| - Va bene, lascia che mi prepari per il richiamo inverso.- Non ce ne sarà bisogno.Kinji fermò la compagna sul nascere con quelle semplici parole: aveva intenzione di compiere il viaggio come un umano qualsiasi, non un privilegiato che avrebbe saltato la parte più difficile. Non era la prima volta che affrontava la scalata al monte Shirukume così come sapeva già dove recarsi. Cominciò a spegnere il fuoco da campo con il terreno attorno e a rimettere le poche cose che aveva portato con se nella saccoccia da viaggio mentre una Yugure enigmatica lo fissava dubbiosa, forse addirittura contrariata sul dover fare un simile viaggio. Kinji si voltò incrociando il suo sguardo limpido come il cielo e cercò di giustificare la sua scelta.- Che c'è? Non è che io abbia fretta di tornare a casa... Calcolando il percorso più breve dovremmo arrivare in una decina di ore. Possiamo prendercela comoda.Affermò senza troppo trasporto, e la kunoichi sembrò finalmente capire. Nel giro di pochi minuti, l'accampamento di fortuna era stato smantellato e i due si misero in marcia alla volta della catena montuosa di Tetsu no Kuni. Quel viaggio improvviso gli ricordava tantissimo la fine della guerra al Divoratore, quando la vittoria era stata conquistata con il sacrificio di centinaia di vite, di una Kumo ridotta quasi in rovina e tanti altri villaggi ancora piegati in due dalla piaga di Watashi. Erano stati anni tremendi e duri per uno shinobi alle prime armi come Kinji, eppure era sopravvissuto e aveva fatto tesoro delle esperienze passate durante il conflitto, le quali l'avevano reso un ninja migliore sotto svariati punti di vista. Alla fine del conflitto però, l'Anbu sentì il bisogno di ritornare a Kumo, per la precisione al sacro Bukigami, per ripercorrere i propri passi in cerca di qualcosa per cui combattere ancora; certo, di battagliere da combattere ne avrebbe trovate a bizzeffe se solo avesse voluto farlo, ma perchè? Incapace di trovare una risposta una volta tornato nelle terre del Fulmine, al tempo il Vermiglio fece marcia indietro e si tenne distante dai confini di Konoha di proposito, in cerca di chissà quale motivazione... fino a quando non incappò alle pendici dell'eremo.All'epoca Akane sapeva del mio viaggio e l'aveva approvato... mi chiedo se farebbe lo stesso adesso. Mi chiedo anche se abbia dato il benestare ad allontanarmi dal villaggio e tenermi nascoste le condizioni di Hayato. In fondo deve pensare a proteggere un villaggio intero, non può certo mettere a repentaglio centinaia per salvarne solo uno... ammesso e concesso che possa riuscirci.I dubbi riguardo la posizione dell'Hokage sulla faccenda vennero subito scacciati dall'idea di avere a disposizione molte ore per fare ammenda a se stesso e al suo senso di colpa: l'eremita aveva già pianificato tutto il percorso da fare seguendo la piccola striscia di terra tra il Fuoco, la Terra e il Vento. Si incamminarono dunque non appena ne ebbero l'occasione per dirigersi verso ovest, ai confini con Ame no Kuni. Le foreste lussureggianti della Foglia andarono via via scemando adattandosi a quello che era il clima tendenzialmente piovoso delle colline di Ame. Le nuvole sopra le loro teste si accumularono e oscurarono quel sole già di per se piuttosto timido, per poi scaricare sul duo di viandanti una pioggia fredda; Yugure notò subito l'umidità crescente e previdente tirò fuori dallo zaino del Jonin due impermeabili, indossando il primo in tutta fretta per non bagnarsi.- Tieni, Kinji-kun. Fortuna che ci penso io a te, altrimenti prenderesti un brutto malanno ancor prima di raggiungere l'eremo.L'Uchiha sembrò titubante in un primo momento, ma effettivamente non aveva preso in considerazione il fatto che non era vestito in maniera adeguata per affrontare climi più rigidi rispetto alla mite Konoha.- Ti ringrazio.Rispose gentilmente indossando l'impermeabile e tirando su il cappuccio per non lasciare che l'umidità di Ame gli penetrasse persino nelle ossa. Ame no Kuni si presentava agli occhi dei viaggiatori come un paese in rovina, che aveva visto sicuramente giorni migliori molti decenni prima, ma la guerra l'aveva ormai ridotto ad un luogo inospitale dove soltanto i proprietari delle risaie potevano far fortuna per via del particolare clima presente in quella stretta fascia di terra. Molto spesso Kinji e Yugure passarono da vecchi insediamenti rurali ormai abbandonati, ove soltanto flora e fauna locale avevano trovato riparo dalle piogge improvvise. Fu proprio vicino ad una fattoria apparentemente disabitata che l'Uchiha notò degli strani movimenti all'interno di un casolare.- Credo che qualcuno ci stia osservando, rimani in guardia.- C-cosa?...Va bene.Non appena l'eremita fu abbastanza vicino ad uno dei muri in pietra che delimitavano la costruzione, un uomo corpulento e con indosso una maschera (che gli copriva dal naso in giù fino al mento) gli sbarrò la strada intimidendolo con una grossa ascia tenuta stretta in una mano. Yugure sembrò allertata e cercò di guardarsi le spalle, ma anche lei dovette notare che altri due banditi più minuti rispetto al primo avevano reso impossibile girare i tacchi bloccando i due stranieri sul posto.- Stranieri, dateci tutti i ryo che avete con voi e non vi torceremo un capello!Minacciò quello più grosso, che a questo punto sembrava essere il capo della banda di furfanti. Kinji non fece una piega e alle sue spalle nemmeno la kunoichi sembrò muovere un passo, conscia del fatto che nella sua forma umana non avrebbe potuto combattere. I due scagnozzi però, si avvicinarono interessati alla figura femminile.- Non saprei... potremmo anche fare buon uso della ragazza!Scoppiarono in una risata sguaiata, mentre Yugure cercò di emulare il suo eremita ignorando i commenti dei due alle sue spalle.- Lasciateci passare in questo stesso istante e dimenticherò l'accaduto. Non sono dell'umore adatto per perdere tempo con voi feccia.Cercò di mitigare l'ira che quel trio di banditi gli aveva istigato provando, come suo solito, a terminare il tutto con le semplici parole, ma evidentemente non si sarebbero arresi così facilmente.- Cosa? Ma sei idiota o che?! Siamo più numerosi e quindi non hai alcuna speranza di difendere la tua ragazza e uscirne con i tuoi soldi, verme!- Dai capo, facciamo fuori il pivello e teniamoci la ragazza... sono sicuro che grazie a lei racimoleremo comunque un bel gruzzoletto.Uno dei due alle spalle di Yugure provò quindi ad afferrare con la forza il cappuccio, ma prima ancora che le sue sporche mani arrivassero anche solo a sfiorare la mantella della kunoichi, si ritrovò davanti l'Uchiha che lo teneva saldamente per il braccio; lo Sharingan era ben visibile persino sotto il cappuccio e con la pioggia scrosciante che c'era.- Io vi avevo avvisati.Con una torsione del braccio, Kinji piegò in maniera del tutto innaturale quello del bandito che aveva afferrato e gli diede un calcio dritto in faccia per farlo smettere di urlare dal dolore. L'altro compagno, che fino a quel momento si era semplicemente messo a ridere pensando a cosa fare con Yugure dopo l'ipotetico massacro dell'Uchiha, si rivolse al più corpulento.- Capo, questi sono shinobi! Che facciamo!?- Uccidiamoli e prendiamoci quello che rimane dai loro corpi senza vita!Non ebbe nemmeno il tempo di pronunciare quelle parole che il tempo sembrò fermarsi per il capo dei banditi: era caduto in una genjutsu dove tutto aveva smesso di procedere. Le gocce di pioggia si erano fermate, il compagno ancora in piedi era immobile e persino la ragazza incappucciata. Solo Kinji era libero di muoversi a suo piacimento. L'Uchiha si mosse quindi lentamente verso il suo obbiettivo per poi passargli alle spalle; l'uomo con l'ascia cominciò a sudare freddo vedendo che in realtà il compagno ancora in piedi aveva ripreso a muoversi, ma presentava diversi tagli sul corpo che presero a sanguinare copiosamente. Incapace di capire se fosse tutto un terribile sogno o la realtà dei fatti, cercò di risparmiarsi qualsiasi genere di sofferenze avesse in serbo per lui l'Anbu: se un ragazzo apparentemente così mingherlino era riuscito a piegare al contrario il braccio di uno dei suoi senza sforzo e ferire a morte l'altro, avevano commesso un terribile errore attaccandoli.- T-ti prego! Non uccidermi, ho una moglie e dei figli da sfamare! Faremo come hai detto: ci dimenticheremo l'accaduto!Purtroppo per il bandito, lo Sharingan di Kinji riusciva a leggere nella memoria dei soggetti sui quali si posava, e non vi era nulla come moglie e figli nella sua.- Bugiardo. Aggrappati quanto desideri alla tua patetica vita, ma sappi che se farai qualcosa di simile ancora una volta io ti ucciderò... e ti verrò a cercare persino in capo... al Mondo!E con quell'ultima parola l'uomo sentì un profondo e tremendo suono distorto, per poi riprendere a percepire il flusso del tempo... ma la vista si annebbiò vertiginosamente per poi accorgersi che era stato colpito violentemente alle orecchie dall'Uchiha. Cadde a terra rovinosamente con le orecchie sanguinanti e privo di sensi. Nel giro di pochi secondi Kinji aveva risolto quella situazione senza uccidere nessuno. Yugure temeva che la furia omicida sarebbe tornata nuovamente alla carica dopo ciò che era successo di li ad una settimana circa, ma fortunatamente l'Anbu aveva ancora il controllo su se stesso; si avvicinò quindi a Kinji e i due ripresero a camminare.- Grazie... Non che avessi bisogno del tuo intervento! Ma quei due mi stavano iniziando proprio ad infastidire.Simulò il solito atteggiamento da "dura" per poi cercare di nascondere la contentezza di aver avuto una grossa mano. Passarono le ore e i due arrivarono dunque nel Paese della Pietra; le risaie non furono altro che un ricordo e le perturbazioni sembrarono terminare non appena si avvicinarono al confine. Il territorio di Ishi no Kuni sembrò del tutto simile a quello di Ame: disabitato, ecco la parola più adatta. Kinji sapeva soltanto che il popolo del posto aveva adottato una strategia efficace per evitare invasioni e conflitti di sorta rifugiandosi sotto terra, ma non aveva mai avuto a che fare con nessuno che provenisse da quelle lande desolate tra la Terra e il Vento, quindi rimanevano soltanto dicerie. Proprio per via della desolazione, il passaggio dal Paese della Roccia non serbò loro alcuna sorpresa e arrivarono dunque molto vicini alla loro meta: il Paese del Ferro, patria di tutti i più grandi samurai viventi. Fu un sollievo vedere finalmente la presenza di forme di vita umane dopo tutta la desolazione tra Ame e Ishi, e per loro fortuna a Tetsu no Kuni gli stranieri erano visti più o meno di buon occhio. Solo il clima, a dire il vero, cominciò ad essere tutto fuorchè ospitale: probabilmente durante la notte c'erano state abbondanti nevicate e i rimasugli erano rimasti ad imbiancare le strade ed i percorsi montani. Sicuramente avrebbe nevicato ancora di li a poco e rimanere fuori dopo tutte le ore di viaggio poteva rivelarsi una scelta decisamente poco saggia.- Che ne dici se facessimo una piccola sosta in una locanda? Potremmo rifocillarci per bene, riscaldarci e magari ripartire all'alba. Abbiamo fatto un lungo viaggio, ma ci aspetta ancora la scalata fino in cima a Shirukume.- Vuoi ripetere la scalata? Perchè? Lo sai benissimo che non devi farlo.- Lo so, non è un mio dovere ripeterla, ma voglio farlo ugualmente... per ricordarmi cosa ha significato la prima volta e magari per ottenere lo stesso risultato una volta in cima. Tu se preferisci puoi pure volare fino alla vetta, ci vedremo li.Yugure sembrò contrariata da quell'ultima affermazione e gli rispose a tono.- Ah no, non se ne parla! io non ti lascio da solo dopo tutto questo viaggio!... Voglio dire, se ti dovesse capitare qualcosa Nushisora-sama non me lo perdonerebbe mai... è per questo che devo esserci. Comunque, a questo punto non abbiamo scelta: riposiamoci pure.Sembrò riprendersi goffamente, e Kinji sorrise davanti all'imbarazzo dell'evocazione per poi dirigersi nel primo posto che lo ispirava. Entrarono in un locale dove c'era gente allegra intenta a conversare e mangiare pasti caldi presto delle lunghe tavolate che terminavano con un camino piuttosto grande dove il fuoco scoppiettava e rendeva l'atmosfera piuttosto familiare. Non appena vennero adocchiati dal proprietario, egli si avvicinò con il sorriso stampato sul volto.- Buonasera signori, desiderate accomodarvi?- Si, molte grazie. Vorremmo anche prenotare una stanza per alloggiare solo questa notte. Domani mattina dovremmo ripartire non appena il sole sorgerà. Avete delle camere libere al piano di sopra?- Certamente giovanotto! Allora vediamo... siete fortunati, è rimasta una camera matrimoniale per stanotte. Immagino non sia un problema per una coppia come voi.Yugure arrossì visibilmente sentendo ciò che il locandiere aveva detto e sbarrò gli occhi davanti a se per poi cercare mille scuse, mentre Kinji rimase quasi impassibile.- N-n-n-no, non è come crede, non è che noi due siamo davvero... cioè non è che stiamo insieme. Voglio dire si, stiamo insieme ma non in quel senso!L'Uchiha faticò a trattenere una risata per via della reazione spropositata della compagna di viaggio, per poi tradurre all'anziano dietro il bancone.- Credo che abbia frainteso la nostra situazione: siamo solo compagni di viaggio, ma visto che questa è l'unica camera disponibile, ci accontenteremo. Ecco a lei un anticipo. Ora se non le spiace, vorremmo sederci vicino al fuoco... la temperatura sta scendendo parecchio.- Eh già, il clima qui è piuttosto rigido in questo periodo dell'anno. Comunque prego, accomodatevi pure. Farò arrivare una ragazza a prendere le vostre prenotazioni. Intanto ecco la chiave della vostra stanza.I due si fecero largo verso la tavolata di legno e si sedettero accanto al fuoco che nel giro di poco li riscaldò a dovere, consumarono una cena a base di carne speziata e vari contorni per poi passare la notte al piano superiore. Una volta dentro la camera. Yugure si lasciò andare tornando alla sua forma originale e insistette per lasciare tutto il letto all'eremita, mentre lei avrebbe dormito appollaiata sul davanzale. Sembrò convinta della sua decisione e Kinji non la forzò affatto, ma sta di fatto che il mattino seguente la ritrovò appollaiata sopra le coperte del letto: forse stare troppo vicina all'infisso si era rivelata una scelta poco saggia per via degli spifferi d'aria gelida. Come stabilito, i due si rimisero in marcia di buon'ora e nel giro di poco arrivarono ai piedi del monte Shirukume; durante la notte aveva nevicato esattamente come aveva previsto Kinji, perciò quello che era rimasto arrivava fino alle ginocchia dei due shinobi e la nebbia limitava la vista dopo nemmeno un centinaio di metri.- Eccoci qui... sicuro di non voler arrivare direttamente in cima?- Sicuro.- Va bene... ma fa attenzione a dove metti i piedi.E così Kinji cominciò nuovamente la scalata verso la vetta del monte per arrivare ai banchi di nuvole ove dimorano i suoi fratelli di sangue.*** La scalata si rivelò più difficile del previsto per via delle intemperie e della neve che aveva reso i percorsi più impervi e alle volte scivolosi. Il Vermiglio dovette fare affidamento a tutte le sue forse fisiche e psicologiche per arrivare fino in cima, ricordando nel frattempo del sacrificio di Arashi, di quanto doveva essere stato difficile per lui andare avanti e abbandonare tutto ciò che aveva raggiunto per salvare i suoi fratelli. Quel ricordo e la voglia di non arrendersi portarono sia lui che Yugure al cospetto degli altri signori del cielo quasi senza fiato. L'aria rarefatta e povera di ossigeno della montagna ricordava vagamente quella della caverna di Ryuchi, quindi Kinji non sentì più di tanto l'effetto negativo... fu la scalata a rendergli quasi complicata la respirazione. Le forze lo stavano per abbandonare, ma ormai ce l'aveva fatta: era al cospetto degli altri rapaci; Yugure prese parola e spiegò quindi la situazione a Washi, Higyo, Hitomi e Nushisora, i quali osservavano l'eremita con una certa malinconia. Kinji avrebbe ricambiato quegli sguardi, ma purtroppo la stanchezza aveva quasi annebbiato il suo, perciò...- La situazione sembra davvero preoccupante. Yugure-chan, offri al nostro Kinji-kun qualcosa da mettersi addosso per riscaldarsi e un piatto di zuppa. Andrò a conferire con chi di dovere e vi farò sapere come potremo procedere.La ragazza non se lo fece ripetere due volte e mentre Nushisora e gli altri volavano via, Kinji venne portato all'interno del grande albero cavo che svettava tra le nuvole; ebbe una coperta da tenersi sulle spalle e una ciotola con un qualche intruglio che non riusciva bene a capire cosa fosse, ma almeno era commestibile e caldo. Dopo il frugale pasto concessogli da Yugure, venne lasciato da solo e il silenzio gli conciliò un sonno tutt'altro che ristoratore: nella mente affollata di pensieri, l'Uchiha rivide Hayato, il momento in cui l'aveva colpito e immagino di perdere ancora una volta il controllo (stavolta per sempre) trasformandosi definitivamente in quell'essere che era identico a lui, ma aveva i capelli argentei e la sclera degli occhi completamente nera.
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