Missione 2B - 胸の蛇 - Mune no Hebi, Passaggio rango per Elda (2° pg)

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view post Posted on 30/9/2019, 15:58     +1   -1
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胸の蛇 - Mune no Hebi
Post 1 di 37 minimi richiesti
Il muro di fronte a se era tappezzato di fotografie, sulle quali posava il suo sguardo corrucciato, mentre sfogliava i fogli che portava in mano. Ad ogni corrispondenza che trovava, Isamu Mori staccava la foto incriminante, allegandola al suo fascicolo, per poi riprendere quello studio attento, interrotto, però, dalla sua esasperazione. Lasciò scivolare in malo modo il fascicolo sulla sua scrivania, rischiando di farlo cadere dall'altra parte, per poi poggiarsi pesantemente sulla sedia, digrignando i denti, stringendo nella mano la penna a scatto con fare visibilmente innervosito.

Tic. Tac. Tic. Tac. Far scattare la penna in quel modo serviva a fargli sbollire la rabbia, ma più fissava quello sguardo presente nelle foto, quel viso, la sua fisionomia, più si imbestialiva. Masaru Takeda. Akiho non poteva assegnargli caso più impossibile da gestire. La Capo Anbu era stata fin troppo chiara con lui: doveva trovare un modo per far capitolare quella testa calda, rimetterla in riga, anche a costo di prenderla in malo modo e spezzarle la schiena a suon di bastonate. Più facile a dirsi che a farsi.

Quella possedeva un ego talmente grande da poterci riempire una stanza intera e di certo non lo si riusciva a scalfire manco avesse cercato di forare un palloncino con lo spillo. Aveva provato di tutto, in quelle settimane, per cercare di farle abbassare la cresta, dandole gli incarichi più denigranti.... E l’aveva seguita, monitorata in prima persona, per esser certo di come stesse svolgendo le cose e.... Sembrava una causa persa, una mina vagante, troppo pericolosa anche solo per far da badante ad una vecchia.

Si era mangiato le mani quando l’aveva seguita durante i suoi turni di sorveglianza ai confini, orripilato dal modo in cui aveva gestito l’intera faccenda, guidata solo dalla sua avventatezza e sfrontatezza, oltre che da una buona dose di fortuna spudorata.

Riordinare vecchi e inutili archivi polverosi? Troppo noioso per sua signoria... Pulire le latrine? Figuriamoci. Accettava gli incarichi, certo, e li portava a termine, ma quel suo sguardo sfrontato e impertinente non aveva mai cessato di esserci. Ovviamente aveva avuto da ridire, su certe mansioni che le venivano affidate, ma ehi! Possibile che doveva costantemente ricordarle di volare basso, di abbassare la cresta, che lei era un Genin, l’ultimo gradino della scala gerarchica militare e che lui, al contrario suo, era al di sopra di lei?

Piegare quella donna era la sua missione, riuscire a renderla il soldato perfetto per Iwa la chiave che gli avrebbe permesso di ottenere una promozione. NON. POTEVA. FALLIRE. Ma come fare? Come piegarla!? Maledetta galeotta, il suo passato da criminale l’aveva resa troppo boriosa e piena di se... Possibile che non si rendesse conto del fatto che, con quel suo modo di fare, era la peggior ninja che Iwa potesse mai sperare di avere?

Forse sbagliava lui approccio? Non ne aveva idea, sapeva solo che nel pomeriggio la donna sarebbe passata a far rapporto riguardo il suo ultimo incarico e non aveva la benché minima idea di come umiliarla pubblicamente.... Doveva inventarsi assolutamente qualcosa, e alla svelta.
QY3s68U

CITAZIONE
Sperando che non si avveri il detto "Non c'è 2 senza 3", eccoci qui per un nuovo tentativo! Dai, me lo sento, sarà la volta buona... *incrocia le dita*

Ordunque, mi hai già avuta come master e hai avuto ben modo di vedere quanto io sia scassacazzi deliziosamente puntigliosa. A questo giro siamo solo io e te, nessuno ci corre dietro, quindi.... Prenditi tutto il tempo del mondo per leggere con calma i post, assimilarli e capire bene cosa fare. Niente ansie e niente stress, insomma.

Non ti assicuro un ritmo di posting da Usain Bolt, ma quanto meno cercherò di avere un ritmo decente da consentirti di fare almeno un paio di giri a settimana. Vedi il lato positivo, è capacissimo che finiremo in contemporanea con la fine del torneo (o potresti pure finire prima, chi può dirlo *risata sarcastica/depressiva in sottofondo*)

A differenza della volta scorsa, voglio provare ad usare WA il meno possibile, per lo scambio di interazioni PG/NPC o per la riuscita di determinate azioni. Preferisco che tu me le scriva direttamente in post, in modo tale da poterti, poi, rispondere direttamente qui. Lo so, i post di transizione non piacciono a nessuno, ma preferisco così, in modo tale da non avere problemi e tenere tutto sotto controllo direttamente qui sul forum. Questo non vuol dire mica che non devi chiedere, in caso di dubbi, ci mancherebbe altro.

Fatta questa "breve", ma intensa, premessa, passiamo alla roba succosa.

Il tuo post di apertura. Il bel ragazzotto che vedi qui di fianco è Isamu Mori, il ninja che è stato assegnato come "controllore" di Masaru, dopo la strigliata avuta con la kage a causa della perdita di Shukaku. È lui che, da allora, ti assegna le missioni, cercando di fartene fare di quanto più denigranti possibile. (Inutile che guardi la sua scheda, c'è ben poco riguardo descrizioni particolari XD).

Il ragazzone, per quel che ne sai, è più grande di Masaru di qualche anno, un gran scassa balle (deduzione che puoi fare dal modo in cui la tratta ogni volta che la convoca), prossimo alla promozione e... non sai che lui fa parte della squadra Anbu, ne tanto meno che è stata Akiho Koizumi a dargli l'ingrato compito di farti da "balia".

Dopo aver concluso l'ennesimo, ingrato e fetido compito assegnatole, sarà metà pomeriggio quando Masaru andrà da lui per poter fare rapporto, in uno degli uffici del palazzo del Kage.

E ora che gli attori sono in scena... Signori, si alzi il sipario, silenzio in sala. Motore, ciack... Azione!

 
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view post Posted on 1/10/2019, 18:29     +1   -1
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La bisbetica indomata
♤♤♤♤
« Sovente i termini casa e sicurezza vanno in coppia
ma, a volte, la realtà è ben diversa. »
Passi lenti e misurati avanzano sotto il sole di Iwa, in direzione del Palazzo, con dei sonori squish squish che lasciano intuire l'umidità di cui sono pregni quegli stivali, i quali sembrano aver visto giorni migliori.
La gente attorno non può non soffermarsi più del dovuto nel posare lo sguardo su di lei, né di voltarsi nel sentirla.
Sguardi per la maggior parte perplessi, alcuni divertiti, altri - seppure pochi - di compatimento, e il ribrezzo in ognuno di essi è accentuato nel momento in cui i presenti debbono tapparsi il naso, chi lacrimando dagli occhi strabuzzati, chi tossendo, se non addirittura trattenendosi dal correre in bagno da quant'è micidiale il fetore ch'ella porta con sé quando si avvicina.

E lei? Oh, lei attraversa quei corridoi indifferente a tutto ciò - ma che grande novità... - ancor meno è il suo interesse a riguardo visto e considerato il soggetto dal quale si sta avviando. Alla fine la gente avrà sempre qualcosa da dire - soprattutto lui, la sua incommensurabile rottura di maroni, il suo demone oppressore personale, specie se fa in ritardo.
Come accadde quella volta quando era di guardia ed ebbe arrestato una coppia di ladri ninja - di livello poco notevole - conciati talmente male che quasi pregarono gli shinobi di tenerli il più distante possibile da quella donna. Una ramanzina noiosa quella che ricevette da parte sua.

Raggiunto l'obiettivo, i passi si fermano dinnanzi la porta di quell'ufficio, in attesa, e le nocche picchiettano contro la sua superficie. La maniglia viene girata e la kunoichi avanza con calma, i vestiti, la pelle e persino l'equipaggiamento sono verniciati a chiazze di vari colori, decorati da delle piume e ancora inzuppati d'acqua, nonché di qualcosa di terribilmente intuibile dal gradevole odore intenso ed acre.

"Missione conclusa, signore," afferma lei con il suo solito tono neutro, sistemandosi gli occhiali dopo aver poggiato sulla scrivania il resoconto.

Non si salvano nemmeno i capelli, nonostante siano stati opportunamente legati, eccetto per due o tre ciocche ribelli che durante la missione sono scivolate avanti.
Già diverse volte in quelle settimane si è trovata a dover fare i conti con fognature, miniere, pozze, sacche d'aria nel sottosuolo, latrine ed altri piacrvoli incarichi che è meglio non elencare. Non si contano neanche più le docce che si è dovuta fare in quei giorni, il triplo rispetto alla norma.
Eppure la Takeda se ne sta lì, postura professionale, occhi perennemente stanchi avanti a sé, respiro quieto nonostante appaia leggermente affaticato e sguardo calmo ed illeggibile. Come sempre... Come se nulla fosse accaduto.
I pensieri che viaggiano in quella testa dura sono ancora occlusi al mondo esterno, a meno di utilizzare i giusti mezzi di persuasione per tirarle fuori quel che le resta di umano che non sia qualcosa di negativo, cosa ardua ma non impossibile.

Ma cos'è accaduto alla fine?

Già, le spiegazioni non tardano ad arrivare.
Oh, beh, vediamo un po':


Ah-ehm, atmosfera.



Ecco...

"Una volta arrivata lì, mi è stato detto dal cliente che, oltre al mio incarico principale di proteggere tutti i soggetti dentro la struttura, sono alle direttive di suo figlio..."

Una bella mattinata di sole illumina il Villaggio. Un incarico che in apparenza sembra normale le è stato appena affidato e lei, seppur non particolarmente lieta della tipologia, non può far altro che andarci.
Insomma, cosa volete che sia un turno di ronda per il compleanno di un pargolo nel quartiere più agiato della Roccia? È un po' come stare dentro un quadro pastorale.
Un incarico più tranquillo di questo difficile ci sia, non fosse che il moccioso in questione è famoso per essere
un tantinello viziato. Anche peggio di suo padre.
E come non possono occhi così giovani restare affascinati dalla figura di una kunoichi, ma più che da lei, dal fatto stesso di averne una al suo servizio come regaluccio aggiuntivo del paparino. Oh ma che tenerezza!!!

"...il quale ha impartito ordini che mi hanno vista coinvolta nelle loro attività di intrattenimento."

Me lo vedo bene a mente, come un primo piano al rallentatore...

Quale adorabile famigliola, con quel loro cucciolo che per farsi bello coi suoi amichetti ordina alla kunoichi di fare da bersaglio umano - invece dei servitori, come sovente - per i loro simpatici giochi, ah ma nonono, se usa i trucchetti ninja non vale... quelli deve solo usarli quando le chiede di fare spettacolo, e non deve muoversi altrimenti non riescono mai a prenderla: cuscinate, freccette, palloncini pieni di acqua - oh, nonono, non acqua normale. Quella usata per pulire i pesci - o di vernice.
Oh eccome se la colpiscono in pieno, soprattutto sulla faccia, uno dopo l'altro o anche in più volte nonostante lei sollevi le braccia per cercare di ripararsi, una scena accompagnata dalle gaie risate dei bambini, in opposto alla servitù che la osserva con una certa pietà essendo loro quotidianamente vittime degli scherzi del pargolo - due di loro si trattengono però dal ridere.
Il festeggiato le lancia addirittura una delle torte ancora integre in pieno volto ed è un miracolo che non si siano rotti gli occhiali che il bambino l'ha obbligata a tenere.

Sembra quasi di poterlo sentire l'ego di Masaru, oltre quel bel viso d'angelo, che tra un attacco e l'altro fa
splash, e crack, e crick, e squish, bam, sbem, bum. Ma quello sempre in piedi sta, di cadere proprio non ne vuole sapere, né lei con esso, la quale assume uno sguardo leggermente infastidito sotto quella maschera di colori, piume e scaglie di pesce che ancora le colano a terra.

"Non succede nulla di rilevante in termini di sicurezza per il cliente e la sua famiglia..."

Immagino non abbiate tutto questo desiderio di sapere, in ultimo, il motivo dell'intensa fragranza di uova marce che si ritrova addosso, nevvero?

...

E invece ve lo dico lo stesso.

Vi ho già detto che il festeggiato, oltre ad essere un allegro e vivace pampino, è anche una peste?
No?

"...anche se a un certo punto c'è stato un problema con i servizi igienici..."

Oh beh, adesso, chiamarlo peste non mi sembra corretto. Non essendo contento di averla costretta tutto il giorno a sorridere - e dio se è inquietante - averla usata come bersaglio per ogni gioco possibile, averle fatto cadere sul piede un vaso e dopo averle rovinato il pranzo, egli ha soltanto fatto in modo che i bagni fossero intasati fino all'orlo, sfoggiando poi un sorriso innocente nel dare un consiglio a suo padre:

"Lei è una kunoichi!" esclama indicando Masaru, che si ferma dal togliersi di dosso il grosso della rumenta, lentamente si volta a guardarlo, perplessa, "Li libererà subito! Avanti fallo!!"

"...e mi è stato ordinato di risolverlo. È stato difficile, ma sono riuscita a trovare una soluzione."

Di obiettare proprio non se ne parla, quello non vuol sentire, semmai
si fa sentire e lei si trova costretta dal padre a fare un lavoro extra, che è anche il motivo per cui avrebbe rischiato di arrivare dal chunin in ritardo se si fosse fermata a casa a farsi una doccia.
Mmmh no, diciamo che nello svolgere quell'incarico di merda non si sporca. Assolutamente no, ci pensa infatti quello stronzo ad ovviare a questo dettaglio. Quindi potete già vedere questa povera ragazza che, nell'atto finale, nel momento in cui mette piede fuori viene inondata di acque nere dall'alto, o meglio dal moccioso che dal secondo piano se la ride compiaciuto. Dicevo che chiamarlo peste non è corretto, demonio gli calza meglio.

Ora, un conto è essere ricoperti di stronzi, un conto è essere stronzi. Quando la kunoichi riapre gli occhi, in apparenza tutta sta stronzata non sembra aver sortito alcun effetto su di lei, ma uno sguardo attento avrebbe saputo certo cogliere la sua indifferenza fare
'pop', al quale segue quella scintilla maligna che si manifesta nelle sue iridi.
Mhmmmmh. Quindi è una gara a chi è più stronzo, eh? Beh, lei con quell'aroma è sicuramente avvantaggiata.
Adesso mi direte che quel moccioso e la sua allegra combriccola Masaru non può sfiorarli neanche con un dito. Beh, io vi dico che non è necessario, come non è necessario che lei racconti questa parte al suo superiore. Quando si volta a guardare il moccioso, quel suo sorriso quel giorno prende una nota davvero inquietante.

"In seguito ho fatto un giro per i locali per accertarmi che non ci fossero seri pericoli..."

Con uno stronzo del genere ci vuole la giusta medicina, lei esperta in erbologia non manca dunque di mettere nella caraffa la purga naturale che ha preso in prestito dalla cucina - quando nessuno la vede - e oh, avendolo visto quella mattina morire di terrore per un ragno piccino picciò, non può non mancare il tocco finale nella sua stanza da letto.
Il padre non si è minimamente accorto dei dispetti tra i due, come sicuramente ignorerà quelli ai servitori, e la congeda tappandosi il naso. Trattandosi di un nobile figurarsi un po' se le riserva empatia, viene pagata dopotutto. Ma lei con quest'ultimo si mantiene furbescamente professionale.

"ma in assenza di altri problemi ed essendo giunte a termine le attività del figlio del cliente, sono stata congedata."

Ah ma la soddisfazione nel sentire le urla del ragazzino al vedersi nel letto quel ragno, nonostante la Jinton sia già abbastanza distante dal maniero, è semplicemente impagabile. Arriva alle sue orecchie come una piacevole melodia e Masaru sorride amabile. Molto amabile.

Mentalmente... è ovvio.



♤♤♤♤♤

"Questo è quanto," conclude senza inflessioni di tono, "non ci sono stati episodi di minaccia consistente ed il cliente è rimasto soddisfatto, signore," dove per cliente si intende l'uomo che l'ha ingaggiata, non il moccioso.

No. Quello sguardo neutrale che il Jinton tanto odia non se n'è mai andato dal suo volto e lì resta. Come sempre.

code © psiche


*quando sai di essere l'incubo del tuo superiore*
uexOk1j

Un inizio un po' di merda. :guru:
Spero di non aver cannato cose già dal primo post, ho dato per scontato che le chiedesse cosa è successo (tanto deve dirglielo comunque) e va da sé che i dispetti al moccioso non li racconta. xD

PS: ...ma davvero è così boriosa... ? :v
 
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胸の蛇 - Mune no Hebi
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Come era ormai da prassi, con lei, Isamu l’aveva tenuta d’occhio, osservando in incognito l’operato della sua... No, chiamarla protetta non era per niente il caso, dato che l’avrebbe volentieri presa a pizze in faccia. Aveva provato una certa soddisfazione, nel vederla maltrattare in quel modo da parte di quei marmocchi viziati, eppure.... Per Shiva, era comunque un ninja di Iwa, non un pagliaccio del circo! Sapeva bene come fossero problematici quei particolari “clienti”, ma aveva il compito di far loro da sorvegliante, non da fenomeno da baraccone. Possibile che quella donna mostrasse amor proprio solo nei momenti meno opportuni?

Rammaricato e confuso su come comportarsi con lei, aveva deciso di non seguirla fino a casa, tornando immediatamente nel suo ufficio, in modo tale da schiarirsi le idee... Ma quando, dopo nemmeno cinque minuti dal suo arrivo, sentì bussare al la porta, sgranò gli occhi nel vedersi Masaru davanti. Non che non la aspettasse, ma....

«Santi numi...» pronunciò in un sibilo, smorzatogli in gola dal fetore nauseabondo che avvolgeva la figura della giovane donna. E lei lo sapeva, quella dannata donna, di puzzare peggio di una dannata fogna, di star gocciolando ad ogni piè sospinto... Era la panna della torta quella che vedeva impigliata tra i capelli?

«Missione conclusa, signore.» Sentenziò Masaru, lasciando sulla sua scrivania il fascicolo contenente il suo resoconto sull'incarico appena svolto. Sulla cartellina di carta poteva facilmente distinguere la forma umida della mano che l’aveva tenuto stretto.

Isamu rimase basito, spostando lo sguardo dalla cartellina alla donna che, come se fosse normale gocciolare di liquami nell'ufficio del proprio superiore, stava esponendo un breve resoconto. Ad ogni sua parola pronunciata, la Takeda avrebbe facilmente scorto il cambiamento d’umore del giovane uomo, un caleidoscopio d’emozioni che, se avesse voluto, avrebbe potuto facilmente associare ad una combinazione cromatica: bianco per la sorpresa, ciano per il ribrezzo... virando lentamente fino al rosso più acceso. Facile intuire a quale stato d’animo associare tale colore. E se il colore non fosse bastato, ci avrebbe pensato il tono di voce a confermare lo stato d’animo del ninja...

«TA.KE.DA.» Digrignò a denti stretti, gli occhi ambrati fiammeggianti di un animalesco istinto omicida. «COME TI SALTA IN MENTE DI PRESENTARTI CONCIATA IN QUESTO MODO, DAVANTI AD UN TUO SUPERIORE!? NON SIAMO IN UN FOTTUTO PORCILE!» Sbatté con forza i pugni sulla scrivania, alzandosi con tale enfasi da far cadere la sedia dietro di se. Gliel'avrebbe volentieri lanciata contro, ma doveva assolutamente mantenere la calma... Diavolo di donna, gli faceva saltare i nervi in una maniera diabolica.

Ed ecco che la mano corse immediata nella tasca dei suoi pantaloni, tirando fuori la penna a scatto e iniziando il suo personale rituale di scarico dello stress. Tic. Tac. Tic. Tac. La penna scattava ad un ritmo forsennato, segno evidente dell’enorme fastidio provato da quell'atteggiamento. Un sospiro disperato proruppe dalle sue labbra, prima di potersi rivolgere nuovamente alla donna, poco più controllato rispetto a prima.

«È vergognoso, copri di ridicolo Iwa e tutti i suoi ninja! Dovevi sorvegliare il figlio del cliente, non farti usare come fenomeno da baraccone. E al diavolo che lui sia rimasto soddisfatto, con quel tuo atteggiamento hai permesso di infangare la disciplina e la serietà della Forza della Roccia! Ma tu vedi... Ninja di Iwa che si fanno prendere a torte in faccia per il sollazzo di quattro mocciosi... Dove andremo a finire... » Concluse esasperato, risistemando la sedia e sedendovisi sopra, nascondendo il viso tra le mani.

Attese qualche secondo prima di alzare nuovamente lo sguardo sulla donna e rivolgerle nuovamente parola. «E di certo fare quegli “scherzi” alla fine, non ti rendono migliore di quei lattanti. Cos'è, credi che non sappia del lassativo o del ragno?» Avrebbe atteso qualche istante, per studiare le reazioni della donna nello scoprire di esser stata smascherata, ma avrebbe interrotto sul nascere ogni sua parola, di scuse o polemica che fossero. «Sei una donna grande e vaccinata, sai per certo che è a dir poco infantile scendere allo stesso livello di certa gente... Quando imparerai a comportarti come una persona matura, a pensare in maniera razionale prima di agire? Della tua personale reputazione me ne frego, per quel che mi riguarda puoi anche essere la più grande troia del continente ninja, ma quando indossi quel coprifronte, quando svolgi un incarico, un’indagine, una missione nel nome della Roccia, devi ricordati che non sei solo Masaru Takeda, la galeotta che si è fatta la gavetta nei bassifondi di Iwa. Sei un immagine riflessa del Paese che hai giurato di proteggere e mai devi permettere di infangarne l’onore e la tradizione che porta.... Ah, ma che parlo a fare. Fiato sprecato....»

Rimase in silenzio, lo sguardo truce, prima di alzarsi e andare verso la porta. «Fatti trovare al Campo d’Allenamento all'ingresso Sud, tra un’ora. Almeno avrai il tempo per renderti quanto meno presentabile.» E, così dicendo, sbatté con forza la porta alle sue spalle.
 
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view post Posted on 3/10/2019, 18:26     +1   -1
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ma, a volte, la realtà è ben diversa. »
Le sue espressioni lo rendono pari ad un libro aperto e manifestano il preludio a ciò che, inevitabilmente, la attende.
La sfuriata non tarda ad arrivare. A gran voce e con sommo disprezzo viene evidenziato il suo cognome, il marchio delle sue radici d'appartenenza, seguito dall'affermazione che mette in chiaro la sua colpa. Si erge in piedi per urlarglielo dritto in faccia, trattenendo tutta la collera che vorrebbe sfogare fisicamente contro quella donna.
E lei proprio non se lo spiega, il perché; perché nonostante abbia evitato atteggiamenti bellicosi che potessero recare seri danni - dove per lei seri danni significa perdita di arti e cose del genere - ed abbia seguito le richieste del cliente senza batter ciglio né creare disagi a quest'ultimo - sempre inteso come l'uomo, non il moccioso - lui continui ad avere qualcosa da ridire.

Un ticchettio continuo, iridi argentee si fissano sulla sua fonte, quella maledetta penna, poi gli occhi si chiudono e la testa muove appena di lato, di scatto, mentre i muscoli irrigidiscono, con quel tic continuo al sopracciglio e al labbro impercettibilmente rialzato, il quale pare seguire ritmicamente quella penna. Solo i Kami sanno quanto tempo le ci è voluto per appianare i sintomi che quel suono è capace di provocarle.

Ogni volta non gli va bene nulla, niente di niente, e l'unica spiegazione logica che le viene in mente è che il chunin abbia effettivamente una consistente dose di odio nei suoi confronti, del resto è stata emarginata per circa un anno da praticamente una buona percentuale di ninja appartenenti alla Roccia, tra cui alcuni studenti d'Accademia, quindi non sarebbe una grande novità. Non che le interessi molto, in realtà, di cosa pensano loro di lei. Non quando non c'è un secondo fine, almeno.
Quello che invece coglie la sua attenzione è la particolarità dei dettagli di cui è al corrente il Jinton, le sorge quindi spontaneo volgere le iridi cristalline, così immacolate in contrasto con il suo stato attuale, verso quelle color ambra di lui.
Quella è tuttavia l'unica reazione alle sue affermazioni che il chunin può vedere, perché per tutto il tempo lei se ne rimane così, ferma immobile, in attesa di congedo. Una mancanza parziale di reazioni esterne dovuta non tanto ad una mancanza di amor proprio, ma a quel grosso squarcio che si è ritrovata quando le è stata strappata via metà anima.

Ma il fastidio resta... odioso, irritante, penetrante. Per lei sentirlo è come sentire delle unghie che graffiano su una lavagna, o come il fischietto speciale per cani può essere per un cane.
Fa quanto in suo potere per trattenere qualsivoglia reazione, le vien difficile concentrarsi, ma Masaru fa di tutto e anche più per porre l'attenzione unicamente sulle parole del chunin e mettere in secondo piano quel maledetto rumore.


Difficile dire cosa stia pensando in quel momento, lei che, viste le sue passate esperienze, aveva già da tempo sospetti riguardo a quel perenne sentirsi osservata, ma adesso che ne ha la conferma... Beh, in realtà una genin non può farci molto. Deve solo continuare a fare attenzione a cosa dice e cosa fa.
Non è però quello a darle tanto fastidio, quanto il modo in cui il brunetto le spiattella in faccia la sua vecchia vita. Oh, allora e soltanto allora, oltre quella maschera gocciolante, Masaru aggrotta leggermente le sopracciglia e sta per ribattere, perché lui, per quel che la riguarda, non sa proprio niente di quello che ha vissuto lei laggiù.

E la penna continua imperterrita nel suo ritmico ticchettio, mettendo alla prova la calma della kunoichi, che adesso trema appena con sguardo altrettanto corrucciato, cerca la quiete attraverso il controllo del respiro, e della quale unghie rischiano di conficcarsi seriamente sul braccio gemello che stringono dietro la schiena.

Isamu però non le dà tempo di dire nulla, si alza di nuovo in piedi, corrucciato, supera la scrivania e nonostante sembri intenzionato a saltarle al collo non lo fa, ma la molla lì, ordinando un incontro. La porta sbatte alle sue spalle e finalmente con lui sparisce quel tic, una delle cose di lui che glielo fa disprezzare in maniera reciproca.

Così la Takeda rilassa i muscoli, esalando un lungo respiro neanche fosse stata in apnea, e resta ferma lì, con gli occhi pensierosi avanti a sé.
...campi di allenamento... Che si sia deciso effettivamente a sfogare tutto il suo disprezzo contro di lei... ?

La testa si abbassa appena, gli occhiali vengono sistemati e un sospiro stanco si leva dalle labbra dischiuse. Lo sguardo torna placido, la postura eretta e i passi - squish squish squish - prendono la via del ritorno, con la stessa calma con cui sono giunti fin lì, la porta viene aperta.

"Ecco che arriva il genin più anziano della storia di Iwa,"
la etichetta teatralmente a gran voce uno dei chunin lì presenti, "l'Eterno genin. Ma la promozione la rifiuti perché vuoi battere il record di inutilità?"

E le inutili reazioni di sottofondo dei colleghi vengono ignorate. I suoi pensieri invece sono all'obiettivo principale, andare a casa a cambiarsi e raggiungere il chunin per vedere cosa diavolo vuole ancora da lei.

"Ehi, idiota! Hai fatto una nuotata nella fogna?"


Beh, se davvero il suo superiore si sfogherà come la Takeda immagina, con la scusante di farle allenamento, lei non se ne starà certo a guar-

S P L A S H ! ! !

Inondata ancora una volta, stavolta di acqua e detersivo, da un genin che avrà qualche anno in più di Kaede, e che se la ride insieme agli altri tenendo ancora in meno il secchio con cui sono stati appena lavati i pavimenti, la kunoichi si blocca, irrigidisce e rimane lì ferma per lunghi attimi...

"Strano,"
continua ironico il ragazzino, osservando la tanica che ha preso all'inserviente - infastidito da quell'uso improprio dei suoi strumenti da lavoro - "qui dice che lo sporco sparisce, ma tu sei ancora qui, idiota!"

...ma quando la vedono riaprire gelidamente gli occhi su di lui - che le ricorda vagamente certi bulletti dell'orfanotrofio - la maggior parte dei suoi colleghi sposta lo sguardo tra l'uno e l'altra, intuendo già come andrà a finire visto che una volta la Jinton ha rischiato di mandare in ospedale un chunin particolarmente molesto, venendo poi mandata dalla psicologa, che però dopo aver tentato un approccio con la giovane donna le ha detto di non farsi più vedere ed ha chiesto a sua volta una visita dall'analista.
In quel momento si sente solo il suono dell'acqua che gocciola dalle vesti e dalla pelle della donna, accompagnato dai bisbigli di alcuni shinobi lì presenti.

"Credi di farmi paura... ?" afferma lui con un mezzo sorriso, anche se poco convinto, ma i suoi occhi nocciola effettivamente tradiscono nervosismo, quando vede che gli sguardi dei compagni sembrano eloquenti, quando vede lei inclinare appena la testa di lato con fare inquietante, ma nonostante il cagozzo del pargolo il suo orgoglio continua per lui, convinto sia solo una genin da due soldi: "...idiota."

Mmmh, forse quel ragazzo non avrà mai volato in vita sua, ma sapete com'è, nel dubbio c'è sempre una prima volta: giusto il tempo di pronunciare quell'insulto, il fragore di vetri infranti riecheggia nel corridoio del pian terreno, seguito dall'esplosione di altre risate nel vedere quell'altro idiota che adesso ha due denti in meno, un occhio nero e se ne sta lì a frignare nel cortile del Palazzo, preso in giro a sua volta prima di venire ignorato, mentre la kunoichi si trova già fuori dal Palazzo, ripresa la sua strada come se niente fosse.
Sapeste quanto gliene frega a lei se dopo glielo scalano dallo stipendio, quel vetro.

Arrivata a casa, la Takeda raggiunge il bagno lasciando dietro di sé una scia di vestiti ed oggetti d'equipaggiamento, armi comprese - gli stivali vengono lasciati nel giardino - e lì ci si chiude per un po', ma un bel po', giusto per assicurarsi di non doversi risentire quell'odore addosso.
Un bel po' le ci vuole anche a pulire almeno gli oggetti più importanti da lavoro e i vestiti li cambia ovviamente, sarebbe assurdo per una kunoichi meticolosa non avere un cambio, mentre gli altri li mette via, in disparte.

Non ha neanche il tempo per fare un pranzo decente - sì, pranzo, non ha ancora mangiato - che già deve avviarsi. E lì, puntuale, nel luogo dell'appuntamento trova Isamu, il quale la attende poggiato ad un albero.
Finalmente più ordinata, i ferma a qualche passo da lui, di nuovo con quel suo sguardo e atteggiamento placido quanto odiato.

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Le pratiche vessatorie ai danni della Takeda erano ormai fatto quotidiano. Era risaputo da quasi tutti i ninja di Iwa e, spesso e volentieri, gli alti ufficiali erano i primi a far finta di nulla o, peggio, istigare i subordinati a praticare nonnismo nei suoi riguardi, ma.... Quando si fa una bravata del genere, a pochi passi dallo studio della Tsuchikage, causando danni all'edificio amministrativo, beh...

Più di qualcuno, quel pomeriggio, avrebbe passato un gran bel brutto quarto d’ora, se non peggio. Perché va bene praticare nonnismo, ma almeno avere la furbizia di non farti sgamare e causare danni. Almeno le basi, e che cacchio?

Per la Takeda, invece? Avrebbe avuto ripercussioni da quel suo gesto? Chi poteva dirlo, anche perché, al momento, aveva ben altro a cui pensare e affrontare. Isamu, poggiato al tronco di un albero, l’aspettava davanti all'ingresso dei Campi d’Allenamento. Annoiato, sfogliava un libro, giocherellando di tanto in tanto con la sua inseparabile penna a scatto, limitandosi semplicemente a farsela rigirare tra le dita.

Perché convocarla lì? Che volesse usare la scusa di un allenamento, per poter menare le mani su di lei? Sfortunatamente per lei, non erano quelle le sue intenzioni, perché, non appena arrivò, l’uomo le indicò un grosso sacco di iuta poggiato sul limitare della recinzione. «Bisogna effettuare la manutenzione delle recinzioni perimetrali dei Campi d’Allenamento. Li dentro troverai tutto quello che ti serve.» Le spiegò sbrigativo, scrivendo qualcosa sul libro.

Se la Takeda avesse obiettato in qualche modo, lui avrebbe fatto un lungo e profondo sospiro, facendo spallucce. «Speravi in un po’ d’azione? Bhe, mi spiace deluderti, ma chi si occupava di questa roba è morto, e dato che ti era stato affidato il compito di ritrovarlo, beh... Diciamo che ora è una tua responsabilità, no?» Scocciato, l’uomo riprese a porre la sua attenzione su quello che doveva essere un libro di cruciverba, ricominciando a scriverci sopra. Sarebbe rimasto così, per tutto il tempo necessario, seguendo silenzioso la donna nella sua mansione. Che non avesse nient’altro di meglio da fare, che vederla tirar via erbacce, riparare e risistemare reti metalliche o sostituire paletti di sostegno? «Devo assicurarmi che tu faccia non un buono, ma un ottimo lavoro. 36 verticale: Un'esternazione da... ciuchi.»

[... qualche ora dopo ...]


Il sole aveva iniziato la sua fase discendente, iniziando a tingere il cielo di rosso su Iwa. I due ninja, chi intento a lavorare di mano, chi di mente, erano ancora lì ai Campi, i lavori quasi ultimati, quando percepirono qualcosa di strano: un brivido freddo lungo la schiena, nonostante l’aria ancora calda. Bastò il tempo di scambiarsi loro uno sguardo, per capire se fosse stata una loro impressione o una sensazione reciproca, quando arrivò l’esplosione, forte e assordante, proveniente dal bel mezzo dei Campi d’Allenamento, nel settore più remoto. Un alta e densa colonna di fumo segnalava loro la posizione di dove era avvenuto lo scoppio. Non servì proferir parola: Isamu lasciò per terra il suo cruciverba, rivolgendole un cenno del capo, invitandola a fare altrettanto e di seguirlo. Dovevano assolutamente capire cos'era successo.

Quel che trovarono, seguendo dapprima il fumo poi il lucore di un incendio, fu un vecchio casolare avvolto dalle fiamme. Oltre loro due, anche altri quattro ninja si erano avvicinati, tra Genin e Chunin in allenamento. Uno di loro, in un gesto temerario, si era introdotto nella catapecchia, riuscendo a tirar fuori una giovane ragazza bionda, ferita, sporca di fuliggine. Tossiva pesantemente per il fumo respirato, ed indicava stremata l'inferno di fiamme da cui era uscita viva per miracolo. Che ci fosse ancora qualcuno dentro? Difficile capirlo, dato che a stento riusciva a respirare... Quel che era certo era che quelle fiamme andavano immediatamente domate e spente, prima che attecchissero tutt'intorno, col rischio di incendiare l'intero campo.

Isamu non perse tempo, iniziando subito a dare direttive per cercare di spegnere l'incendio, prendendo il comando della piccola squadra che si era radunata lì. Escludendo il ninja che aveva tirato fuori la ragazza, intento a prestarle le prime cure mediche, in tutto sono cinque ninja a dover gestire la cosa. Due tra questi utilizzano tecniche acquatiche, cercando di spegnere le fiamme, ma queste non ne vogliono sapere di spegnersi, troppo aggressive e potenti per esser opera di un normale incendio spontaneo. Gli altri, invece, cercano di combinare come possono gli elementi a loro disposizione, cercando di soffocare le fiamme con colate di fango umido o piogge di sabbia fitta e fine, ma sono metodi troppo drastici: rischierebbero di distruggere l'intero casolare, seppellendo non solo le fiamme, ma anche eventuali altre persone presenti dentro. Quell'incendio, però, va spento a qualunque costo, per cui...

«TAKEDA.» Le urla Isamu, cercando di sovrastare il crepitio prepotente delle fiamme, la voce rauca per il fumo. «Te la senti di controllare?» Non è un ordine quello, ma una richiesta che Masaru può sentirsi libera di declinare o meno. Vuole sincerarsi che non ci sia nessuno dentro, prima di procedere con le misure drastiche, e, per la prima volta da quando ci ha avuto a che fare, Masaru sembra avere l'impressione che Isamu, la persona che più di tutte l'ha bistrattata, stia riponendo un minimo di fiducia in lei.

Se accetta, un getto d'acqua la investirà in pieno, bagnandola fradicia da capo a piedi, ma se rifiuta.... Sarà il caso, quindi, di passare all'artiglieria pesante.

CITAZIONE
Concludi il tuo post decidendo se entrare o meno nella casupola in fiamme :fire:

 
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view post Posted on 6/10/2019, 00:36     +1   -1
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ma, a volte, la realtà è ben diversa. »
Niente combattimenti, a quanto pare, e lei resta lì ferma ad ascoltarlo prima di eseguire quanto richiesto. Da un lato il fatto che non abbia intenzioni bellicose è sicuramente una noia in meno da dover sopportare, dall'altro ha inutilmente sperato in un minimo d'azione oltre che di potergli dare una lezione.
Non dice nulla lei, continua invece ad avere perplessità in merito, mentre impugna gli strumenti che la aiuteranno nelle sue funzioni.

Chi diamine sarebbe l'uomo del quale morte egli la accusa? Proprio non se lo spiega, non le viene in mente, quindi non può fare a meno di pensare che possa essere l'ennesimo atto di odio nei suoi confronti, una sovrapposizione della sua figura anche verso cose di cui non ha colpe solo perché massimo oggetto di disprezzo e assai favorita figura di sfogo...

E la mente torna per un attimo ai tempi dell'orfanotrofio, alle innumerevoli parole di scherno dei compagni, a quelle più severe dei rigidissimi dipendenti dell'istituto, alle ore infinite di punizioni - anche immeritate - dentro quel maledetto stanzino buio e stretto, nonché del nervo di cavallo.

Non è solo questo, tuttavia, a porre un quesito pieno di diffidenza nella sua testa, ma la risposta del giovane uomo - quasi a leggerle il pensiero - non la convince. Per niente.
I suoi pensieri vengono interrotti dai suoni in sottofondo - a una certa distanza - di un combattimento leggero, armi bianche piuttosto che ninjutsu, ma ciò che davvero attira la sua attenzione sono le risate allegre e giocose che li accompagnano.
Iridi stanche si sollevano vagamente dal lavoro che la Jinton sta eseguendo, mettendo a fuoco le figure di quella coppia di giovanissimi genin, le mani si fermano, lo sguardo si fissa su quei ragazzi che sembrano pronti ad affrontare il mondo insieme, senza che lei se ne accorga davvero, osservando la serenità nei loro sguardi, l'armonia nei loro scambi di battute, la vivacità nei loro gesti e la dolcezza nei loro occhi.

La neutralità nell'espressione della ragazza sfuma in modo impercettibile, difficile dire di preciso cosa stia pensando, solo vagamente intuibile, ma appena il tempo di un attimo, di accorgersi d'essersi fermata, e le mani callose e rovinate dal duro lavoro di quella giornata tornano all'opera.
Nel suo volto c'è qualcosa in più ora, un lieve fastidio che può esser facilmente scambiato per concentrazione dato che quegli occhi spenti si fissano sul lavoro in atto.
Si toglie dalla mente la coppia, il cuore torna a circondarsi di quello strato freddo e duro per evitare di creparsi ancora, e Masaru fa del suo meglio per ignorare la loro presenza, tuffandosi ed annegando nell'indifferenza della sua esistenza anche dopo che i due, traboccanti di una serena felicità, se ne vanno, tenendosi per mano.

Patetici.


Il tempo si dilata, un gatto tigrato se ne sta tranquillo dall'altra parte della recinzione, a leccarsi la zampa, muovendo la coda e le orecchie di tanto in tanto, annoiato nell'osservare quell'umana.
Nonostante la forza nei muscoli le mani dolgono, le gambe formicolano, eppure lei continua imperterrita il suo lavoro, ignora la presenza assai sgradita del chunin, che almeno ha la grazia di starsene in silenzio, ed è forse per questo che tace a sua volta, nel desiderio di non doverlo pure stare a sentire o, peggio, sentire quella maledetta penna.

Quella calma non è destinata a durare, però. Il suo sesto senso la avverte con un tocco gelido, un avviso che lo sguardo di Isamu le conferma esser corretto, prima ancora di sentire, e vedere, quell'esplosione, tale da far vibrare il terreno.
La kunoichi scatta sull'attenti, voltandosi verso l'oggetto di quel disastro, e non se lo fa certo ripetere quando il chunin le ordina di seguirla, buttando via, lei, gli strumenti che ha ancora in mano e seguendolo.
Un incendio nel bel mezzo del campo, che altri ninja oltre a loro sono accorsi per controllare. Masaru - sempre con quell'espressione - non ci pensa due volte ad eseguire gli ordini impartiti da Isamu, che gestisce quella squadra improvvisata per poter domare le fiamme ed evitarne il propagarsi.

Quando sente il suo nome urlato a gran voce, la giovane donna si ferma ad osservare il suo superiore, chiedendosi se i fumi non gli siano arrivati anche al cervello, vista la sua improvvisa fiducia verso di lei, quella che - da che lo conosce - mai una volta le è stata concessa.
Ed è esattamente questo a metterle un campanello d'allarme: la sua richiesta a seguito di quella strigliata, la sua presenza costante per un incarico di poco conto, la sua improvvisa pazienza. Per non parlare di quell'incendio, scoppiato proprio quel giorno, in quel momento, con delle fiamme che per esperienza capisce non essere poi così normali.
E Isamu, con dei chunin tra di loro, con lui che è perfettamente in grado di compiere quel gesto da sé, lo chiede proprio a lei, una genin che disprezza, mettendo in gioco delle vite... ?

Potrebbe benissimo essere una trappola per metterla all'angolo, come potrebbe stare mettendo alla prova la kunoichi. In entrambi i casi la Takeda è certa che, nonostante la libertà di scelta, rifiutare la porterebbe comunque a peggiorare la sua situazione.
Perché è vero, potrebbe essere proprio l'accettare un incarico tanto rischioso l'errore stesso, ma se davvero ci casca il morto, a pagarne sarà lei, e in ogni caso si tratta di omissione di soccorso.

Assottiglia gli occhi con diffidenza, si aggiusta gli occhiali ma non perde tempo neanche a rispondergli, attiva di già il sensitivo mentre bagna un lembo di stoffa appena strappato, con il secchio che tiene ancora in mano, e si avvia direttamente e con decisione alla casupola in fiamme, calcolando il tempo a sua disposizione attraverso la quantità di fumo e di fiamme che stanno divorando la struttura.
Se avesse effettivamente percepito qualcosa, allora avrebbe affrettato ulteriormente il passo caricando di chakra le gambe, portandosi il panno bagnato a coprire naso e bocca nel rannicchiarsi.

code © psiche


CITAZIONE
Uso sensitivo e, dopo essermi accertata dell'eventuale presenza e della posizione di qualcuno, anche rapidità se serve.
 
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Prese le dovute precauzioni, Masaru si lanciò in quella bocca infernale, cercando di captare qualsiasi segnale che indicasse la presenza di una qualunque anima in cerca d’aiuto. Il fumo, denso e acre, bruciava gli occhi e rendeva la gola riarsa, rendendo difficile respirare e le fiamme, con il loro calore e luminosità, difficile orientarsi. Fortuna che la casupola fosse piccola, altrimenti sarebbe stato molto facile perdersi lì dentro.

Utilizzando le sue abilità sensitive, Masaru riuscì immediatamente a percepire un sottile velo di chakra in quell’ambiente, muoversi insieme alle fiamme, segno inequivocabile della natura di quell’incendio e delle sue cause: qualcuno aveva fatto esplodere lì dentro una qualche ninjutsu di tipo Katon, che aveva quasi del tutto sventrato una delle stanze li vicino. Inghiottita dalle fiamme, avrebbe a malapena intravisto il mobilio di una camera da letto, un piccola rientranza in un muro, coperta in precedenza da qualcosa che ora bruciava e.... Seguendo i detriti del muro crollato, tra questi la donna avrebbe trovato un corpo esanime. In parte bruciato, il viso una maschera di sangue, difficilmente quell’uomo sarebbe stato ancora in vita. Anche il suo sensitivo le diceva ben poco: in quel corpo percepiva a stento un lieve alito di chakra, difficile pure da percepire, data la natura delle fiamme.

CITAZIONE
GfG9qzT
Immagine molto schematica di ciò che Masaru trova quando entra.

La freccia verde indica il punto di ingresso, da lì Masaru ha modo di "identificare" il mobilio della stanza: come entra, sulla destra, c'è quella che sembra una cucina, un vecchio tavolo nel mezzo e, sul fondo, un lungo separé che nascondeva dei letti a castello. Tutto, obv, è avvolto dalle fiamme. In particolare la roba sul fondo è scaraventata e distrutta, dei detriti bloccano l'accesso ad una stanza, impossibile da raggiungere (Il WC).

I segni grigi chiari che vedi nell'immagine indicano dei segni all'interno della casa, di bruciature, che indicano la direzione dell'esplosione. Ti danno quindi indicazioni sul punto di origine dell'incendio. Nella stanza quasi esplosa trovi i resti di un armadio e di un letto, in un muro intravedi una rientranza e, da alcuni segni intorno, puoi supporre che in precedenza questa fosse nascosta da qualcosa. Purtroppo non puoi indagare meglio lì, perché le fiamme sono molto più forti in quel punto e il soffitto in quella zona ha iniziato a cedere.

Hai modo, quindi, di fare una prima ricostruzione degli eventi: qualcuno ha lanciato una tecnica Katon in quella stanza, che ha causato l'esplosione che ha distrutto il muro e parte del resto del mobilio.

Tra i detriti trovi un corpo: gli arti hanno una piega scomposta, segno che si sono rotti, la testa è completamente imbrattata di sangue e in più punti è seriamente bruciato. Stando alla posizione, è stato investito dall'onda d'urto dell'esplosione e ha urtato anche contro i detriti. Il chakra presente nel corpo è davvero esiguo, quasi un fil di fumo per dare un'idea.

Uno scricchiolio del soffitto l’avrebbe messa in allerta, il tempo stringeva, doveva decidersi ad uscire, se non voleva rimanere imprigionata lì. Che fare, dunque, uscire a mani vuote o portarsi dietro il cadavere?

Uscita, Isamu avrebbe quindi dato il comando, facendo piovere sulla catapecchia colate di fango e detriti, tutto per soffocare le fiamme, toglier loro ossigeno. Altri erano sopraggiunti a dar man forte e, nel giro di una buona mezz’ora, l’incendio venne domato. Casolare distrutto, unico superstite la ragazza tirata fuori in precedenza. Non restava altro da fare che non chiedere a lei cosa fosse successo.

CITAZIONE
Uscita fuori dalla casa, Masaru viene raggiunta da un secondo ninja medico (se ti sei portata dietro il cadavere, ti aiuterà a portarlo via e verrà affidato alle cure di una squadra preposta). Riceverà le prime cure per l'intossicazione da fumo, dopodiché può scegliere se aiutare a spegnere l'incendio o restare in disparte. Una volta spento, Isamu la raggiungerà, col suo solito fare burbero e scontroso, e le chiederà di seguirlo poco più in là, dove sta la ragazza salvata, così da chiederle cosa sia successo.

Spero di esser stata chiara, purtroppo sto post è venuto abbastanza da schifo e non sapevo bene come scriverlo. Se hai dei dubbi sai dove trovarmi.

 
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Prima una bella doccia fredda, la quarta della giornata, con quel getto d'acqua. Brrr... Almeno stavolta non è per mero scherno.
In seguito l'improvvisa esplosione di calore e lo sbalzo termico la accolgono al suo ingresso nella casupola. La sua percezione mette in luce uno dei suoi dubbi, non si tratta di cause naturali. Che sia veramente una prova?
Questo non può saperlo con certezza, facendosi assalire dai dubbi ascoltando solo il suo odio verso il prossimo - come quel demonio di Isamu - Masaru finirebbe per cadere in errori di valutazione e non riuscirebbe a svolgere le sue funzioni come dovrebbe.
La sua mente infatti non è verso il Chunin, non del tutto almeno; l'attenzione è sul qui e ora, la diatriba tra lei e quella lagna atomica è assente; a sintomo dell'incendio la vista è compromessa, la memoria resta sul punto in cui ha avvertito l'uomo, la mano nuda tocca il suolo e con la sua percezione la kunoichi ricrea una mappa mentale della struttura per orientarsi.

Giusto il tempo di avere un'idea precisa del perimetro, e della strada più sicura da percorrere, e la Takeda si fionda verso l'uomo in questione, schivando le fiamme e sopportando il calore opprimente - oltre che l'aria irrespirabile.
La vista e i sensi non sono così compromessi da non consentirle di farsi un'idea di che diamine sia successo, anche se un sopralluogo le è impossibile visto che le fiamme sono intense soprattutto nell'epicentro dell'esplosione avvenuta, neppure il fatto che esse colmano alla mancanza di luce data dalle persiane chiuse aiuta.
Inutile, non avrebbe comunque gli strumenti adatti per indagare a fondo. Trattiene il respiro nel momento in cui deve togliersi dal viso il panno bagnato, spostando dal corpo dell'uomo quei detriti che fortunatamente sono leggeri - anche se finisce per bruciarsi le mani.
Questo non la ferma tuttavia dal controllare con il senso tattile il battito della vittima, pesantemente ferita, allora lo sguardo di lei si aggrava davvero: assente.

Gli scricchiolii del tetto la informano che il tempo sta per scadere, ormai quel poveraccio sembra esser senza speranze e le verrebbe più comodo lasciarlo lì piuttosto che rischiare a sua volta. Dopotutto le è stato solo ordinato di controllare, no?

"...il Paese che hai giurato di proteggere."

Non è stata certo la Takeda a voler diventare Kunoichi, ce l'ha trascinata a forza quel bastardo; con tutta l'empatia che prova verso il prossimo poi, figurarsi quanta nobiltà d'animo si potrebbe trovare in una come lei.

Sente una risatina infantile e maligna nella testa. Sembra quasi di sentire la voce di lui, assieme a quella della piccola.
Avanti, se anche ci fosse una minima percentuale di salvezza, mollalo lì! Lui probabilmente lo farebbe con te.
Per un momento c'è freddezza nei suoi occhi... Cosa vuoi che sia un'altra anima alle centinaia - specie innocenti - che ti porti sulla coscienza, ragazza?

Vattene, baka!

Oh e Masaru esce, eccome se esce, sempre con il panno bagnato sul viso e con un bel po' di chakra caricato nelle gambe, oltre che nelle braccia.
Perché nelle braccia? Che domande, per meglio portare in spalla la vittima.

"Il battito è assente ma gli ho sentito ancora del chakra," informa brevemente coloro che prendono il ferito.

In sottofondo le urla del chunin che dà ordini e il crepitio delle fiamme. Lei tossisce ancora, la gola dà fastidio ora che è tornata a respirare aria fresca, ma sa che i suoi occhi non mentono, mentre si mette in disparte e si fa dare un minimo di assistenza medica - specialmente alle mani che dolgono.
Osserva con quel suo tipico sguardo sfrontato la piccola figura poco distante, che la fissa a sua volta, la guarda con occhietti argentei che non sembrano contenti nonostante il sorrisetto scaltro, prima di svanire.

Di dare una mano a buttar giù tutto - per quanto sia sempre molto piacevole da fare - non le va, dato che ne ha appena date due... a meno che non le venga ordinato.
Sente ancora una volta Isamu invocare il suo nome, proprio mentre si sta pulendo gli occhiali dalla fuliggine - una volta lenito il dolore alle mani - ancora un po' stanca per l'ennesima lunga giornata.
Vuole anche lei per interrogare la ragazza, forse per avere delle conferme o un testimone in più. Come non seguirlo dunque, una volta reindossati gli occhiali, con quella voglia di capire che inevitabilmente ha colto anche lei, mantenendo il silenzio a meno di essere interpellata.

code © psiche


CITAZIONE
Mmmh, dovrebbe essersi capito ma:
Sensitivo, poi tatto, poi rapidità, poi di nuovo tatto, poi rapidità per squagliarsela. xD
Anche il mio post fa pena, sorry. :v
 
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view post Posted on 10/10/2019, 14:06     +1   -1
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Sorretta da un lato dal medico che l’ha soccorsa e dall’altro da un albero, su cui ha poggiato la schiena nello sedersi, è visibile quanto la ragazza tratta in salvo sia provata: respira in maniera affannosa, tenendo il capo chino, una mano affusolata sul petto come se qualcosa glielo opprimesse e fosse quella la causa del suo affanno. Le gambe e le braccia, lasciate scoperte dalla veste viola che indossa, sporca di sangue e fuligine, sono graffiate, numerosi gli ematomi sulla pelle chiara.

Nel veder sopraggiungere il duo, il ragazzo che la sorregge la lascia un attimo sola, per poter riferire loro: «Ho effettuato le prime cure, ma sarebbe meglio portarla in ospedale.» «Prima le facciamo qualche domanda, se non ti dispiace. Dopodichè la accompagnerai insieme agli altri, portandovi dietro anche il cadavere.» Rispose invece Isamu, intenzionato a voler far luce su quella strana situazione. Il ragazzo allora, con un cenno d’assenso del capo, si allontanò, dirigendosi verso l’altro gruppo con cui potersi coordinare, permettendo così loro di poter parlare liberamente con la ragazza.

«Machiko, tu eri dentro la casa del vecchio Okami, che cos’è successo?» Le domandò, chinandosi in modo tale da poter essere alla sua stessa altezza. Sembrava conoscere la ragazza e non era nemmeno sorpreso della sua presenza in quel posto, chissà per quale motivo....

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Col capo ancora chino, la ragazza parve prendere qualche secondo di riflessione, a giudicare dal modo in cui deglutiva, probabilmente prendeva tempo per riuscire a proferir parola nonostante la gola riarsa dal fumo e dal calore dell’incendio. Quando alzò finalmente lo sguardo, rivolse loro due occhi grigi tremendamente arrossati, il sinistro presentava addirittura un capillare rotto, così da macchiare di sangue la sclera. «Avevo... Avevo dimenticato un... un libro... l’ultima volta che sono stata qui...» Incominciò con voce incerta la ragazza, riuscendo a stento a parlare. «Così, quando sono entrata per prenderlo, ho visto che c’era qualcuno... nella stanza del maestro Okami.... Così mi sono affacciata e... ho visto Momiji rovistare tra le cose del vecchio, e... qualcuno a terra e.... Appena mi ha visto, ha cercato di prendermi, ma sono riuscita a tirarmi via, ma poi... Ha lanciato quella Katon potentissima e... L’esplosione, le fiamme, io...» La voce le si incrinò, spaventata, ma Isamu non sembrò rimanere impietosito in alcun modo, anzi. Il nome pronunciato da Machiko lo lasciò abbastanza interdetto.

«Momiji? Intendi Anko Momiji? È stata lei a far scoppiare l’incendio? Ne sei sicura?» La ragazza fece si col capo, tremando visibilmente. «S-si... Era lei, ne sono certa... L’ho vista... più di una volta, venire qui, al campo.... Q-quando l’ho trovata, a curiosare tra le carte del maestro... sembrava soddisfatta, ma quando mi ha visto... V-voleva uccidermi, non voleva che sapessi che lei stava ficcando il naso in faccende che non la riguardavano... »


CITAZIONE
Libera di porre eventuali altre domande alla nostra donzella. Risponderò direttamente nel prossimo post.
 
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view post Posted on 10/10/2019, 22:47     +1   -1
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Entrambi i ninja raggiungono la giovane, subito dopo aver dato ordini al medico, e Masaru la osserva con apparente indifferenza, studiando in particolare i segni di quella che si presume esser stata una vera e propria lotta.
Lascia che sia il superiore a fare il primo approccio - curiosamente poco sorpreso dalla presenza della ragazza, che egli sembra conoscere - come da prassi, e ascolta senza reazione alcuna la testimonianza, ed è un po' come vedere un automa in standby - Okami... chissà perché non le è nuovo quel nome.
Mhmh, un libro... blablabla... di nuovo, Okami... perché diamine non riesce a cogliere l'esatta origine di quel nome? È un po' come cercare di afferrare l'aria.
Mmh... Una stanza... blablabla... Una tale di nome Momiji... blablabla... Qualcuno a terra e poi...

...e poi...

...e... riavvolge il nastro,
M-Momiji.

M o m i j i ?

Sposta per un momento lo sguardo altrove, cercando di rifletterci un attimo.

Tsk! Impossibile per lei dover risentire proprio quel nome. L'idea stessa la disgusta al punto che, per quanto la riguarda, probabilmente le è rimasto del cerume nelle orecchie... oppure dev'essere stato il crudele scherzo di una delle sue illusioni. Deve per forza esser così.

Deve esserlo.

Di nuovo quella risatina infantile e canzonatoria nell'aria, poi, proprio mentre l'altro fa la fatidica domanda a un dubbio che sembra averlo colto a sua volta, la Takeda sente un sussurro lento e penetrante dietro all'orecchio sinistro:

"Ne sei tanto sicura?"

Difficile far finta di nulla, una volta che viene confermata l'identità, visualizzata a lettere cubitali nella testolina.

M O M I J I !

Quel nome riecheggia mille e più volte nel suo cervello, con tutti i peggiori sentimenti umani che si possono elencare, ed ha lo stesso effetto che avrebbe una lama - s e g h e t t a t a - che striscia con vigore sulla pelle cicatrizzata, riaprendo parte di uno squarcio dalle proporzioni e profondità agghiaccianti.
Uno squarcio che aveva solo da poco iniziato a creare una leggera patina per bloccare quella terribile emorragia, che non è priva di dolore e dalla quale ora tornano a gocciolare perle cremisi.
Per ogni eco, per ogni goccia che scivola dal ventre si ricrea un fotogramma del passato, ricordi che a rivederli sembra ieri, infiammano la carne come pezzi di carbone ardente, intossicano il respiro, avvelenano il sangue, inaspriscono lo spirito.

Il suo pensiero è uno solo, mentre inclina appena la testa:

Baldracca.

...con la b maiuscola.

Quel grandissimo troione che veste reti da pescatori e cavalca unicorni imbalsamati. Quella figa di ghiaccio. Quella stronza con la faccia da oca e il carattere da stitica patologica. Quell'eterna mestruata.

Tsé! Dopo tutti i casini che aveva fatto a lei per un diario, ora chi è la ficcanaso? E chissà perché non la stupisce che abbia tentato di uccidere quella ragazza. Se lo sentiva a pelle, lei, che quelle stranezze sessuali erano un campanello d'allarme.

Improvvisamente, talmente automatico e istintivo che lei stessa ha difficoltà ad accorgersene, un sentimento oscuro si manifesta dalle profondità più recondite del suo animo e lentamente striscia in superfice per divorare e dominare ogni altro sentimento, persino l'ira...

"Lo so..." di nuovo quella voce. La sua voce, ora carezzevole, similmente a quando si sussurra a una docile bestiola. E quella bambina se ne sta lì seduta - nonostante la voce stia sussurrando dietro l'orecchio - come ci si aspetterebbe da una piccola della sua età, ma Masaru non la guarda, non ne ha mai bisogno in realtà, "so cosa desideri, Baka-chan."

...raggiunge il petto e s'imprime nel suo sguardo - che attualmente calzerebbe meglio a un serpente - macchiando le iridi argentee d'una luce sinistra, unica reazione esterna che la tradisce davvero. Quegli occhi che scrutano la ragazza, gli occhi di un'assassina.

E la piccola, prima di sparire, sfoggia un sorriso che a una bambina non si dovrebbe mai vedere: il volto della crudeltà nella sua forma più pura.

Nel momento in cui ella svanisce, Masaru sbatte le palpebre, sembra riprendere il controllo dei suoi istinti, tornare in sé, e la gorgone ritorna in veste umana. Poco più di un istante è passato dal momento in cui Machiko ha confermato l'identità della chunin, con somma sorpresa di entrambi - seppur in modi diversi.
Non attende neanche di essere interpellata dal suo superiore, come vuole l'etichetta, senza farsi tanti problemi comincia a fare domande alla giovane, con un po' troppo interesse verso quelle indagini.

code © psiche


CITAZIONE
Ecco qui le domande, potrei averne altre a seconda delle risposte (quando hanno fatto rapporto non ricordo se Rei aveva accennato al documento di cui parlava Okami):

Di che libro si tratta?

Chi era l'uomo a terra? In che stato si trovava?

In che modo hai ricevuto quei segni?

Quante volte l'hai vista in precedenza e da quanto tempo?

Come faceva lei a sapere del libro? L'hai detto a qualcuno?

Secondo le tue impressioni, ti seguiva?

Hai detto che era soddisfatta, quindi i documenti che cercava li ha trovati?

Ed è riuscita a fuggire con essi?

Ha detto qualcosa oltre ad agire?
 
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Ed ecco che, a sentir quel nome, inevitabilmente Masaru vide rosso, e come darle torto. Dopotutto, considerava quella donna parte in causa delle disgrazie che le erano capitate nell’ultimo anno, quindi perché sorprendersi di una reazione del genere?

Partì subito in quarta, riempiendo Machiko di domande incalzanti, precise, per ottenere quanti più dettagli possibili riguardo ciò che era accaduto. Isamu, dal canto suo, la lasciò fare, le braccia incrociate al petto, osservando con attenzione entrambe le donne, per saggiarne le reazioni.

« I-il libro?» Domandò, confusa, forse cercando di capire a cosa potesse servire un dettaglio del genere. «E-era un normale libro.... di racconti...» Spiegò, tossendo leggermente, cercando di stare al passo con le domande poste dalla donna. «N-non ho idea di chi fosse quell’uomo.... Non l’avevo mai visto e.... era già morto.... quando sono arrivata.» Il viso della giovane si fece pian piano più pallido, la pelle sporca di fuligine imperlata di gocce di sudore. «N-non saprei… So che conosceva il maestro e ogni tanto passava a trovarlo, ma... f-forse i documenti che ha trovato... riguardavano una delle indagini compiute dal maestro Okami... »

Si fermò un paio di secondi per poter riprendere fiato. Era visibile quanto stesse male, ma se era necessario, avrebbe collaborato quanto poteva... «Una delle sue ultime indagini... credo fosse su dei traditori.... presenti ad Iwa... che volevano preparare un colpo di stato... solo che poi è morto... e la lista non è mai stata ritrovata... Credo fosse quella che la Momiji... ha trovato.» Non riusciì a completare la frase che venne interrotta da un conato di vomito, che la ragazza bloccò sul nascere, portandosi entrambe le mani alla bocca, tra le dita si intravide il luccichio di un sottile rivolo di saliva mista a sangue.

«Per ora può bastare, hai assolutamente bisogno di cure mediche. Continueremo quando ti avranno stabilizzata.» Interruppe così Isamu, richiamando immediatamente con un gesto della mano il gruppo di ninja che li aveva aiutati, che prontamente portarono via la ragazza, insieme al cadavere dell’uomo ritrovato, avvolto in un sacco per cadaveri e sigillato all’interno di un rotolo. Attese che il gruppo si fosse allontanato, restando sul posto solamente lui e Masaru. Un profondo sospiro e il giovane si voltò verso la donna, lo sguardo stanco per quella intensa giornata.

«Beh, a quanto pare tu sei l’unica che potrebbe in qualche modo confermare o smentire la cosa: sei entrata in quella casa in fiamme, potresti aver visto qualche dettaglio che potrebbe aiutarci a confermare la testimonianza di Machiko o meno, quindi....» Nuovo sospiro rassegnato, come se la cosa gli costasse parecchio. «Torna pure a casa. Per domani mattina voglio un rapporto scritto quanto più dettagliato possibile: quello che hai visto nella casa in fiamme, quello che ha riferito Machiko... Insomma, la solita prassi.» Stilare un rapporto del genera avrebbe potuto farlo anche lui o, quanto meno, buona parte, ma perché delegare tutto il lavoro a Masaru? Nel caso la donna glielo facesse notare, lui avrebbe sbuffato, spazientito. «Ovvio che non potrò farlo io, dato che stanotte passerò la nottata a cercare informazioni sulla Momiji, a parlare coi suoi diretti superiori e a capire che diavolo sta combinando...»

Non le avrebbe dato modo di replicare: dandole le spalle, la liquidò con un gesto della mano, incamminandosi verso l’uscita del campo. «Rapporto scritto. Domani mattina alle otto, puntuale sulla mia scrivania. Chiaro?» E la lasciò così, sola, nel campo, a far compagnia a macerie fumanti di quella che era stata la dimora del vecchio Anbu Okami Gure.


CITAZIONE
Decidi cosa fare, se controllare un po' in giro o tornare direttamente a casa.

Riguardo al rapporto della precedente missione, non ricordo nemmeno io se Rei abbia effettivamente detto qualcosa a riguardo. Nel dubbio, se Masaru è il tipo, può avere una copia del rapporto di quella missione, contenente il resoconto dettagliato di Rei. Nel caso non ce l'abbia, può passare tranquillamente a ritirarlo dall'ufficio preposto. Dato che si tratta di una missione che lei ha svolto, non faranno storie a rilasciartelo.
 
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view post Posted on 11/10/2019, 23:46     +1   -1
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« Sovente i termini casa e sicurezza vanno in coppia
ma, a volte, la realtà è ben diversa. »
L'attenzione verso la ragazza è assoluta, la concentrazione massima, e Masaru per tutto il tempo la ascolta, la studia, la osserva in ogni sua mossa con sguardo severo. Non la molla un momento né ha reazioni in particolare, la kunoichi. Non solo fredda come una statua quindi, ma anche immobile.
C'è solo un'occasione in cui sembra reagire: colpo di stato. E lo sguardo si affila.
La ragazza non riesce a rispondere a tutte le domande, ma non importa, al momento Masaru è lontana con la mente.

È tutto fuorché positivo, quell'insieme di dettagli. In particolare il fatto che quella stronza atomica abbia trovato la lista, almeno secondo quanto affermato dalla giovane.
Per quel che la riguarda potrebbe anche essere l'inverso, ma è ancora presto per giungere a conclusioni affrettate e la bussola del nemico punta sempre e comunque Momiji.
Ad aggiungersi alle cattive notizie il fatto che non siano riusciti a rianimare l'uomo, sarebbe potuto essere un prezioso testimone per quell'indagine.

La Takeda resta in silenzio, in apparenza sembra non stia facendo nulla, in realtà è molto sovrappensiero. Ripete a mente gli eventi dall'inizio alla fine, senza tralasciare nulla, nemmeno le stranezze di Isamu stesso.
Tutto ciò le ricorda vagamente quando fu lei a partecipare subdolamente e indirettamente al colpo di stato, ma all'epoca era per una causa più che giusta e contro un regnante che tale non si era mostrato.
All'epoca nemmeno la sorprese sapere che molte teste di chi era al servizio del Nidaime caddero per volere del Sandaime, ma evidentemente dev'essere rimasto ancora qualcuno nei paraggi, se così è, allora la Takeda potrebbe avere anche altre preoccupazioni a cui pensare.

Dopotutto, dal momento in cui ella ha ucciso Jin era conscia di essersi messa contro praticamente il novanta per cento della malavita di Iwa, non a caso suo nonno Takashi non ha perso tempo a mandarla in incognito in missione fuori Iwa - e fortuna che solo le persone a lei estremamente vicine conoscevano il suo vero nome, Jin compreso, mentre per tutti gli altri è sempre stata Tamashi no Ishi, da quel momento formalmente deceduta - almeno finché non si stabilizzarono le acque al Villaggio.
Sì, il Sandaime le ha decisamente fatto un favore facendo piazza pulita di gran parte della feccia che seguiva la vecchia reggenza, spianando la strada anche a lei per poter tornare...

Quasi non si accorge che sono rimasti soli, quel sospiro la riporta al presente, lo sguardo ora calmo si solleva su di lui e le iridi chiarissime lo osservano con attenzione. Con molta attenzione.
Si sta di nuovo affidando a lei, l'ultima persona di cui si fida, per una cosa tanto delicata?

"Perché a me?" gli chiede lei, pacata ma diretta, "piuttosto che farlo lei, signore?"

Tuttavia, le ragioni del chunin paiono indiscutibili persino a lei, che mai del tutto riesce a fidarsi.
Annuisce lei, aggiustandosi gli occhiali e seguendo con lo sguardo il ragazzone lasciarla lì, da sola, come se niente fosse.

Già, dimezzare i tempi. Il tempo è essenziale in queste situazioni, per ogni minuto perso si rischiano di perdere preziosi indizi e, per indagini di simile calibro, anche testimoni. Lo sa bene, Masaru, che ne ha esperienza. Per quel che la riguarda potrebbe essere diventata lei stessa, se non anche Isamu, un testimone scomodo da eliminare.
Okami... sì, rammenta ora di chi si tratta... e risponde al perché la sua morte sia stata associata a lei in modo così colpevole. Dopotutto la feccia del villaggio è lei, adesso. Quale ironia, proprio come ai vecchi tempi. Per un attimo sembra quasi di vederle l'ombra di un aspro sorriso.
Un sospiro stanco si leva anche dalle sue labbra, prima che lei si aggiusti gli occhiali, tornando ad osservare con amarezza quel che resta della vecchia struttura.

Si guarda attorno, nella malinconica quanto poco sorprendente certezza di esser sola, dopodiché decide di avviarsi verso quelle macerie ancora fumanti. Usa le sue abilità percettive, sia tattile che sensitiva, volendo controllare un'ultima volta per sicurezza.
Si accosta in particolare al cuore della scena incriminata, facendo attenzione, utilizza un pezzo di legno ormai freddo e robusto per smuovere le macerie ancora scottanti e va in cerca di qualsiasi cosa possa esserle utile per le indagini. Di usare jutsu non se ne parla o rischia di distruggere o rovinare eventuali prove.
Indipendentemente dall'esito, si prende del tempo anche per controllare il resto del perimetro, se non altro quello che non ha potuto vedere durante l'incendio.

Una volta deciso che le ricerche si sono concluse, la giovane kunoichi della polvere si prende un minuto per far riposare i muscoli, guardandosi in giro, per poi rialzarsi in piedi ed avviarsi verso casa, non senza quel tanto che basta di circospezione interiore, ridotta ai minimi termini ad occhi esterni, e per il mondo esterno è un po' come vedere la solita, eterna, genin musona.
L'idea iniziale era di andare subito da Hisoshi, avvisarlo di portare Kaede da Satomi. Da un lato è un peccato non avere a casa ancora l'album di foto da usare come scusante per andare da lui, nel caso di un pedinamento, in alternativa c'è quella dell'allenamento speciale che mai ha smesso di proseguire.
Eppure, è proprio il timore di un pedinamento a farla desistere dall'andare subito dall'anziano nonostante egli sia un ex capo anbu - sapendo che suo figlio è lì con lui - non prima di domattina almeno.

Quando, durante il tragitto, la Takeda passa per un tratto buio, ella ne approfitta per creare una copia di sé, appena prima di rendersi invisibile all'occhio umano e celare il suo chakra. A quel punto lei avrebbe preso una via secondaria, stando all'occhio che la sua copia sia sempre lì, diretta verso casa.
Una volta arrivata a casa, se l'esito percettivo fosse risultato negativo, la kunoichi avrebbe scavalcato silenziosamente la recinzione del giardino e sarebbe entrata dalla porta sul retro.

code © psiche

CITAZIONE
Paranoia mode: ON

Uso tatto e sensitivo per le ricerche.
Meta strada la faccio con una copia e nascondersi + controllo chakra. Una volta arrivata lì uso sensitivo per capire se ci sta qualcuno/qualcosa prima di entrare.
 
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view post Posted on 12/10/2019, 13:52     +1   -1
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Mossa da una potente paranoia, solamente giunta a casa Masaru si sarebbe resa conto che certe misure di sicurezza erano state inutili: nessuno l’aveva seguita, ne tanto meno cercato di avvicinarla lungo il tragitto verso casa. Niente nemmeno dal suo lato sensitivo, che non le aveva dato alcun tipo di segnale di esser pedinata. Un bene o un male? Difficile dirlo, specie se si vive col costante timore di ricevere una pugnalata alle spalle... Che sia letterale o metaforica.

Chissà se, tra le mura di casa sua, la donna del clan Jinton si sarebbe sentita più al sicuro... Si sarebbe messa un’attimino più comoda, per cercare di rilassare i nervi tesi? O si sarebbe dedicata immediatamente al lavoro, con l’intenzione di redigere quel rapporto? Solo a lei stava scegliere, in base a sue personalissime priorità.

L’indagine condotta tra le macerie del casolare aveva dato ben pochi risultati, dato che buona parte della struttura era crollata. Ironicamente, il punto che sembrava essere l’origine dell’incendio era rimasto abbastanza integro... più o meno. Bastavano, però, per permettere una prima ricostruzione dei fatti, e grazie al fascicolo di quella vecchia missione, che conteneva il resoconto di Rei sull’ispezione avvenuta proprio in quella casa, permetterle di colmare eventuali lacune impossibili da recuperare altrove.

Con la copia di quel fascicolo in mano, Masaru avrebbe potuto facilmente ricostruire, con un leggero sforzo d’immaginazione, la struttura della stanza proprio grazie alla dovizia di particolari che Rei aveva posto nel redigere quella particolare parte. La piccola stanza spoglia, che conservava al suo interno un letto e un misero armadio, e un’intera parete tappezzata di foto, tutte persone che avevano collaborato col vecchio Okami, ed una mappa, con diversi punti segnati, le coordinate del luogo dove poi avevano affrontato Koen e Kuroichi.... Vi era anche un piccolo schizzo, a matita, della planimetria della casa, della disposizione dei mobili e anche di dove, all’interno di quella stanza, erano sistemate le varie stampe: insomma, se Masaru avesse cercato la definizione di precisione su un dizionario, ci avrebbe facilmente trovato a foto di Rei stampata sopra.

Con quell’ausilio grafico sott’occhio, le fu immediato accorgersi che, nel posto dove era affissa la mappa, c’era quella piccola rientranza del muro, che aveva intravisto tra le fiamme prima e poi dopo, durante il sopralluogo. Era piccola, posta a metà altezza del muro, perfettamente nascosta dalla mappa... Il posto perfetto dove nascondere qualcosa, come dei documenti.... Conoscendo questo dettaglio, le sarebbe stato facile, quindi, ricostruire la posizione dei vari elementi tirati in causa e rielaborare l’andamento della scena: Momiji davanti alla mappa tirata via, col fascicolo in mano, il corpo dell’uomo a pochi metri da lei ed ecco che, dalla porta, entra Machiko, per controllare la fonte di quei rumori che aveva sentito. Una breve colluttazione e poi BAM, l’esplosione che ha scaraventato via il corpo esanime con buona parte del muro interno che divideva la camera col resto della casa.... ma Machiko come aveva fatto a tirarsi fuori da quell’esplosione, senza evidenti tracce di ustioni? O, quanto meno, lei era certa di non averle notate, quando la stavano interrogando...

Presa da questi pensieri, il leggero bussare, sul vetro di una delle finestre di casa, l’avrebbe colta di sorpresa e, immediatamente, Masaru avrebbe riconosciuto la figura, avvolta dall’oscurità della notte, alzare le mani, portandole all’altezza delle spalle, i palmi ben visibili, quasi attendesse che fosse la stessa Masaru a permetterle di entrare: un braccio interamente coperto di bende, l’altro che, poco sopra il gomito, proseguiva in quello che sembrava un arto meccanico. Il resto del corpo dalla femminilità prorompente era nascosto da una cappa scura, per permetterle di mimetizzarsi con l’oscurità della notte, ma aveva fatto in modo di permettere a Masaru di riconoscerla. E così, con un sorriso abbastanza forzato e tirato da alcuni segni di bruciature, Anko Momiji la salutò come una vecchia amica.... più o meno. «Vengo in segno di pace.... » Le sentì dire oltre il vetro chiuso della finestra.



CITAZIONE
Piccolo recap, nel caso qualcosa non sia chiaro: incrociando i dati raccolti con la perlustrazione tra le macerie e i dati forniti su una precedente ispezione fatta da Rei, identifichi il punto dove Machiko ha beccato Anko, ricostruendo quindi in parte ciò che è successo nella stanza.

Ebr3UlN

Nell'immagine hai la prima parte, che ti indica come erano disposti i personaggi nella stanza e nell'altra la Katon che fa KABOOM! Noterai bene che qualcosa non quadra: se è stata la Momiji ha lanciare la Katon, perché Machiko non ha riportato segni di ustioni?

Voglio proprio vedere che tipo di benvenuto darà Masaru alla cara e vecchia Anko :gusperm: e si, alla signorina manca un braccio, sostituito con una protesi.
 
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view post Posted on 12/10/2019, 18:30     +1   -1
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ma, a volte, la realtà è ben diversa. »
La prudenza non è mai troppa. Il fatto che entrando in casa la Takeda non si sia trovata sgradevoli sorprese, non la lascia con la sicurezza di non essere comunque diventata un bersaglio in quella spiacevole situazione. Volente o nolente. Dopotutto: lei è l'unica a poter confermare o smentire le accuse.
Ispezionando la sua stessa dimora, Masaru non trova nulla di anomalo, tuttavia non perde tempo ad usare filo di nylon e campanellini da apporre su entrambe le porte e dalle finestre, ma in modo che non siano visibili dall'esterno. In questo modo, se qualcuno fosse riuscito a eludere le sue percezioni ninja, una volta tentata l'apertura di qualsivoglia ingresso, la ragazza avrebbe potuto sentirlo subito.

La balestra viene preventivamente tirata fuori e caricata di ben tre frecce, oltre che di chakra. Gli artigli del nekote li riempie di due tipi diversi di tossine, le cartebomba che ha preparato negli spiedi invece le tiene disattive e ovviamente non le prepara tutte, tenendosene qualcuna da parte. Soltanto allora si concede il lusso di abbassare un minimo la guardia, alternando di tanto in tanto l'ausilio delle sue percezioni, quel tanto che basta a potersi fare almeno una breve doccia - sempre con il suo armamentario a portata di mano.
Il cambio che sceglie non è chiaramente da notte - che se la aspetta assai lunga - ma è un po' come se dovesse andare in missione. Con un sospiro stanco si siede, prendendosi un momento per rilassare i muscoli, e si toglie gli occhiali prima di strofinarsi gli occhi con le dita. Si massaggia poi la spalla, muovendo il collo indolenzito, che si scrocchia con suo sommo sollievo.

Si mette meglio comoda sul divanetto della sala, accavallando le gambe, e una volta rimessi gli occhiali le iridi si fissano sui fogli che ha davanti, leggendo con dovizia ed un forzato distacco professionale il rapporto di Rei, ed esclusivamente la parte che le interessa, ignorando caldamente quelle coordinate fin troppo familiari.
A una prima ricostruzione, ben più pecisa, risulta evidente che di quanto affermato da Machiko qualcosa non va. Masaru corruga la fronte e si raddrizza dalla posizione, fissando perplessa il disegno con aggiunta la sua mappa mentale. Dal lato in cui è poggiato un braccio, l'indice regge la testa dalla tempia, mentre lo sguardo di lei vaga distante con fare pensieroso.
Machiko non pesentava ustione alcuna sul corpo, nemmeno sulla schiena - pertanto l'ipotesi che si sia semplicemente voltata per fuggire viene scartata. Potrebbe aver usato una jutsu difensiva per ripararsi dall'esplosione, ma lì è difficile da stabilire non sapendo le capacità della ragazza né la dinamica esatta delle vicende.

Ce n'è abbastanza per quel giorno da farle venire una bella emicrania. La mente è tutta lì, sulle ipotesi possibili riguardo alle dinamiche. Perché la ragazza avrebbe dovuto mentire... ?
E perché c'è di mezzo quell'oca starnazzante di Momiji!?

Nel momento in cui la Jinton sente quel rumore prodotto dal vetro, i suoi pensieri fanno 'poof' e gli occhi argentei puntano stancamente quella figura dal chakra assai blando... quella mantella... quel volto maledettamente familiare.
Di nuovo. Di nuovo quel sentimento viscerale che come un geyser esplode in superficie. L'espressione si fa seria, gelida anzi, e le spalle si raddrizzano. Se uno sguardo potesse uccidere, la nuova arrivata sarebbe già cadavere, poiché purtroppo, se anche la Momiji fosse davvero lì per parlare, è troppo radicata negativamente nella testa della Jinton e, se vuole dialogare, dovrà prima convincerla.
Masaru se ne sta lì a fissarla, per interminabili istanti, impugnando la balestra e puntandogliela contro, con un solo desiderio in quel momento: toglierle dalla faccia quel sorriso.

"Ma davvero?"
risponde lei con una vena di sarcasmo, alzandosi in piedi.

"Uccidila," le sussurra all'orecchio la piccola, divertita, sapendo trionfante che per questa volta ha la meglio tra le due.

Non le dà nemmeno un motivo per non colpire, il motivo per farlo è proprio lei. Le iridi si restringono e la kunoichi, stavolta, obbedisce alla sua indole, togliendo la sicura dell'arma, ignara che di lì a pochissimo sarebbe stata colpita da uno dei dolorosi attacchi dovuti al sigillo.

"Dovrai fare di meglio per convincermi."

code © psiche


CITAZIONE
Per tutta la durata alterno tra tatto e sensitivo.

balestra + chakra fuuton + 3 frecce (fai conto che la uso)
filo + campanellini
tossina neurotossica e citotossica nel nekote
4 cartebomba applicate negli spiedi (non attive)
 
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view post Posted on 14/10/2019, 10:26     +1   -1
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Post 15 di 37 minimi richiesti
Era scontato che la Takeda non l’accogliesse a braccia aperte, ma come darle torto, dato il loro ultimo incontro? Che poi, a dirla tutta, Anko non si era mai pentita del modo in cui l’aveva approcciata quella volta: come potevi non prenderla sul personale, quando una perfetta sconosciuta entrava in casa tua, metteva mano tra le tue cose e, non contenta, ti accusava poi di star tramando qualcosa?

Non correva buon sangue tra le due, e forse era proprio per questo motivo se, alla fine, aveva deciso di rivolgersi a lei. Inizialmente aveva pensato di attenderla dentro casa, ma sarebbe potuto apparire come un attentato alla sua sicurezza, quindi bussare a quel modo, alla sua finestra, sembrava la soluzione più giusta ma... Vallo a dire al quadrello di balestra che le arrivò dritto in faccia!

Prontamente, Anko riuscì a spostare il viso dalla traiettoria mortale, ma essendo il quadrello infuso di Fuuton, continuava ad essere pericoloso. Non tanto per lei, quanto per farle saltare la copertura e attirare attenzioni indesiderate. Fu costretta, quindi, a bloccare il quadrello con la mano artificiale che, pervasa di chakra, attivò dei meccanismi presenti nell’arto meccanico: piccole alette laterali si aprirono lungo l’avambraccio, dissipando così il Fuuton presente all’interno del quadrello, creando piccoli getti d’aria compressa che le scompigliarono completamente. «Wo! E dire che mi sono annunciata come si deve... Ho evitato di entrare di straforo in casa tua, e questa è l’accoglienza... Ma che modi...»

Bofonchiò, cercando di mantenere un tono di voce quanto più basso possibile. Fortunatamente il vetro, colpito dal quadrello, non si frantumò, rimanendo incrinato nela zona intorno al piccolo cerchio lasciato dal suo passaggio, ma la finestra era rimasta ancora chiusa.... E Anko sembrava non avere alcuna intenzione di forzarla: semplicemente rimase lì, fuori, a girarsi il quadrello tra le dita meccaniche. «Se mi apri te lo restituisco. Te l’ho detto, vengo in pace, non ho intenzioni ostili e l’ultima cosa che voglio è che ci mettiamo a dare spettacolo.»

Le spiegò, ma sarebbe bastato per convincerla? Forse no, ma Masaru non ci avrebbe dato troppo peso, perché fu in quel momento che sopraggiunse uno dei suoi dolorosi attacchi, dovuti a quell’infame sigillo postole dalla strega. Decisamente il momento peggiore per risultare tanto vulnerabile davanti ad una possibile minaccia, ma.... Finito l’attacco, tutto era esattamente com’era poco prima che questo si scatenasse. Anko era ancora lì, il quadrello fermo tra le dita, il suo sguardo e la sua espressione non più sarcastici, ma mortalmente seri, come mai le aveva visto da quando l’aveva fugacemente conosciuta. «Ne avrei potuto approfittare, eppure vedi? Sono ancora qui e non ho fatto nulla per sopraffarti in un momento di massima vulnerabilità. Adesso che ne dici, mi fai entrare o no?»


CITAZIONE
Dato che hai accennato alla cosa, descrivi pure questi attacchi che vengono solitamente a Masaru. Sentiti libera di assecondare la richiesta di Anko o meno.

Nel caso Masaru non sia ancora convinta, lei esordirà con un "Come posso convincerti delle mie buone intenzioni? Davvero, non voglio farti del male, se avessi voluto l'avrei già fatto, e lo sai.... Ma dovresti ben sapere in che casini mi trovo e tu sei l'unica a cui possa chiedere aiuto."
 
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