[Kiri] - Clan Hozuki

Dagli archivi della biblioteca di Kiri, documento No. 34748, risalente alla Colonizzazione.

- Dalla corrispondenza del Maestro Isahim, anno tredicesimo del suo viaggio.

Maestra Ajani, una volta mi dicesti che l'acqua è vita, che non vi sarebbe civiltà senza la sua mano nutrice... ma io non sono d'accordo. Non crederai ad una parola di ciò che ti scrivo, e lo comprendo bene; io stesso fatico a ritenermi un uomo di scienza...

Quando sono partito per fare dello studio pratica, ho affrontato le più terribili tempeste. Il mare mi ha quasi inghiottito, le onde hanno spezzato remi e squarciato vele... eppure io ho sempre prestato fede alle tue parole. Conoscevo la natura e le sue meraviglie, e così la nostra storia, come tu le conosci... ed è per questo che i miei occhi non hanno voluto credere fino all'ultimo.
Avvicinandomi a queste sponde ho udito di uomini abitanti gli abissi, di volti fatti di spuma ed alga, di interi equipaggi trascinati nelle profondità dal mare in forma umana... e nella mia caparbietà ho creduto solo alla parola scritta. Ma quando le onde hanno imbracciato le armi, quando la marea ha levato il suo grido di battaglia, sono stato costretto all'umiltà. Molti sono periti sotto il mio sguardo, combattendo lame intangibili, e la preparazione dei ninja di guarnigione non è servita a nulla. Alla fine non rimase che lo scrosciare delle onde, e l'odore del sangue misto alla salsedine.
La vita mi è stata risparmiata, perché costoro si battono contro un nemico che non sono io, ma il tempo speso in loro prigionia mi ha insegnato che qui in occidente la natura non è semplice madre o serva, è anche sorella. Hozuki; dei barbari ai miei occhi terrorizzati, eppure capaci di mostrare la dignità di chi combatte per la propria terra senza divenire carnefice. Altri innocenti sono passati per le loro sale, e ritenuti tali le hanno lasciate indenni, perché negli Hozuki c'è una fierezza che va oltre lo spirito tribale.
La loro discendenza si perde negli albori della storia, aggrappata ad un'esistenza fatta più di oceano che di terra. Impossibile dire come abbiano sviluppato tale abilità, e come sempre è nell'ignoranza che il mito ci viene incontro...
Si narra che, millenni or sono, gli dèi avessero tracciato una linea ben definita tra mare, cielo e terra. Il primo sarebbe appartenuto agli animali, il secondo a loro, la terza agli esseri umani. Si può dibattere sul come sia originata questa distinzione, e personalmente potrei attribuirla alla carenza di fauna silvestre, ma meglio non soffermarsi su ciò, per ora; quel che interessa è che le divinità non ammettevano eccezioni: chiunque avesse messo piede in acqua sarebbe stato punito severamente.
Da ciò la paura per l'oceano, ed inevitabilmente la nascita di una sua icona. Una creatura mostruosa, venuta per distruggere il regno della terra. Si ebbe dunque un eroe, secondo alcuni egli stesso di nome Hozuki, che combatté per difendere il mondo emerso. Gli dèi vennero in suo soccorso, fornendogli armi in grado di penetrare la corazza invincibile della bestia, e per loro tramite egli riuscì a respingerla negli abissi. Conoscendo la natura vendicativa del mostro, tuttavia, l'eroe non lasciò che fuggisse, e contravvenendo agli assiomi divini commise quanto il mostro aveva minacciato di fare.
Nelle profondità riuscì finalmente ad uccidere il flagello, ma una volta intenzionato a rimettere piede a terra sentì una presa invincibile trattenerlo. I piedi si liquefacevano al solo toccare gli scogli, e le mani non erano più in grado di stringere materia solida. Era stato bandito oltre il confine, condannato ad essere dimenticato da coloro che aveva salvato.
Una storia tragica, senz'altro, probabilmente animata dalla repulsione che le popolazioni dell'entroterra devono aver sviluppato per una natura simile... ma ora, nonostante tutto, sento di non avere le prove per bollare la leggenda di mera allegoria. Sono stato liberato, e finalmente ho potuto stabilirmi in una delle isole maggiori. Qui posso dedicarmi allo studio, e alla scrittura, protetto dalle forze armate che stanno inesorabilmente esplorando ed occupando questo paradiso perduto... tuttavia, dopo aver visto quello che ho visto, non sono più certo che questo sia il mio posto, o che gli Hozuki combattano per una causa meschina.
Perciò comprendi come mai il mio disaccordo: se la nostra civiltà è nata dall'acqua, loro ne sono l'incarnazione. La loro fierezza e libertà è qualcosa che non riavremo mai indietro, un tesoro selvaggio ed insondabile, inarrivabile, come l'oceano.

A presto.