Kyousen 鏡戦, Kyōmei Yūzora - Sessione Autogestita #10

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view post Posted on 26/7/2020, 21:26     +1   -1
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Kiri
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|| Continua da Qui ||

La situazione era piuttosto surreale. Se quando era partito da Kiri per quella missione, gli avessero detto che il ritorno lo avrebbe fatto in compagnia di suo padre redivivo e del suo ignaro fratellino, probabilmente gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia, con tanto di pernacchia. E invece…era andata proprio così. Folle a dirsi, ma le sue falcate andavano a ritmo di quelle dell’uomo accanto a lui, e quell’uomo era senza alcun dubbio Hōzuki Aoi. Procedeva dalla parte del suo lato cieco, come voleva il buon senso e ogni tanto lo spiava di sottecchi, aspettandosi da un momento all’altro quel sasso violento che avrebbe infranto i vetri di quella visione impossibile. Passi Hisakata, che aveva conosciuto in quella missione e che probabilmente di lui non sapeva nulla, ma suo padre…Aveva un ricordo molto diverso dell’uomo che aveva accanto. Tante cose erano simili, ma altre no. E non si trattava solamente di quell’occhio coperto dalla benda, ma di cose ben più profonde. Ripercorrendo i recenti avvenimenti, trovava più di una differenza rispetto all’uomo che ricordava. E se da una parte avrebbe potuto valutare di fidarsi, dall’altra c’era lo Yu del passato che gridava a gran voce di non farlo, che già una volta era stato ferito da quell’uomo, che il suo comportamento non era che una trappola, che se avesse scoperto il fianco, ci avrebbe piantato un kunai di nuovo senza pietà. Troppo era il male causato per poter essere così accondiscendenti. La cicatrice troppo profonda da essere ignorata. Così, anche se aveva dei dubbi, li tenne per sé. Chiusi in fondo all’anima, dove solo Kurama poteva vederli e percepire il loro irrequieto vigore. Tante erano le cose che avrebbe voluto dire a quell’uomo, tanto il veleno che ancora serbava, ma quello non era il momento. Hisakata e la stanchezza erano un deterrente più che efficace per far tenere la bocca cucita al Rosso che si limitò a starsene zitto, per gran parte del viaggio, intervenendo solo se l’Hōzuki più giovane lo interpellava dalla schiena del padre. Ancora estremamente provato dalla brutta esperienza, il ragazzino se ne stava appoggiato al dorso di Aoi, palesemente distrutto…quasi come se il dondolio del loro procedere fosse un piacevole cullarlo verso il sonno. Ma era chiaro fin dall’inizio quale fosse il suo intento per quel viaggio, quindi Yu non si stupì, quando, ad un certo punto, il giovane batté sulla spalla del padre, chiedendo debolmente di fare una pausa per poter bere qualcosa.
Qualche minuto non avrebbe fatto male a nessuno, tanto più che avrebbe permesso ai due fratelli di passare dei momenti in più assieme. D’altronde Kiri non distava molto da Kokuhyō, un’ora o due al massimo e si sarebbero dovuti salutare. Capiva quindi la richiesta di Hisakata e accettò senza storie la silente domanda posta dall’unico occhio di suo padre.
Fermati in un punto abbastanza protetto dagli alberi, Aoi scaricò Hisakata con estrema attenzione, facendolo accomodare a ridosso di un tronco, prima di passargli la propria borraccia. Hisakata l’afferrò con entrambe le mani, mormorando solo un
Arigatō, prima di attaccarsi al boccaglio come un neonato al biberon. Cavolo! Beveva letteralmente come un assetato nel deserto, doveva essere davvero una rottura essere un Hōzuki da quel punto di vista. Sembrava proprio che il bisogno d’acqua di Hisakata non fosse solo una scusa per fermarsi…anche se, di fatto, non c’era alcun bisogno di fare una pausa per bere, no? Avrebbe potuto farlo dalla schiena del padre, che avrebbe rallentato per evitare gli scossoni. La piccola pozzanghera Genin, però, voleva guadagnare tempo, anzi…recuperarne altro laddove sembrava non essercene. In fin dei conti, anche se Yu non lo sapeva con certezza, era stato lui a far cambiare idea a suo padre e decidere di aspettarlo per rientrare assieme. Era chiaro volesse passare altro tempo con il Rosso, senza sapere che anche Yu condivideva quel piccolo desiderio in fondo in fondo.

Non mi avete ancora raccontato come ci sono finito là sotto e cosa è successo. Sospirando soddisfatto per l’acqua e poggiando il capo sul tronco, il ragazzino infine parlò. Il tono stanco, ma decisamente più presente a sé stesso di quando sembrava sul punto di addormentarsi poco prima. Ho solo ricordi vaghi…come delle istantanee scollegate di momenti che non ho veramente vissuto.

Normale il suo desiderio di sapere. D’altronde la possessione da parte di Takahiro e il controllo da parte di Izumi dovevano averlo scombussolato parecchio…e quel black out che lamentava era solo una delle tante conseguenze. Ma raccontargli tutto non era proprio il caso. Yu, per quel poco che ci aveva interagito, credeva di aver capito il carattere di Hisakata. Per certi versi era simile al suo…ed era convinto che se fosse venuto a sapere di aver ferito suo padre e attaccato anche lui, ci sarebbe rimasto male. Guardò quindi Aoi, quasi senza rendersi conto della naturalezza della cosa, incerto sul da farsi…e anche perché, in ogni caso, la prima parte della storia avrebbe dovuto raccontarla lui. L’iride blu di suo padre scambiò col Rosso un’occhiata interdetta, salvo poi distogliere in fretta lo sguardo e sospirare.

E’ una storia lunga, Hisakata. Disse, dando l’idea che avesse intenzione comunque di raccontarla quella “storia lunga”. Dopo che abbiamo varcato la soglia di casa Hayashi, non sei più stato te stesso; sei scappato dalla finestra e hai raggiunto il fiume. Lì lo spettro ti ha portato via.

In realtà fu così sintetico che il suo sembrava più un rapporto che una storia. E Hisakata era quello che voleva: una storia, un racconto, non un relazione. Di fatto storse subito il naso, mettendo su un broncio adorabile. Non sei bravo a raccontare, Otōsan.

Kami se aveva ragione. Era palese che suo padre non fosse proprio abituato ad avere a che fare coi ragazzini. Per loro fortuna, Yu poteva vantarsi d’avere una certa esperienza a riguardo, invece. Trattenendo a stento una risata, comunque percepibile nel suo tono all’inizio del parlato, il Rosso si sedette accanto a Hisakata. Ero appena uscito dalla casa di Yamazaki-san quando ho visto… e indicò il wakizashi del genin un luccichio nel bosco. Avevo altre cose da controllare per la mia missione, ma mi sono insospettito, così ho deciso di avvicinarmi. Il chunin era molto bravo a raccontare le storie, dava quell’enfasi che teneva attaccati i bambini al racconto e con Hisakata non fu diverso. Quando sono arrivato, c’eri tu…ma non eri tu. Ti ho chiamato per nome, ma non mi hai risposto. E quando ho provato a voltarti, tuo padre mi ha avvisato di stare attento. Poco dopo è apparsa Izumi, ti ha baciato… Il volto pallido di Hisakata arrossì istantaneamente a quella rivelazione e sei svenuto. A quel punto ti ha preso e ti ha portato giù nel fiume come fossi un sacco di patate! Tuo padre si è gettato a spada tratta contro di lei per fermarla, ma gli è sfuggita, così come è sfuggita a me quando mi sono lanciato verso il fiume per prendere la tua mano.

Abbassò lo sguardo il piccoletto. Vi ho fatto proprio preoccupare, eh? Era giù di morale solo per quella storia “tagliuzzata” e rimessa assieme con lo scotch…figuriamoci se gliel’avesse raccontata intera. E quella? Te l’ha fatta Izumi? Indicò la ferita che Aoi aveva al petto.

Cazzo.
Inventati una balla Yu, inventati una balla!


Decise di prendersi la colpa. Mi dispiace, non sono riuscito a fermarla in tempo. Mentì. Ma non è grave, guarirà rapidamente vedrai.

Aoi non disse nulla. Era chiuso nel silenzio seguendo i discorsi dei due, come se volesse concedergli dello spazio. O forse non sapeva come e cosa dire per mettere fine a quel momento, chissà. Non era facile capire cosa gli passasse per la testa. Al contrario, Hisakata era trasparente come il quarzo. Scosse il capo alle parole di Yu, cercando subito di tirarlo su di morale…ignaro che il Rosso avesse inventato la prima scusa che gli fosse saltata per la testa, pur di non dire che quella ferita era stato proprio il giovane ad infliggerla a suo padre. Non è colpa tua…hai fatto così tanto per noi, pur non conoscendoci. Ah, quante cose avrebbe voluto dire a quel ragazzino! Ma non poteva, non poteva assolutamente. Non era compito suo. Senza la tua collaborazione non avremmo risolto il caso. Mi dispiace per Takeshi-kun…avrei potuto essere al suo posto se non mi aveste salvato.

Eccolo lì che si avviliva di nuovo! Era un caso perso. Sei tu che hai salvato noi, convincendo Takahiro. Controbatté, dandogli una bella steccata con le dita in fronte al sentirlo sobbarcarsi nuovamente il peso di ogni cosa. Abbiamo fatto tutti un ottimo lavoro.

Ahi..! Si lamentò, ma sorrideva. Sentirsi parte di qualcosa era confortante. Bello. Anche se sapeva di aver messo in difficoltà un po’ tutti, quel sentimento lo rasserenava ed era evidente. Ah! Quando mi porti a mangiare il melonpan? Chiese, così entusiasta da spiazzare Yu. Per me possiamo andarci anche subito! E poi, se vuoi, ti porto a casa mia, così ti faccio vedere la mia collezione di libri!

Magari un altro giorno Hisakata. Aoi ruppe il suo silenzio per inserirsi nel discorso e bloccare la proposta del figlio. Yu - perché così si era presentato al piccolo - sarà stanco e deve riposare, e lo stesso devi fare anche tu.

Un tentativo nobile il suo. Probabilmente pensava al fatto che il chunin non avesse voglia di entrare in una casa che avrebbe potuto buttargli sale su vecchie ferite. Tuttavia per quanto le sue intenzioni potessero essere buone e, in fin dei conti, giuste, Yu prese piuttosto male la cosa. Dal suo punto di vista suo padre stava nuovamente costruendo il solito muro, solo che questa volta lo stava alzando tra lui e Hisakata, andando ad alimentare quella voce che sussurrava al Rosso che, in fin dei conti, suo padre non poteva essere cambiato davvero.
Anche se la sua risposta al fratello non sarebbe stata diversa da quella suggerita da Aoi, Yu gli lanciò un’occhiata che avrebbe incenerito il ghiaccio per quell’intervento, un pugnale affilato, giusto un secondo prima di rispondere effettivamente al piccolo Hōzuki.


Piacerebbe anche a me andarci subito, ce lo meriteremmo, ma tuo padre ha ragione. Devo fare rapporto e tu devi riposare. Gli voltò il viso, per guardarlo meglio nella luce ombrosa della sera. Hai gli occhi piccoli di chi ha bisogno di un gran bel sonno. Questa sera evita di leggere fino a tardi con la candela sotto le coperte. Ammiccò con l’occhio, sorridendo furbo, perché da appassionato di libri, quella era una cosa che faceva spesso anche lui da ragazzino.

L’espressione da preso in castagna di Hisakata, fu impagabile! Ma, io…ecco… Faceva proprio così, allora! Yu lo vide balbettare e deglutire a vuoto, cercando le parole giuste per togliersi da quell’impiccio. Alla fine si arrese, sospirò e distolse lo sguardo, cambiando discorso. …Non voglio che te ne vada. Cioè, di solito si dicono queste cose e si fanno certe promesse, ma poi per un motivo o per un altro non si mantengono mai e io vorrei tanto passare più tempo assieme. Ho capito subito che sei uno shinobi in gamba e che condividiamo un sacco di interessi…non mi va che questo sia solo un ricordo. Ecco tutto.

Diretto e sincero quel ragazzino. Senza paura d’essere giudicato per ciò che provava.
Ovviamente nemmeno Yu voleva che finisse tutto lì. Voleva conoscere meglio Hisakata, passare del tempo con lui, parlare, scherzare, fare cose al di fuori del lavoro insomma. Però dal suo punto di vista c’era un ostacolo di mezzo, una causa di forza maggiore che non era per nulla certo fosse d’accordo con la cosa. Anzi. Visto quell’ultimo intervento era quasi sicuro che non volesse che loro due avessero qualcosa a che fare l’uno con l’altro.
Si sforzò comunque di sorridere, per ricompensare la sincerità del ragazzino, ma c’era un velo di tristezza in quel tirarsi di labbra.
Se non vuoi, non lo sarà. Gli scompigliò i capelli scuri, facendolo protestare. E poi anche tu prometti bene come shinobi! Mi piacerebbe davvero vedere cosa sai fare e non lo dico tanto per dire. Senza contare che sono solito mantenere le promesse che faccio: non piace nemmeno a me chi da solo aria alla bocca.

Allora è deciso! Era stanco, ma riusciva ancora ad essere bello energico nelle sue dichiarazioni. Per oggi passa, ma la prossima volta ci vediamo di nuovo. Melonpan, libri e magari anche un allenamento, così mi insegni qualche trucco! Va bene così Otōsan? Aoi guardò Yu, per capire se a lui andasse bene quella proposta, incerto dopo l’occhiataccia ricevuta poco prima. Ormai aveva capito che, come la faceva, la sbagliava col chunin. A buona ragione. Si, va bene. Disse alla fine, accontentando Hisakata e tornando a rintanarsi nel silenzio.

Ok, furbetto. Adesso te la senti di continuare o vuoi riposare ancora un po’? La malizia nella voce del Rosso, lasciava chiaramente intendere che avesse perfettamente compreso l’idea del genin.

Dobbiamo proprio? Hisakata mise su un musetto infantile; potendo, avrebbe dilatato quel momento all’infinito. E per quanto a Yu la cosa facesse piacere, non potevano davvero restare lì in eterno. Alla fine il piccolo Hōzuki sospirò, aveva capito. Bevve l’ultima goccia d’acqua dalla borraccia e tentò di alzarsi in piedi da solo. Va bene, andiamo a casa.

Peccato non fosse ancora in forze da poterlo fare. Barcollò per un capogiro e immediatamente sia Yu che Aoi furono lì per sorreggerlo. Appurato che il padre lo stesse tenendo per bene, il Rosso lasciò che fosse lui ad occuparsene. Se lo ricaricò in spalla e un attimo dopo lo strano trio era di nuovo in marcia verso la Nebbia. Un silenzio teso, questa volta, tra i due adulti.
Non che nel primo tratto non fossero stati zitti, tuttavia era chiaro che adesso ci fosse qualcosa di diverso. Un qualcosa nato da un tentativo di gentilezza, mal recepito da chi davanti agli occhi aveva solo le cattiverie subite in passato. Un tempismo pessimo, quello di Aoi, bisognava ammetterlo, nato forse dalla sua palese incapacità di rendere chiaro e manifesto ciò che provava. Un po’ come non era molto pratico nell’avere a che fare coi ragazzini.
Dal canto suo Yu faticava a scostare l’immagine dell’uomo a cui correva di fianco ora, da quella del padre che ricordava. Si aspettava da un momento all’altro “la fregatura” e valutava ogni sua parola, ogni suo gesto con quella lente sporca. Per questo in quel tentativo di proteggerlo dall’esuberanza di Hisakata, aveva visto solo un muro. Per questo credeva che il fatto che fossero tornati indietro fosse solo merito del ragazzino. Per questo le parole di incoraggiamento rivoltegli durante il combattimento contro Izumi, erano state quasi più un fastidio. Viste come false, opportuniste e non veramente interessate.
Una situazione un po’ di merda. In cui Kurama stesso cercava quanto possibile di non mettere becco. I suoi ricordi erano gli stessi che aveva Yu. Conosceva il suo dolore. Lo conosceva meglio di chiunque altro. Ma, al contempo, riusciva a vedere quella faccenda da un punto di vista esterno. E considerato quanto cocciuti fossero entrambi - sia Aoi che Yu - non pensava che sarebbero riusciti a spiegarsi molto a breve. E quella situazione di tensione fredda ne era palesemente una dimostrazione. Hisakata alla fine si era addormentato e, volendo, i due avrebbero potuto parlarsi, ma il tutto era in una situazione di stasi. Non sapeva con precisione per Aoi, ma il suo umano, non aveva la benchè minima intenzione di parlare.
Fu con stupore di entrambi che, a un certo punto, il Jonin prese parola, rompendo quello spesso strato di ghiaccio. Coraggiosamente, avrebbe ammesso la Volpe. Perché, per quanto ne sapesse l’uomo, Yu avrebbe potuto aggredirlo verbalmente alla prima sillaba. In realtà il Rosso era stanco e confuso, abbastanza da decidere di non sputare veleno - anche per non svegliare Hisakata - ma questo Aoi mica lo sapeva.


Sai.., iniziò un po’ incerto. L’occhiataccia doveva bruciare ancora. Hisakata ha un ottimo fiuto nelle cose. Mi aveva detto di aver incontrato uno shinobi di valore…e aveva ragione.
Impossibile non voltarsi a quelle parole. Le aveva sentire veramente? Poteva crederci davvero? Forse la stanchezza gli stava facendo uno scherzo di cattivo gusto. Da Rifiuto a Shinobi di valore non era un attimo. Poi con che coraggio…con che coraggio glielo diceva dopo averlo trattato come immondizia prima e averlo abbandonato al suo destino poi, facendo credere d’essere morto?! Lo osservò in tralice, convinto di trovare un sogghigno da presa per il culo sul volto di suo padre, ma non fu così. Sembrava convinto di quello che diceva, alimentando la confusione del Rosso. I loro sguardi si incrociarono un secondo, prima che il volto del più grande tornasse a guardare la strada, rivolgendo al figlio l’occhio cieco. Yu non poteva saperlo, ma per Aoi era insostenibile guardarlo a lungo. La vergogna che provava e la somiglianza con sua madre Sora erano troppo grandi.
Di suo Yu non sapeva bene che dire. Distolse gli occhi a sua volta, puntandoli altrove.


Mh…Beh, Hisakata è un ragazzino sveglio. Nessun sottinteso su chi invece non lo fosse stato, vero Yu? Fu dopo una lunga lotta interiore, dopo un silenzio lungo secoli, tanto che sembrò che quella sua sola parola fosse totalmente distaccata dal precedente discorso, che il Rosso bofonchiò un basso e tenebroso Arigatō. Senza esattamente sapere da dove gli fosse uscito.

I pensieri che aveva in testa, erano così chiassosi che non gli permisero di comprendere con chiarezza quel mormorio che arrivò da suo padre. Un Gomen che quel giorno non sarebbe stato ascoltato, prima che l’occhio buono di Aoi, andasse a cercare il viso addormentato di Hisakata. Grazie per averlo tirato su di morale, ne aveva bisogno.

Nessun problema. Ci so fare coi ragazzini. Sì, lui ci sapeva fare, al contrario di qualcun altro. Accadde qualcosa a quel punto. Quella frase, quel soggetto, forse l’apparente disponibilità di dialogo…non avrebbe saputo dirlo nemmeno Yu. Tuttavia, alla luce di quanto accaduto poco prima, mentre stavano riposandosi un attimo, sentì di dover mettere in chiaro una cosa. Se non tra loro, almeno tra lui e Hisakata. Io lo voglio conoscere davvero. E c’erano davvero un mucchio di parole non dette in quella semplice frase, “E’ mio fratello, ne ho il diritto” “ Non puoi impedirmelo” “Non sarò solo un ricordo”.

Anche se ci provassi, né tu né Hisakata me la fareste passare liscia. Su questo vi somigliate. Aveva uno strano sorriso mentre lo diceva. Se non gli fosse sembrato impossibile, Yu avrebbe detto che era quasi compiaciuto. Non ti impedirò di passare del tempo con tuo fratello.

Neanche si fosse sentito chiamato in causa, Hisakata si svegliò proprio in quel momento, stropicciandosi gli occhi, facendo venire il dubbio a Yu che potesse aver sentito parte della conversazione. Ma non sembrava. Quell’ultima parte del loro viaggio di rientro fu fatta a cuor più leggero da parte del Rosso. Non ancora limpido, ma almeno la preoccupazione che il rapporto con suo fratello potesse essere impedito da suo padre, se n’era andata. Sentirsi dare quel via libera era stato un balsamo…più di quanto credesse. Anche se Hisakata non sapeva tutta la verità, poter passare del tempo con lui, poterlo conoscere, per Yu era davvero importante. Fece il resto del viaggio con un sorrisino accennato sul volto, soddisfatto, cosa che Kurama non si fece scappare.

« Sembri un cucciolo che ha appena ricevuto un nuovo giocattolo. » Rise. « Se potessi, ora staresti scodinzolando! »
Beh si…non è che facessi i salti di gioia all’idea di dover fare le cose di prepotenza. Anche se le avrei fatte.
« Sembra che lui lo avesse capito. »

Si, sembrava così. E forse era vero. Tuttavia, nonostante quella “concessione”, Yu aveva bisogno di tempo per digerire il tutto. Era troppo fresco ancora, il chunin era decisamente scombussolato, confuso. Provava emozioni contrastanti e faticava a guardare con lucidità l’intero quadro. La rabbia era ancora lì, ribolliva sotto la coltre di buon senso. E anche se c’era stato quel contatto al rientro…c’erano troppe, troppe, troppe cose passate che non potevano essere cancellate e dimenticate con qualche bella parola. Ma per il momento andava bene così. Per Hisakata e per il quieto vivere.
Arrivarono a Kiri mezz’oretta più tardi e, proprio lì sulle porte, avvennero i saluti. Un inchino di circostanza a “Hōzuki-san”, e la promessa di rivedersi presto al ragazzino che, di tutta risposta, messo a terra dal padre, sempre attento che riuscisse a tenersi in piedi, abbracciò Yu sorprendendo lo stesso. Un abbraccio caloroso, che strappò un sorriso sincero al Rosso che salutò l’ignaro fratello con una carezza tra i capelli e un
Ci vediamo presto! a cui Hisakata rispose in maniera del tutto gioviale ed entusiasta, nonostante cascasse dal sonno.
Yu guardò padre e figlio sparire nella Nebbia, seguendo le loro sagome fino a quando non vennero totalmente inghiottite dal grigiume del Villaggio. Un sorriso a solcargli il viso, fino al momento in cui non fu solo.

Allora quel tirarsi di labbra sparì.
Allora iniziarono i problemi.

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« AAAAH! Adesso basta! Ne ho abbastanza! »

Quella follia doveva finire. Per giorni e giorni quel ragazzo se n’era rimasto in silenzio a rimuginare su quanto accaduto, rimestando la melma sul fondo della sua anima senza effettivamente tirarla fuori. La lasciava lì a macerare, smuovendola costantemente, valutandola, osservandola…mentre in sordina la rabbia cresceva. Aveva perso il conto, Kurama, di quante volte lo aveva visto disfare Kenmaki per poi rimetterlo assieme, assente, chiuso nel suo mondo, distante da tutti…Dal Ghiaccio, che tentava inutilmente di capire che cazzo gli frullasse in testa, dall’Anfibia con l’Arco che ci aveva provato ad intrufolarsi in quella testa bacata per parlargli a modo suo - fallendo miseramente - ma soprattutto e fastidiosamente da LUI. Era sordo pure alla sua voce! E quella situazione stava dilungandosi troppo per la Volpe che, di riflesso, subiva i tormenti di Yu, comprendendoli, condividendoli, ma per tutte le sue code non poteva continuare così! Solo i Kami sapevano quanto volesse prenderlo e sbatacchiarlo per dargli una svegliata. Cazzo era chiaro avesse bisogno di sfogare tutto quello che aveva passato in quella missione, ma se se ne stava muto parlando solo con sé stesso, ne sarebbe uscito pazzo!
L’apice di quell’assurdità era arrivato quella mattina. In un barlume di lucidità, Yu aveva deciso di recarsi sui monti ad allenarsi, in modo da potersi sbarazzare in modo costruttivo di tutta quella collera repressa che Kurama sentiva ribollire come un calderone sul fuoco.
Ma le cose non erano andate propriamente come avrebbero dovuto. All’interno della barriera concessagli dal Mizukage, il chunin aveva sì iniziato a sfogare quelle emozioni corrotte, ma in maniera del tutto scellerata. Utilizzava il chakra del Bijū senza un minimo di criterio, concentrandolo senza controllarlo, sfogandolo su qualsiasi elemento utile trovasse tra le mura invisibili di quel cubo. Una scena pietosa. Stava distruggendosi senza ottenere nulla di concreto. Tanto che alla fine Kurama si era scocciato e aveva deciso di usare le maniere forti.
Mise fine a quella follia con quel ringhio incazzato, prendendo l’anima di Yu per i piedi e trascinandola giù con forza, laddove risiedeva lui. Il corpo del Rosso ricadde senza sensi sul suolo arido, mentre il suo spirito sprofondava fino a sbattere violentemente sulla piattaforma ghiacciata che ospitava il Bijū.
La guancia schiacciata sul freddo, un diavolo per capello per quella trovata poco gradita e per nulla condivisa, si rimise in piedi ritrovandosi di fronte la Volpe in tutta la sua immensa mole. Un cipiglio severo sul muso, mentre gli occhi scarlatti lo perforavano da parte a parte.


« Per quanto tempo ancora vuoi continuare con questa farsa? »

Strinse i pugni lungo i fianchi, Yu, punto sul vivo, ma ostinato…per quanto la verità fosse manifesta alla Volpe e lui lo sapesse bene. Non so di cosa tu stia parlando. Brontolò. Fammi tornare.

« Ah! Questo è fuori discussione! » Kurama si abbassò fino al suo viso, le zanne snudate, il fiato caldo che investiva il ragazzo come una brezza del sud. « Tu da qui non ti muovi, fino a quando non ti torna un po’ di sale in zucca!» Sibilò, prima di allontanarsi e tornare a guardarlo dall’alto della sua maestosità. « Cosa credi di ottenere facendo in quella maniera?! Rinchiudendoti nel tuo mutismo e sfogando grossolanamente la tua rabbia? »

Yu strinse i pugni così tanto da sentire le unghie nei palmi nonostante avesse i guanti. Lo sapeva! Lo sapeva benissimo che quello che stava facendo era sbagliato, che non serviva assolutamente a un cazzo, eppure…eppure… Allora che dovrei fare secondo te?! Sbottò, alzando lo sguardo e puntandolo dritto in uno degli occhi ferini di Kurama. Ogni volta che ci penso e ci ripenso e ci ripenso…passo dall’essere confuso al provare una rabbia che non riesco a controllare!

Ed era così. Non capiva. Odiava suo padre per ciò che gli aveva fatto in passato. Provava disgusto nell’essere venuto a sapere che era ancora vivo e non si era sprecato minimamente di andare a cercarlo in tutti quegli anni. Covava una collera assurda nell’aver capito che, per l’età che aveva Hisakata, doveva essere nato quando ancora sua madre era viva. E sì, invidiava un sacco il fratellino per aver ricevuto ciò che lui non aveva mai avuto. Non fino a volergli male, non era colpa sua, ma lo invidiava. Allo stesso tempo, la persona che aveva visto a Kokuhyō lo mandava in confusione. Quell’Aoi era diverso da quello che era dipinto nei suoi ricordi. Non si era dimostrato ugualmente stronzo, non si era dimostrato ugualmente un bastardo indegno di ogni più piccola goccia di fiducia. Anzi…lo aveva aiutato. Ed era questo che lo mandava in tilt. Vederlo così, vederlo a quella maniera…accendeva qualcosa che non voleva si accendesse, qualcosa che doveva restarsene spenta, perché aveva già sofferto abbastanza per colpa di quella bestia, non gli avrebbe permesso di ferirlo ancora.

« Liberatene. » Sentenziò la Volpe. « O incanalala in qualcosa di utile. Sei o non sei il portatore del Kyūbi? »

Lo sono. La risposta di Yu fu immediata. Quasi un moto d’orgoglio. Ma sono anche uno stupido essere umano che ha bisogno di uno sfogo quando il terreno sul quale ha sempre camminato si sgretola sotto i suoi piedi e precipita nel vuoto. Si lasciò cadere a sedere sul ghiaccio, quasi ogni forza di resistere lo avesse abbandonato. Sentì appena la Volpe sbuffare un « Su questo hai ragione. » mentre lui rimuginava sul da farsi. Visto che non mi lascerai andare finchè non avrò messo la testa a posto, qual è la tua proposta?

Sogghignò Kurama. Aveva chiaramente qualcosa in mente. « Se proprio vuoi sfogare la tua rabbia perché non puoi farne a meno…sfogala su di me. » Fece a sorpresa, invitandolo a combattere contro di lui. « Ma bada bene, non me ne starò accucciato qui a lasciarti fare quello che vuoi, ragazzo. » Poi parve ripensarci. « Anzi, ho un’idea migliore. » Lentamente il corpo della Volpe prese a rimpicciolire, il pelo a sparire, la sua struttura fisica a farsi più…umana. Fino a quando Yu non si ritrovò faccia a faccia con la sua controparte ferina, la stessa con cui Kurama si era mostrato a lui durante la prova che gli aveva imposto. « Sfogala su te stesso, da baka quale sei. »

Faceva sempre uno strano effetto vedere Kurama trasformarsi in lui con tanto di orecchi, code e lineamenti selvaggi. Ma quello che proponeva poteva funzionare. Gli avrebbe permesso di scaricarsi, incanalando il tutto in qualcosa di utile: perché uno sfogo brutale non sarebbe stato perdonato dalla Volpe, glielo aveva ben detto.
Si alzò in piedi, sogghignando a sua volta, pronto a mettere mano all’Hakanai, ma appena le sue dita sfiorarono la cannetta, una scudisciata di chakra colpì il recipiente in bambù lanciandolo lontano. Una volta a terra, la sua fidata arma venne inglobata in un involucro di ghiaccio. Lo sguardo interrogativo del chunin, si posò allora su Kurama.


« Sei qui per imparare ad usare il mio chakra, niente giochetti da umani. »

Quindi avrebbe dovuto usare solo il suo chakra, eh? D’accordo. Non riusciva a gestirlo ancora del tutto. Era arrivato ad un equivalente pari a sei code…probabilmente Kurama voleva appurare se fosse effettivamente in grado di mantenere quel controllo oppure no. D’altronde era così che si procedeva, quando si imparava qualcosa di nuovo no? Si aggiungeva un mattoncino, si manteneva per un po’ di tempo per vedere se funzionava e solo poi se ne aggiungeva un altro. Il che significava che partiva palesemente svantaggiato. La Volpe era ovviamente in grado di gestire e controllare la piena totalità del proprio chakra: quello scontro sarebbe stato a senso unico. Ma proprio per questo valeva la pena di affrontarlo: d’altronde il modo di sorprendere l’avversario lo poteva sempre trovare. Beh, in quel posto, luoghi in cui nascondersi non ce n’erano. Sarebbe stato uno scontro diretto e brutale.
Neanche il tempo di pensarlo che la Volpe lo colpì a sorpresa in pieno viso, scaraventandolo qualche metro più in là. Yu ruzzolò lontano, rimettendosi subito in piedi, rivolgendo uno sguardo ben poco amichevole a chi gli aveva fatto quello scherzetto.


« Se non attacchi tu, attacco io. »

Tanto bastò per dare inizio allo scontro. Richiamato il chakra del Bijū, Yu si lanciò contro lo stesso, con tuta l’intenzione di restituire il colpo. Potenziò gli arti inferiori per essere più veloce e quelli superiori per colpire più forte e una volta a portata caricò il pugno. La mano chiusa, avvolta dal chakra incandescente, tuttavia, colpì il vuoto. Kurama era sparito! In un secondo, aveva aspettato l’ultimo e si era volatilizzato…per apparire alle sue spalle.
Imprecare non aiutò a schivare il colpo della Volpe, una tallonata che arrivò implacabile sulla sua schiena, schiantandolo a terra e facendogli mancare il fiato. Ci volle qualche istante perché riuscisse a riprendere la facoltà di respirare, ma aveva capito l’antifona, se restava lì immobile, sarebbe stato colpito di nuovo. Rotolò di lato giusto un istante prima che un pugno di Kurama colpisse la piattaforma di ghiaccio, proprio nel punto in cui poco prima stava lui.
Rimessosi in piedi, tentò di approfittare di quel momento per attaccare la Volpe dal fianco, ma non fu abbastanza. Venne bloccato senza difficoltà e scaraventato via come un fuscello.
Rialzatosi, si asciugò col dorso della mano un rivolo di sangue sul mento, approfittandone per prendersi qualche attimo per pensare. Era evidente che non fosse abbastanza veloce. Mentre Kurama lo era eccome, senza contare che anche cogliendolo in un momento di guardia abbassata, era riuscito a difendersi egregiamente. Ma come cazzo faceva a muoversi così bene in un corpo che non era il suo fino a qualche mese prima?!


« E’ tutta qui la tua rabbia? Beh lasciatelo dire ragazzino, non solo sei scarso, ma mi chiedo come tu pretenda di difendere i tuoi affetti in questa maniera. »

Lo provocò. Pessima mossa. Da quel momento lo scontro si fece serrato. La rabbia montò furiosa in Yu, sentendosi in qualche modo tradito dalle parole del suo compagno. Troppo suscettibile in quel momento per rendersi conto che fosse solo un bluff, troppo sensibile alla carne esposta che Kurama aveva minuziosamente punzecchiato. E non aveva per nulla intenzione di finire. Con l’andare dello scontro fu sempre più evidente la disparità di preparazione e forza tra i due. I colpi di Yu venivano sistematicamente schivati o parati, mentre la Volpe riusciva a cogliere di sorpresa il Rosso con facilità. Abituandosi ai movimenti ferini del Bijū, piano piano il chunin imparò a prevederli…ma come già accaduto contro Izumi, il suo corpo e i suoi riflessi non erano abbastanza rapidi da seguire quella previsione. E alla fine erano solamente botte. Botte sul corpo, sulle ossa e botte sull’autostima.
Perchè Kurama non si faceva scappare una singola occasione per provocarlo. Ogni errore, ogni cazzata era una buona occasione per andare a buttare sale su quelle ferite che, se aperte, sanguinavano. Così all’ennesima schivata, quando Yu, ancora non perfettamente in grado di controllare la forza del chakra del Bijū, si sbilanciò in avanti a causa dell’accelerazione troppo inutilmente elevata, cadendo in ginocchio, Kurama ne approfittò di nuovo. Cazzo se sapeva essere stronzo se voleva.


« Eeeeeeh, allora? Già ti arrendi? Che delusione. In effetti dopo lo scontro indecente con quello scheletro, non so che altro mi aspettassi da te. »

Mai!

Una scudisciata di chakra con una coda di chakra, fatta apparire in quel preciso istante, fece allontanare l’avversario con un fischio derisorio, mentre lui si rimetteva in piedi per l’ennesima volta. Cazzo! Così non funzionava, non funzionava per niente! Va bene sfogarsi, ma in quella maniera non sarebbe arrivato da nessuna parte…si stava stancando e basta. Doveva dosare, utilizzare il giusto. Come quando aveva imparato a camminare sull’acqua o sulle superfici verticali in Accademia. Si trattava di questo, di applicarlo anche al chakra di Kurama. Solo che era talmente intenso rispetto al suo da essere soffocante. Non era facile. Ma ci avrebbe ugualmente provato. Iniziò a dosare il chakra che aveva concentrato nelle gambe e le cose iniziarono già ad andare meglio. Si rese conto che senza esagerare nella spinta, offriva meno occasioni all’avversario di approfittarne. Non riusciva ancora a colpirlo, non riusciva ancora a schivarlo…ma era già qualcosa. Anche se sembrava ancora uno scontro a senso unico. Qualsiasi sua strategia veniva puntualmente bloccata da Kurama, come se la conoscesse in anticipo. Perse presto il conto di quante volte finì a terra per rialzarsi prima che la Volpe gli fosse addosso! Non gli stava risparmiando proprio nulla, anzi, se poteva infieriva ancora, ancora e ancora, fino a quando non lo vedeva reagire, fino a quando non lo vedeva ingegnarsi per superare quello o questo ostacolo, fino a quando non lo vedeva lentamente imparare. Solo in quei momenti a Yu era parso di intravedere l’ombra di un sorriso soddisfatto, ma erano attimi talmente concitati e brevi che esserne sicuri o esserselo immaginato erano le facce della stessa medaglia.
I muscoli iniziarono presto a dolere. Controllare il chakra della Volpe era faticoso. Ancor di più in uno scontro come quello, dove un attimo di respiro di troppo veniva punito. Ma nonostante questo, nonostante stesse concentrandosi sulla battaglia, nonostante stesse mettendo in quei pugni e in quei calci la rabbia che covava da giorni e giorni, non gli sembrava fosse diminuita per niente. Era sempre lì, ribollente, e quasi sembrava aumentare ad ogni nuova provocazione di Kurama. Come se non fosse di quello che aveva bisogno. O non solo quello.
Sbattè un bugno a terra, in preda alla collera a all’ennesima strategia finita con un buco nell’acqua, mentre la risata derisoria di Kurama - con la sua voce - risuonava nel vuoto di quel luogo desolato, colpendolo come kunai affilati alla schiena.


« Forse tuo padre aveva ragione a ritenerti un rifiuto. » Provocò di nuovo, avvicinandoglisi. « Ovvio che non voglia che tu abbia a che fare con Hisakata, finiresti per rammollire anche lui. »

Qualcosa si ruppe a quelle parole, con un rumore secco e crudele. Qualcosa che fece male, qualcosa che lo ferì profondamente, perché proprio quelle parole…dette proprio da lui, non se le aspettava. Si ritrovò ad atterrare Kurama con un ringhio feroce, caricando un pugno di chakra, pronto a scagliarglielo in faccia. Non pensò nemmeno che quella fosse la prima volta che era riuscito a mettersi in posizione di vantaggio, non pensò nemmeno a come era stato stranamente “facile” cogliere in fallo la Volpe in quel frangente. Troppo accecato dal dolore, troppo accecato dalla rabbia per fare ragionamenti simili in quei pochissimi secondi.
Si sentì tradito, da qualcuno di cui si fidava, da qualcuno che lo conosceva intimamente e che mai avrebbe dovuto permettersi di farlo, proprio per questo. Fu un attimo.
Il tempo di un’occhiata e quel pugno venne scagliato…schiantandosi sul ghiaccio, vicino al viso di Kurama. Una moltitudine di schegge esplose, macchiate di sangue. Qualcuna tagliò il volto ferino della Volpe a terra, ma era la mano di Yu quella a essere messa peggio.


Se è così che la pensi, la porta sai dove si trova! Non lo aveva colpito. Per qualche ragione, quando lo aveva guardato in faccia, non ci era riuscito. Forse intimamente aveva capito. Forse l’istinto gli aveva suggerito che il suo dolore era stato percepito da Kurama…ma quella minaccia al veleno uscì comunque dai denti, impetuosa come il pugno che ora Yu stava stringendosi in grembo, pulsante. Il dolore scaccia il dolore, dicevano. Cazzate.

« Lo sai che non la penso così. » Fece, dopo aver aperto e richiuso la bocca, forse per dire qualcosa d’altro, e abbassato leggermente gli orecchi. « Lo facevo solo per farti liberare da quella rabbia…Gomen. »

Lo so. Ammise, dopo un lungo istante di silenzio in cui le rotelle ripresero a girare normalmente. Ma non lo dire più. Si lasciò allora scivolare accanto a Kurama, steso, un braccio a coprire gli occhi. Quasi non ci credeva di aver detto una cosa del genere alla Volpe, lui non voleva veramente che se ne andasse. Solo…in quel momento era uscito, complice la rabbia e la delusione di sentirsi dire quelle parole proprio da lui. Anche se dentro di sé sapeva che non era serio, avevano fatto male lo stesso. Scusami tu.

Kurama sospirò, riprendendo lentamente la sua forma originale, enorme, pelosa e calda. Avvolse Yu con una delle sue code, avvicinandolo al proprio corpo, mentre il giovane si tirava a sedere. « Così sia ragazzo. » Una promessa. « Ma ricorda le mie parole: tu non sei quello che tuo padre ha cercato di cucirti addosso tanti anni fa. E ci sono tante persone che mi darebbero ragione. » Yu si sentì stringere più stretto, il calore della Volpe che lo avvolgeva piacevolmente come una colte era confortante e le parole del Bijū rimbombavano nel petto come il riverbero di un petardo. « Sii orgoglioso di ciò che sei e non lasciare a nessuno la ragione di dire il contrario! Non tutti possono vantare di tenermi testa, dopotutto. »

Lo so, lo so. Lo sapeva davvero? Perché, a sentirselo dire, si era sentito incredibilmente meglio. Iniziò a giocherellare con la punta della coda della Volpe, rimuginando. E sarebbe tutto più facile se si fosse dimostrato così anche l’altro giorno. Però…mi è parso di avere di fronte qualcuno di diverso in alcuni momenti. Finalmente lo aveva detto.

« Il tempo cambia le persone, perché costellato di esperienze. Magari è davvero diverso. »

E’ questo che mi fa incazzare! Strinse di riflesso la coda del Bijū. Nel sentirlo sobbalzare ed emettere un lamento strozzato, mollò subito la presa. Oh, scusa. tornando quindi a giocarci tranquillamente. Non cambia quello che ha fatto, non cambia quello che non ha fatto…anche se fosse vero che non è più lo stronzo che ricordo. Fece una pausa, pregna di significati che la Volpe poteva condividere silenziosamente con lui. Era quasi meglio fosse rimasto uguale.

« Non potevamo prevederlo, Yu. »

Sospirò. No… Strano. Parlarne lo faceva sentire meglio, per qualche ragione. Anche se non trovava risposte, spiegazioni né nulla, sentiva che quel peso sul petto diventava più sopportabile. Poi c’è anche Hisakata.

« Quel ragazzino non ha colpe per essere venuto al mondo, ma questo lo sai già. Non credo sappia nemmeno del passato di tuo padre, anche se sembra conoscere qualche dettaglio. »

Aveva accennato in missione qualcosa in effetti. Sì, non credo sappia nulla di me. Si ritrovò a sorridere, ripensando al fratellino. Il pensiero del ragazzino lo rasserenava. Lui mi piace.

« Anche a me. E’ un tipo in gamba come qualcuno che conosco. » Si volse verso di Yu, Kurama, spingendolo col muso e riuscendo finalmente a farlo ridere. La prima risata da giorni.

Pensi di comprarmi coi complimenti? Chiese, facendo il finto sostenuto. Braccia incrociate e naso all’insù.

« No, sei troppo cocciuto per farti comprare così. » Fu allora che il corpo di Kurama prese nuovamente a mutare. Si fece umano, ancora una volta, ma questo giro con un aspetto che dire detestasse era poco e Yu lo sapeva benissimo. Occhi verdi, capelli castani…tempo pochi istanti e accanto al Rosso c’era Takumi. « Sappi che mi costa fatica questa trasformazione, ora mi perdoni? »

Ci provò. Ci provò davvero Yu, ma non ce la fece proprio. Scoppiò a ridere nel giro di pochissimi istanti, allontanando il viso di Kurama-Takumi con una mano mentre ridacchiava uno Ma smettila!
Quello scemo. Lo aveva perdonato già da un po’. Poi nemmeno serviva tra di loro. In fin dei conti, Kurama aveva fatto tutto per riuscire a farlo stare meglio. E in un modo o nell’altro ci era riuscito. Brutale, forse, ma si diceva che servisse distruggere per ricreare…probabilmente anche con le persone era così. Se volevi che si calmassero, dovevi portarle a sbroccare, al punto di rottura. Magari non sempre funzionava, ma con lui era stato utile. Senza contare che, in quello scontro, piano piano aveva affinato il controllo che aveva sulla parte di chakra di Kurama che riusciva attualmente a gestire. Ma la cosa più importante era che la Volpe fosse riuscita a calmare il suo animo in tumulto. Forse in un modo non proprio ortodosso, ma ehi, l’importante era il risultato. E Yu, per quando tutto fosse ancora lì, senza una reale soluzione, si sentiva un po’ meglio. In fin dei conti, non avrebbe potuto risolvere né con Kurama, né con nessun altro i suoi conti in sospeso passati. Se non col diretto interessato. Ma era tutto ancora troppo fresco. Preferiva non pensarci e prendere quel che veniva. Se fosse capitato, tanto meglio! Ne aveva di cose da dire.

Oi, Kurama. Chiamò, facendo voltare la Volpe - nuovamente col proprio aspetto. Arigatō.

La Volpe soffiò sulla sua mano ferita facendo sparire le lacerazioni. « Non c’è di che. La prossima volta, però è a pagamento. »



41887 caratteri.
Volendo, si può considerare solo la seconda parte come autogestita, visto che il primo pezzo è solo approfondimento di BG, in seguito a quanto accaduto nella missione precedente.
In quel caso i caratteri sono 20897. Vedete voi, insomma. XD
 
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view post Posted on 29/7/2020, 14:33     +1   -1
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|| Dovrei spendere qualche parola per esprimere il mio giudizio e lo farò, seppure suonerà ripetitivo ai più.
Semplicemente ho adorato lo scambio in famiglia, con Yūzora che passa da un eccesso all'altro a seconda del componente che interagisce con lui. Si avverte tutta la voglia di conoscere quel piccolo cucciolo di Hisakata e l'astio interiore nei confronti di Aoi che in certe occasioni cerca di essere sostituito dal beneficio del dubbio ma ricade rapidamente nei ricordi di un passato doloroso. Ottimo approfondimento di BG.

Adesso la parte vera e propria di questo addestramento, che viene mascherato abilmente da uno sfogo personale derivato dalla confusione di credere di conoscere a fondo qualcuno e scoprire che in verità quel qualcuno potrebbe non essere come ci si ricorda. La ricomparsa di suo padre ha suscitato in Yūzora qualcosa, come se avesse spezzato una corda logora e mal rattoppata del suo animo (e questo si percepisce immediatamente). Ottimo anche Kurama nel suo intervenire di prepotenza, nel suo metterlo alla prova per applicare la sua collera in qualcosa di costruttivo come dominare il suo chakra. Splendide le interazioni fra i due, con la volpe che incalza sia fisicamente che a parole. Lo scoppio finale, con quella frase pungente e il seguente ribaltamento del Rosso sono l'apice. Il tutto descritto in maniera minuziosa. Nulla da eccepire. Brava sis.

Carino il tentativo di farsi perdonare di Kurama. Ho riso. XD

Beccati questi succosi 1.000 pt. exp, anche in questo caso strameritati. Abbiamo solo da imparare da una scrittrice del tuo calibro. ||
 
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1 replies since 26/7/2020, 21:26   62 views
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