[Kumo] - Flauto Demoniaco

La leggenda vuole che, diversi anni prima della fondazione dei grandi villaggi ninja, vivesse nel Paese del Gelo un eremita dal volto scavato dalle mille intemperie dei suoi viaggi, un viandante che aveva visitato ogni luogo del mondo conosciuto e visto, con i suoi stessi occhi, la maestosità della Foresta del Fuoco, l'accecante bagliore della grande distesa dorata del Vento, l'idilliaca vastità delle pianure verdeggianti del Fiume e dell'Erba, l'austera bellezza del Cielo, il candido pallore della Neve, l'arida solidità della Terra e l'abbacinante riflesso dell'Acqua.
Per ognuno di questi paesi, visitati nel corso dei suoi lunghi viaggi, l'uomo aveva composto una sinfonia, che subito richiamava, alle orecchie di chi aveva la fortuna di ascoltarla, la magia che permeava i paesaggi di cui l'eremita narrava nelle sue opere. Che fosse un bambino, un adulto o un anziano a domandargli dei suoi viaggi, la sua risposta era sempre e solo una: impugnava il suo flauto, l'unico vero possedimento che aveva, e suonava.
Grazie al suo strumento, ogni singola peripezia o emozione provata nel visitare quelle terre riusciva a toccare l'animo di chi prestava orecchio alle melodie, che sembravano incarnare alla perfezione lo spirito del paese cui esse erano dedicate.
Proprio a causa di questa sua peculiare abilità, la fama dell'uomo crebbe sempre più all'interno di Shimo no Kuni, dove le distese gelate e sconfinate del paesaggio, unite al clima decisamente duro e poco ospitale, non lasciavano molto spazio alla fantasia degli abitanti. Abituati infatti da tempo immemore a convivere assieme all'unica realtà con cui avevano avuto a che fare tutta la loro vita, ovvero quella triste e monotona del ghiaccio che avvolgeva ogni angolo di quelle terre, gli uomini e donne del Gelo trovavano nella musica chi conforto e chi svago.

Ben presto dozzine e dozzine di curiosi si misero alla ricerca della modesta ed improvvisata abitazione dell'uomo, che era ben felice di poter utilizzare la sua arte per portare con sé, nei suoi viaggi melodici, coloro i quali non avevano mai avuto l'opportunità di vedere il mondo oltre il ghiaccio, come l'aveva conosciuto lui.
Tuttavia, l'artista dovette presto fare i conti sia con la sua sempre più accresciuta fama, sia con lo stesso, desolante ed inospitale paesaggio del Paese del Gelo.
Infatti, se ad ogni terra era riuscito ad associare la melodia perfetta, in grado di ricalcare in maniera eccezionale le caratteristiche della landa da lui visitata, lo stesso non si poteva dire per il paese in cui aveva deciso di stabilirsi, così freddo e privo di fantasia ed emozioni: per la prima volta in tutta la sua vita, l'uomo non era in grado di esprimere tramite la musica del suo flauto ciò che i suoi occhi ammiravano attorno a lui.
Preso dallo sconforto, le sue stesse melodie cominciarono a perdere quel tocco di magia che aveva catturato l'attenzione dei pochi abitanti di Shimo no Kuni.
L'uomo prese allora una decisione: abbandonare il suo strumento e, con esso, le storie che riusciva a trasmettere attraverso la sua musica.
Proprio quando tutto sembrava perduto, però, furono gli Oni a salvare l'arte e la vita dell'eremita. La leggenda non spiega come avvenne il loro incontro, ma secondo alcuni furono proprio tre eoni a presentarsi al cospetto dell'ormai vecchio flautista, anch'essi incuriositi dal potere che sembrava permeare le sue melodie, la cui notorietà aveva dunque superato i confini del Ghiaccio, giungendo fino alle cime ad est del Paese del Fulmine, lì dove oggi sorge la sede del clan e dove, si pensa, vivessero quelle bizzarre creature che restituirono all'eremita la sua stessa arte.
Grazie al loro aiuto, infatti, l'uomo ritrovò l'ispirazione che aveva perso nelle distese sconfinate e deserte di Shimo no Kuni, ma ad una condizione: avrebbe dovuto suonare per il resto della sua vita non più per sé stesso o per i curiosi allettati dalla prospettiva di poter viaggiare con lui attraverso la sua musica, bensì per gli Oni stessi.
Nessuno sa cosa spinse le tre entità ad avvicinarsi all'eremita, ma in molti credono che queste siano semplicemente state attratte dalla bellezza delle melodie da lui composte, in grado di muovere persino gli animi di creature estranee all'umana natura.
Fu così che uomo ed eoni firmarono un patto - il Primo Patto, nella storia del clan - con la musica: ogni volta che l'artista si fosse trovato in difficoltà, i secondi sarebbero giunti in suo soccorso, richiamati dal delizioso suono del flauto.

Questo è ciò che narra la leggenda. La storia, invece, dice che pochi anni dopo la fondazione di Kumo, un gruppo di uomini e donne provenienti dal Paese del Gelo giunse dinnanzi agli Yotsuki ed unì le forze con questi ultimi, a patto che questi consentissero loro di poter continuare a praticare la loro arte sulle cime del Paese del Fulmine, l'unico a non essere ancora stato visitato dall'eremita e, per questo, l'unico a non possedere ancora - almeno secondo la storia - una melodia che ne incarnasse lo spirito.
Leggenda e storia si intrecciano in questo racconto, dato che, secondo alcuni membri anziani del clan, fu proprio uno dei discendenti del sopracitato eremita a fondare sulle impervie vette del Paese del Fulmine la scuola dei Flautisti, dopo aver condotto i suoi seguaci al cospetto degli Yotsuki. Si narra che fu lui ad ideare la più temibile e spettacolare delle genjutsu della scuola, ancora oggi considerata come una delle più potenti illusioni mai realizzate da uno shinobi: il Pianto dei Sette Peccati Capitali, una melodia in grado di stravolgere le emozioni e la mente umana, e di catturare l'interesse degli Oni al pari di quelle composte dall'uomo che siglò il Primo Patto.

In pochi hanno l'ardire di credere alle vicende narrate dalla leggenda, ma tra questi alcuni affermano che le sinfonie dei vari Paesi siano ormai andate perdute, mentre altri ritengono che siano ancora vive nei ricordi dei tre Oni che per primi si manifestarono all'eremita della storia e che vengano, dunque, custodite gelosamente da questi, in attesa che qualcuno possa completare l'opera del fortunato viandante che aveva catturato la loro attenzione.