Gocce di sonno, specchio del passato, Autogestita #3 - Harada Takumi

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view post Posted on 22/1/2019, 22:45
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20 Gennaio 249 DN
Rovine di Fukagizu


Un risveglio terribile quello che aveva appena vissuto e di cui malauguratamente portava seco gli strascichi, ma quanto ne conseguiva in termini di stato psicofisico veniva quanto meno reso agrodolce dalla piacevole presenza del ragazzino dalla chioma fulva. Essere assistito da lui era quasi un balsamo nelle sue condizioni. Confuso, abbondantemente accaldato e con pensieri distorti su quell'incubo felino lasciatosi alle spalle, non riusciva ancora ad essere completamente lucido. Bere dalla borraccia offerta dalla moretta era stato senza dubbio un sollievo, al punto che non ne risparmiò nemmeno una goccia; nonostante fosse semplicemente a temperatura ambiente, nello stato in cui si trovava era come se ogni sorso gli regalasse un brivido piacevole, in contrasto con l'arsura che stava provando. Ma questo non bastò a farlo rinsavire del tutto, a far passare ogni acciacco. Per questo quando il rosso fece per spingerlo piano per le spalle nell'intento di farlo stendere non ebbe la forza di protestare più di tanto, e fu costretto a lasciarsi andare alle premure con un sospiro. Curioso. Doveva essere proprio uno straccio per attirare l'attenzione del compagno in quella maniera. Solitamente stavano a parlare e punzecchiarsi vicendevolmente, eppure in quell'occasione Yūzora pareva differente, quasi preoccupato. Non che non avesse mai visto la preoccupazione distorcere i lineamenti di quel suo bel visino, ma sentire che quella fosse questa volta rivolta alla sua persona lo lasciava quasi interdetto. Piacevolmente interdetto. Nessuno si era mai preso a cuore il suo stare bene tanto quanto stava facendo quel ragazzo in quel dato momento, e vederlo sfilargli dalle mani la borraccia vuota e strappare un lembo della fasciatura che portava solitamente sotto i guanti per irrorarlo di Suiton e piazzarglielo in fronte fu un qualcosa che parve come dare luce a una parte di quell'abisso profondo che si trovava al posto del cuore. Mugugnò piacevolmente alla frescura solo dopo essere appena rabbrividito per lo sbalzo di temperatura, socchiudendo gli occhi e sospirando nemmeno si stesse togliendo un macigno di dosso. Aveva proprio bisogno di calmare i bollenti spiriti.

Tu.. stai bene? se ne uscì dopo qualche secondo di silenzio, scandito più che altro dai suoi respiri e da quelli del compagno che stava su di lui, con la mano sulla stoffa umida a pressare sulla fronte. Non aveva dimenticato cosa avevano vissuto, né quello che avevano provato entrambi. Sincerarsi delle sue condizioni a scapito di quella che era la sua stessa salute era poco, se considerava il fatto che a parte il forte caldo e la confusione si sentiva stranamente benone. Se fosse stata febbre avrebbe avuto le ossa smaciullate come minimo e il suo umore sarebbe stato ben più nero di come era in quel preciso momento. Lo vide sorridere mentre rispondeva alla sua banale domanda con un'ironia che annebbiò la sua spossatezza col raggio di un accenno divertito sulle labbra, ma sapeva che c'era qualcosa che non andava. Si vedeva chiaramente che era ancora preoccupato. Ma prima ancora che potesse indagare oltre e cercare di venire a capo del bandolo della matassa per potergli essere d'aiuto, ecco che soggiunse con un 'devo farti qualche domanda'. Sollevò scettico un sopracciglio, esprimendo tutta la sua incredulità attraverso uno sguardo interrogativo che sapeva di 'guarda che non sono rincoglionito'. Alla fine però cedette con un sorrisetto sardonico e un cenno del capo. Stava solo assicurandosi che stesse bene, dopotutto. Poteva pure rispondere a qualche domanduccia.

Fece un lungo sospiro prima di rispondere ai quesiti del rosso. Erano stancanti e stucchevoli, di quelli tipici dei medici quando devono valutare il tuo stato mentale dopo una brutta commozione cerebrale. Sapeva di stare bene e di avere tutte le rotelle al proprio posto, e probabilmente se il suo interlocutore non fosse stato proprio il Kyōmei avrebbe rifilato una battutaccia di pessimo gusto al malcapitato.
Harada Takumi, ventun'anni, nato nel Novembre dell'anno del serpente. Oggi dovrebbe essere il 20 Gennaio 249 DN, sempre che non sia rimasto in questo stato catatonico per più tempo. sciorinò senza pensarci su troppo, guardando un punto non ben precisato sopra se stesso. Ma tentennò un momento prima di passare alla domanda cruciale. Ricordava ogni singolo istante dell'avventura vissuta all'interno del Gedo Mazo, ma ricordava altrettanto bene anche quel felino infuocato che gli dilaniava la schiena prima di farlo bruciare vivo. Un brivido corse lungo la sua schiena. Avrebbe dovuto raccontare anche quello stupido incubo? Forse sarebbe stato meglio esorcizzare il terrore cieco di quei momenti con una persona fidata come lo era il suo diretto interlocutore, ma preferì sorvolare sulla faccenda. Era solo uno stupido e delirante sogno. Scampato per un pelo alla brace e tornato nella padella, con tanti saluti da parte di un demone volpe a nove code.. più o meno.. continuò con fare alquanto pensieroso, stentando a credere alle sue stesse parole per l'assurdità di quello che aveva vissuto li dentro, evitando volutamente di scendere troppo nei dettagli. Non aveva molto senso rivangare ogni singolo aspetto di quanto era avvenuto, condendo quel discorso con ogni dettaglio. Voleva sapere se ricordava e in quelle poche parole si intuiva chiaramente rimembrasse ogni cosa, non serviva altro. Si volse dunque nuovamente a guardare il compagno. Passato l'esame? chiese con un sorrisetto dei suoi, seppur debole nell'intensità. Ovvio che l'aveva passato. Stava bene considerato il tutto, e il fatto stesso di prenderlo un po' in giro con quella sottile ironia ne era una prova inconfutabile, tanto che vide il rosso rilassarsi un po'. Era bello vederlo finalmente sorridere, dopo tutto quello che avevano vissuto.

Sentire la sua preoccupazione tramutarsi finalmente in parole, accompagnate da quel gesto liberatore sulla spalla, fu per il castano come guardare oltre quel velo d'apparenza che il rosso s'era inconsapevolmente cucito addosso per non destare sospetti. Era piacevole sapere che qualcuno, in quel mondo marcio che pareva soltanto odiarlo o adularlo per mero tornaconto, ci teneva davvero a lui. E che fosse proprio Yūzora quella persona non faceva che dare valore aggiunto alla questione. Sogghignò.
Beh, ti ho reso pan per focaccia allora. alluse, sperando di rimandarlo a quanto successo prima di tutta la storia con il demone a nove code. Aveva davvero creduto di averlo visto morire, e quel grido silenzioso dentro al muscolo miocardico aveva scavato una cicatrice profonda abbastanza da non lasciarlo affatto indifferente. Era stata una manna poterlo riabbracciare all'interno del tempio, così come lo era stato ritrovarlo li a stringere la sua mano come se volesse ancorarlo a lui. Con un po' di fatica fece per sollevarsi e mettersi a sedere, accusando un capogiro che lo costrinse a sorreggersi con la sinistra e a stringere la testa con la destra. Aveva ancora un caldo tremendo ma non aveva sete, tanto che rispose alla domanda del compagno con un cenno di diniego mentre faceva scivolare la stoffa pregna d'acqua dalla fronte al collo, lasciando scivolare appena le vesti per fare spazio e mugugnando al passaggio della stessa. Cazzo se era piacevole quel trattamento. Spero di non mettere mai più piede in un posto del genere.. è stato un vero inferno.. se ne uscì quindi mesto, con un sussurro che voleva dire tutto e non voleva dire niente. D'altronde nessuno poteva sapere che si riferisse tanto al tempio di luce quanto all'incubo avuto poco prima di rinsavire, che era stato talmente reale per lui da sentirne poi gli effetti una volta sveglio.

Nel momento in cui il compagno fece per cambiare radicalmente discorso, riscuotendolo dai suoi pensieri e ricordandogli chiaramente le sue stesse parole, fece per tirarsi indietro i capelli bagnati per poi osservarlo con un sorrisetto furbo pennellato sulle labbra.
Oh, non vedo l'ora. rispose con una punta di sensualità insita nel tono della voce, rendendo il tutto eccessivamente provocante. E non preoccuparti.. da oggi in poi, non voglio più sentire parlare di carne. concluse, con non poco disgusto al ricordo del lezzo nauseabondo della sua carne che sfrigolava su quella dannata colonna. Meglio il pesce e le verdure, di gran lunga. Sai? Sei fin troppo curioso ragazzino.. la gente potrebbe approfittarne.. fece per sdrammatizzare, sogghignando ancora al pensiero che fosse proprio lui più di altri ad approfittarsi della sua curiosità solo per poterlo tenere legato a sé in una qualche maniera. Sentirlo però rispondere in maniera così profonda lo sorprese. Gli era proprio piaciuto il promontorio eh? Ma quel momento di apparente serietà durò ben poco, poiché la reazione irruenta al suo chiamarlo 'ragazzino' non si fece attendere. Se la rise di gusto il castano, specialmente alla minaccia di lasciarlo col culo per terra se solo avesse osato chiamarlo ancora una volta con un appellativo così infantile. Eppure, una volta calmate le risa gli si rivolse ancora una volta, questa volta con una convinzione senza pari. No. Non lo faresti. disse col sorriso sulle labbra, scardinando con poche e semplici parole quell'apparente durezza d'intenti da parte del compagno che, per tutta risposta, seppur ancora girato e imbronciato, sorrise nostalgico. E fu proprio quel sorriso a fotterlo. Si. Perché non appena lo vide pennellarsi sulle sue labbra, Takumi avvertì una sorta di strana impennata alla cadenza del muscolo miocardico e non desiderò altro che potersene appropriare. Senza pensarci nemmeno mezza volta, allungò la mano per carezzarlo dolcemente sulla guancia, costringendolo a volgere quel bel viso adesso interrogativo verso il suo. Sensualità in un semplice gesto, mentre un forte desiderio giaceva nell'oscuro pozzo di quello sguardo smeraldino che pendeva dalle labbra del rosso. L'avrebbe certamente baciato, pur rischiando di beccarsi un pugno sulle gengive, se solo il destino bastardo non avesse voluto mettergli i bastoni fra le ruote.

Cosa diamine..?! E levati! esclamò dimenandosi, cercando senza successo di divincolarsi dalla stretta possente e irruenta del giovane Kanada che, probabilmente felice di vedere sani e salvi i suoi compagni di sventura, aveva deciso di buttarsi in quel gesto liberatore. Peccato che il castano fosse tutt'altro che felice di ricevere quell'espressione di dolcezza. Cosa cazzo aveva in quel cervello molle, alghe andate a male? Kami. Era a un tanto così dal poter gustare quel momento col compagno e saziare finalmente una parte della bramosia che aveva attanagliato le sue viscere e quel maledetto figlio di brava donna se ne usciva con questo. Nemmeno fossero amiconi poi. Ma non ebbe tempo di dirgliene quattro e mandarlo dove doveva mandarlo che, dopo la cortesia di aver interrotto il suo momento, si allontanò verso altre vittime da stritolare. Non sapeva se essere grato di essersene liberato o tirare sul piano mortale qualche Kami per tutto quello che quel gesto aveva comportato. In compenso Yūzora era scoppiato a ridere, dopo averlo osservato allontanarsi con un pizzico di perplessità. Un cavallo? A me sembrava più una piovra. borbottò scocciato, commentando quanto avvenuto con un certo disappunto.

Fu allora che un ufficiale fece per avvicinarli, scrutandoli per poi consigliare al rosso di accompagnarlo al campo medico allestito per assistere i feriti prima della ripartenza per il Kirigakure. Francamente non aveva voglia di starsene in una tenda ad attendere che dei medici arrivassero a fargli degli esami per comprendere il suo stato di salute, ma a nulla valsero le proteste e i borbottii in cui si esibì poiché il rosso fu inamovibile sull'argomento e, aiutandolo ad alzarsi da terra, lo scortò fino a uno degli accampamenti vuoti che si scorgevano in fondo. C'era davvero un delirio li in mezzo, fra cadaveri, feriti, medici e persone che cercavano di aiutare come potevano. La disperazione era palpabile e per un momento il castano ringraziò la sua buona stella di non essere fra questi, e nemmeno il compagno.
Allora si separarono. Senza nemmeno potersi salutare, se non con un cenno del capo. Rimase sulla lettiga, sdraiato, a indugiare sui suoi pensieri per un bel paio di minuti, a rimuginare su quanto successo, su quel bacio non dato e su quegli occhi bicromi che lo osservavano con interesse, felini e tentatori. Sospirò, posando il polso della destra sul capo, chiudendo gli occhi e lasciando che la sinistra rimanesse morbidamente posata sul ventre. Era ancora un po' accaldato e frastornato, e forse proprio per questo s'addormentò presto, cullato da quel silenzio ovattato che pareva averlo portato via dal campo di battaglia.



Elegantemente eretto, con la sua spada d'allenamento realizzata in resistente legno di quercia appena un po' logora per via dei colpi elargiti ai suoi avversari, Takumi osservava il suo ultimo ostacolo alla vittoria prendere posizione dinnanzi. Oramai al riformatorio erano soliti organizzare quei piccoli tornei a eliminazione diretta con cadenza annuale per vedere chi fra loro era il più forte, e per quanto al castano interessasse poco meno di nulla mostrare la sua abilità con la spada e con i jutsu ogni anno finiva sempre per parteciparvi, per un motivo o per l'altro. Quell'anno l'avevano letteralmente pregato, ad esempio. Essendo uno dei ragazzi più popolari fra quella massa di delinquenti da strapazzo, tutti volevano vederlo destreggiarsi e alcuni anche vedergli prendere qualche colpo sul quel bel viso che si ritrovava per smorzare un po' quella bellezza e fargli abbassare la cresta. Peccato per loro che lui aveva saputo sfruttare bene la sua intelligenza a scapito della mera prestanza fisica, riuscendo come di consueto ad arrivare anche quell'anno direttamente contro l'avversario finale. E lo aspettava con assoluta tranquillità, senza strafare, forse addirittura un po' annoiato. Quello sarebbe stato l'ultima inutile competizione e l'ultima volta che avrebbe messo piede in quel carcere minorile pieno di rancore e coglioni alla ricerca di attenzioni. Aveva fruttato bene lavorare nelle fila militari, al punto da permettergli di racimolare il necessario per affittare una casa tutta sua. Finalmente dopo quel giorno sarebbe stato libero di vivere la propria vita fuori da quel tugurio, ma non tutti avevano preso bene la notizia. Alcuni dei più giovani erano rimasti delusi di sapere che sarebbe andato via, altri gioirono e altri ancora se ne fregarono altamente, ma uno fra tutti era rimasto scosso violentemente da quel cambio repentino. Eichiro.
Gli si pose dinnanzi con la spada d'allenamento fra le mani, con uno sguardo da bestia ferita che quasi avrebbe fatto tenerezza agli spettatori ma non certo al castano, che di tutta risposta lo osservava con un sorrisetto sardonico pennellato sulle labbra. Sapeva cosa gli frullava per la testa, ma non riusciva ad essere empatico nei confronti del destabilizzato biondino. Sin dal suo arrivo in riformatorio, Eichiro era stato preso di mira dagli altri poiché più piccolo e debole; da quando invece Takumi aveva deciso di intervenire per tirarlo fuori da quella melma era divenuto praticamente la sua ombra oltre che il suo unico vero amico la dentro. Aveva imparato tanto da lui e adesso se lo ritrovava proprio come nemico finale di quell'evento da quattro soldi, quindi non comprendeva cosa ci fosse di tanto sbagliato a prendere le distanze. Si, perché il più piccolo evidentemente soffriva del senso dell'abbandono. L'aveva pregato più volte di non andare, di restare li con lui o addirittura di andare via insieme e di non lasciarlo indietro, ma insomma.. lui non era certo la sua balia, e avere una spina nel fianco vita natural durante non era la sua aspirazione. Per questo adesso lo guardava in cagnesco, pronto ad uscire gli artigli e sfogare tutta la collera che aveva serbato per lui e la sua decisione. Poco male. Sospirò, mettendosi anch'egli in posizione, con la spada parallela al suolo in pugno al braccio piegato e la sinistra sotto il 'filo'. La tensione era palpabile, ma per quanto scocciato da quella situazione il castano provò a non farci troppo caso e a prendere quel combattimento per quello che era. Un mero allenamento.

Allo scoccare del 'via', fu il biondo a scattare per primo. Era rapido, ma i suoi movimenti erano assai prevedibili in quanto non stava ragionando strategicamente. Aveva la mente obnubilata dal risentimento e quella patetica voglia di colpirlo e fargli male gli stava facendo fare errori grossolani. Sorrise. Con un movimento rapido, fece per piegare l'arma verso il basso e tirare un colpo contro l'arma avversaria in modo da destabilizzarne il portatore. Dunque un altro colpo, un giro su se stesso e un colpo a segno alla gamba sinistra del compagno d'armi costrinsero quest'ultimo a piegarsi su un ginocchio, mentre con estrema tranquillità Takumi si allontanava di qualche passo, trattandolo con sufficienza. Avanti Eichiro. Sai fare meglio di così. fece per schernirlo, mentre le voci idolatranti del resto del riformatorio acclamavano più il suo nome che quello del biondo, alimentando sempre più quel risentimento a suo avviso stupido. Sta zitto e combatti! gli inveì contro a denti stretti, sollevandosi nuovamente e provando in tutte le maniere a colpirlo e fargli male. Per quanto raffazzonati i suoi colpi erano potenti, e nonostante Takumi fosse abile nello schivarli o deviarli i contraccolpi si facevano sentire sulle braccia, la tensione sui muscoli delle gambe e il dolore laddove non riusciva a parare in maniera decente. Era un avversario di tutto rispetto, sicuramente il migliore dopo di lui; gli aveva insegnato tutto quello che sapeva. Ma quel sentimento che stava riversando su di lui, quello sguardo infuocato.. cominciava dannatamente a infastidirlo. Serrò la mascella e digrignò i denti, cominciando a sua volta a mettere un po' più di determinazione nei suoi colpi, senza preoccuparsi di fargli male. Se era la guerra che voleva, l'avrebbe avuta.
Compose rapidamente dei jutsu e lo colse in fallo, facendolo cadere in una delle sue illusioni debilitanti; dunque mentre Eichiro provava a riprendersi dal colpo basso del compagno, assolutamente lecito considerato che non erano stati posti limiti al duello, con uno scatto felino gli si avvicinò e con un colpo di spada dal basso verso l'alto generò una folata per sollevarlo dal terra, per poi colpirlo e stenderlo al suolo. Smettila.. stai facendo la figura del bambino.. sussurrò a denti stretti, mentre con la sinistra lo teneva al suolo e questi tentava di dimenarsi. Tu che ti preoccupi per me?! Questa è bella! Sbaglio o sei tu quello che se ne sta andando, lasciandomi solo in questa topaia? disse animosamente, liberandosi con uno strattone e allontanandosi per recuperare l'arma. Ma quanto doveva essere baka? Possibile che pensasse realmente a quello che aveva appena detto? Era stufo di sentire quella litania, ancora, ancora e ancora. Era tempo di smetterla con quella bambinata. Con una capriola andò disimpegnandosi, tornando in posizione eretta e, dopo un paio di colpi a vuoto, finalmente l'occasione giusta. Cercando di prenderlo contropiede, Eichiro era riuscito a posizionarsi alle sue spalle ed era pronto a disarmarlo da dietro. Takumi però fu più rapido e con una gomitata sulle gengive lo costrinse ad allontanarsi. Quindi un colpo alla mano per far cadere la sua spada, un calcio sulla bocca dello stomaco per spingerlo all'indietro e farlo cadere e la finta lama venne puntata sotto il suo mento, decretando a tutti gli effetti la vittoria del castano. E' ora di crescere, Eichiro. Cresci. disse ansante, osservandolo negli occhi d'ambra con i suoi che volevano profanargli l'anima, mentre un applauso si levava per il vincitore. Delle lacrime parvero salire agli occhi del più giovane, ma queste non osarono solcare le gote sottostanti. Sei un lurido bastardo.. mugugnò affranto, mentre Takumi sollevava finalmente lo sguardo e riprendeva a sorridere con quel fare sarcastico e strafottente. Aveva vinto.

Ovviamente non v'erano premi per il vincitore, se non la gloria di essere acclamati da una calca di persone facenti parte di quell'istituto per ragazzini disagiati, ma questa volta un piccolo riconoscimento arrivò nella forma più inaspettata. Oltre alle pacche sulla spalla, i suoi occhi smeraldini e quelli di una buona parte dei ragazzi li presenti, si posarono sulla figura attraente di una donna bionda con gli occhi color del cielo, austera nella postura e provocante nello sguardo e nel sorriso che stava rivolgendo proprio al vincitore. E fra i 'diamine che curve' e i fischi, Takumi si divincolò con un sospiro per raggiungerla, sotto gli sguardi attoniti dei presenti. Mi dispiace ragazzi. Non siete ancora all'altezza di una come quella. commentò serafico, con un sorrisetto che avrebbe volentieri portato qualcuno a dargliene tante da spegnerlo, mentre i borbottii e gli insulti giungevano alle sue spalle.
Non appena raggiunse la donna, questa sorrise. Sei sempre il migliore. gli disse per adularlo, complimentandosi per una vittoria che per lei era scontata. Fece spallucce. Bisogna essere indispensabili, per essere unici. Non siete d'accordo, Sachiko-sensei? e con quelle parole, pronunciate in una maniera così sensuale e con una sicurezza da fare accapponare la pelle, fu proprio la sensei a sentire indispensabile il contatto con lui. Come sempre, bastava poco per poterla spogliare delle vesti di integerrima insegnante e madre di famiglia per farle indossare i panni di una bramosa donna in cerca d'amore. Andiamo a casa mia? chiese, non riuscendo più a celare quel desiderio che le illuminava lo sguardo. No. Andiamo a casa mia. Non vorrai mica che tuo marito scopra qualcosa, non è vero? sussurrò al suo orecchio, soffiando piano e sfiorandolo appena con le labbra, manco volesse irretirla come il peggiore dei demoni. Arrossì vistosamente la sensei, dunque senza aggiungere altro se non un cenno d'assenso, seguì il suo studente sino alla casa che sarebbe stata sua da quel momento in avanti, sotto gli sguardi invidiosi dei ragazzi del riformatorio e quello di Eichiro, simile a quello di un cane bastonato. Non ebbero nemmeno il tempo di arrivare alla porta d'ingresso che la passione ebbe la meglio, unendo le loro labbra in un'effusione quasi violenta e affamata. Spogliarsi sarebbe stato più una lotta in quella circostanza, ma non era importante: aveva bisogno di fare sesso e di sfogare i suoi bisogni, e Sachiko-sensei era sempre una prima scelta. Dopotutto, era stata proprio lei a metterlo nelle condizioni di scoprire quel mondo fatto di ansimi, sospiri e baci. Era un amante clandestino, celato agli occhi di un marito che vedeva la propria moglie come la donna migliore del mondo ma che, in realtà, non faceva che rifugiarsi fra le sue braccia e chiamare il suo nome gemendo.
Ah quale sensazione meravigliosa, cedere all'istinto e lasciarsi trascinare nel baratro della lussuria più sfrenata. Era come il coronamento di una giornata sfiancante ma soddisfacente. E mentre sollevava il viso di Sachiko per baciarla ancora una volta e gustarsi il sapore stesso dei suoi gemiti incontrollati, qualcosa parve lasciarlo perplesso e meravigliato al contempo. Da quando aveva gli occhi di quel meraviglioso verde chiarissimo e quella chioma tendente al rosso? Stranamente, sotto i suoi baci stava divenendo qualcun altro.



Stancamente sollevò le palpebre, trovando ad attenderlo nient'altro che l'ombra generata dalla sua stessa mano. Era ancora all'interno della tenda e doveva aver dormito almeno un'ora dal momento del suo arrivo. Nessuno era venuto a visitarlo, probabilmente perché le sue condizioni erano meno gravi di quelle di altri. Aveva soltanto bisogno di riposo e aveva appena riposato, quindi tutto nella norma. Doveva ammettere che stava molto meglio grazie alla pennichella, seppure non aveva in principio voglia di farsela. Strano però quel sogno. Non capiva perché la sua mente aveva riportato a galla i ricordi di quell'aspro duello con Eichiro, che come un bambino al quale veniva strappato il pupazzo preferito aveva preso il suo allontanarsi dal riformatorio quasi come un'offesa personale. Al tempo non diede molto peso alla cosa, eppure quel senso d'abbandono dipinto nei suoi occhi d'ambra fece riaffiorare in lui quel bisogno disperato che aveva manifestato nell'incubo, nel momento in cui aveva sentito la voce del rosso e aveva teso la mano verso di lui. Sorrise, schernendosi silenziosamente. Essere stato vicino alla morte lo stava rendendo troppo sentimentale, ma ben presto sarebbe tornato il bastardo di sempre. Tempo al tempo.

Soltanto qualche giorno seguente le truppe del Kirigakure si radunarono per tornare a casa. Avrebbero dovuto prendere la nave che li aspettava sulle coste del Fuoco, al ritorno così come all'andata, ma la traversata a ritroso fu faticosa. Trasportare i feriti non era un toccasana, figurarsi i cadaveri. 'Dobbiamo dar loro una degna sepoltura' avevano detto in molti, trovando appoggio nel benestare del Mizukage. E per dare sepoltura a cadaveri che non se ne sarebbero fatti niente di tanto sentimentalismo spiccio erano costretti a convivere col tanfo della morte alle spalle e la fatica di trascinarseli e caricarli tutti in nave come merci in avaria. Bella mossa. Complimenti.
L'equipe medica gli aveva suggerito di stare sotto coperta durante la traversata, per non prendere freddo data la sua temperatura ancora non del tutto rientrata nella norma.. ma col cazzo che sarebbe rimasto la sotto col rischio di vomitare pure l'anima solo per il buonismo della gente comune. Fu per questo che la notte, quando nessuno poteva fermarlo o dissuaderlo in alcun modo, fece per uscire sul ponte della nave. Ah la salsedine gelida era molto meglio di quello schifo in rapida putrefazione. E allora i suoi occhi smeraldini incontrarono la figura del compagno dalla chioma fulva, rannicchiato su se stesso e nelle sue vesti per tentare di non prendere freddo. Sorrise. Era proprio un baka a stare la fuori a crepare di freddo. Gli si accostò cautamente, muovendo passi silenziosi; una carezza sul volto per scostargli una ciocca ribelle e quindi tolse il suo haori per metterglielo addosso e coprirlo come meglio poteva. La reazione involontaria fu alquanto esilarante, poiché il destinatario di tale accortezza strinse l'indumento come se non volesse farlo scappare e perdere quell'improvviso tepore. Ridacchiò sommessamente.
Basta che poi me lo rendi.. sussurrò appena, sedendosi non troppo distante da lui per mirare il cielo stellato e la luna pallida. Stavano tornando a casa. Finalmente.



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view post Posted on 23/1/2019, 17:28
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A Man of No Consequence

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Hai capito le tresche che escono fuori... (͠≖ ͜ʖ͠≖)👌
Mi spiace solo che non ci siano le controbattute dirette dell'altra parte tirata in causa, magari me le ripesco da qualche altra parte (👍≖‿‿≖)👍

Facendo due rapidi calcoli, la parte di allenamento effettivo corrisponde ad un 38% dell'intera autogestita, ma superando i 10.000 solo questa parte, direi che passa senza troppi problemi.

In attesa di vedere qualche pesce contro pesce, beccati sti 500 exp
 
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