Mille pensieri ronzavano nella testa di Hideo, e nessuno sembrava voler concordare su una direzione comune, lasciando il povero Genin a dir poco confuso.
Prese un profondo respiro, cercando di trovare la calma necessaria a processare il tutto. Il fumo di seconda mano della Volpe Grigia gli riempì le narici, scacciando il fumo prodotto dal suo cervello. La familiare sensazione accese il suo bisogno primario, guidando le sue mani ad una tasca che, a parte l'acciarino e qualche mozzicone, era rimasta vuota.
Merda, sempre nei momenti peggioriAnche privato della Nicotina, la distrazione causata dal suo bisogno insoddisfatto era riuscita ugualmente a schiarirgli le idee, portandolo a patti con la mole di informazioni che l'ANBU gli aveva riversato addosso, con non poca condiscendenza per il suo grado. Con la sua ritrovata lucidità, il ragazzo poté riformulare i suoi pensieri in qualcosa di comprensibile.
Porca miseria, possibile che la prima missione dopo tanto tempo mi riporta di nuovo nel Paese della Pietra? Tra tutti i paesi che potevo visitare, dico io, proprio quello?Un crudele scherzo del destino, o forse una coincidenza di un fato che se ne fregava poco dei traumi personali, queste le due ipotesi nella testa di Hideo. Entrambe teorie perfettamente valide, che purtroppo non facevano altro che alimentare il senso di vuoto che si era annidato nel suo petto. Vaghi ricordi gli lampeggiarono davanti agli occhi, troppo veloci per essere identificati, ma senza dubbio appartenenti a quel breve periodo di cui non riusciva ancora a ricostruire niente. Il vuoto nel suo petto crebbe un poco, causandogli un brivido gelido, nonostante il sole di Suna fosse ancora alto.
Cercando pensieri meno fatalisti, gli capitò di ascoltare i borbottii del Jonin a cui era stato assegnato. Anche lui sembrava preoccupato per la situazione, in maniera poco caratteristica, per quanto ne sapeva il Genin. Gli sarebbe piaciuto poter fare affidamento alla sicurezza di qualcun'altro, in un momento come quello, ma il ragazzo si rendeva conto che probabilmente era chiedere troppo anche, o sopratutto, da qualcuno con ben più esperienza di vita di quanta lui potesse vantare.
Espirò a lungo, allontanandosi per la seconda volta dai pensieri cupi. Gli sembrava di aver trattenuto il fiato per qualche minuto, il che era probabilmente vero.
Inspira, espira. Ok, ci sono, tutto a posto.Senza tabacco a disposizione, le sue dita si trovavano senza niente da fare e, mentre il cervello cercava di mantenere l'attenzione del ragazzo, si mossero verso la tasca dell'argilla, preparandosi alla seconda attività più rilassante che il ragazzo ancora ricordava. Accarezzarono il composto duttile e sorprendentemente fresco, giocherellandosi per qualche attimo per poi irrigidirsi di colpo quando la mente cosciente di Hideo si rese conto che il Jonin aveva soffermato il suo sguardo su di lui per più di qualche attimo, congelandolo sul posto per un istante. Rispondendo ad un commento mai espresso, il ragazzo tirò giù l'orlo della maglietta, nel tentativo di darle un aspetto più presentabile.
Nonostante il suo desiderio di partecipare, se non altro almeno per non sembrare
totalmente un pesce fuor d'acqua, la conversazione tra il Jonin e l'ANBU durò poco oltre, con la seconda iterazione delle stesse istruzioni che gli erano state riportate la prima volta. In quella situazione non c'era persona in grado di dare risposte certe, solo ordini dall'alto che andavano eseguiti.
Con l'ultimo sbuffo del suo sigaro, il Jonin congedò l'intero gruppo, imponendo un orario ad Hideo e dimostrando ancora una volta di essere colui che deteneva la maggiore autorità, tra i presenti.
Con solo l'odore di fumo a ricordare la presenza dell'uomo che era già sparito nella folla, Hideo si concesse un sospiro di sollievo, allentando le spalle che la tensione aveva irrigidito e curvandosi un po', come se finalmente libero da un grande peso. Ringraziò l'ANBU con un cenno della mano ed un -
Grazie - borbottato, tornando a vestire panni che gli erano più familiari. Stranamente, si sentiva più a suo agio ora che era rimasto solo con le Forze Speciali del villaggio.
Farò meglio a fare scorta di sigarette, se voglio sopravvivere al viaggio. - rivolse lo sguardo al cielo, masticandosi il labbro inferiore per soddisfare un poco il bisogno fisiologico di fumare -
Ed anche in fretta, non voglio immaginare come possa prendersela se lo faccio aspettare.--------------------
Il viaggio era stato silenzioso e, per quanto ogni osso nel corpo di Hideo gli urlasse di rompere il silenzio con la solita esuberanza che aveva adottato fin da quando aveva lasciato casa, di fare domande, di soddisfare la curiosità la ragione lo mantenne altrettanto silenzioso, rispettando l'esempio del suo Caposquadra.
L'incessante movimento lo aveva tenuto occupato, per lo meno, tra l'inconscio che guidava con precisione i suoi movimenti ed il conscio che scrutava la zona per punti d'interesse su una strada che per gran parte aveva già percorso. Ma ora che si erano fermati, le cose cambiavano, e nell'ozio la mente di Hideo vagava, cercando principalmente di rimettere insieme i pezzi mancanti, come un puzzle lasciato a metà. Certo, all'inizio cercava di evitarlo, ma una persona può contare le stelle solo fino ad un certo punto prima di perdere il conto una volta di troppo. E così finiva a vagare, spesso imbattendosi in ricordi lasciati a metà ma in qualche modo ugualmente dolorosi. Ogni tanto erano i ricordi di una grande casa, qualche volta di una persona anziana, persone che si somigliavano, che GLI somigliavano, ma nessun senso di familiarità accompagnava mai quei ricordi, solo rancore ed un pizzico di tristezza. Altre volte si trattava di una casa più piccola, più povera, e di un ragazzo più o meno della sua età, forse più giovane, non sapeva quando aveva creato quei ricordi. Quelli, quelli si, gli portavano felicità, per un po', ma poi un forte senso di perdita l'eclissava.
Hideo non era del tutto perso in questa ragnatela di immagini, i suoi compagni alla Sede, quelli che lo conoscono -
Quelli che mi hanno accolto, i miei amici - gli avevano raccontato il suo passato o, per meglio dire, ciò che lui gli aveva raccontato del suo passato, quando si incontrarono per la prima volta. Hideo sapeva della sua famiglia, della sua infanzia, della sua emancipazione. Ma non riusciva a ricordare nomi, momenti, a tratti anche i volti (non con chiarezza, per lo meno) e sopratutto non riusciva a ricordare quel ragazzo ed il motivo per cui quelle immagini, ambientate sui tetti illuminati dalla luna, evocassero emozioni così discordanti.
Prese una profonda boccata dalla sigaretta stretta fra le labbra, consumandone l'ultimo tratto. Forse non avrebbe mai recuperato tutte le memorie, forse la sua curiosità, per una volta, sarebbe dovuta tacere insoddisfatta, davanti ad un mistero troppo profondo per essere esplorato. Sorrise un po', lasciandosi sfuggire un po' di fumo dalla bocca.
Forse è meglio così. Magari un giorno mi dimenticherò anche di queste cose e potrò mettermi l'anima in pace.Inaspettatamente, il silenzio fu' rotto dal Jonin accampato li con lui, che lo sorprese con una domanda. La prima che gli avesse rivolto, da quando si erano incontrati per la prima volta. Gli scappò una risatina prima che potesse sopprimerla, spiazzato dall'innocenza della domanda posta, nonché dalla sua banalità. Non poté fare a meno di nota che, nonostante l'evidenza rappresentata dalla voce resa roca dal silenzio, gli si era rivolto come se lo conoscesse da tempo. Posseduto da chissà quale forza, Hideo decise di rispondere alla domanda con lo stesso candore.
Ho preso l'abitudine quando non avevo soldi per niente di meglio e poi sono finite per piacermi - Accompagnò le ultime parole facendo spallucce, per poi estrarre una nuova sigaretta dal pacchetto lasciato all'aperto, a pronta disposizione del ragazzo. Mentre la fiamma del suo acciarino iniziava a bruciare la nuova sigaretta, Hideo fece il conto di quante gliene rimanessero, cercando di stimare se i tre pacchi che ancora gli rimanevano in borsa sarebbero stati sufficienti. Ancora più inaspettatamente della prima volta, il Jonin proferì nuovamente parola, ed Hideo iniziò a chiedersi se avesse sbagliato a far passare il viaggio in completo silenzio.
Nah, meglio così. "Un venditore deve sempre prendere l'iniziativa, tranne quando non deve." Non diceva così Ryo?Per rispondere al secondo quesito di Nan, Hideo si voltò leggermente verso di lui, affinché lo potesse vedere completamente. Riponendo l'acciarino, il ragazzo iniziò a rispondere, mentre con le mani ora libere iniziava a preparare l'argilla.
Tsukimoto Hideo, e credimi, è un onore. - Fece ben attenzione ad omettere sia il suo grado che la sua parziale amnesia che di sicuro aveva cancellato qualunque informazione avesse avuto sul Jonin -
Di cosa mi occupo? Beh, se fumare è il mio più grande talento, questo è il mio Hobby preferito - con una battuta si procurò il tempo necessario completare il suo lavoro: l'effige di un piccolo volatile, delle dimensioni di un canarino ma dotato di lunghe piume decorative. Con una visibile espressione di Chakra, che per un attimo illuminò di blu le figure di entrambi gli Shinobi, il canarino lasciò in volo la bocca sul palmo di Hideo, esibendosi in anelli e capovolte sotto la luce della luna prima di atterrare nuovamente sul palmo di Hideo, ritornando ad argilla inerte. Celando dietro un sorriso il disappunto per le imperfezioni che aveva notato nel suo lavoro, concluse la sua risposta -
Nonostante le apparenze, non sono utili solo alle esibizioni. Ma sicuramente lei signore conoscerà già la nostra specialità.Una vocina nella testa di Hideo gli diceva che forse si stava prendendo troppe confidenze con qualcuno decisamente più alto in rango, ma ora che il focus della discussione si era spostato da strategie e tattiche all'intrattenimento, il Genin si sentiva decisamente più a suo agio.