[Iwa] - Clan Yoton Calce

Un tempo crocevia di nazioni, ora Kazan no Kuni è nient'altro che una rovina relegata nel profondo degli abissi.
Localizzato ad est del Paese delle Paludi e collegato ad alcune isole dell' attuale arcipelago dell'Acqua, Kazan era quasi interamente occupato dalla città-stato di Yōnogakure, nata e cresciuta nell'inospitalità di quel luogo ricco di vulcani geyser, ambedue utilizzati per fornire l'energia necessaria al grande insediamento. La città, grazie anche all'abbondanza di materia fossile, raggiunse in una manciata di decenni dalla fondazione un grande avanzamento tecnologico, arrivando al punto di impiegarlo bellicamente. Tramutatasi in insediamento ninja assieme alle altre potenze, Yōnogakure vide la nascita di scuole capaci di manipolare creature meccaniche simili, se non addirittura superiori, a quelle dei Burattinai che andavano in quegli anni affermandosi a Suna.
Ciononostante, Yōnogakure si mantenne da principio tendenzialmente neutrale nei confronti delle altre nazioni, sfoggiando il proprio avanzamento prevalentemente a fini di deterrenza. Il conflitto era, invece, all'interno: Kazan no Kuni visse infatti, quasi perennemente, in uno stato di conflitto civile. A tratti espresso, pubblico e violento, a tratti latente, fatto di intrighi e mosse politiche.
Le casate e famiglie che governavano la città si alternavano ciclicamente al comando della nazione, e, incapaci di trovare in ciò un giusto equilibrio, lo facevano ogni volta più brutalmente, cercando di spazzare via chi era il destituito di turno. Ciò portò, inevitabilmente, ad un livello di instabilità capace di incrinare anche la politica neutrale esterna, dato che ciascuna famiglia incominciò ad impiegare il proprio periodo di amministrazione per espandere, attraverso lo sforzo bellico, la propria influenza ed il proprio patrimonio al fine di rimanere al potere.

Una simile spirale condusse, nel giro di pochi anni, al collasso interno. Quella che era una città gioiello, fatta di mirabolanti strutture e benessere diffuso, divenne un coacervo di miseria e violenza. Con l'arrestarsi della ricerca e dello sviluppo tecnologico, iniziò l'inesorabile declino che portò sempre di più alla fine di Yōnogakure. Molti provarono a ristabilire la situazione antecedente a tutta quella violenza, ma tutti fallirono per una ragione o un'altra. Nell'arco di poche generazioni il villaggio raggiunse il fondo, preparandosi a svanire nelle pagine della storia come molte civiltà fanno, ossia in silenzio, quietamente dimenticate da tutte le altre.
Ma così non sarebbe stato. Non per Kazan no Kuni, che aveva unito il proprio destino a quello della terra su cui era sorta. Un giorno, improvvisamente, la terra si aprì sotto le grandi strade della città. Massicce eruzioni, terribili terremoti e violente tempeste di cenere squassarono il paese, soffocando vita e civiltà superstiti prima che il mare le inghiottisse.
Nessuno, men che meno i sopravvissuti, poterono spiegarsi un simile rovescio. La storia raccontò di un inevitabile cataclisma, uno di cui si sapeva già l'incombere e che, attraverso lo sfruttamento intensivo, Yōnogakure avrebbe accelerato. Forse si verificò prima di quanto i leader si aspettassero... forse, in un disperato tentativo di riprendere in mano la situazione, qualcuno lo causò inavvertitamente.

Non lo sapremo mai, perché gli abitanti di Yōnogakure morirono tutti. Tutti tranne i ninja del clan dello Yōton, i quali, lungi dall'essere al vertice della piramide sociale e politica, si salvarono grazie alla propria innata. Naturalmente resistenti a calore e gas vulcanici, essi rimasero comunque senza una casa, costretti ben presto ad una diaspora che li avrebbe portati in altre nazioni, combattendo per altri vessilli, sviluppando in maniera diversa la propria Kekkai Genkai e sconvolgendola del tutto. Il sospetto che fossero stati loro a causare la rovina di Yōnogakure li avrebbe tormentati fino ai nostri giorni, ciascun villaggio e paese sospettoso che altrettanto potesse capitare loro.

Quella parte di Yonogakure dedita sopratutto alla manodopera e al lavoro fu proprio la più colpita dalla collera dei kami. Infatti dopo la distruzione, gli abitanti si divisero in più gruppi migratori e il percorso più lungo fu intrapreso proprio dai laboriosi membri del Yoton della Calce. Data la mancanza di un vero leader e di uomini dotati di una buona conoscenza storica-geografica tra le loro fila, il gruppo decise semplicemente di allontanarsi il più velocemente possibile dalla loro terra ormai distrutta percorrendo le comodissime strade che circondavano il Paese del Fuoco. Konoha sarebbe potuta essere un ottimo luogo per ricominciare, se non fosse che in quel periodo il villaggio era in preda a situazioni climatiche rigide. Dato l'elevato numero di donne e bambini all'interno del gruppo, i membri del Yoton della Calce decisero di vagare per paesi minori alla ricerca di territori ospitali e ricchi di risorse.

Le straordinarie capacità del clan permisero la costruzione di una serie infinita di accampamenti, ma la povertà affliggeva la gente e il gruppo continuò ad essere nomade per qualche anno in cerca di fortuna e ricchezza. Il cammino proseguì in direzione nord-ovest, dopo che le risorse del Paese del Gelo e della Cascata furono depauperate con voracità. Purtroppo i kami non appagarono la loro sete e decisero di prendersi le vite di molti uomini del clan scatenando una violenta epidemia. Nessuno conosceva abbastanza le ijutsu, perciò tutti quelli che si ammalarono, andarono incontro ad un’unica sorte: la morte.

Poche energie, nessuna idea, e zero ricchezza; tutto quello che avevano era l’istinto di sopravvivenza. La maggior parte dei sopravvissuti era ormai senza speranza e in preda alla disperazione, per cui tutto ciò che ricercava era un po’ di pace. Per questo motivo fu richiesto asilo ad Iwa, la quale aveva ben poche ricchezze da condividere con nuovi popoli; la risposta non poteva essere che un amaro “no”. Dopo anni di vagabondaggio e sventure, i sopravvissuti decisero che era tempo di lasciar perdere la ricerca di una nuova fiorente patria e si accontentarono di ciò che i kami avevano da offrire accampandosi lungo il confine di Tsuchi no Kuni. Tuttavia le divinità non avevano finito di giocare con il loro destino e, come se desiderassero la loro estinzione, fecero in modo che i loro territori diventassero il campo di battaglia di una sanguinosa guerra. Del resto Iwa era in lotta contro Suna e Konoha per ottenere l’indipendenza di Tsuchi no Kuni e, chiunque potesse avere una mappa geografica davanti agli occhi, sapeva che i territori a confine sarebbe stati al centro di più fuochi. Nel corso delle numerose battaglie persero la vita molti shinobi con coprifronte differenti, ma non furono risparmiate le vite dei civili tra cui i membri del Yoton della Calce.

L’istinto di sopravvivenza scosse i pochi esuli di Yonogakure e per la prima volta non vennero costruiti solo degli accampamenti, ma delle vere e proprie fortificazioni fatte di calce. Inoltre seppero dimostrare di essere maestri nell’arte dell’arrangiarsi e in una sola notte riuscirono a costruire una grande cinta di mura che percorreva quasi l’intero confine di Tsuchi no Kuni. Nonostante fossero stati per anni un popolo nomade, i membri del clan utilizzarono al meglio la loro abilità innata per proteggere le poche cose che avevano: le loro vite e i territori all’ingresso del Paese della Terra. Le nuove fortificazioni avevano anche un ruolo strategico: tutti i mercanti diretti a Iwa sarebbero passati davanti ai loro occhi e questo rappresentava un grosso vantaggio. Yoton della Calce continuava ad essere un’ottima arma in combattimento e numerosi carichi furono assaltati arricchendo i membri del clan. Di solito il commercio era sempre stato al di fuori di guerre e chi attaccava un mercante era considerato un vigliacco, ma la guerra aveva ridotto all’estremo le condizioni del clan e il saccheggio era l’unico modo per appagare le ferite.

La sfortuna volle che i loro vecchi vicini di Yonogakure, il clan della Gomma Vulcanizzata, si diedero al commercio e un loro carico fu assaltato proprio in corrispondenza delle fortificazioni di calce. Quando si accorsero dell’identità degli uomini uccisi, l’assalto si interruppe e risparmiarono la vita di un unico uomo. L’avevano fatta grossa: il clan con il quale condivisero la loro splendida e ormai distrutta patria, non avrebbe mai perdonato quel loro gesto e avrebbe perseguito desideri di vendetta. L’episodio sconvolse l’intero clan del Yoton della Calce e gli assalti ai mercanti si interruppero; le ricchezze accumulate furono offerte a Kushiro Hokori in cambio dell’ammissione dei membri del clan a Iwa. L’offerta fu accettata soprattutto grazie all’importanza strategica delle fortificazioni di calce a sud del villaggio, il quale costituì un grosso vantaggio nelle battaglie che diedero l’indipendenza a Tsuchi no Kuni.

Il clan finalmente aveva una nuova patria da difendere e riprese le attività di manodopera svolte in passato a Yonogakure che riguardavano soprattutto l’utilizzo della calce nella costruzione della maggior parte delle infrastrutture di Iwa. Le fortificazioni a confine furono migliorate e con gli anni il clan divenne uno dei pilastri sul quale si fondò il villaggio. Purtroppo i rapporti con Kumo e soprattutto con il clan del Yoton della Gomma Vulcanizzata si fecero tesi e i custodi dell’arte della Calce dovettero sopportare un grosso peso sulla coscienza per il resto degli anni.