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Sasshi'
view post Posted on 12/9/2022, 23:17 by: Sasshi'
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Nome: Yūrei

Cognome: -

Clan: -

Paese: Nami no Kuni

Fisico: Yūrei è un ragazzo mediamente alto, ha i capelli rosa e gli occhi variano dal nero al marrone, a seconda della luminosità che lo circonda. La pelle è chiara ma non troppo, anche essendo nel periodo pubertà il suo viso non presenta imperfezioni come brufoli o punti neri; le labbra rosa tenda sono sottili e i denti sono bianchi come la luce. In quindici anni di vita non si è mai rotto un osso e non presenta cicatrici sul corpo; infine egli non possiede un'elevata peluria, e questo potrebbe essere dovuto alla sua età, ma rispetto ai suoi coetanei lui è quello più "nudo". Veste spesso in abiti comodi; molto frequentemente indossa un gilet molto lungo aperto color nero con i bordi arancioni, indossa pantaloni bianchi e sandali neri.

Psiche: Il figlio di puttana più folle e spiritoso che si possa incontrare sul proprio cammino. Ha subito molti traumi nella sua vita, traumi che hanno aiutato a contorcere la sua mente. Affascinato dai corpi umani e dai loro "segreti", cerca in ogni modo di raggiungere i suoi scopi fregandosene altamente delle conseguenze. Non ha morale e per lui il mondo è solo un parco di divertimenti.
Mira a dimostrare che tutti sono "folli" e che il concetto stesso di follia non esiste. Non può esserci pace nella sua vita e nemmeno nella vita degli altri esseri umani.


Background: Non tutti possono sperimentare ciò che significhi avere lo stesso valore di una manciata di Ryo per la propria madre. Ancora allora non ero un folle come sono adesso, irrecuperabile e condannato. Annaspavo tra le difficoltà della vita e aspettavo con ansia il momento di lasciare questo mondo. Se alla sola età di sette anni desideri di lasciare il mondo a cui appartieni significa che le storielle che ti raccontano prima di andare a letto resteranno delle semplici favolette. La prima lezione che m'impartì la mia condizione di schiavo fu che il lieto fine non esiste. Ricordo perfettamente la notte in cui fui venduto. Mia madre era al capolinea e non aveva un cliente da mesi. Era seccante, per i clienti che frequentavano il loculo di quella che può esser definita "casa", talmente piccola da non poter tollerare la presenza di un mobile in più rispetto allo spazio che occupavamo noi stessi, figuriamoci la presenza di un marmocchio infreddolito e affamato. Ero la maledizione di mia madre, una presenza sgradita che inibiva la libido dei marinai e pirati che frequentavano il Paese delle Onde. Quando fui portato via da Ketsu, pirata e cliente quasi abituale della nostra abitazione, fu la prima volta che la vidi veramente felice e la cosa mi diede una specie di sollievo, in qualche modo contorto ero riuscito ad essere la gioia di mia madre e quel pensiero mi rassicurò. Mi portarono su una nave, vi era gente di ogni tipo e conobbi ogni aspetto della natura umana. Lì eravamo tutti nella stessa dannata situazione: neri, gialli, rossi, albini, grassoni, scheletrici, uomini, donne, bambini. Un arcobaleno di gente che aveva perso la propria identità oltre che ogni avere. Durante le traversate gli schiavisti scendevano in coperta per "divertirsi", ci seviziavano e torturavano come animali, d'altronde chi doveva venire in nostro aiuto? Fu qui che imparai un'altra lezione, gli eroi non esistono, tutte quelle storie di quegli Shinobi che avevano salvato l'esistenza di interi Villaggi, sapevano in che condizioni vivevamo?

249 DN: Proprio quando questi interrogativi si stringevano come rampicanti nei miei pensieri e convinzioni, la nave, su cui oramai vivevo da tanto, forse mesi, forse anni, subì un attacco poco prima di sbarcare nel continente Settentrionale. Naufragammo a causa di una battaglia tra pirati in concorrenza con i nostri padroni. La nave si incagliò nelle coste del Paese della Neve e lì molti dei prigionieri ne approfittarono per fuggire da quell'inferno. Altri non ci riuscirono perché furono presi immediatamente, ma io nemmeno provai a scappare. L'inferno sarebbe esistito comunque là fuori, tanto valeva aspettare che il girono in cui vivevo io mi consumasse fino all'osso. Restammo sulla spiaggia per una sola notte, il tempo necessario agli schiavisti di riprendersi dall'attacco e con un po' di fortuna ripartire. Nell'unica notte in cui mi concessi del sonno senza sogni, fui destato dalle urla alle prime luci dell'alba. I ninja del Paese del Suono ci attaccarono e uccisero gli schiavisti uno dopo l'altro. Vidi per la prima volta l'ordine shinobi in azione e fui veramente colpito dal loro modo di agire. Era giusto eliminare chi faceva parte della feccia di questo mondo e capì il senso di giustizia considerato lecito, ma non reale. Loro avevano il diritto di eliminare i violenti e i ladri. Compivano un reato contro natura legittimato affinché gli altri reati contro natura fossero debellati. Funzionava? Ovviamente no. Altrimenti il senso della loro esistenza come ninja come si poteva spiegare? Servono perché il male dilaga, senza il male loro erano inutili. L'altra lezione che imparai fu che il caos era l'unica realtà possibile. Doveva sempre esserci un tumulto, una scossa, del panico e della paura. Non poteva stare tutto nell'equilibrio totale e nella pace perenne. Lo capii sentendo parlare i miei cosiddetti salvatori, felici del fatto che il loro Kokage era ritornato da una sanguinosa battaglia.

La guerra è finita, possiamo tornare alla pace! Evviva il Kokage!

Avevo solo dodici anni da poco compiuti, ma già avevo capito tutto. Grazie a loro vidi per la prima volta il compimento di più di un omicidio, vidi anche la loro rabbia nel compierlo e forse un barlume di piacere. Lì feci la mia prima scelta, mi votai completamente al caos da cui ero stato generato. Ero un disgraziato e sarei rimasto per sempre un disgraziato.

252 DN: Passarono gli anni e divenni anch'io un adolescente. La vita che gli shinobi di Oto mi promisero era statica, come immaginavo che potesse essere. Il tempo volava via e passai il resto dei tre anni a girovagare tra le abitazioni dei cittadini del Villaggio che accettavano di tenermi in affidamento, poveri illusi, ogni volta che varcavo una soglia di una casa bastavano due giorni per rispedirmi al mittente; tra le altre cose si aggiunse l'accademia, non che mi dispiacesse, anzi, ero affascinato nel leggere i libri e imparare le arti ninja, avevo una fame insaziabile di conoscere il mondo tramite quelle pagine scritte da geni e da matti. Dentro di me sapevo di odiare il sistema shinobi, però i loro poteri erano banalmente mal utilizzati. Impararli avrebbe fatto comodo per affrontare meglio qualsiasi cosa avessi deciso di intraprendere, in particolar modo la mia idea di cambiare la rotta della mia vita statica e tranquilla. A quindici anni tutti provano sensazioni nuove, avrei dovuto anche sviluppare un certo appetito sessuale, scoprendo incredibilmente che quell'eccitazione che molti uomini o donne provano nell'accoppiarsi, io la provavo nell'aprire e sventare i corpi degli animali per studiarne le interiora. Non dimenticherò mai quel giorno in cui mi scoprirono mentre dissezionavo un gatto morto da giorni dimenticato dagli dei, fui colto sul fatto e per la prima volta in vita mia mi sentii contemporaneamente deluso, spaventato ed euforico per quella sensazione.

MALEDIZIONE YUREI! MA CHE TI SALTA IN MENTE!

Le urla della mia ennesima madre adottiva riecheggiavano dal giardino di quella piccola abitazione, Mi afferrò il polso con così tanta forza che pensavo si potesse spezzare da un momento all'altro.

HAI UN ESAME OGGI E TU COSA FAI? TI METTI A SVENTARE GATTI?

Dio che noia, quella frase la ripetè fino all'ingresso in accademia, mi spinse dentro l'aula sotto gli occhi degli studenti a cui mai avevo dato confidenza. Finì per terra nel pavimento e in quell'istante scoppiai in una risata così fragorosa da spiazzare anche il Sensei.

[...]


Iniziai così la mia nuova vita da Genin di Oto. Più solo di prima, più sadico, più votato al caos, ma...
...andiamo! E' decisamente divertente! No!?
 
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15 replies since 2/2/2019, 07:59   869 views
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