazione viene presto inquinata dalla rabbia. Raggelo, mentre la sua voce esplode più alta del dovuto, facendomi per un attimo racchiudere la testa tra le spalle.

La voce mi si pietrifica nella gola. Dovrei agire, ma il mio primo istinto, come sempre, è quello di ritrarmi. Ho paura di affrontare le persone arrabbiate... Che ci posso fare? Per quanto ne so, può avere ragione ad essere arrabbiato. Agguatta il bastone e, ineluttabile, si accinge verso di noi, sbattendolo empio contro il pavimento. Oh no.

Oh no.

Che accidenti dovrei fare? Non è contento. Non mi vuole qui. Non dovrei essere qui. Ovvio che non dovrei essere qui. Sono un finto ninja. L'ha capito subito. Mi fissa con disprezzo, e senza un briciolo di pietà, richiede immediatamente spiegazioni sul motivo per cui io sia qui.

Motivo che... Sinceramente, non ho ben inquadrato nemmeno io. La logica e il raziocinio fanno un po' di breccia nel mio panico crescente. Non mi ha di certo ingaggiato lui, se questa è la sua reazione... Non sembra semplicemente deluso da me, ma proprio dalla situazione in generale. Credo. Spero?

L'avanzare del vecchio si discosta dalla mia persona di colpo. E' la donna al mio fianco il suo obbiettivo, e ad una rapida occhiata gettata per evitare ulteriormente di sostenere lo sguardo su quella figura così spaventosa mi rendo conto che... Cazzo, non è spaventosa solo per me. La donna si sta chiudendo a riccio più di me. Il fiato le sgorga a sibili, nel maldestro tentativo di formulare una risposta, e i suoi occhi fremono nella coscienza di non potersi discostare dal tremendo figuro. Il corpo ormai è via via più... Rigido, ad ogni passo del vecchio.

Cazzo. Non posso sopportarlo.

« Onorevole Katou-sama! » - Allungo la gamba, sollevo la testa, allargo le spalle. Con un gesto rapido e fluido, in un solo passo, mi frappongo tra la donna e il vecchio. Lo fisso dritto, negli occhi.

Okay, Tense'Iro. Ora non puoi più tirarti indietro. Inizia lo show.

La mano sul petto si sposta rapidamente a spalancarsi sulla destra, mostrando la mia figura con fierezza, mentre il sorriso si allarga cafone, come sempre. Spavaldo.

Come sempre.

« La qui presente non ha colpa, perché non esistono colpe. Semplicemente, io sono un omaggio alla vostra onorabile famiglia, Katou-sama. Il villaggio mi ha messo a vostra disposizione, in cosa posso esservi utile? Pur essendo io di gracile aspetto, vi garantisco che sono un ninja allenato e pronto ad eseguire qualsiasi ordine. Dunque, Katou-sama, cosa posso fare per voi? »

Oh lord we rollin' dices. Prova su Eloquenza e Galateo che ho ad A.




Non una delle mie migliori arringhe, ma è difficile vendere un servizio se non so che cazzo devo fare. Spero solo che la mia parlantina, e il mio tono pacato, riescono a calmarlo. Ho cercato di trattenere il tremolio, ormai sono diventato un esperto, e la mia testa urla sempre la solita cosa in questi casi. "Parla o sei morto". Speriamo di non cambiare congiunzione.


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view post Posted on 1/3/2021, 21:47     +1   -1
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Figo, quindi in base al sistema corrente la prova è "neutra".
Scusa l'attesa, devo proprio imparare ad amministrare le forze!

Gli occhi dalla sclera ingiallita del vegliardo vengono stretti dall'abbraccio nervoso delle palpebre corrugate, mentre le sue labbra sottili si muovono seguendo i movimenti di quelle dello shinobi: sì, pare proprio che abbia letto il labiale, e non sembra essere del tutto convinto di quello che ha capito.

Se ne sta zitto a rifletterci per un po', la testa che tentenna seguendo un ritmo irregolare; passato un minuto circa, sembra rendersi conto di aver atteso anche troppo tempo: sposta lo sguardo bieco dalla donna al ragazzo e vice versa, mentre un seccato "E quindi?!" ribatte alla gagliarda presentazione del genin.

Nel mentre la mano nodosa si sposta dall'impugnatura del bastone al fusto dello stesso, seguita con aria preoccupatissima dagli occhi della domestica.
Il nonnetto scorbutico sta ancora decidendo come intende reagire a quella situazione imprevista...



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Fammi un altro lancio va', se il sistema te lo consente. Se no sentiamoci e edito il post XD
Mi piace questo sistema.
 
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view post Posted on 12/3/2021, 22:03     +1   -1

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Di colpo, la minacciosità di quell'uomo viene infranta.

"E quindi?". Trattengo a stento il sopracciglio destro che vorrebbe schizzare verso l'alto. Come sarebbe a dire "e quindi"? Non mi sembra che devo aggiungere altro. La sua perplessità forse si riflette sul mio volto più di quanto possa trattenere. Le braccia scivolano sui fianchi, e la mia postura si rasserena di colpo. L'angolo sinistro della mia bocca si solleva leggermente, pure quello mal trattenuto.

La mia mente si calma di colpo.

Osservo l'ometto. Che diavolo di pericolo può essere questo vecchietto per me? Certo, è il mio unico obbiettivo in questa missione, per quanto ne so. Non devo di certo offenderlo. Però... Però è così piccolo. E' così arrabbiato. Si solleva anche l'altro angolo di bocca.

« E quindi mi dica lei, Katou-sama. » - Rispondo, con voce serena - « Sono un dono, come le ho già detto. Mi usi come meglio ritiene, fintanto sarà soddisfatto. Il mio dovere, per il villaggio e per il mio acquirente, è servirla. »


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view post Posted on 17/3/2021, 22:31     +1   -1
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Ahahahah niente da fare, la spunti tu!

Sarà sicuramente più per l'abilità del giovane, che per una certa dose di fortuna, che il vecchiardo – dopo aver tenuto i presenti col fiato sospeso per altri dieci secondi buoni – pare convincersi delle parole rivoltegli. Borbotta qualcosa che suona tipo “... e ci mancherebbe altro...” prima di voltarsi ad osservare con occhio clinico il materiale a sua disposizione.
“E allora fai una cosa, Okurimono o comediavolotichiami” lo apostrofa con poco garbo, ma dimostrando di aver inteso a perfezione il discorso di poco prima - “Fatti accompagnare da quella lì a prendere la cera. Bisogna passarla sui pavimenti”

Quella-lì, dopo un'ultima occhiata precauzionale al bastone del vecchio, sprofonda in un umile inchino e poco ci manca che non tiri la manica a Tense'iro, per trascinarlo fuori di lì.
Lo conduce ad una piccola rimessa sul retro, stracolma di attrezzatura da giardinaggio e materiali da costruzione, evidentemente stipati lì dentro alla rinfusa. Alcune tavole sono addirittura abbandonate a terra, come se qualcuno le avesse posate sopra qualcosa, che poi ha tirato via, senza curarsi di dove andasse a finire quello che era poggiato lì sopra. “Non contradditelo” fa seccamente al genin, senza nemmeno sollevare il viso per guardarlo, mentre si tira su le sottane e cerca di sgusciare tra le pile di oggetti per cercare la famosa cera - “datemi retta”.

Il problema di quanto ordinato dal signor Katou sarebbe apparso evidente a chiunque, purché fosse dotato di un minimo di senso pratico: che senso ha infatti passare trattamenti al legno del pavimento, se ancora il tetto deve essere completato?

Uno scampanellare lontano riporta la cameriera sull'attenti: i barattoli che ha appena trovato, li infila tra le mani dello shinobi, per poi tirarsi su di nuovo le sottane e correre dritta verso l'abitazione principale, borbottando “... la signora...”, per poi sparire dietro l'angolo della costruzione.

 
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view post Posted on 20/3/2021, 19:33     +1   -1

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« Tense'Iro, Katou-sama. » Sottolineo, con un inchino e un sorriso. Ho fatto centro. Mi stranisco sempre da solo su come riesca a riuscirci, e su possa cambiare emozione così rapidamente. Tutta la paura, il terrore che avevo fino ad appena un minuto fa, è svanito nel nulla. Ora devo solo agire... Per quanto la richiesta del mio attuale signore fosse decisamente ridicola. Passare la cera in una struttura manco finita? Oltre ad essere poco pratico, mi sembra decisamente pericoloso.

Probabilmente terrorizzata dal fatto che io possa sottolineare l'ovvio, la governante immediatamente mi trascina via di lì, strattonandomi con violenza, quasi facendomi cadere. Recupero a stento il mio passo, seguendola in silenzio, ponderando sul da farsi.

Beh... Devo ubbidire, questo mi sembra ovvio. La stessa donna sembra volermelo sottolineare, prima di sparire richiamata da tutt'altro. Però ammetto che, in cuor mio, ho una certa ansia. Più per le conseguenze dell'atto in sé che altro. Quell'uomo sembra reggersi a stento.

Con le lattine sorrette a forza dalle mie mani, mi incammino percorrendo all'indietro la strada fatta con la governante, pronto a ripresentarmi al vecchio Katou-sama. C'è un modo in cui potrei esaudire il suo ottuso desiderio senza effettivamente causare intoppi? Difficile a dirsi... Ormai tornato dal vecchio, non mi resta altro che temporeggiare. « Da dove vuole che inizi? »



 
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view post Posted on 23/3/2021, 19:06     +1   -1
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”Dal muro, ragazzo” risponde burbero il vecchiaccio, che si ostina a non voler chiamare il genin per nome – “e poi vai all'indietro, per tutta la superficie, fino ad arrivare alla porta. Quando hai finito poi esci da qui e sparisci” conclude garbato come sempre, mentre un frusciare frettoloso di piedi sull'erba preannuncia il ritorno di quella povera donna, sballottata tra la invisibile “signora” e il nonnino indisponente.

Arriva tutta trafelata e “Oh, femmina” la apostrofa subito il vecchio, senza nemmeno girarsi - “Quando hai detto che arriva, Subaru-chan?”
La risposta arriva immediata, tesa, ma recitata come se fosse stata pronunciata così tante volte, da perdere parte del suo valore: “Stiamo aspettando la data, signore. Deve comunicarla con la prossima lettera.”
“Ma così non va bene, donnaccia inutile!” sbotta il vecchio all'improvviso, voltandosi con un'agilità insospettabile; un oggetto piccolo e scuro saetta attraverso lo spazio che separa i due, andando a scontrarsi con un tonfo metallico sulla fronte della cameriera. La donna si porta le dita al viso, le mani che si bagnano rapidamente di sangue, mentre la spatola ancora sporca di stucco atterra quasi senza rumore tra i fili d'erba tenera - “TU LO SAI COSA GLI DEVI DIRE, AL POSTINO”
“Sì, Katou-sama...”
“E COSA GLI DEVI DIRE?”
“Che... che devono essere chiari. D-devono dirlo subito...”
“NO! IO NON HO USATO QUESTE PAROLE! FEMMINA DI MERDA...” - e biascicando imprecazioni che farebbero sanguinare le orecchie al più ubriaco dei pescivendoli, raccoglie quel suo bastone e marcia risoluto verso la cameriera, che trema immobile lì dove è stata colpita, senza nemmeno azzardarsi a scappare fuori tiro. Il taglio che ha in fronte è bello profondo, il sangue cola a fiotti, lordandole gli abiti lindi e ben stirati.

 
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view post Posted on 3/4/2021, 15:02     +1   -1

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Rugiada

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Lascio scendere la lattina sul pavimento in un sospiro. No, non è lo sforzo, ma lo camuffo da tale per evitare di innervosire il becero vecchio più di quanto lui stia facendo con me. "Il cliente ha sempre ragione", continuo a ripetermi, ma la nenia celebrale si interrompe mentre mi chino a terra a far scattare il blocco della latta. Ritorna nella scena la governante, quasi voglia essere un increscioso e rammaricante deus ex machina. Perché?

Beh, perché con la sua comparsa le cose degenerano.

Assisto alla scena attonito, osservando il livore e la cattiveria del vecchio rigettarsi empia e acida contro quella povera donna. Le ha lanciato contro qualcosa, non ho visto cosa, ma l'ha ferita, e lei nel tremito e nella paura cerca disperatamente di coprirsi il volto.

Mi brucia la pelle.

Il mio corpo pietrificato mi fa rimanere piegato in avanti, mentre le urla si espandono nell'aria malevole come non mai...

Cos'è questa puzza?

La mia testa spazia, in un solo secondo. La fastidiosa nenia di prima è assalita e trangugiata da pensieri assai diversi. La ragione combatte l'istinto, tramutandosi in ricordi.

"Un altro fallimento"

"Non puoi fare quello che vuoi"

"Non funziona così"

La voce di mamma mi trapana le membra. So cosa vorrebbe che facessi, so cosa vorrebbero che facessi. Ma che cosa voglio fare, io? Con una lacrima che mi scivola dalla guancia, con la pelle che arde e con i muscoli che ora tremano, mi sollevo in piedi, colto dalla trance. Sono stanco.

Avvinghio con forza il braccio del vecchio, noncurante delle scintille che sgorgano dalla mia pelle. L'ira mi percuote, ma trattengo a stento la stretta per evitare di ferirlo. Con gli occhi sgranati e spalancati, lucidi di dolore e di furia, sentenzio a voce ferma e severa. « La smetta. »

Ora basta. Sono stanco di fare ciò che è giusto per gli altri.

 
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view post Posted on 4/4/2021, 22:54     +1   -1
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Gli occhi velati del vecchio si sgranano per la sorpresa, fissandosi prima sul pugno irto di scintille che gli stringe il polso, poi sul volto distorto dalla rabbia del ragazzo che ha osato opporsi a lui.
Gli istanti si rincorrono con una lentezza esasperante, senza che nessuno riesca a uscire da quello stallo, finché Tense'iro non si sente tirare per una manica: è la donna, che trattenendo a stento le lacrime, cerca di trascinarlo via di lì. “Signore, questo shinobi adesso dovrà aiutarmi a medicare la ferita” lo interpella, sforzandosi di tenere salda la voce tremante, rotta dal dolore.

Qualcosa sembra attraversare per un momento i pensieri del vecchio Hachigoro: si riscuote, riduce gli occhi a due fessure mentre si sforza di capire cosa gli venga detto e quando lo shinobi l'avesse lasciato andare, si sarebbe spazzolato gli abiti con la mano trattenuta. Un gesto istintivo, per qualcuno che vuole accertarsi che funzioni tutto ancora come prima, ma senza darlo troppo a vedere. “E portatelo via. Andate pure all'inferno, ma poi deve tornare qui. La cera non si dà da sola.”
Ciò detto si volta e la donna, se consentito dal ragazzo, l'avrebbe letteralmente trascinato via, verso i locali dedicati alla servitù.

Che la scusa della medicazione fosse una palla era ovvio: la domestica avrebbe invitato Tense'iro a sedere sul porticato esterno, mentre lei procede a lavarsi il viso e osservare nello specchio della toeletta il danno arrecato dall'anziano padrone di casa. Il mobilio della stanza è essenziale, ma non fatiscente: si vedono un armadio per gli abiti, un futon arrotolato e appunto la toeletta, un piccolo mobile dotato di specchio e cassetto: non è un accessorio che facilmente si trova in quelle case in cui la servitù viene maltrattata, così come per le stampe appese alle pareti.
La scatola che la domestica estrae dal cassetto contiene disinfettante, cerotti, garze e tutto il necessario per far fronte alle piccole ferite domestiche: non serve precisare che presto la donna dovrà tornare a farne scorta.
Durante tutte le operazioni, la donna non avrebbe rivolto mezza parola al suo insolito ospite, a meno che non fosse stato lui a porre domande.

“Hana... ? Hana... sei tornata?”
“Sì signora! A-arrivo subito...”

Si sistema la medicazione sulla fronte e scappa via nel corridoio, correndo attraverso la porta della stanca che dà sull'interno dell'abitazione. Dev'essere la padrona di casa ad averla chiamata. Le voci delle due donne filtrano in lontananza attraverso le paratie in legno e carta di riso, senza che tuttavia sia possibile intuire l'argomento della conversazione; Hana sarebbe tornata pochi minuti dopo, preceduta dai tonfi leggeri dei tabi sul legno del pavimento, avrebbe chiuso dietro di sé la porta scorrevole ed ormai recuperata la sua compostezza, impartisce la prossima sequenza di ordini al genin: “Ora devi andare a stendere la cera” gli ricorda, senza severità nella voce - “Poi pranzerai con i signori. Himari-sama ritiene che uno shinobi del Villaggio debba essere trattato alla stregua di un ospite, anche se il suo rango non è elevato.
Io adesso devo preparare le pietanze.
Tu obbedirai agli ordini del signore ed eviterai altri malintesi.”


Non c'è spazio per una replica: Hana ritiene la conversazione conclusa e se Tense'iro non avesse avuto qualcosa da aggiungere, avrebbe dovuto andare a finire ciò che ancora non aveva iniziato.



CITAZIONE
Hachigoro rivolge a mala pena lo sguardo a Tense'iro, continua a fare i suoi lavoretti in maniera più o meno maldestra, rifiuta di essere aiutato e borbotta tutto il tempo tra sé, senza che sia possibile capire cosa dica. L'unica parola riconoscibile è il solito "Baru-chan". Per eventuali interazioni batti un colpo.
 
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