Missione 4A | Shinimadeni 死にまでに - Ovunque tu sia, Per Lucifergirl88

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view post Posted on 29/2/2020, 16:22     +1   -1
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C’erano solamente tre modi in cui il ragazzino avrebbe potuto reagire a quella sua ultima velata minaccia: cedere alla paura e scappare, pessima idea voltargli le spalle, dare corda alla rabbia attaccandolo a suo rischio e pericolo o, e questa era quella che Yu riteneva più quotata, farsi due conti e decidere di sciogliere quello stallo. La scelta migliore era ovviamente quest’ultima e non solo per comodità del Rosso. Da quello che aveva capito di quel giovane, tutto era fuorché uno sciocco. Da prima che il chunin si palesasse, aveva dimostrato grande concentrazione e attenzione che era sfociata in un’analisi precisa e accurata dall’istante in cui Yu aveva deciso di mostrarsi. Quei suoi occhi color zaffiro non lo avevano mollato un istante, soppesando la sua figura ammantata in quel pastrano nero e sdrucito, istante per istante, valutando ogni sua reazione ad ogni nuova svolta della loro conversazione. Era un ragazzo assennato, riflessivo seppur ancora molto giovane. Se le proprie supposizioni sulla sua identità erano corrette, non dovevano essere passare molte lune da quando aveva lasciato l’Accademia. Almeno questa era l’impressione che aveva avuto, nonostante quell’innata capacità analitica che dimostrava. Sperava davvero che quella sua natura lo guidasse verso la direzione migliore in quella situazione: francamente non gli andava molto di dover ricorrere alle mani con lui. Aveva sviluppato una certa simpatia per il giovincello e, per quanto sapesse che un nemico poteva pure essere simpatico ma restare comunque un nemico, l’idea di doverlo rendere inoffensivo gli faceva contorcere le budella. L’avrebbe fatto se necessario, ma sperava vivamente di no.
Fortunatamente i Kami parvero illuminare la via giusta al ragazzo, perché, sebbene con una certa frustrazione, rinfoderò la lama, mostrandosi finalmente aperto ad un dialogo costruttivo. Era palese che la cosa gli costasse più di quanto volesse dare a credere, però già che si sforzasse ad aprirsi un po’ significava che per ragioni a Yu abbastanza sconosciute, avesse deciso di scommettere su di lui. Di fidarsi almeno un po’.
Tant’è che, riconosciute le proprie “colpe”, sempre che potessero essere definite tali, iniziò a parlare dando qualche informazione a mozzichi e bocconi, senza entrare troppo nello specifico…giustamente, si aggrappava alla sua unica e ultima opportunità di difesa. Ma quel poco che disse, fu abbastanza per Yu per farsi un quadro piuttosto completo sulla sua identità. Aveva detto di essere lì per cercare indizi sulla scomparsa di Takeshi e riportarlo a casa e che quest’ultimo non fosse un suo amico, ma facesse parte della sua stessa famiglia. Era abbastanza per ricollegarlo a Kiri, agli Hōzuki e alla missione parallela a quella che era stata affidata a lui, ovvero quella atta a recuperare lo Shinobi scomparso durante il precedente tentativo della Nebbia di mettere fine ai rapimenti. Tutto ciò faceva di lui Hōzuki Hisakata, si era presentato col solo nome, ma visti i collegamenti fatti dal Rosso il suo nome completo doveva essere per forza quello.


Ci sono troppi Hōzuki in questa missione per i miei gusti… Non che la cosa facesse calare la sua simpatia verso Hisakata, tuttavia faticava a non farci caso. Senza contare che tutta quella storia, ai suoi occhi, presentava una grossa anomalia. Hōzuki Takeshi e la sua compagna Watanabe Nami vengono inviati a risolvere il mistero di Kokuhyō. La loro missione fallisce: Takeshi, facendo da esca, viene rapito e Nami, rimasta segnata dalla faccenda, abbandona la carriera di Shinobi. A questo punto Kiri cosa fa? Invia un probabile Genin a recuperare Takeshi, un Genin che ha le caratteristiche fisiche di coloro che vengono rapiti.

…E’ altamente improbabile.

« Beh gli umani non sono molto intelligenti di per sé, ma capisco cosa vuoi dire. Potrebbe non essere qui da solo. »
Esattamente. In realtà potrebbe pure aver fatto di testa sua, ma vedo la cosa molto meno sensata. Insomma, oltre al fatto che da l’idea di essere uno con la testa a posto e che sa ragionare, mi è sembrato piuttosto convinto quando ha detto che Takeshi non è un suo amico stretto, quindi non vedo il motivo di imbarcarsi in questo casino di propria iniziativa. Tanto più che, se al Villaggio non sanno dov’è e che è uscito per cacciarsi nei guai, non avranno mai modo di intervenire per toglierlo dai pasticci o, eventualmente, recuperarlo. Sarebbe una follia. Non metto in dubbio la possibilità che l’informazione riservata del salvataggio di Takeshi possa essere in qualche modo giunta alle sue orecchie…magari ascoltando la conversazione di qualche adulto del clan, ma resta ugualmente troppo a culo, capisci? Tanto più che ciò significherebbe che qui in giro dovremmo trovare il vero Shinobi che si dovrebbe occupare di questa missione. Fece una pausa, ridacchiando tra sé e sé. Sai, inizialmente avevo anche pensato che fosse tutta opera di Fuyu-sensei. Inviare due Shinobi con compiti diversi, ma concernenti lo stesso mistero, di cui uno dei due con i tratti caratterizzanti le persone che vengono rapite. Vedendola così, sembra quasi mi abbiano consegnato un’esca ignara sul piatto d’argento…Ma penso che la possibilità che non sia da solo, sia quella più accreditata allo stato attuale delle cose.
« Ah! L’Altro Ghiaccio sarebbe capace di questo e altro! Ma concordo con la tua opinione. Ha senso. Però se è in squadra con qualcuno, il suo compagno non può essere andato troppo distante, non credi? Sarebbe controproducente perdere di vista il moccioso. E né noi né quei casinisti dei tuoi amici anfibi, abbiamo notato qualcun altro di sospetto qui in giro. »
Mmmh, questo è vero. Commentò pensieroso, quando i suoi occhi ricaddero nuovamente sull’acqua. Cosa aveva detto Gamakichi? Che più o meno dove stava Hisakata, solo in un breve tratto di fiume, l’acqua era più densa e pesante. A quelle parole Yu aveva pensato al Suiton, acqua chakrata, ma...e se fosse di più di questo? I panni sporchi si lavano in famiglia. Disse alla Volpe, attirando la sua curiosità. Forse Hisakata non è l’unico Hōzuki nei paraggi.

Non aveva idea se la sua intuizione fosse corretta, ma era risaputo che i membri di quel clan fossero in grado di trasformarsi in pozzanghere d’acqua. Tante volte ci aveva scherzato su, dicendo che se fosse nato come suo padre voleva, probabilmente avrebbe usato quella capacità per spiare sotto le sottane delle ragazze! Ora che aveva gli elementi per poterci pensare era talmente ovvio…quale posto migliore per nascondere un cadavere se non in mezzo ad altri cadaveri? Allo stesso modo, quale posto migliore per nascondere una pozzanghera ambulante se non in mezzo ad altra acqua? Questo spiegava anche il perché “l’acqua strana” di Gamakichi non venisse portata via dalla corrente del fiume, ma rimanesse lì, nei pressi dell’ansa dove si era fermato il ragazzino.
Restava comunque ancora un perché. Se davvero l’acqua pesante di quel tratto di fiume era causata da un altro Hōzuki, compagno di Hisakata, come mai non era intervenuto? Se davvero il ragazzino era conscio di non essere solo, perché era saltato così tanto sulla difensiva? Non sembrava che recitasse, infondo. Mmmmh, forse perché entrambi stavano aspettando di essere certi che l’estraneo incappucciato fosse il rapitore? Difficile da dire.
Forse l’unico modo per chiarirsi le idee era parlare direttamente con il giovane che, giustamente, ora pretendeva la sua parte di scotto. A dire il vero con la sua analisi non era nemmeno troppo lontano dalla verità, tuttavia era divertente vederlo “esigere” delle risposte, in quella posizione nobile con la mano sull’elsa del wakizashi, quando in realtà era ancora teso come una corda.


Mi pare giusto. Annuì Yu, ma prima di dare qualsiasi responso ai quesiti di Hisakata aggiunse una proposta. Ti dispiace se vengo di là? Parlare da una sponda all’altra del fiume mi pare fin troppo idiota. Al consenso un po’ tirato, ma comunque positivo del ragazzo, il Rosso balzò dall’altra parte. Si tenne ad una certa distanza da lui, vedendolo ancora molto teso, ma si fece quanto meno più vicino di prima, senza però ancora togliersi il cappuccio. E’ un piacere conoscerti, Hōzuki Hisakata. Fece, osservando da sotto al cappuccio l’espressione stupita del più piccolo, decidendo a quel punto, con quella piccola conferma, di mantenere la promessa fatta e abbassare il cappuccio sulle spalle. Puoi chiamarmi Yu.

« Non gli dici nemmeno il tuo nome completo? Che crudele. »
Beh, questo è il modo in cui preferisco essere chiamato…Anche a te ho detto di chiamarmi così quella volta che continuavi a darmi del moccioso, no?
E poi, via, non si può mai sapere.


Togliersi il cappuccio fu quanto più piacevole nelle ultime ore. Finalmente sentiva nuovamente l’aria fresca sul viso. Pensava avrebbe dovuto tenerlo fino a quando non fosse arrivato di fronte alle guardie del Daimyo - perché di certo tutto imbacuccato non l’avrebbero fatto avvicinare - ma fortunatamente aveva potuto levarselo prima.

Scusa se ti ho spaventato. Avevo bisogno di capire se potessi essermi d’intralcio o meno…e poi non ho resistito all’idea di farti quello scherzetto vedendoti così concentrato. Rise, prima di riprendere serietà e iniziare a snocciolare qualche risposta. Se mi stai chiedendo se sono uno degli scagnozzi del Daimyo, la risposta è no. Diciamo che sono qui su sua richiesta, ma non gli appartengo. Come puoi ben capire, il mio compito è simile al tuo. Non scese nei particolari, anche senza specificare chi cercasse, Hisakata era abbastanza sveglio da capirlo da solo. D’altronde già lo aveva intuito. Piuttosto cercò di fare chiarezza su un paio di cose ancora. Mi avevano detto che c’era già qualcuno sulle tracce di Takeshi, ma non pensavo di trovare un genin. Azzardò, anche se dubitava di sbagliare tiro. Ancora meno uno con gli stessi tratti delle persone scomparse…Ti hanno mandato qui da solo? Gli occhi chiarissimi fissi sui suoi, pronto a cogliere ogni sfumatura di menzogna. E poi spiegami, sono curioso! Sogghignò, ma senza apparire minaccioso, solo un po’ impertinente. Come mai, avendo la possibilità di sgusciartene via nell’acqua e farmela sotto il naso, sei rimasto qui?

 
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view post Posted on 1/3/2020, 21:34     +1   -1
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Era piuttosto convinto di quello che aveva appena detto, e più ci ragionava sopra più riusciva a convincersi del fatto che non potessero esserci grossi margini di errore nella sua supposizione. Tutti erano a conoscenza di quello che stava succedendo ma pochi erano coloro i quali conoscevano dettagli come la scomparsa di uno shinobi. Si contavano sulle dita di una mano. Ma per avere conferma definitiva di aver formulato un quadro generale più che corretto aveva bisogno di sapere la verità dalla fonte. Non che si fidasse ciecamente del primo sconosciuto che passava per puro e semplice caso sul luogo della scomparsa di un compaesano, ma qualcosa gli suggeriva che quel giovane uomo, chiunque fosse, non era un nemico. Se lo fosse stato, non avrebbe esitato a combattere. E' vero che l'aveva volutamente provocato, ma non aveva fatto nulla che potesse essere considerato minaccioso nei suoi confronti. Chi era dunque quel ragazzo?
Accolse con un cenno affermativo del capo la richiesta dello sconosciuto col cappuccio calato sul volto, ma non senza quel minimo di insicurezza tipica di chi rimane sulla difensiva. Avvertendo di essere ancora piuttosto teso nonostante la postura che riusciva egregiamente a mantenere per non mostrare cenni di tentennamento, non poté fare a meno di sentirsi uno stupido. Sapeva che avrebbe dovuto rimanere al suo posto e seguire passo dopo passo il suo diretto superiore, invece che prendere l'iniziativa. Dannata la sua curiosità e la sua voglia di dimostrare qualcosa.
Ebbe un sussulto nel momento in cui ebbe modo di ascoltare il suo nome completo, pronunciato dalle labbra del suo interlocutore. Dovette chiedersi come facesse a sapere che era un Hōzuki, in un primo momento.. ma poi realizzò, e sbuffò appena una risata. Ma certo! Era stato proprio lui a dirgli che faceva parte della stessa famiglia dello scomparso. Lo sconosciuto aveva fatto semplicemente 2+2. E se conosceva Takeshi e conosceva la sua esatta provenienza, allora non era semplicemente un mercenario mandato dal daimyo per trovare suo figlio. Quelle erano dettagli che solo un funzionario della Nebbia avrebbe potuto divulgare a un suo shinobi.
Piacere mio, Yu.. rispose un po' incerto, ma non certo perché non avesse piacere a conoscere un qualcuno di amico. Era solo stanco di tutta quella tensione che aveva accumulato, confuso. Dopotutto era bastato che lo sconosciuto avesse fatto scivolare il cappuccio sulle spalle - mostrandogli la sua lunga chioma fulva e quell'espressione rassicurante - a farlo sciogliere. La postura dapprima alquanto rigida divenne immediatamente più morbida dopo un profondo sospiro. Beh, grazie! Se può interessare, per me non è stato divertente. disse un po' bambinescamente, quasi a voler sottolineare che quello scherzetto non era esattamente stato gradito nella tensione generale e gli era quasi costato un mezzo infarto sul posto. Ma quel momento di risate genuine e bronci infastiditi era destinato a durare ben poco.

E arrivarono le conferme. Quel ragazzo era effettivamente li su richiesta del daimyo locale per cercare il primogenito perduto, ma non faceva parte della sua scorta personale. Ci aveva preso. Chiaro adesso che il suo compito fosse quello di risolvere l'intera questione, mentre il suo rimaneva soltanto quello di ritrovare l'Hōzuki scomparso e riportarlo a casa - possibilmente vivo.
Perché avrei dovuto scappare? So combattere, non sono una femminuccia. ribatté un po' stizzito alla piccola e innocua provocazione lanciata dal rosso, prima di riprendere contegno e rispondere alle sue domande. Era si alle prima armi, ma aveva coraggio da vendere. Veramente io.. non avrei dovuto essere qui, non sono io l'incaricato per questa missione di recupero. confessò un po' imbarazzato, tanto da abbassare lo sguardo. Era evidente che quel dettaglio lo ferisse, facendolo sentire l'ultima ruota del carro. E' mio padre ad essere stato inviato qui per recuperare Takeshi. E' una persona molto stimata nel nostro clan, e anche molto abile. Io.. ho solo insistito per seguirlo e aiutarlo. proseguì, dimentico di avere davanti qualcuno di appena conosciuto e a cui certi dettagli era meglio non spifferare. Ma non poteva farci nulla. In un certo qual senso, quel ragazzo riusciva a trasmettergli fiducia. Dovrei tornare da lui, in effetti. e questo fu quasi un auto suggerimento. Se non fosse tornato nel giro di poco e senza nemmeno un graffio, probabilmente avrebbe ribaltato un intero villaggio per cercare lui. Immagino che tu sia da solo qui nei paraggi. Che farai adesso?

 
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view post Posted on 7/3/2020, 15:48     +1   -1
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La magia di poter vedere qualcuno in faccia! Non appena Yu abbassò il cappuccio, Hisakata parve rilassarsi. La postura rigida e tesa, con la mano appoggiata all’elsa della spada, pronto ad estrarla al primo lezzo di pericolo, si fece istantaneamente più morbida e anche il modo di porsi del ragazzo cambiò, mostrando più chiaramente il suo lato fanciullo rispetto a quello di Shinobi che aveva ostentato fino a quel momento, in propria difesa. Tant’è che riuscì pure a imbronciarsi e rispondere a tono alla rivelazione che parte della motivazione del Rosso, circa il suo sbucare fuori così all’improvviso, fosse dovuta al mero desiderio di fargli prendere uno spavento. Ma che volete farci? Era un’occasione fin troppo ghiotta da lasciarsela scappare! Quel giovane era talmente concentrato nei suoi ragionamenti e nelle sue ricerche…una situazione proprio servita su un piatto d’argento!
E se la rise sotto i baffi il chunin, anche solo al ricordo di come Hisakata era scattato sentendo la sua voce. Totalmente colto alla sprovvista! Se avesse veramente avuto cattive intenzioni, di certo non avrebbe nemmeno avuto l’opportunità di rendersi conto del guaio in cui era finito. O forse se ne sarebbe accorto sì, ma sarebbe stato già troppo tardi. Che gli servisse un po’ da lezione. Andava bene essere estremamente acuti e analitici, ma senza perdere di vista ciò che si aveva attorno. Ed era sicuro che, sveglio com’era, quel ragazzo se lo sarebbe ricordato.
Ora che ci pensava era da un sacco che non aveva a che fare con un ragazzino che facesse uscire quel suo lato un po’ giocherellone e da fratello maggiore. Nuru non lo vedeva da un po’, ma era comunque uno Shinobi di tutto rispetto e Hikari…chissà. Ecco, la sensazione che aveva stando con Hisakata era più o meno quella che aveva avuto passando quel poco tempo con il biondino di Konoha: la medesima che avvertiva quando stava nell’orfanotrofio di Ōkami-san con i suoi fratellini. Per quanto sapesse che il giovane che aveva di fronte probabilmente era un genin e, quindi, per lo meno sapesse difendersi - entro certi limiti - da solo, si sentiva un po’ responsabile. E non dal punto di vista superiore-sottoposto: lui era lì da solo, non aveva alcun obbligo nei confronti di nessuno. Ma proprio da una prospettiva umana. Quel giorno di parecchio tempo prima, a Kiri, aveva aiutato Hikari a ritrovare il suo furetto disperso nell’entroterra della Nebbia. E oggi…oggi era un po’ preoccupato per il ragazzino che aveva davanti. Non aveva ancora la certezza che Hisakata non fosse lì da solo e le varie ipotesi che aveva formulato, in alternativa, non erano molto confortanti. Da qui le sue domande, condite da quella piccola provocazione, utile ad avvicinarsi un altro po’ al ragazzino.
La risposta stizzita che ricevette, atta a dimostrare d’essere grande abbastanza per potersi arrangiare senza ricorrere a trucchetti - che in realtà erano piuttosto utili - fece scoppiare Yu a ridere. In un attimo azzerò le distanze, quel passo che mancava divenne quasi nullo e prendendosi una confidenza che, in teoria, non avrebbe dovuto avere, il Rosso scompigliò energicamente i capelli al più piccolo. Il profumo di cui erano pregni, scaturì maggiormente, arrivando fino alle narici del chunin, chiaro e piacevole.


Certo, certo! Chi ha mai detto il contrario? Fece, prima di fermare la mano e guardarlo dritto negli occhi. Sei stato coraggioso. Fu un sincero complimento il suo. Non disse “bravo” solamente perché quel modo di pensare, forse derivante un po’ dal modus operandi di quelli del suo clan, avrebbe in realtà potuto metterlo in guai seri. Ma ricordati che scappare non è un’infamia. Soprattutto se hai modo di cogliere di sorpresa chi hai davanti e se ti trovi alle strette. Non sono tutti come me. Hai capito cosa intendo?

« Eeeeeh…hai proprio un debole per i mocciosi, tu. »
…Detta così la fai sembrare una cosa illegale.

Ma d’altronde, togliendo quella sfumatura, non era che Kurama avesse tutti i torti. Alcuni ragazzini - non tutti per l’amor dei Kami! Certi erano proprio insopportabili - riuscivano a fargli simpatia in un attimo. Hisakata era uno di quelli. Col suo modo di fare si era conquistato le grazie di Yu con passo felpato, elegante e con quel pizzico di arguzia che lo contraddistingueva. Era un ragazzo intelligente.., quanto meno Yu lo riteneva tale. Forse fu per questo che, quando ammise di non essere lui l’incaricato della missione di recupero di Takeshi, per un momento il Rosso non seppe se pensare che la sua capacità di giudizio si fosse totalmente sfasata o se avesse fatto centro con la sua ipotesi che il ragazzo non fosse solo.
Fortunatamente, il suo occhio non si era appannato. Hisakata aveva semplicemente insistito con suo padre, vero incaricato per quel compito, tanto che questi alla fine lo aveva portato con sé. Ora, che agli occhi del figlio il genitore apparisse come uno Shinobi molto stimato tra gli Hōzuki e anche molto abile, era normale…ma francamente Yu aveva seri dubbi in proposito. Quale idiota sulla faccia della terra si portava il proprio figlio in missione?! Quale?! O un padre snaturato o un pallone gonfiato, così sicuro delle proprie capacità da non farsi problemi in merito! E, considerato il clan di provenienza, la seconda era la più papabile.
Quanto meno, c’era una buona probabilità che Hisakata non fosse realmente riuscito a sfuggire all’occhio del superiore. Se le supposizioni del Rosso erano corrette, il padre del ragazzo era poco distante da loro, nelle acque di quel fiume.., ma non per questo si risparmiò un’occhiataccia verso “ignoti” rivolta alla superficie dell’acqua corrente. Sperava con tutto il cuore che, quanto meno, avesse avvertito il Villaggio della presenza del figlio.


Avanti non fare quella faccia. Al genin arrivò una pacca sulla spalla d’incoraggiamento. L’imbarazzo nel confessare quel dettaglio fu palesemente visibile. Hisakata nemmeno tentò di nasconderlo e abbassò lo sguardo sul terriccio del bosco, diventato all’improvviso particolarmente interessante. Hai appena iniziato! Vedrai che prima o poi una missione del genere capiterà anche a te. Anzi, più prima che poi: sei in gamba! Anche prima, quando sono arrivato, ti ho osservato mentre ragionavi ad alta voce sui movimenti della vittima, proprio qui. Mi sembravi preso bene, hai trovato qualcosa di interessante? Cose che lui non aveva notato magari, mentre faceva il suo giro esterno al perimetro del villaggio. Oh, io? Sì sono solo, diciamo. Anche se la solitudine è relativa, no? Alla fine ho incontrato te! Gli fece una linguaccia scherzosa, prima di continuare a rispondere, incrociando le braccia dietro la testa e guardando in su qualche attimo, quasi pensieroso, prima di tornare con lo sguardo su quello zaffiro del più piccolo. Beh…immagino che, come tu tornerai ai tuoi doveri, anche io mi rimetterò in carreggiata. Avranno finito di discutere alla magione ormai, devo andare a sentire cosa hanno da dire il mandante e le altre famiglie coinvolte nei rapimenti. Attese qualche attimo, prima di rivolgersi nuovamente a Hisakata. Pensava a quella possibilità da quando ‘Kichi e ‘Tatsu gli avevano detto della presenza di un ragazzino armato. Anche se non immaginava di trovarsi davanti degli Hōzuki. Pazienza. Senti, visto che siamo tutti qui per motivi che gravitano attorno allo stesso mistero, possiamo anche darci una mano a vicenda, no? Dì a tuo padre che sono disposto ad una collaborazione, semmai avesse bisogno: un equo scambio di informazioni non può che essere utile ad entrambi. Oh e in quanto a te… Piegò le ginocchia per arrivare a guardarlo negli occhi dalla sua stessa altezza: ricordava che da ragazzo detestava quando gli adulti lo fissavano dall’alto in basso. Cerca di muoverti con più cautela: non farti vedere troppo in giro e, se proprio devi, copriti. Non voglio dover aggiungere anche il tuo nome alla lista delle persone scomparse. Si raccomandò con serietà, sul viso un cipiglio risoluto. Lo so che tuo padre è forte. No, in realtà non lo sapeva per nulla, ma era quello che Hisakata gli aveva detto, ergo come lo vedeva lui. Ma a volte la forza non basta. Serve un po’ di questo. E toccò con la punta dell’indice la fronte del più piccolo. Siamo d’accordo? Mi prometti che starai attento?

 
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view post Posted on 13/3/2020, 22:18     +1   -1
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Quell'improvviso avanzare da parte del rosso avrebbe dovuto scuoterlo abbastanza da costringerlo a fare quel fatidico passo indietro tipico di chi ancora non ha abbassato la guardia, ma non ebbe tempo materiale di elaborare un tale pensiero e mandare il corretto impulso alle gambe. In qualche modo quel ragazzo era riuscito a penetrare le sue blande difese con la sua arguzia e con quella sua simpatia pungente, al punto che nemmeno il raziocinio riusciva a indirizzarlo verso il giusto comportamento da tenere davanti a uno sconosciuto. Non poteva farci nulla. E-ehi mollami! dovette gemere colto da un moto di sorpresa nel sentirsi energicamente scompigliata la chioma da quella mano calda e quasi fraterna. Stava davvero complimentandosi con lui per il coraggio che aveva dimostrato nel non cedere di un millimetro davanti a una potenziale minaccia? Si. Lo stava proprio facendo e per un momento se ne sentì lusingato. Chissà se suo padre gli avrebbe detto la stessa cosa, se gli avesse raccontato tutto.. ma ovviamente a quel complimento si aggiunsero anche degli importanti consigli sul comportamento da tenere di fronte a una minaccia. E lo sapeva bene cosa doveva fare. Aveva vagliato quella possibilità, di scappare se la situazione fosse divenuta troppo critica. Lo so. Quando la situazione lo richiede, nessuno può esimersi dallo scappare per guadagnare tempo e riorganizzarsi. Nemmeno il più coraggioso degli shinobi. affermò con sicurezza, sistemandosi qualche ciuffetto scomposto dall'energico gesto d'affetto del più grande. Ma tu non eri pericoloso, per questo non mi sono tuffato. Sei rimasto distante e nemmeno per un attimo hai impugnato un'arma o fatto qualche gesto inconsulto. Se lo avessi fatto, probabilmente avrei optato per scappare. sospirò, dando dimostrazione di riconoscere bene i suoi limiti ma di sentirsi altresì impaziente di superarli, forse per divenire un grande shinobi sulle orme dell'amato genitore.
La pacca sulla spalla di incoraggiamento giunse per distoglierlo dai suoi pensieri, ma non abbastanza. Per un momento aveva notato che il suo interlocutore aveva osservato con un'espressione strana un punto non meglio decifrato verso il fiume e quel comportamento l'aveva incuriosito abbastanza da farlo volgere nella stessa direzione. Che anche lui avesse visto qualcosa di strano, come Takeshi? Improbabile.. o quanto meno, poteva anche darsi che avesse adocchiato qualcosa di sospetto che a lui era miseramente sfuggito, ma era anche vero che l'aspetto stesso di Yu non rientrava minimamente nei canoni prediletti dal misterioso rapitore e che quindi anche qualora ci fosse stato qualcosa o qualcuno, non avrebbe attaccato. Troppo rischioso.
Uhm.. purtroppo no. E' tutto dannatamente pulito qui. Ho provato a scovare qualche traccia, ma le intemperie devono averle cancellate. Più mi domando cos'abbia visto Takeshi da farlo allontanare tanto dal luogo sorvegliato dalla sua compagna, più non capisco. E' snervante. confessò, rendendolo parte del suo processo di ragionamento ma non parlando minimamente di quello che lo stesso Yu aveva teoricamente visto. Sapeva perfettamente che pur di tenerlo fuori da possibili pericoli gli avrebbe detto di non aver visto assolutamente nulla.
A quel punto il rosso sarebbe dovuto tornare ai suoi doveri, come lui ai suoi. Per quanto andassero nella stessa direzione, era evidente che le loro strade avrebbero dovuto separarsi per poi ricongiungersi al nodo. Sorrise. Era solo nella sua missione e ancora con un pugno di mosche in mano, ma non si perdeva affatto d'animo. Gradiva quella positività. Gli metteva addosso una gran voglia di fare e per un attimo nella sua mente il pensiero di seguirlo si fece più vivido, ma sapeva di dover tornare di corsa da suo padre. E poi non gli sarebbe stato di alcun aiuto. Era un genin alle prime armi e per quanto i suoi metodi di deduzione più di una volta si erano rivelati efficaci, ciò non toglieva che poteva rappresentare una semplice palla al piede per i più esperti sul campo.
Alla fine quel ragazzo fu letteralmente in grado di spiazzarlo - in senso positivo, ovviamente. Quella semplice richiesta di collaborazione da estendere a suo padre per un momento lo fece sentire appagato e necessario in quella circostanza, e non un profugo che aveva messo a repentaglio una missione importante solo per un capriccio. Ma quello che più di tutto riuscì a scaldargli totalmente il cuore fu quel gesto tanto semplice del mettersi alla sua altezza e di consigliarlo, con la gentilezza e la fermezza di un fratello maggiore. Accennò un sorriso, per poi asserire col capo.
Ryōkai. Farò attenzione e porterò a mio padre il tuo messaggio. Sono sicuro che verremo a capo di questo mistero! rispose piuttosto energico, mostrandosi ben disposto a collaborare e a seguire i suoi ottimi consigli. Promettimelo anche tu, però. Promettimi che starai attento e ci rivedremo. disse poi con una nota d'apprensione, cercando in qualche modo di vincolarlo a dare il massimo per rimanere tutto intero e trascorrere ancora con lui un po' di tempo. Soltanto dopo che ebbe promesso Hisakata fece un cenno col capo, per poi prendere una borraccia appesa alla cintola e dissetarsi. Era pur sempre un Hōzuki e l'idratazione era una componente importante per il suo corpo, specie perché ancora molto giovane. Terminata l'acqua contenuta al suo interno, fece per avvicinarsi al fiume nell'intento di riempirla, ma Yu lo fece arrestare sul posto e, prendendo fra le mani la borraccia, utilizzò le sue abilità per tirar fuori dal fiume un serpentello d'acqua che si intrufolò rapido all'interno dell'involucro. Sorrise, grattandosi la nuca con un certo imbarazzo. Anche lui sapeva utilizzare il suiton, eh? In effetti poteva pensarci pure lui ad utilizzare quel trucchetto. Arigatō. disse allora, riprendendosi la borraccia e allontanandosi in direzione della vecchia magione dalla quale lo stesso Yu aveva visto soltanto una vecchia domestica spazzare fuori un po' di polvere, non prima però di averlo nuovamente salutato. Sicuramente il padre di Hisakata doveva trovarsi li e non nel fiume, come aveva ipotizzato.


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Non ti avevo forse detto di non allontanarti da me per nessuna ragione? con questa frase un po' brusca il moretto fu accolto da suo padre, con una severità da far letteralmente raggelare il sangue nelle vene e austero al punto da far sembrare che persino quell'evidente preoccupazione per la sua progenie non fosse abbastanza forte da surclassare quell'accento da 'hai disubbidito a un mio ordine'. Hisakata si fece piccolo piccolo, abbassando lo sguardo dispiaciuto, cercando le parole per spiegare a suo padre il perché del suo comportamento, che non voleva assolutamente metterlo in difficoltà ma agevolarlo nel suo compito di ottenimento di informazioni. Notando quel comportamento, sospirò suo padre, distogliendo l'unico occhio che gli era rimasto - l'altro era nascosto sotto una benda nera, perfettamente in tinta con la sua chioma. Hai scoperto qualcosa? chiese un po' più morbidamente, comprendendo la difficoltà del più piccolo a tirarsi fuori da quella severità verbale e agevolandolo nel compito di parlare, cosa che evidentemente riuscì. Purtroppo no. Non ci sono tracce qua fuori e non c'è nulla di sospetto. Ma ho incontrato qualcuno e.. non fece in tempo a finire che suo padre lo afferrò per le spalle, controllandolo. Chi era?! Ti ha fatto del male? Sei scappato? chiese con evidente apprensione e una collera che pareva montare al sol pensiero di sapere suo figlio in pericolo. Non voleva ripetere quell'incubo e stando a quelle parole si maledisse nell'aver assecondato il capriccio del figlio. Hisakata rimase pietrificato nella stretta di suo padre: non l'aveva mai visto comportarsi in questa maniera. Sembrava spaventato. N-no.. no. Non mi ha fatto nulla. E' un amico! E' stato mandato qui per indagare e risolvere il mistero dietro queste sparizioni. Anche lui viene dal villaggio. e con queste parole la presa del padre si sciolse gradualmente, quasi fosse un sollievo sapere che non avesse corso alcun rischio. E anzi mi ha chiesto di riportarti un messaggio: considerato che le nostre strade portano alla stessa meta, chiedeva di collaborare con noi. Semplice scambio di informazioni, per giungere entrambi a compimento delle nostre missioni. fece per riferire, mentre l'Hōzuki maggiore abbassava lo sguardo e ragionava. Se suo figlio aveva ragione non c'era motivo per non aiutarsi fra compaesani, fermo restando che ognuno di loro mantenesse i suoi obiettivi. Una volta ritrovato Hōzuki Takeshi, vivo o morto, sarebbero tornati a casa. D'accordo. Chi era? Come si chiama? chiese sollevandosi, sospirando e riottenendo quella compostezza regale che tanto rendeva suo figlio simile a lui. Hisakata fu felice di quel palese assenso alla collaborazione e non stava nella pelle nel descrivere al padre il nuovo arrivato che era stato tanto gentile con lui e gli aveva anche dato degli ottimi consigli. E' uno tosto, che non arretra di un millimetro nemmeno sotto minaccia e che sa imporsi con furbizia! Ha dei lunghi capelli fulvi e il colore degli occhi si attesta su un verde molto chiaro.. e a quella prima descrizione, l'Hozuki maggiore sbiancò perdendo un battito. Chioma fulva.. occhi verdi.. testardo come un mulo..
Osservò sbigottito la figura del più piccolo, come fosse col fiato sospeso in attesa di sapere altro, mentre con un sorriso Hisakata confermava quello che la sua mente e il suo cuore avevano compreso senza bisogno di altra carne al fuoco, portando alla luce dolci ricordi e pesanti rimpianti dall'antro oscuro della sua memoria.
..si chiama Yu! e quel nome fu come una coltellata in pieno petto, tanto da farlo vacillare. Persino Hisakata, vedendo quella reazione, si fece serio e chiese al padre se stesse bene, se fosse tutto apposto. Si.. va tutto bene.. confermò, ancora incredulo. Non poteva essere chi pensava fosse, anche se le coincidenze erano troppe. Non doveva essere così.

Non può essere vero. Lui.. dovrebbe essere tra le tue braccia. Non è così, Sora?

 
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view post Posted on 15/3/2020, 16:28     +1   -1
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E niente. Alla fine non era vero che l’acuto Hisakata avesse notato qualche cosa che lui non aveva visto, facendo la sua perlustrazione esterna preventiva. Semplicemente il ragazzo stava ripetendo ad alta voce ragionamenti dovuti a informazioni in suo possesso, ma senza giungere ad una reale conclusione. Infatti, confermò che il terreno lì intorno era lindo da qualsiasi traccia avesse potuto essere d’aiuto nel comprendere i movimenti della vittima, nel suo caso Takeshi. Ed era anche abbastanza normale. Era passato del tempo, ormai, da quando il neo chunin e la sua compagna erano stati lì, le tracce erano state tutte cancellate dal tempo e dalle intemperie. Quindi la piccola escursione del giovane Hōzuki poteva dirsi fallimentare, da quel punto di vista. Sarebbe tornato dal padre con un nulla di fatto se con più domande di prima. Chissà se anche tutti gli altri scomparsi si erano allontanati volontariamente a causa di qualcosa che avevano visto…Nel caso del rapimento del figlio del Daimyo, anche se le guardie avevano affermato di non aver visto entrare e uscire nessuno, non significava molto per lo stato attuale delle cose. C’erano mille modi in cui avrebbero potuto essere ingannate, bypassate, senza tenere conto che, magari, un sonnellino se lo facevano pure loro ogni tanto. E di sicuro non andavano a dirlo al loro capo.
Era proprio ora di andare a fare qualche domanda con Signore di quel Villaggio, già. Probabilmente da lui avrebbe potuto carpire più cose che dall’ambiente. Non che fosse stato inutile quell’ispezione, anzi! Meglio averla fatta che no. Qualche cosa l’aveva scoperta anche così, nulla di trascendentale, ma un chicco di riso bastava a far spostare la bilancia. E poi aveva avuto modo di incontrare Hisakata. Bizzarro a dirsi, ma gli piaceva davvero quel ragazzino. Era diverso da qualsiasi altro esponente del suo clan avesse mai avuto modo di conoscere. E ok che magari i suoi ricordi erano fallaci e corrotti dall’antipatia sviluppata per il comportamento di suo padre nei propri confronti, ma si trovava abbastanza sicuro nell’affermare che quel giovane fosse una mosca bianca. L’eccezione che conferma la regola, insomma. Offrire a lui e suo padre l’apertura per uno scambio di informazioni fu letteralmente automatico. A parte che venivano tutti da Kiri, ma le possibilità che, alla fine, dovessero confluire tutti verso lo stesso luogo erano molto alte. Obiettivi diversi, ma niente e nessuno diceva che nell’arrivarci non potessero tendersi la mano. Se suo padre era veramente l’abile Shinobi che aveva dipinto Hisakata, sicuramente sapeva quanto un’informazione in più o in meno potesse fare la differenza. A prescindere che fosse uno di quegli Hōzuki testoni, orgogliosi e pieni di sé. Senza contare che, se lo stesso Yu - che a suo modo era cocciuto pure lui in certe cose - aveva proposto una cosa simile, ben sapendo che dall’altra parte c’era una di quelle pozzanghere ambulanti, beh…significava che prevedeva di poterne avere bisogno.
Lasciarsi scappare un’occasione simile gli pareva proprio stupido. E non sarebbe stata la sua naturale insofferenza per i membri di quel clan, a fargli mandare tutto a puttane.
Inoltre, così, forse il giovane e intraprendente genin che si era allontanato per indagare per i fatti suoi, non si sarebbe preso troppe sgridate: tornava con nessun indizio, ma con la proposta di una collaborazione. Non che l’avesse fatto per quello, Yu, ma a pensarci postumo era stata una buona cosa sotto diversi punti di vista. D’altronde non aveva nascosto di preoccuparsi per la sorte di Hisakata, gli aveva parlato chiaro, raccomandandosi in maniera quasi crudele, mettendolo di fronte la possibilità di finire nella lista degli scomparsi. Ma il ragazzino era tutto d’un pezzo, non solo intelligente. Non si scompose e, anzi, con un mezzo sorriso asserì deciso, promettendo di fare attenzione e di recapitare il messaggio al padre, aggiungendo una positivissima veduta di come sarebbe finita quella storia. Sembrava piuttosto convincente, tanto che il Rosso si sentì rinfrancato dalla sua reazione. Si rimise eretto, distendendo le ginocchia, con tutta l’intenzione di attendere che Hisakata se ne andasse, prima di abbandonare lui stesso quel luogo - conosceva fin troppo bene i ragazzini intraprendenti come lui! Nonostante questo, quella pozzanghera profonda appena due dita, riuscì a sorprenderlo a sua volta. Lo incastrò in una promessa pericolosa, una di quelle che generalmente Yu non avrebbe mai sottoscritto in quanto non sapeva se avrebbe potuto mantenerla. Ma era abbastanza malleabile, avrebbe potuto piegarla e farla diventare qualcosa di accettabile.


Promesso! Ridacchiò, scompigliandogli di nuovo i capelli che il ragazzino si era appena sistemato. Starò attento e, se tutto andrà per il meglio, ci rivedremo al Villaggio. Magari davanti ad un buon melonpan! Offro io ovviamente.

Che curioso quell’Hisakata. Era proprio una voce fuori dal coro per volerlo rivedere una volta a Kiri, vista la famiglia da cui proveniva. Forse non era l’unico ad aver sviluppato una certa simpatia in quell’incontro inaspettato…aveva chiaramente percepito una specie di apprensione nella richiesta del più piccolo, come un bisogno di vincolarlo saldamente a qualcosa, così da costringerlo a fare il possibile perché quel qualcosa si avverasse.
Sperava davvero che non finisse coinvolto in quella faccenda. Tant’è che, nel momento in cui lo vide finire l’acqua della sua borraccia e approssimarsi al fiume per prenderne dell’altra, lo fermò. Aveva ipotizzato che il padre del ragazzo potesse averlo tenuto d’occhio e fosse, di conseguenza, lui quella strana acqua che i suoi Rospi avevano rilevato in quel tratto di fiume, ma non ne era per nulla sicuro. A scanso di equivoci, preferì riempire lui stesso la fiaschetta facendo alzare dal torrente un serpentello d’acqua che finì dritto dritto nel boccaglio. Solo allora rese la borraccia ad Hisakata che, educatamente, lo ringraziò, salutandolo prima di allontanarsi verso la direzione della vecchia grande casa, da dove Yu aveva visto uscire una donna, occupata nelle pulizie.
Alzò la mano in cennò di saluto anche lui, augurandogli un
Buona fortuna! prima che fosse troppo lontano per sentirlo. Fu a quel punto che gli occhi chiari dello Shinobi si spostarono sospettosi sulla superfice del fiume. Hisakata era andato ormai, ma nulla nell’acqua si era mosso. Se il padre del ragazzino fosse stato lì, qualcosa sarebbe accaduto, avrebbe dovuto raggiungere il figlio. Ma invece lo scorrere del torrente era rimasto immutabile. E questo poteva significare soltanto una cosa: che il padre di Hisakata doveva trovarsi semplicemente dove il figlio lo stava raggiungendo, e che quel qualcosa nell’acqua era qualcosa di diverso.
Si mosse verso la sponda, inginocchiandosi per osservare meglio da vicino. Apparentemente non c’era nulla di strano. Semplice e limpida acqua che scorreva su un letto di ciottoli.


« Non mi sembra una buona idea. »
Che cosa?
« Quello che vuoi fare. So perfettamente cosa ti passa per la testa e, te lo ripeto, non mi sembra una buona idea. Ho un brutto presentimento riguardo quell’acqua. »
A ‘Kichi e ‘Tatsu non è successo niente e loro l’hanno attraversata a nuoto con tutto il corpo. Io voglio solo immergere una mano per sentire se c’è qualcosa di inusuale. Lo so che è un azzardo, ma devo farlo, capisci?
Sospirò Kurama. Quel ragazzo era più testardo di lui. « Immagino di non potermi aspettare altro da uno che, senza sapere cosa fosse, si è gettato in un liquido lucente e sconosciuto. »
Ehi! Stavo finendo arrosto in quel dannato saio!
« D’accordo, facciamolo. MA! Al primo sentore di qualcosa di strano togli la mano da lì dentro o la tolgo io, è chiaro? »
Ryōkai! E’ sempre un piacere fare affari con te.

Capiva l’inquietudine della Volpe. La sentiva anche lui. Come la carezza di un soffio gelido sulla nuca, che gli faceva rizzare tutti i peli. Istinto, quello che in testa gli urlava ciò che Kurama aveva appena detto. “Allontanati!” “Non farlo!” “E’ una pessima idea!” Tutto vero. Ma doveva capire e, per farlo, non attese un momento di più. Prima che i dubbi fossero troppi, prima che riuscissero a corrodere la sua decisione fino al midollo, infilò la mano nel fiume. Fresco, come acqua di vena. Corrente, gli passava tra le dita con dolcezza, trasportando giusto qualche rametto e qualche foglia caduta dagli alberi lì attorno. Nulla di strano.
Prese quindi a muovere la mano avanti e indietro, come quando, preparando l’acqua del bagno nella vasca, ne testava la temperatura. Fu a quel punto che toccò un punto in cui il liquido era stranamente gelido. Bastò sfiorarlo appena con le dita perché quel gelo risalisse tutto il braccio giungendo fino al cuore. Una scarica rapidissima, glaciale e innaturale che sul momento lo lasciò di stucco, spezzandogli il respiro, ma alla quale Yu reagì ancora prima del sollecito della Volpe che arrivò prontamente, ordinandogli di levare la mano da lì dentro.
Con uno scatto, il Rosso tolse l’arto, cadendo col sedere indietro e portandosi l’altra mano al petto. Gli mancava il fiato, come quando mangiava qualcosa di freddo troppo rapidamente.


Cosa…cosa cazzo c’è lì dentro?!

Si guardò la mano bagnata, chiudendola e riaprendola e, contemporaneamente, cercando di regolarizzare il respiro. Era stato spaventoso, come se una presenza fosse riuscita a toccargli il cuore con le sue grinfie gelide, attraverso il solo contatto con l’acqua. Eppure a parte quell’inquietante escursione termica, il fiume era normale. La consistenza del liquido cristallino era quella usuale, anche annusandosi la mano che aveva immerso non avvertiva alcun odore strano se non quello di Hisakata che gli era rimasto addosso quando gli aveva scompigliato i capelli. Ma era indubbio che lì ci fosse qualcosa di anormale e…pericoloso.
Una volta calmatosi, cercò persino di percepire la presenza di chakra lì nel fiume - pur essendo più portato per utilizzare l’olfatto - ma, nonostante la concentrazione, ciò che sentì fu una sensazione lieve e diffusa. Energia che permeava l’acqua c’era, ma non si condensava solo nel punto in cui Yu aveva riscontrato quel gelo pauroso, al contrario si dipanava in tutto lo scorrere del torrente…ma non era nemmeno così forte e intensa da dare troppa preoccupazione. Scioccò la lingua stizzito, rialzandosi in piedi e dandosi una spolverata dal terriccio di troppo. Aveva trovato qualcosa di veramente strano, ma non riusciva a venirne a capo. Allo stato attuale non riusciva nemmeno a capire se quel qualcosa potesse essere effettivamente parte del piano partorito da chi faceva sparire le persone in quel villaggio, e, se sì, come. Sapeva solo che c’era. E di certo non se lo sarebbe scordato.
Tuttavia non poteva stare lì ad arrovellarsi tutto il giorno su un qualcosa di cui ancora sapeva poco che nulla. Aveva bisogno di più informazioni, solo allora, forse, anche quel dettaglio avrebbe trovato il suo giusto posto.
Assunto questo, diede un’ultima occhiataccia all’acqua, prima di riabbassarsi il cappuccio sulla testa e dirigersi verso la magione del Daimyo, laddove sperava di trovare qualche briciola che lo mettesse sulla strada giusta. Avvicinandosi alla maestosa dimora, non sentì più le voci dell’accesa discussione che aveva avvertito poc’anzi. Il tutto pareva essersi sedato, anche se l’atmosfera che si respirava non era cambiata per nulla.


Altolà! Abbassa il cappuccio e identificati…straniero. Le guardie all’ingresso gli sbarrarono la strada con veemenza, incrociando le naginata di fronte all’ingresso della magione e dandogli chiare disposizioni su come guadagnarsi l’eventuale accesso. Nulla di strano, facevano il loro lavoro.

Sono lo Shinobi inviato da Kiri per ritrovare Hiwatari Kazuki. Fece, lasciando ricadere il cappuccio scuro sulle spalle e alzando la cappa quel che bastava per mostrare la piastrina con simbolo della Nebbia sulla sua cintura. Ho bisogno di parlare con il Daimyo.

La guardia che aveva parlato perentoria precedentemente, annuì a Yu, facendo un cenno al proprio compagno che, senza tante cerimonie, battè tre volte a pugno chiuso sul portone d’ingresso. Ci volle poco perché due occhietti scuri facessero capolino dallo spioncino. Tempo per sentire ciò che la guardia andò a sussurrargli che nuovamente quelle iridi si nascosero dietro al listello a scorrimento, andando quindi ad aprire il pesante ingresso.
Sollevate le lunghe naginata, le guardie fecero passare il Rosso che venne accolto da un uomo distinto di mezza età. Capelli brizzolati, molto elegante nei modi, vestito in maniera impeccabile, si presentò come il maggiordomo della tenuta e invitò Yu a seguirlo. L’avrebbe portato dal suo Signore.


<abilità/attivazione> - Sensi Migliorati - [Stm: -2] [Liv 0: 61/70] "I ninja sviluppano i loro sensi per localizzare pericoli e nemici i agguato, ma ogni individuo possiede un senso che è naturalmente superiore agli altri. Può essere qualcosa di semplice come la vista, oppure più particolare, come il tatto o l'udito. Ogni senso ha le sue caratteristiche che comprendono sia svantaggi che vantaggi, ma ognuno è stato dato un solo dono da Madre Natura o dal duro allenamento.
Olfatto: l'odorato del ninja è fine come quello di un segugio e gli permette le seguire le tracce di chi vuole a patto di conoscerne prima l'odore. Le tracce che egli è in grado di percepire possono essere vecchie di tanti giorni quanto più alto è il livello dell'abilità (di oggi con Lv.6, vecchie di un giorno con Lv.5, due giorni con Lv.4 e così via);
[L'abilità Sensi Migliorati può scovare i nemici "Nascosti" o individuare le "Trappole" piazzate ma deve essere attivata per ogni trappola e ninja nascosto, se ad esempio l'avversario piazza due trappole e si nasconde; si userà tre volte.]
Liv 0: 800 m di raggio

<p align="justify"><attivazione/passiva> - Sensitivo - [Liv 6: 0/10] "Chi possiede questa'abilità è in grado di percepire la presenza e, in caso, il chakra, di coloro presenti in un certo raggio d'azione. Quest'abilità è in parte passiva, infatti è sufficiente possederla per percepire le presenze vaghe e indistinte. Si riuscirà a distinguere il numero delle presenze e la loro direzione, ma non la distanza da sé e in generale la posizione precisa. Per ottenere una visione chiara di ciò che si ha intorno, sarà necessario concentrarsi per qualche tempo. A questo punto l'abilità risulta attiva; in questo stato è possibile conoscere la posizione precisa di tutte le creature dotate di Chakra nel proprio range d'azione e inoltre, sarà possibile associare i chakra a quelli delle persone che si conoscono o che comunque si ha già avuto modo di esaminare. Il ninja che ha attivato il Sensitivo può individuare qualsiasi fonte di chakra, anche la più debole, ragion per cui può conoscere il punto in cui è stata piazzata una trappola a base di chakra, il cui segnale è piuttosto statico e debole per cui non richiede grande concentrazione.
- Nella modalità attiva è possibile individuare istantaneamente tutte le persone nascoste (indipendentemente dal livello di Nascondersi o di Sensitivo), tuttavia sarà impossibile individuare persone che riescono a celare in qualche modo il proprio chakra (es. tramite abilità Controllo chakra superiore, tecniche, attivazioni, direttive del master, etc...) . risulterà impossibile anche distinguere una Genjutsu dalla realtà una volta che si è sotto il suo effetto. Le azioni morte effettuate mentre si mantiene attiva l'abilità ripristineranno solo metà della Stm prevista per lo sforzo del mantenimento.
-Al Lv.2 sarà possibile individuare l'abilità "Sensitivo" altrui, ma solo se diretta verso di sé o nelle immediate vicinanze."
[Per individuare le Trappole basate sul chakra (int) si deve utilizzare l’ abilità sensitivo in modalità attiva, pagando il rispettivo costo, ma senza aspettare alcun turno]
Liv 6: 8 Stm a turno; 4 turni necessari all'attivazione; 150 m di range

 
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view post Posted on 18/3/2020, 17:56     +1   -1
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Dopo aver salutato Hisakata e non prima di aver accuratamente ispezionato i dintorni, con particolare attenzione al limpido fiumiciattolo che i rospi avevano evidenziato nel loro breve rapporto all'evocatore dalla chioma fulva, Yūzora non aveva altra scelta se non quella di tornare sui propri passi e raggiungere finalmente la magione del daimyo Hiwatari.
Era passata una buona mezz'ora da quando aveva preferito allontanarsi a causa di un'accesa discussione che presumibilmente aveva visto tra i protagonisti lo stesso padrone di casa, e seppure adesso che si avvicinava nuovamente al centro nevralgico del villaggio fosse presente un silenzio quasi innaturale - sintomo che la disputa fra le parti in causa era cessata - avvertiva aleggiare nell'aria un clima piuttosto teso, come se quella stessa discussione morta chissà quanto prima avesse lasciato uno strascico nell'ambiente e negli animi delle persone che l'avevano ascoltata. Ma per quanto potesse pesare quella sensazione sulla pelle, non poteva certo permettersi il lusso di temporeggiare ancora e rischiare che, calata la notte, qualcun altro facesse la fine di Hiwatari Kazuki e di numerosi altri prima di lui.

Superare il controllo delle guardie poste all'ingresso non fu affatto difficile, seppure l'allerta fosse massima. Bastava semplicemente identificarsi e attendere risposte dall'interno per poter avere udienza. Ovviamente tutto il personale di sorveglianza, sia interno che esterno alla magione stessa, era stato avvisato dell'arrivo di uno shinobi dalla vicina Nebbia e il fatto stesso che il giovane dalla chioma fulva avesse mostrato il copri fronte con il simbolo inconfutabile della sua appartenenza alla forza armata del villaggio in questione aveva di molto facilitato il compito di tutti i presenti.
Fu allora invitato ad accedere e ad accoglierlo fu un uomo distinto, ben curato, con una capigliatura corta, brizzolata, e gli occhi scuri. Non era senz'altro nel fiore degli anni ma era evidente non potesse essere il daimyo in persona: l'atteggiamento era troppo servile e a tratti quasi marziale. Si presentò con un lieve inchino al nuovo ospite, esponendo con estrema convinzione il suo status di maggiordomo della tenuta e dicendo di chiamarsi Atsushi.
Perdonate le maniere, shinobi-san. Dopo quanto accaduto, la sicurezza non è mai troppa. Prego, accomodatevi. Attendevamo il vostro arrivo. disse, accogliendolo al meglio delle sue possibilità in quelle circostanze tanto funeste prima di scortarlo attraverso le ampie e luminose stanze della magione per raggiungere quella in cui il daimyo stava attendendo con un certo nervosismo e apprensione. Chiaro. A quell'uomo era crollato tutto addosso.


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Stanziato davanti alla finestra con la tenda lievemente scostata di lato, la figura dell'uomo più importante di Kokuhyō spiccava per eleganza. Era un uomo che con assoluta certezza aveva superato le 60 primavere, ma che si ergeva perfettamente eretto, come se il passare degli anni non avesse scalfito affatto il suo modo di porsi e di mostrarsi al prossimo. Ispirava una certa fiducia. Finalmente la speranza varca quella soglia. s'espresse mesto, avvertendoli arrivare senza bisogno che Atsushi introducesse nessuno. Lentamente si volse verso di loro, mostrandosi totalmente. Lunghi i capelli ingrigiti dal tempo e tante le rughe d'espressione sul suo volto, caratterizzato da un lungo e incolto pizzetto del medesimo colore dei capelli; lo sguardo severo del colore dell'oceano profondo, simile a quello del figlio perduto. Non c'era alcun dubbio: quello era il daimyo in persona, come confermarono le sue parole. Sono Hiwatari Hisao, daimyo di questo splendido villaggio di commercianti che purtroppo oggi sta vivendo un clima di paura al quale non posso porre rimedio in prima persona. s'introdusse, cercando di mettere a proprio agio il suo interlocutore. Era evidente che un tempo, al posto del bastone che adesso lo aiutava a tenersi in piedi nonostante gli acciacchi dovuti all'avanzare del tempo, vi fosse una lama fra le sue mani. Suppongo tu conosca bene tutta la storia, ma sia venuto qui per sincerarti di alcuni dettagli. Chiedi pure tutto quello che vuoi.

 
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view post Posted on 19/3/2020, 16:14     +1   -1
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Non fu difficile farsi dare il permesso di entrare. In circostanze comuni avrebbe valutato il livello di guardia piuttosto basso - era bastata qualche parola e mostrare la targhetta per farsi accettare - ma quella gente lo stava indubbiamente aspettando, come confermatogli dal maggiordomo che lo stava guidando in quel preciso istante. Atsushi, aveva detto di chiamarsi e, così, a primo acchito, per quanto sembrasse che l’umore generale avesse attecchito anche sul suo animo, l’uomo gli parve orgoglioso del suo ruolo lì alla magione. Era letteralmente la persona più vicina al Daimyo, non faticava a credere che conoscesse meglio il suo Signore degli stessi figli di quest’ultimo. Chissà, magari anche i Kazuki e Nobuyuki avevano qualcuno che si occupava di loro e li seguiva passo passo ogni santo giorno. Un attendente, o qualcosa di simile. Sarebbe stata una buona domanda, insieme alle mille che si stavano scazzottando nella sua testa.
Mentre si faceva condurre dal maggiordomo, cercò di raccogliere le informazioni che aveva avuto modo di ricevere ad inizio missione e quelle poche che aveva trovato lui stesso, facendo un po’ d’ordine. Cosa sapeva sui rapimenti? Sapeva che riguardavano giovani uomini fino un massimo di venticinque anni d’età e che tutti avevano in comune dei tratti somatici, quali occhi blu e capelli neri. I rapimenti erano avvenuti soprattutto al crepuscolo, con persone che si allontanavano senza motivo da casa, ma alcuni erano spariti anche in piena notte, come nel caso di Hiwatari Kazuki. Quella notte nessuno era stato visto entrare o uscire dalla magione, ma la mattina il rampollo era sparito e la finestra della sua camera era aperta. Questo poteva significare molte cose: guardie distratte o inibite in qualche modo, ma anche che, forse, il rapitore fosse all’interno della villa (o non ci fosse per nulla) e che fosse stato utilizzato un qualche passaggio segreto…Di solito le abitazioni di quel genere ne avevano, per poter scappare in caso di pericolo. Altri dettagli su cui fare chiarezza erano la casa malmessa e coloro che vi abitavano, senza contare un punto importante di tutta l’intera faccenda: il movente. Perché oltre al ‘chi’ e al ‘come’, c’era anche un ‘perché’ bello grosso. Che motivo poteva esserci per fare quello scempio di giovani uomini con occhi blu e capelli scuri? Qualche antico rancore? Se dava credito al messaggio che aveva trovato sulla bacheca sembrava quasi di sì…ma era decisamente troppo presto per poterlo dire con certezza. Poi c’era quell’acqua strana. Il villaggio era attraversato da una rete quasi capillare di fiumi, non era escluso ci fosse qualche collegamento con la maniera misteriosa in cui le persone sparivano senza lasciare traccia, per quanto i resoconti fossero spesso confusi e poco chiari in merito. Magari avrebbe potuto farsi indicare su una cartina i luoghi dei rapimenti.


« Questa storia sembra sempre più strana ad ogni passo. Puzza così tanto che mi sembra quasi di sentirne il tanfo mefitico. »
Ho la tua stessa impressione. Ogni volta che ci penso, trovo qualche domanda in più che non ha risposta. Spero davvero che parlare con il Daimyo mi dia i pezzi giusti per rimettere assieme questo puzzle.
« Certo che voi umani ne avete di fantasia…ancora mi chiedo come facciate a combinare certi casini. »
Ti sei dato una risposta?
« Una che non sia “sono degli emeriti idioti”? No, non ancora. »

Non che non sapesse che Kurama aveva una bassa considerazione degli umani in generale, però era sempre divertente sentirlo sproloquiare sull’incapacità degli uomini di vivere senza creare fastidi agli altri. Ma non era certamente caso di ridersela, l’atmosfera in quella casa era sempre più pesante mano a mano che si avvicinavano alla mèta. La sfarzosità degli arredamenti e il palese lusso in cui gli abitanti della magione si crogiolavano, erano stati inutili contro questo nemico invisibile che li aveva privati della loro luce. Di fronte a quell’avversario, quell’abitazione maestosa o una stalla diroccata…sembravano essere identiche. Così come l’uomo potente che regnava su quel Villaggio non era che un padre come tutti gli altri, di fronte alla sparizione insensata del figlio.
Ed eccolo lì il Daimyo. Non ci fu nemmeno bisogno dell’introduzione da parte del maggiordomo. Era l’unico nella stanza in cui Atsushi l’aveva condotto, al di fuori di loro due. Un uomo massiccio che si stagliava scuro di fronte la finestra da cui entrava la luce che illuminava il locale. Sembrava essere sulla sessantina, forse di più…nonostante questo aveva il portamento elegante, non solo dei nobili, ma di chi sapeva usare la spada, anche se ora si reggeva ad un bastone. Accolse Yu con una di quelle affermazioni che ti incastrano peggio di una trappola. ABC di come non mettere ansia da prestazione addosso a qualcuno. Tuttavia rendeva bene l’idea della disperazione in cui si stava dibattendo ferocemente. Sì ferocemente, perché nonostante il reticolo di rughe e la voce mesta con cui si era espresso…era evidente nel suo sguardo fiero e severo che non si era ancora arreso. Giratosi verso Yu, mise in mostra il suo bizzarro e incolto pizzetto - che dire pizz-etto era un eufemismo - dello stesso colore candido dei capelli che gli ricadevano lunghi sulle spalle. Alla fine si introdusse da solo, senza bisogno che fosse Atsushi a fare gli onori di casa, invitando lo Shinobi che si era presentato alla sua porta a chiedergli qualsiasi cosa volesse, conscio che, probabilmente, di domande ne avesse eccome.


Piacere di conoscerla Hiwatari-sama. Salutò con un ampio inchino il mandante. Il mio nome è Yu e sì, è proprio come dice lei. Ho già ricevuto alcune informazioni dai miei superiori, ma ho diverse domande da porle, alcune potrebbero sembrarle strane, ma la prego di rispondermi il più dettagliatamente possibile. Mise le mani avanti, nel caso in cui il suo modo di ragionare sembrasse sconclusionato o le domande distaccate da ciò che era il fulcro della questione. Innanzitutto le chiedo di ripercorrere con me ciò che è accaduto quella sera. So che è doloroso per lei…ma è necessario. Qualcosa non mi torna sul resoconto. Agli atti è stato dichiarato che Hiwatari Kazuki è sparito durante la notte. Nessuno pare sia entrato o uscito in quel lasso di tempo dalla magione, eppure al mattino suo figlio non c’era più e la finestra di camera sua era aperta. Ora…non voglio incolpare nessuno né insinuare alcunchè, ma se davvero è andata così e quella finestra è stata usata per uscire, c’è indubbiamente qualcosa che non va. E’ quanto meno bizzarro che con tutte le persone che girano in una magione maestosa come questa, nessuno abbia visto nulla…neanche il suo attendente! Azzardò, per capire se ci fosse veramente qualcuno adibito a curarsi del rampollo. Ma ancora più strano è che le guardie non si siano accorte di niente. Verrebbe da pensare che qualcuno si sia distratto o la sua attenzione inibita in qualche modo…ma se non fosse così? Se la finestra fosse solo uno specchietto per le allodole? Fece una pausa prima di continuare. Mi dica, Hiwatari-sama, per caso in questa casa ci sono dei passaggi segreti di qualche tipo? Se sì, dove portano? Inoltre se possibile vorrei sapere se, nei giorni precedenti alla sparizione di Kazuki, sia stato assunto qualcuno di nuovo qui alla magione o se, nei giorni successivi, qualcuno impiegato qui se ne sia misteriosamente andato. Sarebbe stato già un passo avanti sapere quei particolari, ma non era ancora abbastanza. C’erano molte, troppe domande. So che a lei sta a cuore non solo suo figlio, ma tutto il suo villaggio…Degli altri rapimenti so ben poco, se non che sono avvenuti in circostanze simili, ma mai uguali. Molti si sono allontanati al crepuscolo ad esempio. Sa dirmi qualcosa di loro? E se non le dispiace, potrebbe indicarmi su una cartina del paese i punti specifici di dove sono avvenute le varie sparizioni? Cavolo, più parlava più dubbi gli venivano. Non voleva intasare quel povero padre, già pieno di problemi, di quesiti, ma era importante per lui fare chiarezza. Prima di venire qui, mi sono preso la libertà di fare un giro nei dintorni del villaggio e per le strade dello stesso…E mi è saltata all’occhio una casa in particolare. Quella grande villa malmessa ai limiti dei confini del paese. Sembra che il collega che prima di me ha cercato di risolvere questa situazione, sia sparito da quelle parti…Sa dirmi a chi appartiene? Come mai è così messa male? E perché è così discosta dal resto delle abitazioni? Aveva finito, no? No. Ah, un’ultima cosa. Fece, iniziando a frugare nella bisaccia, fino a trarne il pezzo di carta che aveva preso dalla bacheca. Le risulta di avere dei nemici, Signore? Qualcuno a cui è stato fatto un torto o magari un avversario commerciale? So che è una domanda che fanno tutti, però, ecco… Porse il biglietto perché l’uomo potesse leggerlo. Ho trovato questo sulla bacheca in piazza.


Edit: corretto un paio di orrori su concessione del master.


Edited by Lucifergirl88 - 19/3/2020, 17:01
 
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view post Posted on 22/3/2020, 22:33     +1   -1
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Non temere, risponderò quanto più dettagliatamente possibile. rispose prontamente l'anziano daimyo, accennando appena in assenso. Con queste semplici parole l'uomo aveva di fatto confermato la sua completa collaborazione all'atteso ospite, attendendo con un peso al cuore quelle fatidiche domande che non tardarono a giungere presso le sue orecchie. Sospirò, come a volersi fare coraggio. Dover ripercorrere passo dopo passo la notte della sparizione dell'amato primogenito non era affatto facile, soprattutto in veste di padre. Era un dolore talmente acuto e insostenibile che era in grado di far tremare le sue fragili membra molto più di una lama affilata puntata dritta al petto. Quella notte è stata una notte singolare. cominciò a spiegare, avvicinandosi a una delle poltrone sorreggendosi al bastone e invitando il rosso a fare altrettanto. Mai, nemmeno sul campo di battaglia, ho mai provato le sensazioni che provai la notte della scomparsa di mio figlio. Ricordo vividamente di essermi svegliato di soprassalto, madido di sudore, gelido.. a ripensarci adesso, sembra quasi che nel sonno avessi in qualche modo avvertito che qualcosa mi era stato strappato via. confessò al suo giovane interlocutore, mentre Atsushi preparava con discrezione due bicchieri su cui avrebbe versato della semplice acqua. Con quella strana sensazione che bruscamente aveva interrotto il mio sonno, andai a controllare d'istinto le camere dei miei figli e trovai quella di Kazuki vuota, con la finestra aperta. Ho mobilitato tutti per cercarlo, persino Atsushi che solitamente si occupa dei miei capricci e della casa, e non delle mansioni che spettano alla guardia. e a quelle parole, proprio l'elegante maggiordomo s'avvicinò per porgere a entrambi la bevanda incolore. Hisao prese fra le mani il bicchiere e bevve. Per quanto strano possa sembrare, non vi era nulla di strano. Nessuno dei miei uomini ha avvertito qualcosa e nessuno è stato sorpreso a uscire o entrare nella tenuta. Non abbiamo trovato nulla.. non una corda realizzata alla bene e meglio con i lenzuoli e gli indumenti, né segni di forzatura alla finestra. Come se Kazuki l'avesse aperta e fosse sparito nel nulla. era un racconto assurdo, ma per le informazioni in suo possesso era l'unica via plausibile. Posso assicurarti che il corpo di guardia è stato selezionato con estrema cura e severità di giudizio, e nessuno è stato arruolato recentemente. La magione ha dei passaggi segreti, uno dei quali porta all'esterno del villaggio stesso.. ma il passaggio è accessibile solo da questa stanza. asserì, accennando appena con la mano per indicare una grossa parete piena di libri. Sicuramente vi era una qualche via di fuga dietro parte della pesante libreria. Kazuki non può essere passato di qua.

Superata la parte personale, adesso si spaziava su tutto quello che era il contorno della questione, non meno importante rispetto all'obiettivo ultimo dello shinobi. Ovviamente, per quanto provasse estrema devozione per il villaggio al quale aveva dato tutto quello che aveva da dare, non poteva certo ricordarsi ogni singola persona scomparsa e ogni singolo tratto caratteriale delle stesse. Il tempo avanzava inesorabile anche per una quercia dalle radici robuste. Nulla che tu non sappia. Come hai appena accennato, sappiamo soltanto che tutti avevano gli stessi tratti somatici e che molti sembrano essersi allontanati al crepuscolo o durante la notte, volontariamente, e non tornare. Atsushi-san, porgimi una mappa e una penna. chiese dunque al maggiordomo, che con un semplice Subito, signore. fece per avvicinarsi a un cassetto alle sue spalle e, dopo aver frugato dentro appena qualche secondo, tornò sui suoi passi con una mappa del villaggio. Gli porse anche una penna, sorreggendo con l'altra mano la boccetta d'inchiostro col quale il daimyo scrisse tutte le indicazioni possibili sulla carta dove era impresso in scala territorio sotto il suo dominio, così come il rosso desiderava. Qualche volta, anche l'anziano domestico aiutava il padrone di casa nell'individuare le X da segnalare, sopperendo alle mancanze della sua memoria. Ecco. Dovrebbero essere tutti. disse con un sospiro quasi liberatorio, come se per tutto quel tempo avesse trattenuto il fiato, porgendo dunque la penna al maggiordomo e la mappa al nuovo arrivato. Subito saltava all'occhio il luogo del primo caso di sparizione: era avvenuta in un piccola casupola non eccessivamente distante dal fiume dove era scomparso l'Hōzuki. L'anziano signore di Kokuhyō l'aveva evidenziato cerchiando la X.

Nel momento in cui l'attenzione fu nuovamente decentrata e puntata sulla vecchia villa, parve subito che qualcosa non andasse. L'anziano daimyo divenne scuro in volto e abbassò sconsolato lo sguardo, seguito anche dal maggiordomo che, qualora Yu avesse cercato il suo sguardo per trovare delle risposte immediata, distolse lo sguardo. Hisao osservò rapidamente il bigliettino ritrovato dal giovane, ma non vi si soffermò. Probabilmente sapeva a chi apparteneva la calligrafia o chi avrebbe avuto l'ardire di scrivere quella minaccia. Chiuse gli occhi per un istante per trovare il bandolo della matassa da sbrogliare, dunque li riaprì. Nessun nemico.
Sono sicuro che quel bigliettino che stringi fra le mani lo ha scritto Yamazaki-san. e sembrava non avere alcun dubbio a riguardo. Povera donna. Un tempo era tutta d'un pezzo, ma ha subito una gravissima perdita e da allora ha perso il lume della ragione. Probabilmente è per questo che la casa risulta trascurata. Non so chi sia stato più sfortunato fra lei e la famiglia Hayashi.. dopotutto hanno perso entrambi i loro amati figli in circostanze davvero tragiche. confessione piuttosto triste. Allora non era la prima tragedia del villaggio, quella odierna. Per un breve istante il daimyo parve quasi pensieroso al riguardo, come se un pensiero gli avesse attraversato il cervello e fosse fuggito via subito dopo. Per quanto riguarda la sua posizione, nulla di particolare da segnalare.

 
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view post Posted on 25/3/2020, 15:21     +1   -1
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Sperava seriamente di cavare un ragno o due dal buco con quelle domande. Quanto meno, qualcosa che lo stuzzicasse abbastanza da metterlo sulla strada giusta per fare un po’ di chiarezza su quel caso che di limpido aveva ben poco, tranne l’acqua dei fiumi che rigavano quel bucolico villaggio. Era perfettamente cosciente che chiedere al Daimyo di ripercorrere quei tragici momenti fosse crudele, quasi spietato per il suo cuore già provato dalla perdita, ma se voleva avere qualche opportunità di ritrovare il tanto compianto Kazuki, non poteva fare altrimenti. Hiwatari-sama era la sua principale fonte di informazioni, e l’avrebbe spremuto come un limone se fosse stato necessario, a costo d’apparire disumano.
Non era lì per empatizzare, in fin dei conti, ma per trovare la quadra del tutto, e questo poteva voler dire calpestare i sentimenti del mandante stesso.
Per fortuna il Daimyo pareva comprendere bene la sua posizione. Uomo politico e, in passato, probabilmente guerriero, doveva conoscere bene le priorità di un caso come quello, tant’è che ribadì la sua più totale disponibilità, accomodandosi su una delle poltrone di quello studio, indicando a Yu di fare altrettanto. Sembrava un discorso lungo, quindi il Rosso ringraziò con un brevissimo cenno del capo, prima di accettare l’invito e sedersi. Non appena la voce graffiata dal tempo di Hiwatari-sama iniziò a raccontare, per qualche ragione il chunin pensò che sarebbe stato così, se mai avesse avuto un nonno. E allo stesso tempo comprese che, se voleva risolvere quel mistero, avrebbe dovuto mantenere la lucidità di un adulto, ma la curiosità di un bambino. Il che significava non dare nulla per scontato, nemmeno quelle cose su cui generalmente non si sarebbe soffermato più di tanto. “Se non sai, chiedi” questo gli avevano insegnato in accademia, e per quanto ora quel vecchio edificio se lo fosse lasciato alle spalle da un po’, era un consiglio sempre valido. Si mise quindi in ascolto, attento a non farsi distrarre dall’eccessiva comodità della poltrona che, per tutti i Kami, era come sedersi su una nuvola!
La voce gracchiante dell’uomo riportò ai suoi orecchi i fatti vissuti dal suo punto di vista. Decisamente meno essenziali di quanto riportato sui rapporti documentati alla Nebbia, ma il succo della storia combaciava. Di più di quanto non sapesse già, venne fuori che, con tutta probabilità, la camera di Kazuki - e forse anche quella del fratello minore - stavano al piano superiore: Hiwatari-sama aveva parlato di come avessero cercato corde realizzate con lenzuoli o indumenti, di conseguenza la stanza non poteva trovarsi al piano terra. Il che rendeva ancora più misterioso il dettaglio della finestra aperta…facendo sperare a Yu nella sua intuizione circa dei passaggi segreti all’interno della magione. Visto che il Daimyo lo assicurò che nessuno era stato assunto e arruolato di recente e che il suo corpo di guardia era un gruppo selezionato con severità e attenzione, quello restava il suo unico appiglio, prima di prendere in considerazione qualche cosa che sforasse nel soprannaturale o che, comunque, si avvalesse di arti che potessero darlo a pensare. Ed effettivamente passaggi segreti ce n’erano, uno proprio in quella stanza, dietro la libreria che il Daimyo gli indicò con un cenno, e guarda caso portava fuori dal villaggio…eppure l’uomo asseriva che per Kazuki non sarebbe stato possibile passare di lì. Non ne comprendeva il motivo. Era chiusa a chiave? Perché sennò, finchè era una stanza della stessa casa, per Yu poteva benissimo essere plausibile che il ragazzo fosse sceso e avesse imboccato il passaggio segreto dopo aver visto qualche cosa dalla finestra. Oltre a questo c’era un altro dettaglio che lo fece chiudere a rimuginare, al finire di quella prima parte di risposte. Accettò l’acqua dal maggiordomo, ringraziandolo quasi distrattamente mentre pensava a quello che aveva raccontato Hiwatari-sama circa il suo risveglio di soprassalto, proprio nel cuore della notte, in tempo per accorgersi dell’assenza del suo primogenito. Per l’amor dei Kami, poteva essere che avesse avuto un brutto presentimento, era normale - almeno credeva - ma c’erano dei dettagli che riportarono alla mente di Yu, una sensazione recentemente provata. C’erano troppe somiglianze con ciò che aveva provato sulla sua stessa pelle, immergendo la mano in quel dannato fiume. Davvero troppe. Ma ancora non era tempo per porre ulteriori domande: prima voleva ottenere ogni risposta a quelle precedenti.

Circa gli altri individui scomparsi, il Daimyo non seppe dirgli molto, tuttavia con l’aiuto di Atsushi, riuscì a segnare su di una mappa ogni singolo luogo in cui era avvenuto il misfatto. Ci volle un po’, ma alla fine la piantina fu perfettamente ricoperta di X, 22 in tutto, di cui una cerchiata: quello era il primo caso. Quello da cui tutto era iniziato per poi espandersi a macchia d’olio e senza logica al resto del villaggio. E pensate un po’, quella casa era vicina al corso del fiume con l’acqua strana…e, come quella, molte altre erano site nei pressi di torrenti che rigavano l’area del borgo. Che strano, eh? Sarebbe stato il caso di farsi spiegare chi abitava lì e come tutto fosse iniziato, ma prima c’era la faccenda del biglietto della bacheca e della villa malandata. Cose che sembrarono subito far scattare qualcosa. Sia il Daimyo che Atsushi parvero turbarsi alle sue domande: era evidente che entrambi sapessero qualche cosa, ma l’uno si rabbuiò all’istante, mentre il maggiordomo sfuggì lo sguardo di Yu, probabilmente per il medesimo motivo del padrone, in attesa che fosse lui stesso a prendere parola. Azione che non tardò a fare, riconoscendo presumibilmente la calligrafia tremolante del biglietto o immaginando chi potesse scrivere una cosa simile, ovvero tale Yamazaki-san, la donna che abitava in quella grande casa malridotta. La descrisse come una donna tutta d’un pezzo, in passato, ma che in seguito alla perdita del figlio - o della figlia - non era più stata la stessa. Ricollegandosi a quel discorso, nominò anche la famiglia Hayashi, colpita essa stessa da un lutto del tutto simile. Ritrasse il biglietto Yu, osservandolo di nuovo. Perché mai qualcuno avrebbe dovuto scrivere una cosa simile anche se avesse perso qualche rotella? Insomma…era piuttosto lucida come affermazione, quasi un’accusa. E poi il Daimyo sembrava saperne di più a riguardo. Per un attimo parve come se gli fosse passato un pensiero in testa, salvo poi cambiare discorso a tagliare corto asserendo che sulla posizione della villa non aveva nulla da dire.


« Questo vecchio ha intuito qualcosa, Yu. »
Ne sono convinto anch’io. E’ come se parlando di quelle vecchie tragedie, gli si fosse accesa una lampadina.
« Sembra che questo villaggio abbia ben più di uno scheletro nell’armadio. A parte questa storia della gente che sparisce, hanno avuto anche altre tragedie in passato. »
Ogni villaggio ha le sue beghe. Se non fosse che una delle due coinvolge gli abitanti di quella villa, probabilmente non mi sarebbe sembrato nemmeno rilevante, ma…
« Ma quella vecchia è coinvolta eccome in questi scheletri! Quindi non possiamo soprassedere. »
Giusto! Vedo che ci capiamo.

Come sospettava, le risposte alle sue domande ne avevano fatte nascere di nuove. Poggiò la testa sul pugno chiuso, puntellando il gomito sul bracciolo della poltrona, osservando il Daimyo bere un altro sorso d’acqua dal proprio bicchiere. Quello di Yu era ancora sul basso tavolinetto, non a caso perfettamente intatto. Probabilmente l’acqua di cui veniva rifornito quel villaggio era la stessa che lo rigava con quel reticolo di fiumi…Anche se non avvertiva alcun chakra provenire dal liquido nei bicchieri, preferiva evitare. E analizzando quell’acqua, giunse la sua prima domanda.

‘Gelido’ ha detto… mugugnò, pensieroso, ripetendo la stessa parola utilizzata dal Daimyo per descrivere la sensazione provata quando si era svegliato di soprassalto la notte in cui il figlio era scomparso. Quindi alzò gli occhi su quelli stanchi, ma ancora invitti, del Signore. Come un artiglio gelido che si fa strada nelle carni, giungendo fino a lacerare il cuore con le sue grinfie fredde come il ghiaccio? E’ questa la sensazione che ha avuto? Chiese, riportando fedelmente ciò che lui stesso aveva provato al toccare l’acqua strana nel fiume vicino alla villa malandata. Che lei sappia, c’è qualcun altro vicino alle vittime che ha avuto un’esperienza simile? Inoltre le dispiacerebbe spiegarmi per quale ragione suo figlio non avrebbe potuto usare il passaggio segreto in questa stanza? Doveva assolutamente capire se la storia del passaggio segreto fosse realmente una ciofeca o se il fatto che Kazuki non potesse recarsi in quella stanza fosse solo una convinzione di suo padre. Ma non era la sola cosa che voleva sapere. Passando al resto…Qui. E dicendo questo si chinò sul basso tavolino indicando la X cerchiata. Chi ci abita? Può raccontarmi come tutto è iniziato? E, se non le dispiace, vorrei sapere di più anche sulle tragedie che hanno colpito Yamazaki-san e la famiglia Hayashi. E, prima che l’uomo o il suo maggiordomo potessero aggiungere proteste di qualsivoglia tipo, circa il fatto che quelle vecchie storie non avevano nulla a che fare con il problema attuale, incalzò con qualche parola. Ho notato che le è venuto in mente qualcosa poco fa…vorrei che mi rendesse partecipe. Qualsiasi dettaglio, anche il più insignificante, potrebbe essere d’aiuto per ritrovare Kazuki.

 
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view post Posted on 31/3/2020, 17:10     +1   -1
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Terminato quell'intricato discorso con l'obiettivo ultimo di solvere, almeno in parte, le perplessità della sua unica fonte di speranza, Hiwatari bevve un altro lungo sorso dal suo bicchiere d'acqua. C'erano troppi pensieri nella testa e seppure sapesse che quanto detto corrispondeva alla pura realtà si rendeva perfettamente conto che molte delle cose che aveva detto potevano non avere senso per chi ascoltava. L'unico tassello che avevano trovato sino a quel momento era il target; mancavano ancora i due elementi forse più importanti in quella faccenda, quelli che, una volta manifesti e accertati, avrebbero potuto condurlo molto vicino al ritrovamento del suo amato Kazuki. E proprio per quell'affannata ricerca dei due moventi era scattato qualcosa in lui, non appena aveva ricollegato la scrittura tremolante alla donna: l'insidiosa serpe del sospetto, attratta dalla disperazione di un padre che aveva perso (forse per sempre) suo figlio, aveva avvinghiato in pericolose spire quel suo cuore sofferente. Ma non poteva saltare a conclusioni troppo affrettate. Non poteva permetterselo.
Non appena lo shinobi decise di intervenire nuovamente, quasi quel sorso non andò di traverso. Con compostezza trattenne qualche colpo di tosse e si schiarì la voce scostando il bicchiere quasi vuoto dal suo volto, subito intercettato dal fedele Atsushi che lo ripose sul basso tavolino.
S-si una cosa simile.. rispose alla prima domanda del ragazzo dalla chioma fulva, con un pizzico di sorpresa (facilmente riscontrabile nell'espressione dipinta sul suo volto). Aveva descritto quella sensazione con una consapevolezza e una minuzia troppo evidente per aver semplicemente tirato a indovinare, e questo significava soltanto una cosa. Hai provato anche tu questa stessa sensazione? Quando? Dove? s'affrettò a chiedere con una certa foga, cercando risposte. Era semplicemente un'altra stranezza in mezzo a quella tragedia o rappresentava un piccolo punto di partenza per risolvere il caso? Non saprei dirti con certezza se altri nelle mie stesse condizioni hanno avuto un'esperienza simile. Oramai tutta questa storia sembra aver generato una sorta di psicosi in tutta la popolazione e quindi non sempre risulta semplice distinguere cos'è vero e cosa falso. un sospiro alquanto sconsolato fece seguito a quelle parole. C'è chi si incolpa a vicenda, chi pensa sia una punizione divina, chi dice di aver visto degli spiriti.. a cosa dovremmo credere? chiese, quasi stesse parlando a se stesso e non all'interlocutore che stava ascoltandolo con molta attenzione. Non era una situazione semplice da gestire. Non appena si riebbe, prese nuovamente l'acqua per inumidirsi le labbra. Kazuki non può essere passato di qui, perché la stanza rimane chiusa a chiave fintanto che io non sono presente. E la chiave.. disse, frugando brevemente sotto la stoffa del pregiato kimono ..la porto sempre addosso. concluse, mostrando la catenina attaccata al collo con la piccola chiave scintillante. Semplice precauzione. Ci sono documenti importanti in questa stanza e non posso rischiare che del personale non autorizzato entri e faccia quello che vuole. Nemmeno ai miei stessi figli. evidente come Hisao Hiwatari fosse un uomo estremamente prudente.

Si prese qualche secondo di tempo per fare mente locale e richiamare alla memoria quanti più dettagli possibili. Esattamente sul punto che aveva sulla mappa e che adesso lo shinobi stava indicando con l'indice della mano era scomparso Oota Minori.
Ci abita la famiglia Oota. A scomparire per primo e sancire l'inizio di questa sequela di tragedie è stato il loro unico figlio, Minori. Non abbiamo grossi dettagli, se non che sua madre asserisce di aver visto il figlio allontanarsi in direzione della foresta e di aver scorto appena una figura vestita di bianco correre nella stessa direzione. espose con calma, marcando quell'unico dettaglio che era rimasto impresso nella sua mente. Curiosa coincidenza. Minori era cugino da parte di madre di Takahiro, secondogenito della famiglia Hayashi, ritrovato morto qualche settimana prima. E' stata una grossa tragedia per gli Hayashi. Veder sparire un figlio e ritrovarlo settimane dopo morto sotto uno strato di fogliame.. un brivido corse lungo la sua schiena, al pensiero di poter ritrovare il suo Kazuki alla stessa maniera do Takahiro Hayashi. Sembra che quest'ultimo sia morto per soffocamento; al suo ritrovamento erano ancora presenti i segni di una corda di seta attorno al collo. Sospettammo un suicidio, considerato che la corda in questione proveniva dal suo shamisen.

Ricordo che i funerali furono celebrati qui, nella piazza centrale, e che furono assai penosi. Non soltanto il ragazzo era giovane, ma era anche un promettente musicista, buono come il pane e amato da tutti. A soffrire per la sua perdita furono molti, ma chi ne soffrì maggiormente, oltre alla sua famiglia, fu Yamazaki Izumi, la figlia della donna che ha scritto quel biglietto.
disse, indicando con l'indice la direzione in cui il rosso aveva conservato il foglietto scarabocchiato con quell'assurda minaccia. Sospirò pesantemente. Avevano una relazione. Sin da bambini sono cresciuti assieme e pian piano i loro cuori si sono uniti. La piccola Izumi sognava una famiglia col suo amato Takahiro e non appena seppe del suo gesto scellerato non volle credervi. Era devastata dal dolore. Scomparve dopo qualche giorno, senza lasciare traccia, e fu ritrovata riversa sulla riva del fiume. s'intromise Atsushi, dando un momento al daimyo per riprendere fiato dai lunghi discorsi. Sorrise appena, con amarezza. Atsushi ha vissuto la dipartita dei due ragazzi da molto vicino. Insegnava privatamente in casa Hayashi, qualche tempo fa. Ricordando questa triste storia, per un attimo ho pensato che davvero tutto questo possa essere ricollegato a quella tragedia, seppure stento a credere che Yamazaki-san sia capace di rapire qualcuno o di assoldare qualcuno per farlo. Dopo la scomparsa della figlia, sembra aver perso il senno.



Edited by ¬BloodyRose. - 31/3/2020, 18:45
 
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La faccenda si stava intricando sempre più. Ora erano saltate fuori due famiglie che erano state coinvolte in dei lutti proprio in quel villaggio, tempo prima che iniziasse il ciclo di sparizioni per cui Yu si trovava lì. Forse non centrava nulla, forse era solo una mera coincidenza, il semplice corso della vita del villaggio, ma che proprio chi aveva scritto quel messaggio inquietante facesse parte di questo passato tragico di quel borgo, sembrava fin troppo sospetto agli occhi dello shinobi. La serie di domande che pose al Daimyo erano mirate proprio a questo, oltre che a dissipare alcuni suoi dubbi riferiti ad altre circostanze che gravitavano attorno a quella faccenda. Prima tra tutti la sensazione strana provata dal Daimyo la notte in cui Kazuki scomparve nel nulla. Non servì nemmeno indagare troppo, tanto meno forzare la mano nell’interrogare Hisao-sama, perché la sua reazione fu più eloquente di tutte le parole del mondo. Il gelo provato da Yu sulla propria pelle, sembrava davvero molto simile, se non identico, a quello che aveva avvertito il Signore di quel luogo nella notte più dolorosa della sua vita. L’espressione sul viso rugoso dell’anziano Daimyo, precedette la foga delle sue domande…d’altronde il Rosso aveva descritto di proposito ciò che aveva avvertito al fiume in maniera così dettagliata, proprio per creare un contatto, per far comprendere a chi aveva davanti che anche lui aveva sentito una cosa simile, prima di quel momento. Le prevedibili domande del padrone di casa, avrebbero però trovato risposta una volta risolte tutte le curiosità del ragazzo, attento come una volpe ad ogni dettaglio nascosto nelle parole dell’uomo, affamato di quel tassello che avrebbe dato il via alla risoluzione di quel puzzle sparso. Si preparò quindi a ricevere gli altri pezzi richiesti, che, tuttavia, non gli diedero reali risposte se non far nascere ulteriori dubbi. Pareva, infatti, che il Daimyo non sapesse se altri come lui avessero provato quel gelo tagliente…e Yu francamente non lo aveva letto in nessuna deposizione nei documenti di quel caso conservati alla Nebbia. Il perché fu presto detto: troppe stranezze nei racconti. Lo stesso Hisao-sama lamentò il fatto che c’erano troppe voci assurde che giravano tra i cittadini: gente che si incolpava vicendevolmente - si presumeva senza prova alcuna - e storie paranormali circa spiriti di qualche genere. Le sue parole coincidevano con quanto letto nel fascicolo e affermato dal suo stesso superiore. Confusione, molta confusione nel riportare i fatti. Ma non sarebbe stata la prima volta che proprio in quei racconti apparentemente assurdi, si nascondesse ben bene la chiave di volta per chiarire il tutto. Per il momento, però, rimase concentrato sul Daimyo, ancora occupato a cercare di risolvere tutte le curiosità che Yu aveva messo in campo. Il prossimo punto sulla scaletta era il passaggio segreto. Il vecchio aveva detto che era impossibile per Kazuki passare di lì, ma non aveva spiegato il motivo, cosa che aveva spinto il giovane shinobi a chiedere ulteriori spiegazioni in merito. Presto detto, la stanza era sempre chiusa a chiave in assenza del Daimyo, conteneva documenti riservati e particolarmente importanti, tanto che l’uomo portava la chiave stessa dello studio al collo. Gliela fece vedere, estraendola da sotto gli strati di stoffa, ancora attaccata alla catenina. Uomo prudente Hisao. Davvero molto. Tuttavia agli occhi del Rosso quell’espediente non voleva dire molto. C’erano mille modi per far muovere un corpo contro la volontà di chi lo abitava, anche solo guardando nelle arti ninja più famose. Non era abbastanza. Non spiegava nulla, tanto meno confermava definitivamente che Kazuki non fosse passato di là. Per lui le convinzioni del Daimyo - che era assai certo della sicurezza del proprio metodo - valevano tanto quanto il denaro donato da una Kitsune o un Tanuki. Zero. E c’era solo un modo definitivo ed ineluttabile per verificare se i suoi sospetti fossero legittimi o figli di una diffidenza esagerata: aprire quel passaggio e verificare che all’interno vi fosse o meno l’odore del rampollo di casa. Per farlo avrebbe dovuto prima fare un salto in camera di Kazuki, così da memorizzare il suo odore, però…beh, tanto ci sarebbe dovuto andare ugualmente per dare un’occhiata.

Nel momento in cui Yu chiese chi abitasse la casa con la X cerchiata, e di raccontargli cosa fosse successo a Yamazaki-san e alla famiglia Hayashi, il Daimyo si prese qualche attimo per fare mente locale prima di iniziare ad esporre i fatti. Pareva che il primo scomparso fosse il giovane Minori, della famiglia Oota. Non c’erano molti dettagli sulla sua sparizione, se non che sua madre lo avesse visto allontanarsi verso la foresta e di aver notato una figura vestita di bianco correre nella stessa direzione. Una figura vestita di bianco. Non si stupiva che le persone parlassero di spiriti…e dopo aver sentito la storia vissuta in prima persona dal Daimyo, beh, qualche dubbio veniva pure a lui. In ogni caso, c’era una curiosa coincidenza che riguardava quel primo caso. Qualche settimana prima che Minori scomparisse nel nulla, era stato trovato morto suo cugino Takahiro, secondogenito della famiglia Hayashi. Il suo corpo venne ritrovato sotto uno strato di fogliame, diverse settimane dopo la sua effettiva scomparsa, ma la causa della morte era chiara: soffocamento. Praticato attraverso la corda del suo shamizen, tanto che portò le autorità a bollarlo come suicidio. Takahiro era un giovane musicista molto promettente, buono come pochi e amato da tutti - curioso si fosse suicidato considerato tutto questo - nonché legato sentimentalmente a Yamazaki Izumi, figlia della donna che aveva scritto quel messaggio inquietante appendendolo in bacheca. Appena si parlò del loro rapporto, Yu immaginò dove si sarebbe andati a parare e le sue supposizioni si rivelarono tristemente esatte. La ragazza, alla morte del compagno, venne devastata dal dolore. Pochi giorni dopo la notizia, scomparve e venne ritrovata in seguito riversa sulla riva del fiume. Presunse morta per annegamento, non avendo ricevuto dettagli da parte di Atsushi, ma per sicurezza avrebbe chiesto una volta che tutto il discorso fosse stato concluso. Non che mancasse molto. Alle parole del maggiordomo, che si era intromesso per dare una pausa al proprio padrone, il Daimyo specificò che l’uomo conosceva molto bene i due ragazzi sventurati in quanto insegnava privatamente in casa Hayashi, prima di diventare servitore alla magione. E niente, ciò che era passato per la mente di Hisao-sama, non era nulla a cui non fosse giunto anche Yu. Semplicemente nella sua mente era sbocciato il sospetto che quella vecchia tragedia avesse un collegamento con quella attuale, anche se stentava a credere che Yamazaki-san fosse capace di spingersi fino a quel punto, nonostante avesse perso il senno.

Tutto molto interessante, ma ad ogni risposta nuove domande venivano solleticate nella vivace mente del Rosso. Forse fin troppo vivace a volte, ma, ehi, meglio una domanda in più che una in meno, no? Nessuno era mai morto per aver chiesto troppo, piuttosto erano cascati male per non essersi informati a dovere. Tuttavia, per prima cosa, doveva lui stesso delle risposte al Signore. La penna e il calamaio usati prima da Hisao-sama erano ancora sul basso tavolino, vicino alla cartina aperta. Non si fece troppi problemi, Yu, afferrò la penna, la intinse nella china, lasciando che sgocciolasse l’inchiostro di troppo e poi, individuato sulla mappa il punto in cui aveva incontrato Hisakata, cerchiò l’ansa del fiume con mano sicura.


Qui. Rivelò, rimettendo la penna al suo posto. Prima di recarmi alla magione, mi sono preso la libertà di perlustrare un po’ il villaggio e i suoi dintorni, facendomi aiutare da dei famigli per esplorare adeguatamente anche i corsi d’acqua, visto che in questo villaggio ce ne sono parecchi. Alzò gli occhi, osservando alternativamente Atsushi e il Daimyo, prima di continuare a parlare. Sono stati loro ad individuare un punto nel fiume in cui l’acqua era sospetta, così sono andato a verificare. Messa la mano nella corrente, ho avvertito quella sensazione di gelo che le ho descritto. Non si aspettava una rivelazione importante a quella sua confessione, ma, invece, i due uomini si guardarono negli occhi con intesa, confermando poi a Yu che proprio in quel punto era stata ritrovata Izumi. Izumi, eh..? Inutile dire che la sensazione di sottofondo che qualcosa di soprannaturale ci fosse, si faceva sempre più assurdamente palpabile. Ma non era ancora il momento di lasciarsi andare in elucubrazioni fantasiose, no, doveva tenere per le redini le domande che gli frullavano in testa ed esporle tutte, al costo di sfiancare i due che aveva di fronte.

Ha detto che la ragazza è stata trovata riversa sulla riva. E’ stata definita la causa della morte? Annegamento? Chi è stato a trovarla?

Temeva di sapere la risposta a quest’ultima domanda, vista la vicinanza con la casa della ragazza, tuttavia attese comunque i dettagli da parte del maggiordomo che sembrava essere quello più informato circa la faccenda. Disse che, effettivamente, su segnalazione della madre che aveva fatto il macabro ritrovamento, Izumi era stata trovata morta annegata, come se la corrente del fiume l’avesse trascinata lì, ma non avevano potuto definire con precisione come e quando fosse deceduta, in quanto la ragazza era già in rigor mortis al ritrovamento. Conclusero genericamente che dovesse essere morta un paio di giorni prima almeno, ma nulla di più. Il corpo non riportava segni di colluttazione né nulla, se non un dettaglio che Atsushi ricordava in maniera piuttosto chiara. Ovvero un polso leggermente segnato rispetto all’altro, come se qualcuno l’avesse stretta. Dettaglio curioso, che forse metteva in dubbio l’ipotesi di suicidio della giovane. Ipotesi che, per quanto riguardava, invece, Takahiro, Yu riteneva già quasi accertata. Non credeva possibile che un giovane dalla vita tanto brillante e dal futuro altrettanto promettente, prendesse e si togliesse la vita così a caso. Lo trovava improbabile, ma solo chi era vicino a lui e lo conosceva bene avrebbe potuto confermarglielo. Si rivolse quindi ancora al maggiordomo.

E riguardo Takahiro, invece? Le sembrava il tipo da suicidarsi? C’era qualche problema che poteva turbarlo in quel periodo…? Perché, da come Hisao-sama lo ha descritto, non mi pareva qualcuno che avesse motivo di togliersi la vita.

La risposta fu ovvia. La morte del secondogenito della famiglia Hayate fu un fulmine a ciel sereno per tutti. Non aveva problemi di sorta, nessun motivo per arrivare ad un gesto estremo come quello, tanto più che aveva Izumi e un futuro assieme a lei. Il che significava, senza troppi “forse” che Takahiro era stato ucciso. Brutalmente, con la corda dello strumento che era tanto bravo a suonare, strumento che solo qualcuno a lui vicino avrebbe potuto avere a portata. Magari Minori? Come sempre, in casi simili la prima cosa che veniva in mente era un omicidio passionale. Chissà, magari il cugino aveva ucciso Takahiro per gelosia, Izumi si era suicidata, vinta dal dolore, e la madre della ragazza uscita di senno, avrebbe potuto aver iniziato a far sparire Minori e tutti quelli che gli assomigliavano nei tratti. Oppure, Izumi aveva iniziato a provare dei sentimenti per Minori. Insieme si erano liberati di Takahiro, inscenando la morte della ragazza per poter fare una classicissima fuga d’amore. Per non far apparire la cosa troppo sospetta, avevano iniziato a far sparire i simil Minori per…Naaaaaa! Quelle ipotesi non reggevano neanche un po’! L’acqua strana non tornava in entrambi i casi, il “come” restava insoluto, senza contare che inscenare una morte era un tantino complesso. No. Decisamente le cose non erano andate in quella maniera. Tuttavia qualche domanda era d’obbligo.

Che rapporto c’era tra Takahiro, Izumi e Minori? Andavano d’accordo? C’erano gelosie o simili? Al di fuori della loro cerchia c’era qualcuno che avrebbe potuto serbare rancore per Takahiro? Non so…i genitori erano favorevoli all’unione con la figlia di Yamazaki-san? Tutto regolare. I parenti dei due fidanzati erano del tutto bendisposti alla loro relazione. Il rapporto tra i tre ragazzi era buono, Minori idolatrava il cugino, tanto che, volendo anche lui diventare un musicista, lo riteneva quasi un Sensei e, in generale, nessuno serbava rancore per Takahiro. Solo ogni tanto cozzava col fratello maggiore, ma Atsushi li definì come classici litigi tra consanguinei. Giusto, il fratello! Anche lui era abbastanza vicino a Takahiro da poter prendere una corda del suo strumento. Atsushi era solo un insegnante, passava giusto qualche ora in casa Hayashi. Poteva essere che non avesse avuto modo di notare eventuali tensioni famigliari…Mmmh. E lo shamizen? E’ stato appurato che la corda fosse proprio quella dello strumento di Takahiro? Inoltre, se possibile, le dispiacerebbe dirmi dove è stato trovato il corpo del ragazzo e da chi? Avrei bisogno anche di una descrizione fisica di Takahiro, il fratello e Izumi.

Atsushi annuì grave: la corda apparteneva proprio allo strumento del suo giovane allievo. Lo shamizen era stato trovato rotto, con una corda mancante, mentre il corpo di Takahiro era stato rinvenuto dalle guardie del Daimyo, nel folto del bosco. Indicò un punto sulla cartina, era più o meno nella zona dove Yu aveva incontrato Hisakata, ma più in profondità…eppure in linea d’aria con la casa di Izumi. Era chiaro che il giovane fosse stato preda di un’imboscata da parte di qualcuno che sapeva perfettamente sarebbe passato di lì per andare dalla ragazza. La vera domanda era: cosa diavolo ci faceva nel folto della foresta? Da dove arrivava? Domande a cui nessuno in quella stanza avrebbe potuto rispondere per ora. Contrariamente a quelle circa l’aspetto dei tre. E guarda un po’, Takahiro aveva occhi blu e capelli neri. La ragazza era bionda - ma normalmente in quel mistero erano i giovani uomini a sparire - mentre il fratello del musicista di talento aveva occhi di zaffiro, sì, ma capelli castani.
Un brivido gli percorse la pelle. Si stava avvicinando a scoprire qualcosa, ne era sicuro. E ormai era pressoché certo che quella tragedia che aveva coinvolto il figlio degli Hayashi e la sua compagna, fosse stata la miccia di tutto. Era il caso di iniziare a muoversi, c’erano altri posti da vedere, altre persone a cui parlare…Ma, prima, doveva togliersi quella fastidiosa spina dalla nuca, quella che, ancora, nonostante le spiegazioni del tutto credibili del Daimyo, non era riuscito a sciogliere. Quel cazzo di passaggio segreto. Ai suoi occhi era l’unico modo in cui Kazuki avrebbe potuto uscire senza che le guardie potessero vederlo e senza che nessuno si intrufolasse in casa. La madre di Minori, aveva poi parlato di una figura bianca che correva appresso al figlio mentre si allontanava verso la foresta…se l’avesse vista anche Kazuki? Se l’avesse vista anche Takeshi? Se l’avessero vista tutti quelli che avevano preso e si erano allontanati verso il bosco? Allora la finestra aperta avrebbe avuto un senso. Kazuki avrebbe potuto aver visto qualcosa dalla propria camera, ma essendo al piano superiore non poteva certo uscire da lì, tanto più che pure se si fosse calato, avrebbe dovuto passare le guardie della magione. Ed era qui che entrava in scena quel passaggio. Tuttavia la stanza era chiusa a chiave e la suddetta era appesa al collo del Daimyo. Daimyo che aveva provato la stessa sensazione di gelo che aveva percepito lui, mettendo la mano in acqua nel fiume vicino alla casa di Yamazaki-san. Punto in cui la giovane Izumi era stata ritrovata esanime. Annegata, proprio in quel fiume. Lo stesso fiume che passava vicino alla casa di Minori e che presumibilmente si collegava capillarmente ad altri torrenti del villaggio. Un’idea balzana, prese a frullargli in testa, frutto forse dei troppi libri sugli yōkai che leggeva, eppure, al momento, era assurdamente l’ipotesi più concreta di tutte.
Kuso, aveva bisogno di vedere quel passaggio segreto.


Hisao-sama. Dopo aver fatto una lunga - e abbastanza proficua - chiacchierata con il maggiordomo, Yu si rivolse nuovamente al Signore della magione. Le chiedo il permesso di dare un’occhiata alla camera di Kazuki. E, in seguito, vorrei ispezionare il passaggio dietro la libreria. Ci si era impuntato e non avrebbe mollato l’osso per nulla al mondo. Avete presente no quella sensazione di quando si è vicini a scoprire qualcosa di importante? Quel pizzichio che faceva rizzare tutti i peli, ecco. Quella via d’uscita dalla villa, dava quella sensazione al Rosso. E poco gli importava se il Daimyo era convinto delle sue misure di sicurezza: lui non era convinto per niente, anzi! Tuttavia comprendeva l’occhiata stranita che l’uomo gli rivolse, per lui era impossibile che qualcuno avesse potuto usare quella chiave per far uscire Kazuki…chissà che faccia avrebbe fatto se Yu gli avesse detto che sospettava che, ad aprire la strada al figlio, fosse stato proprio lui, magari involontariamente. Lo so cosa mi ha detto, Signore. Cercò di interpretare i pensieri dell’uomo. Ma ho imparato che non sempre la strada più logica è quella più giusta. A volte si deve sfidare il possibile e puntare su quello meno probabile.

Insomma “se senti rumore di zoccoli non pensare alla zebra, pensa al cavallo” non sempre era applicabile. Fortunatamente le sue parole di spiegazione bastarono a convincere il Daimyo. D’altronde era sempre del suo amato figlio che si parlava. Promise che avrebbe aperto il passaggio segreto, e ordinò ad Atsushi di accompagnare Yu al piano di sopra, per ispezionare la camera di Kazuki. Il distinto maggiordomo non se lo fece ripetere, si inchinò al proprio padrone e iniziò a fare strada nei corridoi della magione. Dietro di lui, il Rosso rimuginava tra sé, ripassando tutte le informazioni che aveva, cercando di trovare una spiegazione alternativa all’unica assurdità che al momento si trovava per le mani. Che poi, assurdità…parlava lui che aveva un demone legato alla sua anima.

« Quindi, fammi capire, pensi che il vecchio sia stato posseduto? »
E’ l’unica cosa che potrebbe spiegare la sensazione che ha avuto, identica a quella che ho sperimentato io al fiume e che darebbe un senso alla sparizione di Kazuki da casa. Sempre presupponendo che sia effettivamente passato attraverso la porta dietro la libreria, cosa che verificheremo a breve, ma…supponiamo che sia così! Quante volte ho letto storie dove le persone vengono possedute dagli Yōkai? E quante arti ninja esistono che permettono di fare altrettanto? A prescindere che si tratti di paranormale o ninjutsu, il concetto resta lo stesso.
« Te ne do atto. Per quello che sappiamo al momento è la teoria più assurda, ma allo stesso tempo più concreta. »
Già. E poi ha un che di fatale, no, questa cosa che Izumi sia stata trovata proprio lì, dove ho avvertito la sensazione di gelo pungente. Gelo provato dallo stesso Daimyo la notte in cui Kazuki è sparito. “Come se mi avessero strappato qualcosa” ha detto. Forse era la sensazione di distacco dello spirito mentre usciva dal suo corpo, chissà…
« …Non è che hai letto troppi libri sugli Yōkai? »
Ahahah! Può anche essere. Però devi ammettere che tornerebbero un bel po’ di cose. Dai, la ragazza morta in quel punto, morta nell’acqua, in un villaggio dove i fiumi sono quasi quanto le strade! Ce la vedrei davvero bene come storia: lei si muove nell’acqua, perché è lì che è morta, si fa vedere nel momento in cui vuole accaparrare la sua prossima vittima, il malcapitato la scorge, si muove verso di lei, verso il bosco e chissà dove viene guidato.
« Si, ma perché dovrebbe farlo? Per vendetta? Perché in caso non ha molto senso, fa sparire solo quelli che somigliano al suo compagno. »
Beh, magari il dolore per la perdita di Takahiro è ancora vivo in lei e la porta a rapire tutti quelli che gli somigliano, quasi come se lo cercasse. Non lo so, Kurama. Questa storia è talmente assurda da sembrare un racconto dell’orrore da fare di notte davanti al fuoco, più che la realtà. E non abbiamo prove. E’ solo un’ipotesi campata per aria con gli indizi che abbiamo raccolto, quindi vale fino ad un certo punto.
« Iniziamo col toglierci lo scrupolo di quel buco dietro la libreria. Guarda, siamo arrivati alla camera del ragazzo. »

In effetti, Atsushi aveva già aperto la porta che dava nella stanza di Kazuki e si era spostato a lato, invitando Yu ad entrare. Bastò varcare la soglia perché il naso del ragazzo percepisse chiaramente un odore sovrastare tutti gli altri, indubbiamente quello del figlio del Daimyo. Curioso come la sua camera fosse tanto spartana, rispetto al lusso di altre parti della villa. Davvero, nella stanza di Yu, a casa propria, c’era decisamente più roba che in quella. Uno stile essenziale, molto classico e tradizionale. Tatami a terra, lampade ad olio - ora spente - per illuminare, paratie decorate con disegni di monti e foreste dietro cui cambiarsi, e un futon, perfettamente composto, steso a terra. Yu ci si avvicinò giusto per percepire con più chiarezza l’odore del ragazzo, ma in realtà il suo obiettivo secondario era osservare cosa si vedesse dalla finestra. Assottigliò gli occhi quando il panorama del secondo piano della magione gli mostrò l’area dove aveva incontrato il giovane Hisakata. Forse la sua idea di qualcuno che si faceva vedere per attirare le sue vittime verso la foresta non era poi tanto balzana. Spiegava tranquillamente perché sulla finestra non ci fossero segni di forzatura: era stato Kazuki ad aprirla, dall’interno. Era tutto talmente strano e bizzarro da poter essere la strada giusta.
Uscito dalla camera, fece un cenno ad Atsushi, ringraziandolo ed invitandolo a tornare di sotto. L’ultimo passo andava fatto nello studio del Daimyo.
Quando arrivarono, l’uomo era lì che li aspettava. Non attese nemmeno che il Rosso ripetesse la sua richiesta: aiutato dal bastone si diresse verso la meravigliosa libreria stracolma di libri. Aaah quando sarebbe piaciuto a Yu averne una simile…gli dava un senso di casa, tutto quel cuoio e quella carta. Comunque, come nelle migliori storie, Hisao-sama prese uno dei tomi, uno poco particolare, che difficilmente sarebbe saltato all’occhio, tirandolo giù per metà. Si sentì il “click” di un meccanismo e parte della libreria si aprì, rivelando una porta con chiavistello. Abbastanza tranquillo, probabilmente forte delle proprie convinzioni, il Signore della magione si approssimò alla porta, mettendo mano alla barretta scorrevole. Fu a quel punto, però, che tutta la sua certezza, venne cancellata da un’espressione stranita, commista tra lo stupore e la preoccupazione. C’era qualcosa che non andava nella chiusura.


Atsushi-san, la prego di far allontanare Hisao-sama. La voce di Yu suonò calma, ma perentoria. Se c’era qualcosa che non andava dietro quella porta, era meglio che ad aprire non fosse il Daimyo in persona. Qualsiasi cosa fosse. Si avvicino alla parete, spalle sulla libreria, corpo teso come non mai e kunai stretto in pugno, utilizzando l’altro arto per mettere mano definitivamente al chiavistello. Guardò un’ultima volta i due uomini che si erano allontanati, quindi, dopo aver fatto loro un cenno d’assenso, fece scattare il meccanismo.


Gdr Off || Le risposte alle domande, i dettagli sulla camera e l’apertura del passaggio sono stati gentilmente offerti dal master || Gdr On

 
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view post Posted on 9/4/2020, 21:33     +1   -1
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Fossero state circostanze completamente diverse da quelle attuali, Hiwatari avrebbe potuto sollevare qualche questione sul mostrare a uno sconosciuto parti assolutamente occultate della sua magione. Ma non era quello il caso. Ne andava della salvezza del suo amato primogenito, scomparso nel nulla senza lasciare altra traccia che una finestra aperta. Brancolavano nel buio nonostante le numerose informazioni in loro possesso e quello shinobi era l'unico a poter venire a capo di quel macabro mistero. Era la loro unica speranza.
Acconsentì alle sue richieste senza nascondere quel pizzico di riluttanza nel lasciargli completa carta bianca, ma ben comprendendo nel profondo le ragioni che spingevano il rosso a scavare anche laddove pareva non esserci altro che pura evidenza. Lo avrebbe aspettato in quella stessa stanza, retto sul suo bastone nonostante le gambe dolessero a sorreggere il peso del busto troppo a lungo, pronto a mostrargli quel passaggio segreto che mai suo figlio avrebbe potuto aprire.
Non appena furono di ritorno, con un cenno del capo Hisao fece intuire al suo fedelissimo servitore di lasciare campo allo shinobi loro ospite e farsi discretamente da parte, cosa che il vecchio maggiordomo fece senza emettere fiato. Fu allora che si avvicinò alla libreria che nascondeva il meccanismo per lasciare aperto il passaggio, cercando con discreta attenzione quel libriccino anonimo che avrebbe fatto scattare il tutto. Non appena l'ebbe trovato lo abbassò di tre quarti e con un sonoro clack l'intera libreria si aprì. Celata alle sue spalle si trovava la porta in cui andava inserita la chiave in possesso del daimyo, che la sfilò dal collo e la inserì nel chiavistello, girando con decisione. E allora impallidì, bloccandosi sul posto e cercando smarrito alle sue spalle lo sguardo di Atsushi. Era assurdo. Come poteva essersi aperta con un solo giro?
I-io non.. dovette deglutire, senza essere capace di completare quella frase colma di sincera incredulità e di mettere apposto quei numerosi pensieri che avevano preso ad agitarsi nella sua mente. Era visibilmente terrorizzato, allarmato. Evidente che non si aspettasse quelle macabra sorpresa.
Fu allora il rosso a prendere le redini della situazione, chiedendo al maggiordomo di far allontanare il daimyo e preparandosi al peggio. Atsushi non se lo fece ripetere due volte e con cautela si fece presso il suo padrone, scortandolo lontano dalla porta del passaggio segreto con un
Andiamo, Hisao-dono, lasciamo fare al ragazzo. e riponendo tutta la sua fiducia nello shinobi, che sino a quel momento si era mostrato un attento osservatore e un ottimo confidente. Addossatosi quindi alla libreria con un kunai, pronto a far fronte a eventuali pericoli, diede un'ultima occhiata ai due anziani uomini prima di girare definitivamente il chiavistello e aprire finalmente la porta. Nessuno di loro sapeva cosa aspettarsi.

La prima cosa che arrivò fu un forte spiffero d'aria gelida, accompagnato da un odore di umido che ben faceva intuire quanto chiuso e angusto fosse il passaggio sotterraneo verso l'esterno della magione centrale; secondariamente arrivò un odore molto familiare, appena percettibile. Si. Non c'erano dubbi. Kazuki, per quanto assurda potesse essere come ipotesi, era passato proprio da quel cunicolo. Se si fosse addentrato ancora un po' avrebbe notato a terra della cenere (probabilmente legno bruciato) e uno strano capello dello stesso colore dei raggi solari, che stranamente riluceva come il filo di una ragnatela in controluce. Congetture o speculazioni in merito sarebbero state interrotte da un daimyo straziato dal dolore, tenuto da Atsushi per non farlo cadere. Continuava a ripetere che non poteva essere passato di li, che nessuno avrebbe potuto aprire quel passaggio. No n-non può essere passato di qui.. Kazuki n-non può.. l-la chiave.. stava delirando in preda ai suoi macabri pensieri. Non c'era nessun altro a parte lui a possedere quella chiave e a conoscere esattamente quale codice doveva essere composto per rivelare il passaggio. Cominciò a sentire un forte dolore al petto, mentre l'ombra di una figura si stagliava sul fondo del percorso, svanendo in un battito di ciglia.



Avendo spiegato come si intende procedere per l'ispezione, per non perdere un ulteriore giro per un dettaglio perfettamente inseribile nel post successivo del masterato, riporto qui:

Una volta che Yuzora entra a contatto diretto col capello (che ricordiamo essere biondo e stranamente ben visibile nonostante sia buio) ha una visione, preceduta da un breve e intenso mal di testa e da una sudorazione fredda. Riprova in sostanza in maniera simile quello che ha provato toccando il punto gelido al fiume. Nella visione apparirà una proiezione di Kazuki che impugna la torcia e avanza verso la posizione attuale di Yuzora, e il ragazzo sembra quasi ammaliato. Ha uno sguardo vacuo, come quando vedi qualcosa di bellissimo e ci rimani come un allocco. Voltandosi dal lato opposto (quindi verso dove Yuzora ha visto la figura) vedrà poco distante una figura avvolta in un abito bianco, con un fiocco verde acqua legato alla vita, fradicia da testa a piedi. E' una ragazza con dei capelli biondi, ma il suo viso è indecifrabile, non riesce a distinguerlo e a vederlo. Allunga una mano verso Kazuki che nel frattempo ha raggiunto la posizione di Yuzora e gli accarezza il viso, con quello che sembra un sorriso dolce. Vede un labiale da parte della fanciulla in bianco, quindi un bacio: Kazuki fa cadere la torcia e con il rintocco del legno scoppiettante Yuzora si riprende tornando ai giorni nostri.


Edited by ¬BloodyRose. - 10/4/2020, 14:38
 
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La porta si aprì con un cigolio sinistro, addossandosi alla parete interna del passaggio, spinta cautamente dalla mano di Yu. Sportosi piano dalla soglia, diede un’occhiata all’interno, col kunai ancora stretto in pugno, scrutando l’oscurità quel tanto che poteva, aiutato dalla luce che arrivava dallo studio del Daimyo. Sembrava sicuro. Appurato questo, abbandonò il suo appostamento e si spostò sull’apertura, muovendo i primi passi all’interno del corridoio. Nell’oscurità pressante, la prima cosa che lo colpì fu il fetente odore di umido e chiuso, accompagnato da un refolo d’aria gelida che lo fece rabbrividire. Se anche dava sull’esterno, quel freddo non era naturale. Rinfoderato il pugnale, sfilò allora una delle prime torce posizionate ad intervalli regolari lungo le pareti. Precisamente, prese la prima a sinistra, in quanto quella a destra era mancante. Sembrava fosse stata già usata altre volte, lo straccio alla sua sommità era un po’ bruciacchiato, forse ogni tanto quel posto veniva controllato dalle guardie o dai servitori. Non si fece troppe domande sulla questione, piuttosto impose la mano sulla cima della torcia e, concentrandovi il chakra Raiton, fece in modo di accenderla. Scintille scaturirono dal suo palmo e, in un baleno, una bella fiamma illuminava già un po’ di più quel luogo. Forse fu il sollevo della luce, buono per rilassare lievemente i nervi, a permettergli di notare quella nota familiare sotto allo spesso strato di odori che permeava quel cunicolo. Tra il lezzo di legno vecchio, umidiccio e chiuso, alle narici di Yu giunse un profumo appena percettibile, ma non per questo di difficile individuazione. Era sicuramente quello di Kazuki. Fu un piacere commisto ad amarezza quello che provò. Piacere perché la sua intuizione impossibile si era rivelata corretta, amarezza perché avrebbe dovuto spiegare al Daimyo che era stato proprio lui, probabilmente, ad aprire quella porta al figlio. Ma non ne aveva ancora le prove tangibili, quindi forse avrebbe potuto soprassedere quel dettaglio. D’altronde Hisao-sama lo avrebbe facilmente intuito da solo. “Quando ti dicono che qualcosa è impossibile, hai appena toccato il confine della loro immaginazione” dicevano. Il Rosso aveva toccato quel limite nel Daimyo e ora lui avrebbe fatto i conti con la scoperta di un mondo al di là di quel confine. Accettare la cosa o combatterla per rinnegarla, avrebbe fatto la differenza tra il continuare a vivere o impazzire. Ma non era per la salute mentale del Signore del villaggio che era lì, quanto piuttosto per salvare la vita a suo figlio. Kazuki che era passato proprio di là, ormai diversi giorni prima. Cercò di farsi luce per avere un’idea più chiara del passaggio. Sembrava davvero un corridoio spartano e angusto. Gli anelli con le torce proseguivano nell’alone di luce creato dal fuoco fino a essere inghiottiti dall’oscurità, tutti dannatamente spenti.
Abbassò quindi la torcia verso il terreno, cercando di illuminare tracce di qualche tipo e, incontrando, invece, una scia di quella che aveva tutta l’aria di essere cenere. La toccò, fredda, farinosa, grigiastra e dall’odore aveva tutta l’aria di essere stata prodotta dal legno. Proseguiva in una flebile scia lungo il cunicolo. Fu seguendo con lo sguardo la direzione in cui essa si allungava che intravide uno strano luccichio nell’oscurità. Con passo circospetto, si avvicinò cauto illuminando il punto. A terra trovò una torcia, presumibilmente quella che mancava nel primo anello di destra, all’entrata del cunicolo - e, in mezzo alla cenere, uno strano filo che rifrangeva la luce come una ragnatela all’alba. Sembrava un capello, un capello biondo e stava per prenderlo in mano, per poter osservare più da vicino quel suo rilucere anormale, ma le grida del Daimyo lo fecero sobbalzare sul posto. Cazzo! Gli aveva fatto prendere un colpo! Si volse indietro, osservando quel po’ che poteva vedere da dove stava, sentendolo delirare, cercando di negare ciò che ormai era evidente…probabilmente anche a lui. In fin dei conti, entrando nel passaggio, Yu aveva scorto sulla porta non solo una serratura e un chiavistello, ma anche una specie di combinazione a rotelline, apribile solo con la sequenza esatta. Non era difficile immaginare cosa stesse infuriando nella mente di Hisao-sama: la chiave dello studio era al suo collo - la stessa che serviva anche per la porta dietro la libreria - il codice, vista la cautela e l’accortezza con cui l’uomo teneva sigillata quella stanza, verosimilmente lo conosceva solo lui. Il seme del dubbio si stava insinuando nella sue mente già provata dalla scomparsa del figlio e lui non voleva accettarlo.
Sospirò lo Shinobi, quel casino non era certo una manna per concentrarsi, ma avrebbe tentato di fare lo stesso. Tornò a girarsi, verso l’interno del passaggio e proprio in quella frazione di secondo in cui i suoi occhi sondarono l’oscurità, vide qualcosa muoversi nelle tenebre. Un’ombra. Si alzò di scatto, coprendo a rapide falcate il tratto che lo separava dal punto in cui credeva di aver visto quella “cosa”, ma arrivato lì non c’era proprio un bel nulla.
Torcia alla mano, col cuore che sbatteva sulla cassa toracica ferocemente, scattò da una parte all’altra, illuminando prima un lato e poi quello opposto senza però che i suoi occhi incontrassero più quella figura. La cosa più inquietante era che non c’era nessun odore in più rispetto a quelli che aveva sentito fino a prima e nessun rumore di passi che si allontanavano…Forse si era sbagliato. Cercò di razionalizzare la cosa, senza tuttavia crederci troppo, ma non era caso di perdersi dietro a cose invisibili quando aveva qualcosa di tangibile da poter analizzare. Tentò di calmare il battito furioso del suo cuore. Com’era che quella missione si stava lentamente trasformando in una storia dell’orrore? Kuso, tra il delirio improvviso del Daimyo e quella figura apparsa e sparita nel giro di un battito di ciglia ci aveva rimesso qualche anno di vita. Imprecando a denti stretti, tornò quindi nel punto dove c’erano la torcia, ormai mezza consumata, e quello strano capello. Inizialmente lo osservò senza toccarlo, soffiando piano sulla cenere per constatare se fosse veramente un capello o qualcosa di diverso. D’altronde quel passaggio era festonato di ragnatele…Ma quel filo non era leggero come una ragnatela, tanto meno grosso come il crine di qualche animale. Sembrava proprio un capello, per quanto strano. Aveva un che di soprannaturale, lo si vedeva anche nel buio più totale, come se fosse fatto di un qualcosa che l’oscurità non poteva inghiottire.


Oh andiamo Yu, i fantasmi non perdono i capelli. Sorrise schernendosi alla prima idea malsana che gli venne in mente e, forse per convincersi della cosa, allungò la mano libera a terra, raspando nella cenere, per raccogliere quello strano filo riflettente.

Bastò quel contatto, bastò avere quel lungo capello sul palmo della mano perché una sensazione di tetro gelo si impadronisse subito di lui. Scavò nelle sue carni, fino a pungolarlo al cuore, mentre una pressione lancinante, seppur breve, alla testa, lo fece imprecare di dolore, annebbiandogli per qualche esiguo istante la vista. Barcollò dalla sua posizione accucciata, cadendo seduto con la schiena contro la parete del cunicolo, la torcia abbandonata accanto a lui, mentre, strizzando gli occhi, si portava le mani alla testa. Il dolore era così intenso da soffocare le parole di Kurama che cercavano di raggiungerlo, o forse era qualcos’altro ad attutirle. Fatto sta che, nel momento in cui riuscì a riaprire un poco gli occhi, non era più solo. Sebbene si rendesse conto che ciò che vedeva non era pura realtà, ma quasi una realtà sovrapposta alla realtà stessa, la cosa non gli fu indifferente. Eppure, come tutte le cose paurose, era un rapporto di amore e odio, attrazione e repulsione. Non riusciva a togliere gli occhi dalla scena che aveva di fronte. Sul sottofondo della disperazione del Daimyo, quello che Yu riconobbe senza ombra di dubbio come Kazuki, impugnò la prima torcia a destra del cunicolo, opportunamente accesa, l’unica. La sua immagine simile ad un’illusione, si mosse quasi come uno zombie, imbambolato, ammaliato da qualcosa che stava osservando sul fondo del passaggio. La reazione di Yu fu automatica, controllò in quella direzione e incontrò una figura avvolta in un abito bianco. Aveva un fiocco verde acqua legato alla vita, lunghi capelli biondi, un viso di cui solo le labbra erano visibili - il resto era come sfocato – ma, soprattutto, grondava acqua come se si fosse appena fatta la doccia vestita. I due si incontrarono proprio laddove Yu era seduto, il fiato corto e il cuore che sembrava volergli saltare fuori dal petto o risalirgli la gola da un momento all’altro. Kazuki incantato si lasciò accarezzare dalla ragazza, dolcemente. Delle parole silenziose da parte di lei, forse un nome, quindi un bacio. Il figlio del Daimyo a quel punto fece cadere le braccia lungo i fianchi e la torcia a terra.

Fu col rintocco secco del legno sul pavimento grezzo del cunicolo che le due realtà tornarono a essere una. Un battito di ciglia e i due ragazzi erano scomparsi di nuovo, Yu solo nel passaggio, mentre il Daimyo era ancora preda della disperazione con un Atsushi che, invano, cercava di contenerlo. Si guardò le mani tremanti, il Rosso, incapace, in un primo istante, di capirci qualche cosa, troppo saturo, troppo…a corto di ossigeno per ragionare lucidamente. Si rese giusto conto che il capello gli sparì tra le mani e solo in quel momento, come se il distaccarsi da quella cosa fosse necessaria, iniziò lentamente a riprendersi.

« YU! Cazzo, che diavolo era quella roba?! Mi ha fatto rizzare tutti i peli! »
Fu un piacere sentire nuovamente la voce di Kurama. Era confortante. Capisco come ti senti. Lo capisco fin troppo bene. Lo strascico di quel gelo se n’era andato, ma ciò nonostante la pelle d’oca rimaneva. Se devo azzardare un’ipotesi, abbiamo appena visto il passato. Quel capello, in qualche modo ha fatto da tramite, permettendoci di vedere cos’è successo qui.
« Quindi quell’umana…era Yamazaki Izumi, la figlia della pazza? »
Direi di sì. Hai visto, no? Era zuppa d’acqua. Ora, io non sono un esperto in materia, gli Yokai mi piacciono molto di più, ma dicono che i fantasmi si manifestino con lo stesso aspetto di quando sono morti. Izumi è morta annegata nel fiume dove abbiamo visto Hisakata e il suo fantasma, di conseguenza…
« …Gronda acqua come appena uscito da una doccia. »
Mh, esatto. Mi scoccia non essere riuscito a capire che cosa abbia detto a Kazuki prima di baciarlo. Tu sei riuscito a leggere le labbra?
« No. Sembrava un nome, però. Non era una frase lunga, solo una parola. »
Takahiro…
« Potrebbe essere. Come anche no. »
Se fosse, però, tornerebbe il fatto che lei rapisca chi gli assomiglia perchè lo sta cercando, perché non ha accettato la sua morte.

Prese la torcia, ancora miracolosamente accesa, rialzandosi lentamente da terra. C’era ben poco ormai da fare in quella magione. Tutto ciò che poteva chiedere al Daimyo e al suo maggiordomo lo aveva fatto, ma per riuscire a risolvere quel mistero e a trasformare le sue ipotesi in qualcosa di concreto, doveva cercare ancora. C’erano diversi luoghi che aveva voglia di controllare. Casa Yamazaki, Casa Hayashi, Casa Oota…insomma aveva persone a cui porre domande e posti da visitare, restare lì non sarebbe stato d’aiuto, tanto meno col Daimyo in quelle condizioni. Bevve un sorso d’acqua dalla sua borraccia, per alleviare la gola secca venutasi a creare a causa di quella specie di visione, quindi si avvicinò all’uscio del cunicolo, attirando l’attenzione del servitore.

Atsushi-san, lascio Hisao-sama alle sue cure. Vi ringrazio per l’aiuto che mi avete dato, ma devo continuare le indagini. Mi farò vivo a tempo debito. Un inchino, prima di voltarsi verso il buio e aggiungere poche parole. Farò il possibile per riportare Kazuki a casa.

Non diede spiegazioni, tanto meno condivise cosa aveva scoperto: al momento non era il caso. Salutati i due uomini, si addentrò nuovamente nel passaggio. Aveva intenzione di percorrerlo tutto, quanto meno per vedere dove conducesse e se, all’uscita, vi fosse qualche indizio. Il buio del pertugio rischiarato dal lucore del fuoco della torcia, si apriva a si richiudeva al suo passaggio. Un percorso angusto, labirintico, costellato di curve a gomito che Yu vedeva solo all’ultimo, quando la parete entrava nell’alone di luce delle fiamme. Scrutò accuratamente le tenebre, tenendo una mano fissa sul suo Hakanai, pronto ad estrarlo se fosse stato necessario. Non aveva scordato la figura tra le ombre intravista poco prima. Non sapeva effettivamente se fosse stato solo uno scherzo della sua immaginazione o meno, ma considerato come stavano andando le cose, presumeva di no. Tanto valeva comportarsi come se effettivamente ci fosse qualcuno nascosto nell’ombra. Ma non fu necessario. Per tutto il percorso, gli occhi attenti di Yu sondarono l’oscurità senza intravedere nulla, l’unico segno di vita lo diede lui stesso, quando, a un certo punto, sbatté lo stinco contro qualcosa di duro, imprecando a denti stretti e maledicendo tutti i kami che conosceva. Che cazzo era?! Illuminò meglio e si rese conto che il suo aguzzino altro non era se non il primo ripido gradino di una scaletta. Si era effettivamente reso conto che, dopo il punto in cui aveva rinvenuto la torcia consumata, il passaggio iniziava una graduale, ma costante discesa. Aveva senso che per uscirne ci fosse una scala. La dovette salire di lato tanto erano stretti gli scalini, e giunto in cima diede un bel colpo alla botola che sigillava quel cunicolo. La porticciola si aprì e la luce gli ferì gli occhi per l’abitudine al buio. Momenti brevi, giusto il tempo di strizzare gli occhi e si issò fuori, raschiando la torcia sul muro per spegnerla, lasciandola cadere all’interno del passaggio.

Finalmente..!

Sospirò, prendendo un bel respiro d’aria “fresca”, comunque di sicuro meno stagnante e soffocante di quella che c’era là sotto. Guardandosi attorno, notò di essere a un centinaio di metri dalla cinta della magione, vicino alla periferia del villaggio. Non c’era nulla di particolare nei dintorni, poco più in là iniziava il bosco, ma anche soffermandosi accuratamente nelle vicinanze dell’uscita, non trovò alcuna traccia…evidentemente era passato troppo tempo. Anche l’odore di Kazuki, che era riuscito a percepire lungo tutto il passaggio sotterraneo, a quel punto si perse nel vento, lasciandolo senza una vera e propria strada da seguire, ma con un ventaglio non indifferente di possibilità tra cui scegliere. Anche se le sue scelte si potevano ridurre a due: andare alla casa del primo scomparso, Oota Minori, oppure alla vecchia villa malandata. Mentre decideva cosa fare, si accostò ad un albero lì vicino, appoggiandoci la schiena ed estraendo un’altra volta quel messaggio ritrovato in bacheca. “Provate il mio stesso dolore” a rileggerlo ora, non aveva molto senso per Yamazaki-san scrivere una cosa del genere, assistendo alle scomparse seriali di ragazzi con occhi blu e capelli neri.

« Avrebbe più senso se lo avesse scritto AbitoBagnato stessa. Sono d’accordo con te. »
Infatti. E’ lei ad aver perso Takahiro, infondo. Potrebbe averlo scritto lei impossessandosi della madre? E magari è questo il vero motivo dietro la pazzia della donna.
« Però con questa lettura, l’ipotesi che AbitoBagnato stia semplicemente cercando Takahiro, non sta più in piedi. Sembra più una vendetta. »
Già…Ma è comunque troppo presto per capirlo. Dobbiamo indagare ancora.
« Hai deciso dove andare? »
Certo! Si staccò dal tronco, mettendo via il messaggio inquietante. Nel posto in cui più strade si incrociano.

Ovvero la vecchia villa di Yamazaki-san. Attorno a quel punto erano successe diverse cose. Izumi era stata ritrovata morta, poco lontano il cadavere di Takahiro era stato rinvenuto sotto uno strato di foglie, Yu stesso aveva provato quella sensazione agghiacciante mettendo la mano nell’acqua del fiume, Hōzuki Takeshi era lì prima di allontanarsi e sparire, la finestra della camera di Kazuki guardava proprio in quella direzione e Yamazaki-san, non solo era la madre di Izumi, ma anche la mano che aveva scritto quel messaggio oscuro - coscientemente o meno. Insomma, quell’area era un concentrato di accadimenti difficilmente ignorabili. Per quanto iniziare dal principio fosse sempre buona cosa, agli occhi di Yu quella volta la quantità di stranezze vinceva a mani basse sull’ordine. Quindi, senza più attendere oltre e con una voglia straripante di venire a capo di quella faccenda, lo Shinobi di Kiri si riabbassò il cappuccio in testa e prese ad incamminarsi verso la sua nuova meta.



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view post Posted on 17/4/2020, 22:31     +1   -1
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Lasciato lo sconfortato daimyo alle attente cure di Atsushi, che con spiccata determinazione rivolse un cenno d'assenso allo shinobi, visibilmente fiducioso del fatto che quel singolare ragazzo dalla lunga chioma rossiccia avrebbe mantenuto la sua parola, Yūzora ripercorse tutto il tratto segreto sino in fondo, sbucando direttamente nella foresta alle spalle della magione. Fu un sollievo per lui respirare a pieni polmoni l'aria del sottobosco, dopo aver passato interi minuti la sotto. Il profumo caratteristico del primogenito del daimyo Hiwatari si perse gradualmente in quel miscuglio di nuovi odori, ma non per questo demorse. Nonostante avesse numerose opzioni, decise di continuare le sue delicate indagini laddove ognuna delle vittime di quella macabra storia aveva incontrato il proprio destino.
La tenuta della famiglia Yamazaki si trovava nel cuore di quel folto bosco, a meno di un centinaio di metri di distanza dalla rive del fiume presso il quale il Kyōmei aveva fatto conoscenza del giovane Hisakata Hōzuki, esattamente dove era stato trovato il corpo esanime della bella Izumi. Vederla da vicino sembrava come rivivere un racconto del terrore, per com'era combinata: completamente avviluppata dal muschio, trascurata al punto che persino il grande pozzo in pietra sulla destra pareva completamente asciutto e in disuso. Se non avesse visto con i suoi occhi quella diligente donna spazzare via l'accumulo di polvere interno, probabilmente avrebbe davvero pensato fosse disabitata, costringendosi a girare i tacchi e andarsene per la sua strada. Ma li dentro qualcuno ci viveva ancora, rinchiuso nel suo dolore. Penoso constatare come un cuore potesse perdere tutta la sua luce in una tragedia come quella che aveva colto quella dimora.
Decise di avvicinarsi con cautela, avanzando silenziosamente per potersi avvicinare quel tanto che bastava per guardarsi prima intorno e magari sbirciare da qualche finestra. C'era un silenzio quasi surreale attorno a quella magione, se non contiamo quel dolce soffiare del vento e lo scricchiolare delle foglie secche che, senza opporre resistenza, si arrendevano al suo moto. Niente di singolare colse la curiosità del ragazzo da quel punto di vista. Sbirciare dentro fu un'impresa, considerati i pesanti drappi a lutto posizionati per impedire alla luce di passare, ma con un pizzico di fortuna il rosso riuscì a trovare una finestra con piccolo spiraglio che dava su quella che pareva essere una stanza scarna. Al suo interno una donna vestita di nero, alla quale la Morte pareva star sussurrando qualcosa. L'espressione era triste e nel grembo era adagiato un nastro verde acqua, unico tocco di colore. Dondolava in quella sedia a dondolo come sospinta da qualcuno, e di tanto in tanto l'espressione triste e vacua veniva soppiantata da quella disperata di una madre che non poteva accettare la perdita della sua amata figlia, e piangeva in silenzio. Uno spettacolo penoso.

Dopo aver intrapreso quella prima ispezione, il rosso decise fosse arrivato il momento opportuno per introdursi in casa Yamazaki e venire a capo di quella tragica situazione. Tre colpi alla porta principale furono sufficienti ad allertare l'anziana domestica che incerta sulle gambe stanche si avvicinò per chiedere chi fosse. Non appena lo shinobi concluse la sua introduzione, una voce tuonò da un punto imprecisato della casa, e non era certo quella rauca dell'anziana dietro la porta.
Non voglio vedere nessuno! Mandali via! poté sentire, ma nonostante tutto la domestica tremante aprì la porta di casa e con un gracile sorriso lo fece accomodare, conducendolo, dopo aver chiuso bene, nella stessa stanza che lo shinobi aveva adocchiato durante la sua ispezione. La donna vestita di nero che si dondolava arrestò il suo moto e si volse verso di loro, senza nascondere il suo dolore e la sua collera. Si. C'era un'incommensurabile collera in quelle pozze d'onice divorate dal dolore. Ancora shinobi? Ho spiegato a quell'uomo quali sono i fatti, vai a chiederli a lui! Quante volte ancora volete torturarmi? Quante volte ancora, eh?! disse con crescente isterismo una donna, mentre nervosamente stringeva quel nastro come fosse la cosa più preziosa che avesse. Vogliono solo aiutarla, signora.. per portarle un po' di pace.. sussurrò appena l'anziana domestica in un moto di sconforto, con quella vocina rauca tipica di chi ne ha passate tante e nonostante tutto ha un cuore resistente.

 
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view post Posted on 19/4/2020, 14:55     +1   -1
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Vendetta, diceva Kurama e, effettivamente, anche lui aveva preso in considerazione quell’eventualità. Tuttavia non era l’unica spiegazione plausibile. In fin dei conti, perché prendersela con persone che non centravano nulla? Era evidente, no? Se anche qualcuno di quelli che erano stati rapiti poteva avere qualcosa a che fare con la triste storia di Izumi e Takahiro, di sicuro non potevano essere tutti e ventidue. Certo, poteva essere una vendetta generalizzata, farla pagare al villaggio per ciò che era accaduto loro, ma allora perché fossilizzarsi proprio su un target specifico? A quel punto sarebbe bastato rapire persone a casaccio, senza una linea di consecutività ben precisa. Quindi, forse, il movente del fantasma della ragazza era un altro. Se l’intuizione circa la scritta sul foglio era esatta, che altro motivo poteva esserci? Attirare l’attenzione, magari. Già il fatto di mettere quel biglietto in bacheca sembrava, in fin dei conti, un modo per canalizzare gli sguardi in una determinata direzione. D’altronde la morte di Takahiro era apparsa sospetta anche ad un estraneo come Yu, figuriamoci per chi lo conosceva bene. Eppure il tutto era stato archiviato come suicidio. Sembrava quasi come se la ragazza volesse che la verità venisse a galla e, con quei rapimenti specifici, stesse attirando l’attenzione per smuovere le acque. Perché giustizia fosse fatta. In fin dei conti se Takahiro era stato ucciso come il Rosso pensava, il suo assassino era ancora in quel villaggio a piede libero. Quindi, considerando anche l’idea che Izumi stesse cercando il suo amato, al momento i possibili moventi che il giovane shinobi intravedeva nelle azioni del rapitore fantasma erano tre: Ossessione, Vendetta, Giustizia.
Sperava di schiarirsi un po’ le idee andando alla tenuta della famiglia Yamazaki. D’altronde quello era il crogiolo dove più di una tragedia si era consumata. Un faro rosso nel bel mezzo del villaggio, impossibile non tenerlo in considerazione per le indagini. Per questo la decisione di Yu alla fine era caduta sulla vecchia villa malandata e, per questo, una volta uscito dal passaggio segreto del Daimyo si era diretto lì.
Quando aveva visto l’abitazione durante la sua perlustrazione del perimetro esterno di Kokuhyō, gli era sembrata malmessa tanto da pensare che non fosse abitata, se non fosse stato per l’anziana donna che aveva aperto la porta per scopare fuori un po’ di sporcizia, ma ora che la vedeva da vicino era ancora peggio di quanto gli fosse parso alla sua prima visita. Le mura della casa erano divorate dal muschio che, implacabile, risaliva le pareti con più incisività verso il basso, diradandosi mano a mano che si andava verso l’alto, ma mai veramente assente. Un puzzo di legno marcio colpì immediatamente le narici di Yu che storse il naso infastidito. Il tetto sembrava intero a vederlo dal basso, tuttavia il Rosso non escludeva fosse mal messo pure quello considerato lo stato generale dell’abitazione. C’era un silenzio irreale attorno a quella casa…quasi inquietante. Non si sentiva il verso di nessun animale, solamente lo scricchiolio delle foglie secche trasportate dal vento e il cigolio sinistro del secchio di un pozzo in pietra apparentemente in disuso. Sembrava quasi che il dolore della donna che abitava quella villa avesse contagiato la tenuta stessa, come una malattia, attaccandosi ad ogni cosa, facendo marcire tutto, rendendo poco appetibile quel luogo per chiunque. Anche per le creature del bosco. Ma, a parte questo, non c’era nulla di particolare di fuori che avesse attirato l’attenzione di Yu. L’unica era entrare, ma prima…una sbirciatina! La casa era grande e c’erano diverse finestre al pian terreno da cui si poteva guardare, così il ragazzo decise di dare un’occhiata prima di andare a bussare. Giusto per farsi un’idea prima che chi era all’interno avesse modo di prepararsi ad accoglierlo.
Trovare il punto adatto al suo scopo, però, nonostante i numerosi infissi, fu un’impresa! Pesanti drappi neri, coprivano la visuale dietro ogni finestra. Era come se la donna volesse impedire a qualsiasi minimo raggio di sole di illuminare nuovamente la sua vita, come se ritenesse di non poterselo permettere mai più. Alla fine però, in quel guscio di lutto, Yu riuscì a trovare uno spiraglio. Una finestra dove le tende erano state accostate male e una feritoia tra i tessuti permetteva di spiare all’interno. Addossato alla parete muschiosa, il giovane buttò l’occhio al di là del vetro sporco, incontrando un arredamento scarno, smorto e la sagoma di una donna che oscillava su una sedia a dondolo. Era vestita a lutto, un’espressione mesta in viso e un nastro verde acqua adagiato in grembo. Non c’erano dubbi che si trattasse di Yamazaki-san, la madre di Izumi, e quella era la stessa fettuccia che il Rosso aveva visto alla vita della ragazza, in quella specie di visione. Osservandola bene, pareva che le parole del Daimyo fossero un’esagerazione, di fronte lo sguardo di Yu stava una donna distrutta dal dolore piuttosto che pazza…lo si vedeva in quegli occhi vacui che a volte riprendevano vita solamente per trasmettere sofferenza. Un pianto addolorato, il cui tono veniva rubato da quel divisorio in vetro. La disperazione di una madre che aveva perso prematuramente la figlia. Da un certo punto di vista era una scena penosa, ma significava anche che quella donna aveva amato davvero molto Izumi. Che lei era davvero il suo gioiello. Chiedersi se una scena simile sarebbe accaduta anche a lui, semmai fosse morto quando ancora stava con i suoi genitori, fu automatico. E altrettanta automatica la risposta.


« Voi esseri umani siete davvero fragili. Basta un nonnulla per spaccarvi in mille pezzi…spesso anche se apparentemente sembrate ancora interi. Distruggervi dentro è molto più facile che farlo fuori. »
Ed è anche molto più doloroso.
Sai…dicono che un genitore non dovrebbe mai seppellire il proprio figlio. Non ho mai ben capito perché, ma forse adesso qualcosa l’ho intuito. E’ perché non ce lo si aspetta. Ad una certa età un figlio capisce che un giorno i suoi genitori non ci saranno più, che lui gli sopravvivrà e dovrà andare avanti da solo. Ma un genitore…un genitore non si aspetta di dover fare lo stesso. Non è nell’ordine naturale delle cose.

« Immagino di sì. In ogni caso tu non corri alcun rischio, no? »
Direi di no. E’ un buon modo per vedere la cosa.

Attese qualche minuto prima di presentarsi alla porta e bussare, lasciando quanto meno il tempo alla donna per riprendersi dalla crisi di pianto. Solo poi si presentò all’ingresso e battè tre volte con le nocche sul legno lercio dell’uscio. Si sentirono dei passetti incerti, al di là della superficie lignea e una voce gracchiante, ma gentile che chiese all’ospite di presentarsi.

Mi scuso pe il disturbo. Disse, cercando di alzare la voce quel poco che bastava perché lo sentissero al di là della porta. Sono lo Shinobi che si sta occupando dei casi di sparizione del villaggio. Avrei bisogno di parlare con Yamazaki-san di sua figlia Izumi.

Un voce a quel punto tuonò all’interno dell’abitazione. Burbera e decisamente poco accondiscendente, tanto che non fu difficile capire a chi appartenesse. Nonostante l’ordine imperativo della padrona di casa, però, la domestica aprì la porta a Yu con un sorriso fragile, facendolo accomodare e conducendolo all’interno della casa. Lo portò proprio nella stanza che il Rosso aveva visto dalla finestra. Non appena furono nel nuovo locale, la donna vestita di nero arrestò immediatamente il dondolio della sedia, voltandosi verso domestica e ospite - sgradito, era evidente - senza preoccuparsi minimamente di nascondere il suo dolore e la sua collera, vomitandoli invece in faccia al Rosso. Nelle sua parole era facilmente percepibile la frustrazione di dover rivangare continuamente quei dolorosi avvenimenti. Accennò ad uno shinobi andato lì poco prima, probabilmente il padre di Hisakata, d’altronde il ragazzo si era diretto lì per rincontrare il genitore, quando lui e Yu si erano separati. Era comprensibile, quindi, il nervosismo della donna…tuttavia non poteva farci nulla. Per quanto la capisse, andarsene da lì senza un nulla di fatto non era proprio concepibile per il Rosso. Fortunatamente la domestica sembrava più comprensiva della padrona di casa che, in seguito allo sfogo, strinse istericamente il nastro che aveva in grembo.

Mi dispiace doverla importunare, Yamazaki-san. Fece, salutando con un inchino la donna, lasciando che il cappuccio gli ricadesse sulle spalle. Ma non posso fare altrimenti. Non so chi sia l’uomo di cui parla… Una mezza verità. Sono qui da solo per risolvere questa faccenda e ho davvero bisogno di poter parlare con lei. Capisco quanto sia frustrante, ma la soluzione di questo caso impedirebbe l’arrivo di altri ad importunarla. Contrariamente, se andasse avanti, altri shinobi verrebbero a farle domande. Fece una pausa, prima di riprendere. Le chiedo solo pochi minuti, poi me ne andrò. Mi permetta di aiutarla, nell’unico modo che posso.

 
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