Il gatto nell'onsen di Kaedenoha, Hachi Yamanaka - Autogestita #1

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view post Posted on 1/10/2018, 13:58     +1   -1
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A Man of No Consequence

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Legenda codici
Narrato - Parlato - Pensato
Kacchan - mamma - papà - Chiyo - Natsuko - Matsuda Nara - O-chan



Totale caratteri: 21.427


Settembre – 244 D.N.

Era euforico, non stava più nella pelle. In fermento, saltellava da un piede all'altro, le mani spalancate verso suo padre che, meditabondo, seduto all'ingresso, continuava a frugare all'interno dello zaino del figlio. «E dai pà, ho preso tutto! Fammi andare...» «Aspetta un attimo, fammi vedere se c’è davvero tutto....» «Oh, e dai!» Un giovane Kacchan si ammosciò, facendo cadere le braccia lungo i fianchi, sbuffando sommessamente.

Non vedeva l’ora di partire per la sua prima missione. PRIMA MISSIONE. E sarebbe stato via non per un giorno, ma per ben una settimana! Quindi, come da prassi, aveva preparato il suo zaino con tutto quello che sarebbe servito per il tempo utile, ma suo padre voleva esser certo che il figlio portasse tutto quello che fosse utile.Non che non si fidasse del suo pargolo, ma voleva esser certo che non sbagliasse. «Dai caro, lascialo andare! Se avrà dimenticato qualcosa, gli sarà da lezione per la prossima volta.»

Mentalmente Kacchan ringraziò sua madre che, da dietro la porta, gli fece un occhiolino complice, sorridendogli incoraggiante. Doveva ammetterlo, era proprio fortunato ad avere dei genitori del genere. Suo padre, alla fine, si rassegnò, chiudendo finalmente lo zaino e posandolo nelle mani del figlio. «Mi raccomando, fa attenzione, cerca di andare d’accordo con le tue compagne e, soprattutto, segui gli ordini del tuo sensei, chiaro giovanotto?» «Si si, ci vediamo tra una settimana!»

Inutile fare ulteriori raccomandazioni, perché il ragazzino era già scattato fuori di casa, infilandosi lo zaino dietro la schiena. Chissà che tipo di missione avrebbero dovuto affrontare... La scorta a qualche pezzo grosso? Recuperare un qualche manufatto rubato? Salvare qualcuno da un pericolo mortale? Kacchan si era immaginato gli incarichi più disparati, non vedendo l’ora di entrare in azione e mettersi in mostra, ma....

[...]


«Come, scusa?» Le mani strette con foga agli spallacci dello zaino, Kacchan temeva di aver capito male, che magari Matsuda-sensei si fosse sbagliato... «Ci hanno chiesto di dare una mano per avviare un onsen a Kaedenoha, a NordEst del paese, in direzione del Paese delle Terme.» Con un verso lamentoso svampò completamente l’entusiasmo di Kacchan, mentre le due ragazze al suo fianco, Natsuko Fueguchi-Hyuga e Chiyo Akimichi, mostravano il loro entusiasmo per quell'incarico, quasi non vedessero l’ora di andare alle terme, manco fosse una villeggiatura. Addio sogni di gloria per il giovane Yamanaka.

[...]


Kaesenoha era un piccolo borgo parecchio suggestivo, vuoi per le case costruite tra le montagne, completamente avvolte dal verde, vuoi per il piccolo bosco di aceri che lo circondava, che in quel periodo dell’anno sembrava iniziare a tingere il paesaggio del rosso-aranciato delle loro foglie in via di caduta. Un ottima località dove riposare, ricaricare le batteria con una piacevole villeggiatura, di certo inadatto per chi, come Kacchan, sperava in molta più azione per il suo primo incarico, che non fosse ravanare i pavimenti con uno spazzolone.

L’onsen verso il quale si diressero era però in stato di abbandono, il giardino che implorava di esser estirpato dalle erbacce che lo soffocavano, lo stagno sporco per l’acqua ristagnante, la struttura che accoglieva i clienti che necessitava di visibili lavori di ristrutturazione... Ma che diamine, per caso li avevano scambiati per muratori? Perché diavolo Matsuda-sensei aveva accettato quell'incarico?

La risposta non tardò ad arrivare, ed arrivò sulle gambe di una splendida donna dai lunghi capelli fluenti e dal sorriso tanto seducente da piegare anche il più casto degli uomini. E ti pareva che non c’entrasse una bella donna? Disgustato, Kacchan vide il maestro passare in modalità pervi-sensei, ridacchiando sornione mentre salutava la donna con un abbraccio fin troppo stretto.

«Sul serio? Davvero ci sta dicendo che dovremo risistemare questo posto?» Domandò seccato, guardando in cagnesco l’uomo che, per tutta risposta, gli sorrise, stringendo al suo fianco la donna. «La signorina qui presente ha acquistato questo onsen in disuso, e sarebbe un gran peccato non sfruttarne il potenziale. Perché mai non dovremmo darle una mano?» Per un milione di ragioni, pensò il ragazzo, incrociando le braccia al petto, imbronciato. Non ne voleva proprio sapere di quell'incarico, non si sarebbe mosso da lì, per nulla al mondo! Col cavolo che si metteva a fare un lavoro del genere...

[...]


«Kacchan! Ci servono altri secchi d’acqua pulita!» Imprecando, il ragazzo, mollando malamente le cesoie, caricò a passo di marcia verso la veranda esterna, dove comparve Chiyo, armata di grembiule e bandana a coprirle il viso, per impedirle di respirare troppa polvere. In ciascuna mano stringeva un paio di grossi secchi, pieni di acqua resa ormai scura e torbida. Per loro fortuna, la struttura all'interno era messa decisamente meglio di quanto non lo fosse all'esterno, perciò, in quel momento, le ragazze erano intente e ripulire le dieci stanze adibite ad ospitare gli ospiti, rimuovendo la polvere, le ragnatele e dare una bella passata di cera.

Con un grugnito, il ragazzino afferrò due dei grossi secchi, sbuffando come un toro nel tentativo di portarli entrambi. «Sei sicuro di non volere una mano?» Gli domandò da dietro Chiyo che, nonostante i suoi dodici anni, già superava di una spanna l’amico, ed era forte il doppio, merito del suo patrimonio genetico. «No, tranquilla... Faccio da me...» Arrancando, svuotò i due secchi nel giardino che stava dissodando, per poi andare alla pompa dell’acqua li vicino, iniziando a spingere la leva, su e giù, per far zampillare il fresco liquido limpido.

Gli facevano male le spalle e la schiena gli bruciava, ma non aveva alcun intenzione di lamentarsi. Almeno non più. Aveva passato quelle cinque ore a ripulire l’esterno, strappando erbacce e sradicando un albero marcito, ripulendo viale e dintorni, per poi aiutare il maestro a sollevare pacchi di tegole e assi di legno. Per lo meno il maestro stava aiutando, a suo modo... Lui, infatti, era in casa con la proprietaria, a fare il provola, supponeva il ragazzo. In compenso, però, i suoi cloni si stavano prodigando per sistemare il tetto, gli infissi ed imbiancare le mura esterne.

Sospirando, volse lo sguardo verso il giardino, caricando i secchi per portarli in casa. A detta della padrona, l’indomani sarebbero dovuti andare in una serra per prendere le piante da sistemare e recuperare ciò che serviva per realizzare un giardino zen con una piccola cascata ornamentale. E a lui era stato affidato quell'ingrato compito. Va bene che sua madre gestiva un negozio di piante e ne capiva anche lui qualcosa, ma di certo questo non lo rendeva un esperto giardiniere...

[...]


«Kacchan, sei stato davvero un tesoro ad accompagnarmi!» Disse la padrona, battendo le mani compiaciuta. Stremato, Kacchan si lasciò cadere sulla sbarra di tiro del carretto che, da quella mattina, si tirava appresso da una parte all'altra del villaggio. Aveva perso il conto di quante volte l’avesse caricato e scaricato, tra terriccio, sacchi di sabbia, vasi e piante pronti per essere interrati. L’ultimo carico era stato quello più snervante, perché era stato costretto a trascinarsi il carretto su un sentiero irto e scosceso nel mezzo della boscaglia, dove avena recuperato fasci su fasci di canne, massi e rocce di varia grandezza e diverse fascine di legna da ardere.

Trascinandosi a forza, si portò sul fondo del carro, iniziando a scaricarlo. Per lo meno, quella mattina, il maestro lo stava aiutando col giardino, o almeno una delle sue copie, che prontamente lo venne ad aiutare nello scaricare il carico. «Ok Kacchan, puoi scaricare questa roba di la. Io intanto mi occupo di questa bella signorina...» La donna ridacchiò e il ragazzino alzò gli occhi al cielo. E ti pareva. La sua solita fortuna....

[...]


«Santi Kami, non ce la faccio più.» Esausto, Kacchan si lasciò cadere sul futon che la padrona di casa aveva messo a sua disposizione. Non c’era muscolo o osso che non gli facesse male, implorando un minimo di tregua da quel lavoro sfiancante. «Che ne dici di un bel massaggino?» Gli domandò Natsuko, sollevando le sopracciglia sopra gli occhi chiarissimi, ammiccando, stesa sul suo futon a pancia in giù, con le gambe nude che si muovevano lentamente, una su e una giù, emettendo uno piccolo sbuffo ogni volta che i piedi toccavano il tessuto.

Per tutta risposta, il ragazzo infossò il viso nel cuscino, emettendo un verso gutturale, esasperato. Non vedeva l’ora di tornare a casa, più che altro perché non sopportava più la presenza del maestro che, in sua presenza, faceva di tutto per farlo innervosire col suo atteggiamento da farfallone amoroso. Diamine, possibile che, ogni volta che vedeva una bella donna, quello non si sapesse controllare?

«Fortuna che Matsuda-sensei ci sta dando una mano. Grazie ai suoi cloni, abbiamo sistemato i danni strutturali in meno di tre giorni, così non ci resta che sistemare gli interni e i bagni....» Sentenziò Chiyo, sedendosi a gambe incrociate sul suo futon, sgranocchiando imperterrita una noce pesca, tirata fuori da una ciotola piena che si era portata dietro dalla cucina. Il suo spuntino pre nanna era fin troppo salutare, anche per gli standard di un Akimichi.

«E poi sua sorella è un amore. Ha detto che, se finiamo i lavori prima del termine prefissato, potremmo sfruttare le terme fino al giorno della partenza!» «Già! E ho sentito che stava dicendo a suo fratello che ci avrebbe dato anche degli ingressi omaggio, per permetterci di passare un week-end a nostro piacimento qui, insieme ai nostri genitori. Che figata!» «Si, certo...» Ebbe la forza di rispondere Kacchan, che ormai stava staccando il cervello dalla realtà, ma si drizzò subito su di scatto, guardando sorpreso le ragazze. «Come avete detto, scusa?! Sua sorella?»

Chiyo, per tutta risposta, ultimò la sua terna nocepesca, partendo all’assalto della quarta, annuendo con la testa, lasciando a Natsuko il compito di rispondere a parole allo stupore dell’amico. «Sorellastra, da quel che ci ha detto O-chan.» «E allora perché diavolo si mette a fare il provola con lei!?» Le due ragazze si guardarono, guardarono Kacchan e.... Scoppiarono a ridere, sbellicandosi dalle risate. Quella reazione fece inferocire il ragazzo, che strinse le lenzuola tra i pugni serrati, imbestialito per esser trattato da stupido a quel modo. «Cos’è, sei geloso?» Domandò Chiyo, asciugandosi l’angolo della bocca con il dorso della mano, pulendosi dal succo colato dal frutto dalla polpa dura e succosa. «Lo fa apposta. Sa che la cosa ti manda in bestia, il fatto che lui faccia il don giovanni, intendo. Così ne approfitta ogni volta che sei nelle vicinanze, a portata d’occhio e orecchio. Ma se questa è la tua reazione, quasi quasi gli chiedo di fare il provola con me, magari ti ingelosisci anche con me.» Ammise Natsuko, sorridendo maliziosa... E beccandosi una potente cuscinata in faccia, azione che diede inizio ad una violenta lotta di cuscinate.

[...]


«Ragazzi, è tutto così meraviglioso! Grazie davvero per l’aiuto che mi avete dato!» O-chan, la sorellastra di Matsuda-sensei, nonché proprietaria dell’onsen, guardava con gli occhi lucidi il gruppo di ragazzi di fronte a lei, stremati ma felicissimi di aver potuto contribuire a realizzare il sogno di quella donna. Nel corso di quella settimana, i ragazzi avevano fatto la sua conoscenza e scoperto particolari della sua storia che gliela fecero vedere con occhi ben differenti, sia lei che il loro stesso maestro.

«Era il minimo che potessimo fare per te, piccola.» Ammise Matsuda, stringendola al fianco e schioccandole un bacio sul collo, facendola ridacchiare. «Per ringraziarvi ho preparato una cenetta da leccarsi i baffi, ma prima.... Perché non ci facciamo un bel bagno tutti insieme?» Le ragazze furono entusiaste da quell'idea, correndo di filato insieme ad O-chan, dirette sul retro della struttura, dove vi era sia un rotenburo, bagno all'esterno, che un uchiyu, bagno al coperto.

Kacchan, invece, rimase bloccato dal maestro, un braccio poggiato sulle sue spalle. «Allora, Kacchan, pronto per entrare in azione?» Il ragazzo sollevò lo sguardo sul maestro, guardandolo perplesso. «Di che cosa sta parlando, scusi?» «Mi pare ovvio, no? Sei una ragazzo, in compagnia di leggiadre fanciulle, in un onsen che ha i bagni separati.» Kacchan ancora non riusciva a capire dove il maestro volesse andare a parare, ma un pensiero subdolo iniziò ad insinuarsi nella sua mente, facendolo rabbrividire. «Aspetti, non avrà mica intenzione di...» Il sorriso che il maestro gli rivolse gli fece capire che si sarebbero cacciati in grossi guai, quella sera. «Ragazzo mio, non puoi dire di aver vissuto appieno, se non dai una sbirciatina...» Santi Kami, in che guaio si stava andando a cacciare?

[...]


Il calore dell’acqua termale era estremamente piacevole, un effluvio caldo e avvolgente che ristorava le membra stanche senza nemmeno aver ancora immerso le carni nel morbido abbraccio dell’acqua. Da dietro un alto e solido recinto di canne, tenute tanto strette da non lasciare alcun spazio tra loro, le voci e le risatine delle ragazze si alzavano chiare e distinte nella quiete tutt'intorno, rotta solo dai rumori della natura che li circondavano.

«È una pessima idea, sensei. Dico davvero...» Sentenziò Kacchan a bassa voce, osservando il sensei che, chino sulla recinzione, cercava di sbirciare, senza successo. «Kacchan, ragazzo mio, è una di quelle esperienze che ti rendono un vero uomo. Non ti puoi sottrarre.» Ammise perentorio, drizzandosi e iniziando a meditare sul da farsi.

Imbarazzato, il ragazzo si sistemò meglio l’asciugamano che gli copriva le vergogne, chiedendosi perché mai il maestro ci tenesse così tanto. Diamine, se si fossero fatti scoprire, Chiyo l’avrebbe ammazzato di botte, poco ma sicuro. «Inutile, da qui non si vede nulla. Ragazzo, mi sa che ti tocca provare dal tetto.» «COSA!? Ma è scemo?» L’uomo si voltò verso di lui, puntandogli un dito sul petto nudo. «Fidati, se ti nascondi dietro al doccione nell'angolo, non si accorgeranno di nulla, e da lì avrai un ottima visuale.»

Vedendo l’esitazione del suo allievo, quasi si demoralizzò, scrollando le spalle. «Oh, andiamo Kacchan, che razza di maschio sei che non ha un minimo di interesse nel vedere una ragazza che fa il bagno nuda? Alla tua età ero in pieno fermento ormonale, possibile che a te non interessi nemmeno un po’? Diamine, non ti andrebbe di vedere com’è Natsuko senza vestiti? O Chiyo? L’hai vista Chiyo, com’è bella formosa?» A quel pensiero il ragazzo avvampò, diventando completamente rosso in viso. Si, doveva ammettere che Natsuko era davvero una bella ragazza, e, dagli atteggiamenti che aveva nei suoi riguardi, sembrava particolarmente interessata alle sue attenzioni, però.... Sbirciarla a quel modo... Forse un occhio gliel'avrebbe volentieri buttato....

«Se Chiyo ci becca siamo spacciati, lo sa vero?» Ammise, guardandolo preoccupato. Chiyo, per lui, era come una sorella, e così valeva per la ragazza, perciò la conosceva fin troppo bene, soprattutto la maniera in cui avrebbe reagito a quell'invasione della loro privacy... «Tranquillo, ti copro io.» Non fidandosi granché, Kacchan sospirò, ma poi si decise, iniziando a salire lungo il muro della struttura, mantenendosi nel lato in ombra, mentre il sensei, sorridendo nel vedere che il ragazzo si metteva in moto, si avviava verso il lato opposto, andando a nascondersi dietro gli alberi che circondavano la zona, ben presto sparendo alla vista del ragazzo, immerso completamente nelle profonde ombre della sera.

Già si stava pentendo, mentre arrivava finalmente sul tetto, tenendosi basso, sdraiato sulle tegole, strisciando lentamente fino il lato opposto, dove, illuminate da candele e dalla luce della luna, le ragazze si stavano divertendo nell'acqua calda. «Peccato che Kacchan e il sensei non siano qui a fare il bagno con noi. Mi sarei divertita a metter in imbarazzo il biondino...» Sentì dire a Natsuko, con un tono di voce che gli fece ben immaginare il sorriso lascivo che probabilmente aveva sul viso. Ovviamente Chiyo la riportò subito all’ordine. «Eh dai, Natsuko. Perché devi stragli addosso in quel modo?» «Cos'è, vorresti stargli tu, addosso?» «Ma cosa dici!? I-io... Non lo vedo proprio in quel senso!» «Ottimo, perché io ho intenzione di vederlo in molti più sensi di così, se capisci cosa intendi...» «Oh cielo, che tipa focosa che sei Natsuko-chan! Ora capisco perché vai tanto d’accordo con mio fratello.»

Le loro risate mascherarono il cigolio prodotto dai movimenti dello Yamanaka che, adesso, era quasi giunto a destinazione. Aveva però paura a sporgersi, per timore di essere scoperto, almeno fino a che... «Oh, guarda! Ma che bel micietto che sei!» Sentì esultare Chiyo, e fu allora che il ragazzo si sporse: sotto di lui, a mollo nella grande piscina naturale, vedeva con estrema chiarezza le ragazze e... Iniziò a sudare, fremendo: Chiyo, che gli dava le spalle, si era appena sporta in avanti, mettendo in mostra le larghe spalle nude, la schiena olivastra, entusiasta mentre, per metà immersa, allungava le braccia per sollevare un gatto nero che, contento di quelle attenzioni, agitò la coda entusiasta.

«Tu vedi quel bastardo...» Perché non ci aveva pensato lui, alla trasformazione? Maledicendosi, si tirò un cazzotto in testa da solo. Ma che diavolo stava combinando? Davvero si era fatto spingere fino a tanto da quel pervertito del suo sensei? Sarebbe dovuto scendere da li, precipitarsi dalle ragazze e prendere a pizze in faccia quel verme travestitosi da gatto, ma sarebbe stata la fine, perché le ragazze avrebbero scoperto il loro piano e i Kami solo sapevano come avrebbero reagito.

Continuò quindi a sbirciare, volgendo lo sguardo verso la sorellastra del maestro che, immersa nell’acqua, si avvicinò a Chiyo, perplessa. Che avesse riconosciuto il fratello nel gatto trasformato? A quel punto gli occhi del ragazzo cercarono frenetici la terza ragazza, quella che quasi agognava di sbirciare e la trovò, seduta sul bordo della vasca, una mano che giocherellava con un ciottolo.

Deglutendo, spostò lo sguardo dalla mano, facendolo scivolare verso l’avambraccio, la spalla nuda.... Sudava copiosamente, sentendo un fuoco bruciarlo da dentro, svelando al suo sguardo quella figura con estrema lentezza, quasi la stesse spogliando. Prima di scendere da sotto la spalla, si soffermò sul viso, in quel momento assorto nei suoi pensieri, lo sguardo rivolto alle altre due compagne di bagno. Cavolo, quanto era bella, con quei capelli castani che si arricciavano intorno alle guance, con quel tatuaggio rosa poco sotto l’occhio sinistro... Chissà perché se l’era fatto....

Stava per scendere con lo sguardo, intenzionato a guardare più giù, ma un fremito nel viso della ragazza lo fermò un secondo.... Il ciottolo lo colpì dritto in mezzo agli occhi, facendolo imprecare violentemente, spingendolo a girarsi sulla schiena e... Non sentì più il tetto sotto di se, ma solo il vuotò che lo inghiottì, mentre qualcuno, nel vederlo precipitare, urlò.

Il tuffo nell'acqua bollente fu tremendo, lasciandolo completamente frastornato, intontito, mentre cercava malamente di riemergere, la schiena che gli faceva un male cane per l’impatto. Annaspando, si acchiappò al bordo della vasca, tossendo, dimentico del dolore in mezzo agli occhi, dove poco prima lo aveva colpito il ciottolo. Silenzio, intorno a lui, rotto solo dal suo tossire.

Qualcuno gli fece ombra e il ragazzo alzò lo sguardo... “Santa madre vergine....” Natsuko, completamente in contro luce, si stagliava imponente sopra di lui, le braccia sui fianchi, completamente nuda. Ma i suoi occhi non guardavano le forme nude, oscurate dal buio, ma gli occhi, il Byakughan attivo, e quel sorriso mellifluo e subdolo mentre lo guardava dall'alto. «Ehi, biondino.... Se volevi vedermi nuda, bastava chiederlo. Non avrei fatto storie, ma così, fare il pervertito in questo modo... No no, non va mica bene, sai? Ci sono signorine che potrebbero risentirne, non credi?» Dietro di lui Kacchan percepiva chiaramente Chiyo trasalire, le braccia strette al petto a coprirsi, col gatto tra le braccia, mentre O-chan sospirava mestamente. «Certo che sei veramente stronzo, Oniisan. Potevi evitare...» «Mi piace troppo metterlo nei guai.»

Quel bastardo! In realtà non si era mai trasformato in gatto! Si era semplicemente reso ombra tra le ombre e, in qualche modo, aveva avvisato le altre della sua presenza sul tetto! Cavolo, l’avrebbe strozzato volentieri.... Solo che adesso aveva altro a cui pensare. «N-Natsuko... Io...» «Ultimo desiderio, prima di morire?» Fece la Hyuga, scroccando le nocche. «Aiuto.» Le urla dei ragazzi, quella sera, svegliarono quasi tutto il vicinato, facendo temere che qualcuno stesse venendo assalito in maniera tremenda.

[...]


Le terme di Kaedenoha aprirono al pubblico e, nel corso degli anni, divennero parecchio rinomate, soprattutto per una leggenda che circolava su quel posto: si diceva che, in quella dimora, vivesse uno spirito maligno che voleva insidiare le donne che si facevano il bagno li, così, da quando aveva aperto, un gatto nero si aggirava li, guardingo, a protezione delle avventrici del posto, impedendo così allo spettro di posare i suoi occhi languidi su di loro, ricevendo in cambio coccole e attenzioni a non finire. Il gatto Kacchan era diventato la mascotte di quel posto tanto pittoresco.
 
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view post Posted on 1/10/2018, 16:02     +1   -1
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♫ Peace ♫

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Esilarante e ben scritta :asd:
In quanto alla trama ci siamo, è una D da manuale. Consiglio solo di cambiare il colore del parlato del padre, quel blu su sfondo grigio mi ha fatto perdere qualche grado alla vista xD
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