10 Giugno 249 DN – mattina
Deve ammettere che quei Suika, nonostante tutto, hanno un aspetto invitante.
La fruttivendola ne sta decantando le qualità con voce tanto stridula e penetrante, che la sente da quando ha messo piede nel rione principale del mercato - nonostante il cicaleccio delle comari e le grida altrettanto forti della concorrenza. Lì per lì ne è stata abbastanza infastidita. Ha stretto a sé il sacchetto contenente il pollo acquistato dieci minuti prima, e si è preparata a farsi strada nella calca con un respiro profondo, un po' come farebbe un palombaro prima di un'immersione.
Le donne che frequentano il mercato hanno sviluppato un proprio personalissimo stile di combattimento, basato sull'uso dei gomiti e dei fianchi: per quanto siano tutte delle civili e nessuna sia addestrata all'uso del chakra, urtare una delle parti elencate equivale a colpire un muro di mattoni. Una Taijutsu Proibita in piena regola.
Sguscia qui, sguscia là, lasciandosi in parte sospingere dalle correnti umane che fluiscono attorno alle bancarelle, si è trovata quasi schiacciata contro quei dannati cocomeri – tanto vicina alla fruttivendola urlante, da beccarsi due o tre goccioline di saliva in faccia, scoprendosi a soppesare concretamente l'idea di portarsene uno a casa.
La frutta sulle isole costa uno sproposito ma dopotutto, con la paga da Spadaccina, non sarebbe un dramma aggiungere qualche vitamina alla sua dieta. Qualcosa che non sia verde come le alghe, che non puzzi di alghe e non sappia di alghe, che a Kiri abbondano e costano poco.
Tuttavia, dopo un paio di secondi, nel momento in cui sente su di sé lo sguardo rapace della venditrice, decide che è giunto il momento di spostarsi: non è tanto perché viva da sola e un Suika intero sia davvero troppo grosso, o perché il profumo delle pesche di Momo lì accanto sia ancora più attraente.
È solo che non riesce a scrollarsi di dosso il prurito insistente che sente dietro alla nuca, da quando ha visto con la coda nell'occhio quelle sagome nere in cima al tetto.
E non le ha viste mica una volta sola.
Volta il capo quel tanto che basta per sbirciare il tetto dell'ostello alla sua destra e... sì, sono lì.
Passi una volta, che può essere un caso.
Passino due volte, ed inizia ad essere strano, perché gli ANBU non sono tipi da lasciarsi vedere da una chunin, a meno che non siano nel mezzo di un'operazione.
Quando le volte sono tre, vuol dire che devi collaborare.
Individua un vicolo fangoso subito dopo il chiosco della frutta, sulla sinistra, e non senza una certa fatica avanza ingobbita, al di sotto alle balconate delle clienti in coda, strizzate nella biancheria di cotone profumato di bucato.
Si aspetta quasi di udire un leggero “pop”, quando finalmente guadagna mezzo metro di spazio vitale, e sgattaiola silenziosa verso la penombra umida della stradina laterale.
Gli ultimi quaranta giorni sono stati follia pura.
Ha ricordi vaghi, di quando ha preso in affitto quella mansarda polverosa e si è trasferita in fretta e furia, con tutti i suoi libri e lo stretto indispensabile tra abiti, biancheria e suppellettili. Non aveva voglia di discutere con sua madre sugli orari dei pasti, sul dare il cattivo esempio alle bambine, su quanto fosse importante andare a letto presto e nel frattempo evitare le apparizioni di Kirotaba su qualsiasi superficie riflettente andasse a posare lo sguardo, sorbirsi le sue minacce e studiare una maniera per brandire Nuibari, quando l'idea di cucire un essere umano le faceva venire i sudori freddi. Non aveva voglia di esercitarsi di nascosto con la katana. Non sarebbe riuscita a fingere ancora per molto che andasse tutto bene, con gli incubi da cui si svegliava urlando e le voci nella testa. Ha appeso sui vetri sporchi della sua nuova abitazione delle vecchie tende portate da casa e ha tirato avanti fino alla fine, ingozzandosi di riso troppo cotto o ancora crudo, e di pollo scondito, mentre faceva la spola tra obitorio e biblioteca. E dopo aver ricevuto il Sigillo di Hayate, paradossalmente, l'andazzo non è cambiato affatto.
Al contrario: gli imprevisti si sono accumulati gli uni sugli altri, condannandola infine ad una sorta di rassegnazione incentrata sul soddisfare i bisogni primari, e sistemare il resto un poco per volta, iniziando dal sangue di quel Subaru che ha cucito in galera, che non voleva saperne di venire via dai vestiti. Ha finito per buttarli via, irrimediabilmente rovinati dall'ammoniaca. Si è accorta poi che quello del sangue non era un problema isolato: era completamente incapace di avviare la lavatrice, e distinguere il sapone dall'ammorbidente. Si è resa conto di non essere in grado comunque di produrre del riso al vapore accettabile, nonostante la pazzia fosse rientrata nei ranghi e il tempo libero triplicato. C'era poi polvere, polvere ovunque, i vetri lerci, cose marce in frigo, il resto dei vestiti da traslocare e riprendere ad allenarsi.
Probabilmente ha toccato il fondo nel momento in cui si è accorta che per quanto si sforzasse, non c'era verso: le jutsu che aveva creato con tanto lavoro, erano sparite.
Come, sparite?!
Sì, scomparse, come un paio di mutande lasciate ad asciugare senza mollette, in una giornata ventosa. Per quanto si sforzasse di comporre i Sigilli e impastare chakra, non c'era verso di rendersi invisibile, fendere l'aria come era abituata a fare, né tanto meno creare onde d'urto. Dopo aver superato, in ordine, momenti di panico, incredulità, rabbia, sconforto e disperazione, si era rassegnata ad accettare il fatto che il Sigillo dei Sette stava avendo un impatto superiore a quanto non credesse.
Ha comprato un paio di mezziguanti nuovi, per coprire i glifi sulla mano destra, e ha definitivamente deciso di non mostrare nemmeno un centimetro di Nuibari in pubblico, limitandone gli spostamenti a quelli necessari a raggiungere i luoghi di allenamento - quelli più fangosi, malridotti e meno frequentati - e sigillandola nel rotolo del richiamo nel mentre, oppure nascondendola in un vano del pavimento. Almeno finché non avesse studiato una maniera intelligente di portarsela dietro, senza farsi vedere da mezzo Villaggio.
In conclusione: per quanto la dura prova l'avesse resa decisamente una kunoichi più solida, avrebbe dovuto accettare la sensazione sgradevole che dà l'avere un cimelio unico in casa, e sapere di non poterlo proteggere sul serio.
Ci avrebbe lavorato su, poco ma sicuro, e alla sua maniera: prendendolo a testate fino a spaccarsi il cranio, o fino a frantumare il problema.
È il tipico vicolo da cui è meglio stare lontani: puzza di piscio e c'è immondizia per terra, ma in pieno giorno e durante il mercato è difficile che il proverbiale tagliagole kiriano si faccia vivo. A quest'ora i malviventi sono tutti a inseguire le borsette delle massaie distratte, o al porto a fare affari.
Riflettendo meglio, realizza che non avrebbe nulla da temere da qualunque rapinatore, sia uscendo in borghese o in divisa: quanto è stupida quell'ansia leggera che le si è appiccicata addosso?
Una crosta di luoghi comuni e raccomandazioni della mamma, roba che non va via manco se le dai fuoco.
Farsi vedere a spasso con Nuibari, quello sì che sarebbe un problema: i pesci piccoli scapperebbero.
Gli squali no.
Lei non è forte abbastanza da difendersi dai secondi, e l'asso nella manica del mimetismo l'ha abbandonata sul più bello.
A finire sgozzata in un vicolo come quello e derubata della katana, magari stuprata nel frattempo, non ci tiene per niente: meglio che nessuno al mondo sappia che è stata una femmina a prendersela, almeno finché non sarà forte abbastanza da far cagare tutti sotto.
Raggiunto un luogo abbastanza defilato e fuori portata di orecchio da parte di chicchessia, rallenta il passo fino a fermarsi, controllando che le pozzanghere che la circondano non abbiano un alone eccessivamente giallastro.
Nessuno finora ha saputo spiegarle perché gli shinobi debbano per forza indossare calzature aperte.
CITAZIONE
Eeh sì, so che sei esiggente, non rileggevo un post tre volte prima di inviarlo da un anno (mi rompo prima, ma qui non ho voglia di far cagate).
Restiamo quindi d'accordo che Nuibari resta a casa, lo dirò più chiaramente al prossimo giro se serve: visto che è uscita a fare spesa, Urako l'ha lasciata nel famoso vano del pavimento.
Grazie di aver accettato il masteraggio!
Penso che questo sia il momento giusto per affidare il pg alle tue maruvaggie grinfie: la fanciullina non avrebbe retto certe pressioni prima di avere a che fare con gli ultimi eventi, e dubito ne sarebbe uscita viva.
Mi auguro che il lavoro faccia divertire anche te^^