ひよこ Hiyoko - Under my wing, Quest Sage Mode (Rapaci) per Vale93ba

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view post Posted on 4/12/2018, 20:53     +1   -1
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GdrOff|| Benvenuto nella tua quest pulcino-kun :gurupat:

Intanto che mi confermano gli ultimi dettagli per la trama (cose che riguardano una fase avanzata della quest), fai pure il primo post libero ruolando quello che sta vivendo il pg. Se ritieni fai passare pure dei giorni dall'ultima role fatta in cui Kinji ha ricevuto il sigillo, metterò una data in base a quello che mi scriverai. Unica richiesta che ti faccio è quella di terminare con il pg che va a dormire.

- Per qualsiasi domanda sai dove trovarmi
- Come concordato in partenza non posso assicurare un ritmo eccelso, cercherò comunque di fare almeno 1 post a settimana
- In caso di problemi e assenze ovviamente avviserò e ti pregherei di fare altrettanto^^

Buona fortuna :goku: || GdrOn

 
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view post Posted on 6/12/2018, 15:20     +1   -1
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Dopo la chiacchierata con Hideyoshi, Kinji aveva capito che ricevere il segno poteva essere una condizione necessaria alla risoluzione del suo problema, o quantomeno poteva ritardare l'inevitabile squilibrio fisico e mentale.
Per quanto ne poteva sapere lui, però, il Kokage poteva non essere riuscito nel suo intento di trasmettere solo quella parte di chakra appartenuta a Keiichi, o addirittura poteva aver mentito. L'Uchiha cercò in tutti i modi di scacciare dai propri pensieri quest'ultima supposizione, nascondendosi dietro una logica che non vedeva affatto il Cantore subdolo come i suoi predecessori.
Dopo aver recuperato il corpo di Ayame, i due Uchiha si congedarono e ripresero il cammino che avevano percorso in compagnia degli Anbu che, lentamente tornarono alle proprie posizioni di guardia ben distanti da occhi e orecchie indiscrete.
Durante tutto il viaggio, Kinji sentì la mano intorpidita, sporadicamente dolorante, ma credette che fosse un normale decorso del processo di diventare un possessore del segno maledetto. Il Vermiglio riuscì a percepire pesante la preoccupazione di Yugure, in silenzio ma nuovamente sulla sua spalla da quando aveva lasciato indietro Hideyoshi.
Lo sguardo del rapace molto probabilmente era attratto, o per meglio dire intimidito, dal segno e da tutto ciò che rappresentava averlo sulla pelle: non ne sapeva molto, così come lo stesso villaggio del Suono non era ormai più certo della sua natura, e l'ignoto rappresentava una minaccia da non sottovalutare.
Quando Kinji si sentì insistentemente osservato dalla compagna alata, cercò di smorzare la tensione.


- Guarda che non morde mica, è solo un sigillo come tanti... ha solo una pessima reputazione.

- Farai bene a non sbagliarti, o stavolta ti concio per le feste.

Kinji riuscì a percepire la genuina preoccupazione dietro quella minaccia assolutamente poco credibile.
Una volta tornato nelle familiari strade di Konoha, il Vermiglio si congedò dall'Hokage e dalla scorta per rinfrescarsi le idee e riflettere sulla sua prossima mossa.
Passarono un paio di giorni piuttosto monotoni in cui l'Uchiha non faceva assolutamente nulla se non verificare se il suo organismo reagisse in qualche modo al segno maledetto e all'anello.
Il primo giorno decise di dedicarsi all'allenamento dei muscoli e della prontezza di riflessi usando dei manichini e bersagli di legno a buon mercato.
Se doveva succedere qualcosa, pensò, durante un combattimento simulato potrebbe essere il momento di debolezza perfetto per vedere se Otomika avrebbe approfittato nuovamente.
E invece nulla: l'intera giornata si concluse in maniera del tutto normale facendo si che Kinji si allenasse in tutta tranquillità.


Mi aspettavo che i primi giorni fossero i peggiori per quanto potesse comprendere il segno e l'anello... invece non è successo assolutamente nulla. Forse potrei chiedere ad Akane di fare un altro scontro. No, pessima idea... potrei metterla nei guai se in tempi del genere si allontanasse per mettersi a repentaglio.
Per oggi basta così, si è fatto tardi e mi è venuta anche fame.


Per due giorni approfittò della improvvisa carenza di missioni e compiti, rimanendo piuttosto soddisfatto della possibilità che forse ci aveva visto giusto e il Cantore era riuscito a dargli quel qualcosa che aveva messo equilibrio alle forze negative celate dentro la sua persona.
Il terzo giorno passò placido come gli altri, fin quando Kinji non decise di andare a letto.
 
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view post Posted on 7/12/2018, 08:48     +1   -1
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L
a testa rotolò via dal suo corpo, osservandosi ora privo di capo un'ultima volta. Contro il suo muscoloso fisico, ricoperto di appuntite ossa aguzze e affilate, il corpo di una ragazzina troppo giovane per brandire la spada che impugnava, era conficcato su di esso, infilzata negli organi vitali quel tanto che bastava per consentirle una morte rapida, ma non prima di aver agognato la fatal quiete, soffrendo tutte le ferite che le erano state inferte.

La Kubikiri cadde a terra, mentre i suoi occhi volgevano alla chiusura. Calava il crepuscolo sulla sua vita, mentre osservava la bambina agonizzare appesa al suo stesso corpo. Poi, la sera sulla sua vita giunse, rapida e indolore com'era iniziata la sua vita.


* * * *


Kinji si alzò col cuore in gola, la sensazione che questa fosse tagliata ancora vivida e riscontrabile in una potente infiammazione - sentiva davvero un gonfiore al collo, difficoltà a respirare così come a deglutire. Per un attimo, la realtà della sua stanza non si formò ancora di fronte ai suoi occhi, e quando sentì una mano toccargli la spalla, non riconobbe la voce del fratello. Dentro di sé, montò una violenta ferocia, sintomatizzata col bruciore dell'anello che portava al dito. Una personalità che non era la sua prese per un istante il sopravvento e il suo braccio mutò parzialmente sotto i suoi stessi occhi, assumendo connotati gonfi di muscoli e nervi tesi. La sua mano scattò, il polso ruotò e l'impatto delle sue nocche contro qualcosa di fragile schioccò nella notte. Il rumore di carne battuta si sovrappose al rumore di ossa frantumate, soffocato a malapena da un violento rantolo di dolore. Calde lacrime miste a sangue tersero la sua mano, mentre l'improvvisa esplosione di adrenalina nel suo corpo scemava sempre di più.
Quando finalmente la sua vista si abituò alle tenebre, a malapena fugate dal chiarore lunare, Kinji poté vedere il suo giovane fratellino Hayato a terra, sanguinante e dolorante, mentre si teneva la bocca, grondante sangue. Accecato dal dolore e dalle lacrime, Hayato si contorceva a terra.

Destatosi da quello stato catatonico Kinji avrebbe certamente prestato soccorso al fratello e nel farlo avrebbe notato quanto orribile fosse la frattura provocatagli: sulle prime non realizzò l'accaduto, la sua mente traumatizzata riuscì a soffermò solo sulla semplice constatazione che, nel colpire, per un attimo aveva posseduto una forza sovrumana, una forza non sua. L'anello al dito intanto bruciava di un fuoco magmatico e una luce violacea splendeva in quella stanza.
Yugure, allertata dal chiasso, si precipitò nell'abitazione del suo eremita, finendo così per osservare la scena con sgomento.

Yugure: "Kinji-kun! C-che cosa hai fatto? Perché? Hayato-kun, cerca di calmarti, guardami!"

Il dolore provocato dal violento pugno era troppo da sopportare per il povero ragazzino che aveva già sopportato più di quanto ci si potesse aspettare. Imprigionato dalle convulsioni osservando il suo stesso sangue alla fine svenne emettendo un rantolo di dolore.

Yugure: "Oh Kami! Perchè!? Vai a cercare aiuto! SBRIGATI!"

La confusione nella sua testa rendeva tutto più difficile. Non sarebbe stata una notte facile.
 
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view post Posted on 15/12/2018, 11:14     +1   -1
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Quella sera Kinji era andato a letto relativamente presto, sperando di ottenere delle ore di sonno quel tanto che bastava per portare riposo alle sue stanche membra.
Dopo il buio, la mentre prese a vagare verso memorie sconosciute, lontane, e infine arrivarono davanti ad un corpo di ragazza, troppo giovane per quello che il fato le aveva destinato: una testa stava rotolando via, il sangue aveva formato una scia di color rosso vivo, mentre alla base del cadavere -dal quale fuoriuscivano ossa appuntite alle quale lei era infilzata- si stava formando una ampia pozza dello stesso liquido.
La grande spada cadde, il corpo muscoloso l'aveva infilzata così precisamente da colpire gli organi vitali, lo shock era stato talmente forte da garantire una morte repentina.
Kinji si svegliò di soprassalto, spaesato e affaticato più di quando aveva provato a chiudere gli occhi; sentiva di avere il fiato corto, come se lui stesso avesse perpetrato quegli atroci atti e il muscolo miocardico batteva forte e incessante nel petto. L'anello bruciava terribilmente e con esso il malessere si stava diffondendo a macchia d'olio lungo il braccio.
Sentì una mano toccargli la spalla e, non riconoscendo la voce di nessuno, l'istinto primordiale di difendersi portò la mano destra a chiudersi per poi tirare un colpo liberatorio verso chiunque si fosse introdotto in casa sua. Non riuscì a capire cosa fosse, gli occhi ancora non abituati alle tenebre e la destra che giurò di aver visto cambiare sotto i suoi stessi occhi, ora macchiata di sangue.
Solo alcuni istanti dopo realizzò cosa aveva fatto, nonostante non comprendesse come ciò fosse accaduto, ed il tremendo dubbio che quello che aveva bollato come intruso fosse in realtà suo fratello si insinuò nella mente. Solo facendo particolare attenzione e avvalendosi del chiarore della luna che filtrava dalla finestra, Kinji vide la figura dolorante per terra, riconoscendo purtroppo Hayato.


Cosa?... Come ho fatto... Hayato!

Ancora stordito dal sonno tutt'altro che ristoratore e dall'idea di aver fatto del male al fratello minore, l'Uchiha si precipitò accanto al più piccolo per valutare quanto la ferita fosse grave. Con suo stupore sembrava ben più grave di quanto pensasse, e parte di se sentì di essere null'altro che una bestia, un mostro che attaccava per istinto e senza ragione con una foga che mai avrebbe avuto.
Non riusciva a pensare, non riusciva a dire nulla; fortunatamente arrivò sul posto Yugure, allertata dall'improvviso trambusto. Nei suoi occhi si poteva leggere lo stupore e l'orrore per ciò che Kinji aveva fatto. Proprio l'Uchiha non sapeva cosa dire, non aveva la forza nemmeno di giustificarsi o di rincuorare il fratello dolorante per terra.
Yugure si avvicinò al più piccolo, mentre il Vermiglio istintivamente prese le distanze, disgustato dalle sue stesse mani: quelle che stava osservando bagnate con il sangue dell'amato fratello. Provava disgusto verso di se, le sue azioni, quello che era diventato per colpa dell'anello che ancora lo tormentava con il bruciore che lentamente stava diventando vero e proprio dolore.
La voce di Yugure, i rantoli del fratello e tutto divennero nient'altro che un fischio assordante, fino a quando non riuscì a leggere dal labiale della ragazza "aiuto, sbrigati". Si precipitò via dalla casa uscendo addirittura dalla finestra alle sue spalle e si fece largo nel cuore della notte correndo a più non posso verso l'ospedale di Konoha.


Perchè... Perchè!? Cosa ho fatto? Come posso continuare a stare con coloro a cui tengo se sono una bomba ad orologeria pronta ad esplodere!?

Avrebbe volentieri pianto e gridato fino a che la voce non fosse venuta meno, ma doveva assolutamente trovare aiuto per il bene di Hayato, nonostante sarebbe stato difficile spiegare l'accaduto. Persino Yugure l'aveva guardato come se fosse un assassino, l'unico vero colpevole, e forse in cuor suo temeva che la verità fosse proprio quella.
 
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view post Posted on 15/12/2018, 19:32     +1   -1
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'ora era tarda e le strade di Konoha illuminate solo da qualche luce sporadica e dal riverbero argenteo della luna che risplendeva nel suo nettare stellare. In quest'atmosfera mistica la corsa di Kinji fu matta e disperata, la sua ansia crebbe ad ogni passo mentre le lacrime agli occhi rispecchiavano la tristezza e la rabbia che aveva nel cuore, ma non era tutto. Il jonin provò disgusto e odio verso se stesso e verso quel dannato anello che portava al dito - delusione anche - il sigillo di Hideyoshi non era servito a fermare la sua influenza e anzi, sembrava aver peggiorato le cose, lo stava corrompendo.
Difficile spiegare cosa fosse accaduto davvero, a grandi linee possiamo dire tuttavia che fu come se un ricordo appartenente a qualcun altro avesse preso il sopravvento sulla psiche e la sua mente, pur avendo elaborato il tutto come un sogno, al risveglio non era riuscita a cogliere la differenza tra sogno e realtà, fu come se le sue sinapsi non avessero percepito e trasmesso quel passaggio.

E qualsiasi cosa fosse successa, aveva avuto il potere di mutare perfino il suo corpo. Non era la prima volta che questo succedeva, ma l'ultima volta era stato qualcosa di onirico, quai frutto di un'illusione. L'idea che ora quelle ossa sprigionate dal suo corpo nello studio dell'Hokage fossero vere lo terrorizzò. No, non poteva essere. Dopotutto, perchè Akane doveva essere immobile? No, chiaramente quello era il frutto di un sogno. Ma non questo.

Quando si precipitò dentro l'ospedale, le sue urla di soccorso svegliarono i malcapitati che lo sentirono e presto una pattuglia di medici si precipitò a casa sua sulle ali di rapaci d'inchiostro. La pattuglia di soccorso era sempre all'erta, il jutsu pronto a rispondere alle emergenze. Quando arrivarono qualche vicino di casa stava osservando la scena incerto su cosa stesse accadendo, i medici entrarono di corsa nella stanza trovando Hayato immerso in un lago di sangue, questo nonostante i tentativi di Yugure di fermare l'emorragia. Il fratellino giaceva svenuto, il volto una maschera di carne tumefatta e rotta e anche se medici si presero subito cura di lui preparandosi a trasportarlo d'urgenza verso l'ospedale, nulla impedì loro si scambiarsi sguardi sospettosi e inquieti per l'accaduto.
Uno dei soccorritori in camice bianco rassicurò velocemente Kinji, gli disse che nonostante fosse una ferita davvero brutta, non ci sarebbero state conseguenze permanenti anche se il periodo di convalescenza contava nell'ordine di mesi a causa delle fratture scomposte.

Inerme Kinji osservò l'operato dei soccorritori fino a quando, stabilizzato il collo, lo sistemarono su una barella e li vide allontanarsi ma non restò solo a lungo in quella casa testimone dello scempio. Una squadra di vigilanza si avvicinò all'Uchiha e osservando le sue mani sporche di sangue chiesero di raccontare dell'accaduto. La loro espressione non lasciava presagire nulla di buono per il pupillo del Sandaime.
 
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view post Posted on 18/12/2018, 11:28     +1   -1
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Arrivò in men che non si dica all'ospedale di Konoha e vista la tarda ora non c'era quasi nessuno nell'androne principale. Senza perdere un attimo si affrettò nel cercare qualcuno che gli desse retta per mandare i soccorsi a casa.

- Vi prego, qualcuno mi aiuti!

Fortunatamente per lui, un gruppo di medici di guardia era proprio li nei paraggi e chiesero semplicemente le generalità del paziente e dove recarsi, per poi montare in groppa al destriero d'inchiostro di uno dei soccorritori e dirigersi in casa. Anche l'Uchiha salì sul volatile stilizzato per poter arrivare tempestivamente assieme ai medici di guardia e dopo alcuni minuti furono già sopra la modesta casa di Kinji e Hayato.
I medici furono i primi ad entrare tra le mura casalinghe, mentre Kinji si mosse titubante al di fuori delle mura; alcuni dei vicini, allertati dal trambusto improvviso nel cuore della notte, si affacciarono incuriositi e allo stesso tempo intimiditi. L'Anbu non aveva il coraggio di entrare in casa, di muovere un passo in quello che considerava alla pari del luogo di un delitto dove lui era l'assassino.


Come ho potuto colpirlo così violentemente? Come ho potuto!? Non me lo perdonerò mai... devo trovare una soluzione al mio problema e in fretta.

L'Uchiha sentiva come se il destino gli avesse giocato un brutto scherzo da quando era entrato nei sotterranei di Oto: ritrovare l'anello, subirne l'influsso più e più volte fino a sfociare nell'incidente odierno.
Cercò di chiedersi cosa avrebbe potuto fare per cercare di tenere a bada il demone dentro di se, ma l'attenzione del ragazzo venne presto monopolizzata dagli stessi medici che stavano trasportando fuori Hayato, ancora privo di sensi. Yugure era rimasta sull'uscio della porta principale mentre lo seguiva con uno sguardo preoccupato.
Quello era il momento di chiedere ad un collaboratore di che entità era il danno, così afferrò uno dei medici non occupati nel trasporto del fratellino e pose la sua domanda.


- Chiedo scusa!... La prego, mi dica come sta mio fratello.

Il medico cercò di cavarsela con poche parole visto che comunque andavano di fretta e riferì che la ferita, per quanto grave, non avrebbe avuto conseguenze troppo spiacevoli sul giovane Hayato. Forse avrebbe passato alcuni mesi in ospedale, difficile dirlo senza una vera e propria diagnosi.
Quelle parole rassicurarono leggermente Kinji, ma il problema doveva ancora essere risolto alla radice e, mentre il destriero alato partiva nuovamente verso l'edificio ospedaliero, una squadra di vigilanza si avvicinò al Vermiglio per chiedere dettagli sull'accaduto. Non sentiva di dover mentire o di perdere la calma davanti agli agenti, sapeva che farlo lo avrebbe soltanto messo nei guai più di quanto non sentisse già da se.


- Si è trattato di un incidente: Mi ha svegliato nel cuore della notte senza far rumore e ho pensato fosse un malvivente che voleva derubarci o farci del male... si tratta di uno spiacevole incidente, potete fare degli accertamenti per verificare che la mia versione sia corretta.

Effettivamente un incidente era stato, ma l'anello lo aveva tratto in inganno e gli aveva donato una forza spaventosa proprio quando serviva di meno. Forse Yugure avrebbe potuto confermare i fatti descritti da Kinji in quanto testimone oculare.
 
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view post Posted on 18/12/2018, 17:55     +1   -1
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P
oco convinte le guardie osservarono Kinji e la giovane ragazza che li osserva dall'uscio della porta.

Senza offesa ragazzo ma non sembri in grado di tirare colpi così forti. Heee che storie, nel dubbio comunque temo tu debba venire con noi, sai, per gli accertamenti di routine.

Con un cenno l'uomo in divisa si rivolse anche a Yugure e diede disposizioni ai colleghi affinchè fossero tenuti in stanze separate; la donna - che non sapevano essere un rapace trasformato - ai loro occhi altri non era che un testimone dell'accaduto e avevano intenzione di confrontare le rispettive versioni. Sotto scorta dunque Kinji venne accompagnato alla centrale di polizia della Foglia.

* * * *

Attraversato l'ennesimo corridoio grigio, la sala in cui venne lasciato era fornita di tavolo, due-tre sedie, telecamere in alto e la classica vetrata unilaterale riflettente, di quelle utilizzata negli interrogatori per consentire a chiunque fosse la dietro di ascoltare senza essere visti. L'Uchiha avrebbe aspettato li seduto diverse ore, senza nulla da mangiare o da bere e senza possibilità di uscire.
Quando finalmente la porta si aprì il ragazzo riconobbe il suo interlocutore ancor prima dal passo e dalla sagoma possente, per lui avevano scomodato il capo anbu degli assalitori in persona, Shinichi Kobayashi. Pochi movimenti, essenziali e freddi, in volto stampato uno sguardo serio, di quelli che di solito riservava ai criminali e non ai colleghi: non lo aveva mai visto in quell'ottica prima e nel vederlo accomodarsi difronte a lui compatì tutti i criminali che avevano torchiato insieme e per un attimo, Kinji compatì anche se stesso.

"Kinji-kun, da quanto..

Spero tu ti sia ripreso dalla tua ultima missione, sappiamo che hai riportato.. situazioni interessanti. Avrei preferito incontrarti per caso in una taverna, con davanti ad un sakè caldo magari e non tra queste mura
"
La scelta terminologica del capo anbu denotava una forte tensione, supportata da un tono di voce spezzato, teso, preoccupato su cosa dire, come dirlo e soprattutto, cosa fare. "Hachi-san ha in cura tuo fratello e si è occupato di lui anche dopo quello che gli è stato raccontato. Si è permesso di leggergli la memoria, capisci, per sventare la possibilità che tu fossi stato assoggettato da una forza esterna.."

L'ombra dell'attacco al villaggio era ancora presente sul suo sguardo, memorie di come Konoha, nel pieno della sua forza, fosse stata colta di sorpresa, impreparata.

"Ha confermato quanto detto sia da te che da Yugure ma il problema sorge proprio qui, Kinji-kun."

La sua voce divenne ancor più bassa e appoggiò il mento sulle mani finendo per coprirsi anche il volto per un secondo - segno di una stanchezza che si accumulava giorno per giorno - infine, prima di riprendere il discorso, sospirò.
Viste le premesse prima di passare alle cose serie sentì di dovergli un aggiornamento sulle condizioni del fratello, dimenticata la maggioranza dei termini medici gli spiegò a grandi linee che i medici avevano trovato "bizzarro" il modo in aveva conciato il fratello, con un singolo pugno lo aveva quasi ucciso. Gli spiegò che secondo Hachi la scarica di adrenalina e la sorpresa per quanto avvenuto, in Hayato erano stati stati superiori alla naturale reazione di arresto della coscienza che avviene per i forti traumi. Per quanto gravi le sue condizioni disse che il fratello adesso era stabile, lo aspettava tuttavia un lungo percorso, tra interventi di mastoplastica per rimettere a posto il volto, cure e attenzioni per far riassorbire i traumi cerebrali nel tempo. Quanto, non sapeva dirlo nemmeno il Primario.

"Ma vediamo a noi. Scavando nella memoria di tuo fratello Hachi ha scoperto che Hayato si è svegliato nel cuore della notte avvertendo uno strano ruggito e qualcuno farfugliare parole con una voce sconosciuta. Allarmato, è entrato in camera tua, e ha capito che la voce proveniva da te. Allarmato e preoccupato ha cercato di svegliarti ma quando tu ti sei sollevato.. l'anello si è illuminato e il tuo braccio è mutato in qualcosa di spaventoso per un ragazzo della tua corporatura. Per un istante, il tuo sguardo è mutato, e poi hai colpito Hayato con tutta la tua forza. Una forza che, francamente, so per certo che non ti appartiene."

Il volto di Shinichi si piantò su Kinji. Tutta la pressione dello sguardo di un veterano di guerra trafisse lo sguardo di un altro veterano, esperto sì nell'arte del combattimento, ma con diversi approcci e che in ogni caso aveva visto molti meno campi di battaglia rispetto al suo superiore. Per qualche minuto, i due rimasero così, assorti a guardarsi l'un l'altro, specchiandosi nelle pupille altrui. Poi l'anbu in servizio riprese a parlare.

"Conoscendo la tua situazione, non possiamo darti la colpa. Quella cosa che porti al dito non l'hai voluta, spero però che tu possa capire le nostre preoccupazioni.. c'è già stato qualcun altro qui a Konoha con poteri simili, qualcuno che ho conosciuto quando ancora non era lontanamente quello che è diventato e non voglio vederti ridotto così, Kinji-kun. Non dopo quello che hai fatto per questo villaggio."

Chiaro il riferimento a Keiichi - ad oggi Consigliere disperso - e al rapporto conflittuale che da sempre lo legava alla Foglia e all'Hokage. Poi Shinichi si alzò in piedi e cominciando a fare su e giù per la stanzetta mostrò il nervosismo nei suoi passi.

"Non posso darti un ordine simile ma devo chiederti di cercare di stare lontano da Konoha per un po', almeno fino a quando non ti sarai stabilizzato. So che il Rosso prima di sparire si stava occupando del tuo caso ma.. un momento.." privo di un auricolare, Kinji capì poco dopo che era collegato per via telepatica con l'ospedale, con lo Yamanaka.

"Bene. Tuo fratello pare si sia svegliato, ma si è addormentato subito dopo. Non possiamo lasciartelo vedere ma quel che è peggio è che non posso lasciarti uscire e al tempo stesso non posso trattenerti, sei bloccato qua in sostanza. "

Detto ciò, si apprestò ad uscire dalla stanza e lasciarlo con i suoi pensieri.

"Farò portare dei viveri e magari ti farò fare un salto ai servizi, sotto scorta ovviamente. Cerchiamo di fare del nostro meglio ma per motivi di sicurezza sei a tutti gli effetti considerato un individuo potenzialmente letale per il villaggio. Mi dispiace ragazzo.."

A breve, sarebbe arrivato quanto promesso.


Edited by ~Angy. - 21/12/2018, 22:35
 
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view post Posted on 18/12/2018, 21:17     +1   -1
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La versione di Kinji sembrò essere plausibile, ma le guardie erano comunque sospettose per via della gravità della ferita riportata da Hayato e dunque chiesero al giovane di seguirli assieme a Yugure. Senza fare una piega, l'Uchiha e la compagna vennero portati in centrale per ascoltare la testimonianza di quest'ultima, e si assicurarono che i due venissero tenuti separati per non dare a lei la possibilità di accordarsi con l'eremita su cosa riferire.
Una volta dentro le mura della centrale della Foglia, Kinji venne scortato in una classica stanza per gli interrogatori con un tavolo al centro, alcune sedie attorno ad esso ed uno specchio che in realtà nascondeva l'altra parte da sguardi indiscreti.
Per la prima volta presenziava dalla parte sbagliata del vetro, del tavolo, persino della stanza. Si sentiva un criminale, ma non tanto per come lo stavano trattando, piuttosto per quello che aveva fatto al povero fratello minore. Ancora non riusciva a crederci.
Prese posto su una delle sedie e attese immobile l'arrivo di colui che avrebbe dovuto confrontarsi verbalmente con l'Anbu. Era bloccato li senza possibilità di uscire, di mangiare, bere, andare al bagno o anche solo vedere qualcuno... ma non gli importava. Era da solo con il suo senso di colpa, i bisogni aveva suo malgrado imparato a limitarli al minimo indispensabile dopo il mese passato nella caverna di Ryuchi.
Passarono le ore e Kinji rimase in un silenzio tombale per tutto il tempo quando, finalmente, sentì la maniglia della porta emettere dei suoi. Avevano mandato Shinichi, perciò doveva trattarsi di una situazione molto più grave di quanto immaginasse; l'Anbu aveva uno sguardo molto serio, a tratti inquisitorio, e parlò con un tono altrettanto grave.
Si riferì quindi alla condizione in cui era tornato da Oto come "interessante", un termine tutt'altro che azzeccato, ma comunque il fatto che sapesse come fosse andata voleva dire che Akane aveva confidato tutto a lui e probabilmente anche a Hachi Yamanaka, il primario.
Proprio Hachi sembrava essersi preso cura di Hayato dopo aver sondato nella memoria del ragazzo per avere conferme sull'accaduto. Ciò che emerse dai ricordi dell'Uchiha aveva dell'impossibile: Hayato si era svegliato per via di uno strano verso e subito dopo una voce sconosciuta che blaterava qualcosa. La fonte di quella voce era lo stesso Kinji e, una volta avvicinatosi per svegliarlo, Hayato aveva assistito ad una orrenda mutazione dello sguardo e del braccio del fratello, prima di essere colpito in pieno viso.
Le sue condizioni erano stabili e si sarebbe sottoposto a degli interventi per sistemare il viso... ma la cosa più scioccante era che sarebbe potuto morire li, in quella stessa casa che l'aveva visto sempre allegro e spensierato. Una forza così disumana non poteva essere la sua, non DOVEVA esserlo. Quella rivelazione catapultò Kinji in una sorta di mutismo selettivo. Lo sguardo di Shinichi si fissò su quello sconvolto dell'Uchiha e così rimasero per alcuni minuti, fino a quando l'eremita non abbassò gli occhi in preda alla disperazione.


Sta accadendo... sta accadendo qui e adesso. Tashigama aveva ragione sul cercare di tenere a bada la Sua coscienza! Sta già alterando non solo la mia psiche, ma persino il mio corpo. Devo trovare il modo di tenerlo sotto controllo... Pensavo che in qualche modo il segno maledetto potesse aver ottenuto l'effetto desiderato, ma evidentemente mi sbagliavo di grosso.
Che Hideyoshi non sia riuscito a fare ciò che aveva promesso? O forse ha dato più forza di quanta immaginassimo a Otomika?


Shinichi continuò quindi dicendo che non potevano certo attribuirgli la colpa per quanto accaduto, viste le cause scatenanti l'incidente, e che già c'era qualcuno con uno strano potere a Konoha che aveva conosciuto tempo prima. Kinji pensò quasi immediatamente a Keiichi, ma non aprì bocca. L'Anbu del reparto assalitori si rifiutava di vedere il Vermiglio andare incontro ad un destino analogo dopo tutto ciò che aveva fatto per il bene della Foglia, e proprio per questo motivo doveva allontanarsi dalla sua terra natia almeno fino a quando le cose non si fossero stabilizzate.

Si, stabilizzate... voglio vedere come si stabilizzeranno...

Le parole di Shinichi vennero quindi interrotte e sembrò ascoltare qualcosa anche se era sprovvisto di auricolari. Solo dopo Kinji ricollegò la cosa ai poteri telepatici di Hachi, che riferiva che Hayato si era ripreso e si era svegliato per poco tempo.
Impossibile lasciare che i due fratelli Uchiha si rivedessero, almeno per il momento: Kinji non poteva abbandonare la centrale di polizia e perciò di li a poco Shinichi avrebbe fatto arrivare dei viveri e su richiesta dell'eremita avrebbe potuto richiedere accompagnatori per andare in bagno. Le parole successive gli caddero addosso come macigni: era considerato una minaccia letale per tutto il villaggio. Fu mentre se ne stava per andare che Kinji finalmente si alzò dalla sedia per parlare.


- Shinichi-san! Per favore... dite a mio fratello... che mi dispiace.

Venne poi lasciato da solo nuovamente in balia del senso di colpa e dell'idea di essere improvvisamente diventato una minaccia per chiunque gli fosse accanto.
 
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view post Posted on 21/12/2018, 22:35     +1   -1
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Q
uello che si apprestava a sorgere a Konoha era un giorno senza sole per Kinji, un giorno in cui non sarebbe tornato a casa per riposare nè per fare altro, la sua quotidianità era stata bruscamente interrotta da quell'incidente e chissà quando l'avrebbe riabbracciata.
Sotto scorta tornò a casa solo per fare i bagagli. Non era ufficialmente esiliato ma gli era stato richiesta, con una cortesia molto potente, di lasciare il villaggio per qualche tempo: ne avrebbe dovuto approfittare per schiarirsi le idee mentre qualcun altro cercava una soluzione a quanto stava accadendo.

Abituato com'era a viaggiare per missioni dell'ultimo minuto, fece presto a fare le valigie, una sacca piena di quello che bastava era già pronta, servì solo qualche aggiunta e per quanto meccanici quei gesti risultarono nuovi e confusi: come avrebbe vissuto per quel periodo, si sarebbe accampato nella foresta come un selvaggio? Avrebbe girovagato in cerca di ospitalità presso qualche contadino? Avrebbe offerto i suoi servigi a qualcuno in cambio di un tetto sopra la testa? Difficile a dirlo, lo spirito d'iniziativa di certo non mancava al jonin e per quanto sconvolto aveva tutte le risorse e le capacità. Qualcosa si sarebbe inventato.

Passò una settimana così, vivendo alla giornata accampato poco fuori dalle porte di Konoha. A chiunque passasse di lì, la spiegazione era semplice ma efficace: era stato collocato in zona come sentinella esterna. Plausibile, anche se bizzarro. Ogni volta che avrebbe cercato di chiedere informazioni sul fratello le guardie alle porte scambiavano uno sguardo e rispondevano che non potevano fornire dettagli.

Costretto a mentire agli estranei, guardato di sospetto dai suoi commilitoni, non fosse stato per Yugure, Kinji avrebbe passato dei giorni di pura solitudine e sconforto, conscio che il fratello lottava per riprendersi da una violenza così efferata e inaspettata da averlo quasi ucciso.
Fu proprio Yugure, uno di quei giorni, ad avvicinarsi a Kinji. Lo sguardo sembrava assorto nei suoi pensieri, quasi intimorita per quello che voleva dire. Infine parlò.

"Kinji-kun, stavo pensando...non sarebbe il caso di chiedere aiuto ai miei fratelli? "

Il suo sguardo era molto preoccupato.

"Non sembra che gli uomini ti vogliano davvero aiutare, magari il saggio Masanori potrebbe.. che so.. capire cosa sta succedendo e come risolvere il problema?"

Il suo sguardo era molto preoccupato. Per qualche ragione, gli pesava molto dire quelle parole.
 
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view post Posted on 22/12/2018, 14:12     +1   -1
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Kinji sapeva che quello sarebbe stato un momento molto triste nella sua storia: il fratello in ospedale per colpa sua, Konoha lo aveva voluto allontanare come minaccia anche se ufficialmente si erano preparati a giustificare l'assenza del Jonin. Venne scortato fino alle mura interne di casa propria, ora silenziosa come una tomba, per prendere tutto ciò che poteva servirgli a rimanere lontano per chissà quanto tempo.
Shinichi era stato chiaro: non poteva trattenerlo, ma non poteva nemmeno lasciare che rimanesse nello stesso villaggio che tanto amava per la sua stessa sicurezza; doveva trovare il modo di domare la parte più oscura di se stesso se ci teneva ad essere riaccolto a braccia aperte... cosa più facile a dirsi che a farsi.
Si mosse tranquillamente in camera evitando il sangue che sporcava il pavimento e racimolando tutto l'occorrente tra beni di prima necessità, armi per rimanere protetto durante la permanenza fuori dal villaggio e una povera quantità di alimenti facilmente consumabili. L'Uchiha non aveva ancora un piano vero e proprio, ma forse si sarebbe accampato da qualche parte per poi vivere di caccia agli animali selvatici, chissà.
Una volta terminata la raccolta tornò al piano inferiore dalla sua scorta personale per proseguire la marcia: lo accompagnarono fino alle porte del villaggio e dopo di che gli diedero le spalle per tornare sui loro passi.


Pare che da ora in poi sarò completamente solo... trovare un posto dove stare come una locanda è fuori questione, sarei di nuovo punto e a capo per il mio problema durante il sonno. Dovrò cercare una zona al riparo nella foresta e stabilirmi li almeno per la notte. Durante il giorno potrò muovermi come meglio credo almeno per chiedere novità su Hayato.

Si fece forza nonostante il senso di colpa per ciò che aveva fatto ai danni del fratellino ancora lo faceva sentire male e si diresse verso la foresta della Foglia. Dopo alcune ore trovò una zona abbastanza al riparo dalla tratta che solitamente seguivano commercianti e shinobi, con un fiume a pochi metri di distanza per potersi rinfrescare e riempire la borraccia. L'erba sul terreno era anche abbastanza bassa garantendogli quindi di tenere sempre sotto controllo se qualche animale strisciante come serpenti velenosi e vipere si avvicinassero troppo.

Direi che qui va più che bene. Ora il mio unico problema è costruirmi un riparo per la notte. Prima di andarmene però prenderò qualche masso dal fiume per delimitare la zona in cui sistemerò il fuoco per cucinare e riscaldarmi.

Di certo non si poteva dire che a Kinji mancasse lo spirito di adattamento. Quando era piccolo era solito fare delle escursioni nel bosco e quindi molte delle nozioni più basilari erano rimaste inculcate nella mente, come per esempio l'accensione di un fuoco da campo, costruire un metodo rudimentale per raccogliere l'acqua piovana ove non ne trovasse in abbondanza.
Sulla strada per trovare le pietre e delimitare l'area del fuoco, trovò dei cespugli dai rami sottili e lunghi, ideali per essere utilizzati per accendere una fiamma, così ne prese un po' e li mise da parte nella sacca che si era portato dietro.
Nel giro di pochi minuti aveva già sistemato tutto l'occorrente poco distante da dove aveva intenzione di costruire un piccolo rifugio per non rimanere spiazzato dalle intemperie notturne.


Bene, adesso devo andare alla ricerca di veri e propri tronchi, o rami abbastanza duri per formare lo scheletro della mia tenda. Sono sicuro di aver visto degli alberi perfetti per questo scopo mentre mi dirigevo da queste parti.

Il Vermiglio si diede parecchio da fare per trasportare i tronchi dal luogo dove li tagliava personalmente fino al bivacco prestabilito, ma dopo alcune ore il risultato fu davvero soddisfacente. Con un paio di lunghi tessuti che si era portato con se, tutto era ormai pronto per la notte e quindi un pensiero in meno per Kinji.
Il primo giorno di "esilio" fu parecchio duro, ma grazie alle capacità innate dell'Uchiha di sopravvivenza anche in luoghi avversi, era arrivato all'alba che già si era procurato un fuoco discreto ma intenso, una tenda improvvisata ed era riuscito a cacciare persino una lepre.




Mentre scuoiava l'animale prima di cucinarlo sul fuoco acceso da poco, notò un piccolo falco avvicinarsi da est, ovvero dal centro del villaggio: doveva trattarsi di Yugure. Nella sua forma originale era sicuramente più facile per lei trovare l'Uchiha ovunque si trovasse e poi avrebbe destato molti meno sospetti allontanandosi in volo. Si appoggiò delicatamente sulla spalla dell'eremita facendo attenzione che gli artigli non segnassero la pelle.

- Vedo che non hai perso tempo mentre eri via, Kinji-kun. Come ti senti? Deve essere stata un giornata molto difficile per te.

Chiese con un accenno di preoccupazione per quella che era la sua odierna condizione, ma l'Uchiha continuò imperterrito a privare la povera lepre della pelliccia, fino a quando non se la sentì di rispondere lasciando il coltello da caccia.

- Credo che sarebbe meglio una domanda di riserva. Ho commesso un'azione imperdonabile e devo pagarne le conseguenze fino a quando non troverò una soluzione... sei libera di rimanere quanto vuoi, ma durante la notte devo assolutamente rimanere da solo: non voglio che accada ancora.
E poi devi essere i miei occhi e orecchie all'interno del villaggio per farmi sapere se ci sono novità su Setsuna, Makoto, Hikaru o sulle condizioni di mia madre e di Hayato.


Il rapace sembrò capire perfettamente il perchè volesse rimanere da solo, perciò si limitò ad annuire e rimanere per gustarsi parte della cena a base di selvaggina.
I giorni passarono e ormai era una settimana che il Vermiglio stanziava fuori dal villaggio. Quella mattina si era recato di persona alle porte di Konoha per avere informazioni sul fratello; non che Yugure avesse svolto il suo compito malamente, ma purtroppo ogni volta che chiedeva del giovane Uchiha le veniva detto che non potevano divulgare informazioni.
Kinji volle verificare se facendo le giuste pressioni avrebbe ottenuto qualche risultato, ma purtroppo per lui le due guardie alle porte sembravano recitare un copione scritto appositamente per lui e ogni tentativo di persuasione falliva. Adirato e un po' sconfortato da quel silenzio perpetuo nonostante stesse facendo come gli era stato richiesto, il Jonin si allontanò per tornare al suo solito bivacco.


Maledizione, maledizione, maledizione! Perchè non vogliono farmi sapere alcuna novità su MIO fratello!? Sto ai patti rimanendo fuori dal villaggio ma nessuno vuole nemmeno ascoltarmi!

Mentre le mente veniva affollata dai dubbi e dal rimorso, Yugure (che l'aveva seguito nella sua forma umana) si avvicinò con un fare titubante, dubbioso quasi quanto l'Uchiha.

- Scusami, Yugure-chan. Volevo provare a informarmi da me su come sta mio fratello... come puoi immaginare è stato inutile. Questa situazione mi sta uccidendo.

Forse spinta dalle parole del Vermiglio, la kunoichi si fece forza e propose a Kinji di cercare aiuto all'eremo dei Rapaci. Forse il sommo Masanori poteva sapere vagamente come risolvere il problema che affliggeva il Jonin, e per un attimo Kinji la osservò speranzoso.
Come aveva fatto a non pensarci prima? Lui una casa ce l'aveva ancora, dei fratelli pronti a dare il loro stesso sangue pur di aiutarlo. La disperazione lo aveva accecato a tal punto da fargli scordare una cosa così importante?
Non seppe cosa dire in un primo momento; di Masanori si diceva che fosse un essere che viveva da quando l'uomo aveva messo piede per la prima volta sulle terre ninja. Forse lui poteva conoscere la soluzione che l'Uchiha tanto bramava.
E poi aveva già in programma di fare un salto all'eremo, stava soltanto anticipando i piani rispetto alla tabella di marcia.


- Credevo stupidamente di potercela fare da solo, ma mi sbagliavo di grosso. In questo momento non posso chiedere aiuto a Konoha, ma forse i nostri fratelli di sangue sono la risposta che cerco.
Ti prego, portami sulla vetta di Shirukume, Yugure-chan. Cercheremo una risposta lassù.
 
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view post Posted on 25/12/2018, 14:22     +1   -1
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C
on una strana nebbia a ricoprirne le pendici, il monte che ospitava l'eremo dei Rapaci era risultava avvolto in un'atmosfera fredda. Inusuale ma la neve arrivava alle ginocchia e per Kinji e Yugure la scalata della montagna fu più complicata del solito. Ci sarebbe stata la possibilità di farsi la strada volando - ci sarebbe la possibilità di tagliare tutta quell'inutile fatica - ma affrontare quelle pene fu una scelta di Kinji. Osservandolo Yugure capì che equello era il suo modo per punirsi, per aver fatto del male al fratello; dopo una marcia forzata per arrivare il prima possibile all'eremo, e una sola notte di riposo in una locanda del Paese del Ferro, decise di intraprendere quella strada.

Pochi gli attrezzi che portò con se. Giusto quel minimo di vestiario contro il freddo e qualche chiodo, una corda, martello, piccone, stivali da scalata. Il clima era rigido, pure troppo per quello che si ricordava lui. A man a mano che salivano di fronte ai loro occhi, le immagini di Arashi semi pietrificato riaffiorano alla memoria. L'ex eremita si era sacrificato in un nobile gesto, ultimo disperato tentativo di salvare la propria famiglia composta da pennuti e umani.

Kinji invece la sua famiglia l'aveva danneggiata e ora pagava pegno del suo gesto.


Ovvio, non era stata una sua scelta ma ai suoi occhi, alla sua coscienza, la cosa non aveva alcun valore.

Lui era un pericolo pubblico. Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Il tramite di una forza dissipata tempo fa da questo mondo che lotta con tutte le sue forze per tornare.

* * * *

375px-Snowtop_Mountain


Giunge sulla vetta di Shirokume, asfissiato dalla mancanza di ossigeno nei suoi polmoni, che ora bruciavano di un fuoco rovente, braci infiammate nel costato che cuociono il suo sistema respiratorio. Indolenziti i muscoli sostenevano a stento il suo corpo stanco, desiderò cedere più di una volta ma la sua determinazione lo spinse a proseguire, sotto gli occhi preoccupati di Yugure. La vista si fece sfocata ma quando in lontananza vide chiaramente i suoi compagni rapaci osservarlo con sguardo perplesso, sul perché non abbia preso la strada più semplice per salire, si riebbe.

Yugure spiegò la situazione ai suoi simili e tutto l'eremo guardò il proprio eremita con sguardo affranto. La situazione era critica, tragica, a dir poco. Gli dissero di aspettare giusto il tempo riferire la situazione a chi di dovere. Nel frattempo, potè rifocillarsi. Lo portarono al caldo, gli diedero delle coperte e una zuppa di carne, non proprio condita ma sicuramente squisita per un uomo senza forze. Abbracciato da questi confort la sua mente si assopì e il corpo di rilassò. Kinji iniziò a sognare..
 
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view post Posted on 26/12/2018, 21:37     +1   -1
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- Va bene, lascia che mi prepari per il richiamo inverso.

- Non ce ne sarà bisogno.

Kinji fermò la compagna sul nascere con quelle semplici parole: aveva intenzione di compiere il viaggio come un umano qualsiasi, non un privilegiato che avrebbe saltato la parte più difficile. Non era la prima volta che affrontava la scalata al monte Shirukume così come sapeva già dove recarsi.
Cominciò a spegnere il fuoco da campo con il terreno attorno e a rimettere le poche cose che aveva portato con se nella saccoccia da viaggio mentre una Yugure enigmatica lo fissava dubbiosa, forse addirittura contrariata sul dover fare un simile viaggio.
Kinji si voltò incrociando il suo sguardo limpido come il cielo e cercò di giustificare la sua scelta.


- Che c'è? Non è che io abbia fretta di tornare a casa... Calcolando il percorso più breve dovremmo arrivare in una decina di ore. Possiamo prendercela comoda.

Affermò senza troppo trasporto, e la kunoichi sembrò finalmente capire. Nel giro di pochi minuti, l'accampamento di fortuna era stato smantellato e i due si misero in marcia alla volta della catena montuosa di Tetsu no Kuni.
Quel viaggio improvviso gli ricordava tantissimo la fine della guerra al Divoratore, quando la vittoria era stata conquistata con il sacrificio di centinaia di vite, di una Kumo ridotta quasi in rovina e tanti altri villaggi ancora piegati in due dalla piaga di Watashi.
Erano stati anni tremendi e duri per uno shinobi alle prime armi come Kinji, eppure era sopravvissuto e aveva fatto tesoro delle esperienze passate durante il conflitto, le quali l'avevano reso un ninja migliore sotto svariati punti di vista. Alla fine del conflitto però, l'Anbu sentì il bisogno di ritornare a Kumo, per la precisione al sacro Bukigami, per ripercorrere i propri passi in cerca di qualcosa per cui combattere ancora; certo, di battagliere da combattere ne avrebbe trovate a bizzeffe se solo avesse voluto farlo, ma perchè?
Incapace di trovare una risposta una volta tornato nelle terre del Fulmine, al tempo il Vermiglio fece marcia indietro e si tenne distante dai confini di Konoha di proposito, in cerca di chissà quale motivazione... fino a quando non incappò alle pendici dell'eremo.


All'epoca Akane sapeva del mio viaggio e l'aveva approvato... mi chiedo se farebbe lo stesso adesso. Mi chiedo anche se abbia dato il benestare ad allontanarmi dal villaggio e tenermi nascoste le condizioni di Hayato. In fondo deve pensare a proteggere un villaggio intero, non può certo mettere a repentaglio centinaia per salvarne solo uno... ammesso e concesso che possa riuscirci.

I dubbi riguardo la posizione dell'Hokage sulla faccenda vennero subito scacciati dall'idea di avere a disposizione molte ore per fare ammenda a se stesso e al suo senso di colpa: l'eremita aveva già pianificato tutto il percorso da fare seguendo la piccola striscia di terra tra il Fuoco, la Terra e il Vento.
Si incamminarono dunque non appena ne ebbero l'occasione per dirigersi verso ovest, ai confini con Ame no Kuni. Le foreste lussureggianti della Foglia andarono via via scemando adattandosi a quello che era il clima tendenzialmente piovoso delle colline di Ame.
Le nuvole sopra le loro teste si accumularono e oscurarono quel sole già di per se piuttosto timido, per poi scaricare sul duo di viandanti una pioggia fredda; Yugure notò subito l'umidità crescente e previdente tirò fuori dallo zaino del Jonin due impermeabili, indossando il primo in tutta fretta per non bagnarsi.


- Tieni, Kinji-kun. Fortuna che ci penso io a te, altrimenti prenderesti un brutto malanno ancor prima di raggiungere l'eremo.

L'Uchiha sembrò titubante in un primo momento, ma effettivamente non aveva preso in considerazione il fatto che non era vestito in maniera adeguata per affrontare climi più rigidi rispetto alla mite Konoha.

- Ti ringrazio.

Rispose gentilmente indossando l'impermeabile e tirando su il cappuccio per non lasciare che l'umidità di Ame gli penetrasse persino nelle ossa. Ame no Kuni si presentava agli occhi dei viaggiatori come un paese in rovina, che aveva visto sicuramente giorni migliori molti decenni prima, ma la guerra l'aveva ormai ridotto ad un luogo inospitale dove soltanto i proprietari delle risaie potevano far fortuna per via del particolare clima presente in quella stretta fascia di terra.
Molto spesso Kinji e Yugure passarono da vecchi insediamenti rurali ormai abbandonati, ove soltanto flora e fauna locale avevano trovato riparo dalle piogge improvvise. Fu proprio vicino ad una fattoria apparentemente disabitata che l'Uchiha notò degli strani movimenti all'interno di un casolare.


- Credo che qualcuno ci stia osservando, rimani in guardia.

- C-cosa?...Va bene.

Non appena l'eremita fu abbastanza vicino ad uno dei muri in pietra che delimitavano la costruzione, un uomo corpulento e con indosso una maschera (che gli copriva dal naso in giù fino al mento) gli sbarrò la strada intimidendolo con una grossa ascia tenuta stretta in una mano.
Yugure sembrò allertata e cercò di guardarsi le spalle, ma anche lei dovette notare che altri due banditi più minuti rispetto al primo avevano reso impossibile girare i tacchi bloccando i due stranieri sul posto.


- Stranieri, dateci tutti i ryo che avete con voi e non vi torceremo un capello!

Minacciò quello più grosso, che a questo punto sembrava essere il capo della banda di furfanti. Kinji non fece una piega e alle sue spalle nemmeno la kunoichi sembrò muovere un passo, conscia del fatto che nella sua forma umana non avrebbe potuto combattere.
I due scagnozzi però, si avvicinarono interessati alla figura femminile.


- Non saprei... potremmo anche fare buon uso della ragazza!

Scoppiarono in una risata sguaiata, mentre Yugure cercò di emulare il suo eremita ignorando i commenti dei due alle sue spalle.

- Lasciateci passare in questo stesso istante e dimenticherò l'accaduto. Non sono dell'umore adatto per perdere tempo con voi feccia.

Cercò di mitigare l'ira che quel trio di banditi gli aveva istigato provando, come suo solito, a terminare il tutto con le semplici parole, ma evidentemente non si sarebbero arresi così facilmente.

- Cosa? Ma sei idiota o che?! Siamo più numerosi e quindi non hai alcuna speranza di difendere la tua ragazza e uscirne con i tuoi soldi, verme!

- Dai capo, facciamo fuori il pivello e teniamoci la ragazza... sono sicuro che grazie a lei racimoleremo comunque un bel gruzzoletto.

Uno dei due alle spalle di Yugure provò quindi ad afferrare con la forza il cappuccio, ma prima ancora che le sue sporche mani arrivassero anche solo a sfiorare la mantella della kunoichi, si ritrovò davanti l'Uchiha che lo teneva saldamente per il braccio; lo Sharingan era ben visibile persino sotto il cappuccio e con la pioggia scrosciante che c'era.

- Io vi avevo avvisati.

Con una torsione del braccio, Kinji piegò in maniera del tutto innaturale quello del bandito che aveva afferrato e gli diede un calcio dritto in faccia per farlo smettere di urlare dal dolore. L'altro compagno, che fino a quel momento si era semplicemente messo a ridere pensando a cosa fare con Yugure dopo l'ipotetico massacro dell'Uchiha, si rivolse al più corpulento.

- Capo, questi sono shinobi! Che facciamo!?

- Uccidiamoli e prendiamoci quello che rimane dai loro corpi senza vita!

Non ebbe nemmeno il tempo di pronunciare quelle parole che il tempo sembrò fermarsi per il capo dei banditi: era caduto in una genjutsu dove tutto aveva smesso di procedere. Le gocce di pioggia si erano fermate, il compagno ancora in piedi era immobile e persino la ragazza incappucciata. Solo Kinji era libero di muoversi a suo piacimento.
L'Uchiha si mosse quindi lentamente verso il suo obbiettivo per poi passargli alle spalle; l'uomo con l'ascia cominciò a sudare freddo vedendo che in realtà il compagno ancora in piedi aveva ripreso a muoversi, ma presentava diversi tagli sul corpo che presero a sanguinare copiosamente.
Incapace di capire se fosse tutto un terribile sogno o la realtà dei fatti, cercò di risparmiarsi qualsiasi genere di sofferenze avesse in serbo per lui l'Anbu: se un ragazzo apparentemente così mingherlino era riuscito a piegare al contrario il braccio di uno dei suoi senza sforzo e ferire a morte l'altro, avevano commesso un terribile errore attaccandoli.


- T-ti prego! Non uccidermi, ho una moglie e dei figli da sfamare! Faremo come hai detto: ci dimenticheremo l'accaduto!

Purtroppo per il bandito, lo Sharingan di Kinji riusciva a leggere nella memoria dei soggetti sui quali si posava, e non vi era nulla come moglie e figli nella sua.

- Bugiardo. Aggrappati quanto desideri alla tua patetica vita, ma sappi che se farai qualcosa di simile ancora una volta io ti ucciderò... e ti verrò a cercare persino in capo... al Mondo!

E con quell'ultima parola l'uomo sentì un profondo e tremendo suono distorto, per poi riprendere a percepire il flusso del tempo... ma la vista si annebbiò vertiginosamente per poi accorgersi che era stato colpito violentemente alle orecchie dall'Uchiha. Cadde a terra rovinosamente con le orecchie sanguinanti e privo di sensi.
Nel giro di pochi secondi Kinji aveva risolto quella situazione senza uccidere nessuno. Yugure temeva che la furia omicida sarebbe tornata nuovamente alla carica dopo ciò che era successo di li ad una settimana circa, ma fortunatamente l'Anbu aveva ancora il controllo su se stesso; si avvicinò quindi a Kinji e i due ripresero a camminare.


- Grazie... Non che avessi bisogno del tuo intervento! Ma quei due mi stavano iniziando proprio ad infastidire.

Simulò il solito atteggiamento da "dura" per poi cercare di nascondere la contentezza di aver avuto una grossa mano.
Passarono le ore e i due arrivarono dunque nel Paese della Pietra; le risaie non furono altro che un ricordo e le perturbazioni sembrarono terminare non appena si avvicinarono al confine. Il territorio di Ishi no Kuni sembrò del tutto simile a quello di Ame: disabitato, ecco la parola più adatta.
Kinji sapeva soltanto che il popolo del posto aveva adottato una strategia efficace per evitare invasioni e conflitti di sorta rifugiandosi sotto terra, ma non aveva mai avuto a che fare con nessuno che provenisse da quelle lande desolate tra la Terra e il Vento, quindi rimanevano soltanto dicerie.
Proprio per via della desolazione, il passaggio dal Paese della Roccia non serbò loro alcuna sorpresa e arrivarono dunque molto vicini alla loro meta: il Paese del Ferro, patria di tutti i più grandi samurai viventi.
Fu un sollievo vedere finalmente la presenza di forme di vita umane dopo tutta la desolazione tra Ame e Ishi, e per loro fortuna a Tetsu no Kuni gli stranieri erano visti più o meno di buon occhio. Solo il clima, a dire il vero, cominciò ad essere tutto fuorchè ospitale: probabilmente durante la notte c'erano state abbondanti nevicate e i rimasugli erano rimasti ad imbiancare le strade ed i percorsi montani. Sicuramente avrebbe nevicato ancora di li a poco e rimanere fuori dopo tutte le ore di viaggio poteva rivelarsi una scelta decisamente poco saggia.


- Che ne dici se facessimo una piccola sosta in una locanda? Potremmo rifocillarci per bene, riscaldarci e magari ripartire all'alba. Abbiamo fatto un lungo viaggio, ma ci aspetta ancora la scalata fino in cima a Shirukume.

- Vuoi ripetere la scalata? Perchè? Lo sai benissimo che non devi farlo.

- Lo so, non è un mio dovere ripeterla, ma voglio farlo ugualmente... per ricordarmi cosa ha significato la prima volta e magari per ottenere lo stesso risultato una volta in cima. Tu se preferisci puoi pure volare fino alla vetta, ci vedremo li.

Yugure sembrò contrariata da quell'ultima affermazione e gli rispose a tono.

- Ah no, non se ne parla! io non ti lascio da solo dopo tutto questo viaggio!... Voglio dire, se ti dovesse capitare qualcosa Nushisora-sama non me lo perdonerebbe mai... è per questo che devo esserci.
Comunque, a questo punto non abbiamo scelta: riposiamoci pure.


Sembrò riprendersi goffamente, e Kinji sorrise davanti all'imbarazzo dell'evocazione per poi dirigersi nel primo posto che lo ispirava. Entrarono in un locale dove c'era gente allegra intenta a conversare e mangiare pasti caldi presto delle lunghe tavolate che terminavano con un camino piuttosto grande dove il fuoco scoppiettava e rendeva l'atmosfera piuttosto familiare.
Non appena vennero adocchiati dal proprietario, egli si avvicinò con il sorriso stampato sul volto.


- Buonasera signori, desiderate accomodarvi?

- Si, molte grazie. Vorremmo anche prenotare una stanza per alloggiare solo questa notte. Domani mattina dovremmo ripartire non appena il sole sorgerà. Avete delle camere libere al piano di sopra?

- Certamente giovanotto! Allora vediamo... siete fortunati, è rimasta una camera matrimoniale per stanotte. Immagino non sia un problema per una coppia come voi.

Yugure arrossì visibilmente sentendo ciò che il locandiere aveva detto e sbarrò gli occhi davanti a se per poi cercare mille scuse, mentre Kinji rimase quasi impassibile.

- N-n-n-no, non è come crede, non è che noi due siamo davvero... cioè non è che stiamo insieme. Voglio dire si, stiamo insieme ma non in quel senso!

L'Uchiha faticò a trattenere una risata per via della reazione spropositata della compagna di viaggio, per poi tradurre all'anziano dietro il bancone.

- Credo che abbia frainteso la nostra situazione: siamo solo compagni di viaggio, ma visto che questa è l'unica camera disponibile, ci accontenteremo. Ecco a lei un anticipo.
Ora se non le spiace, vorremmo sederci vicino al fuoco... la temperatura sta scendendo parecchio.


- Eh già, il clima qui è piuttosto rigido in questo periodo dell'anno. Comunque prego, accomodatevi pure. Farò arrivare una ragazza a prendere le vostre prenotazioni. Intanto ecco la chiave della vostra stanza.

I due si fecero largo verso la tavolata di legno e si sedettero accanto al fuoco che nel giro di poco li riscaldò a dovere, consumarono una cena a base di carne speziata e vari contorni per poi passare la notte al piano superiore. Una volta dentro la camera. Yugure si lasciò andare tornando alla sua forma originale e insistette per lasciare tutto il letto all'eremita, mentre lei avrebbe dormito appollaiata sul davanzale.
Sembrò convinta della sua decisione e Kinji non la forzò affatto, ma sta di fatto che il mattino seguente la ritrovò appollaiata sopra le coperte del letto: forse stare troppo vicina all'infisso si era rivelata una scelta poco saggia per via degli spifferi d'aria gelida.
Come stabilito, i due si rimisero in marcia di buon'ora e nel giro di poco arrivarono ai piedi del monte Shirukume; durante la notte aveva nevicato esattamente come aveva previsto Kinji, perciò quello che era rimasto arrivava fino alle ginocchia dei due shinobi e la nebbia limitava la vista dopo nemmeno un centinaio di metri.


- Eccoci qui... sicuro di non voler arrivare direttamente in cima?

- Sicuro.

- Va bene... ma fa attenzione a dove metti i piedi.

E così Kinji cominciò nuovamente la scalata verso la vetta del monte per arrivare ai banchi di nuvole ove dimorano i suoi fratelli di sangue.

***



La scalata si rivelò più difficile del previsto per via delle intemperie e della neve che aveva reso i percorsi più impervi e alle volte scivolosi. Il Vermiglio dovette fare affidamento a tutte le sue forse fisiche e psicologiche per arrivare fino in cima, ricordando nel frattempo del sacrificio di Arashi, di quanto doveva essere stato difficile per lui andare avanti e abbandonare tutto ciò che aveva raggiunto per salvare i suoi fratelli.
Quel ricordo e la voglia di non arrendersi portarono sia lui che Yugure al cospetto degli altri signori del cielo quasi senza fiato. L'aria rarefatta e povera di ossigeno della montagna ricordava vagamente quella della caverna di Ryuchi, quindi Kinji non sentì più di tanto l'effetto negativo... fu la scalata a rendergli quasi complicata la respirazione.
Le forze lo stavano per abbandonare, ma ormai ce l'aveva fatta: era al cospetto degli altri rapaci; Yugure prese parola e spiegò quindi la situazione a Washi, Higyo, Hitomi e Nushisora, i quali osservavano l'eremita con una certa malinconia.
Kinji avrebbe ricambiato quegli sguardi, ma purtroppo la stanchezza aveva quasi annebbiato il suo, perciò...


- La situazione sembra davvero preoccupante. Yugure-chan, offri al nostro Kinji-kun qualcosa da mettersi addosso per riscaldarsi e un piatto di zuppa. Andrò a conferire con chi di dovere e vi farò sapere come potremo procedere.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte e mentre Nushisora e gli altri volavano via, Kinji venne portato all'interno del grande albero cavo che svettava tra le nuvole; ebbe una coperta da tenersi sulle spalle e una ciotola con un qualche intruglio che non riusciva bene a capire cosa fosse, ma almeno era commestibile e caldo. Dopo il frugale pasto concessogli da Yugure, venne lasciato da solo e il silenzio gli conciliò un sonno tutt'altro che ristoratore: nella mente affollata di pensieri, l'Uchiha rivide Hayato, il momento in cui l'aveva colpito e immagino di perdere ancora una volta il controllo (stavolta per sempre) trasformandosi definitivamente in quell'essere che era identico a lui, ma aveva i capelli argentei e la sclera degli occhi completamente nera.
 
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view post Posted on 28/12/2018, 21:41     +1   -1
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M
asanori. Un nome che riecheggia nelle spirali del tempo, risalendo ad ere in cui l'umanità era più primitiva, più animale, più brutale. Un rapace che decise di allontanarsi dal mondo degli uomini, stanco della brutalità dei medesimi, stanco della loro ignoranza, della loro saccenza, della loro mediocrità. Si ritirò sulle vette di Shirukume secoli or sono, disgustato da quanto aveva visto, fino a che non giunse un umano che gli fece cambiare idea. Il primo uomo di cui Masanori si fidò, il primo che aveva dimostrato una caratteristica che mai prima di allora aveva riscontrato negli uomini: la giustizia.

Con i suoi occhi millenari, colmi di una saggezza incomprensibile per l'uomo, scrutò Kinji Uchiha, ricordando il passato, ricordando il primo Eremita e risalendo a tutti i successivi, fino ad arrivare ad Arashi e ora lui. Con quegli specchi dell'anima trasmise tutto il suo dolore per la condizione di Kinji, semplice da leggere anche per la sua vista indebolita dal tempo.

Le sue penne rilucevano di eleganza e pulizia, ordine e perfezione, anche se avevano sicuramente visto tempi migliori. Rimase così a guardare il suo giovane eremita per un tempo incommensurabile, mentre Nushisora attendeva in silenzio, chino il capo di fronte al saggio di quella montagna, tra le più alte del Ferro. Poi, quando la tensione sembrò essere troppo elevata, fu proprio il volatile più giovane a prendere la parola, notando come il suo ponte col mondo degli uomini iniziasse a soffrire troppo l'attesa.

Nushisora: "Saggio Masanori, il nostro Kinji soffre e gli uomini non godono della nostra longevità e della nostra pazienza. Per favore, dica qualcosa."

Fu quasi una supplica la sua, perché desiderava anche lui a sapere se c'era un modo per aiutare Kinji. Yugure aveva spiegato brevemente cos'era successo mentre l'eremita si rifocillava e si scaldava. Nushisora era andato ad avvisare il suo mentore nella grotta dove risiedeva, adibita con ogni tipo di confort per permettere alle membra antiche di Masanori di riposare. Per quanto infatti in quell'istante il saggio volatile stesse dritto sulle sue zampe, si poteva notare lo sforzo costante con cui doveva convivere. Il suo corpo millenario cedeva col passare dei decenni, ma la sua mente rimaneva attiva, vigile, acuta come mai era stata giorno dopo giorno, conferendo al vecchio Masanori l'ultima parola su ogni decisione cruciale dell'eremo. Piccoli rapaci pulivano le sue penne, altri scacciavano insetti che molestavano la sua testa, altri ancora reggevano il peso del grande saggio con una struttura costruita chi sa quanto tempo fa dai predecessori di Kinji e Arashi.
Infine, parlò, una voce che giungeva leggera come un sibilo dapprima, ma che col tempo cresceva sempre più di tonalità, fino a diventare una voce austera e potente.

Masanori: "La situazione è molto grave, ma non impossibile da risolvere. Vedo nei tuoi occhi che qualcuno sta già provando a darti una mano, Kinji-kun, ma per quanto approfondite le sue conoscenze, neppure loro hanno mai incontrato una cosa del genere. Purtroppo, neppure io."

Respirò. Si prese ancora dei minuti prima di parlare, minuti di attesa in cui i presenti stettero col cuore in gola.

"Ma so che c'è un modo per combattere questo spettro che ti sta divorando dall'interno. Non sarebbe una soluzione permanente, ma potrebbe diventarlo, col giusto impegno e una buona dose di fortuna. Solo mi domando se sia il caso di provare, visto cosa accadde l'ultima volta."

Nushisora sembrò capire a quale episodio si stesse riferendo il vecchio Masanori e tacque, chinando ancora di più il capo. Il saggio riprese a parlare, la voce questa volta più stanca, quasi avesse parlato già troppo o quasi un nodo alla sua gola ne impedisse la corretta fuoriuscita.

"Quello che porti al dito, Kinji-kun, è un gioiello frutto di un abominio. Ma la stessa cosa che l'ha creato può contrastarlo e spero distruggerlo, prima o poi. Devi imparare il controllo del Chakra della Natura, Kinji-kun. Solo un potere così puro può contrastare la corruzione di quell'anello. Ma è rischioso. Sai già cos'è successo ad Arashi. Non voglio perdere un altro dei miei figli in questa maniera.."

Non seppe dirlo, ma forse una lacrima cadde dal volto del vecchio rapace. Gli uccelli potevano piangere?


Edited by ~Angy. - 6/1/2019, 01:13
 
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view post Posted on 29/12/2018, 23:36     +1   -1
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La mente di Kinji cominciò a fargli strani scherzi, ripetendo l'orribile misfatto ancora e ancora, come se il suo subconscio non riuscisse a cancellare un affronto simile arrecato alla sua stessa famiglia.
Continuò a soffrire persino nel sonno, fino a quando non si svegliò di soprassalto, circondato da nulla se non solitudine e il legno dell'albero cavo. L'Uchiha si portò una mano alla testa come per scacciare tutti gli incubi e cercò di ricomporsi il più in fretta possibile: non aveva idea per quanto avesse dormito, ma sapeva soltanto che non era stato un riposo ristoratore quello.
Secondi, minuti, ore, non faceva più alcuna differenza. Per fortuna però, aveva recuperato le forze grazie al pasto offertogli da Yugure e dei suoi fratelli, mentre con la coperta era riuscito a ripristinare il normale flusso sanguigno alle estremità delle dita, che durante la scalata avevano perso parzialmente sensibilità.


Quanto ho dormito? Non ne ho idea, ma non deve essere passato molto tempo a giudicare dalla posizione del sole.

Attese qualche minuto e finalmente arrivò nuovamente la kunoichi che l'aveva accompagnato durante il viaggio intero. Lo ritrovò seduto e tranquillo, visibilmente in condizioni migliori.

- Vedo che ti sei ripreso. Seguimi, il sommo Masanori vuole incontrarti per valutare il da farsi.

- Va bene, fai strada.

Aveva spesso sentito parlare di Masanori, la creatura più antica e saggia di tutto l'eremo, ma mai prima di allora aveva avuto l'occasione di incontrarlo e parlarci. Senza perdere tempo si alzò riponendo a posto i pochi beni che aveva ottenuto e seguì la ragazza verso una zona diversa dell'eremo: si trattava di una grotta sulla sommità dell'eremo, ove la temperatura era decisamente più bassa. All'entrata della dimora del saggio, due grossi rapaci scolpiti nella roccia rappresentavano la maestosità e la fierezza dell'intera stirpe che aveva potuto contare sulle dita di una mano gli uomini ritenuti degni di condividere con loro quell'altura.
Non appena si fece largo nella caverna lo vide troneggiare in fondo alla caverna: imponente, dalle piume bianchissime e perfette, nonostante era chiaro che un tempo fossero state in condizioni migliori. I suoi occhi, espressivi e traboccanti saggezza lo scrutarono da cima a fondo fino a quando non si sedette di fronte all'anziano.
Yugure era seduta accanto all'eremita, mentre Nushisora si trovava sulla destra, poco più distante e impaziente di attendere un responso; evidentemente il tempo intercorso tra l'arrivo a Shirukume e il pisolino di Kinji era bastato per ricevere informazioni sulla sua condizione.
L'attenzione del più anziano non si distolse nemmeno per un istante da Kinji, il quale rimase in silenzio a ricambiare lo sguardo di Masanori seguendo l'esempio degli altri due che avevano più familiarità con il sommo anziano. Nonostante l'attesa potesse risultare snervante, sapeva bene che la situazione era complicata e se nessuno fino ad allora era riuscito ad aiutarlo, valeva la pena aspettare.
Fu però Nushisora a supplicare il più grande di esporre i propri pensieri, intuendo l'impazienza dell'eremita e forse per via della voglia di aiutarlo in qualche modo.
La voce di Masanori giunse alle orecchie dei presenti come un sibilo, per poi guadagnare forza e autorità in poco tempo, rimanendo però sempre con un tono decisamente pacifico.
Il saggio affermò che, nonostante nemmeno lui avesse mai visto nulla del genere, la situazione poteva essere risolta in qualche modo, ma c'erano dei rischi non di poco conto: Nushisora aveva già intuito, e forse anche Yugure, che il sommo si stesse riferendo alla modalità eremitica e l'utilizzo di chakra naturale che aveva portato alla prematura di partita di Arashi.
Solo un potere puro come quello della natura avrebbe potuto contrastare quello oscuro e folle dell'anello, su questo non vi erano dubbi e forse -con il tempo- sarebbe potuta diventare una soluzione permanente.
Prima di procedere però Masanori volle nuovamente mettere in guardia il Vermiglio riguardo un simile potere e quali fossero le gravi ripercussioni ricordando il triste destino del suo predecessore, affermando che non voleva perdere un altro figlio in un modo così tremendo. Kinji giurò di intravedere una lacrima cadere dall'occhio destro del rapace, ma non volle far notare la cosa ne indagare ulteriormente visto il momento. Piuttosto, cercò di rispondere nel modo più tranquillo e sincero possibile.


- Le vostre preoccupazioni mi lusingano, Masanori-sama, ma temo di dover correre un simile rischio in ogni caso: Konoha mi considera un pericolo per me stesso e per chi mi sta attorno e non posso biasimarli, visto ciò che ho fatto senza rendermene conto...

Parole difficili da pronunciare, pesanti, ma allo stesso tempo avere una piccola speranza lo fece sentire come se si stesse liberando di un fardello. Riprese dopo alcuni secondi di pausa.

- Non voglio più temere di chiudere gli occhi e lasciare che il subconscio corrotto prenda il sopravvento, avere il terrore di non poter mai più vedere la luce del sole perchè sono prigioniero del mio stesso corpo.
Se c'è anche solo una minima possibilità di trovare una soluzione, devo farlo per me stesso e per chi mi sta attorno, voi compresi. Darò tutto me stesso per fare in modo di non perdere il controllo come è successo ad Arashi, ma devo almeno provarci per non avere rimpianti. Vi supplico, Masanori-sama!


Implorò inchinandosi per terra come gesto di profonda fiducia e prostrazione davanti ad una figura più saggia di se e nonostante ciò preoccupata per l'incolumità dell'Uchiha.
 
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view post Posted on 30/12/2018, 19:07     +1   -1
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Lento, statico, immobile nel tempo.

Lo Spettro fluttuava in uno spazio privo di dimensione, privo di luce e di materia.

Il suo corpo diafano era un faro in quel nulla dimenticato dai kami, dove neppure la luce naturale osava avvicinarsi, dove il sole si vergognava a bussare quelle mura di silenzio spesse come montagne. La privazione di qualsiasi sensazione gli annebbiava la vista e pian piano si perdeva nelle nubi della mente dove era stato rinchiuso, larva parassita di una vita spenta molti anni prima e baluardo ultimo di rinascita a spese dell'altrui salute.

Quando però la sua coscienza è assopita, quella dimensione si frantuma. Ecco che riecheggia il suono, ecco che scricchiolano le pareti di silenzio, ecco che la luce filtra, tenue e imbarazzata, ecco che le sensazioni tattili giungono nuovamente a lui.

Forte il suo braccio, lo può ora vedere alla luce, scattante, un fascio di muscoli saldi come il ferro, alimentati da ossa più dure del diamante. Si bea della sua potenza, ricordo fantasma di cosa era in vita, a sufficiente a dargli energia. Lo Spettro d'Argento osserva i dintorni circospetto, osserva la sua prigione di nulla andare in frantumi. Il suo ospite pare essersi nuovamente addormentato finalmente. La sua occasione è lì, basta coglierla, basta solo allungare il braccio e iniziare a grattare la prete che lo separa dalla vita.

Ma qualcosa va storto.

Proprio mentre la sua coscienza inizia a risvegliarsi, inizia a corroborarsi di linfa vitale, ecco che la prigione di ferro nera ricade pesante ed esausta sul suo collo. I suoi occhi si chiudono, inutili a tenerli aperti senza la luce che filtra dalle pareti. Le sue orecchie si tappano, il flusso del suo sangue scorre nelle sue orecchie, unica cosa capace di sentire, come il battito del proprio cuore. Anche se quelli sono solo riflessi condizionati. Lui un cuore e del sangue non li ha più.

Il suo ospite si è già risvegliato e dunque deve tornare a dormire. Ma prima che l'ultima particella di luce sia scomparsa vede un paio di occhi fissarlo con austera severità. Potè giurare di aver intravisto un becco sotto quegli occhi ma non ne fu certo.
    ( Alla prossima allora, caro Kinji. Io ho tutta la tua vita per tentare. Tu quanto a lungo potrai resistere? )

* * * *


I
l sommo Masanori accolse la sua richiesta, anche se la sua risposta fu un semplice sguardo fisso sui suoi occhi, colti da una stanchezza senza limiti: le sue palpebre si erano chiuse contro la sua stessa volontà e ora stava nuovamente riposando. Solo dopo un tempo imprecisato poté sentire il vento accarezzare la sua pelle, avvenne quando d'un tratto sollevò i lembi delle sue vesti piumate, un movimento semplice, lieve ed elegante che generò delle nel piumaggio, un gesto utile per i rapaci per permettere all'aria di circolare sotto le ali..



E quando riaprì gli occhi, Kinji si trovava su picchi che non aveva mai visto. Su una ripida montagna a "poche" leghe da lui, poteva intravedere come la neve diventasse acqua e cadesse a cascata lungo la valle, irrorando la foresta che, salendo dalle pendici del monte, risaliva fino a circa metà della sua altezza. A parte la foresta, alcuni piccoli laghi e chiazze di terreno brullo contornavano un atmosfera onirica da sogno afrodisiaco, un ritorno alle origini e agli istinti più ancestrali dell'uomo, quando tutto era più semplice.

Si guardò intorno il giovane Vermiglio, aguzzando la vista, sentendo il suo corpo rigido come il ghiaccio, i testicoli turgidi dal freddo, le estremità insensibili, perfino le cornee degli occhi erano fredde e chiudere le palpebre forniva sollievo. Per qualche ragione, seppe di avere lo sharingan attivo. Non poteva essere altrimenti, perchè tutto attorno a sé vedeva aloni di energia salire e scendere dalla terra, dalle piante, dall'aria, da ogni cosa.

Fu rapido il percorso che lo portò proprio alla cima di quella montagna, innevata fino a un quarto della sua altezza partendo dall'alto. Disteso sul dorso del nobile Nushisora. Kinji planò alla sua destinazione, le ossa ormai indolenzite dal freddo. Quando il becco del nobile rapace lo prese, la sua lingua, il suo alito, il calore del suo becco furono un sollievo per l'eremita.

" Kinji-kun. Questa vetta è tra le più antiche del Paese del Ferro, come lo chiamate voi. Come vedrai, infatti, non è molto alta, e come spero tu sappia, è segno delle ere trascorse sul suo suolo. Qui è dove ti allenerò. Qui è dove sarai aiutato. Stiamo aspettando due pennuti molto particolari, non credo tu li abbia mai visti, raramente nidificano all'eremo.

..perdonami per il freddo ma il saggio Masanori ritiene che tu debba iniziare fin da subito il tuo addestramento. Scaldati con tuo chakra, Kinji-kun. Nell'attesa, non mi è permesso aiutarti.
"




Edited by ~Angy. - 6/1/2019, 01:13
 
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