開始 Kaishi, Inizio - Accettare le conseguenze, Fuyuki Hyuga - Sess. Autogestita #7

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 31/7/2020, 13:44     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


XhYr8G1

Sembrava un tramonto come gli altri. E in parte lo era davvero, dopotutto. Le sfumature arancioni del cielo lasciavano in penombra il suo corpo, proteggendo la smorfia dubbiosa che aveva in volto da occhi indiscreti che, però, non avrebbero mai indagato. Perché, in fondo, la sua vita non era cambiata di una virgola, nella sostanza. Solo, con dentro un vuoto incolmabile e con addosso un olezzo di fumo che avrebbe tenuto lontani anche i più motivati a voler condividere con lui quei giorni difficili. Da quando aveva fatto ritorno all'eremo, dopo l'odissea affrontata sulle isole fluttuanti del Cielo, non aveva fatto altro che rimuginare su quanto accaduto e ancor di più su ciò che l'avrebbe atteso, ora che anche la minaccia del Ninja Dorato e del suo seguito era stata sventata, per merito della sua testardaggine, certo, ma in particolar modo per l'azione risolutiva di Mira - o meglio, Yurei. In altre condizioni non avrebbe atteso molto, prima di iniziare a posizionare i primi pezzi sulla scacchiera, ma ridotto in quello stato imbastire così prematuramente una guerra contro Akane Uchiha sarebbe stato un azzardo che, sicuramente, lo avrebbe condotto a morte certa. In piedi grazie all'ausilio di due stampelle che Fukuizuna era riuscito a procurargli, abbassò lo sguardo verso la gamba mutilata, mesto. Doveva fare tesoro come meglio poteva di quella disgrazia. Imparare dai suoi errori, lasciar morire il ragazzino che era e che non sarebbe sopravvissuto ai tremendi nemici che aveva deciso di sfidare.
In altre parole, doveva accettare le conseguenze.

Erano passate due settimane, da quel giorno. Sapeva bene di dover affrettare i preparativi, una volta ripreso del tutto, per fare ritorno al covo della Dea di Yusekai e per mettere il suo braccio destro, Kakumei, al corrente delle ultime novità. Eppure, spinto da un moto puramente egoistico, non riusciva a far altro che pensare a quando lei avrebbe fatto ritorno e onorato il suo accordo. Non si illudeva di poter assistere ad un miracolo, non era certo un bambino; per quanto Mira si fosse dimostrata un medico esperto, tanto quanto Chiaki, non avrebbe potuto far nulla per privarlo di quell'orrenda mutilazione. Se non altro, l'unica speranza di Namida era riposta nel desiderio di poter tornare a camminare. Con un bastone, forse, un'immagine che un po' di tempo prima l'avrebbe disgustato, ma con la quale avrebbe dovuto imparare a convivere in fretta. Sempre meglio che dover ricorrere a quelle maledette stampelle, pensò.
- Sta per calare la notte, Fuyuki-chan. Dovresti far ritorno alla torre. - la voce di Fukuizuna lo destò da quei pensieri, costringendolo a voltarsi appena.
Attraverso la caligine maleodorante della sua sigaretta, riuscì a scorgere la fiera figura di sua sorella. La guardò con un sorriso nostalgico, ma in parte colmo di vergogna. Per un guerriero, perdere un braccio e una gamba rappresentava un disonore più grande della morte, a conti fatti. Si può morire con onore, se lo si fa per una giusta causa. Uno storpio, invece... beh, in che modo avrebbe potuto lottare per ciò a cui teneva?
- Ci conosciamo da quasi dieci anni, Fukuizuna. Eppure, continui a trattarmi come allora, come un cucciolo che ha bisogno che qualcuno lo accudisca. - ci scherzò su, prendendo la sigaretta fra due dita e buttando fuori dai polmoni un po' di fumo.
- Sono tue queste parole, Namida. Non mie. Ti senti come un cucciolo che ha bisogno di protezione?
- Non saprei. Giudica tu stessa. - ribatté lui, allargando il braccio destro con fare teatrale.
Fece come le era stato chiesto e sì, lo guardò. Vederlo ridotto in quel modo le faceva male, ricordava bene la fierezza del suo eremita e la furia con la quale aveva combattuto l'ultimo scontro in cui l'aveva visto dare il meglio di sé, contro Lora di Yason Mori. Era perfettamente consapevole che forse mai più sarebbe stato baciato dalla gloria e dai fasti di un tempo, ma in fondo lo conosceva bene. Quel sarcasmo, quel pizzico d'ironia anche verso se stesso, tutto ciò era solo una corazza. Dietro la quale, quel ragazzo stava facendo i conti con se stesso per ripartire. L'accettazione era il primo passo per ricominciare ed era questo ciò che Fuyuki stava affrontando; di sicuro, anche su quelle stampelle, stava ragionando su quali passi compiere per compensare quella mutilazione e mettere comunque a frutto le proprie capacità, in combattimento.
Non poteva far altro, del resto. Cocciuto com'era, avrebbe comunque affrontato la guerra per ottenere la sua vendetta e il riscatto per la sua famiglia, o sarebbe morto provandoci. Lo aveva detto lui stesso.
- So che non sei il tipo a cui piace piangersi addosso. Come hai detto tu stesso, ti conosco da un decennio, più o meno.
- Se sai questo, saprai anche che non farò ritorno alla torre, stanotte.
- E tu, a tua volta, che io non sono venuta qui per farti da balia e per riaccompagnarti dal vecchio tenendoti per mano. Queste cazzate le lascio alla tua donna, se non ti dispiace.
Lui sorrise. Fra tutte le creature dell'eremo, oltre Okojo, c'era un motivo per il quale si era legato così tanto a Fukuizuna. Non perché fosse una valorosa combattente, non solo almeno. In realtà, al di là dell'abilità con la katana, lei era proprio come lui. Una gran figlia di puttana. Gli venne da ridere, ripensando ai trascorsi che lei e Chiaki avevano avuto per gelosia, ma allo stesso tempo fu spinto da un moto nostalgico nel ricordare che era stata proprio lei ad aiutare sua moglie a seguire il sentiero che l'aveva condotta a salvarlo dal coma e dalla morte, un paio d'anni addietro. Ricordare, tuttavia, fu anche doloroso. Se ne sarebbe accorta anche lei, della smorfia preoccupata che si era fatta strada sul volto di Namida.
- Stanno bene. Qualche giorno fa Okojo ha avuto modo di parlare con quei due ruffiani di Yin e Yang.
Con molta fatica, lui riuscì a dissimulare un sorriso.
- Mi fa piacere.
Lei colse la sua esitazione e ne approfittò, spietata.
- Se stai pensando a quello che credo, lascia perdere. Come vuoi che lei possa reagire, una volta che scoprirà che suo marito le ha fatto credere di essere morto? Sì, lo so amore, lo hai fatto per tenermi al sicuro come sempre, ma ehi, penso che adesso sarò io ad ucciderti davvero.
- Tu non sai come funziona il matrimonio. Fidati, non sarebbe la prima volta in cui ricevo minacce di morte.
Si guardarono entrambi per qualche secondo, seri in viso, ma poi abbandonarono quella finzione e scoppiarono a ridere. Perché in fondo, la loro casa non era fatta di fango e pietra, ma di sangue, devozione e lealtà.


Chiaki. Aiko. Amane. Mirai. Baachan.
Ryu. Shura. Naho.
Hay Lin. Fujitaka.
Han. Arashi.

Quando ebbe terminato di incidere quei nomi sul ferro della sciabola del Guardiano ed ebbe conficcato la sua punta nella corteccia di un albero, la notte era ormai scesa da un pezzo. Fukuizuna lo attendeva a braccia conserte, lo sguardo serio e accusatorio. Non amava perdere tempo, specialmente quando si trattava di farlo per stronzate del genere. Fuyuki si scusò facendo spallucce, con malizia. Poi si accomodò sul piatto della spada di Goliath, seduto, proprio come avevano concordato. Chiuse gli occhi e si concentrò, come Kenshin-sensei gli aveva insegnato. Iniziò a percepire l'energia emanata da tutto ciò che lo circondava e da essa attinse, ingordo ma al tempo stesso rispettoso, bilanciando la sua fame con ciò che il suo corpo in quel momento poteva tollerare e bilanciare, con il suo spirito. Quando ebbe terminato il processo e la Modalità Eremitica fu attiva, riaprì entrambi gli occhi e lasciò che quei due specchi di ghiaccio immersi nel buio incrociassero lo sguardo deciso della donnola. Quest'ultima, senza perdere tempo, sollevò la sua pesante mannaia ed iniziò ad agitarla con forza e rapidità, lasciando lo shinobi in balia delle minacciose sferzate d'aria che avevano martoriato i corpi di nemici che avevano sia gambe che braccia, prima di quel trattamento. Il giovane, tuttavia, non si fece scoraggiare e in un attimo aprì il suo rotolo, richiamando una pioggia di shuriken. Rapidi ed eleganti i dardi, mossi dal suo chakra, si esibirono in una danza spettacolare, prima di andare a formare una barriera che andò a neutralizzare i colpi della creatura, ad eccezione di uno, che oltrepassò il muro e gli ferì la guancia destra. Ignorando il dolore, fomentato come un maniaco che trova solo nell'adrenalina dello scontro la propria vera essenza, Namida non si scoraggiò e colse l'occasione per passare al contrattacco.
Per tutta la notte, alternando la lotta a momenti in cui riprendere fiato e ripristinare le riserve di chakra eremitico, i due si esibirono in un susseguirsi sfiancante e inarrestabile di tecniche, colpi e tranelli. Inutile dire che fu proprio Fuyuki a perdere ogni singolo confronto, eppure nemmeno ciò riuscì a scoraggiarlo. Si sarebbe preso ancora qualche giorno di riposo, prima di rimettersi in viaggio per incontrare Kakumei... e questa volta non lo avrebbe fatto mestamente, ma con discreta determinazione. Quell'allenamento gli era bastato per comprendere che, seppur ridotto ad uno straccio, poteva sperare di tornare in carreggiata. Doveva soltanto essere paziente, come gli era stato consigliato da Mira. Doveva aver fiducia nel fatto di poter tornare a camminare in qualche modo, in qualsiasi cazzo di modo, prima di poter impugnare di nuovo con sicurezza Namida e sfruttare lo Stile della Lacrima - ma nel frattempo, non sarebbe rimasto di certo con le mani in mano. Avrebbe perfezionato tutto ciò di cui era capace, prima di reputarsi pronto al conflitto con lo Yōkai. I suoi shurikenjutsu, il controllo sull'energia naturale, tutto ciò poteva essere non un'alternativa, ma una valida alleata per la sua spada. Ci sarebbero voluti mesi, forse anni, per imparare a combattere senza fare affidamento unicamente sulla propria lama, ma non gli importava.
Quello che intendeva fare, non era solo sfruttare quel tempo per rimettersi in forze, ma anche per trovare un modo per portare avanti i suoi propositi di riscatto nei confronti del Sandaime e del Consiglio. Poteva anche aver perso una gamba, ma ora che si era finalmente convinto a darsi una calmata e tornare ad essere lo spietato calcolatore che aveva fatto strada tra i corpi ANBU della Foglia, aveva tutte le carte in regola per fare ciò che sapeva fare meglio. Pianificare, tramare ed agire.

Le prime pedine erano state spostate sulla scacchiera. Ora non restava con calma e ragionare. Di quante mosse aveva bisogno per dichiarare scacco al Re?

 
Top
view post Posted on 31/7/2020, 17:41     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,048
Location:
Frittata

Status:


Bel lavoro.

1000 exp.
 
Top
1 replies since 31/7/2020, 13:44   61 views
  Share