| | La bisbetica indomata ♤♤♤♤ « Sovente i termini casa e sicurezza vanno in coppia ma, a volte, la realtà è ben diversa. » |
Passi lenti e misurati avanzano sotto il sole di Iwa, in direzione del Palazzo, con dei sonori squish squish che lasciano intuire l'umidità di cui sono pregni quegli stivali, i quali sembrano aver visto giorni migliori. La gente attorno non può non soffermarsi più del dovuto nel posare lo sguardo su di lei, né di voltarsi nel sentirla. Sguardi per la maggior parte perplessi, alcuni divertiti, altri - seppure pochi - di compatimento, e il ribrezzo in ognuno di essi è accentuato nel momento in cui i presenti debbono tapparsi il naso, chi lacrimando dagli occhi strabuzzati, chi tossendo, se non addirittura trattenendosi dal correre in bagno da quant'è micidiale il fetore ch'ella porta con sé quando si avvicina.
E lei? Oh, lei attraversa quei corridoi indifferente a tutto ciò - ma che grande novità... - ancor meno è il suo interesse a riguardo visto e considerato il soggetto dal quale si sta avviando. Alla fine la gente avrà sempre qualcosa da dire - soprattutto lui, la sua incommensurabile rottura di maroni, il suo demone oppressore personale, specie se fa in ritardo. Come accadde quella volta quando era di guardia ed ebbe arrestato una coppia di ladri ninja - di livello poco notevole - conciati talmente male che quasi pregarono gli shinobi di tenerli il più distante possibile da quella donna. Una ramanzina noiosa quella che ricevette da parte sua.
Raggiunto l'obiettivo, i passi si fermano dinnanzi la porta di quell'ufficio, in attesa, e le nocche picchiettano contro la sua superficie. La maniglia viene girata e la kunoichi avanza con calma, i vestiti, la pelle e persino l'equipaggiamento sono verniciati a chiazze di vari colori, decorati da delle piume e ancora inzuppati d'acqua, nonché di qualcosa di terribilmente intuibile dal gradevole odore intenso ed acre.
"Missione conclusa, signore," afferma lei con il suo solito tono neutro, sistemandosi gli occhiali dopo aver poggiato sulla scrivania il resoconto.
Non si salvano nemmeno i capelli, nonostante siano stati opportunamente legati, eccetto per due o tre ciocche ribelli che durante la missione sono scivolate avanti. Già diverse volte in quelle settimane si è trovata a dover fare i conti con fognature, miniere, pozze, sacche d'aria nel sottosuolo, latrine ed altri piacrvoli incarichi che è meglio non elencare. Non si contano neanche più le docce che si è dovuta fare in quei giorni, il triplo rispetto alla norma. Eppure la Takeda se ne sta lì, postura professionale, occhi perennemente stanchi avanti a sé, respiro quieto nonostante appaia leggermente affaticato e sguardo calmo ed illeggibile. Come sempre... Come se nulla fosse accaduto. I pensieri che viaggiano in quella testa dura sono ancora occlusi al mondo esterno, a meno di utilizzare i giusti mezzi di persuasione per tirarle fuori quel che le resta di umano che non sia qualcosa di negativo, cosa ardua ma non impossibile.
Ma cos'è accaduto alla fine?
Già, le spiegazioni non tardano ad arrivare. Oh, beh, vediamo un po':
Ah-ehm, atmosfera.
*quando sai di essere l'incubo del tuo superiore* Un inizio un po' di merda. Spero di non aver cannato cose già dal primo post, ho dato per scontato che le chiedesse cosa è successo (tanto deve dirglielo comunque) e va da sé che i dispetti al moccioso non li racconta. xD PS: ...ma davvero è così boriosa... ? :v
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