Gli ultimi tre anni di Shun, Shun Arashi - Autogestita Time Skip

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view post Posted on 16/11/2020, 23:58     +1   -1
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旬嵐 - Shun Arashi
Narrato, Pensato, Parlato, Parlato Raikon, Pensato Raikon
◊ Nome : Shun Arashi.
◊ Villaggio : Kumo.
◊ Grado : Genin.
◊ Clan : Ranton.
◊ Conoscenze : - Gaikō.
- Chōhō.


Novembre 249 ND

Anche stavolta mi è toccato il più puntuale del corso.

Poi uno sbuffo pesante, un sospiro copioso di insoddisfazione e noia. Raikon calciò con tenacia alquanto limitata una pietra ovale che occupava indegna lo spazio dinanzi i suoi piedi. Ne osservò i saltelli sul terreno polveroso, come a tentare in ogni modo di distrarsi. Portò la mano destra alla tasca anteriore sinistra del giubbotto borgogna, ne estrasse due sigarette stringendo entrambe tra l'indice ed il medio della stessa mano; accompagnò la prima, quella posta verso sinistra, alle labbra semichiuse, tenendola quanto bastasse a non farla carambolare verso il basso. Accompagnò l'ambiguo atteggiamento con goffi passi all'indietro, accomodandosi sciattamente su di una panchina posta alle sue spalle, senza scomporsi minimamente. Questa volta fu la mano sinistra ad avvicinarsi alla bocca, chiusa a mò di pugno e rivelando esclusivamente il dito indice, puntato verso l'estremità finale della sigaretta ancora stretta tra le secche labbra. Una leggera fiamma comparve sulla punta del suddetto dito, accendendo la paglia e cavandone fuori due compiaciute boccate di fumo, tanto grigio quanto denso; questa fu nuovamente vittima della mano destra la quale, con un fare particolarmente accorto e lieve, la appoggiò al suo fianco, sulla panchina, lasciando che gravasse sul vento il compito di fumarla.

Una per te. Una per me.

Con le stesse modalità attuate precedentemente, accese la seconda sigaretta, questa volta gustandola a pieno.
Quella mattina il cielo di Kumogakure non parve aver voglia di piangere, seppur il Sole si nascondesse timidamente tra grigie nuvole ben poco rassicuranti. Il Jonin incrociò le gambe, spostò il busto verso destra e si lasciò distrarre dalla costruzione alle sue spalle: il grande edificio dell'Accademia ninja di Kumo si erigeva trionfante scalfito da pochi e deboli fasci di luce che penetravano le nubi; la visione fu accompagnata dal vociare dei molteplici Jonin che, proprio al di fuori di quella nostalgica struttura, erano intenti a fare la conoscenza dei propri allievi.

Le vecchie e le nuove leve, quel passaggio di testimone simboleggia solo il trasferimento delle sofferenze di questo mondo di Shinobi. Cosa dovrei insegnare a questo ragazzo? A combattere, sconfiggere ed uccidere. E' tutto così assurdo, questa pace che tanto auspicate è sepolta viva e si nutre del compianto dei sofferenti. Neanche oggi è giorna-

Una figura interruppe i pensieri del ninja, ancora voltato verso l'Accademia alle sue spalle.

Lei è Raikon-sensei, dico bene? Sono Shun Arashi, sono stato affidato a lei.

Il jonin si voltò in direzione della voce che gli risultava alquanto fastidiosa, forse perchè troppo piena di se. Non rispose, si limitò ad alzarsi, lasciò passare la mano tra i corti capelli biondi come a voler strappare anche la psiche da quella testa; con la stessa afferrò la sigaretta, o quanto ne rimaneva, lanciandone il mozzicone alle spalle del giovane Genin ritardatario che osservò la scena indossando un poco elegante sorriso compiaciuto. Raikon squadrò il ragazzino osservandolo dall'alto verso il basso, la serietà fissa sul suo volto si accompagnò ad uno sguardo ripudiante, colmo di fastidio. Passarono pochi istanti, il silenzio tanto imbarazzante quanto temibile fu interrotto dal rumore sordo di una sorta di esplosione, contenuta, proveniente dal cortile sul retro dell'Accademia. L'espressione dei due Shinobi, ancora faccia a faccia, mutò vertiginosamente, provocando anche in questo caso due reazioni opposte: Shun parve aver capito il disappunto di colui che sarebbe dovuto essere il suo sensei e trasformò quell'espressione arrogante in uno sguardo serio, in media res tra il titubante ed il sicuro di se; al contrario, il Jonin scoppiò al pari di quanto accaduto poco prima, rilasciando sul volto tenebroso un accenno di risata. Quest'ultimo portò la mano davanti a se con un gesto oltre la consueta rapidità umana, compose un sigillo e sorrise con maggiore intensità al giovane. Dal mozzicone gettato in terra poc'anzi si diramò una grande fiammata, il fuoco così generato circondò i due alzandosi al metro e cinquanta e portandosi a poco meno di un metro di distanza dal corpo del Genin che spalancò gli occhi e cercò, istintivamente, lo sguardo del ninja di fronte a se, come a chiedergli cosa stesse accadendo senza proferir la minima parola; ma avrebbe voluto, eccome se avrebbe voluto. Ma qualsiasi espressione che dimorava la sua ugola rincasò seduta stante, come in fuga da una calamità. La voce strillante si limitò ad urtare le pareti all'interno del padiglione orale del ninja, limitando il Genin ad esprimere il timore attraverso l'eccessiva sudorazione che gli decorò il volto. La risposta, o spiegazione che dir si voglia, del Jonin non si fece attendere oltre. Shun ricorderà quel tono sorridente ed a tratti felice come un lampo che squarcia il grigiore delle nubi, con un fulmine pronto a scaraventarsi al suolo che pianificava tenebroso un atterraggio morbido.

Sì. Sono io. E mancami di nuovo di rispetto e ti uccido.


Gennaio 250 ND

Le orme dei pesanti scarponi scavate nel fango cominciarono a moltiplicarsi, annullando sempre più le normali parvenze del terreno del campo di Allenamento 7-B. La pioggia si abbatteva copiosa e colma di violenza sui due ninja irrequieti, persino il gelo e la burrascosa tempesta fallirono nell'impresa di rallentare il Genin ed il Jounin che, al contrario, approfittarono della pesantezza del terreno per incrementare le sessione basate sull'aumento vertiginoso della velocità. Le fronde della vicina foresta si ritrovarono spettatori dello spettacolo messo in scena; talvolta a queste venne affidato il compito di coprotagonista, subendo per lo più veloci colpi e divenendo strumenti utili per raggiungere altitudini maggiori.

Sei diventato più veloce ragazzo... ma sta venendo giù tutto...

Inutili furono i tentativi del sensei. In quei pochi mesi Raikon si abituò al carattere di Shun. Sarebbe potuta scoppiare una guerra, ma avrebbe continuato con caparbia affinchè non fosse stato raggiunto del tutto il suo scopo. La maggior parte delle sedute di allenamento terminavano per sfinimento, il sensei era provato da tutto ciò, eppure non riusciva a smettere di danzare con lui. Sì, perchè quando quei due si scontravano, il cielo perennemente scuro di Kumo si inchinava al bagliore di una tale visione, era come se due fulmini provassero a rincorrersi senza mai toccarsi davvero. La "missione" del Genin d'altronde consisteva proprio in questo: il Jounin gli avrebbe concesso quindici secondi di vantaggio, dopodichè lo avrebbe inseguito brandendo un palmo ripieno di chakra, talvolta Raiton, talvolta Katon. Se da un lato il Genin provasse piacere nel tentativo di plasmare continuamente nuove strategie, dall'altro raramente riusciva a rincasare privo di leggere ustioni o cicatrici. Quei modi, che ai più potrebbero sembrare barbari, furono una precisa richiesta del ragazzo. I suoi occhi solevano colmarsi di collera ogni volta che il proprio maestro limitava tali jutsu; la vita di uno shinobi, continuava imperterrito, era un continuo rischio, doveva essere pronto ad affrontare nemici privi di qualsivoglia remore.

Sei già stanco? Non dirmi che il fulmine che ti vanti di essere ha paura dei tuoni.

Tu... piccolo moccioso insolente. E va bene allora. Te l'ho detto che ti uccido?!


Aprile 250 ND

Quindi è così che funziona il tuo jutsu giusto? Concentri il chakra Raiton lungo l'intero braccio per potenziarlo e velocizzare i movimenti sfruttando l'effetto sui nervi.

Molto bene. Ora prova ad immagazzinare quel chakra in un punto più circoscritto, magari investendone tutta la mano e sferra un colpo ben assestato.

Facile. A dirsi.

La brezza primaverile attraversava le aperture dei giubbotti ninja, rinfrescandone gli animi sempre più ardenti di fervore combattivo. I due shinobi avevano passato quattro giorni ai margini della società, isolandosi all'interno di un piccolo boschetto poco al di fuori di Kumo; il candido bagliore, seppur lieve, della Luna contrastava il focolaio tenuto acceso dal Jonin nelle notti più scure, come un sonno lieve che prova a non farsi disturbare dal frastuono dell'esterne genti; ma se la sorte del corpo celeste fosse quella di impallidire a Morfeo, intento a portare nel suo benigno mondo i due shinobi, quella spettante al suo opposto Sole fu di certo più dignitosa. Questo soleva assistere agli estenuanti allenamenti dei due Shinobi, per lo più portati ai limiti della sopportazione fisica ed emotiva del corpo umano. Raikon aveva intenzione di impartire al suo giovane rampollo un discreto insegnamento sull'utilizzo e controllo del chakra elementale fulmine, sfruttando in un secondo momento quella che era l'abilità innata del Genin, il Ranton. Shun d'altro canto non presentava grandi peculiarità nel compito assegnatogli, tuttavia prima di avventurarsi all'insolito e solitario addestramento fu intimato dal sensei di restare in quei luoghi finché non avesse padroneggiato una delle tecniche di sua invenzione: il Raiton Loud-Punch. Shun compensò le proprie lacune con la sua incredibile caparbia, tentando in ogni modo di mettere in pratica quanto teoricamente esplicato e dimostrato dal sensei, ottenendo però solo scarsi risultati.
Altri quattro giorni passarono, scanditi dalla routine riposo-allenamento al pari del dualico passaggio notte-giorno. La vittima del Genin, quel piovoso pomeriggio, fu una roccia grigiastra già percossa in più punti dal proliferarsi del viscido muschio sulla propria superficie. Raikon, alla destra del Genin, continuava a mimargli la posizione, a far defluire il chakra, ad urlargli incoraggiamenti di vario tipo; il sensei portò la luce nel grigiore smorto della giornata, Shun sapeva che qualcuno aveva fiducia nelle sue abilità, non si sarebbe perdonato un fallimento, non questa volta. Concentrò il Raiton attorno alla propria mano, un lieve manto azzurrino investì l'estremità dell'arto destro superiore, un leggero e insolito pizzicare gli passò per le falangi, ma il colpo fu ben più luminoso dell'animo incoraggiante del Jonin. Il pugno infranse rapidamente il masso, arrivandone a scavargli almeno 20 centimetri, il fascio azzurro scomparve lasciando il compito di dipingere quel fenomenale quadro al rosso del sangue che, seppur in piccole quantità, fuoriusciva lentamente da alcuni piccoli squarci lungo il dorso della mano del giovane. Shun ci era riuscito, seppur non con la stessa brillantezza del sensei; lo sguardo del Genin si portò proprio alla ricerca di quest'ultimo. Raikon parve sorridente, seppur sorpreso dalla forza utilizzata dal giovane allievo.

Direi che ce la siamo meritati.

Il suo tono fu lieve, a tratti impercettibile. Annuì al Genin come ad indicargli di preparare il necessario affinchè tornassero al villaggio. Osservando quest'ultimo intento a dirigersi verso la tenda a passi pesanti, estrasse dal taschino due sigarette, accartocciò il pacchetto oramai vuoto e lo lanciò alle sue spalle.


Dicembre 250 ND

C'erano pochi rumori, davvero pochi, che il Genin del Villaggio della Nuvola odiava più del suo peggior nemico: lo scricchiolio della vecchia porta di casa alle prime ore del mattino, il sibilio delle unghie sulla lavagna e lo stridio di due o più lame in metallo che si scontrano. Quel giorno il ninja fu a suo malgrado vittima della terza noia.

Cosa significa che non riesci ad utilizzare le tue tecniche Raiton?! Raikon-Sensei!

Il bandito armato di Katana continuava a ridere beffardo nel vedere la propria lama infrangersi su quella brandita dal Jonin della Nuvola. Raikon provò e riprovò ad infondere il proprio chakra sulla lama, non ottenendo alcun risultato sperato. L'impossibilità di utilizzare il chakra come sempre aveva fatto stava sovvertendo le sorti dello scontro, rendendolo quasi al pari di quel malavitoso di per sè non propriamente abile. Dal suo canto, nemmeno Shun era in grado di replicare jutsu elementali appresi sotto la guida del Sensei.

Lo attacchi verso l'alto! Continui a colpirlo ad altezza testa!

Detto fatto. Il ribelle continuò a deviare i veloci colpi di Katana di Raikon rivolti al capo, limitando però le sue difese da un attacco cooperativo: Shun lanciò verso le gambe del bandito due shuriken ferendolo alla caviglia destra. Si aprì un ulteriore varco e per il Jonin fu un gioco da ragazzi colpire all'addome il ladruncolo ed immobilizzarlo subito dopo.

Sei stato molto bravo Shun. Dovrei... dovrei farmi dare una controllata. *Coff Coff*
E' da qualche tempo che *coff coff* non riesco ad utilizzare bene il mio chakra. *Coff Coff*


Dovresti farti controllare questa tosse. Sono settimane che non riesci a dirmi due parole in fila senza doverti interrompere. E i tuoi movimenti non erano fluidi.

Raikon non rispose. Alzò lo sguardo verso il cielo mentre la pioggia inondava la bionda chioma. Dovevano fare presto ritorno e consegnare il rapporto della Missione.


Maggio 251 ND

Ho un regalo per te. Di solito odio i miei allievi, hanno tutti la presunzione di credersi ninja già arrivati, già nel pieno del loro potenziale. Tu continui sempre a lottare, ad allenarti, sei diverso Shun. Sono sicuro che questo piccolo pensiero ti darà ancora maggiore fiducia.

Il ragazzo non riuscì a trattenere l'emozione. Si trovavano proprio al centro del campo di allenamento in cui Raikon gli aveva impartito le prime lezioni, era un luogo simbolico ed importante per il loro rapporto. Shun stringeva tra le mani quel piccolo pacchetto rossastro, incartato alla buona e tanto sottile quanto leggero. Raikon fece segno di attendere mentre con estrema calma si allontanava, fino a portarsi a poco meno di una decina di metri dal Genin. Lì sorrise, come mai prima d'ora, dando l'ok al giovane con la mano destra. Shun rimase interdetto, non capì il perché di quel gesto, ma la foga del momento lo estraniò dal mondo circostante. Aprì il pacchetto che, con sua sorpresa, conteneva esclusivamente un biglietto bianco sul quale poteva riconoscere la pessima grafia del sensei resa ancor più difficilmente decifrabile dall'inchiostro di un'acceso colore rosso.

E se la strada è dissestata tu guarda dinanzi a te e ancor più lontano.

Shun alzò lo sguardo confuso, ma ciò che era lì ad attenderlo rivelò uno scenario ancora più confusionario, ai limiti dell'ambiguo. Il sensei era nascosto per metà da una vampata di fuoco di medie dimensioni che, di tutta risposta, si diresse a gran velocità verso di Shun. Il Genin scattò sulla difensiva: un muro d'acqua si palesò dinanzi a lui difendendolo ed estinguendo sul nascere le fiamme. Tra l'aria resa densa dal vapore, riuscì ad intravedere il goffo sorriso di Raikon che alzava la mano destra in segno di saluto, con la pacatezza di chi tentava di estraniarsi dalla vicenda. Shun fu colmo d'ira e lanciò a gran voce, come un proiettile, tutto il suo disappunto verso il Jonin.

Ma sei pazzo?! Cosa ti è saltato in mente? Volevi farmi fuori? E' questo che volevi?

Ma quel sorriso, come fosse inciso, non si spostò di un centimetro.

Sei diventato troppo astuto Shun. Volevo testare la tua attenzio- *coff coff* ed i tu-*coff coff*-oi rifle*coff coff*

Ti odio. Sicuro di stare bene?

Raikon si piegò, continuando a tossire. Una sorta di crisi respiratoria, bastarono pochi istanti, quelli necessari affinchè Shun vi si avvicinasse, perse i sensi.


Novembre 251 ND

Raikon era seduto su di una sedia in plastica arancione, entrambe le mani erano portate dietro la testa mentre i due piedi, incrociati, si adagiavano sul davanzale di una finestra oramai ingiallita per la non curanza. La stanza spartana in cui si trovava gli donava un perenne senso di frustrazione; un paio di foto del suo vecchio team erano appese dietro di lui, unico elemento colorato all'interno della stessa. Qualche foglietto era sul pavimento da giorni, così come una penna del tutto mangiucchiata. Su di uno di quei piccoli fogli vi era una scritta, tanto solenne quanto la grafia utilizzata: "questo posto puzza di piscio".
Un'infermiera infranse il silenzio, avvisò il Jonin di un'imminente visita; chi se non lui, Raikon ne era certo.

Ehilà Sensei. Mi hanno detto che stai meglio, così sono venuto a trovarti. Quant'è? Dieci o dodici giorni che sei qui?

Il Genin si adagiò dolcemente al muro adiacente la finestra, senza mai staccare lo sguardo dal ninja il quale però non gli riservò lo stesso trattamento. L'aria stanca, gli occhi peggio, mai voltò lo sguardo verso il giovane, limitando al vasto panorama il suo campo visivo.

Vedrai che presto uscirai da qui e torneremo ad allenarci. Il clima di questo ospedale è un po' ostico, ma per qualche assurdo motivo sembrano tutti in enorme crisi. C'è qualcosa nell'aria, qualcosa che non sta facendo bene alle persone. Mi chiedo se sia solo tutto l'odio che coviamo che prova ad uscire.

Non so Shun. Mi sento strano, ma qui stanno tutti anche peggio di me. Da bravo, passami una sigaretta, il pacchetto è sul comodino alla tua sinistra.

Shun, seppur riluttante, eseguì. Nel farlo però non potè fare a meno di notare un portacenere colmo di mozziconi e cenere. Lanciò il pacchetto verso Raikon che lo afferrò al volo.

Non dovresti fumare nelle tue condizioni. So che ti stanno dando delle cure per quella tosse strana, non ti fa bene e lo sai.

Raikon non rispose, si limitò ad estrarre una sola sigaretta ed accenderla.

Allora non è per te... capisco. Dovresti spiegarmela questa cosa, non te l'ho mai chiesto.

Raikon appoggiò con estrema attenzione la sigaretta appena accesa sul bordo esteriore del davanzale.

E' per Namashi.

Lo sguardo di Shun cadde su di una figura in una delle foto alle spalle del sensei. Un ragazzo giovane, come era molto più giovane nello scatto lo stesso Raikon, dai capelli molto lunghi ed un'aria sorridente.

Mi ricorda dei tempi dell'Accademia, del primo team, delle prime missioni. Ricordo quando tardavamo agli allenamenti per fumare di nascosto poichè Aliuko-Sensei non voleva. O ancora, quando rischiavamo di amputarci qualcosa reciprocamente per testare le nostre abilità. Qualsiasi cosa succedesse, alla fine ci ritrovavamo sempre lì, ogni notte. Hai presente quel bar vicino le porte di Kumo, dopo duecento metri più o meno, sulla destra? Passavamo le notti a fumare, raccontandoci di come avremmo voluto cambiare questo mondo un giorno. Poi partimmo per quella missione... fu una mattanza.
Lo aspetto ancora, ogni notte a Kumo, da dodici anni, fuori quel bar. Gli devo tutte le sigarette che gli ho scroccato.


Shun sorrise, parve che tra gli occhi lucidi del sensei potesse in qualche modo specchiarsi. La cenere della sigaretta cadeva sotto le intemperie del vento, un fruscio pervase la stanza mentre piccole gocce di pioggia iniziavano a cadere soavi al suolo.


Settembre 252 ND

Un ombrello, piccolo e malandato, rigettava con superbia la copiosa pioggia da cui veniva aggredito. Sotto di esso un sorriso, così splendente da poterne mutare il microclima. I passi veloci sembravano essersi alternati con i lampi nel cielo. Una voce squillante, squarciò le nuvole, al pari di un fulmine.

Ciao Raikon-Sensei! Come va? Non ci vediamo da questo Aprile. Mi sono allenato quasi ogni giorno, ora riesco a padroneggiare molto meglio sia il chakra Raiton che quello Suiton. E non sono stato con le mani in mano gli altri giorni, anzi! Ho svolto numerosi compiti per il Villaggio. Prima che tu mi interrompa, sì, lo so, non era il caso che venissi da te oggi con questo clima, ma queste notti non facevo che ripensare a ciò che ci siamo detti lo scorso anno, proprio di questi tempi. Sono stato al bar, quasi tutte le sere, aspettandoti. Alla fine sei più testardo di me, dovevo venire io da te, non che ci fossero dubbi. Non accetto ramanzine. Sei stato il primo a credere in me, anche più di quanto non l'abbia fatto io. Ecco ti ho portato un regalo, è solo un piccolo pensiero, ma dentro di me so che ti farà piacere.

Shun frugò all'interno delle sue tasche. Il suo sguardo cadde istintivamente sulla lapide di fianco; essa riportava il nome di Namashi Sihutai.
Il Genin si adagiò, questa volta verso il suo interlocutore, lasciando un biglietto sul loculo in pietra nera.

Penso ai nostri allenamenti ogni giorno... a te che mi accompagnavi, alle missioni. Ho un vuoto nell'animo, il gelo nel cuore.

Dopodiché il Genin si alzò ed estrasse dalla tasca opposta due sigarette, posizionandone una per lapide. Salutò con solenne rispetto, lasciando che il suo volto fosse scalfito da qualche lacrima. Poi andò.

Sono sicuro che sarete in qualche bar lì da qualche parte, so che ve la state gustando.

La pioggia continuò a battere inumidendo il biglietto lasciato dal Genin, eppure l'infamia del meteo avverso non riuscì a sbiadirne l'inchiostro rosso.

E se la strada è dissestata tu guarda dinanzi a te e ancor più lontano. Mi troverai lì, più forte. Grazie di tutto.
Tuo, Shun.





Edited by lilj10 - 15/3/2021, 13:22
 
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view post Posted on 19/11/2020, 23:00     +1   -1
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2d7uuv



Bravo davvero.
Lo scritto non è qualcosa che definirei perfettissimo, ma arrivi dritto dove devi arrivare, e questa è una dote bella grossa... puoi andarne fiero.

Se non vado errato, ricevi + 100 exp, anche se il passaggio in cui si parla della missione è troppo breve per me, per darti anche dei ryo di compenso.
Complimenti, scusa l'attesa e buon proseguimento!
 
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1 replies since 16/11/2020, 23:58   106 views
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