Una dritta gli avrebbe fatto comodo. Un consiglio, un suggerimento. Qualsiasi cosa avesse potuto dargli in mano qualcosa di diverso dalla sua inesperienza. Perché di questo si trattava. Da questo, soprattutto, nascevano i suoi timori. Dall’enorme baratro di esperienza che c’era tra lui e Ikari. Un vuoto incolmabile, se non dopo anni di addestramento, anni in cui avesse sviluppato una conoscenza tale da poter chiudere quel divario. Ma ora come ora stava ancora lì, ed era profondo quanto lo Yomi. Un singolo consiglio da parte di Fuyu non sarebbe mai bastato per riempire quella voragine. Al massimo avrebbe creato un ponticello con un’asse di legno marcio e traballante, ma sarebbe stato comunque qualcosa su cui camminare. Così…si sentiva davvero molto spaesato. Non aveva mai fatto interrogatori, tanto meno ne aveva mai subito uno da cui prendere spunto. Tutto ciò che aveva, erano nozioni generiche e ben poco precise ricevute in Accademia…tanto che si maledisse per non aver mai letto qualcosa in merito. Tra i tanti libri che aveva sfogliato - ed erano davvero tanti nel suo caso - non aveva mai preso in considerazione l’idea di informarsi, in maniera un po’ più approfondita, sugli interrogatori e quello che vi concerneva. Forse perché riteneva fosse qualcosa a cui non era portato, forse perché pensava che non sarebbe mai capitato, forse perché semplicemente non ci aveva mai pensato. E invece ora eccolo lì. La mannaia del boia in mano, una teste molto più esperta di lui da interrogare e zero esperienza sulle spalle.
Fantastico. Lo stesso Fuyu riconobbe che senza un addestramento mirato, tutti i consigli che avrebbe potuto dargli sarebbero stati vani. Tuttavia qualcosa gliela disse ugualmente. Forse non una vera e propria dritta, quanto piuttosto una legge universale. La Paura. Se avesse voluto ottenere qualche cosa, Netsubō Ikari avrebbe dovuto avere paura di lui.
Ma come? La sua inesperienza si sarebbe tradotta nei fatti. Certo, sapeva simulare, sapeva perfettamente mettersi una maschera e fingersi qualcuno che non era, lo aveva già fatto. D’altronde qui non era tanto la paura di morire di cui si parlava…anzi. Appena la verità fosse stata spiattellata in faccia alla donna, probabilmente avrebbe capito che da lì non sarebbe più uscita con le sue stesse gambe. No. La morte era forse l’aspirazione migliore in una situazione del genere. La prospettiva del dolore, invece…un dolore ripetuto, costante e ben mirato, atto a non permettere di lasciarci la pelle molto rapidamente. Quello era l’incubo peggiore.
Ne sarebbe stato veramente capace? Lui, una piccole Volpe appena uscita dalla tana, sarebbe riuscito a fare in modo che un Drago provasse paura? Lo sguardo plumbeo e gelido dello Yuki che brillava dietro la maschera, suggeriva un’unica risposta: doveva.
Senza vere istruzioni, senza un addestramento, senza la possibilità di sbagliare, senza modo di prenderci un po’ la mano. Doveva farlo e basta. Era come fosse quello il suo addestramento, il suo banco di prova, la sua introduzione a quella via che aveva appena intrapreso. Perché, in fin dei conti, con una teste tanto importante, avrebbe avuto più senso che ci fosse qualcuno di preparato ad interrogarla e non l’ultimo arrivato che avrebbe potuto facilmente mandare all’aria tutto. Quelle informazioni a loro servivano davvero. Ma immaginava che la maschera di Shika fosse ben conosciuta all’interno del Villaggio e non potevano certo affidare a qualcuno di esterno quel compito, considerato che, al momento, loro due erano i soli a conoscenza dei fatti. Quella di Zenko, invece…beh. Era quella di uno che era diventato ANBU da una decina di minuti scarsi.
« Posso sempre farlo io, se dovessi essere in difficoltà. Sai, non è che abbia problemi a torturare esseri umani, anzi… » Una risata bassa e sinistra proruppe nella mente del Rosso. « Francamente ci provo un certo gusto. »
Non ho dubbi in merito, ma…devo essere io, Kurama. E questo andava al di là del fatto che loro due fossero la stessa cosa. Lui vuole che sia io.
« Peccato. » Sospirò. « Provi davvero molto rispetto per lui. »
Tuttavia non è bastato a impedirmi di tradirlo…
« Hai vacillato un po’, ma ti sei rimesso dritto prima di cadere, ragazzo. Tutto qui. Adesso non iniziare a caricarti pesi di cui non hai bisogno! Guarda che ti conosco. » Lo riprese, severo, alludendo al fatto che fosse pienamente cosciente che parte dell’ansia del suo umano fosse dovuta a quel “non posso deluderlo ancora” che gli ronzava in testa. « Pensa a quello che devi fare e basta. »
Come fosse stato facile scindere le cose. Tuttavia Yu si ripromise di dare retta alle parole della Volpe e di concentrarsi su ciò che era imminente, piuttosto che sulle sue paure. Quelle dovevano restare nascoste a lui, tanto quanto alla teste. Una debolezza e sarebbe stato uno schiocco di dita passare da predatore a preda.
Ascoltò le ultime istruzioni di Fuyu, mentre si sistemava la ricetrasmittente sull’orecchio, settata sulla frequenza giusta, in modo che il superiore potesse seguire tutto anche stando nell’altra stanza. In quella maniera avrebbe potuto dargli supporto con qualche dritta mirata o intervenire nel caso la situazione fosse irrecuperabile. Quell’accortezza dello Yuki, gli diede un po’ più sicurezza. Ovviamente avrebbe fatto il possibile per evitare di doverlo far entrare in quella stanza, ma non sapersi proprio allo sbaraglio era un buon deterrente per la sua ansia. Ottenute le ultime informazioni sulla conoscenza dei capi d’accusa da parte della teste, Yu annuì, in silenzio, avvicinandosi alla porta senza tuttavia ancora aprirla.
Dire che fosse spaventato era un eufemismo. Aveva un blocco di tensione che si era depositato come un mattone sul fondo del suo stomaco e la nausea che minacciava di sfociare nel suo massimo splendore da un momento all’altro, ma che riusciva a tenere miracolosamente a bada, proprio grazie al fatto che il suo stomaco si stava chiudendo a riccio su sé stesso.
Prese un paio di respiri profondi, iniziando a pianificare come partire, cosa fare. Iniziando ad indossare un’armatura sulla sua anima che gli permettesse di resistere ai contraccolpi di quanto sarebbe accaduto lì dentro.
« Un mio vecchio amico…se vogliamo chiamarlo così, dice sempre una cosa per quando si deve intraprendere un duro scontro. »
Che cosa?
« Cerca sempre di essere il più furbo sul campo di battaglia. »
Saggio il tuo amico. Non che sia una cosa semplice da mettere in pratica, ma…Arigatō.
Non il più forte. Non il più esperto. Il più furbo.
Andava bene. Era un buon consiglio, quanto meno ci avrebbe provato. Era giunta l’ora di farsi avanti. Restarsene lì in stasi nel tentativo inutile di concentrarsi oltre, avrebbe vanificato quella poca sicurezza che aveva raggiunto. Avrebbe iniziato a farsi domande e darsi risposte, distruggendo da sé quel poco che aveva costruito. Quindi tanto meglio andare. Era superfluo farsi castelli in aria prima di aver iniziato a prendere un po’ di confidenza con Ikari e con il ruolo che aveva in quel frangente. Non che non conoscesse la donna, ma diciamo che…aveva avuto modo di toccare con mano aspetti diversi di lei, rispetto a quelli che concernevano il suo lavoro.
Calò allora la mano sulla maniglia, la porta si aprì con un cigolio sommesso e Yu si infilò nella stanza, lanciando un ultimo sguardo a Fuyu. Chiuso l’uscio alle spalle, il ragazzo sfilò Kenmaki dalla guaina sulla schiena, lasciando che lo sferragliare delle lame si udisse nitido. Avvicinandosi al tavolo, osservò la donna. La benda stretta sugli occhi le impediva di vedere, ma per sentirci poteva farlo benissimo…e questo avrebbe alimentato l’ambiguità dei suoni prodotti dall’ombrello. Le corde che la tenevano legata recavano dei sigilli, probabilmente le bloccavano il chakra in qualche modo, altrimenti se ne sarebbe liberata con un nonnulla, essendo una Yoton. Non c’era altro da vedere. La kunoichi indossava dei vestiti di casa…l’idea di denudarla per metterla più a disagio lo sfiorò appena: avrebbe funzionato con qualsiasi altra donna, ma Ikari era talmente abituata a darla via e ad usare il suo corpo per raggiungere i propri scopi, che dubitava avrebbe sortito alcun effetto. No, meglio fare come aveva pensato.
Si sedette al lato opposto del tavolo, appoggiando pesantemente Kenmaki sul tavolo, proprio di fronte a sé, iniziando poi a smontarlo. Il rumore metallico che ne conseguì era simile a quello di attrezzi che prima vengono gettati sul piano e poi preparati con minuzia. Era chiaro il suo intento verso la Netsubō fosse quello di iniziare a mettere un po’ di pressione.., ma non era il solo intento che aveva. Smontare e rimontare l’ombrello era qualcosa che faceva spesso quando doveva trovare la calma. Gesti meccanici, ripetitivi, utili a tranquillizzare lui così come a far credere alla donna che stesse maneggiando strumenti di qualche tipo. Iniziò dalle lame, sganciandole dalla loro sede per poi sistemarle a lato, una accanto all’altra. Erano parecchie, ci avrebbe messo qualche minuto, tant’è che rimase in assoluto silenzio per diverso tempo, osservando piuttosto le reazioni di Ikari, di tanto in tanto, mentre continuava la sua opera. Solo una volta che ritenne di aver atteso abbastanza, chiese aiuto a Kurama per fare in modo che la sua voce uscisse diversa dal solito e si rivolse direttamente alla donna.
Ti sei fatta un’idea del perché sei qui, Netsubō Ikari?
Un inizio tra i più classici. Era abbastanza sicuro, proprio come aveva detto anche Fuyu poco prima, che la Jonin avesse già iniziato a capire qualche cosa, ma si aspettava comunque un “no” come risposta. Ostentava una certa sicurezza, nonostante tutto, ed era rimasta in silenzio per tutto il tempo in cui Yu non le aveva parlato. Encomiabile. Unica cosa a tradirla, quella goccia di sudore che le aveva rigato la fronte.
« No, ma potresti iniziare illuminandomi sul perchè. »
Oh sì, in effetti avrebbe potuto farlo. Avrebbe potuto fare il cagnolino obbediente che segue gli ordini della teste. Peccato che Yu non fosse così stupido da lasciarle intendere di poter fare quello che voleva. Per quanto inesperto, questo riusciva a capirlo. Non le avrebbe lasciato il comando di quell’interrogatorio, era bene comprendesse da subito da che parte del tavolo era seduta questa volta.
Eeeh…Illuminarti, eh? Ricordava che una delle poche nozioni ricevute in merito all’Accademia, diceva di ripetere una delle ultime parole dell’interrogato. Quindi lo fece, prendendo al contempo una delle lame che aveva dislocato dalla sede e alzandosi dalla sedia per avvicinarsi alla donna. Passo lento, cadenzato, una volta che fu a portata le raccolse quella goccia di sudore dalla fronte con la lama, facendola sussultare per la sorpresa al contatto col freddo del ferro. Quasi ci provò un certo gusto…tanto che decise di prolungare quel momento, scendendo lungo la guancia, lentamente, in una carezza di gelido acciaio. Arrivato sotto il mento, fece in modo di farglielo alzare, quindi indossò la maschera da stronzo più convincente che aveva, sussurrandole poche parole. Chiedimelo con più gentilezza, cagna.
« Perché mi trovo qui, mio perverso dominatAAAAARGH! »
Il ghigno sulla sua faccia sparì in un istante. Yu non le lasciò nemmeno finire quella frase. Non aveva mai avuto intenzione di lasciarglielo fare. Con la stessa velocità con cui la faccia strafottente della donna si deformò in un grido di dolore, la lama era scivolata via rapidamente da sotto il mento della donna, per conficcarsi rudemente nella sua mano, giù fino al tavolo. Vano fu il tentativo di riflesso di Ikari di ritirare la mano, finì solamente col ferirsi di più, in quanto il taglio dell’arma era stato lasciato dalla parte opposta a quella della donna. Il sangue iniziò a sgorgare copioso, macchiando il tavolo e gocciolando a terra, rilasciando immediatamente il suo pungente odore di ferro che raggiunse, celere, le narici di Yu. E mentre lui si permetteva di arricciare infastidito il naso, Kurama gongolava come se quell’odore fosse il più delizioso del mondo.
Pessima scelta, Netsubō. Lasciò la lama piantata lì, facendo il giro dietro di lei, per dirigersi nuovamente all’altro lato del tavolo. Proprio come quella di coprire il tradimento di quello storpio di tuo figlio. Non nascose la nota aspra nella voce, mentre spiattellava in faccia alla donna la verità circa i capi d’accusa. Ma di contro, aveva bisogno di tornare con le mani su Kenmaki, quindi si sedette riprendendo a smontarlo, concludendo con le lame e passando quindi a disassemblare il telaio. Davvero pensavi di passarla liscia?
« Fanculo! » Per quanto la sua sorpresa sembrasse palesemente falsata, il dolore non era stato piacevole. L’ostentata sicurezza di cui poteva fare vanto, iniziava a vacillare e, nonostante stesse cercando di darsi un contegno, era chiaro cominciasse ad essere in difficoltà. « Devi avere prove schiaccianti, per avermi condotta qui ed oltraggiato in questo modo. » Ah, sul serio? Servivano prove schiaccianti a Kiri? Questa gli era nuova. « O devi essere semplicemente pazzo. »
Fece finta di pensarci su. Beh, direi che una cosa non esclude l’altra. In ogni caso, pensala come vuoi, è irrilevante e francamente, piuttosto che questo, dovresti prendere in considerazione cosa potrebbe succedere d’ora in avanti. Il tavolo, intanto, aveva iniziato ad ospitare una serie di lame tutte ben sistemate, a cui si stavano unendo, in un altro gruppetto separato, una sequela di tubicini in acciaio. Il tutto ancora perfettamente invisibile agli occhi della donna. La tua posizione non è delle migliori in questo momento. Dalle stelle alle stalle non sarebbe un eufemismo nel tuo caso. Le accuse a tuo carico sono abbastanza gravi da garantirti un trattamento di lusso nelle carceri del Villaggio, ad essere fortunati. A non esserlo, beh, lo sai. Mentì, spudoratamente. D’altronde Ikari non era l’ultima arrivata. Tuttavia ci provò lo stesso. Se fosse andata male, quanto meno avrebbe potuto sperare di conoscere un po’ meglio l’interrogata. Ed è qui che entro in gioco io, Netsubō. Continuò, dopo qualche istante di silenzio, togliendo al contempo la punta acuminata a quello che restava di Kenmaki. E l’ombrello fu finalmente bello che disassemblato. Ciò che restava oltre al vertice appuntito, il telaio in tubetti e le lame rosse, era un lungo bastone in chakracciaio. Posso essere il tuo miglior alleato o il tuo peggior nemico in questo momento. La scelta è nelle tue mani…ma bada bene, ci penserei due volte prima di fare qualche stronzata, al tuo posto. Non specificò il perché o il percome. Ritenne che la donna fosse abbastanza intelligente da capirlo da sola. Allora? Cos’hai da offrirmi? Era chiaro volesse informazioni, ma a scanso di equivoci aggiunse So abbastanza sulla faccenda da capire che tu non sia l’unica ad essere a conoscenza della verità su Netsubō Momochi Shi. Ed era vero. Essendo a conoscenza del fatto che, quanto meno in un primo momento, era stato nel Paese delle Onde, per Yu era automatico dedurre, almeno, che qualcuno ce lo avesse portato. E di certo non si erano affidati al primo che passava, ma di qualcuno di cui si fidavano. Lui avrebbe fatto così. Si alzò, quindi, bastone alla mano e si avvicinò di nuovo alla donna, posando il palmo libero sull’estremità della lama nuda conficcata nella mano della donna. Pronto a rilasciare il Raiton se fosse stato necessario, con quel mattone di tensione che diventava sempre più pesante sul suo stomaco. Ti viene in mente qualche nome?
« Il mio miglior alleato dici? » L’ira vibrante nella voce della donna sarebbe stata percepibile anche da un sordo. Sputò sul tavolo, nel sangue che fuoriusciva dalla ferita sulla sua mano. « Ottimo modo di essere il mio angelo custode, davvero. » Yu si chiese cosa avesse sbagliato di preciso per non farsi capire. Non aveva minimamente accennato alla motivazione per cui avrebbe potuto essere un alleato e, in ogni caso, non era quello il fulcro delle sue parole. Sembrava quasi che la donna stesse cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di non affrontare quel punto. Come se stesse cercando, con tutta la forza della disperazione, di spostare il discorso altrove. « Sappiamo entrambi che se sono qui, senza prove e senza che io sia stata informata della cosa, per me non c’è via d’uscita. Dovresti conoscere la mia posizione, simili cazzate sarebbero giunte alle mie orecchie ancora prima che tu e i tuoi compagni portaste il vostro culo fino alla soglia della mia casa.
No, non ti credo. Non puoi essere il mio migliore alleato. Uscito da qui, rischieresti di essere accusato di abuso di potere, per cui è chiaro che non vi sia modo per me di abbandonare questo posto in piedi, con le mie gambe…» Fastidioso. Era dannatamente fastidioso avere una conoscenza limitata di chi aveva davanti. Certo, Ikari era una donna influente, ma non si era mai interessato a lei tanto da sapere fino a che punto avesse ragni ovunque al villaggio. Sapeva che ne aveva tanti, ma non così tanti. Poco male glielo avesse detto praticamente lei in quel preciso momento, poco male che avesse una conoscenza tale della propria posizione da rendersi conto che non ne sarebbe uscita viva…anche se questo non gli permetteva di giocare sull’opportunità di salvarsi la pelle in qualche modo. Quanto meno non avrebbe avuto bisogno di mentire. « Se sei davvero convinto che mio figlio sia ancora vivo, cosa ti fa credere che io possa mai tradirlo? » Questa poi. Quando mai le aveva chiesto di Shi direttamente? Sapeva forse meglio di tanti altri che se c’era qualcuno per cui sarebbe morta, quello era proprio Shi. « Se è questo il tuo approccio, tanto vale che tu la smetta con queste cazzate e mi faccia fuori. »
Sembrava aver acquisito sicurezza mano a mano che procedeva col suo discorso. Appendendosi ad un filo di ragnatela pur di riuscire a riprendere in mano la situazione. Strinse forte i denti il Rosso. Chiedendosi se fosse il caso o meno di immettere il Raiton in quella lama e far capire alla donna in che situazione si trovasse veramente e che quella sicurezza di cui si faceva portatrice, non fosse altro che l’illusione di una disperata che non sapeva più a che cosa aggrapparsi per poter tirare avanti.
Rallenta Zenko.
Non possiamo permettere che chiuda la bocca prima di avere quei nomi.
La voce di Fuyu risuonò gracchiata, ma perfettamente comprensibile nel suo orecchio. Rallentare, diceva lui. Il che significava che al momento doveva evitare di infierire. Strinse forte la mano sulla lama e sul bastone, ma non partì alcuna scarica. Fu quasi un suo modo per sfogare la frustrazione e il fastidio per quell’ultimo scambio. Ma andava bene così. Se Fuyu diceva di fare un passo indietro, lui l’avrebbe fatto. D’altronde il mordi e fuggi non era una cosa così poco comune…L’importante era recuperare presto il controllo dell’interrogatorio.
Voltò lo sguardo verso la vetrata, che da quel lato non era altro che uno specchio, facendo un impercettibile segno d’assenso al superiore. Finchè la donna aveva quella benda poteva ancora farlo. D’altro canto, proprio quella benda, forse, era motivo di quel disperato attaccarsi a quel barlume di sicurezza che Ikari aveva.
Oh, ma io sono sicuro che non tradiresti mai tuo figlio. Preferiresti essere uccisa. Specificò, riprendendo il filo del discorso di quanto interessava a lui, lasciando perdere tutto il resto, ma senza scordarlo. Erano comunque informazioni interessanti sulla teste che la donna aveva gentilmente offerto nel suo eccesso di rabbia. Infatti non ti ho chiesto di lui. Sbaglio?
« Sì, ho sentito la tua domanda.» Non c’era più la stessa sicurezza ostentata di poco prima, tanto meno quella rabbia che aveva fatto da fondamenta all’intera sfuriata. Per quanto la risposta fosse a tono, era percepibile un velo di insicurezza nella sua voce. « Ma se non vuoi informazioni su Shi, significa che ti interessano eventuali testimoni. E mio figlio mi ha confidato le sue intenzioni… » Finalmente un’ammissione, d’altronde arrivati a quel punto negare ancora sarebbe stato davvero stupido. « Ma perché dovrei essere a conoscenza di qualcun altro con cui abbia fatto lo stesso? »
Fu inevitabile lasciarsi sfuggire una risata a quel punto. C’è davvero qualcosa che Netsubō Ikari non conosce? Simili cazzate sarebbero giunte alle tue orecchie sicuramente prima che io e i miei compagni portassimo il culo fino alla soglia della tua casa. La cantilenò, rigirandole contro, come un arma, le sue stesse parole. Imprigionandola in esse, imprigionandola nel suo stesso orgoglio.
Essere sempre il più furbo sul campo di battaglia significava anche raccogliere informazioni strada facendo. Significava prendere ciò che di buono c’era in uno scivolone, riforgiarlo e utilizzarlo come una lama alla prima occasione utile. Ed ecco che l’eccesso di rabbia della donna l’aveva portata a parlare troppo. Certo, Yu sapeva già che la rete di informatori della donna fosse piuttosto estesa, ma era stata lei a confermargli quanto grande fosse in realtà. Quale fosse il suo reale potenziale. Proprio pochi attimi prima.
Per la prima volta dopo quel primo scambio quasi sensuale, il Rosso provò qualcosa che avrebbe potuto chiamare piacere, lo stesso che si ha nell'incastrare il topo in un angolo. Che nel suo caso era un Drago, ma…significava soltanto che la volpe stava facendosi piano piano più grossa o il rettile più piccolo. Decise allora di sfruttare quel momento. Di cavalcare quell’onda di fortuna. Sentiva l’eccitazione di Kurama sotto la pelle. Del tutto simile a quella che lui identificava come l’eccitazione per la caccia. Doveva essere cauto adesso, ma deciso. Era il momento che Ikari aprisse gli occhi e sbattesse il muso sulla realtà.
Prima di farlo, chiese alla Volpe i suoi occhi e in un battito di ciglia, al posto delle iridi chiarissime e del colore dell’acqua del Rosso, dietro la maschera di Zenko apparvero gli occhi di Kurama. Scarlatti, sfaccettati da mille sfumature di terrore e feriti nel mezzo da una pupilla verticale. Gli occhi di un demone, freddi e impossibili da interpretare proprio come quelli di un gatto o di un rettile.
Solo a quel punto Yu afferrò la benda di Ikari e la strappò via in malo modo, dandole il tempo di abituarsi alla luce, così da mettere bene a fuoco prima il tavolo e poi lui. Perché potesse vedere per bene la situazione in cui si trovava, perché potesse rendersi conto che, in realtà, quel pazzo poteva essere davvero il suo miglior alleato e garantirle una morte dignitosa e rapida o, alternativamente, diventare il peggiore incubo le fosse mai capitato di avere.
Parla.
Tutto lo scambio è stato gentilmente offerto dal master.
Ne approfitto anche per lasciare qui in spoiler una specifica ipotetica:
Nel caso in cui Yu dovesse vederla ancora tentennare o fare la reticente, fa alcune scintille nei pressi della mano che poggia sulla lama conficcata e attorno a quella che impugna il bastone. A quel punto le pianta il suddetto bastone sulla guancia dall’altra estremità. Il tutto senza far partire ancora nessuna scarica. I nomi, Netsubō.
Ovviamente se dovesse verificarsi questa eventualità, aggiungo questo trafiletto (scritto meglio XD) nella parte iniziale del prossimo post^^