Missione 8B - XII L'Appeso, per Sir Onion

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view post Posted on 16/12/2018, 00:38     +1   -1
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*Il sole allo zenit infuocava ogni granello di sabbia. Una vipera se ne stava raggomitolata su se stessa, pigra, intenta a godere del tepore che i caldi raggi trasmettevano alle lucenti scaglie dorate, leggermente sotterrata per raccogliere ancor più calore.

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Poco distante, ecco pimpante il suo pranzo: un diavolo spinoso sgattaiolava svelto tra le dune, intento a cercare formiche con la sua lingua appiccicosa. Si muoveva svelto, scavando piccole buche ad ogni passo lesto, sempre più vicino al serpente che, con la sua iride verticale, controllava il percorso e se ne stava completamente immobile. Ancora pochi metri e sarebbe entrato nel raggio d'azione, qualche altro passo e la vipera sarebbe scattata verso la lucertola con le fauci spalancate, pronta ad iniettare il suo veleno mortale.
Ancora pochi metri.
Ancora pochi passi.

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Ma il diavolo spinoso si bloccò all'improvviso. La testa verso il sole, la zampa anteriore sinistra sollevata, sembrava finto, una scultura creata con sabbia bagnata da un esperto artista. Solo gli occhi vispi si muovevano a destra e sinistra e scrutavano tutt'intorno, all'erta. La vipera, dal canto suo, smosse i granelli che la celavano e si allungò anch'essa verso il cielo di qualche centimetro, sibilando con la lingua biforcuta e stridendo le scaglie. Entrambi, ormai dimenticatisi l'uno dell'altro perchè intenti ad ascoltare la voce della natura, scattarono insieme, fianco a fianco, nella stessa direzione verso il complesso roccioso che circondava Suna, dimenticando di essere stati fino ad un attimo prima preda e cacciatore.

Subito dopo lo sprint, la sabbia cominciò a tremare, lentamente in origine, ma con un lento crescendo in frequenza ed intensità. Le dune sparirono appiattendosi in un'unica lineare distesa aurea. La vibrazione arrivò presto l'anello difensivo del Villaggio segreto della Sabbia, che prese a tremare sempre più forte, tanto da staccarne alcuni frammenti, e andò oltre, raggiungendo le strutture circolari caratteristiche del villaggio. La scossa durò diversi minuti e, raggiunto l'apice del climax, cessò scemando così com'era arrivata.*


CITAZIONE
Eccoci all'inizio della missione! Spero di non essere troppo arrugginito, di farti divertire e di divertirmi! Direi che per un giocatore come te non ci sono altre raccomandazioni :D Questo è un semplicissimo post di apertura, non mi andava di lasciarlo completamente vuoto mentre aspetto che tu mi scriva la situazione attuale del tuo pg. Come avrai capito, c'è una scossa di terremoto che coinvolge tutta Suna, a te scegliere in che punto inserirla nel tuo post, non deve per forza essere l'evento conclusivo. Detto questo, apriamo le danze! Buona fortuna :D


Edited by Sir Onion - 8/1/2019, 15:25
 
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view post Posted on 6/2/2019, 10:24     +1   -1
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Sunagakure no Sato, Kaze no Kuni, 13 maggio 249DN, ore 12.00


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*Ora di punta.
Oltre le mura dell'ospedale un brulicare di passi, un vociare concitato, il rumoreggiare dei macchinari e la luce soffusa del chakra medico. Mille persone che soffrono all'unisono, che si adoperano per lenire tale sofferenza, che sperano, tutti assieme, finisca presto.
Nan Kitsuen non era tra loro; per lui, sgusciato fuori con il solito tempismo perfetto, c'era soltanto il bersaglio. Gli occhi grigi lo seguivano, freddi, eppure assetati di sangue, l'istinto di un predatore a soffocare ogni elemento di disturbo. Una boccata dal sigaro, distratta, troppo distratta, e di nuovo il bersaglio si spostava. Le voci erano lontane, oltre le mura alle sue spalle, il calore del sole nel vicolo non era che una vaga sensazione oltre il tessuto del cappotto, il fumo negli occhi uno schermo denso, ma invisibile. Non importava quanto veloce si spostasse: i suoi sensi lo avrebbero raggiunto.


"....ta vince..."

(Mh... un gioco da ragazzi...)

"...ta perde..."

*Quante volte aveva cacciato quella preda? Quante volte doveva quel gioco ripetersi? Sapeva già come sarebbe finita, mentre le mani andavano rallentando, mentre il respiro si regolarizzava, e le pupille cessavano il loro dardeggio.
Quiete, finalmente. Sul suo volto, come uno squarcio nel cuoio conciato, un sorriso bieco. Era finita.*


"Dove sta, qui o qua?"

*Recitò il guitto, invitandolo a selezionare una delle tre opzioni. Ma per la Volpe ce n'era sempre stata una ed una soltanto. Con un gesto lento rimosse il sigaro dalla bocca, dopo aver preso un'ennesima, salda boccata... sarebbe stata la stessa mano a decretarlo vincitore.*

"Piangi, Noburo-san."

*Lo condannò, apprestandosi ad indicare il blocco di sinistra... e con esso i propri ryo, prima che gli dei decidessero di punirli tutti quanti.
Lo scossone arrivò per primo, poi il rombo, attraversando la Volpe come una scarica elettrica. Prima di chiunque altro furono i topi del vicolo a darsela a gambe, quindi uno stormo di piccioni, seguiti da una scia di merda. Poi fu il loro turno, costretti ad una danza terrorizzata. Ma se a Nan venne naturale piegare le gambe ed abbassarsi, i sensi protesi a qualsiasi crollo potesse verificarsi sopra le loro teste, altrettanto non poté dirsi di Noburo e dei suoi due compari. Quando una gragnola di tegole piovve su di loro, i tre stavano ancora cercando di capire cosa stesse accadendo.*


"OCCHIO!"

*Gracchiò il vecchio, maledicendo le proprie mani mentre, nel comporre una ninjutsu di vento per spingere i tre fuori pericolo, mandava a monte il gioco. La tavola saltò di mano a Noburo mentre volava indietro, rovinando in terra e spargendo i tre blocchetti di legno che coprivano la carta vincente... senza che questa li seguisse.
Tempo che le tegole ebbero colpito il suolo, la Volpe aveva già sostituito il terremoto fuori con uno dentro. Lanciò un'occhiata al gioco truccato, quindi ai tre che si rialzavano, quindi di nuovo alla tavola in terra, prima di fare un passo avanti, la mano sull'elsa di Tagliasigari.*


"BRUTTO FIGL... stavolta ti faccio piangere sul serio, ma dal culo."

*Con uno scatto degno di un jonin, Noburo e società si lanciarono fuori dal vicolo. Nan, assetato di sangue, fece per corrergli dietro... quando per miracolo si rese conto di avere un intero ospedale alle spalle, e di essere, davvero stavolta, un jonin di Suna.*

"VI CONVIENE FARMI TROVARE I SOLDI SOTTO LO ZERBINO!"

*Ammonì, prima di lanciare un'ultimo sguardo verso il gioco in terra, nella vana speranza di trovarvi lo scintillio delle monete. Deluso, si volse verso i propri doveri.
Se prima dentro c'era un casino, adesso doveva essere l'inferno. Sospirò, rimettendosi il sigaro in bocca e varcando la soglia.*


(Che palle...)

GDROFF///Yeahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh! Kuroi Inu///GDRON
 
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view post Posted on 10/2/2019, 18:35     +1   -1
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Da solo nella sala degli allenamenti, Hideo osservava intento il frutto del suo ultimo lavoro. Un nuovo, piccolo cratere decorava il muro di argilla bianca davanti a lui, ancora fumante. Un lungo sospiro gli sfuggì dalle labbra: non era neanche minimamente il punto che voleva colpire.
Si sedette a terra stizzito, battendo un pugno sul pavimento immacolato nel tentativo di scaricare un po' di tensione, inutilmente. Con rapidità la sua mano, ancora sporca di argilla, scivolò nella tasca della giacca per estrarne una sigaretta giusto un po' stropicciata. Dopo aver frettolosamente tastato i pantaloni ed identificata la posizione dell'accendino, il ragazzo non esitò ad accendere il bastoncino di tabacco.
Una tirata avida gli riempì i polmoni, ed il genin si prese un momento per godersi l'attimo ad occhi chiusi.

Chissà che ora è

Istintivamente lo sguardo andò all'angolo di muro in cui una volta era appeso un orologio, ma che ora era completamente vuoto. La temporanea confusione fu rimpiazzata da un ricordo: l'orologio era stato rimosso dopo il terzo rimpiazzo in una settimana, qualche mese fa. Non ricordava di chi fosse la colpa, ma la nota di imbarazzo che stava provando gli faceva intuire il colpevole.
Era qualche settimana che quella situazione si ripeteva. Ogni tanto i ricordi gli tornavano, di botto, come se scatenati da qualcosa, ma ancora non aveva trovato un modo per forzarli. E come avrebbe potuto, quando non era neanche certo di cosa non ricordasse?
Un altra boccata, decisamente meno entusiastica della precedente, ed il ragazzo si rimise in piedi, raccogliendo i sacchetti di argilla vuoti che aveva lasciato sparsi sul pavimento, preferiva evitarsi l'ennesima strigliata di Ryo.
Il temporaneo sollievo concessogli dalla nicotina che aveva in corpo stava rapidamente scemando, ed Hideo stava ricominciando ad innervosirsi ripensando a quanto la sua arte fosse peggiorata.

Se solo la gente sapesse quante ne devo sentire ogni volta che torno indietro con roba invenduta, magari sarebbero un po' più comprensivi.- Si tolse quello che ormai era solo un mozzicone dalla bocca e lo spense nel posacenere, anch'esso misura preventiva per i vizi suoi e di Fumimaro. Con un sospiro riprese il suo treno di pensieri, a voce alta, un vizio recente -Ma che dico, già è tanto che mi stanno a sentire quando gli faccio il pelo, figuriamoci se mi mettessi a lamentarmi.

Non è che non gli piacesse il metodo che il suo Clan aveva scelto per autofinanziarsi, era solo che a volte pensava che le loro doti fossero sprecate a fare ninnoli e curiosità per gente che non apprezzava il loro lavoro.
Forse era la noia a parlare, ma il solito giro porta a porta iniziava a pesare al ragazzo.

Mi serve uscire, è troppo tempo che sto rintanato qua dentro. Magari mi farà bene anche alla memoria, chi può dirlo. Mi ci vuole un po' di avventura, una missione o qualcosa di simile.

Come se a comando, il terreno sotto i suoi piedi cominciò a vibrare, scuotendo i muri della sede, deformando il materiale elastico con violenti vibrazioni.
L'intero palazzo sembrava essersi animato, agitato e mutevole eppure completamente illeso dal terremoto. Lo stesso non si poteva dire di ciò che esso conteneva, lasciato nel più completo disordine dal passaggio delle scosse.

Ugh, maledetto me e la mia boccaccia. - Esclamò il ragazzo, ora supino a terra e nell'atto di scrollarsi di dosso l'argilla in eccesso, sommerso dai sacchetti che aveva appena finito di riporre, da quelli ancora pieni ed inutilizzati, nonché dal tavolo su cui questi avrebbero dovuto restare. - E ora mi tocca anche mettere di nuovo tutto a posto!



 
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view post Posted on 12/2/2019, 19:28     +1   -1
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//Approfitto di questo nuovo post per dare il benvenuto al nuovo partecipante della missione :D anche a te auguro di divertirti e buona fortuna :D

*L'intero villaggio affogava in una nube di sabbia che la potente scossa aveva provocato. La paura si era impossessata in un attimo della maggior parte degli abitanti, che, come formiche a cui va a fuoco il formicaio, brulicavano impazziti otturando il sistema circolatorio di Suna. Il terremoto era stato davvero forte. Da ogni direzione si potevano sentire bambini piangere ed adulti gridare, per disperazione o per dolore. Qualcuno aveva perso la casa, diventata ormai solo un inutile cumulo di granelli, altri qualche parte del corpo, rimasta magari schiacciata dal mobilio. Altri ancora, temevano invece per la vita, loro o di qualche caro. L'odore pungente e ferroso del sangue serpeggiava tra le arterie del villaggio, rinnovando l'intensità ad ogni nuova scossa d'assestamento che, con tremori leggeri, riportava in superficie le chiazze del prezioso fluido color mattone seppellite da nuova sabbia. Il sole, apatico, castigava chi osava fermarsi, volente o nolente, sotto i suoi raggi cocenti più del normale, trasformando l'intero centro abitato in un'enorme padella rovente.

Le strade erano davvero un gran caos: tutta la popolazione era allo sbaraglio e vagava stordita e rabbiosa, cercando conforto in facce familiari con cui condividere il dolore o con misteriosi responsabili dell'accaduto contro i quali sfogare l'ira. Gli Anbu correvano avanti e indietro cercando di non travolgere i civili, poichè mettersi a saltare sui tetti non sarebbe stato molto saggio in quella situazione. Un bimbo impaurito sporco di sabbia e sangue ruzzolò per terra investito dal voluminoso corpo di un grassoccio uomo ben vestito che stringeva un cofanetto al petto con entrambe le mani, forse i suoi risparmi, che non provò nemmeno a voltarsi per vedere cosa la sua strabordante pancia aveva abbattuto. I negozianti avevano abbandonato malvolentieri la merce e si erano precipitati in strada insieme a tutti gli altri, cercando di controllare l'ingresso del loro negozio, per quanto difficoltoso fosse a causa della confusione. Allo stesso modo, gli sciacalli, miserabili e sprovveduti ladruncoli opportunisti da quattro soldi, non aspettarono mezzo secondo prima di fiondarsi in ogni anfratto che, a detta loro, erano legittimati a razziare. Parte del sangue che scorreva sul suolo era dovuto proprio all'incontro tra queste due ultime figure, perchè niente spacca la testa più di un bastone di un commerciante inferocito che sorprende il furfante con le mani nel sacco.

Dopo qualche ora, quando tutto si fece più calmo, anche la nube si dissolse. Ciò che ne emerse fece ben sperare: le abitazioni distrutte si potevano contare sulle dita di una mano (Suna non aveva riportato grossi danni alle strutture, almeno nel loro esterno, anzi molte erano completamente illese), così come il numero di morti, "soltanto" due, un'anziana signora il cui debole cuore non aveva retto allo shock ed un piccolo bimbo sporco di sabbia e sangue, finito malauguratamente schiacciato dalle numerose pedate distratte.*


~~~~~


//Per Sir Onion

*L'ospedale, come dopo ogni evento avverso, era il posto peggiore in cui qualcuno avrebbe voluto trovarsi. Se fuori il caos durò un paio d'ore, stimare quando sarebbe durato lì dentro era impossibile. Le corsie erano sovraffollate, anziani e bambini erano stati messi insieme e classificati come priorità alta, indipendentemente dalla gravità della ferita, mentre gli altri erano divisi per trauma: mutilazioni, fratture, contusioni, semplice shock e via discorrendo. Al personale medico bastò poco per capire che la stragrande maggioranza di quelle lesioni non l'aveva provocata il terremoto in sè, ma, come troppo spesso accade, l'euforica disperazione che aveva contagiato tutti all'istante. Le grida dominavano i pianti ed i lamenti, i medici impartivano ordini e tentavano di risolvere al meglio ogni problema. Sangue e disinfettante lottavano nell'etere per stabilire quale tra i due odori dovesse prevaricare sull'altro.

Un'Anbu entrò nell'atrio calciando la porta d'ingresso. Era visibilmente stanco e sudato. In una mano stringeva un kunai, nell'altra un frammento di pergamena. Il resto del documento sporgeva da una delle tasche del giaccone.*


"A tutti i ninja disponibili, ripeto, a tutti i ninja disponibili. Controllate questo messaggio ed eseguite gli ordini"*gridò a gran voce, sormontando ogni altro suono, quindi uccise il pezzo di carta con la punta dell'arma, incastrandolo nella parete. Fatto ciò si voltò e sparì, diretto al successivo punto di raccolta di numerose persone, senza dare a nessuno la possibilità di fermarlo.*

~~~~~


//Per Kuroi Inu, ho pensato che, in base a quanto è successo nella parte comune del post, sarebbe stato meglio non vincolarti a fare qualcosa che decido io, ma darti carta bianca (d'altronde passano due ore abbondanti dalla scossa a quando i ninja vengono chiamati a raccolta). Puoi fare ciò che vuoi, finchè non ti imbatti nel messaggio (orale o scritto, non fa differenza). Per qualsiasi cosa, se non ti dovesse andar bene così o se hai qualche domanda, sai dove trovarmi e chiariremo il tutto ^^

CITAZIONE
Messaggio contenuto nella pergamena
E' richiesta la presenza immediata davanti la residenza del Kazekage di tutti i ninja di Suna attualmente privi di incarichi. Massima urgenza.
 
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view post Posted on 4/3/2019, 09:18     +1   -1
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Sunagakure no Sato, Kaze no Kuni, 13 maggio 249DN, ore 12.30


"Pu... na Izanagi..."

*L'inferno.
Non importava che si trattasse di un ingresso secondario: quando Nan Kitsuen varcò la porta, l'enormità di quanto era appena accaduto lo investì come se ogni paziente, ogni infermiere, ogni visitatore, ogni animale e ogni pianta dell'ospedale non stesse aspettando altro. Un'imboscata, una coreografia di grida, sangue e sudore, capace di trascinarlo senza che quasi potesse accorgersene. Quasi.
Fortunatamente per tutti i coinvolti, benché tale informazione fosse allora ben lungi dal raggiungerli, l'ospedale non aveva subito particolari danni strutturali... né, a dire il vero, li aveva subiti il resto di Suna. Si era trattato di uno scossone senza seguito, e tanto le sabbie sotto e attorno al villaggio quanto la pianta della stragrande maggioranza dei suoi edifici avevano aiutato nello smorzarlo. Il panico tuttavia si era diffuso come il fuoco tra le sterpaglie, tanto nel cittadino quanto, inevitabilmente, nel ninja, e ci volle almeno un'ora prima che medici e militari riuscissero a riportare le corsie ad una parvenza di controllo. Autocontrollo, anzitutto. A quel punto non fu difficile operare una cernita tra chi aveva seriamente bisogno di ricovero e chi più di rifugio; questi secondi, che avessero o meno ancora una casa, non avevano posto in ambulatorio. Affermazione cinica, forse, ma necessaria... e per Nan, che a quel punto del primo pomeriggio era più imprecazione che essere umano, esorcizzante. Quando la Furukawa diede il fatale comando, la Volpe fu ben lieta di rivolgere le proprie attenzioni a chi occupava spazio con solo lo choc come sintomo.*


"FUORI DAI COGLIONI! QUI C'È GENTE CHE STA MALE!"

*Avrebbe urlato loro, fine oratore, salendo sulla scrivania del pronto soccorso. Una vecchia signora, disperata e forte di chissà quale illusione riguardo la propria posizione sociale, ebbe l'audacia di allungare le mani e strappare il mozzicone dalla bocca del jonin nel tentativo di zittirlo. Egli, in viso la stessa freddezza che ha il vulcano prima di esplodere, la sollevò per le vesti prima di scaraventarla sopra le teste degli occupanti e attraverso le porte d'ingresso, zona medaglia. A quel punto, ora dotata di un'ottima ragione per essere ospedalizzata, la seguì, la prese e riportò dentro. L'unica, perché tutti gli altri assedianti recepirono il messaggio e ritennero saggio allontanarsi. Insomma: eccetto questo singolare siparietto e la moltitudine che effettivamente aveva bisogno di attenzione medica, la struttura tornò via via ad un flusso ordinato di emergenze, anche perché fuori le cose andavano stabilizzandosi a loro volta.
O così parve per qualche momento a chi stava dentro, perché dal nulla, messo di ben più grama sventura per il vecchio ninja, un ANBU apparve a recapitare un messaggio... assicurandosi di dare il colpo di grazia alla porta che osò ostacolarlo nel sacro dovere. Troppo facile lasciare il pezzo di carta in reception o in mano ad un medico: no, la gravità della situazione era tale che lo specialista ritenne di doverlo incastonare nell'intonaco dell'atrio. Quindi, annuncio annunciato, si dileguò seguito dallo sguardo attonito del personale.*


"Prossima volta direttamente un mattone dalla finestra..."

*Auspicò il vecchio, afferrando l'impugnatura del coltello e liberando il pezzo di carta. Un oscuro presagio andava raccogliendoglisi nello stomaco, minando la soddisfazione ricavata dall'aver defenestrato gli occupanti... dal modo in cui l'ANBU era entrato e uscito, uno solo poteva essere il mittente.
Aperto il foglio e schivato il buco al centro, Nan ebbe chiara conferma dei propri sospetti.*


"Giornata di merda."

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*Nemmeno un lavativo cronico come Nan Kitsuen avrebbe avuto il coraggio di ritardare ad una convocazione come quella, in un momento come quello; Himura non era uomo da perdonare reticenza, lassismo o vigliaccheria... Himura non era uomo da perdonare, punto, e nemmeno era uomo da reagire impulsivamente o emotivamente: se aveva inviato un messaggio come quello, si disse il vecchio, dovevano esserci stati danni seri, o quantomeno un'emergenza di rilievo.
Fuori dalla soglia dell'ospedale lo attese un'immagine ben diversa da quella che aveva lasciato: polvere e silenzio, sguardi schivi, qualcuno ancora rapito dalla foga del momento... ma non schiamazzi, non grida, e, se c'erano, cadevano in un abisso di tensione. Suna non era abituata a quel tipo di cataclisma, e se già per Nan era stato difficile riabituare l'orecchio all'usuale quiete di quelle ore bollenti, dopo la partenza dei profughi, ora gli pareva davvero di camminare per una città fantasma. Un cambiamento benvenuto, a dire il vero, benché ogni passo in quel clima crepuscolare non facesse che anticipare quel che, egli lo sapeva, l'avrebbe atteso nel palazzo del Kazekage.
Quando "la palla" apparve in vista, torreggiante oltre le cime degli edifici spazzati dal vento, Kitsuen non poté trattenersi dall'accendere un secondo sigaro.*
 
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view post Posted on 26/4/2019, 19:31     +1   -1
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Con timida incertezza, Hideo si affacciò al corridoio che collegava la sala d'allenamento al resto del complesso. Se non per i tavoli rovesciati ed i sottili residui di argilla posatisi sul pavimento, sarebbe stato impossibile dire che un terremoto aveva appena sconvolto il Villaggio Nascosto nella Sabbia.
Non un sospiro animava i piani inferiori della Residenza, non in quel periodo in cui tanti dei suoi membri erano al di fuori delle mura del villaggio, chi chiamato in missione e chi in quanto partecipante del torneo Chuunin, ad Iwa. Lui non era stato convocato, probabilmente con buona ragione; dopo il suo ultimo incarico, nonostante la convalescenza fosse stata minima, il ragazzo aveva impiegato mesi a recuperare le facoltà perse assieme ai ricordi, con risultati variabili. Prima che se ne potesse accorgere, buona parte dei suoi coetanei erano stati chiamati al Paese della Pietra mentre lui era rimasto li a fare la muffa.

Che ingiustizia, avrei voluto poterci andare anch'io al torneo, quando mi ricapiterà mai di vedere Iwa? Ed in un occasione così unica poi, il primo Torneo in assoluto organizzato dal Paese della Pietra!

Nonostante i suoi sforzi, nel vagare dei suoi pensieri il suo già pessimo umore non faceva che peggiorare. Con un pesante sospiro, il ragazzo si infilò la mano in una tasca e ne estrasse l'ennesima sigaretta malconcia. Pur sentendosi ragionevolmente sicuro che nessuno lo stesse osservando, per buona misura Hideo si costrinse a guardarsi attorno prima di accenderla: l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era l'ennesima ramanzina sulle sue brutte abitudini. Assicuratosi che nessuno di scomodo fosse presente per testimoniare, Hideo iniziò il suo solito rituale per calmare i nervi.

Meno male che Ryo non è da queste parti. - Bofonchiò con le labbra strette attorno alla carta leggermente umida della sua sigaretta, che ostinatamente si opponeva alle fiamme del suo acciarino. -O Senzu, se per questo, che si è messo in testa che queste cose mi fanno male. - Come se fossero il rischio più grosso che corro...

-------------



In prossimità dell'atrio, il silenzio che aveva accompagnato il suo viaggio attraverso i corridoi iniziò ad essere gradualmente sostituito da un suono ben più familiare al ragazzo. Decine di voci provenivano dall'ingresso della residenza, creando una cacofonia indecifrabile. Varcata la soglia, Hideo fu accolto dalla vista di molti dei suoi compagni di clan, tutti volti più o meno conosciuti, schiamazzare attorno alla bacheca degli avvisi, impedendo però ad Hideo di vedere ciò che aveva catturato la loro attenzione. Dopo qualche infruttuoso tentativo di farsi strada nella calca, il ragazzo rinunciò alla possibilità di leggere qualunque cosa avesse alzato un tale polverone, dovendosi accontentare di chiedere a qualcuno.

Ohi! Qualcuno sa dirmi cos'è successo? Cos'è tutto questo rumore?

Come prevedibile, la sua domanda venne inghiottita dalla folla, senza risposta.
Con la sua curiosità rimasta insoddisfatta, Hideo fece un secondo tentativo, raccogliendo però li stessi risultati. L'unica voce che decise di dargli risposta, dopo un ben meno entusiasta terzo tentativo, non proveniva dalla calca, ma da un ragazzo rimasto in disparte, dall'aspetto ben poco allegro. No, definirlo "poco allegro" sarebbe stato un eufemismo, si sarebbe potuto dire che il ragazzo era positivamente disperato.

Non hai sentito? Siamo stati tutti convocati dal Kazekage per qualcosa di urgente! Argh, già ero in ritardo con le quote di questo mese, dopo questa chi li sente quelli della commissione? Lo sapevo che...

Il ragazzo continuò ancora per un po' con le sue lamentele, ma Hideo aveva smesso di ascoltarlo piuttosto rapidamente una volta sentito ciò che gli interessava. Una convocazione da parte del Kazekage? L'ultima volta che vi aveva dovuto rispondere non era stata un esperienza estremamente piacevole, ma in quel periodo di devastante monotonia anche qualcosa di così potenzialmente pericoloso era un richiamo a cui il giovane Ninja non poteva fare altro che rispondere.
Congedando il suo informatore con un frettoloso e poco sentito "Ah si, grazie, vedrai che va tutto bene.", Hideo si lanciò fuori dall'ingresso della residenza, lasciando i suoi compagni a ragionare sulla situazione; lui avrebbe pensato per strada.

"Una convocazione al Palazzo del Kazekage? Una convocazione! Non poteva arrivare ad un momento migliore!" - Pensò con ingenuo egoismo il giovane affamato di avventura, ignorando le implicazioni di un tale evento.
Nonostante la passata esperienza con una convocazione simile, la trepidazione per quella che poteva essere la possibilità di allontanarsi dal villaggio, alimentata dalla frustrazione per la forzata routine, aveva facilmente eclissato la preoccupazione per gli eventuali pericoli, lasciandolo eccitato come per la prima Missione.

Con l'adrenalina che pompava nelle vene, il ragazzo era troppo impegnato a tracciare il suo percorso tra le strade della periferia per curarsi di ciò che lo circondava: vicoli vuoti e bancarelle rovesciate, abiti caduti dai tanti cavi che, una volta parte di una fitta ragnatela, penzolavano dai tetti malconci. Tutti segni che indicavano la gravità della situazione che aveva travolto il suo villaggio e da cui Hideo era rimasto schermato, prima chiuso nella reggia dorata del suo Clan e poi nei suoi pensieri.
Mano a mano che si avvicinava al centro del villaggio, la vita riprendeva a scorrere nelle vene di Suna, animata non più dal trantran dei suoi cittadini tra le strade, ma dai movimenti dei suoi Shinobi tra i tetti. Una giustapposizione sufficientemente marcata per penetrare la fitta cortina che Hideo si era costruito attorno alla ragione.
L'impatto fu sufficiente da far perdere il ritmo forsennato alla sua corsa, fermandola poco a poco, giusto il tempo necessario a far assorbire al Genin la magnitudine di ciò che aveva inavvertitamente allontanato dai pensieri. Un emozione gli chiuse la gola per un attimo, mentre la vista della distruzione abbattutasi sulle strade a cui era tanto familiare gli riempiva gli occhi; era un orribile chimera nata dall'unione del profondo dispiacere per la città che gli aveva dato casa ed il senso di colpa per aver cercato di ignorarla.
Hideo si riservò un momento per ricordare le strade così come erano state il giorno prima e poi, con il ricordo impresso nella mente, riprese a correre






//OFF
Un mare di scuse inutili per avervi fatto aspettare quasi due mesi per un post, mi sono preso troppo tempo per sistemare un testo di cui non ero soddisfatto e prima che me ne accorgessi mi sono ridotto a queste condizioni T.T
Prometto che mi manterrò ad un ritmo più decente, in futuro.
 
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*La folla si era radunata nel punto richiesto, sfortunatamente tanti civili e davvero molti pochi ninja. Una squadra di Anbu coordinava le operazioni, dividendo i curiosi dagli effettivamente utili. Il chiacchiericcio era così intenso e fitto da far vibrare i timpani, milioni di parole mormorate o gridate esprimevano il pensiero di tutta quella gente: cos'era successo, cos'era stata quella scossa incredibile e, soprattutto, perché tutte le forze disponibili del villaggio erano state chiamate a raccolta? Questo si chiedevano i cittadini di Suna e, probabilmente, anche la sua frazione militare. Tre Assalitori gridavano a gran voce verso la folla, sembrava più un mercato che la residenza del Kazekage, chiedendo in maniere più o meno cortesi di allontanarsi e disperdersi per lasciare ai ninja la possibilità di raggiungere senza difficoltà un bancone di legno alle loro spalle, dove avrebbero parlato con un addetto. La massima carica del Villaggio non era presente, almeno si stava risparmiando quello spettacolo insolito e al limite del ridicolo. Kitsuen e Hideo si presentarono contemporaneamente al cospetto dei tre Assalitori, che però, dopo aver scambiato due parole col quarto al bancone, ne bloccarono l'avanzata.*

"Un momento solo, terminate le direttive a quei tre ragazzi, raggiungete pure il collega"

*Tre giovani stavano parlando con l'uomo al bancone, tutti e tre portavano il giubbotto che li classificava chiaramente come Chunin. Avevano un'espressione confusa, facevano poche domande e ascoltavano attentamente le risposte. Passarono diversi minuti prima che potessero congedarsi, ma tutto quel tempo sembrò non essere stato sufficiente a chiarire i loro dubbi. Se una faccia avesse potuto diventare un punto interrogativo, avrebbe sicuramente somigliato a quella dei tre Chunin. Quando il campo fu libero, i due furono lasciati passare. Ad attenderli c'era l'addetto alle informazioni, che dopo un minimo cenno di saluto con la testa cominciò a spiegare. Era evidente che avesse ben poco tempo da perdere.*

"Bene, eccone alti due. Mi dite nomi e rango, gentilmente?"

*Davanti a sé aveva una pergamena dove annotava le risposte. Sbirciando un po' si poteva facilmente intuire che i due erano rispettivamente il settimo e l'ottavo dell'elenco.*

"Siete stati convocati tutti con urgenza e questo è il motivo: non abbiamo idea di cosa stia succedendo."*Fece una breve pausa, guardando negli occhi gli interlocutori*"Ed è proprio questo il problema. L'intero Villaggio, l'intera regione in realtà, sono stati colpiti da una forte scossa di terremoto, la più intensa mai registrata. Un gruppo di esperti ha dichiarato che questo fenomeno ha ben poco di naturale, è stato creato dall'uomo. Abbiamo cercato di ricavare più informazioni nel minor tempo possibile, con l'unico risultato di aver trovato, seppur con poca precisione, l'epicentro. Si tratta del Paese della Pietra ed è lì che siete diretti. Considerando la portata e la potenza con la quale siamo stati colpiti, è stato deciso di considerarlo un vero e proprio attacco diretto al Villaggio della Sabbia. Stiamo creando squadre di ricognizione con i ninja liberi per capire l'origine di questo fenomeno. Voi due siete la squadra tre. Come già detto, il vostro compito è quello di dirigervi al Paese della Pietra e scandagliare il quadrante Sud - Ovest. Non appena troverete qualcosa di significativo, tornate a comunicare il risultato. È probabile che ci siano pericoli, quindi il comando è agire con coscienza. Avete domande?"
 
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view post Posted on 23/5/2019, 17:29     +1   -1
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*Non ci volle molto perché, nell'avvicinarsi, il suono della calca assembratasi alla base della Residenza ricominciasse a dipingere le strade di un colore del tutto familiare... e, per una volta nel caso della Volpe, benvenuto. Benché infatti si trattasse di una ressa concitata e nevrotica, fremente di organizzazione e gravata dal peso di quanto era accaduto e quanto era da accadere, era diecimila volte meglio che doversi trovare a tu per tu con il Kazekage in un momento del genere. Gli dèi, pur lungi dal ricevere qualsivoglia considerazione o ringraziamento da parte del vecchio ninja, parvero volergli riservare questa volta un trattamento di favore... almeno per il momento.
I ninja erano nettamente in minoranza; a stento riconoscibili, anche ad occhio esperto, tentavano di farsi largo nella fiumana di civili che li avevano seguiti o preceduti in cerca di sicurezza e chiarezza. A poco servivano i latrati dei tre poveracci delle Forze Speciali messi lì a fare da mandriani, e che a differenza di Nan non sembravano avere il polso... o piuttosto lo stomaco, per scremare i ninja da far passare da chi era di troppo. Ne conseguiva un'inevitabile marmaglia, una che, a dispetto di quanto aveva ritenuto prima di immergervisi, fece presto desiderare al vecchio che Himura comparisse per mettere tutti in riga a modo suo.
Gli ci vollero diversi minuti di non troppo convinto strepitare per raggiungere i tre ANBU, una mano ad accompagnare fuori dai piedi le persone e l'altra a proteggere il sigaro dall'altrui sbracciare... e, quando vi riuscì, non ebbe granché da dire. Scambiò uno sguardo con il coyote di porcellana di fronte a lui, espirando in un moto di frustrazione e ben celata empatia, aspettando forse che fosse la maschera a parlare per prima.
Quando fu abbastanza chiaro che nessuno dei due aveva davvero un'idea di cosa fare, fu Nan a prendere l'iniziativa.*


"Ok, eccomi, che caz-"

*Fece, un attimo prima che il tizio si voltasse per raggiungere il collega seduto al bancone poco dietro. Si scambiarono due parole, o almeno così parve alla Volpe, stanti le maschere a coprire qualsiasi movimento facciale... ed eccolo che ritorna, la mano aperta e la voce ovattata a segnalare un'ulteriore attesa. La risposta del vecchio jonin sarebbe stata pronta e ben oliata, non avesse l'ANBU menzionato i tre orfani di guerra vestiti da chunin che, in quel momento, erano dove lui sarebbe dovuto essere. Nel distinguere le loro espressioni confuse e disorientate, quando si voltarono, persino la calca rimestante alle sue spalle scomparve per un momento. A sostituirla, un pensiero che era ormai diventato la spina dorsale del suo nindo.*

(Siamo veramente nella merda.)

*E no, non perché il veder tre ragazzini sconvolti fosse avvisaglia di una catastrofe imminente, ma perché, nel mezzo del panico che quel terremoto aveva instillato alla gente poco avvezza della Sabbia, gli ANBU sembravano i più fuori luogo di tutti. Se tre chunin lasciavano il registro in quello stato mentale, le istruzioni non dovevano aver brillato per chiarezza o plausibilità.
Quando finalmente fu il suo turno, Nan apparve visibilmente intenzionato ad andarsene con ben altro convincimento. La prima cosa che fece fu bypassare radicalmente le prime due domande dello scarabeo di porcellana seduto dietro la scrivania, neanche per un momento pensando che non l'avesse riconosciuto, o che meramente stesse tentando di fare il suo lavoro.*


"Cognome: Succedendo

Nome: Cosa cazzo sta

Rango: jonin"


*Sbottò, una frazione di secondo prima che l'uomo rivoltasse la sua domanda in una risposta. Risposta che fu di un'ovvietà disarmante per il vecchio. Meno, tuttavia, lo furono i fatti alla base di quanto era appena accaduto, e l'espressione della Volpe era ben presto destinata a cambiare dal furente al... beh, al furente, perché l'ANBU passò a spiegargli con doverosa nonchalance che quel terremoto di naturale non aveva nulla, e questa era l'unica cosa che sapevano per certo.*

(Un... un attacco? Ma se l'epicentro è così distante... ma che... chi... e perché io?! E perché con questo qui?! E perché ad Ishi?!)

*Una valanga di domande si accalcarono dietro la canna troppo stretta della bocca di Nan, che iniziò ad emettere strani versi nel tentativo di darvi fiato. Gli occhi dardeggiarono dal bancone al ragazzo accanto a lui, avanti e indietro, finché, finalmente, qualcosa trovò la via d'uscita. Purtroppo, per via dello schiacciamento, non fu granché.*

"MA UNA SEG-"

*Gracchiò, prima che la mano destra arrivasse in provvidenziale soccorso, portando il sigaro alla bocca e tappandola con un getto di fumo per fermare quello scempio.
Fu solo espirata lentamente quella coltre, e avvolto tanto sé stesso quanto il bancone, che qualcosa di effettivamente sensato trovò la forza di emergere... e non da solo. Le domande si presero per mano, in un miracoloso mutuo soccorso, riversandosi sull'ANBU senza alcun ritegno.*


"Il quadrante Sud-Ovest... dell'intero Paese o di una zona più ristretta? E quelli della Pietra che dicono? Ci lasceranno passare? E se l'epicentro è laggiù, perché non è stato colpito mezzo Continente? Chi altro è stato assegnato? Non lo sapete che sono quasi pensionato io?"

GDROFF///Chiedo scusa per il ritardo, ma mi sono accorto che ero partito senza editare la scheda, e l'ho dovuto fare ora dietro ordine dei Supervisori.///GDRON
 
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view post Posted on 16/10/2019, 01:29     +1   -1
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I dintorni della Residenza erano un incomprensibile mare di corpi, troppi per essere solo Shinobi. Con molta probabilità era li che erano confluiti gli abitanti di Suna, abbastanza scossi da abbandonare le loro case così come le avevano lasciate le scosse.
Dall'alto di una casupola rimasta piuttosto stabile, Hideo riuscì ad identificale la direzione in cui stava scorrendo la folla. Le centinaia di teste stavano tutte confluendo verso un punto preciso, premendo e sgomitandosi, rimescolandosi in un vortice di colori. Seppur da quella distanza fosse impossibile distinguere una persona da un altra, il Genin intuì che al centro di quel vortice dovessero esserci le risposte che la gente cercava e quindi, con molta probabilità, anche le persone che avrebbero saputo informarlo meglio sulla convocazione straordinaria.

I suoi piedi toccarono terra prima ancora che il suo cervello avesse avuto il tempo di elaborare completamente le informazioni ricevute.
Si gettò nella folla, tentando con tutte le sue forze di trattenersi dal travolgere i gli ignari cittadini; Uno sforzo attivamente opposto a quello delle sue gambe, alimentate da un misto di preoccupazione per ciò a cui aveva assistito ed in gran parte dalla residua eccitazione che aveva covato dalla scoperta della convocazione e che neanche la testimonianza della tragedia avvenuta era riuscita a smorzare del tutto.
Apertosi un varco attraverso un muro di volti e abiti sorprendentemente denso, la corsa del Genin si fermò al cospetto di un uomo con il volto coperto da una maschera di porcellana raffigurante un qualche tipo di canide. Nel vorticare dei suoi pensieri, il ragazzo perse un istante per ammirare i tratti semplici ed eleganti della maschera. Senza dubbio, chi l'aveva realizzata comprendeva l'importanza della semplicità anche in un opera di così pregiata fattura.

I suoi pensieri, traditi dalla sua affinità alle Belle Arti, vennero immediatamente rifocalizzati sull'immediato dalla voce pregna di autorità di un uomo nelle sue immediate vicinanze.
Non era certo su cosa lo avesse spinto a soffermarsi sul suo volto, forse era stata l'autorità di cui erano pregne le sue parole, o forse l'imprecazione che stava per essere sputata sul rappresentante di Suna, che l'aveva evitata solo grazie ai tre Chuunin che al momento tenevano occupato il suo collega. Quello che conosceva per certezza era il motivo per il quale il suo sguardo faticò a distogliersi dalla figura dell'uomo di mezza età. Un lampo gli attraversò le sinapsi, ricollegando percorsi che sembravano perduti, ma solo per un istante. Il tempo necessario ad informare il ragazzo del fatto che al momento si trovava al cospetto di una figura importante.

Si, ma per cosa?

Ogni neurone nella testa di Hideo si arrovellò per cercare una risposta. Nessun cassetto della memoria fu lasciato intoccato nella ricerca disperata, ma la risposta sembrava persa nel fastidioso oblio che gli era diventato fin troppo familiare in quei lunghi giorni confinato nella Sede.
Un Istruttore dell'Accademia? No, di certo non si rivolgerebbe così ad ANBU. Possibile sia il Kage? - Cercò risposta nel vorticante abisso dei suoi pensieri, per poi essere travolto da una risposta tanto semplice da farlo quasi sprofondare nell'imbarazzo - No, non starebbe qui a fare domande, dato che ci ha convocato lui. - Con la risposta al suo quesito che ancora gli sfuggiva dalle mani, Hideo si dovette accontentare di dedurre quello che poteva dalle poche informazioni a sua disposizione. L'uomo aveva superato l'età della maggior parte degli Shinobi che il ragazzo avesse mai visto e se c'era una cosa che sapeva, era che per arrivare in età avanzata in quel mestiere bisognava evitare ogni rischio o essere dannatamente dotati, e a pelle quell'uomo non gli sembrava essere il tipo da lasciare il rischio agli altri. Forse era perché sembrava più un bandito che un burocrate, ma Hideo non riusciva a considerare la possibilità che la sua autorità fosse immeritata.

Ricapitolando: Vecch- -Riconsiderò la sua scelta di parole, come per paura che l'uomo potesse leggergli nel pensiero; Cosa che, per quanto ne sapeva, poteva essere vero.- Esperto, abbastanza importante da non dover temere gli ANBU, e da di fumo più di Fumimaro. No, niente, vuoto. Che sorpresa.

Le sue elucubrazioni durarono giusto il tempo necessario da non fargli pesare l'attesa del proprio turno, dandogli giusto il tempo necessario per reagire prontamente all'invito silenzioso dell'ANBU dalla maschera canina di avvicinarsi al bancone a cui presiedeva il suo collega. Questa volta Hideo identificò immediatamente l'ispirazione dietro la maschera, grazie a vaghi ricordi di insegnamenti alla Sede e pagine di polverosi libroni in una stanza familiare ma allo stesso tempo sconosciuta. Questa volta però fece attenzione a non soffermarsi troppo sulle sue considerazioni artistiche, riconoscendo l'inadeguatezza del momento.

Per un attimo, quando l'ANBU con la maschera da Scarabeo chiese ai due di Identificarsi, Hideo pensò di aver trovato la soluzione ai suoi problemi: senza dubbio l'uomo al suo fianco avrebbe dovuto rivelare il suo nome, e magari ciò avrebbe acceso un altra fiammella di memoria nella testa di Hideo, salvandolo da quella situazione così scomoda.

Hideo Tsukimoto, Genin.

Si affrettò a dare le sue generalità, senza considerare troppo se quella fosse l'opzione più opportuna in presenza di qualcuno così ovviamente più alto in grado. Aspettò con trepidazione la risposta dell'uomo, ma tra il fumo del suo sigaro l'unica informazione utilizzabile ad uscire dalla sua bocca fu il grado, accompagnato da una fantasioso ma severo ammonimento, a ricordare che la discussione era ormai fuori dalle mani dello Shinobi Anonimo e saldamente in quelle dell'uomo avvolto dal fumo.
Mantenendo una quantità ammirevole di austerità, l'ANBU iniziò ad informare i due Shinobi degli avvenimenti che avevano interessato il villaggio, ripetendo le stesse parole che avevano lasciato così confusi i tre Chunin prima di loro, e che parevano voler avere lo stesso effetto sul Genin.

Un attacco? - Dal Paese della Pietra? - Perché in questo periodo? Anzi no, perché, PUNTO? Che senso... - Aspetta, squadra tre? - Io e lui? - Ma...il grado. - È un Jonin, cazzo.

Il filo dei suoi pensieri si spezzò d'improvviso. Come solito aveva iniziato a confondere i pensieri con le parole creando un guazzabuglio appena comprensibile, ed ora al suo cervello serviva qualche momento per conciliare informazione, sensazioni ed emozioni contrastanti.
Aprì la bocca per esprimere i suoi dubbi, ma prima che il fiato potesse attraversagli le corde vocali, la piazza sembrò venir riempita dalle domande straripate dalla bocca del Jonin al suo fianco - Anzi, dal mio compagno. No, Caposquadra? Leader? Jonin andava benissimo. -
Le domande che gli si erano accumulate in gola si sciolsero, dissolte dalla consapevolezza di non essere al pari di quelle elaborate dal Ninja più esperto.
Tutte domande competenti, che tradivano l'esperienza di chi le poneva, perfettamente mirate ai punti deboli dell'esposizione e coronate con quella punta di acidità che Hideo aveva iniziato a riconoscere come tipica del modo di fare del Jonin.
Senza dubbio, Hideo aveva tutto da dimostrare e molto da perdere, nella missione in cui era stato coinvolto.







OFF// Qualcuno ha detto ritardo? //
 
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view post Posted on 20/10/2019, 16:02     +1   -1
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*Il chiacchiericcio aumentava gradualmente di intensità, proporzionalmente al numero crescente di curiosi, lamentosi e incazzosi. Il sole rovente, l'afa e il velo di sabbia smosso dai troppi piedi struscianti il suolo, che si infilava subdolo nelle narici ostacolando la respirazione, non aiutavano certo a distendere i nervi. Figurarsi le sgomitate e le spallate dovute ad una piazza sovraffollata. Anbu qua e là continuavano a gridare ai presenti di disperdersi leggermente per agevolare il passaggio dei ninja, ma con ovvi scarsi risultati. Solo intorno al bancone presidiato da tre persone sembrava esserci un alone di riservatezza, imposta dalla professionalità dei partecipanti alla conversazione, come se fossero avvolti all'interno di una bolla.
L'addetto informazioni prese nota sulla sua pergamena, senza nessun cenno di scompostezza nonostante la risposta scorbutica dell'uomo, del nome del Genin e, nonostante non gli fosse stato comunicato, aggiunse quello reale del Jonin, quindi si apprestò a comunicare il resto delle informazioni richieste. Si allungò leggermente oltre il tavolo, abbassando il tono della voce in modo da renderla udibile teoricamente solo ai suoi diretti interlocutori.*

"Non sappiamo cosa sia successo al resto del continente, quello che è certo è che il terremoto ha percorso zigzagando una faglia sotterranea, se per disgrazia o secondo metodo ancora non possiamo dirlo, che ha portato la scossa fino al nostro Villaggio con una intensità spaventosa, nonostante la distanza. Una delle ipotesi è che proprio la faglia abbia agito da cassa di risonanza, amplificando la potenza iniziale. E' ancora presto per dirlo, gli esperti stanno valutando ogni scenario. Ci sono stati danni a buona parte del Paese del Vento, stiamo contemporaneamente agendo anche su quel fronte mandando ogni aiuto possibile in viveri e materiali per la ricostruzione delle abitazioni, nonché di artigiani e lavoratori di ogni tipo. Voi ninja, al momento, servite per altro. Questi sono gli ordini."
*Fece una pausa, guardando per alcuni secondi ogni volto. Quando riprese il discorso, lo fece con un tono di voce ancora più basso.*

"Circa un'ora dopo l'inizio del terremoto, abbiamo ricevuto un messaggio proveniente da Dōkutsu, timbrato e firmato direttamente dal Daimyo Kimura, dove veniva esclusa in maniera ufficiale la partecipazione del Paese della Pietra dietro quell'anomalo e sfortunato evento naturale. Non c'è bisogno che vi dica che, senza prima esserci assicurati della validità del testo, quel comunicato è stato pressoché ignorato." *Il viso abbronzato si fece duro e spigoloso* "D'altronde, chi può dire cosa stiano combinando quelli, costantemente rintanati nelle loro caverne sotterranee?"
*Fece un'altra pausa, approfittando per dare una rapida carrellata ai nominativi segnati sulla pergamena in modo da rispondere con meticolosa precisione alle domande.*

"Dunque, dividiamo virtualmente il Paese in quattro parti." *Puntò il viso verso il ragazzino* "Come vi dicevo, siete la terza squadra. La prima, formata da due Chunin e un Genin, è partita da circa mezz'ora col compito di scandagliare il quadrante Nord-Ovest, mentre la seconda, formata da tre Chunin, è appena partita per il quadrante Nord-Est.." *Fece un sospiro, come di rassegnazione e desolazione, ripensando ai gradi dei ninja che dovevano occuparsi di una questione così delicata, poi si rivolse all'uomo*
"Voi siete in due, l'unica squadra, al momento, con un Jonin" *lo disse marcando intenzionalmente la parola* "e come vi ho già comunicato, dovete occuparvi del quadrante Sud-Ovest. Ancora non conosciamo la reale percentuale di coinvolgimento della Pietra in tutta questa storia, quindi suggerisco la massima discrezione. Usate la forza solo se strettamente necessario. Conto di racimolare sufficienti ninja per creare altre due squadre, una per il quadrante Sud-Est e una che dovrà concentrarsi più sulla capitale..Ma sono poco fiducioso a riguardo..Ad ogni modo, questo è quanto di più utile ho da comunicare, se non avete altri dubbi, vi prego ci equipaggiarvi al meglio e di procedere il più celermente con la missione.."

//Se invece avete altre domande da fare all'Anbu o più in generale, scrivetemi pure in privato in modo da concordare insieme delle azioni che potrete descrivere nei vostri post senza continuare a fare botta e risposta. Salvo diverse indicazioni in privato, direi che il prossimo vostro post si può concludere con l'arrivo al confine del paese della pietra
 
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view post Posted on 15/11/2019, 20:39     +1   -1
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Sunagakure no Sato, Kaze no Kuni, 13 maggio 249DN, ore 13.30


*Il ninja di fronte a lui non fece una piega. Forse aveva già avuto modo di prendere le misure di Nan in precedenza, forse aveva una pazienza infinita o forse, molto più semplicemente, la situazione richiedeva di comportarsi da veri professionisti... fatto sta che scrisse il nome di chi aveva davanti senza tradire alcun cenno di frustrazione, quindi procedette ad una discreta risposta alla raffica di domande ricevute.
Quel che descrisse aveva dell'apocalittico. Del ridicolo, alle orecchie del vecchio. Un terremoto partito da un punto lontano mezzo Continente, mossosi lungo chissà quale binario sotterraneo per riemergere sotto la Sabbia, sotto il Vento anzi, per causare ogni tipo di danno. E gli esperti erano al lavoro.*


"Esperti, ma quali esp-?!"

(Chi è esperto in una roba simile? Chi è in grado di creare una roba simile?!)

*Pensò, la mente inevitabilmente attratta nell'orbita dell'intenzionalità dietro il cataclisma. Ma quale ninja aveva anche solo lontanamente la forza di produrre un simile jutsu? Ammesso che di ninja si trattasse... e considerando recenti accadimenti, entro e fuori la Sabbia, si trattava di un ammesso bello grosso.
Quale che fosse la situazione, Nan si sarebbe nuovamente interrotto, ascoltando la maschera di fronte a lui. Il Daimyo della Pietra aveva diramato un comunicato per discolparsi dell'evento, con una tempistica talmente opportuna da risultare... beh, inopportuna. Come chi ha appena dato una mazzata in testa alla moglie e poi corre fuori a gridare all'assassino. Per la prima volta da quando era arrivato lì, dunque, la Volpe rivolse un cenno d'assenso al poveraccio di fronte a lui, soddisfatto di come il villaggio si era comportato nei confronti della Pietra.*


"Già... non gli è bastato ospitare quei pazzi del Taisei... solo che porca puttana, un terremoto del genere? E adesso poi, che loro stessi stanno ricostruendo?"

(Non si sa mai... ma è proprio per questo che è partita questa operazione. Merda... e se sono davvero stati quelli della Pietra? Quei monaci sono fuori di testa... un'altra guerra...)

*Pensò, per un istante ritornando ad un'altra vita, un'altra guerra, combattuta tra quelle stesse rovine. Il fiatone, il sapore della polvere in bocca, il rimorso nel cuore stritolato dalla paura...
Tirò a fondo dal sigaro, d'improvviso noncurante, inconspicuo, palo di sé stesso. Che diavolo gli era preso? Non era da lui farsi cogliere a quella maniera, né darlo a vedere. E non lo dette a vedere, infatti, benché per un momento lo stratificarsi di ricordo, dissimulazione ed autocommiserazione avesse minacciato di sopraffarlo: semplicemente continuò a fissare negli occhi quella maschera di fronte a lui, diligente, troppo diligente, e realizzando di apparire troppo diligente virò allora verso il ragazzo che doveva accompagnarlo in quell'impresa.*


(Due chunin e un genin... tre chunin... e questo qui? Che grado aveva detto di essere? Sarà un chunin, figurati... non ha il giubbotto, ma avrà trent'anni porca puttana...)

*Si disse, silenziosamente commentando l'aspetto smagrito e vagamente trasandato di Hideo, che inconsciamente lo riportò ai suoi anni giovanili. L'aveva già visto da qualche parte? Aveva un che di familiare...*

"Si si d'accordo, ma cosa o chi stiamo cercando, esattamente? Non sembrerà, ma Ishi è un dannato labirinto di rovine."

*Qualsiasi traccia utile, qualsiasi segno di sospetto, sarebbe stata la risposta. Generica, troppo generica, ma lamentarsi e domandare oltre avrebbe avuto poco senso. Se il Kazekage riteneva di doverlo mandare a scorrazzare fuori dai confini del Vento, infiltrato in un paese in rovina a cercare chissà chi o chissà cosa, voleva poter dire solo due cose.*

(O la situazione è disperata, o gli stiamo veramente sui coglioni.)

*Elaborò, tirando un ultima volta dal sigaro prima di assicurarlo alla mano destra. Sorrise sotto i baffi, a modo suo.*

(Io di sicuro...)

"D'accordo. Ci vediamo alla porta nord tra... boh. Un'ora? Un'ora. Se procediamo di buon passo arriviamo al confine al tramonto. Ci rilassiamo ed entriamo prima dell'alba."

*Concluse, prima di voltarsi senza aggiungere altro e camminare via da quel teatrino. Aveva della roba da preparare.*



Kaze no Kuni, confine con Ishi no Kuni, 14 maggio 249DN, ore 3.00


*Sbuffi di fumo bianco dalla conca in cui si erano accampati la notte prima, uno dei tanti rifugi abbandonati lungo la vecchia via per il nord. Nessun fuoco tra loro, solo l'odore della brace appena soffocata, invisibile. L'oscurità spezzata appena dal baluginare di sigaro e sigaretta, spie garanti del reciproco silenzio, finché una smise di pulsare ritmicamente.*

"Non so come fai a fumare quella merda. Ai tempi miei non c'era, e se c'era io non l'ho mai vista."

*Se ne uscì, la voce arrochita da troppo fumo di fila senza alcuna parola, più simile al gracchio di una cornacchia.
Non avevano parlato praticamente per nulla il giorno prima. Nulla oltre lo stretto indispensabile, che per il vecchio significava due grugniti ed un cenno d'assenso. Ora però, con l'incombere dell'operazione, persino un asociale come lui doveva scendere a patti col fatto che, se dovevano infiltrarsi assieme nella Pietra, dovevano stabilire un qualche tipo di contatto.
Gli venne in mente Manabu... chissà che stava combinando quel ragazzino... ma perché gli veniva in mente? Questo qui faceva due Manabu per gamba, e sembrava tutto meno che spaesato o poco navigato.
Tenne alla larga lo spettro della bonarietà senile che lo aveva fatto avvicinare all'allievo medico, rivolgendo al poveraccio di fronte a lui una sventagliata di domande.*


"Io sono Nan, Nan Kitsuen. Forse mi hai sentito nominare, forse no... comunque vorrei sapere di che ti occupi. Che sai fare, oltre fumare quella roba? E come ti chiami, che non mi ricordo?"

*Incantevole.*
 
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view post Posted on 18/11/2019, 02:37     +1   -1
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Mille pensieri ronzavano nella testa di Hideo, e nessuno sembrava voler concordare su una direzione comune, lasciando il povero Genin a dir poco confuso.
Prese un profondo respiro, cercando di trovare la calma necessaria a processare il tutto. Il fumo di seconda mano della Volpe Grigia gli riempì le narici, scacciando il fumo prodotto dal suo cervello. La familiare sensazione accese il suo bisogno primario, guidando le sue mani ad una tasca che, a parte l'acciarino e qualche mozzicone, era rimasta vuota.

Merda, sempre nei momenti peggiori

Anche privato della Nicotina, la distrazione causata dal suo bisogno insoddisfatto era riuscita ugualmente a schiarirgli le idee, portandolo a patti con la mole di informazioni che l'ANBU gli aveva riversato addosso, con non poca condiscendenza per il suo grado. Con la sua ritrovata lucidità, il ragazzo poté riformulare i suoi pensieri in qualcosa di comprensibile.

Porca miseria, possibile che la prima missione dopo tanto tempo mi riporta di nuovo nel Paese della Pietra? Tra tutti i paesi che potevo visitare, dico io, proprio quello?

Un crudele scherzo del destino, o forse una coincidenza di un fato che se ne fregava poco dei traumi personali, queste le due ipotesi nella testa di Hideo. Entrambe teorie perfettamente valide, che purtroppo non facevano altro che alimentare il senso di vuoto che si era annidato nel suo petto. Vaghi ricordi gli lampeggiarono davanti agli occhi, troppo veloci per essere identificati, ma senza dubbio appartenenti a quel breve periodo di cui non riusciva ancora a ricostruire niente. Il vuoto nel suo petto crebbe un poco, causandogli un brivido gelido, nonostante il sole di Suna fosse ancora alto.

Cercando pensieri meno fatalisti, gli capitò di ascoltare i borbottii del Jonin a cui era stato assegnato. Anche lui sembrava preoccupato per la situazione, in maniera poco caratteristica, per quanto ne sapeva il Genin. Gli sarebbe piaciuto poter fare affidamento alla sicurezza di qualcun'altro, in un momento come quello, ma il ragazzo si rendeva conto che probabilmente era chiedere troppo anche, o sopratutto, da qualcuno con ben più esperienza di vita di quanta lui potesse vantare.
Espirò a lungo, allontanandosi per la seconda volta dai pensieri cupi. Gli sembrava di aver trattenuto il fiato per qualche minuto, il che era probabilmente vero.

Inspira, espira. Ok, ci sono, tutto a posto.

Senza tabacco a disposizione, le sue dita si trovavano senza niente da fare e, mentre il cervello cercava di mantenere l'attenzione del ragazzo, si mossero verso la tasca dell'argilla, preparandosi alla seconda attività più rilassante che il ragazzo ancora ricordava. Accarezzarono il composto duttile e sorprendentemente fresco, giocherellandosi per qualche attimo per poi irrigidirsi di colpo quando la mente cosciente di Hideo si rese conto che il Jonin aveva soffermato il suo sguardo su di lui per più di qualche attimo, congelandolo sul posto per un istante. Rispondendo ad un commento mai espresso, il ragazzo tirò giù l'orlo della maglietta, nel tentativo di darle un aspetto più presentabile.

Nonostante il suo desiderio di partecipare, se non altro almeno per non sembrare totalmente un pesce fuor d'acqua, la conversazione tra il Jonin e l'ANBU durò poco oltre, con la seconda iterazione delle stesse istruzioni che gli erano state riportate la prima volta. In quella situazione non c'era persona in grado di dare risposte certe, solo ordini dall'alto che andavano eseguiti.
Con l'ultimo sbuffo del suo sigaro, il Jonin congedò l'intero gruppo, imponendo un orario ad Hideo e dimostrando ancora una volta di essere colui che deteneva la maggiore autorità, tra i presenti.
Con solo l'odore di fumo a ricordare la presenza dell'uomo che era già sparito nella folla, Hideo si concesse un sospiro di sollievo, allentando le spalle che la tensione aveva irrigidito e curvandosi un po', come se finalmente libero da un grande peso. Ringraziò l'ANBU con un cenno della mano ed un - Grazie - borbottato, tornando a vestire panni che gli erano più familiari. Stranamente, si sentiva più a suo agio ora che era rimasto solo con le Forze Speciali del villaggio.

Farò meglio a fare scorta di sigarette, se voglio sopravvivere al viaggio. - rivolse lo sguardo al cielo, masticandosi il labbro inferiore per soddisfare un poco il bisogno fisiologico di fumare - Ed anche in fretta, non voglio immaginare come possa prendersela se lo faccio aspettare.


--------------------




Il viaggio era stato silenzioso e, per quanto ogni osso nel corpo di Hideo gli urlasse di rompere il silenzio con la solita esuberanza che aveva adottato fin da quando aveva lasciato casa, di fare domande, di soddisfare la curiosità la ragione lo mantenne altrettanto silenzioso, rispettando l'esempio del suo Caposquadra.
L'incessante movimento lo aveva tenuto occupato, per lo meno, tra l'inconscio che guidava con precisione i suoi movimenti ed il conscio che scrutava la zona per punti d'interesse su una strada che per gran parte aveva già percorso. Ma ora che si erano fermati, le cose cambiavano, e nell'ozio la mente di Hideo vagava, cercando principalmente di rimettere insieme i pezzi mancanti, come un puzzle lasciato a metà. Certo, all'inizio cercava di evitarlo, ma una persona può contare le stelle solo fino ad un certo punto prima di perdere il conto una volta di troppo. E così finiva a vagare, spesso imbattendosi in ricordi lasciati a metà ma in qualche modo ugualmente dolorosi. Ogni tanto erano i ricordi di una grande casa, qualche volta di una persona anziana, persone che si somigliavano, che GLI somigliavano, ma nessun senso di familiarità accompagnava mai quei ricordi, solo rancore ed un pizzico di tristezza. Altre volte si trattava di una casa più piccola, più povera, e di un ragazzo più o meno della sua età, forse più giovane, non sapeva quando aveva creato quei ricordi. Quelli, quelli si, gli portavano felicità, per un po', ma poi un forte senso di perdita l'eclissava.
Hideo non era del tutto perso in questa ragnatela di immagini, i suoi compagni alla Sede, quelli che lo conoscono - Quelli che mi hanno accolto, i miei amici - gli avevano raccontato il suo passato o, per meglio dire, ciò che lui gli aveva raccontato del suo passato, quando si incontrarono per la prima volta. Hideo sapeva della sua famiglia, della sua infanzia, della sua emancipazione. Ma non riusciva a ricordare nomi, momenti, a tratti anche i volti (non con chiarezza, per lo meno) e sopratutto non riusciva a ricordare quel ragazzo ed il motivo per cui quelle immagini, ambientate sui tetti illuminati dalla luna, evocassero emozioni così discordanti.

Prese una profonda boccata dalla sigaretta stretta fra le labbra, consumandone l'ultimo tratto. Forse non avrebbe mai recuperato tutte le memorie, forse la sua curiosità, per una volta, sarebbe dovuta tacere insoddisfatta, davanti ad un mistero troppo profondo per essere esplorato. Sorrise un po', lasciandosi sfuggire un po' di fumo dalla bocca.

Forse è meglio così. Magari un giorno mi dimenticherò anche di queste cose e potrò mettermi l'anima in pace.

Inaspettatamente, il silenzio fu' rotto dal Jonin accampato li con lui, che lo sorprese con una domanda. La prima che gli avesse rivolto, da quando si erano incontrati per la prima volta. Gli scappò una risatina prima che potesse sopprimerla, spiazzato dall'innocenza della domanda posta, nonché dalla sua banalità. Non poté fare a meno di nota che, nonostante l'evidenza rappresentata dalla voce resa roca dal silenzio, gli si era rivolto come se lo conoscesse da tempo. Posseduto da chissà quale forza, Hideo decise di rispondere alla domanda con lo stesso candore.

Ho preso l'abitudine quando non avevo soldi per niente di meglio e poi sono finite per piacermi - Accompagnò le ultime parole facendo spallucce, per poi estrarre una nuova sigaretta dal pacchetto lasciato all'aperto, a pronta disposizione del ragazzo. Mentre la fiamma del suo acciarino iniziava a bruciare la nuova sigaretta, Hideo fece il conto di quante gliene rimanessero, cercando di stimare se i tre pacchi che ancora gli rimanevano in borsa sarebbero stati sufficienti. Ancora più inaspettatamente della prima volta, il Jonin proferì nuovamente parola, ed Hideo iniziò a chiedersi se avesse sbagliato a far passare il viaggio in completo silenzio.

Nah, meglio così. "Un venditore deve sempre prendere l'iniziativa, tranne quando non deve." Non diceva così Ryo?

Per rispondere al secondo quesito di Nan, Hideo si voltò leggermente verso di lui, affinché lo potesse vedere completamente. Riponendo l'acciarino, il ragazzo iniziò a rispondere, mentre con le mani ora libere iniziava a preparare l'argilla.

Tsukimoto Hideo, e credimi, è un onore. - Fece ben attenzione ad omettere sia il suo grado che la sua parziale amnesia che di sicuro aveva cancellato qualunque informazione avesse avuto sul Jonin - Di cosa mi occupo? Beh, se fumare è il mio più grande talento, questo è il mio Hobby preferito - con una battuta si procurò il tempo necessario completare il suo lavoro: l'effige di un piccolo volatile, delle dimensioni di un canarino ma dotato di lunghe piume decorative. Con una visibile espressione di Chakra, che per un attimo illuminò di blu le figure di entrambi gli Shinobi, il canarino lasciò in volo la bocca sul palmo di Hideo, esibendosi in anelli e capovolte sotto la luce della luna prima di atterrare nuovamente sul palmo di Hideo, ritornando ad argilla inerte. Celando dietro un sorriso il disappunto per le imperfezioni che aveva notato nel suo lavoro, concluse la sua risposta - Nonostante le apparenze, non sono utili solo alle esibizioni. Ma sicuramente lei signore conoscerà già la nostra specialità.

Una vocina nella testa di Hideo gli diceva che forse si stava prendendo troppe confidenze con qualcuno decisamente più alto in rango, ma ora che il focus della discussione si era spostato da strategie e tattiche all'intrattenimento, il Genin si sentiva decisamente più a suo agio.
 
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view post Posted on 1/12/2019, 11:40     +1   -1
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Where's my money, bitch??

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*Il solito sole si levava pigramente da Est portandosi dietro, come un bimbo ancora assonnato fa con la coperta, un nuovo giorno. I primi raggi, squartando il cielo di sbieco e spargendone all'interno colate di gommagutta, mostrarono ai due viandanti il panorama: ogni passo li allontanava dalla vita, dalla natura, ed accorciava le distanze con la landa desolata e arida che era il Paese della Pietra. Intorno a loro sempre meno arbusti, radici, vegetazione di alcun tipo. Per non parlare degli animali, come avrebbero potuto delle bestie sopravvivere senza niente di cui nutrirsi? La stessa, legittima, domanda la si poteva fare cambiando il soggetto negli esseri umani. Già a pochi metri di distanza si poteva osservare come il monocromatico grigio tipico di rocce e sassi, spezzato solo dalla presenza di ombre più scure ma comunque della stessa tonalità, avesse rimpiazzato ogni cosa. Non c'era un distacco netto tra i due ambienti, sembrava più come se una divinità avesse finito la china mentre passava col pennello per aggiungere vegetazione, terra, acqua, cercando di dare delle ultime e poco utili pennellate. Ma anche i bambini sanno che quell'ammasso compatto di minerali altro non è che una specie di enorme tappo, un rigido e spesso telo che nasconde un'architettura degna di un formicaio. Un'intera rete sotterranea di gallerie scorre nelle profondità, collegando i villaggi tra loro e con l'esterno, benchè gli ingressi siano sempre ostici da individuare per i forestieri. Anche per questo motivo, i confini ormai non sono mai troppo pattugliati e controllati, come avviene invece con la quasi totalità del resto del continente e come avveniva in passato, dove addirittura l'intera regione era circondata da mura. Una timida brezza soffiava da Nord, trasportando la frescura tipica del mattino non ancora martellato dall'incessante battere del sole. Da lì a qualche ora, l'intera superficie del Paese sarebbe diventata rovente più della distesa di sabbia del deserto, al pari di un'enorme piastra di ardesia lavica. Ben poco sollievo avrebbero offerto le ombre create dall'irregolarità della superficie.

Tutt'intorno non si scorgeva anima viva. I già sporadici sentieri di terra battuta si interrompevano bruscamente al contatto con le prime rocce, lasciando per qualche metro una scia di terriccio e sabbia che anch'essa svaniva poco oltre. Pensare che, andando verso il centro della Terra, si era stabilità un'intera popolazione lasciava basiti. Come potevano quelle persone soddisfare i bisogni primari? Come riuscivano a procurarsi cibo e acqua? E luce e calore? E ossigeno, soprattutto? E commerciare con il resto dei Paesi? Senza dubbio ognuna di queste domande aveva una risposta intelligente. Lungo la superficie giacevano ancora le rovine dei tempi che furono, quando la vita era all'esterno e non all'interno della crosta terrestre, gli spettri delle antiche costruzioni come la cinta muraria e i quattro villaggi martoriati negli anni da guerre che, a questa terra, neanche appartenevano.

Un luccichio improvviso avrebbe catturato l'attenzione di chi stesse guardando quella distesa bigia monocromatica. Focalizzando l'attenzione in quel punto, si potevano notare tre figure che, saltellando furtive, si spostavano di ombra in ombra. Le movenze agili e precise li posizionavano nella categoria dei ninja o in quella dei circensi, ma la tuta mimetica che si fondeva con il resto del paesaggio lasciava intendere un non so che di militare, scartando quindi la seconda opzione. Erano i tre Chunin che la coppia aveva intravisto al momento dell'adunata davanti alla residenza, quelli con l'aria confusa di chi non ha ben chiaro quello che sta succedendo. Balzavano da un anfratto all'altro, ordinati e precisi, cercando di disperdere i movimenti nello sfondo uniforme. Ma cosa ci facevano in un quadrante diverso da quello che gli era stato loro assegnato?*
 
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view post Posted on 7/12/2019, 17:12     +1   -1
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Mhh... mhhhh..

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Kaze no Kuni, confine con Ishi no Kuni, 14 maggio 249DN, ore 3.30


"Mh-mh..."

*Affermò stancamente, seguendo la parabola del piccolo volatile d'argilla scomparire oltre il confine della notte, sopra di loro, e quindi rientrarvi leggiadro, imbevuto d'argento, per tornare al proprio nido. L'avrebbe fatto saltare per aria? No, certo che no, perché l'aveva pensato?*

(Sarebbe stato meglio un Aracnide. Al posto mio, ma anche al posto di questo qua...)

*Si disse, mentre la creatura tornava ad un modellino inerte, ad ogni apparenza assolutamente innocuo. Non la migliore delle innate per l'infiltrazione. No, non era vero: aveva visto gente di quel clan creare esplosioni controllate, a stento udibili ma egualmente letali, e aveva sentito anche di peggio: tecniche allucinanti, capaci di produrre creature microscopiche, da far respirare all'avversario per dilaniarne gli organi interni. Roba terrificante... ma roba da veri professionisti.
Hideo Tsukimoto poteva avere tutti i talenti e gli hobby del mondo, ma non pareva un professionista.*


(Un jonin hanno detto... solo io quindi.)

*Tornò con la mente al giorno prima, tentando di discernere dall'aplomb del giovane qualche indicatore del suo rango. Gli aveva posto la domanda sbagliata, e quello era partito per la tangente con l'uccello. Perché non gli dicevano mai quel che voleva che gli dicessero?
Espirò profondamente, cancellando la silhouette dell'interlocutore per qualche istante. Avrebbe dovuto scoprirlo alla vecchia maniera, sperando che non gli costasse troppo.*


Kaze no Kuni, confine con Ishi no Kuni, 14 maggio 249DN, ore 4.30


*Scivolarono nuovamente nel silenzio che li aveva portati fin lì, Nan sonnecchiante a singhiozzo, come al solito: nessuna veglia troppo lunga da richiedere riflessione, nessun sonno troppo profondo da fargli cadere il sigaro di bocca. L'ennesimo ciclo lo portò inesorabilmente a distinguere le ombre farsi più fitte, il freddo più pungente e la notte più fragile. Era ora.
Anzi, era tardi.*


"Ehhhhhhh... che palle. In piedi Tsukimoto, mi fai fare tardi."

*Gracidò.
Aveva lasciato poco e niente in giro, perciò non gli ci volle granché a prepararsi. Emerse dalla conca, guadagnando la sommità del crinale arenoso e lanciando uno sguardo alla schiera di grigiume all'orizzonte. Un brivido vecchio di quasi quarant'anni gli attraversò la spina dorsale, lo stesso che, in buona parte, lo aveva convinto a non partire con il resto della Sabbia per Fukagizu. Che sollievo era stato, quando Himura gli aveva confessato di avere bisogno di qualcuno per tenere a freno la marmaglia accampatasi lungo le mura del villaggio! Che giustificazione poderosa, il senso del dovere!
Ma adesso lo rimandavano lì, in quel paese dimenticato dagli dèi... anzi no, quelli se l'erano ricordato, e se lo ricordavano ancora: avevano deciso di renderlo una landa disabitata, grigia e spenta, monotona e grandiosa come una pila di calcinacci. E in più avevano fatto sì che lì tutte e nove le Bestie Codate si venissero a radunare, giusto per spazzare via un po' di pattume. Figurato, si intende, dato che l'ultima vera civiltà ad aver prodotto mondezza in quel posto era sparita chissà quanto tempo prima.*


(I primi sei mesi della guerra contro Watashi li ho passati in trincea, tirando fuori la testa solo per l'occasionale operazione... e sono diventato scemo. Questi si sono rintanati sottoterra per libera scelta, e sono pure contenti.)

*Ponderò argutamente, supportato nel proprio sopralluogo da una luce tutt'altro che adatta allo scopo. Ma era adatta, dopotutto, dato che avrebbe nascosto anche e soprattutto loro contro il grigiume della pietra in cui la sabbia andava a devolvere. Ammesso che qualcuno stesse lì a guardarli, chiaro: le rovine erano un tale dedalo che si capisce bene perché le forze di Ishi avessero anni prima deciso di lasciar perdere coi pattugliamenti. Meglio controllare i singoli accessi sotterranei, e lasciare che gli occasionali crolli si occupassero degli intrusi. Altro brivido.*

(Meglio stare a causare terremoti su scala mondiale...)

"Procediamo spediti, dritto avanti. Non cambia molto il dove entriamo, finché non è una delle strade maestre e non ci avviciniamo troppo ad un accesso al villaggio vero e proprio.
Non che io sappia dove siano, ma... ma che caz...?
Ma porca puttana."


*Fece, con crescente confidenza in ciò che stava guardando, mentre gli occhi seguivano il saltellare di tre toporagni dal riflesso rosato della sabbia all'oscurità ancora satura della roccia. Tre toporagni vestiti di mantelle mimetiche, impegnati in una danza di avanzamento del tutto superflua, se non deleteria.
Erano quei tre orfani che aveva visto al banco. Dovevano essere loro. Due chunin e un genin... nord-ovest? No, tre chunin, nord-est? Aveva importanza?*


"Ma che gli salta in testa di entrare da qui? Puttana Izanami se siete rincoglioniti voi giovani d'oggi."

*L'aveva scagliato davvero, l'anatema generazionale sigillo di terza età, ma non se ne sarebbe reso conto ancora per diverse ore. Si voltò verso il poveraccio che lo accompagnava.
Che fare? Da un lato rischiavano di far saltare la propria parte dell'operazione, dall'altra, se si fossero fatti prendere o anche solo avvistare, avrebbero distolto ulteriori eventuali occhi da loro due... ma era in grado la Volpe di fare un simile, gelido ragionamento?
Si, decisamente si, concluse tirando profondamente dal sigaro e coprendo il lume della fiamma. Ma non era neppure quello il problema.*


(Perché non ho fatto finta di niente? Perché non sono rimasto in ospedale?)

"Non possiamo rischiare di raggiungerli se si infilano nelle rovine, e non possiamo rischiare che si facciano prendere, perché i ninja della Pietra li farebbero cinguettare che nemmeno venti dei tuoi canarini... perciò tocca raggiungerli, contattarli.
Hai detto che non sono solo utili alle esibizioni, no? Fagli capire che voglio incontrarli... dentro quel palazzone là, e che muovessero il culo."


*Comandò, con la consueta cortesia, attendendo una reazione dal giovane ninja. Se avesse potuto fare quanto gli aveva chiesto, si sarebbero mossi a loro volta verso le rovine.*
 
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