Missione S - Unsere Mutter in Himmel, [Sora no kuni] per Griever

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view post Posted on 14/11/2020, 23:09     +1   -1
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11 Settembre 252 DN – Sora no kuni, Ufficio Personale di Ryuzaki

Una luce opalescente attraversa gli strati di carta di riso, che separano gli ambienti interni dal cielo di montagna che racchiude il mondo nella sua cupola cerulea; lo studio è pervaso di quella luminosità lattiginosa, qui e là ravvivata dai colori vivaci degli arazzi intessuti di fili d'oro, appesi alle pareti.

Sembra una sala del trono, nel suo piccolo.
Lo scranno di Ryuzaki sta al lato opposto a quello della porta d'ingresso, ostentando una fitta trama di trafori e intagli che impreziosiscono il mogano già di per sé costoso; il cuscino di seta adagiato sulla seduta probabilmente costa come dieci anni di lavoro di un contadino qualunque e in ogni caso, se pure l'incauto ospite non avesse badato allo sfoggio di opulenza allestito davanti ai suoi occhi, i tre gradini che separano il trono dai comuni mortali avrebbero ribadito il concetto.

Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le vie e i pensieri di Buraindo sovrastavano le vie e i pensieri degli uomini; ora che Buraindo non è più, è Ryuzaki a sovrastare la mandria di bifolchi e borghesi, briganti e feudatari, rivoltosi e fuggitivi, riottosi, rivoluzionari, progressisti e conservatori che brulicano e si agitano nel fango, al di sotto dei suoi piedi.
Forse la scelta del luogo su cui costruire la sua - niente affatto umile – magione, è ricaduta proprio su di una montagna proprio per quella ragione: asserire distacco, superiorità, supremazia assoluta. Purché la ruota del pavone rimanga ben lontana dagli occhi e dall'invidia dei pezzenti, che ahimé, non capirebbero.
Non potrebbero mai capire, né mai capiranno.


Il trono di Ryuzaki è vuoto.
Il lungo e basso tavolo circondato da cuscini che occupa il centro della grande stanza, affatto simile a quello su cui un Generale pianifica le prossime mosse, ospita l'accurata riproduzione in scala del Paese del Cielo, con tanto di dettagli orografici a rilievo.
È su quel gioiello che sono posati gli occhi del padrone di casa, socchiusi in uno sguardo sornione. “Il Daimyo desidera esprimere il suo interesse ed apprezzamento per le opere compiute da voi, nell'arco degli ultimi anni” - sciorina la voce giovanile di... di chiunque sia il bellimbusto in armatura che si è rivolto a Mira.

La sua corazza non è neanche lontanamente sfarzosa come quella indossata da Ryuzaki, ma si tratta comunque di un pezzo di pregio; il fatto che il Daimyo la indossi anche in situazioni non ufficiali la rende un accessorio d'obbligo per i suoi tirapiedi.
Nel frattempo, gli occhi di Ryuzaki non si sono mossi di un millimetro: un impercettibile cenno del capo avalla l'affermazione del giovanotto, ma l'uomo è tutt'altro che intenzionato ad interrompere il flusso dei suoi pensieri; siede in maniera mollemente scomposta, quasi sdraiato su un fianco, il gomito poggiato in modo noncurante sul bordo del tavolo e l'altra in grembo, le dita che tamburellano sull'haori in seta.

I cuscini su cui Daimyo e medico sono accomodati, sono incredibilmente soffici; i due sono separati da qualche metro di legno, montagne ridotte in scala e bandierine variopinte, su alcune delle quali spiccano gli stemmi delle casate nobiliari tutt'altro che estinte dalla cosiddetta Rivoluzione; grani d'incenso bruciano lentamente su di un piatto in ottone dorato poggiato su di un piedistallo alto e sottile dello stesso materiale, alle spalle del padrone di casa. O forse è oro massiccio, difficile dirlo. L'incenso sembra roba di prima qualità, naturalmente.

Dopo una lunga pausa che avrebbe imbarazzato chiunque, il giovane uomo – che al contrario di Mira, è impalato in piedi da prima che la donna entrasse – decide di riempire la voragine aperta dal disinteresse del padrone di casa, improvvisando un maldestro “... immagino che vi siano stati declinate le motivazioni della convocazione...”
No, nessuno le ha spiegato un bel niente.

Certo, al viaggio ha pensato Ryuzaki, o più probabilmente uno dei suoi Amministratori: Mira si è trovata a dover salire in fretta e furia sulla lettiga in attesa fuori dall'ospedale e a percorrere svariate ore di strada barcollando sulle spalle dei portantini, risalendo i fianchi di una montagna scoscesa, lungo una stradina tortuosa. Ripida. Infinita. Con la consapevolezza che se fosse andata sui suoi piedi di shinobi, sarebbe arrivata a destinazione in un quarto del tempo.
E adesso che è al cospetto del Daimyo, quello nemmeno la guarda in faccia.

“Ho espressamente ordinato l'esatto contrario” replica la voce baritonale, gradevole, di quel Daimyo che finalmente si è deciso a sollevare il naso dai suoi soldatini di piombo: inspira con energia dal naso mentre si raddrizza facendo leva sul gomito, fino a sedere a gambe incrociate al suo posto, poi posa lo sguardo sulla donna condotta al suo cospetto.
La pressione esercitata da quegli occhi deve essere qualcosa di più, che una umana soggezione ispirata dallo sfoggio di potere e ricchezza: incrociare lo sguardo di Ryuzaki è, come dire... faticoso. Con un gesto incurante della mano l'uomo congeda il valletto, che zittisce immediatamente e si allontana di due o tre metri dai due seduti, camminando all'indietro.
Un sorriso amichevole in modo opprimente incurva quanto basta gli angoli della bocca dell'ex-rivoluzionario, mentre con un'occhiata tutt'altro che discreta valuta ogni centimetro del viso, dei capelli, degli abiti di Mira e perché no, visto che ci siamo, probabilmente anche ciò che si intuisce al di sotto di essi.

“Cosa pensate dei miracoli, Mira-dono?” domanda a bruciapelo, il sorriso che gli si allarga visibilmente sul viso curato, caricandosi di densa soddisfazione.
Una domanda che di questi tempi farebbe morire di spavento buona parte degli interlocutori di Ryuzaki, e nei restanti stimolerebbe un incontrollabile desiderio di mentire, svenire o darsela a gambe.

“Voglio un parere genuino. Sincero. Quello che esprimerebbe a sé stessa quando ormai il sole è tramontato, nella solitudine della sua stanza. Senza inibizioni.”
Lo sguardo del Daimyo preme sulla figura di Mira, come una coperta imbottita di piombo.


CITAZIONE
Per le inevitabili domande scrivi sempre e comunque!

Conosciamo a sufficienza i rispettivi modi di lavorare e penso siamo d'accordo sulle linee fondamentali: non dovermi preoccupare di rispettareh le pagineh mi procura già meno ansia, e col resto delle raccomandazioni di rito evito di perdere tempo, che le conosci già. Che schifo i preamboli.

Augurandomi che il mio interminabile rodaggio con le S mi abbia avvicinata a una parvenza di decenza, spero di offrirti uno spazio di svago adeguato. Tu augurati di non avermi dato troppi input per instronzire il masteraggio, che poi li uso tutti.

Stranamente stavolta non ho progettato nessun PNG irritante e non ho terremoti in programma. Magari mi verrà l'ispirazione dopo, non getto ancora la spugna.

In bocca al lupo per Mira!
 
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view post Posted on 15/11/2020, 23:18     +1   -1
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Che dire allora, in bocca al lupo anche a te e let's role!


Aveva scelto la sua dimora lontano dalle isole, tra i monti al di sotto delle tre grandi ombre. Strano, aveva bramato il trono di Butsuon, ma alla fine lo aveva voluto al punto da dimenticare il motivo stesso che l'aveva portato a quel punto. Jou lo aveva predetto, ormai tre anni prima e sopra il sangue di chi era caduto a Kugyou, lo aveva pregato, vinta la guerra, di ricordarsi il perché avesse lottato come un leone per scardinare il Credo e Buraindo. Ryuzaki era però solo un uomo, non un Dio, non un grande ninja, e alla fine nemmeno un idealista. Ryuzaki era un narcisista innamorato di se stesso e di quel fremito che risale lungo la schiena, quando si è al comando.

Il lungo percorso che risaliva la montagna ricordò a Mira Netsuyama, la capitale del Paese delle Terme costruita in cima al monte da cui prendeva il nome, ma di quello spettacolo tra sorgenti termali naturali e crepacci scavati dalla lava incandescente, quell'angolo del Paese del Cielo aveva poco. Oltre allo sfarzo, la ricchezza, ai vessilli sparati un po' ovunque e ai soldati pronti a combattere, non c'era che un esercito militarizzato dalla mente di uno di quei leader che giunto alla vittoria, poi cade. Era questo che stava succedendo al Secondo Daimyo da ormai alcuni mesi a quella parte, stava cadendo e con lui tutti gli stolti uomini che avevano creduto alla sua fragile causa. Eppure Mira lo aveva visto negli occhi dei suoi abitanti, lo aveva letto nella voglia di combattere e sopravvivere di coloro che avevano sofferto il Cataclisma prima, e il Kishin dopo: Sora no Kuni era forte, luminosa, magnificente, ma decisamente allo sbando.

Mira era stata chiamata a presenziare nel palazzo personale del Daimyo, e sebbene non fosse la prima volta, non succedeva spesso, doveva essere qualcosa di importante.

Non fu un viaggio propriamente agile, ma quando la fecero entrare, Mira notò immediatamente l'impostazione "informale" della camera, per quanto il riflesso scintillante di alcuni ornamenti della non si addicessero a quella definizione. Non presenziava nessuno di importante, oltre al Daimyo in persona e qualche tirapiedi, e la donna si decise a fare due passi uno dopo l'altro per avvicinarsi al tavolo in mezzo alla stanza. Quando la guardia proferì parola, Mira camuffò un sorriso: aveva passato gli ultimi tre anni a lavorare a fianco di Ryuzaki, e aveva partecipato a praticamente tutte le battaglia combattute contro il Credo. Lo conosceva, e sapeva che qualsiasi cosa detta in quella circostanza sarebbe risultata fuori luogo. No, era OVVIO che se Mira non fosse ancora a conoscenza della situazione, era così che il Daimyo avesse voluto. La donna prese posto, spostando la sedia lentamente, e prendendo posto con delicatezza, eleganza, incrociando poi le gambe e posando la mano sinistra sul tavolo tiepido. Lui non alzava lo sguardo, non la stava guardando, non aveva ancora deciso di dargli l'importanza che l'ospite meritava, e Mira non poté fare a meno di notarlo. Li avrebbe volentieri stesi entrambi, seduta stante, prendendo il sangue di quel maledetto fantoccio fuori di testa. Sarebbe bastato un attimo, un origami ben lanciato e poi... un'Incisione di Dominazione per prendere il controllo dell'intero paese. Gli occhi leggermente cangianti del medico, uno brillante di energia e uno cupo, scuro, quasi cieco, cercavano le iridi dell'interlocutore, mentre percepiva la pelle d'oca sulle braccia. No, non era il momento e non era il modo in cui voleva agire: lo aveva promesso a Gaz e in fondo, anche a se stessa.

Quindi, finalmente, Ryuzaki alzò la testa beandosi di quella visione: quanto tempo aveva desiderato vederla nuda? Quanto volte l'aveva sognata? Sembrava quasi inconcepibile che non se la fosse ancora scopata, dall'alto della sua nomina massima nel paese. Così dunque, quasi per sfida, spinse il suo sguardo, provò a intimorirla, e finalmente si decise ad aprire bocca. Mira ricordava ancora che cosa l'ex rivoluzionario fosse riuscito a fare nelle prigioni, quando lei e Fuyuki lo avevano aiutato a scappare: la sua voce aveva incantato tutti i presenti, e non si trattava di una semplice prova di carisma, era la voce della Dominazione, e lei, dopo anni passati a comprendere la tecnica dello Hyuga, sapeva bene quanto una cosa del genere potesse essere pericolosa. Doveva essere cauta, lasciare che gli eventi facessero il loro corso.

Che cosa ne pensava dei miracoli? Cos'era uno scherzo? Fare una domanda del genere a una donna di scienza sembrava chiaramente una follia, o almeno, doveva aspettarsi un certo tipo di risposta senz'altro. Mira però era più che una scienziata, più di un medico, ciò che aveva raggiunto con il Kidenshi andava oltre la semplice umana concezione, ma lui non lo sapeva ancora. O forse doveva pensarla in maniera più ampia. In ogni caso, Ryuzaki era un idiota e Daimyo o non Daimyo questa era una cosa che non sarebbe mai cambiata. Era riuscita a finire tra i suoi Consiglieri, e a lasciarle fondare una sua squadra di ricerca medica nel suo paese, quindi... gli avrebbe detto quello che lui voleva sentire. Voleva che facesse un miracolo? O c'era qualcuno da smascherare, perché professava di farli? In qualsiasi caso, avrebbe avuto ragione lui.


Mira - Beh... - Cominciò, scostandosi una ciocca bionda dal viso - Lo chiedi a una persona che ha assistito alla caduta di un Dio, e alla nomina, per la prima volta nella storia del continente, di un Secondo Daimyo a Sora no Kuni. Direi che non siamo estranei ai miracoli in questo posto.

Per quanto fosse sicura che le lodi non facessero mai schifo a Ryuzaki, Mira era perfettamente consapevole che non l'avesse mandata a chiamare per questo. Aveva tanti uomini fidati e nonostante nel paese non mancassero i malumori, oltre agli eterni grati a Buraindo ancora immischiati nella folla, avrebbe avuto altri scagnozzi a cui affidare dei compiti di pulizia. Doveva avere un buon motivo per rivolgersi al suo capo medico. Che tipo di miracolo stava cercando?

Mira - Tu però intendi... Altri Miracoli, non è così? Gli occhi le divennero due fessure, e aprì entrambe le mani sul tavolo, scomponendosi per finire direttamente faccia a faccia con l'uomo: Sono tutta orecchi.
 
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view post Posted on 30/11/2020, 23:04     +1   -1
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11 Settembre 252 DN – Sora no kuni, Ufficio Personale di Ryuzaki


Le pupille si fissano come due punteruoli sul volto della donna, sembrano quasi abbeverarsi delle sue parole finché, senza alcun preavviso, il capo dell'uomo si scuote come infastidito da una zanzara: una di quelle che si avventano ronzando contro un orecchio. Mira ha intuito correttamente: la lusinga non è mai sgradita, ma in quel preciso frangente il Secondo Daimyo di Sora no Kuni cerca una risposta più precisa, e quando la Consigliera apre le sue ipotesi a quella assai poco scientifica possibilità, un sorrisetto a metà tra il soddisfatto e il lascivo scopre i canini di Ryuzaki.

“Così pare” - afferma lui con un guizzo verso l'alto di entrambe le sopracciglia, come a voler sottolineare un sottotesto noto esclusivamente a loro due.
“O almeno, così vogliono che noi crediamo.
Indubbiamente, le masse sono assai più bendisposte nei confronti di certe... ipotesi... rispetto a noi due”
asserisce, collocando sul campo di battaglia il primo, grande attore di questa vicenda. "Sono già pronti a stracciarsi le vesti e a vendere i propri averi, per mettersi in viaggio con questa - cosiddetta - Purissima" prosegue, calcando la prima sillaba dell'ultimo termine più del necessario e infondendola di un certo malcelato sarcasmo - "Tanto che costei è stata costretta ad arrestare il percorso del suo convoglio, proprio a causa della gran massa di fedeli che si recano in saluto presso di lei" conclude roteando gli occhi, senza tuttavia lasciare che quel sorriso piacione abbandoni la sua bocca.
Ed ecco quindi il secondo attore: una figura femminile, a quanto pare, la quale nonostante la natura dei propri organi genitali non ispira alcuna simpatia nell'uomo che uccise un Kami.

Con un gesto della mano va a indicare un luogo preciso del suo plastico, in cui sono stati collocati alcuni piccoli carrozzoni variopinti, simili a quelli adoperati da saltimbanchi, circensi o girovaghi, tanto colorati da stridere persino con i vivaci gonfaloni dell'esercito in miniatura. Sembrano quasi dei giocattoli, ma Ryuzaki li fissa come se desideri fracassarli a suon di pugni.
“Pare che la nostra ospite e la sua gente abbiano orbitato da un numero imprecisato di anni attorno a Shimo, senza mai scegliere una fissa dimora, compiendo regolari spostamenti stagionali in base al clima, alle previsioni dei loro stregoni o allo sghiribizzo della santona, dubito valga la pena di perdere tempo a comprendere i motivi di chi non ha voglia di piegare la schiena e imbracciare la zappa” commenta l'uomo sputacchiando veleno, con sprezzanti svolazzi della mano destra - “Ciò che è assai meno chiaro, è il motivo per cui abbia deciso di condurre i suoi straccioni proprio qui. Proprio ora. In un Paese con sacche di guerriglia ancora attive, l'autunno alle porte e un'economia... in via di ripresa.”

La sagra dell'eufemismo.

Gli occhi di Ryuzaki sono sorprendentemente privi di luce, quando si sollevano da quei carrozzoni-giocattolo: “O meglio: qualche voce è giunta a queste orecchie. E nessuna di esse è stata tuttavia gradevole all'ascolto” conclude seccamente, facendo sobbalzare le sue schiere di soldatini con un vigoroso pugno sul tavolo.
Lo sbuffo che si lascia sfuggire dalle narici e lo sguardo fisso verso il soffitto tradiscono una minima parte di ciò che sembra agitarglisi dentro. Quanto deve frustrarlo, il non poter intervenire immediatamente a modo suo?
Perché sembra essere proprio quello il problema.
Si massaggia nervosamente la mandibola, senza preoccuparsi della grottesca deformazione inflitta ai lineamenti regolari della parte inferiore del volto, prima di riprendere la parola.

“Qualcuno deve andare da quella donna, Mira-dono, e quel qualcuno siete voi.
Mi servono occhi, orecchie, e una mente acuta a sufficienza da inquadrare quella fattucchiera da due soldi, prima che bifolchi e contadini si facciano prendere troppo dall'entusiasmo
- enuncia finalmente, inquadrando lo scopo della chiamata di Mira presso la sua solitaria dimora.


Detto ciò, si volta improvvisamente in direzione del suo giovane e impacciato attendente: "Portate qui Jun" ordina seccamente, tanto seccamente da ricevere in risposta un farfugliare indistinto e un frettoloso scalpiccio, prima che la porta si chiuda alle spalle del ragazzo lasciando i due da soli, nella grande stanza profumata d'incenso.
Ryuzaki sembra alquanto assorto.
 
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view post Posted on 5/12/2020, 18:23     +1   -1
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Un altro profeta, un altro culto di invasati. Possibile che quel Paese non conoscesse altro? La gente di Sora no Kuni aveva passato così tanti anni ad adorare qualcuno che si professava un Dio, che non sarebbe più riuscita a fare altro. Ryuzaki era un leader militare, carismatico e magnetico quanto lo si vuole, ma pur sempre un uomo che amava risolvere le questioni con un ordine e una lama. La morte di Buraindo aveva messo in discussione ogni cosa: c'era chi amava il nuovo reggente, rispettando la sua forza, la sua influenza e il suo coraggio, ma c'era anche chi aveva smarrito la via da percorrere, ormai orfano della propria religione. Il Cielo era un paese che per decenni aveva resistito alle guerre, alle catastrofi naturali, ai complotti politici, e c'era riuscito grazie alla mente ottusa dei fedeli che ogni giorno rivolgevano le loro preghiere verso un'entità considerata onnipotente. Era la sagra dell'ignoranza, eppure Mira ne riconosceva il valore: per quanto Ryuzaki fosse riuscito a portare avanti una rivoluzione, l'altra faccia della medaglia aveva lottato fino alla fine per difendere gli interessi di Buraindo. Perché per quanto feccia, per quanto incredibilmente rivoltanti, i Priori erano riusciti per un'infinità di tempo a tenere ferreo il culto e la fede su cui ruotava ogni cosa. Era ovvio dunque, che al primo spiraglio di "Santità", la storia si sarebbe potuta ripetere. Che cosa aveva da offrire il nuovo Daimyo alla sua gente? Niente, solo armi, ostilità e paura.

Mira - Era questione di tempo e lo sappiamo entrambi. Cominciò la donna, entrando a gamba tesa tra una parola e l'altra di Ryuzaki. Il popolo è scontento, e non vede l'ora di seguire un altro Dio, qualcuno capace di donargli il miracolo di cui hanno bisogno. Sora no Kuni non è formata soltanto dagli uomini e dalle donne che hanno combattuto con noi il Credo, le isole erano piene di vedove di Buraindo.

Si portò indice e pollice sulla parte alta del naso, chiudendo per un attimo gli occhi vitrei. Stava celando nervosismo, o almeno questo voleva far intendere a chi come lei stava a fatica sopportando la nuova situazione che si stava formando.

Mira - Sai in quanti arrivano ogni settimana in ospedale con ferite autoinflitte? Vene recise, ossa frantumate, overdose. Tutti credenti in Buraindo che decidono di togliersi la vita per non essere stati degni di essere "salvati", o ancora peggio, per raggiungere la città della luce in cui credono sia finito il loro caro Dio.

Tornò a fissare l'interlocutore senza più perdere un millimetro di quegli occhi infuriati. Ryuzaki era orgoglioso di ciò che era riuscito a fare, e probabilmente gli sarebbe risultato quasi inconcepibile l'idea che qualcuno non gli fosse grato per aver estirpato una merda come Buraindo. Eppure il paese era grande, e volente o nolente, cresciuto di generazione in generazione con delle convinzioni precise.

Mira - Una fetta della popolazione, la più ignorante, non attendeva altro che un pretesto, una scusa per potersi nuovamente piegare su quelle ginocchia sbucciate e baciare i piedi al primo Angelo che fosse passato da queste parti. Strinse le mani poggiate sul tavolo in due pugni, con un certo sdegno verso certe realtà: Sarò lieta di smascherare quest'ennesimo falso profeta.

Motivazione ed entusiasmo erano i principali elementi che avevano spinto Ryuzaki verso l'ascesa del cielo, e come Jou, anche Mira sperò che da qualche parte in quello sguardo traboccante di egocentrismo ve ne fosse ancora memoria. Poi quel nome, Jun, era sicura di averlo già sentito da qualche parte.

Mira - Qualcuno verrà con me?

Poteva essere la giusta occasione per intervenire direttamente sul campo, agire per smascherare un nuovo pretendente alla "Divinità" poteva darle le carte giuste da giocare. Inoltre, non sarebbe probabilmente stata sola e se chiunque le si fosse presentato a fianco si fosse rivelato un fedelissimo di Ryuzaki, beh, ne avrebbe fatto volentieri un alleato... Dominando o meno.
Aveva preparato per anni lo scenario perfetto per provare a mettersi in gioco, lasciando che il popolo stesso si alzasse per chiedere a gran voce una nuova guida. Lo stava facendo, era il richiamo dell'opportunità e dopo il Cataclisma del Chakra e il miasma del Kishin, avrebbe mostrato come a poterli salvare vi potesse essere solo una persona.
 
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view post Posted on 6/12/2020, 18:32     +1   -1
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CITAZIONE
Segnalo errore materiale da parte mia: Mira non è nota a Sora no Kuni col suo nome vero (e ci mancherebbe), ma col nome di Jurei. Non edito i post precedenti, ma teniamo presente che contengono un'inesattezza, e pure bella grossa.



11 Settembre 252 DN – Sora no kuni, Ufficio Personale di Ryuzaki


Le dita di Ryuzaki tamburellano frenetiche sul bordo del tavolo che ospita il suo grosso e costoso giocattolo, incredibilmente silenziose: tanto silenziose da poter creare un fragore di tuono, nell'immaginazione dei presenti, se solo avessero incrociato lo sguardo nero come la notte di quell'uomo: un fondo di miniera di carbone, pronta a esplodere per i gas venefici accumulati nel suo stesso ventre.
No, non gli piace affatto quello che si sente dire, eppure l'unico commento che lascia fuoriuscire in proposito è un blando “Questione di tempo...”

Questione. Di. Tempo.
– ripete, con un tono via via più duro, sottolineando ciascuna parola con un colpetto delle dita – stavolta sonoro e ben udibile – sul legno lucidato a cera, una vena minacciosa che per un istante gli si gonfia su una tempia.
Inspira pesantemente ed espira sbuffando; lo spirito d'iniziativa della donna, tuttavia, sembra scacciare un poco di quell'umor nero che gli si è condensato addosso: annuisce, mentre la vena pulsante ritorna a riposo al di sotto della pelle del cranio.
“Sono una minoranza, per ora. Un piccolo tumore commenta sprezzante, iniziando a placare - consapevolmente o meno - quella caldera ribollente che è il suo umore. Ridimensionare la minaccia e ridicolizzarla è la via più rapida per raggiungere il suo scopo.
"Un piccolo tumore, che va estirpato prima che vada in metastasi, per utilizzare termini a cui siete più affezionata” mormora a labbra strette “ma prima di aprire questo paziente imputridito dall'oppio, concederemo a questi individui il lusso di mostrare la loro natura: benigni... o forse no. E credo proprio di avere la persona con l'esperienza adatta ad affiancarvi in questo piccolo, spiacevole incarico...”

Proprio in quel momento, si sente bussare alla porta.
Avanti!
Eccola qui...
apostrofa senza troppi ghirigori la figura minuta che fa il suo ingresso per la prima volta nel suo studio, evitando però di guardarsi intorno.

Il valletto torna ubbidiente nel suo angolino senza che Ryuzaki debba ricordarglielo. Forse ha qualche possibilità di cavarsela e superare vivo quella fase della sua formazione militare. La giovane donna che ha fatto il suo ingresso, rigorosamente un paio di passi indietro rispetto al suo accompagnatore, non accenna a sollevare lo sguardo da terra.
Ha la testa totalmente rasata, un incarnato pallido – sembra convalescente, più che di carnagione chiara – ed i lineamenti immobilizzati in un'espressione vagamente contrita. Indossa l'uniforme tipica dei ninja medici di Sora, su cui spiccano in bella mostra i gradi da Jounin; avrà al massimo diciotto, forse vent'anni. “Ed ecco la nostra Jun”
Quella annuisce, piegando gli angoli della bocca in un sorriso garbato.

“Ha un curriculum di tutto rispetto, studi incredibilmente approfonditi sulla psicologia della percezione umana, ma in particolar modo ritengo che l'esperienza fruttata dalla sua ultima missione sia la migliore freccia al nostro arco. Vedete Jurei, Jun è l'unica superstite della sua squadra medica: tutti sterminati da una mandria di invasati, fedeli a quel rudere marcio da cui li ho liberati” spiega senza il minimo tatto nei confronti della diretta interessata, che da parte sua non muove l'ombra di un muscolo: taciturna e remissiva. Cosa che a Ryuzaki sembra piacere tantissimo, visto che più ne parla, più l'entusiasmo torna a rinvigorire la sua voce baritonale. "Ne avrete certamente sentito parlare: quel paesetto sperduto, al confine con Tetsu no kuni"
La bocca di Jun ha un guizzo muto, che Mira avrebbe potuto facilmente interpretare lggendo il labiale: "...ashinai"

Sì, Utashinai, il nome di quel villaggio era sulle bocche di tutti la scorsa primavera e c'è rimasto per almeno un mese, tra il cordoglio di chi piangeva la squadra di medici innocui brutalmente assassinati dagli estremisti di Buraindo, e chi insinuava velatamente che il Governo avesse insabbiato qualche sua malefatta, sotto le spoglie di un'aggressione ingiustificata della guerriglia.

“L'incarico della sua squadra consisteva in una missione di ricerca: scoprire in sostanza i motivi psicologici per cui certe sacche della popolazione, nonostante il palese inganno a cui essa è stata sottoposta, non accennino ad abbandonare le loro vecchie superstizioni, e in che condizioni la loro riottosità si trasforma in fenomeni di guerriglia... dico bene?”
Sempre zitta, la donna rasata annuisce pacatamente.
“Certo, dopo quel brutto incidente c'è voluto il giusto tempo per rimettersi in sesto... ma direi che ora siamo in ottima forma, dico bene?
Un pallido sorriso si dipinge sulle labbra sottili e rosee della Jounin, quando finalmente si decide a sollevare la testa e ad incrociare lo sguardo di Ryuzaki: “In ottima forma, grazie all'inestimabile lavoro dei miei sensei. È un onore per me, poter lavorare al fianco di Jurei-sama... un onore inestimabiledichiara con un inchino diretto verso Mira, facendo allargare ancora di più quel sorriso soddisfatto sul volto di Masao Ryuzaki.

Contrariamente a quanto si sarebbe potuto immaginare, quegli occhi sono tutt'altro che spenti: color grigio ferro ed incredibilmente luminosi, irradiano un'energia che il resto del suo corpo sembra schermare, coi suoi strati di ossa, muscoli e pelle; la voce di Jun è morbida, tenue e leggermente cantilenante, pronta a soppesare ogni sillaba con la giusta calma e il giusto peso, senza affrettarsi, come se avesse tutto il tempo di questo mondo a disposizione. Non mostra nessuna di quelle tipiche tracce lasciate dai traumi psicologici, almeno per il momento, né è semplice riuscire a intuire se l'immobilità ieratica in cui il suo corpo è costretto fosse parte del suo carattere già da prima di Utashinai, o se sia uno strascico di quella brutta esperienza.
 
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view post Posted on 7/12/2020, 11:45     +1   -1
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Poteva un uomo implodere sul suo stesso ego in quella maniera? Mira se lo stava chiedendo in quel momento e se l'era chiesto per tutti e tre gli anni passati al suo fianco. Ryuzaki era stato davvero il salvatore di quel paese, era riuscito a fare un'impresa, a guadagnarsi la fiducia di un numero impressione di persone con la sua oratoria, con il suo carisma e in un certo senso, era come se fosse finito lui stesso vittima delle proprie parole. Non sopportava l'idea che vi potessero essere delle persone ancora fedeli a Buraindo, o che non apprezzassero il suo governo, per lui era una cosa assolutamente inaccettabile e senza il minino senso. Da un certo punto di vista era comprensibile: Buraindo era stato un tiranno e Mira stessa aveva vissuto con i propri occhi quanto rivoltanti fossero i Priori, tra una molestia sessuale e un'altra, ma il caro Generale, dopo un'ascesa incredibile e senza precedenti, era riuscito a far crollare il castello di carta che aveva costruito sotto di sé, messo davanti alla consapevolezza di aver fatto tutto per se stesso, per la gloria e per il suo nome gridato e fatto riecheggiare tra le isole e le montagne di Sora no Kuni. E adesso? Le conseguenze della caduta di chi non era stato in grado di sopravvivere così in alto.

Questione di tempo prima che un piccolissimo tumore emergesse, era ciò che aveva accettato di ripetersi, eppure non suonava bene ugualmente. Nonostante tutto però, sembrava voler dare una chance anche a chi gli aveva voltato le spalle in favore della straniera, e in tutta onestà era qualcosa che Mira non si aspettava assolutamente. Ryuzaki era più una persona di quelle che mandano al macello chi si tacciava anche solo lontanamente di tradimento: ciò che aveva fatto a Fuyuki se lo ricordava benissimo, e in quel caso, seppur riluttante, lo Hyuga sarebbe rimasto al suo fianco fino alla fine della guerra. A ogni modo, sarebbe stata al gioco, o per meglio dire, avrebbe tenuto d'occhio questo Jun ed eventuali altri accompagnatori per evitare che facessero epurazione di quella gente.

Questa, Jun. Era una donna e faceva parte della squadra di medici di Utashinai, brutalmente assassinati. Ecco dove aveva già sentito quel nome. L'idea di Ryuzaki era dunque ripetere quella che era stata una spedizione fallimentare con gli stessi obiettivi? D'altronde Jun era l'unica sopravvissuta, perché non completare l'opera mandandola a morire insieme al suo capo-medico? Sempre che le voci velate che fosse in realtà stato il governo e fare una cazzata non fossero veritiere, certo.

Mira ricambiò il cortese saluto, e provò a non mostrarsi troppo sorpresa nello scoprire in che condizioni fisiche versasse la povera ragazza. Avrebbe voluto quantomeno visitarla, sebbene una bella incisione di dominazione si sarebbe rilevata ben più efficace, e soddisfacente.


Mira - Il piacere è tutto mio, sono lieta di poter lavorare con chi ha già avuto esperienza sul campo, soprattutto con questa gente. Rispose con un sorriso più falso del nome con cui si riferivano a lei, ma Ryuzaki era entusiasta di quella accoppiata e Mira non avrebbe di certo rovinato ulteriormente la giornata del Secondo Daimyo. Sono molto curiosa dei tuoi studi sulla psicologia, ho molte domande. E quello di certo era vero - ma niente che non possiamo discutere mentre siamo in viaggio. Lo affermò con cortesia nei confronti di Ryuzaki, ma in realtà voleva semplicemente uscire da quella stanza nauseabonda. Per capire cosa fosse successo realmente a Utashinai ci sarebbe senz'altro stato modo, tempo e occasione.
 
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view post Posted on 10/12/2020, 21:46     +1   -1
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11 Settembre 252 DN – Sora no kuni, in viaggio verso sudest


La vettura sobbalza di tanto in tanto, mentre le ruote in legno gemono affondando nelle numerose pozze che costellano la strada in terra battuta; ormai è sera, le giornate si fanno più brevi di settimana in settimana, le piogge più frequenti e uggiose. Il convoglio inviato da Ryuzaki è composto da tre vetture, una delle quali inverosimilmente carica di strumentario medico – oggetti per i quali il Daimyo non si è preso nemmeno il disturbo di consultare le dirette interessate... probabilmente ritenendo molto galante l'idea di far trovare alle due signore tutto ciò di cui potessero avere bisogno, e senza nemmeno doverlo chiedere.
Non è improbabile che le due si sarebbero trovate a lasciare nei rispettivi imballaggi una gran parte degli oggetti loro consegnati, armamentario che nel frattempo si limita a rallentare l'andatura dei bufali aggiogati ai carri. No, cavalli non ce ne sono, quelli servono all'esercito.

Avranno a disposizione un intero ospedale da campo da convertire eventualmente a laboratorio – visto che non c'è in programma di menare le mani, almeno per il momento; cinque sottoposti - verosimilmente anche sottopagati - pronti ad ad accontentare ogni loro capriccio e un paio di quelli che forse un tempo erano stati ANBU, ora mestamente infilati in delle uniformi con un numero talmente sciocco di fronzoli e ornamenti che difficilmente avrebbero potuto cavare un ragno dal buco, senza spogliarsene. Corre voce che sia stato lo stesso Ryuzaki a disegnare quelle armature.
In questo momento i due soldati siedono a cassetta, uno nella vettura di testa e uno in quella di coda; la vettura centrale trasporta le apparecchiature mediche, quella di testa il personale e quella di coda le due fortunatissime protagoniste di quella vicenda.

Il carro, all'interno, somiglia di più a una carrozza troppo grossa: tanto grossa che i fianchi vengono sferzati dai rami che sporgono dalla boscaglia ai lati del sentiero, probabilmente graffiandone la vernice scura e i dettagli dorati; è dotata di divani imbottiti su due pareti, mentre i larghi ripiani in legno che sporgono dalle altre due sembrano pensati per fingere da scrivanie, con tanto di incasso per ospitare le boccette d'inchiostro ed altro materiale scrittorio. È anche la vettura dentro cui, volendo, le due – Yurei e Jun – potranno dormire, dividendo in due lo spazio occupato altrimenti da sette persone. Curioso il fatto che Ryuzaki abbia pensato di dare a Mira una coinquilina: tutti i salamelecchi con cui l'ha ricevuta avrebbero fatto presagire un trattamento ancora più sfacciato di quello presentato effettivamente.

In tutto ciò, la nostra Jun non ha proferito parola sin dall'inizio del viaggio: gli altri medici hanno salutato Yurei con deferenza, la loro connazionale con affetto e stima, dopodiché ciascuno è salito a bordo e il convoglio è partito, prevedendo di arrivare a destinazione a sera inoltrata, complice la lentezza irrimediabile delle bestie da tiro. La superstite siede da tempo immemore nel suo angolo, le mani composte in grembo e le palpebre socchiuse, quasi fosse immersa in chissà quali pensieri o meditazioni. È pure vero che Utashinai non è troppo distante dalla destinazione del loro spostamento: forse la donna starà facendo del suo meglio per mettere in pratica i suggerimenti dei suoi psicologi. Resta da vedere se Mira avrebbe o meno rotto quel denso silenzio, facendo risuonare qualche domanda in quel carrozzone troppo grosso, pericolosamente simile – a suo modo – a quelli al seguito della cosiddetta Purissima, che Ryuzaki tanto disprezza.


CITAZIONE
Post di transizione, ho voluto lasciare spazio per eventuali domande; se Mira preferisce non farne, ruola pure l'arrivo in una radura al limitare della foresta, in cui gli ex-ANBU accendono un falò e iniziano a preparare la cena (sigh) per tutto il personale medico, mentre i conducenti badano al bestiame, che viene legato agli alberi a diversi metri di distanza (sai, puzzano). È già notte quando si fermano, ed è buio pesto.
 
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view post Posted on 19/12/2020, 23:04     +1   -1
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Era una sera cupa quella che Ryuzaki aveva scelto per mandare in missione le due ragazze. La luna si nascondeva tra i cumulonembi carichi di tensione, e l'umidità aveva fatto alzare un fitto strato di nebbia. Era quasi uno scenario lugubre, che sicuramente poco si addiceva al percorso che avrebbe dovuto portarli al cospetto di una "Santa", ma le sagome delle tre isole, che giganteggiavano attraverso il velo, aiutavano ad immergersi in quello che era un paese Divino per natura. Mira era in perlustrazione, o quantomeno, il suo spirito lo era: anche lei come Jun era in meditazione, in collegamento con Yusekai e il mondo reale, in quella condizione che le permetteva di vivere e viaggiare esattamente e metà tra i mondi. Aveva fatto il giro di tutte le carrozze, notando la strumentazione medica a disposizione, il più che sufficiente personale al loro servizio e quella che avrebbe dovuto rappresentare la "Guardia" della spedizione. Che cosa era passato per la mente del Daimyo? Voleva bussare alla porta del nuovo Angelo per mettere in discussione le abilità che professava? Per quanto non escluse del tutto l'idea che fosse una strada percorribile, sfruttando la possibilità per la santa di mettersi in mostra davanti ai fedeli, era innegabile come fosse qualcosa di completamente affidato al caso. La donna avrebbe dovuto ricordargli come aveva reagito lui alle provocazioni di Fuyuki? Anche lo Hyuga aveva messo in discussione i metodi indegni di Ryuzaki e quest'ultimo... beh, aveva mandato dei sicari a toglierlo di mezzo. Poi magari era tutto un piano di Ryuzaki per togliersi dalle scatole sia Mira che l'unica superstite di un massacro che aveva causato un importante rumore mediatico, ed era una possibilità che non si sentiva di escludere a priori. D'altra parte, era sicura di non avergli mai dato modo di dubitare di lei, anzi, gli aveva sempre garantito rapporti in esclusiva sugli sviluppi scientifici, e gli studi sul Cataclisma e il Kishin. Erano rapporti pilotati e falsi, chiaramente, ma lui non poteva saperlo, nessuno poteva. E allora perché presentarsi in pompa magna e non mandarla come spia, chiedendole di infiltrarsi magari tra le fila della santona? E perché farla accompagnare? Troppe domande e troppe poche risposte. Al momento non poteva che lasciare correre, valutando la situazione man mano che si avvicinasse al suo obiettivo.

Mira - Posso essere molto schietta? Cominciò la donna, tagliando il silenzio prima con lo sguardo e poi con le parole - Perché Ryuzaki insiste con questa farsa della "ricerca psicologica"? Hai vissuto un lutto terribile, in una spedizione cominciata proprio in questo modo. Non hai paura di rivivere la stessa storia?

Voleva quasi metterla alla prova, per escludere lei e, di riflesso, anche Ryuzaki, dalle persone da cui guardarsi le spalle. Negli ultimi tre anni aveva collaborato in maniera attiva e convincente con il Daimyo, ma tra Cataclisma del chakra e Kishin, le possibilità di aver lasciato indietro indizi che la incriminassero per qualcosa erano presenti, infime grazie anche a Gaz, ma presenti. Era ovvio che non si fidasse a prescindere di Ryuzaki, e se non avesse dimostrato fiducia sul campo, Jun non sarebbe stata che una spia mandata da lui.

Mira - In tutta onestà preferirei metodi differenti per entrare in contato con questa persona. Arrivare in pompa magna in questo modo, con una strumentazione medica che penso salverebbe la vita al novanta per cento della popolazione al di sotto delle isole, che ne è sprovvista, non mi sembra appropriato, senza contare che tutta questa roba non ci servirà.

Risultò schietta, pungente, e se ne rese conto. Cercò dunque di fare un passo indietro e ricominciare, ricordandosi di star parlando con una ragazza chiaramente traumatizzata, dopo aver visto tutta la sua squadra essere fatta a pezzi.

Mira - Sai... anch'io ho perso qualcuno, in maniera orribile, e vedo i suoi occhi impauriti che mi guardano, ogni notte. Darei ogni cosa per fare le cose in maniera diversa, per non avere quegli occhi su di me, per cancellare quel ricordo... Si avvicinò di un posto, cercando lo sguardo dell'interlocutrice. Stava cercando di psicanalizzare un'esperta di psicologia? Forse, ma la storia che stava raccontando era vera. - Non tornerei mai in quella stanza, in quel momento. Tu perché sei di nuovo qui?

A giudicare dal passo lento del bestiame avevano una lunga serata per poter parlare tra donne, e per poter scavare nella mente di chi sarebbe dovuta essere una studiosa del settore. Era una storia che parlava di miracoli, e in tutta onestà Mira, a discapito di quanto avesse detto a Ryuzaki, non credeva al fato divino. Lei era una scienziata, una studiosa e gli unici miracoli che ammetteva erano quelli formati da molecole, elementi e chakra. In che modo invece una donna apparentemente esile ed indifesa era riuscita miracolosamente a sopravvivere a un massacro di quel tipo?
 
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view post Posted on 21/12/2020, 22:02     +1   -1
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CITAZIONE
Facciamo che cerco di postare comunque, sto crepando di sonno ma oh, almeno andiamo avanti!



11 Settembre 252 DN – Sora no kuni, in viaggio verso sudest


Alle prime parole di Yurei, gli occhi del medico si aprono e le iridi chiare vanno a posarsi sulla figura della donna, pieni di un'energia che a quel corpo sembra mancare, come se esso patisse la fame. “Paura...?” ripete, la bocca che si schiude in un sorriso che pare proprio sincero: peccato che le muoia quasi subito sulle labbra. “... forse” - ammette, battendo un paio di volte le palpebre e abbassando quegli occhi radiosi.
“Un fulmine non cade mai due volte nello stesso posto” - riprende, snocciolando una classica perla di saggezza popolare, senza alzare però lo sguardo, le mani posate ancora in grembo.
“Staremo più attenti. Faremo turni di guardia. Non lasceremo che nessun estraneo si accosti al convoglio.”
Tre affermazioni che accompagna con altrettanti cenni affermativi del capo, prima di sollevare di nuovo gli occhi ma senza fissarli sul volto di Mira - “Siamo stati sprovveduti.
Non credevamo che avrebbero potuto volerci fare del male, non a noi, dei medici... uomini di scienza... al servizio della popolazione”
continua a mezza bocca, come se stesse riflettendo ad alta voce - “Non si ripeterà. Non commetteremo di nuovo lo stesso sbaglio” - conclude, stringendo le labbra l'una contro l'altra.

Detto ciò, sembra come rattrappirsi nelle spalle, le mani in grembo ripiegate in due pugni; poi inspira profondamente, batte le palpebre un paio di volte, il volto sembra rasserenarsi e perdere quella ruga inquieta disegnata tra le sopracciglia sottili: Jun torna a sbocciare, rassicurando la sua interlocutrice sull'effettivo corso della Missione. “Ryuzaki-sama è un uomo frettoloso, come tutti gli uomini del resto. Frettoloso ed esagerato” commenta tornando a sorridere divertita, gli occhi che brillano come quelli di una bambina - “Non dovremmo buttarci di petto in mezzo a quella gente, sarebbe una pessima idea: resteremo in disparte, se voi concordate, Yurei-sama. Potremmo montare l'ospedale al limitare della foresta, magari vicino ad uno dei Villaggi vicini all'accampamento, e non tutta l'attrezzatura: solo quello che ci serve. Nascondiamo il resto tra gli alberi, lontano dai ficcanaso, ben sorvegliato. Conoscete la regione? Avete con voi una cartina?” le domanda lanciando occhiate in giro per la stanza - “Sono certa che tra tutta questa paccottiglia ci debbano essere anche le cose che ci servono!”
Sembra aver riflettuto per bene sul loro incarico, alla faccia del trauma psicologico e di quella sua aria deperita.
“Arriveremo di notte, nessuno si azzarderà a mettere il naso fuori di casa; se qualcuno dovesse farlo e diventasse insistente, notte o giorno che sia, non ci lasceremo cogliere alla sprovvista. Sempre che voi siate d'accordo.”

Il silenzio torna ad acciambellarsi al centro del carrozzone come farebbe un gatto obeso su un tavolo già ingombro, quando Mira pone la sua ultima domanda: Jun si acciglia, batte le palpebre e abbassa di nuovo lo sguardo. “Perché... sono di nuovo qui, mi chiedete...” ripete a bassa voce, lo sguardo assente. Pare quasi regredita al suo stato larvale.

Resta in silenzio per una manciata di secondi, prima di riprendere la parola.
“... non dovete preoccuparvi di questo, Yurei-sama.
Sono un soldato, ho superato lunghi anni di addestramento”
mormora sommessa, tornando ad annuire meccanicamente alle sue stesse affermazioni. “Devo essere così, è per questo che ho lavorato finora.
Non lascerò che un incidente rovini la mia carriera”
- prosegue, batte le palpebre, il tono di voce si fa via via meno fioco, più sicuro, più sonoro. "Questa anima lacerata troverà riposo" - mentre lo dice, si poggia la destra all'altezza dello sterno; poi la chiude a pugno, agitandolo a mezz'aria per sottolineare le frasi di un'arringa accesa, condotta con toni piuttosto duri e decisi.

“Non accetto di finire chiusa in casa con una squallida pensione, col solo scopo di trovare un uomo, fargli da mangiare e partorire i suoi figli” - asserisce marziale, raddrizzando le spalle e fissando lo sguardo metallico su di Mira: trasuda orgoglio, non c'è dubbio. Orgoglio, e qualcosa che brucia nel fondo di quello sguardo: desiderio di rivalsa forse?
“Terminerò la mia ricerca, Yurei-sama. Raggiungerò il mio obbiettivo. Ho già lasciato passare fin troppo tempo” dichiara sollevando il mento, vagamente altezzosa, con quei due occhi che sembrano illuminare la stanza e la sua presenza che sembra quasi espandersi nell'aria - “Voglio il posto per cui tanto ho lottato, quello che mi spetta di diritto, e non sarà un pugno di contadini imbarbariti armati di forcone a fermarmi... né loro, né i loro mandanti, né una carovana intera piena di straccioni zeloti prostrati davanti a un falso Kami!”
 
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view post Posted on 29/12/2020, 10:31     +1   -1
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Mira rimase basita, non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere. Aveva completamente frainteso la ragazza che le era stata affiancata in quella storia. Non era stata la fissazione di Ryuzaki a mandarla nuovamente in mezzo all'azione, o meglio, non era stata esclusivamente una sua decisione. Jun voleva essere lì, lo voleva con tutta se stessa, per rimediare ai suoi errori, per finire ciò che aveva cominciato insieme a coloro che avevano perso la vita durante la prima spedizione, sebbene forse non necessariamente per loro. E non solo, sembrava anche aver una buona panoramica di ciò che avrebbero dovuto fare una volta giunti nei pressi della “Santa”. La vide concordare sull'essere attenti e circospetti, sull'agire in maniera diversa rispetto al primo fallimentare tentativo, e anche riguardo l'accampamento e ai mezzi medici da utilizzare sembrò molto più lucida di quanto Mira credesse. Sì, la kunoichi di Yugure aveva frainteso la situazione, il ruolo stesso che la ragazza avrebbe ricoperto nella vicenda, e che avrebbe voluto ricoprire. Quando quest'ultima parlò di Ryuzaki, del suo essere frettoloso ed esagerato, come l'aveva lei stessa definito, gli occhi di Yurei si assottigliarono, come si fa quando si prova a mettere a fuoco un dettaglio lontano. Quella non era certamente una ragazza succube del Daimyo, o meglio, sarebbe potuta esserlo, ma non senza qualcosa in cambio. Era dura, consapevole, ambiziosa, seppur da fuori si mostrasse come una ragazzina traumatizzata da eventi terribili e in balia dello scorrere degli eventi. Non si trovava in quella carrozza trainata da bestie, con il leader della squadra medica di analisi e sperimentazione per caso, lei era lì perché voleva esserlo, e avrebbe detto o fatto qualsiasi cosa per non tornare indietro a mani vuote. Mira rimuginò molto sulle sue parole, del suo essere una kunoichi addestrata, perché lo aveva affermato con rabbia e fierezza. Non si sarebbe fermata finché non avesse raggiunto il suo scopo, e proprio su quell'ultima affermazione, Mira si sarebbe presa tutto il tempo per indagare.

Mira - Condividiamo molto più di quanto pensassi, Jun. Entrambe abbiamo conosciuto il dolore della perdita, e la rabbia che ne scaturisce successivamente. Forse avrei dovuto fare come te, forse sarei dovuta tornare in quella stanza, e forse un giorno lo farò... - Era la logica prosecuzione del ragionamento cominciato pochi istanti prima, ed era quello che avrebbe dovuto dire per risultare coerente con la facciata che stava mostrando alla compagna, eppure quelle parole le risultarono talmente naturali che per un attimo ci credette davvero: sarebbe mai tornata a Kiri per affrontare il suo passato? Sarebbe davvero stata in grado di combattere lo sguardo giudicatore di suo padre? Erano quesiti che non si era mai posta fino a quel momento, perché in fondo, arrivati a quel punto, non avevano poi così importanza. Il viaggio continuò per un po' nel silenzio, finché i carri non si fermarono al limitare della foresta, in quella che era una radura completamente immersa nel buio e nella nebbia che non accennava ad alzarsi. Gli ex ANBU si preoccuparono di accendere il fuoco per scaldarsi dal freddo e per preparare la cena, mentre alcuni membri del personale medico controllarono che i continui sobbalzi dei carri sulla strada sterrata non avessero danneggiato qualche strumentazione sensibile.

Mira – In cosa consiste di preciso lo studio che hai fatto? Com'è applicabile sui soggetti? Voleva prendere quell'argomento già durante il viaggio, ma il discorso si era spostato altrove - La finalità della prima spedizione era davvero comprendere il motivo per il quale alcune persone decidono di rimanere fedeli al Credo? A me sembra piuttosto comprensibile, soprattutto per un paese che per decenni non ha conosciuto altro che questo. Buraindo era un tiranno, ma aveva influenza. Io stessa, che durante la rivoluzione mi sono finta una credente, ho pensato per un attimo di avere a che fare con qualcosa di… “divino”. Non sarebbe la prima volta per il continente dei ninja. Non mi sorprenderebbe se ci fossero persone che adorano ancora oggi Watashi, per fare un esempio.
 
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view post Posted on 30/12/2020, 23:44     +1   -1
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11 Settembre 252 DN – Sora no kuni, nei pressi del Villaggio di Awaji


Jun sorride enigmatica alla prima affermazione della donna, senza scoprire i denti, tornando ad incrociarsi le mani in grembo. “Verrà il vostro tempo quando sarà maturo, Yurei-sama. Non raccogliete lo Yuzu acerbo” replica con garbo, tornando a sfoggiare un certo attaccamento a quella sorta di saggezza popolare che l'ha animata anche poc'anzi.

*



Poter passeggiare sulla solida – benché umida – terra, reca con sé un certo ristoro per i corpi stanchi di assecondare il caracollare dei carri sulle strade malridotte; le fiamme crepitanti scacciano l'umidità, sebbene lo facciano nel giro di pochi metri. La stagione è ancora propizia per gli insetti, specie nel fondovalle: tra i cespugli friniscono ancora i grilli, destinati a morire di freddo nelle prossime settimane.
Mentre il resto del personale si affaccenda tra pentole e casse, Jun non perde occasione per frugare nei cassetti del carrozzone in cui ha viaggiato assieme a Yurei: la sua ricerca frutta un paio di carte topografiche abbastanza accurate. Una raffigura il villaggio non troppo distante, con un'abbondante porzione di bosco e un numero elevato di piccoli corsi d'acqua che tagliano la selva; l'altra è in scala più larga e comprende l'area che si estende fino al confine con Tetsu no Kuni... per lo più coperta di foreste, tanto per cambiare. I piccoli villaggi sono appena visibili in mezzo a tutto quel verde.

Jun sembra impegnata a riflettere sulle cartine spiegate su di una cassa, quando Yurei le rivolge di nuovo la parola. La cena è ancora in via di preparazione ed è meglio non pensarci troppo, per tenere l'appetito a bada. “In realtà... sì” risponde senza reticenze alla seconda domanda, senza staccare gli occhi dalla cartina, con la schiena leggermente ingobbita.
“Sono a conoscenza delle voci che girano sulle presunte intenzioni del Governo, ma non sarebbe la prima volta che un solido fatto venga travisato, offrendo interpretazioni più o meno fantasiose. Era uno studio complesso.
Avevamo preso accordi con alcuni esperti internazionali di una nuova scienza chiamata sociologia”
le spiega, sollevando una mano per massaggiarsi la base del naso per qualche istante, prima di riprendere a parlare - “Il mio scopo invece, nello specifico, era comprendere in che maniera applicare i principi dello Shinri-gaku alla previsione dei comportamenti umani. Adattabilità e resistenza. Stavo rielaborando i dati ottenuti tramite i miei questionari, quando... è successo ciò che sapete anche voi. E della collaborazione immagino non se ne sia più fatto nulla."
Sembra piuttosto provata. Le mani dalla base del naso passano a massaggiare le tempie, gli occhi che si socchiudono, anche se il filo dei pensieri e la voce sicura non risentono dello sforzo; udire il nome di Buraindo, tuttavia, riesce a smuovere quel corpo tutto chiuso in se stesso, facendolo sobbalzare come punto da uno scorpione e raddrizzare come un cobra reale.

L'ondata di sdegno e fastidio che si sprigiona da tutto l'essere di Jun quasi investe la radura come un'onda d'urto intangibile; la giovane solleva lo sguardo, che quasi balugina nella penombra, e sibila carica di una bile e di un astio a mala pena controllati - “Allora hai preso un bell'abbaglio!”
Tutti nella radura si immobilizzano, gli sguardi puntati sul giovane medico e carichi di sorpresa, pietà, dubbio, preoccupazione.

Lei si blocca per qualche istante, le mani strette a pugno ferme esattamente dove le ha abbattute di scatto, sgualcendo tutte le cartine... e infine lascia che un sospiro tremante le strisci fuori dalle labbra contratte, tornando ad abbassare il capo, quasi in penitenza. Di nuovo regredita nello stadio larvale.
“Vi prego di scusare il mio comportamento e il mio scarso rispetto” mormora, fissando le fiamme che consumano lentamente i ciocchi di legna accatastati al centro della radura. “Non mi nasconderò dietro facili scuse.

Buraindo...” e pronuncia quel nome come se ogni sillaba pesasse una tonnellata e le riempisse la bocca di una melassa dal sapore immondo - “è... stato... un seduttore.
Un abile, meschino, subdolo seduttore.
Un burattinaio, un illusionista, un imbonitore, un terrorista, un retore, un sofista...
ma non certo un Kami onnipotente
sputa quasi, scrollando il capo come per liberarlo di certe idee spiacevoli. Afferra le cartine e una alla volta inizia ad arrotolarle, spianando le pieghe frastagliate prodotte dalla sua reazione inconsulta. Attorno a loro, il resto della squadra si è abbastanza tranquillizzato da tornare ai propri compiti, non senza lanciare ogni tanto un'occhiata di sottecchi alla giovane.
“Ha avuto tempo, mezzi e persone che l'hanno aiutato a costruire la sua messinscena, colpevoli quanto e forse più di lui di tutte le conseguenze che ciò ha recato alla vita degli esseri umani che lo circondavano.”
Un'analisi tanto lucida quanto politicamente schierata: “Provate a pensarci, Yurei-sama: se degli stessi mezzi foste stata dotata anche voi, cosa avreste potuto ottenere, in un arco di tempo congruo?” le domanda a bruciapelo, le sopracciglia aggrottate come onde del mare in tempesta.
 
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view post Posted on 31/12/2020, 12:48     +1   -1
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Era un campo incredibilmente affascinante per Mira, perché non era semplicemente uno studio psicologico sulla mente umana, ma andava a scavare direttamente nei suoi meandri più reconditi, ponendosi l'obbiettivo di spiegare il comportamento sociale di un gruppo di persone. La kunoichi di Yugure aveva sempre dato per scontato la motivazione che portasse i fedeli di Buraindo a continuare a professare la sua religione, nonostante le ingiustizie subite dai Priori e dal loro stesso “Dio”. Eppure, l'idea di spiegare a livello scientifico quella scelta era qualcosa di illuminante, sconfinato, dalle infinite possibilità. Il pensiero al percorso effettuato per comprendere e imparare la Dominazione del Fuoco, la tecnica che le aveva insegnato Fuyuki, fu ovvio: anche in quella circostanza si era ritrovata a dover comprendere un'altra persona, a dover empatizzare con lei, sebbene lo studio specializzato di Jun le sembrava essere leggermente diverso. Era qualcosa che a Gaz veniva estremamente naturale, il comprendere le persone… proprio come suo padre, proprio come colui che aveva ingannato il mondo.

Proprio come Jun stava descrivendo Buraindo.

Al sentir nominare di quel nome, la ragazza esplose in un impeto di rabbia. Tutti i presenti all'accampamento trasalirono, voltandosi nella sua direzione e chiedendosi se fosse tutto apposto, se tra le due donne non vi fosse nessun problema. E in effetti il problema c'era eccome se ad innescare una reazione del genere bastasse un nome. Quel tiranno, che per anni aveva tenuto in scacco l'intero paese del Cielo, aveva lasciato cicatrici indicibili sull'anima di coloro che Ryuzaki, nel bene e nel male, aveva liberato. Mira era stata testimone del vomitevole comportamento dei Priori, e aveva vissuto sulla propria pelle la falsità di quel “Dio” quando l'aveva venduta alla prima buona occasione, eppure… quanto giustificabile poteva essere una risposta del genere da parte di una donna temprata, a sua stessa ammissione, da anni di addestramento in quel campo specifico? No, non era tutto apposto nella sua mente, i traumi vissuti erano visibili e una donna privata della propria virtù, per quanto esperta di studio comportamentale e sociale, rischiava di perdere se stessa alla ricerca di demoni invisibili. Mira la guardò a lungo, in silenzio, mentre parlava, e vide gli occhi di una persona disturbata, alla ricerca ossessiva di qualcosa che le sfuggiva dalle mani. Rivide se stessa e ciò la turbò, riconobbe la nebbia di Kiri in quella radura, e il proprio viso allo specchio, ferito e ossessionato in maniera sbagliata. Mira aveva avuto Seiri e Kai, prima di maturare e non ne averne più bisogno, ma senza di loro che cosa avrebbe fatto? E Jun? Era una kunoichi ambiziosa e piena di rabbia, un dualismo pericolosissimo.
Quando poi, continuando, Jun descrisse il Tiranno, le sembrò di riascoltare i nemici di Kai, coloro che da Kirinaki avevano sempre cercato di scappare, o che avevano provato a combatterla: Tensai, Shinan, lo stesso Jagura a modo suo, e anche quel giovane Senju e la Yamanaka. Quest'ultima più di tutti, poteva comprenderla, perché Kai era stato un seduttore, un illusionista, un burattinaio… già, Mira sapeva perfettamente che cosa le stesse dicendo Jun. Poi quella domanda, curiosa, attesa, che in fondo Mira le avrebbe chiesto a sua volta. L'aveva battuta sul tempo, ma andava bene.


Mira - Beh... Cominciò sorridendo, pensando a come infondo ambisse a qualcosa di ugualmente grande, sebbene totalmente diverso - Io sono una donna di scienza, un medico, una studiosa. Io avrei sfruttato queste risorse per fare di questo paese un centro della cultura, un luogo in cui l'unico peregrinaggio sarebbe da farsi tra informazione e conoscenza, in favore della scienza.

Era la verità, edulcorata il più possibile, senza specificare che avrebbe volentieri fatto saltare qualche testa per raggiungerla. Eppure era sicura che quel paese ne avesse bisogno, di informazione e conoscenza. La domanda successiva di Mira era scontata a quel punto, ma terribilmente attesa:

Mira - E tu, che cosa avresti fatto? E dove vuoi arrivare? Pensò, ma non glielo disse, non era ancora il momento.
 
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view post Posted on 1/1/2021, 19:31     +1   -1
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11 Settembre 252 DN – Sora no kuni, nei pressi del Villaggio di Awaji


Forse è lo stesso impeto con cui ha lanciato la sua domanda a Yurei a rimbalzarle indietro, dritto in faccia: non appare tanto stupita della risposta della donna, quanto del fatto che le sia stato improvvisamente rivolto lo stesso interrogativo. E sembra pure piuttosto pronta a rispondere, nonostante quel sollevarsi sorpreso delle sopracciglia: tutto nel suo corpo sembra volersi preparare a ribattere, quando le labbra improvvisamente si serrano, lasciando che l'aria pronta a risuonare fuoriesca sibilando dal naso.
Batte le palpebre un paio di volte, china la testa, il tono si fa mesto: “Fino a non molto tempo fa, non riuscivo nemmeno a concepire una realtà differente da quella in cui sono stata cresciuta: lui che splendeva come il sole e tutti noi esseri inferiori che ruotavamo attorno alla sua luce” esordisce, la voce che da triste si carica lentamente di una tensione strozzata... una polemica ingoiata, negata per anni... “ciascuno secondo il proprio ruolo, in base al proprio compito, senza mai mettere in discussione quell'ordine prestabilito delle cose. Il cibo è sempre arrivato in tavola e se si levavano le voci cariche di sofferenza di coloro che non avevano la medesima fortuna, ci dicevamo che le sue vie erano imperscrutabili e che la nostra convinzione non poteva vacillare di fronte alla prova!
Pfeh!
esclama stizzita, con un verso carico di disgusto verso il passato, verso quelle convinzioni, forse addirittura verso la se stessa di un tempo. Batte le palpebre, solleva il viso, gli occhi grigi e luminosi si piantano in quelli di Mira.

“Vedete...” riprende, abbassando la voce con cautela - “Anche con un uomo come Ryuzaki al governo non manca il pane dalla tavola, ciascuno deve fare il suo e c'è sempre qualcuno che muore di fame, da qualche parte, e ci diciamo che no, questo non può farci salire in testa altre idee rivoluzionarie” mormora facendo spallucce, sopperendo al tono di voce moderato con gesti concitati delle mani e con una vivace mimica del volto “La grandezza di Bu... di quell'impostore - la sola idea di chiamarlo per nome pare disgustarla abbastanza da farle cambiare idea - “è stata così incommensurabile, che è riuscito ad allestire un misero circo, identico a quello del nostro magnanimo liberatore, sperperando una quantità di sostanze e vite umane incommensurabile. L'unico guadagno che ha ottenuto, il solennissimo caprone, è stato di far durare la sua patetica messinscena per una manciata di secoli, invece dell'arco della vita di un comune essere umano... perché non era niente di più di questo.
Un maschio umano. Presuntuoso, arrogante, piccolo uomo.
La montagna così partorì il topolino...”

Quelle parole cariche di rancore e sarcasmo sembrano essere rimaste lì, sepolte in quel petto, per un tempo tanto lungo da averle trasformate in un carbone tanto puro da poter alimentare qualsiasi tipo di fornace ardente. Le ombre del falò disegnano sul volto della giovane lunghe ombre livide.

“C'è già stato sufficiente spargimento di sangue... niente tornerà come prima, ormai questo popolo ha perduto la sua innocenza. Non credo potrà più fidarsi davvero di chiunque.
La verità, Yurei-sama, è che nessuno potrà più avere gli stessi mezzi dell'uomo che si fece Kami: è stata un'occasione unica nella storia, che non può ripetersi. Per questo non riesco più a figurarmi una risposta alla vostra domanda.

Il bambino che ha perduto la sua madre e ha vissuto nella menzogna per lunghi anni, credendo che ella fosse morta e accettando da un uomo insensato lusinghe e percosse in uguale misura, per il sacro dovere di obbedienza che lo lega al genitore in vita. E poi quell'uomo muore, il bambino scopre che nulla nel loro sangue li teneva legati, che era tutto un amare, un gioire e un soffrire insensato. Come potrebbe accettare la donna che bussa alla sua porta come la madre da tempo perduta? Come potrebbe il sospetto non mettere radice nel suo animo?

Eppure... dopo anni e anni di oblio, il mio animo brama che gli esseri umani distinguano l'oro dall'ottone. Perché riconoscano il valore e il merito e lo accettino senza invidia, che senza pensieri oscuri lascino che sia il meritevole a guidarli, quella persona soltanto, che saprebbe guidarli come una madre vera: che essa abbia il suo posto che nient'altro può occupare, riconosciuta da tutti, rispettata da ciascuno, senza inganni o imbrogli o armi o menzogne... il momento giusto, Yurei-sama...”
si interrompe per prendere fiato, dopo quella lunga arringa - “bisogna saper attendere il momento giusto.

Come ha fatto l'Impostore secoli or sono.
Tutte le sostanze del mondo al momento sbagliato, e il mondo saprà ridurti in brani.
Aspettare che il bambino plachi la sua ira e sia pronto ad abbracciare la madre tornata per lui. E scacciare gli imbroglioni alle porte”
aggiunge con un breve sbuffo carico di ilarità, con un cenno del capo in direzione del bosco.

Infine china il capo, sbattendo nuovamente le palpebre, prima di concludere: "Perdonatemi se mi sono dilungata. Sono discorsi affascinanti... nient'affatto estranei al mio campo di ricerca" confessa con un sorriso triste e pensieroso.

 
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view post Posted on 4/1/2021, 12:27     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Un discorso affascinante e preciso, che avrebbe rapito qualsiasi interlocutore. Anche Mira dovette ammetterlo, non senza una certa sensazione di inquietudine. Quella giovane donna aveva una consapevolezza del generale, della storia, della vita stessa di quel paese che lei non aveva. Ogni singola parola da lei proferita sembrava essere stata incisa nella sua anima, nel suo cuore. L'ardore dei suoi occhi avrebbe travolto chiunque le fosse stato contro in quell'istante, ma la verità era che nessuno avrebbe osato farlo. Perché aveva ragione, quel popolo mai si sarebbe fidato di una madre all'alba di una tragedia, dopo secoli di tirannia e morte, di dolore e sofferenza, ma tutto sommato anche di vita, religione e prosperità… in qualche modo. La rivoluzione di Ryuzaki aveva permesso agli scontenti di ergersi sul pulpito e gridare la propria misera condizione, e aveva messo a nudo le atrocità del Kami secolare. Ryuzaki aveva ridato al popolo la speranza, a patto che si lasciasse completamente andare alla sua volontà, proprio come il suo predecessore. Jun stava però andando oltre: vedeva l'inganno, il disegno, riusciva a percepirlo, al punto da paragonare i due governi senza risultare folle. Come ci riusciva? Fu lei a rispondere a questa domanda mai posta, quando dopo il suo lungo discorso, si scusò ammettendo che i suoi studi trattassero proprio quegli argomenti. Lei aveva passato anni ad approfondire la psicologia umana, entrando a contatto con le sue coscienze diverse, con le sue ambiguità, con le sue sfaccettature antitetiche. Era un percorso che l'aveva portata lì, ad avvicinare una Santa che professava miracoli, per smascherarla… ma non in nome di Ryuzaki. Lei era lì per se stessa, per cancellare un fallimento, per ricostruire sui ruderi che chiunque prima di lei aveva lasciato a Sora no Kuni. La risposta che diede a Mira poteva risultare scontata, ma era in realtà molto più veritiera e concreta rispetto a quella che le aveva rivelato la donna dagli occhi vitrei: non ci sarebbe mai più stata una condizione favorevole come quella di cui aveva goduto Buraindo, e il popolo non si sarebbe più concesso con la forza che aveva affidato a Ryuzaki. Bisognava capire di cosa avesse adesso bisogno, che cosa doveva offrirgli la madre ricomparsa dopo una vita intera. Era questione di opportunità, di pazienza, e bisognava costruire attorno alla mente di quel Paese.

Fu nelle lingue di fuoco che Mira vide ardere la volontà di Jun, ed è lì che riconobbe il fuoco che avrebbe raso al suolo la strada dietro di sé. Quella ragazza forse non lo sapeva nemmeno, ma aveva tutti gli strumenti per stravolgere quel circo e tirare su un nuovo, diverso, spettacolo teatrale. Le tremarono le dita, colta dall'incredibile pulsione di affondarle nella sua gola e prendere un po' del suo sangue, per dominarla, per farla sua, ma la tecnica di Fuyuki creava golem senza testa, e a lei sarebbe servita la sua mente, la sua esperienza, il suo… sapere. Ryuzaki le aveva messe insieme, e allora Mira avrebbe cercato di trarre il meglio da quella collaborazione, prima che potesse diventare troppo pericolosa.


Mira – Non preoccuparti, Jun. Come ti ho già detto sono una studiosa e amo esplorare anche i campi che non sono propriamente i miei. Quindi allungò lo sguardo sulle cartine che Jun stava studiando già da qualche minuto. Considerando la radura in cui si trovavano, doveva esserci un villaggio vicino a loro, probabilmente quello che gli interessava. Era stato un discorso senz'altro istruttivo quello con la ragazza, e sapere come avesse intenzione di agire dopo aver già subito un primo sonoro fallimento, faceva parte della ricerca di consapevolezza che Mira voleva portare avanti su di lei.

Mira – Awaji… è il villaggio in cui si è fermata la “santa”? Come hai intenzione di avvicinarla?

L'opinione di Jun diventava improvvisamente importante e, soprattutto, interessante. In quella storia, dalla sua posizione e con la sua conoscenza, la ragazza sarebbe potuta essere un'arma potentissima, o una nemica da temere.
 
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view post Posted on 6/1/2021, 19:33     +1   -1
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11 Settembre 252 DN – Sora no kuni, nei pressi del Villaggio di Awaji


“La Purissssssima" sibila Jun, con un lungo sussurro carico di dileggio e un sopracciglio sollevato - "Sì e no” riprende, in un primo momento mantenendo quella sua aria dimessa e triste, ma l'interesse di Mira per la cartina sembra far scattare qualcosa in lei, che la riporta immediatamente in arcione: si raddrizza, sbatte le palpebre, liscia quella carta bistrattata e picchietta col dito una zona distante dal paesino qualche centinaio di metri. Sembra una radura erbosa situata lungo una lunga strada che collega Tetsu no Kuni con Sora – con molte giravolte e deviazioni, seguendo di pari passo lo scorrere sinuoso di uno dei corsi d'acqua che attraversa quella regione di confine. “La carovana si è sistemata leggermente fuori del paese, forse per il motivo che ci preannunciava Ryuzaki. Se la carovana è più grossa del normale, avrà bisogno di più spazio.

In base alle informazioni che ho raccolto gli scorsi anni su quel Culto, resteranno qui sul posto finché ci sarà qualcosa da guadagnarci: la loro filosofia di vita è finora è stata discretamente apprezzata, ma non effettivamente popolare.
Normalmente vivono di elemosine e offerte dei fedeli, vendono chincaglierie e amuleti, si fanno pagare per effettuare preghiere di vario tipo; nel momento in cui la popolazione dell'area inizia ad affluire in quantità minore e gli incassi scendono, loro levano le tende e si spostano.
Come anticipato dal nostro onorevole Daimyo, normalmente i nomadi non riscuotono a prescindere un grande successo: di fatto non lavorano e per quanto essi possano professarsi pacifisti e di animo puro, ci sarà sempre chi li accuserà di frode o furto”
aggiunge con un sorrisetto carico di sufficienza, non senza calcare burlescamente sull'epiteto lusinghiero affibbiato a Ryuzaki - “Tuttavia, come anche Ryuzaki-sama ha realizzato, qualcosa è cambiato di recente... e stando alle voci che arrivano, c'è qualcosa che non va.

Le sopracciglia aggrottate del medico e le labbra arricciate in una smorfia di disappunto sottolineano l'intensità del sospetto che attanaglia la giovane: sembra quasi aver messo il broncio, e immersa com'è nei suoi pensieri, quasi dimentica di rispondere alla seconda domanda di Mira - “Ah, sì...” si riscuote finalmente, scuotendo la testa - “Beh, sono abbastanza convinta che la maniera più semplice di avvicinare la carovana sia spacciarci per due pellegrine. Inventare una scusa non è così complicato: quel posto sarà un porto di mare, e se è vero che c'è più gente del solito in circolazione, non daremo nell'occhio.
Per il momento, Yurei-san, suggerirei di limitarci a una ricognizione e decidere il da farsi in base a ciò che troveremo... in particolare, sarebbe l'ideale riuscire ad assistere a uno di quei... miracoli, se così vogliamo chiamarli”
le spiega, continuando a mostrarsi divertita, nella voce e nelle espressioni del viso, all'idea di assistere ad uno di questi – per così dire - fenomeni paranormali.
Sarcasmo che tuttavia non si rispecchia nel suo sguardo: ora che tace con lo sguardo perso tra le ombre del bosco, quei due occhi ardono come se volessero incenerire qualcosa.
 
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56 replies since 14/11/2020, 23:09   915 views
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